More stories

  • in

    Trump si riallinea sull’Ucraina: armi a Kiev e sanzioni a Mosca. L’Ue cerca l’accordo sul 18esimo pacchetto

    Bruxelles – Nuova giravolta di Donald Trump, che riporta gli Stati Uniti con entrambi i piedi nel fronte occidentale che si oppone alla logorante guerra di Russia in Ucraina. Il presidente americano ha annunciato ieri sera (14 luglio) che invierà “le armi migliori” a Kiev – pagate dagli alleati europei – e ha minacciato Mosca di severe sanzioni se non verrà raggiunta la pace entro 50 giorni.Un decisi cambio di strategia, dopo il controverso taglio alle forniture militari all’Ucraina a cui l’amministrazione americana aveva dato il via libera solo due settimane fa. L’accordo messo a terra durante la visita a Washington del segretario generale della Nato, Mark Rutte, prevede l’invio – “entro pochi giorni”, ha promesso il tycoon – di ulteriori batterie antiaeree Patriot, finanziati da alcuni dei partner dell’Alleanza atlantica. Rutte ha confermato che un numero significativo di alleati, tra cui Germania, Finlandia, Danimarca, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi e Canada, è pronto a coprire le spese nell’ambito dell’accordo.Non solo, Trump si è detto “molto scontento” del comportamento di Vladimir Putin e ha lanciato un ultimatum a Mosca: se non si arriverà a una pace entro 50 giorni, gli Stati Uniti imporranno “dazi molto rigidi”. Dazi del 100 per cento sulle esportazioni russe e sanzioni secondarie contro i partner commerciali del Cremlino, in primis Cina e India.L’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, a Bruxelles, 15/07/25Questa mattina, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari Esteri, l’Alta rappresentante Kaja Kallas ha salutato con favore il rinnovato impegno statunitense e ha rilanciato sul diciottesimo pacchetto di sanzioni europee al Mosca e sul tetto al prezzo del greggio russo: i 27 sono “molto, molto vicini” all’accordo sul nuovo round di misure restrittive – presentato a inizio giugno, ma c’è da superare il veto dell’Ungheria – e non hanno abbandonato l’idea di ridurre da 60 a 45 dollari al barile il tesso massimo per il prezzo del petrolio russo. “Spero che troveremo un accordo ora, anche se gli americani non sono a bordo, ma gli altri Paesi del G7 lo sono, allora andremo avanti con questa cosa”, ha affermato il capo della diplomazia europea.Le ha fatto eco la presidenza danese del Consiglio dell’Ue: il ministro degli Esteri di Copenaghen, Lars Løkke Rasmussen, ha sottolineato l’importanza di “sfruttare lo slancio creato anche dai nuovi messaggi di Trump di ieri” per aumentare la pressione sulla Russia e strappare un accordo a 27 sulle nuove sanzioni.

  • in

    L’ETF: anche per l’Ucraina in marcia l’introduzione del programma “Garanzia Giovani”

    Bruxelles – La Fondazione europea per la formazione (ETF), agenzia dell’Unione europea che sostiene lo sviluppo delle competenze e l’istruzione nei paesi Ue e vicini all’Ue ha annunciato oggi (10 luglio) alla Conferenza sulla Ricostruzione dell’Ucraina l’obiettivo di rafforzare i sistemi di istruzione e occupazione, promuovere la cooperazione tra istituzioni e aiutare il Paese a preparare la ripresa a lungo termine e per il percorso di adesione all’Ue. Questa Iniziativa, all’interno del progetto Ue Garanzia Giovani, mira a garantire che ogni giovane sotto i 30 anni in Ucraina riceva un’offerta lavorativa di qualità, un corso di formazione, un tirocinio o un’ulteriore opportunità educativa entro quattro mesi dalla fine degli studi o dall’inizio della disoccupazione. Il programma promuove inoltre un migliore orientamento professionale e sostiene l’inclusione nel mercato del lavoro dei giovani con disabilità.Pilvi Torsti, direttrice dell’ETF, spiega che “la Garanzia Giovani è più di una politica pubblica: è un modo per ricostruire la fiducia e offrire un supporto concreto ai giovani”.E domani (11 luglio), alla Conferenza, ci sarà un panel dedicato a giovani e sport (ore 15:00–16:15), con Glenn Micallef, Commissario europeo per l’Equità Intergenerazionale, la Gioventù, la Cultura e lo Sport, Andrea Abodi, Ministro per lo Sport e i Giovani dell’Italia, e Matvii Bidnyi, Ministro per la Gioventù e lo Sport dell’Ucraina (in collegamento online), e con la direttrice dell ETF, Pilvi Torsti.

  • in

    Von der Leyen a Roma: Il futuro dell’Ucraina è l’Europa

    Bruxelles – “Saremo sempre al fianco dell’Ucraina, per tutto il tempo necessario. Ora più che mai, l’Ucraina può contare sull’Europa. La nostra solidarietà continua su tutti i fronti – militarmente, finanziariamente e politicamente”. Lo ha promesso la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, oggi (10 luglio) nel suo discorso alla Ukraine Recovery Conference di Roma.Von der Leyen ha reiterato il supporto militare per l’Ucraina che passa anche via il piano difesa 2030 SAFE di cui 800 miliardi di euro saranno mobilitati in Europa per la difesa. “(…) attraverso lo strumento SAFE per creare un meccanismo che riunisca tutto ciò. L’Ucraina dispone di sistemi d’arma all’avanguardia ed è in grado di fornire servizi molto rapidi e a basso costo. Questo è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno nell’Ue.” Ha dichiarato, per poi continuare sulle capacità ucraine di produzione: “ L’industria della difesa ucraina opera solo al 60 per cento della capacità. Ora i nostri Stati membri possono ottenere i loro prestiti SAFE e acquistare direttamente dall’industria della difesa ucraina. Per i nostri Stati membri è una qualità di prim’ordine, rapida ed economica. Per l’Ucraina, si tratta di entrate cruciali. Ma anche un’opportunità per rafforzare la base industriale della difesa.”In seguito la presidente, ha anche annunciato nuove donazioni fino a di 14 miliardi di euro per la “crescita, ripresa e ricostruzione” dell’Ucraina fino al 2028. Ed ha pure annunciato un nuovo fondo europeo per la ricostruzione dell’Ucraina che sarà secondo von der Leyen “il più grande fondo azionario a livello globale per sostenere la ricostruzione”. Il fondo darà il via agli investimenti nei settori dell’energia, dei trasporti, delle materie prime critiche e delle industrie a doppio uso. “Stiamo letteralmente puntando sul futuro dell’Ucraina, sfruttando il denaro pubblico per portare investimenti su larga scala nel settore privato e contribuire alla ricostruzione del Paese. Sono particolarmente soddisfatta del fatto che lo stiamo costruendo insieme a Italia, Germania, Francia, Polonia e alla Banca europea per gli investimenti”, ha aggiunto.Ha finito il suo discorso esprimendo il suo forte sostegno all’adesione all’Ue dell’Ucraina: “Sotto un fuoco implacabile, l’Ucraina sta approvando una riforma dopo l’altra. L’Ucraina è pronta a compiere il prossimo passo sulla via dell’adesione. L’Ucraina sta portando avanti le sue riforme – ora dobbiamo farlo anche noi. Perché il processo di adesione si basa sul merito. E l’Ucraina merita di procedere verso il futuro.”

  • in

    Orbán si sfila, l’Ue rinnova i 17 pacchetti di sanzioni alla Russia per altri sei mesi

    Bruxelles – Alla fine è andato tutto liscio, e le sanzioni che l’Unione europea ha imposto alla Russia negli ultimi tre anni resteranno in vigore. Più liscio del previsto, perché il preventivato scontro con il primo ministro ungherese, VIktor Orbán, non c’è stato. L’accordo politico sulla proroga dei 17 pacchetti di sanzioni per altri sei mesi è arrivato, un po’ a sorpresa, in tarda serata, allo scadere del Consiglio europeo di ieri (26 giugno).Lo scorso gennaio, l’ultima volta che i 27 avevano dovuto ripetere l’esercizio di proroga semestrale delle misure restrittive contro Mosca, Budapest aveva tenuto tutti col fiato sospeso fino all’ultimo minuto, per poi farsi da parte e consentire il via libera all’unanimità. Lasciando però intendere che avrebbe potuto mettersi di traverso in futuro. Ma Orbán guarda a Washington, e in questo momento Trump non solo non sembra intenzionato a sospendere le sanzioni imposte a livello di G7, ma ha chiesto che sia l’Europa a insistere ulteriormente. Il premier magiaro “non ha la sponda degli Stati Uniti“, afferma una fonte diplomatica.E infatti, incalzato dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, il leader sovranista non ha sollevato obiezioni. L’Ue assicura così i 17 pacchetti già in vigore mentre cerca l’accordo – sempre con l’Ungheria – sul diciottesimo. Dopo l’endorsement politico dei capi di stato e di governo, oggi gli ambasciatori degli Stati membri avvieranno le procedura per il rinnovo delle sanzioni, in vista dell’adozione formale in agenda già lunedì 30 giugno. Ben in anticipo rispetto alla scadenza del 31 luglio, che avrebbe decretato la cancellazione di un’ampia gamma di misure settoriali, tra cui restrizioni in materia di scambi, finanza, energia, tecnologia e beni a duplice uso civile/militare, industria, trasporti e beni di lusso.Le sanzioni economiche comportano inoltre il divieto di importazione o trasferimento di petrolio per via marittima dalla Russia all’Ue e l’esclusione dal sistema SWIFT di diverse banche russe. Senza una proroga, andrebbero in fumo i circa 210 miliardi di euro di attività della Banca centrale russa congelati da Bruxelles.

  • in

    Lagarde spinge l’integrazione economica dell’Ucraina: “Rafforza il Paese e l’Europa”

    Bruxelles – “Legami più stretti con i Paesi limitrofi dell’Europa possono costituire una solida base affinché l’Ucraina possa ricostruirsi e uscirne rafforzata”. Tradotto: integrazione economica di Kiev nell’Ue, in attesa di un processo politico che può richiedere anni. La presidente della Banca centrale europea, Christine Lagarde, traccia per i leader dell’Ue quella che secondo lei è la rotta da seguire nel delicato percorso di inclusione dell’Ucraina. Lo fa proprio dalla capitale ucraina, dove la Banca centrale del Paese organizza la conferenza sull’integrazione economica e finanziaria.C’è chi frena, nell’Ue, su un ingresso dell’Ucraina nel club a dodici stelle. E’ soprattutto l’Ungheria di Viktor Orban a far mancare l’unanimità necessaria, per ragioni pratiche: l’Ucraina, in questo momento, è un Paese in guerra e, sostiene il governo di Budapest, far entrare un Paese in guerra senza che questa sia finita vorrebbe portare il conflitto nell’Ue e trascinare l’Ue nel conflitto. Inoltre le frontiere ucraine, che in prospettiva sarebbero frontiere esterne dell’Unione europea, non sono definite. Insomma, non si può.Lagarde però offre argomentazioni utili a un’integrazione economica. “In media, i Paesi che hanno aderito all’Ue nel 2004 hanno quasi raddoppiato il loro Pil pro capite negli ultimi due decenni”, ricorda la presidente della Bce a proposito degli Stati dell’est Europa, quelle ‘ex satelliti’ dell’Unione sovietica. “Tra il 2004 e il 2019, i nuovi Stati membri dell’Ue hanno visto il loro Pil pro capite crescere del 32 per cento in più rispetto a paesi non Ue comparabili”. Insomma, l’Ucraina può crescere, facendo crescere l’Europa.La presidente della BCE, Christine Lagarde [archivio]Da un punto di vista commerciale, “il partner più importante d’Europa è l’Europa stessa: circa il 65 per cento delle esportazioni dell’area dell’euro va ad altri paesi europei, tra cui Regno Unito, Svizzera e Norvegia”. Alla luce di questo dato ha ancor più senso rafforzare i legami con l’Ucraina, tanto più che “l’aumento degli scambi all’interno della nostra regione può aiutare a compensare le perdite nei mercati globali“, sottolinea ancora Lagarde in riferimento alle scelte statunitensi in termini di dazi e la decisione cinese di imporre restrizioni al proprio export di materie prime.Sempre guardando all’attualità, con un’Europa desiderosa di rilanciare la propria industria della difesa in nome di accresciute esigenze di sicurezza, non va dimenticata “l’industria dei droni dell’Ucraina, che è diventata una delle più avanzate nella regione“. I droni, tecnologie su cui la stessa Europa peraltro spinge, sottolinea ancora Lagarde, “non sono solo una componente fondamentale della guerra moderna, ma anche una tecnologia con effetti sostanziali di ricaduta e applicazioni a duplice uso di vasta portata”. In breve, “sia per gli attuali membri dell’Ue sia per i paesi vicini come l’Ucraina, l’integrazione regionale rappresenta sia una via verso la prosperità sia un’ancora strategica in un mondo sempre più frammentato”.Lo slancio di Lagarde ben si coniuga con quelle che sono non solo le intenzioni ma le azioni della Commissione europea che, attraverso il libro bianco sulla difesa, che Eunews ha interamente tradotto in italiano, ha avviato di fatto l’integrazione dell’Ucraina nel mercato unico dell’industria della difesa. Certo, ammonisce la presidente della Bce, Kiev dovrò fare la propria parte, che vuol dire riforme. “I vantaggi dell’integrazione non sono né automatici né permanenti. Mantenerli dipende da una riforma continua”. in questo percorso, ribadisce, “le riforme devono anche apportare miglioramenti tangibili alla vita delle persone, e farlo in modo relativamente rapido”.

  • in

    Yulia Navalnaya al Parlamento Ue: “Sostenete chi in Russia resiste a Putin, il regime cadrà”

    Bruxelles – Mentre la repressione in Russia si inasprisce, tre esponenti dell’opposizione lancianno un appello all’Ue per non abbandonare chi ancora resiste. Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny, Vladimir Kara-Murza e Ilya Yashin, sono intervenuti al Parlamento europeo chiedendo un cambio di approccio nel sostegno alle forze democratiche russe. Non si è trattato di semplici dichiarazioni simboliche: gli attivisti hanno presentato indicazioni concrete su cosa si aspettano dalle istituzioni europee.Durante la sessione congiunta della commissione Affari esteri del Parlamento europeo e della Sottocommissione per i diritti umani di stamattina (5 giugno), Navalnaya ha chiesto all’Ue di superare la fase delle dichiarazioni e avviare un sostegno tangibile alla società civile russa. In particolare, ha sollevato dubbi sull’allocazione di 5,5 milioni di euro stanziati per Radio Free Europe, testata americana, e ha chiesto perché non esista un finanziamento analogo per i media russi in esilio. “Ci sono giornali russi che da anni operano fuori dal Paese, parlano al pubblico in lingua russa, fanno un lavoro fondamentale e sopravvivono a fatica. Perché non vengono sostenuti?”, ha domandato, offrendo la disponibilità a fornire una lista di testate, attivisti e progetti specifici. Secondo Navalnaya sarebbero milioni i cittadini russi contrari alla guerra in Ucraina, ma per avere un ruolo, questi dovrebbero ricevere supporto ora. Tra le proposte: mantenere visibile la questione dei prigionieri politici, offrire aiuti ai difensori dei diritti umani, sostenere tecnologie come Vpn e spazi digitali liberi, e rafforzare le connessioni con chi agisce all’interno del Paese. “Servono piccoli progetti concreti, non solo grandi proclami”, ha sottolineato.(FILES) Russian opposition activist Vladimir Kara-Murza during a hearing in Moscow on October 10, 2022. (Photo by NATALIA KOLESNIKOVA / AFP)Vladimir Kara-Murza, recentemente liberato dopo due anni di detenzione, ha confermato che oggi ci sono oltre 3000 prigionieri politici in Russia, la maggior parte incarcerati per aver espresso dissenso contro la guerra. Ha invitato l’Ue a mettere le persone al centro della strategia: “Quando si parla di futuri negoziati, si citano risorse, confini, sanzioni. Ma i detenuti, le vittime civili e i bambini deportati devono diventare una priorità nei colloqui”. Kara-Murza ha inoltre insistito sulla necessità di un piano chiaro per il periodo successivo all’attuale regime: “L’errore degli anni ’90 fu non affrontare fino in fondo il passato sovietico. Serve una roadmap per il dopo-Putin, un piano per sostenere la costruzione di uno Stato di diritto. La transizione democratica, se arriverà, sarà rapida. Bisogna essere pronti”.Anche Ilya Yashin, incarcerato per le sue posizioni contro la guerra, ha ribadito che l’Europa non potrà costruire una democrazia russa al posto dei russi, ma può rafforzarne la capacità di resistenza. La sua richiesta principale è stata quella di legare in modo diretto il sostegno all’Ucraina con quello all’opposizione interna russa: “Ogni successo militare di Putin indebolisce chi, in Russia, lavora per una transizione pacifica e democratica”. Yashin ha inoltre segnalato un passaggio contenuto in una bozza negoziale dell’ultimo vertice negoziale di Istanbul, dove si menziona, per la prima volta, un possibile scambio di prigionieri politici tra Russia e Ucraina: “È un segnale che Putin riconosce l’esistenza di prigionieri politici. È su questo fronte che l’Unione europea dovrebbe insistere”.Molti eurodeputati hanno espresso commozione, rispetto e sostegno. Alcuni, come Michael Gahler del Ppe, hanno ricordato che “la Russia non è geneticamente autoritaria” e che un’altra Russia è possibile. Altri, come José  Sánchez Amor del gruppo Socialisti e democratici, hanno messo in guardia contro la tentazione postbellica di “lasciare fuori l’agenda russa”. Il filo conduttore è stato chiaro: la democrazia russa non può essere costruita dall’esterno, ma senza il sostegno europeo rischia di spegnersi. Infine, è emersa la proposta di creare un dialogo strutturato tra Unione europea e opposizione democratica russa, anche nel quadro di una futura Commissione parlamentare congiunta. L’obiettivo: consolidare il sostegno politico e pratico, e prepararsi a un cambiamento che, come ricordato dagli attivisti, potrebbe arrivare improvvisamente.

  • in

    Ucraina, la nuova proposta dell’Ue per i rifugiati: protezione fino al 2027 e supporto per un ritorno sicuro

    Bruxelles – La protezione 4,3 milioni di rifugiati ucraini in Europa si trova oggi a un bivio, tra la necessità di offrire continuità e quella di preparare un futuro diverso. Dopo oltre tre anni di guerra in Ucraina, la Commissione europea propone di estendere per un altro anno la protezione temporanea, mantenendo gli stessi diritti, ma avviando nel contempo un piano per una graduale transizione verso forme di sostegno più durature o il ritorno sicuro in Ucraina.Allo scoppio del conflitto l’Unione Europea ha reagito immediatamente, attivando già nel marzo 2022 la misura eccezionale che ha permesso agli ucraini fuggiti dalla guerra di avere accesso immediato a diritti come residenza, lavoro, assistenza sociale e sanitaria in tutti gli Stati membri. L’ha poi prorogata, ogni anno, di fronte al perdurare della guerra. Oggi (4 giugno) la Commissione propone di prolungare questa tutela fino al marzo 2027, assicurando così stabilità a chi è costretto a vivere lontano da casa. “La nostra solidarietà verso l’Ucraina e i suoi cittadini rimane salda”, ha affermato Ursula von der Leyen, presidente della Commissione: “Continueremo a offrire protezione a chi scappa dalla guerra e, al contempo, prepariamo le condizioni per un futuro in cui il ritorno sicuro e dignitoso sarà possibile”.L’estensione della protezione temporanea è accompagnata da una strategia più ampia che tiene conto delle esigenze di lungo termine. La Commissione invita infatti gli Stati membri a coordinarsi per facilitare una transizione graduale verso altre forme di status legale, come permessi di lavoro o di studio, per chi ha iniziato a integrarsi nei Paesi ospitanti. Questo approccio mira a evitare l’insicurezza e la frammentazione, offrendo ai rifugiati prospettive più solide. Allo stesso tempo, viene promossa l’idea di programmi che favoriscano il ritorno volontario e sicuro in Ucraina, in stretta collaborazione con le autorità locali. Si prevede la possibilità per i rifugiati di effettuare visite esplorative nel Paese per valutare le condizioni reali, mentre saranno creati centri di supporto, chiamati “Unity hubs“, con informazioni e assistenza sia per chi resta in Europa sia per chi sceglie di tornare. Henna Virkkunen, vicepresidente esecutiva per Sovranità tecnologica, sicurezza e democrazia, ha spiegato che “estendere la protezione temporanea è un segnale di solidarietà e impegno europeo. Tuttavia, è altrettanto importante preparare una gestione coordinata della fase successiva, tra reinserimento e integrazione”.Il commissario per gli Affari interni Magnus Brunner ha ricordato come siano milioni gli ucraini che hanno trovato rifugio e opportunità nell’Ue negli ultimi anni, e come sia importante offrirgli le possibilità per ricostruire il proprio Paese una volta raggiunta una condizione di stabilità duratura. Per evitare squilibri, la Commissione raccomanda una migliore condivisione dei rifugiati e l’eliminazione di permessi di soggiorno doppi. Questo aiuterà a gestire più efficacemente i flussi e a offrire risposte più coordinate. I programmi di ritorno volontario sono stati progettati per garantire che il rientro sia sicuro e dignitoso, con particolare attenzione alle categorie vulnerabili e alle famiglie. Gli “Unity Hubs” saranno punti di riferimento essenziali, a Berlino, Praga e Alicante, dove i rifugiati potranno ricevere supporto sia per la vita in Europa sia per il rientro in Ucraina. L’Unione Europea si impegna inoltre a mantenere aperti i canali di comunicazione e scambio dati tra Stati membri e con l’Ucraina tramite piattaforme dedicate, garantendo un monitoraggio costante della situazione e la possibilità di adeguare la risposta alle evoluzioni sul terreno.Per Kiev il ritorno non è solo una questione simbolica, ma una necessità economica. Il vice primo ministro ucraino, Oleksandr Chernyshev, ha parlato chiaramente della necessità di programmi strutturati per favorire un rientro volontario e sostenibile per garantire supporto pratico e informazioni sui servizi disponibili in patria, dalla scuola al lavoro. “Abbiamo bisogno dei nostri cittadini per ricostruire l’economia”, ha detto Chernyshev, aggiungendo che l’Ucraina avrà bisogno di almeno 4 milioni di persone in più nel mercato del lavoro per raddoppiare il Pil nei dieci anni successivi alla fine della guerra.La palla ora passa al Consiglio, che dovrà formalmente approvare la proposta di proroga e le linee guida per la gestione coordinata della protezione e del futuro dei rifugiati ucraini in Europa.

  • in

    Conte a Bruxelles per dire no al riarmo: “In Ucraina la strategia bellicista è una scommessa fallita”

    Bruxelles – L’Europa ha fallito, perché la Russia ha oggi “un potere negoziale maggiore di quello che aveva all’indomani immediato dell’aggressione”. Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte torna all’attacco a Bruxelles per ribadire con decisione due ‘no’: al riarmo del continente e alla “strategia bellicista di scommettere sulla vittoria militare contro la Russia”. Una “scommessa fallita”, secondo l’ex premier.Sulla scalinata d’ingresso del Parlamento europeo di Bruxelles, insieme agli otto eurodeputati pentastellati e a un centinaio di ragazze e ragazzi del Network giovani del partito, Conte ha puntato il dito contro il governo di Giorgia Meloni (e quello di Mario Draghi prima di lei), che “doveva assolutamente battersi per imprimere una svolta negoziale in linea con quella che è la tradizione, la sensibilita’ del nostro popolo e del nostro Paese”. E invece, secondo il leader pentastellato dopo “tre anni di falsità” la realtà è che la strategia del blocco Ue sposata dall’Italia è “un fallimento”.Giuseppe Conte con la delegazione del Movimento 5 Stelle al Parlamento europeo, 13/05/25Per il Movimento, “è evidente che ormai tutti stanno comprendendo che solo la soluzione negoziale è l’unica possibile“. Ma, ha incalzato il presidente, “se l’avessero compresa prima”, a Washington come a Londra e a Bruxelles, “ci saremmo sicuramente risparmiati centinaia di migliaia di morti e di distruzione”.All’eventualità che sia Vladimir Putin, atteso giovedì 15 maggio a Istanbul per un faccia a faccia con Zelensky, a disertare e rifiutare l’interruzione delle ostilità, Conte ha risposto: “Il negoziato lo fai anche se non in presenza“, e ha avvertito del rischio di “entrare in questi giochini” e di fare valutazioni definitive “su singoli passaggi, gesti, dichiarazioni”.L’avvertimento diventa allarme quando si parla di piano di riamo europeo, perché “se oggi fai una riconversione industriale” per cui anziché automobili produci “missili e carrarmati”, continuerai a produrre “missili e carrarmati sempre per il futuro”. E “quando hai tutti questi armamenti, poi li devi utilizzare“, ha proseguito l’ex premier.Verso i referendum: quattro sì sul lavoro, sulla cittadinanza serve lo Ius ScholaeNel bel mezzo della campagna per i referendum dell’8-9 giugno, Conte ha indicato la linea agli iscritti al Movimento. Quattro sì per i quesiti sul lavoro, perché “lavoratori e lavoratrici che in Italia vivono già il problema di salari molto bassi” e “addirittura dell’assenza di un salario minimo legale” hanno “l’opportunità di avere maggiori tutele e sicurezza“. Mentre per il quinto quesito, che dimezzerebbe da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale in Italia necessario a uno straniero maggiorenne extracomunitario per la richiesta di concessione della cittadinanza italiana, il Movimento 5 Stelle ha deciso per la libertà di voto.“Abbiamo fatto una riflessione interna – ha spiegato Conte – e non è la soluzione“. I rischi sarebbero due: “Temo che il Paese non sia pronto a questo dimezzamento e che la battaglia per lo Ius Scholae venga buttata via”, ha proseguito il leader M5S. Conte ha comunque dichiarato che “voterà sì” anche al quesito sulla cittadinanza, bacchettando il governo, “molto irresponsabile” per aver invitato lavoratori e lavoratrici a non andare a votare.