More stories

  • in

    L’Unione Europea stringe i rapporti con l’Ucraina per affrontare la crisi energetica e la minaccia russa

    Bruxelles – Sono due gli spettri che aleggiano sul vertice UE-Ucraina e lo si capisce ascoltando le prime parole della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in conferenza stampa: “Vogliamo che la Russia si prenda le sue responsabilità sulle violazioni della sovranità dell’Ucraina e vi consideriamo partner stretti nell’affrontare la comune crisi energetica“.
    L’incontro di oggi (martedì 12 ottobre) tra la leader dell’esecutivo comunitario, il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, aveva come obiettivo il rafforzamento delle relazioni tra Kiev e Bruxelles sul piano dell’integrazione economica in diversi settori, tra cui clima, energia, telecomunicazioni, connettività, trasporti, istruzione e ricerca. Dopo la firma degli accordi sullo spazio aereo comune, sui programmi UE di ricerca e innovazione Horizon Europe ed Euratom e sul programma europeo di sostegno al settore culturale Creative Europe, sono stati i due temi politicamente più scottanti a monopolizzare gli interventi post-vertice.
    In primis, la questione russa e la tensione tra i due Paesi da quando Mosca ha annesso nel 2014 la penisola di Crimea. Come già ribadito in diverse occasioni (ultima in ordine cronologico, la risposta dello scorso aprile all’accumulo di truppe russe lungo il confine orientale del Paese), “l’Unione Europea supporta pienamente l’indipendenza, la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina“, non ha lasciato spazio a dubbi la presidente von der Leyen. Le ha fatto eco il numero uno del Consiglio Europeo, che ha condannato “fermamente” quella che per Bruxelles è “un’annessione illegale della Crimea”. Michel ha sottolineato che “per la sicurezza e la stabilità del Paese, potete contare su di noi”.
    Ma se queste prese di posizione erano tutto sommato attese e prevedibili, ben più importanti sono state le dichiarazioni dei due rappresentanti delle istituzioni europee al vertice UE-Ucraina sul tema della crisi energetica che sta sconvolgendo il mondo, con un aumento dei prezzi di gas ed energia per i Paesi importatori.  “Stiamo esplorando la possibilità di stoccaggi in comune di gas naturale con l’Ucraina“, ha annunciato von der Leyen, spiegando le prospettive sul breve e lungo periodo allo studio della Commissione UE. A causa del taglio dei rifornimenti di gas da parte dell’azienda russa Gazprom, “questo sarà un problema comune non solo di questo inverno, ma anche dei prossimi”.
    La cooperazione tra Bruxelles e Kiev viene vista come “molto benefica per entrambi” da parte della presidente della Commissione, che sta analizzando diversi scenari di reazione alla crisi attuale con un coinvolgimento del partner ucraino. Per “assicurare una fornitura sufficiente al Paese”, von der Leyen ha spiegato che una soluzione potrebbe essere “l’aumento delle capacità dei gasdotti già in uso“, ipotizzando “un’inversione del flusso in un gasdotto dalla Slovacchia”. Altrimenti si dovrà pensare a riserve strategiche comuni e assicurare che “l’Ucraina resti un Paese di transito affidabile per l’approvvigionamento di gas”.
    L’obiettivo dichiarato è di “raggiungere l’indipendenza energetica, per non dipendere più dall’estero“, ha esortato la leader dell’esecutivo comunitario, dopo aver ricordato che però “il nostro fine ultimo rimane svincolarci dai combustibili fossili”. Al momento però, come ricordato anche dalla commissaria per l’Energia, Kadri Simson, la settimana scorsa davanti alla plenaria del Parlamento UE, si deve ragionare sull’impennata dei prezzi e cercare una risposta a livello comunitario. Di questo – e in particolare della capacità di stoccaggio comune – si discuterà al prossimo Consiglio Europeo del 21-22 ottobre a Bruxelles. “È un argomento fondamentale, su cui possiamo cercare di costruire una cooperazione con l’Ucraina“, ha sottolineato il presidente Michel, presentandolo come un “esempio pratico di come vogliamo affrontare insieme i problemi ed essere politicamente più efficienti”.

    Tra le soluzioni emerse dal vertice di Kiev c’è anche la possibilità di disporre di “stoccaggi in comune di gas naturale”, ha annunciato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen

  • in

    Ungheria e Ucraina “litigano” per il gas russo, mentre l’UE cerca di mediare

    Bruxelles – E’ scontro aperto tra Ungheria e Ucraina sul gas russo, mentre la Commissione Europea cerca di fare da mediatore. La compagnia energetica ungherese MVM ha formalizzato lunedì 27 settembre un contratto di acquisto di quindici anni con la compagnia russa Gazprom per la fornitura di gas naturale, senza passare attraverso l’Ucraina. Le intenzioni del premier Viktor Orban erano già note dalla fine di agosto, e una volta concretizzate hanno spinto Kiev, che teme di perdere milioni di euro in pagamenti in quanto “Paese di transito”, a rivolgersi direttamente alla Commissione Europea, definendo quella dell’Ungheria una “decisione puramente politica ed economicamente irragionevole”.
    Mosca ha sempre trasportato il gas principalmente attraverso il territorio dell’Ucraina, solo da qualche anno – in particolare dopo le frizioni che hanno seguito l’annessione illegale della Crimea nel 2014 – ha iniziato a diversificare le esportazioni per limitare il peso strategico dell’Ucraina anche nell’UE. Il contratto siglato sarà in vigore dal primo ottobre e prevede la fornitura di 4,5 miliardi di metri cubi di gas in Ungheria ogni anno: 3,5 miliardi attraverso la Serbia e un miliardo attraverso l’Austria. Nessuna provocazione politica, ha assicurato ieri in conferenza stampa il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto, dichiarando che per l’Ungheria, la “sicurezza energetica è una questione di sicurezza, di sovranità ed economia più che una questione politica”.

    A Kiev non è bastato e il ministro dell’Energia ucraino, German Galushchenko, ha incontrato ieri la commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, per discutere anche di questo. “Un incontro costruttivo”, dice a Eunews un portavoce della Commissione. Costruttivo anche se l’UE non ha grande margine di manovra per il momento per intervenire. L’Esecutivo ha iniziato ad esaminare le conseguenze del contratto, ma dal momento che l’accordo non è stato firmato direttamente dalle autorità ungheresi, ma dalla compagnia energetica MVM, una prima valutazione del contratto spetta alle autorità ungheresi. Solo dopo le conclusioni, Bruxelles può chiedere di visionare il contratto in caso di un sospetto di minaccia all’approvvigionamento energetico dell’Unione europea o del territorio. “Il ministro Galushchenko ha sollevato la questione, presentandoci la posizione dell’Ucraina”, prosegue il portavoce, ma Bruxelles ha un ruolo solo in caso di mancata sicurezza dell’approvvigionamento.
    La commissaria Simson ha anche ribadito “la nota posizione della Commissione” secondo cui “consideriamo l’Ucraina un Paese di transito affidabile” per il trasporto di forniture energetiche. Secondo il portavoce, il bilaterale si è concentrato anche sulle riforme in corso in Ucraina sia nel mercato dell’elettricità che in quello del gas: si porta avanti il dialogo per la sincronizzazione con la rete elettrica europea, con l’adozione di una “tabella di marcia sulle fasi e i parametri di riferimento per essere soddisfatte fino al completamento”. Il commissario e il ministro si sono confrontati, infine, sui modi per promuovere la transizione verso l’energia pulita dell’Ucraina e sullo stato di avanzamento dei programmi per migliorare la sicurezza delle centrali nucleari. 

    Budapest firma un contratto di quindici anni con la russa Gazprom per la fornitura di gas senza passare per l’Ucraina. Kiev si rivolge a Bruxelles, che per ora alza le mani

  • in

    Charles Michel: “Kiev non è sola, la Crimea è Ucraina”

    È iniziato a Kiev l’incontro internazionale Crimea Platform. Lo scopo del meeting è quello di coordinare gli sforzi internazionali per garantire il ritorno della Crimea all’Ucraina.
    All’evento prendono parte rappresentanti di tutti i Paesi UE, di Stati Uniti, Giappone, Australia, Nuova Zelanda, Svizzera, Turchia, Georgia e Moldova, nonché dell’Unione Europea e della NATO.
    Le autorità ucraine si aspettano che sia adottata una dichiarazione nella quale i partecipanti confermeranno la volontà di aderire alla politica di non riconoscimento dei tentativi di annessione della Crimea.
    Le parole di Charles Michel
    “L’Unione Europea continuerà a sostenere il popolo ucraino nel suo cammino per un futuro migliore. L’Ucraina non sarà mai sola e la Crimea è Ucraina”. Con queste parole nel suo discorso di apertura il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha chiarito quale sia la posizione dell’UE sulla vicenda.
    “Sfortunatamente, la Russia continua una politica che continua a moltiplicare gli impatti negativi dell’annessione della Crimea. La continua militarizzazione della penisola incide pesantemente sulla situazione della sicurezza nel Mar Nero. La situazione dei diritti umani, inoltre, resta grave: i tatari di Crimea continuano a essere perseguitati e sottoposti a pressioni”, ha concluso Michel.
    Le richieste dell’Ucraina
    Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha annunciato da parte sua l’inizio del “conto alla rovescia” per recuperare la Crimea. “Oggi annunciamo il conto alla rovescia per il giorno nel quale la Crimea non sarà più occupata”, ha detto Zelensky aprendo i lavori del summit. “Non si può perdere nemmeno un giorno: dobbiamo iniziare a scrivere una nuova pagina nella storia dell’Ucraina e nella storia della Crimea ucraina”.
    Per raggiungere questo obiettivo con mezzi politici, Kiev ha sviluppato una “strategia di deoccupazione” della penisola. Ma ha bisogno dello “sforzo congiunto” della comunità internazionale per fare fronte alla Russia.
    “L’occupazione della Crimea solleva dubbi sul sistema di sicurezza internazionale, in particolare per quel che riguarda l’inviolabilità delle frontiere”, ha proseguito il presidente ucraino, “nessuna nazione può sentirsi al sicuro”.
    “La sinergia dei nostri sforzi deve obbligare la Russia a sedersi al tavolo delle trattative per la restituzione della nostra penisola”, ha proseguito Zelensky. “L’Ucraina da sola non potrà recuperare la Crimea, abbiamo bisogno di un sostegno efficace a livello internazionale”, nello specifico, ha spiegato, “sanzioni più forti contro Mosca”.
    L’ira della Russia
    “Valutiamo questo evento come estremamente ostile nei confronti del nostro paese”, ha commentato Dmitry Peskov, il portavoce del presidente Vladimir Putin, secondo quanto riporta l’agenzia Interfax. Già venerdì scorso la Russia aveva sanzionato il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, probabilmente proprio come “vendetta” per l’organizzazione del summit.
    La Russia ha annesso di fatto la Crimea nel 2014, strappandola all’Ucraina con un’invasione di uomini armati e senza insegne di riconoscimento e con un controverso referendum.
    In realtà i rapporti tra Russia e Ucraina sono tesi da tempo, non solo per la Crimea ma anche per il conflitto nel Donbass, dove il Cremlino è accusato di sostenere militarmente i separatisti.
    Il gasdotto Nord Stream 2
    C’è un’altra questione calda sul tavolo che ha caratterizzato le relazioni del meeting: il gasdotto Nord Stream 2.
    Kiev vorrebbe entrare nella NATO, ma a preoccupare la repubblica ex-sovietica è anche l’ormai quasi completato gasdotto Nord Stream 2, che dovrebbe raddoppiare il flusso di gas russo verso la Germania. L’Ucraina teme che Mosca possa portare il proprio metano in Europa aggirando i gasdotti ucraini e infliggendole un grave colpo economico.
    L’incontro tra Zelensky e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, è stato segnato dalla tensione su questo tema. Il presidente ucraino ha definito il gasdotto “una pericolosa arma geopolitica del Cremlino”. Da parte sua, la cancelliera tedesca ha cercato di rassicurare il governo di Kiev affermando che Berlino e Washington prevedono “sanzioni” se il gas dovesse in effetti essere “usato come un’arma”.
    Per questo motivo, a margine del Crimea Platform si è tenuto un incontro tra i ministri dell’Energia di Ucraina, Stati Uniti e Germania. I ministri hanno discusso di come fornire garanzie all’Ucraina sul suo futuro come Paese di transito in seguito alla costruzione del gasdotto russo Nord Stream 2.
    Il ministro tedesco dell’Economia e dell’Energia, Peter Altmaier, ha ribadito che Berlino vuole sostenere la transizione dell’Ucraina verso le energie rinnovabili.
    La posizione dell’Italia
    Per l’Italia, ha partecipato al meeting il sottosegretario agli Esteri, Benedetto Della Vedova. ”A oltre sette anni dall’annessione illegale della Crimea, siamo ancora preoccupati per il rispetto dei diritti umani e per i possibili impatti avversi sulla situazione regionale”, ha detto Della Vedova. “Siamo al corrente delle sofferenze che il popolo tartaro di Crimea affronta. Sottolineiamo l’importanza del rispetto pieno e della protezione dei diritti fondamentali e delle libertà di tutte le minoranze”.
    Della Vedova ha quindi reiterato il sostegno dell’Italia all’integrità territoriale dell’Ucraina e alla sua sovranità e indipendenza. Ferma è stata la condanna dell’annessione illegale della Crimea e la determinazione a mantenere la politica di non-riconoscimento concordata a livello UE. L’obiettivo è quello di una fine pacifica dell’occupazione.
    Gli stessi concetti, riferisce la Farnesina, Della Vedova li ha ribaditi negli incontri bilaterali avuti con il viceministro degli Esteri ucraino, Viktor Bodnar, e con il ministro degli Interni, Denys Monastyrskiy. Con loro è stato fatto anche il punto sull’eccellente rapporto bilaterale tra Italia e Ucraina e sulle opportunità per incrementare ulteriormente le già fruttuose relazioni economico-commerciali.

    Questo contributo è stato pubblicato nell’ambito di “Parliamo di Europa”, un progetto lanciato da
    Eunews per dare spazio, senza pregiudizi, a tutti i suoi lettori e non necessariamente riflette la
    linea editoriale della testata.

  • in

    Oppositore bielorusso trovato morto a Kiev

    Bruxelles – Vitaly Shishov, un oppositore del governo bielorusso che aiutava i dissidenti a fuggire dalla dittatura è stato trovato morto in un parco a Kiev, in Ucraina.
    “Il cittadino bielorusso Vitaly Shishov, scomparso ieri a Kiev (durante la sua ora quotidiana di corsa, ndr), è stato trovato oggi impiccato in uno dei parchi della città, non lontano da dove viveva”, ha comunicato la polizia in una nota, aggiungendo che è stata aperta un’indagine che seguirà tutte le ipotesi possibili, compreso un “omicidio mascherato da suicidio”.
    Shishov era il responsabile di “Casa bielorussa in Ucraina” e la sua scomparsa era stata denunciata lunedì. Alcuni suoi amici di Shishov hanno affermato che lui aveva il sospetto di essere stato seguito da sconosciuti negli ultimi tempi.
    “La morte di Vitaly Shishov è terribile”, commenta in un Tweet il presidente del Parlamento europeo David Sassoli, il quale sottolinea che “il fatto che gli attivisti bielorussi sono presi di mira in Paesi terzi è una escalation preoccupante“.

    The death of Vitaly Shishov is horrific. As head of Belarusian House in Ukraine, he helped those fleeing persecution. The fact Belarusian activists are being targeted in third countries is a serious escalation.
    — David Sassoli (@EP_President) August 3, 2021

    In Ucraina, Polonia e Lituania trovano rifugio molti bielorussi che vogliono fuggire alla repressione del dittatore Alexander Lukashenko, che ha inasprito le sue persecuzioni degli oppositori in particolare dopo le contestate elezioni presidenziali dell’agosto dello scorso anno.
    Proprio ieri (2 agosto) la velocista olimpica Krystsina Tsimanouskaya che aveva criticato la sua federazione sportiva durante i Giochi in corso a Tokyo, ha ottenuto un visto umanitario in Polonia, dopo che le autorità bielorusse avevano tentato di rimpatriarla con la forza dal Giappone. “Un esempio della brutalità del regime bielorusso”, ha commentato oggi una portavoce della Commissione europea, che ha espresso “piena solidarietà all’altleta”.
    Da mesi in Bielorussia si sta stringendo sempre più il cappio al collo dei media, come dimostrato anche dallo scandalo internazionale del dirottamento dell’aereo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk per arrestare il giornalista Roman Protasevich, e la compagna, Sofia Sapega. Il 28 luglio un tribunale della Bielorussia ha poi dichiarato “estremista” Belsat TV, televisione indipendente con sede in Polonia, dopo la minaccia del ministero dell’Interno di multare e incarcerare chiunque condivida informazioni provenienti da questo canale d’informazione.

    Aiutava i dissidenti a fuggire dalla dittatura. La polizia indaga su un possibile “omicidio mascherato da suicidio”

  • in

    Nord Stream 2, da USA e Germania sì al completamento del gasdotto ma previste sanzioni alla Russia in caso di pressioni sull’Ucraina

    Bruxelles – Il Nord Stream 2 si farà, ma saranno previste sanzioni se la Russia dovesse usare il suo gas per fare pressioni sui Paesi dell’Europa centrale e orientale e in particolare sull’Ucraina. Dopo anni di posizioni inconciliabili, gli Stati Uniti e la Germania hanno rivelato mercoledì 21 luglio un accordo per portare a termine i lavori del gasdotto Nord Stream 2, ormai completo quasi al 98 per cento, ma contro cui gli USA si erano detti molto contrari per i timori di una maggiore influenza geopolitica e dipendenza energetica dell’Europa dal presidente russo Vladimir Putin, attraverso il gas naturale. Mosca è uno dei più grandi esportatori di gas naturale al mondo.
    Il gasdotto Nord Stream 2 collegherà la Germania alla Russia
    Il controverso gasdotto guidato dalla compagnia energetica russa Gazprom, raddoppierà il volume di gas naturale trasportato dalla Russia alla Germania attraverso il mar Baltico. Replicando, nei fatti, il percorso del gasdotto gemello Nord Stream che è già in attività. Si parla di circa 55 miliardi di metri cubi all’anno di gas verso la Germania a capacità massima. In una nota congiunta pubblicata ieri in serata, Berlino si è impegnata a rispondere a qualsiasi tentativo della Russia di usare l’energia come arma geopolitica contro l’Ucraina e altri paesi dell’Europa centrale e orientale.
    “Ci impegniamo a lavorare insieme per garantire che gli Stati Uniti e la Unione Europea possano rispondere insieme all’aggressione russa e alle attività maligne, compresi gli sforzi russi per usare l’energia come arma”, si legge nel comunicato. Se la Russia tenterà di utilizzare l’energia come arma o “commetterà ulteriori atti aggressivi contro l’Ucraina” come l’annessione illegale della penisola di Crimea nel 2014 “la Germania agirà a livello nazionale e premerà per misure efficaci a livello europeo, comprese sanzioni, per limitare le capacità di esportazione russa in Europa nel settore energetico, compreso il gas. “Questo impegno”, conclude la nota, “è progettato per garantire che la Russia non utilizzi impropriamente alcun gasdotto, incluso il Nord Stream 2, per raggiungere obiettivi politici aggressivi utilizzando l’energia come arma”.
    L’accordo tra Berlino e Washington cerca di rassicurare chi teme – anche negli Stati Uniti – i pericoli strategici del gasdotto da 11 miliardi di dollari. In caso di sanzione, Berlino promette dunque di limitare il flusso di gas russo in arrivo in Germania ed eventualmente trascinare il caso a Bruxelles per chiedere misure comuni europee. Le Istituzioni di Bruxelles per ora se ne sono chiamate fuori, il progetto è nazionale e riguarda solo la Germania e soprattutto l’UE ritiene che un nuovo gasdotto non sia necessario per l’approvvigionamento energetico del Continente. Negli ultimi dieci anni ha investito “in altri gasdotti, terminali di importazione di gas naturale liquefatto (GNL) e interconnettori in Europa che assicurano forniture sufficienti per soddisfare le esigenze energetiche del Continente”, ha chiarito Ditte Juul Jorgensen, direttore generale del dipartimento per l’energia della Commissione europea in audizione in Parlamento Ue qualche mese fa.
    Berlino prevede di nominare inoltre un inviato speciale incaricato di sostenere progetti energetici bilaterali con l’Ucraina, con un budget di 70 milioni di dollari e anche un Fondo verde per l’Ucraina per sostenere la transizione energetica, l’efficienza energetica e la sicurezza energetica dell’Ucraina con una dotazione iniziale di almeno 170 milioni di dollari. Nonostante le promesse, l’Ucraina non sembra aver preso bene la notizia definendo il Nord Stream 2 “un’arma geopolitica che sarà senz’altro usata contro l’Ucraina e contro l’Europa”, ha detto Andriy Yermak, il capo di gabinetto del presidente ucraino.

    Washington cede alla cancelliera Merkel e dà il suo via libera a completare la costruzione del controverso gasdotto per portare il gas naturale russo in Europa. Per rassicurare gli alleati, Berlino promette di limitare il flusso di gas russo in arrivo in Germania in caso di pressioni sull’Europa orientale e centrale ed eventualmente trascinare il caso a Bruxelles per chiedere misure comuni europee

  • in

    Russia, l’UE lancia il nuovo approccio di deterrenza e dialogo verso Mosca sullo sfondo del vertice Biden-Putin a Ginevra

    Bruxelles – Sono ore calde per i rapporti tra la Russia e l’Occidente, sull’asse Bruxelles-Ginevra. Mentre il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, e l’omologo russo, Vladimir Putin, sono impegnati nel vertice di Villa La Grange per tentare di dare un impulso positivo alle relazioni tra Mosca e Washington, la Commissione Europea non è rimasta a guardare e ha presentato il suo nuovo approccio nelle relazioni con la Russia.
    In vista della prossima riunione dei leader UE (24-25 giugno), che avrà come tema principale proprio l’attuazione e il rafforzamento della politica comunitaria nei confronti del Cremlino, l’alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha illustrato i tre punti che caratterizzano la nuova strategia: “Respingere, contenere e interagire“. Un approccio “pragmatico”, lo ha definito Borrell, che riflette la “complessità” dei rapporti tra le due parti. Se da un lato c’è la volontà dell’esecutivo UE di “rinnovare la cooperazione con la Russia“, non bisogna dimenticare che “rimane una prospettiva lontana”.
    L’alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
    Per questo motivo, riconoscendo il ruolo di “importante attore globale e nostro più grande vicino”, Mosca pone delle sfide “a cui dobbiamo rispondere con un approccio di difesa dei nostri valori e interessi”, ha sottolineato l’alto rappresentante UE. Esaminando lo stato di attuazione dei cinque principi che guidano le relazioni con la Russia (piena attuazione degli accordi di Minsk, relazioni rafforzate con i partner orientali, sostegno alla società civile russa, resilienza rafforzata e impegno selettivo su questioni di interesse per l’Unione), Borrell ha spiegato come rispondere ai tentativi del Cremlino di “interferire e destabilizzare i Paesi membri UE e i nostri partner”, ma anche alla “crescente repressione politica” all’interno del Paese.
    Prima di tutto bisogna “respingere le violazioni dei diritti umani“, con più impegno nel “denunciare le continue violazioni del diritto internazionale in Ucraina, Georgia e altrove”. Riaffermato nuovamente il “sostegno all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina”. In secondo luogo è necessario “contenere i tentativi di minare gli interessi dell’Unione“, contrastando “in modo più sistematico e congiunto” le minacce ibride e attraverso un “coordinamento con i partner della NATO e del G7“. Infine, l’UE dovrà “interagire e impegnarsi con la Russia in diverse sfide chiave“, tra cui la lotta alla pandemia COVID-19 e ai cambiamenti climatici, la prevenzione dei conflitti nel Medio Oriente, l’antiterrorismo e la cooperazione nell’Artico.
    In questa visione complessa, “l’Unione è reticente nel fare ricorso all’arma delle sanzioni economiche, perché cerchiamo di fare un distinguo fra il governo e la popolazione”, ha spiegato Borrell in conferenza stampa. “Le sanzioni sono uno strumento a servizio di una politica da usare in modo selettivo e spero che non si vada verso un’escalation“, ha aggiunto. In caso contrario, “questo significherebbe un deterioramento delle relazioni”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, in una nota ha sottolineato che “le scelte deliberate e le azioni aggressive del governo russo negli ultimi anni hanno creato una spirale negativa” nei rapporti con Bruxelles e in quest’ottica “la gestione delle relazioni con la Russia continua a rappresentare una sfida strategica fondamentale per l’Unione”. Mentre “vanno colte le sfide e le opportunità”, i Ventisette devono “continuare ad agire in unità e con coerenza, difendendo i nostri valori e interessi fondamentali”, è stato l’invito di von der Leyen.

    Nella strategia presentata dall’alto rappresentante Borrell, “respingere, contenere e interagire” sono le tre parole chiave per “rinnovare la cooperazione” con il Cremlino, a partire dalle “minacce e sfide” a cui Bruxelles deve rispondere

  • in

    Russia, Michel chiama Putin: “Basta azioni destabilizzanti e Mosca sostenga una soluzione pacifica in Bielorussia”

    Bruxelles – L’Unione Europea chiede al Cremlino di interrompere le sue “azioni destabilizzanti”, che hanno portato il livello delle relazioni tra Bruxelles e Mosca a un “livello minimo”. È questo il messaggio trasmesso oggi (lunedì 7 giugno) dal presidente del Consiglio UE, Charles Michel, nel corso della conversazione telefonica con il presidente russo, Vladimir Putin. “Questa situazione, o un ulteriore deterioramento, non è nell’interesse di nessuna delle due parti”, ha avvertito Michel.
    La telefonata tra i due leader si è incentrata soprattutto sulla posizione del Consiglio Europeo rispetto alle azioni russe “illegali, provocatorie e destabilizzanti” contro i Paesi membri UE e sulla situazione in Bielorussia. “L’Unione Europea è unita e solidale di fronte agli atti compiuti da Mosca“, è stato il monito del presidente Michel, anche se non ha negato spazio a una distensione dei rapporti: “Rimaniamo fedeli ai cinque principi-guida che disciplinano la nostra politica nei confronti della Russia”.
    Per quanto riguarda la situazione sul fronte orientale, Michel ha ribadito le conclusioni del vertice dei leader europei di fine maggio, condannando il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sofia Sapega da parte del regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. A Putin, che di recente ha incontrato il presidente bielorusso a Sochi per confermare la seconda tranche del prestito da 1,5 miliardi di dollari, è stato chiesto un coordinamento per “sostenere una soluzione pacifica della crisi” nel Paese: “La Russia può svolgere un ruolo importante” in questa partita, è stato l’invito di Michel.
    Sulla questione c’è però attrito tra le parti. Il presidente del Consiglio UE ha informato il Cremlino sulle sanzioni imposte dall’Unione e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “rilasciare i prigionieri politici, fermare le repressioni e la violenza e impegnarsi in un dialogo nazionale inclusivo”. Tuttavia, dall’altra parte della cornetta è arrivata una risposta secca dal leader russo, che ha bollato le sanzioni UE come “controproducenti” – tanto quando “qualsiasi tentativo di interferire negli affari interni di questo Stato sovrano” – se si vuole risolvere una crisi ormai arrivata a dieci mesi dal suo scoppio.
    Nel corso della telefonata è stata affrontata anche la questione delle tensioni sul confine occidentale ucraino e in Crimea. Michel ha riconfermato il “fermo sostegno” dell’Unione “all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Al Cremlino è stata ricordata la propria responsabilità per la “piena attuazione degli accordi di Minsk”. Scambiate infine opinioni sulla Libia, sul conflitto armeno-azero, sulla pandemia e i vaccini anti-COVID, “comprese le prospettive per la certificazione del vaccino russo Sputnik V nell’Unione Europea“, ha specificato una nota del Cremlino.

    I conveyed a message of EU unity in my call with president Putin @KremlinRussia_E
    The downwards trend in EU-Russia relations can only change if Russia stops disruptive behavior.
    Fighting the pandemic and making effective vaccines available to everyone is a goal we discussed. pic.twitter.com/Rhw2B7xMHa
    — Charles Michel (@eucopresident) June 7, 2021

    Il presidente del Consiglio Europeo ha avvertito il leader russo che “le relazioni tra le parti sono ai minimi storici”. Chiesto un coordinamento per la risoluzione della crisi a Minsk, ma il Cremlino ha risposto che le sanzioni UE sono “controproducenti”

  • in

    Borrell in Parlamento: “Dalla Russia continue intimidazioni all’Occidente, l’UE lavora su de-escalation”

    Bruxelles – Tensioni crescenti tra Russia e Occidente, mentre l’Unione Europea continua a rimanere impegnata a non voler “alimentare ulteriormente una dinamica di escalation” se anche si dice decisa “a non accettare tattiche intimidatorie” da parte di Mosca. Tattiche intimidatorie alle quali “dobbiamo rispondere se accadono”, precisa Josep Borrell.
    Il caso dell’oppositore russo Alexey Navalny, prima avvelenato e poi incarcerato; le truppe ammassate al confine con l’Ucraina (poi ritirate) o ancora la crisi diplomatica con la Repubblica Ceca dopo l’accertamento di alcune azioni spionistiche russe. Tutte tattiche intimidatorie: così le definisce l’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza in un intervento durante la sessione plenaria del Parlamento europeo di oggi (28 aprile), sostenendo che quella messa in atto dalle autorità russe è “una tendenza preoccupante” perché sceglie di alimentare il confronto o lo scontro con l’Occidente e con l’Unione Europea “attraverso continui attacchi con disinformazione e altre attività negative”.
    Queste le parole di Borrell, secondo cui Bruxelles deve invece trovare un modus vivendi, un atteggiamento costruttivo “che eviti il ​​confronto costante con un vicino che sembra invece aver deciso di comportarsi da avversario”. Mentre il capo della diplomazia europea “affrontava” l’Emiciclo, è arrivata la notizia dell’espulsione di altri 7 diplomatici europei (di Slovacchia, Lettonia, Lituania ed Estonia) presso l’ambasciata di Mosca, nel contesto della crisi diplomatica in corso tra Russia e Repubblica Ceca che ha già visto l’espulsione reciproca del personale diplomatico, con più di cento persone. Una crisi scoppiata quando Praga ha scoperto il coinvolgimento di alcune spie russe nelle esplosioni del 2014 nei depositi di munizioni presenti nella città di Vrbetice, in cui sono morti due cittadini cechi.
    Borrell lo dice chiaramente: le relazioni tra Unione europea e Russia sono ai ferri corti, i rapporti continuano a deteriorarsi e sono “al punto più basso e non si può escludere che la tendenza negativa prosegua”. L’Unione europea è però interessata a evitare ogni tipo di confronto diretto. Il presidente del Consiglio europeo ha convocato per il 25 maggio un Consiglio europeo – non previsto e in presenza per i leader – che avrà all’ordine del giorno la lotta contro il COVID, le questioni climatiche ma anche le tensioni con Mosca. L’UE pronta a impegnarsi “in aree di chiaro interesse comune” e a mantenere aperto il canale di comunicazione con Mosca e a cercare di migliorare le relazioni ma solo se la Russia mostrerà “la volontà genuina di farlo”.
    Dall’Aula di Bruxelles arriva l’esortazione a non far passare sotto silenzio le condizioni di Navalny incarcerato, che ha di recente interrotto lo sciopero della fame che aveva iniziato dopo essersi visto negare la possibilità di vedere medici di fiducia. “Ora l’attivista russo sta meglio, ma sicuramente la sua persecuzione non è finita qui: non possiamo e non dobbiamo abbandonare quest’uomo coraggioso”, ha ricordato Fabio Massimo Castaldo, europarlamentare del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento europeo durante il suo intervento in plenaria.

    Rapporti tesi con Mosca che saranno sul tavolo dei capi di Stato e governo al Summit del 25 maggio. Per il capo della diplomazia europea la Russia sceglie di alimentare lo scontro con i Paesi occidentali, mentre Bruxelles rimane impegnata a tenere aperto il canale del dialogo