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    I leader europei a Trump: I confini dell’Ucraina li può discutere solo l’Ucraina

    Bruxelles – Donald Trump “condivide largamente la posizione degli europei”. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz diffonde ottimismo dopo la call tra un gruppo di leader dell’Unione europea e il presidente degli Stati Uniti in vista del suo bilaterale con Vladimir Putin il 15 agosto, alla quale ha partecipato anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. La riunione è durata meno di un’ora, e secondo il cancelliere ora “c’è speranza che qualcosa si stia muovendo. C’è speranza che possa esserci pace in Ucraina”. Nella call, ha aggiunto, si è ribadito che “i confini non devono essere modificati con la violenza, e il riconoscimento giuridico dell’occupazione russa non è oggetto di discussione”.Dopo l’annuncio dei giorni scorsi di Trump su non meglio definiti “scambi di territori”, la prima preoccupazione di ucraini ed europei è proprio che in Alaska si possa arrivare a decidere cose che invece non dovrebbero essere decise a quel tavolo. Ma sulle quali, pian pano, sembra affermarsi la convinta rassegnazione che per avere la pace qualcosa, in qualche modo, potrebbe dover essere ceduto a Mosca. I partner europei vogliono spingere per “solide garanzie di sicurezza per l‘Ucraina”, e la strategia, ha spiegato Merz, “si basa sul sostegno all’Ucraina e sulla pressione alla Russia. Quindi, se in Alaska non ci saranno movimenti da parte russa, gli Stati Uniti e gli europei dovranno aumentare la pressione”. Anche Trump è soddisfatto dell’incontro: “Abbiamo avuto un’ottima conversazione”, ha detto ai cronisti, spingendosi a dichiarare che “si, ci saranno” conseguenza se Putin non farà dei passi avanti verso la pace.Se invece le cose andassero bene, ha spiegato il presidente Usa, è possibile “un secondo incontro veloce tra il presidente Putin, il presidente Zelenskyy e me, se vorranno che io sia presente, e quello sarebbe un incontro in cui forse si potrebbe davvero trovare una soluzione, ma… già nel primo incontro si potrebbero ottenere grandi risultati, sarà un incontro molto importante, ma servirà a preparare il terreno per il secondo incontro”. Ma ha anche aggiunto che “potrebbe non esserci un secondo incontro, perché se ritengo che non sia opportuno farlo, non avendo ottenuto le risposte che ci servono, allora non ci sarà un secondo incontro”.Zelensky, intanto aveva chiesto ai partner di aumentare la pressione su Mosca, incontrando la stampa con Merz dopo la call, ribadendo che “qualsiasi questione riguardante l’integrità territoriale del nostro Paese non può essere discussa senza tener conto del nostro popolo, della volontà del nostro popolo e della Costituzione ucraina”. Comunque ha anche lui sottolineato che “il nostro stato d’animo attuale è di unità, ed è stato molto positivo che tutti i partner abbiano parlato all’unisono, con un unico desiderio, gli stessi principi e la stessa visione: questo è un importante passo avanti”. Ma ha poi messo i suoi paletti all’ottimismo dilagante: “Il successo di ogni negoziato – ha detto – dipende dai risultati”, esprimendo così la sua prudenza estrema su quanto nascerà dall’incontro in Alaska.Della posizione di Trump ha parlato il presidente francese Emmanuel Macron, annunciando che il presidente Usa ha dichiarato di “voler ottenere un cessate il fuoco in Ucraina durante l’incontro con Putin”.Anche il premier britannico Keir Starmer era presente, ed il suo portavoce ha spiegato che “il primo ministro è stato chiaro: il nostro sostegno all’Ucraina è incondizionato – i confini internazionali non devono essere modificati con la forza e l’Ucraina deve disporre di garanzie di sicurezza solide e credibili per difendere la propria integrità territoriale nell’ambito di qualsiasi accordo”. Starmer ha sottolineato che “l‘Europa è pronta a sostenere questo e continuerà a collaborare con il presidente Trump e il presidente Zelenskyy per una pace giusta e duratura in Ucraina”.Non ha incontrato i giornalisti ma ha scritto un post su X la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che non è scesa nei dettagli dei contenuti, ma ha anche lei apprezzato la telefonata di gruppo: “Abbiamo avuto una conversazione molto positiva. L’Europa, gli Stati Uniti e la Nato hanno rafforzato la posizione comune sull’Ucraina”. Annuncia poi che anche in futuro “continueremo a coordinarci strettamente” e che “nessuno desidera la pace più di noi, una pace giusta e duratura”.Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha provato a sintetizzare l’esito della riunione, spiegando ai giornalisti, al fianco di Macron, che Trump “ha condiviso con noi tre obiettivi molto importanti: prima di tutto il cessate il fuoco, poi che nessuno oltre all’Ucraina può negoziare ciò che riguarda l’Ucraina, e terzo elemento la disponibilità degli Stati Uniti di condividere con l’Europa gli sforzi per rafforzare le condizioni di sicurezza quando avremo ottenuto una pace duratura e giusta per l’Ucraina”.Alla riunione ha partecipato anche la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che in una nota ha sottolineato che “dalla discussione è emersa una forte unità di vedute nel ribadire che una pace giusta e duratura non può prescindere da un cessate il fuoco, dal continuo sostegno all’Ucraina, dal mantenimento della pressione collettiva sulla Russia, anche attraverso lo strumento delle sanzioni, e da solide e credibili garanzie di sicurezza ancorate al contesto euroatlantico”. Meloni si è detta “molto soddisfatta dall’unità di intenti e dalla capacità di dialogo che l’Occidente sta dimostrando di fronte a una sfida fondamentale per la sicurezza e la difesa del diritto internazionale”. Secondo la premier però “è ora il momento di vedere quale sarà, in Alaska, l’atteggiamento della Russia che finora non ha inteso fare alcun significativo passo in avanti“.

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    L’Ue: “Dazi e Ucraina non sono due questioni legate tra loro”

    Bruxelles – Dopo l’annuncio dell’intesa sui dazi, di quell’accordo si sono perse le tracce. La dichiarazione congiunta Ue-Stati Uniti che chiarisca, con una lettura unica, il contenuto del nuovo regime di tariffe, ancora non si vede e non è chiaro per quando sarà pronta. “Gli Stati Uniti hanno assunto impegni molto chiari, non sappiamo quando scatteranno ma sappiamo che scatteranno”, afferma Olof Gill, portavoce della Commissione europea responsabile per il Commercio. Per tutto il resto “le domande vanno rivolte negli Stati Uniti, noi siamo in modalità di attesa“.Per Bruxelles il lavoro è dunque fatto, va solo finalizzato con la lista delle esenzioni ai dazi del 15 per cento. Si resta, pazientemente in attesa. Sui ritardi di Washington non ci si sbottona, ma la vice-capo del servizio dei portavoce, Arianna Podestà, vuole mettere una cosa in chiaro: “Non credo che la gestione del conflitto in Ucraina e le relazioni commerciali con l’Ue siano due dossier legati tra loro”. Tradotto: un ritardo nell’attuazione dell’accordo sui dazi non dipende dall’attivismo del presidente degli Stati Uniti in materia di politica internazionale.La conferma delle due strade separate potrebbe arrivare durante il vertice telefonico, organizzato per mercoledì 13 agosto, tra l’inquilino della Casa Bianca, il presidente ucraino, alcuni leader Ue e la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. La situazione al momento sembra chiara, ma le continue contestazioni di Donald Trump agli europei, considerati troppo “amici” di Volodymyr Zelensky, potrebbero influenzare il quadro generale.

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    Ucraina, leader Ue aprono a negoziati anche in caso di ‘riduzione delle ostilità’

    Bruxelles – Negoziati di pace anche in caso di “riduzione delle ostilità”. E’ un’Unione europea che inizia a cambiare rotta rispetto al conflitto russo-ucraino. I capi di Stato e di governo dell’Ue, nella dichiarazione congiunta diffusa dopo la riunione straordinaria dei ministri degli Esteri convocata per fare il punto della situazione e chiedere che non si tratti di futuro dell’Ucraina senza coinvolgere il Paese, confermano il sostegno a Kiev ma in modo tutto nuovo. “Negoziati significativi possono aver luogo solo nel contesto di un cessate il fuoco o di una riduzione delle ostilità”, il passaggio chiave nel documento firmato a 26, senza il sostegno dell’Ungheria che continua lungo una tradizione ormai consolidata di sfilarsi dal dossier ucraino.Fin qui le cancellerie di tutta Europa, e le stesse istituzioni Ue, non avevano fatto che ribadire l’importanza di intavolare negoziati tra Russia e Ucraina solo dopo una cessazione delle ostilità. Adesso invece si apre alla possibilità di sedersi al tavolo anche a conflitto ancora in corso. Una novità, certamente, all’interno di una visione che invece non è cambiata: i 26 tornano a chiedere una pace duratura, garanzie di nuovi eventuali attacchi russi in futuro, confini certi e riconosciuti dal diritto internazionale, che “non siano modificati con la forza”. Da questo punto di vista, dunque, tutto com’è stato finora. Così come non cambiano ruolo e peso degli Stati Uniti in questo conflitto.I leader salutano con favore l’iniziativa del presidente Usa, Donald Trump, di provare a imprimere una svolta ad conflitto che gli europei vorrebbero vedere finito. “La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina ha implicazioni più ampie per la sicurezza europea e internazionale“, sottolineano i capi di Stato e di governo, convinti che “una soluzione diplomatica debba proteggere gli interessi vitali di sicurezza dell’Ucraina e dell’Europa”, legate comunque ormai a doppio filo. Perché, ribadiscono i leader europei, “l’Unione europea sottolinea il diritto intrinseco dell’Ucraina di scegliere il proprio destino e continuerà a sostenere l’Ucraina nel suo percorso verso l’adesione all’Ue“. L’Ucraina è persa: questo il messaggio alla Russia e al suo presidente, Vladimir Putin.Ora si attende il vertice telefonico di domani per poi capire cosa uscirà dal bilaterale Putin-Trump di venerdì. Intanto l’Ue, dopo la ‘mobilitazione’ dei ministri degli Esteri, prova a tenere il punto.

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    Ucraina, si prepara un trilaterale Putin-Trump-Zelensky. Snobbata la Commissione Ue

    Bruxelles – Un vertice a tre – Stati Uniti, Russia, Ucraina – per discutere di cessate il fuoco e condizioni di pace duratura tra gli eserciti di Mosca e Kiev. Un’iniziativa diplomatica tutta russo-americana, con la Commissione europea tagliata fuori. Il presidente statunitense Donald Trump tiene contatti con il presidente russo Vladimir Putin, il Cremlino annuncia un possibile summit nei prossimi giorni, senza però fornire né data né dettagli, e l’inquilino della Casa Bianca informa i leader europei ma non la presidente dell’esecutivo comunitario.A Bruxelles fanno finta di niente. E’ vero, riconosce la vicecapo portavoce Arianna Podestà, che von der Leyen “non era parte delle telefonate” e quindi non è stata informata direttamente e, sì, la presidente dell’esecutivo comunitario “è stata aggiornata da alcuni leader” europei, ma non si drammatizza. “Non vediamo come potremmo essere delusi per qualcosa che non è stato ancora deciso”.La Commissione europea non è stata dunque considerata, neppure nella persona di Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue. Anitta Hipper, portavoce proprio di Kallas, tira dritto: “Ogni forma di pressione è benvenuta, così come è benvenuta ogni iniziativa che va nella direzione di un cessate il fuoco credibile e duraturo”. Certo è che l’Ue non è stata considerata. Nell’Europa degli Stati, per di più senza una politica estera comune, la Commissione resta marginale.

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    Ucraina, Kallas rivendica il ‘suo’ piano: “Consegnate già l’80 per cento dei 2 milioni di munizioni”

    Bruxelles – Il rifornimento di munizioni all’Ucraina continua, e procede a ritmo spedito. Lo assicura l’Alta rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas, spiegando che a oggi l’iniziativa per fornire a Kiev e al suo esercito 2 milioni di munizioni di grosso calibro nel 2025 “ha già raggiunto l’80 per cento del suo obiettivo“. Vuol dire circa 1,6 milioni di munizioni già consegnate. Un risultato che, dato il calendario, consente di guardare con un certo ottimismo agli impegni assunti dall’Ue.La fornitura di 2 milioni di munizioni all’Ucraina fa parte dell’iniziativa lanciata dalla stessa Kallas per sostenere il Paese, che gli Stati membri dell’Ue hanno però criticato e fortemente ridimensionato. La strategia messa a punto dall’Alta rappresentante a marzo scorso prevedeva sostegni per 40 miliardi di euro, ridotti poi a cinque miliardi per effetto della contrarietà delle capitali. Un vero e proprio fallimento, quello di Kallas, da cui si è salvato l’impegno per la fornitura di munizioni.L’Alta rappresentante ostenta comunque ottimismo, e nella spiegazione offerta rispondendo a un’interrogazione parlamentare in materia, guarda l’aspetto positivo della vicenda. Il fatto che circa l’80 per cento delle munizioni promesse sono state effettivamente consegnate vuole dire che “l’Ue e i suoi Stati membri confermano il loro impegno a fornire all’Ucraina e al suo popolo tutto il necessario sostegno politico, finanziario, economico, umanitario, militare e diplomatico, per tutto il tempo necessario e con la massima intensità”.

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    Ucraina, indietro tutta: Zelensky ripristina l’indipendenza delle agenzie anti-corruzione

    Bruxelles – Nessuna stretta sugli enti-corruzione in Ucraina. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha firmato i decreti che di fatto annullano le precedenti disposizioni di legge e che tornano a garantire indipendenza all’Ufficio nazionale anti-corruzione (Nabu) e all’Ufficio del procuratore speciale anti-corruzione (Sapo). Non ci sarà più, dunque, il controllo del procuratore generale, nominato direttamente dalla presidenza della Repubblica. La decisione di Zelensky arriva dopo le proteste di piazza e le pressioni internazionali dei partner di Kiev, a cominciare dall’Unione europea.Esultano proprio nella capitale dell’Unione europea. “La firma della legge che ripristina l’indipendenza di Nabu e Sapo è benvenuta”, commentano i presidenti di Consiglio europeo e Commissione Ue, Antonio Costa e Ursula von der Leyen, in una nota congiunta. “Riforme in senso di lotta alla corruzione e tutela dello Stato di diritto restano di fondamentale importanza per la via europea dell’Ucraina”, aggiunge, ricordando gli impegni necessari in ottica di adesione all’Ue.Rientrato il caso, ora l’invito e proseguire lungo il percorso concordato. “L’Unione europea continuerà a sostenere questi sforzi” di riforma necessari per l’avvicinamento di Kiev al club a dodici stelle, sottolineano i leader Ue. Certo Zelensky non fa un bella figura con i partner, e adesso lui e il suo Paese resteranno sorvegliati speciali.

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    Crisi Ucraina, Zelensky fa un passo indietro e promette di restaurare l’indipendenza degli organi anticorruzione

    Bruxelles – Mentre le trattative con la Russia sono in stallo, Volodymyr Zelensky sta fronteggiando un’ondata di sdegno popolare senza precedenti in patria. Un giro di vite contro le agenzie anticorruzione, descritto dai critici del presidente come una mossa per accentrare ulteriormente il potere nelle proprie mani, si è rapidamente trasformato in un micidiale boomerang politico. Alla fine, sotto crescenti pressioni interne e internazionali, il presidente è stato costretto ad un clamoroso passo indietro per disinnescare una crisi di legittimità dagli esiti imprevedibili. E ora tutti, alleati e oppositori, lo aspettano al varco.Negli ultimi giorni, Volodymyr Zelensky è finito al centro della bufera per aver promulgato nella serata di martedì (22 luglio) la controversa legge 12414, approvata poche ore prima dalla Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev. C’è chi parla di “errore fatale” del presidente ucraino, mentre per i cittadini scesi in piazza due giorni di fila – per la prima volta dall’inizio dell’invasione russa, sfidando apertamente i divieti imposti dalla legge marziale in vigore dal 2022 – il capo dello Stato ha superato il “punto di non ritorno“.Manifestanti a Kiev nella serata del 22 luglio 2025 (foto: Tetiana Dzhafarova/Afp)Col pretesto di contrastare presunte infiltrazioni di spie del Cremlino, le nuove norme hanno sostanzialmente privato i due principali organi per la lotta alla corruzione – l’Ufficio nazionale anticorruzione (Nabu) e l’Ufficio del procuratore speciale anticorruzione (Sapo), creati nel 2015 nel quadro delle riforme post-Euromaidan – della loro indipendenza, riportandole sotto il diretto controllo del procuratore generale, una figura di nomina presidenziale.Alla fine, sembra che le pressioni interne ed esterne moltiplicatesi nelle ultime ore abbiano spinto Zelensky a tornare sui propri passi prima che la situazione gli sfuggisse completamente di mano. Nella mattinata di ieri (23 luglio) ha incontrato i vertici delle agenzie anticorruzione e delle forze dell’ordine, promettendo al termine della riunione la presentazione di un “piano congiunto” per rinnovare le strutture finite nel mirino del governo, epurandole dalle infiltrazioni russe e migliorandone l’efficacia.Nel tardo pomeriggio di oggi, il presidente ha annunciato di aver presentato alla Rada un nuovo disegno di legge volto a “preservare l’indipendenza delle istituzioni anticorruzione“. Il testo, sostiene, è “ben equilibrato” e “garantisce un reale rafforzamento del sistema di applicazione della legge in Ucraina”, nonché una “protezione affidabile” di quest’ultimo da “qualsiasi influenza o interferenza russa“, assicurando “l’indipendenza di Nabu e Sapo“.I’ve just approved the text of a draft bill that guarantees real strengthening of Ukraine’s law enforcement system, independence of anti-corruption agencies, and reliable protection of the law enforcement system against any Russian influence or interference. The text is…— Volodymyr Zelenskyy / Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) July 24, 2025“È importante mantenere l’unità“, ha sottolineato Zelensky nel tentativo di ricucire lo strappo da lui stesso aperto. Secondo il presidente dell’Aula, Ruslan Stefanchuk (compagno di partito del presidente), il provvedimento potrebbe venire esaminato entro un mese, cioè prima della ripresa ufficiale dei lavori dell’emiciclo, tecnicamente in pausa estiva fino al prossimo settembre.Il Nabu si è detto convinto che le nuove norme “ripristineranno tutti i poteri procedurali e le garanzie di indipendenza” suoi e del Sapo. Commenti positivi sono arrivati anche dal Centro d’azione anticorruzione (AntAC), l’ong guidata da Vitaliy Shabunin, un’altra figura chiave negli avvenimenti delle ultime settimane. La nuova legge, si legge in una nota dell’organizzazione, è il risultato della dedizione degli ucraini “che negli ultimi giorni hanno dimostrato alle autorità che non permetteranno che il loro futuro europeo venga distrutto“.Ma non sono stati solo gli ucraini – dalle opposizioni parlamentari ai militari in trincea, passando per attivisti e ong – a salire sulle barricate per richiamare la leadership di Kiev al mantenimento delle promesse di rinnovamento democratico vergate col sangue delle oltre 100 vittime dell’Euromaidan, la sollevazione popolare del 2013-2014 (altrimenti nota come “rivoluzione della Dignità“) che portò alla destituzione del presidente filorusso Viktor Yanukovych, all’inesorabile avvicinamento dell’Ucraina alla comunità euro-atlantica e al parallelo allontanamento dall’orbita di Mosca.Le proteste dell’Euromaidan a Kiev, nel febbraio 2014 (foto via Wikimedia Commons)Da giorni, a suonare l’allarme con sempre più insistenza sul pericolo di uno scivolamento autoritario sono anche un numero crescente di organizzazioni internazionali e associazioni per la tutela dei diritti umani. Tra le dichiarazioni di condanna fioccate contro la legge 12414 si annoverano quella di Human rights watch, secondo cui “rischia di indebolire le fondamenta democratiche dell’Ucraina” e quella del Consiglio d’Europa, che ha “espresso profonda preoccupazione” per i recenti sviluppi.Le reprimende sono arrivate anche dagli alleati occidentali di Kiev, dal cui sostegno dipende la resistenza all’invasione neo-imperialista del Cremlino. Dagli Stati Uniti all’Unione europea, le voci critiche hanno immancabilmente evidenziato il rischio che le norme in questione finissero per minare un decennio di conquiste democratiche, nonché i progressi compiuti negli ultimi anni sotto le bombe russe, ancora più encomiabili date le circostanze.La presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, ha avuto una conversazione telefonica con Zelensky, a cui ha “chiesto spiegazioni” sull’adozione del provvedimento legislativo. Stando ai retroscena, parole dure nei confronti del governo di Kiev sono giunte anche dalla commissaria all’Allargamento Marta Kos, la quale avrebbe ricordato che il percorso di adesione al club a dodici stelle può essere interrotto precisamente per questo genere di violazioni dello Stato di diritto, come esemplificato dal caso della Georgia.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (foto: Alexandros Michalidis via Imagoeconomica)Rispondendo alle domande dei giornalisti, i portavoce del Berlaymont hanno confermato che Bruxelles ha espresso “gravi preoccupazioni per i passi compiuti” dalla Rada e dallo stesso presidente, anticipando anche apprezzamento per il cambio di passo delle autorità ucraine prima ancora che questo si materializzasse concretamente. L’assistenza finanziaria dell’Ue, hanno reiterato, è condizionata al rispetto dello Stato di diritto e delle garanzie democratiche, ma hanno dichiarato di non voler “speculare sui prossimi sviluppi”, sottolineando che ora spetta al governo di Kiev “implementare le nuove misure”.Secondo alcune ricostruzioni, il presidente del Consiglio europeo António Costa e il capo di Stato francese Emmanuel Macron avrebbero tentato inutilmente di dissuadere Zelensky dal promulgare la legge in questione lo scorso martedì. Addirittura, gli ambasciatori delle nazioni G7 a Kiev sarebbero stati confinati in una stanza senza telefoni per ore mentre gli eventi precipitavano nella capitale ucraina, onde evitare che potessero informare in tempo reale le rispettive cancellerie.In realtà, secondo i critici del presidente e del suo governo, la deriva autoritaria sarebbe già iniziata da tempo. Il “caso Nabu” appena scoppiato in mano a Zelensky rappresenterebbe solo la punta dell’iceberg, l’ultimo atto di un attacco ampio e sistematico alle fondamenta democratiche dello Stato ucraino che va avanti da mesi. Con la scusa della guerra, dei protocolli di sicurezza e della legge marziale, il presidente e il suo cerchio magico starebbero accentrando sempre di più i propri poteri e quelli dell’esecutivo a scapito di Parlamento e agenzie indipendenti. Adesso, alleati e oppositori aspettano al varco Zelensky e i suoi, sapendo che il leader ucraino non può permettersi un nuovo passo falso.

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    Ucraina, scoppia il caso Nabu: opposizioni e attivisti denunciano la stretta sugli enti anti-corruzione

    Bruxelles – Sono giorni difficili per la democrazia ucraina. Il governo starebbe portando avanti un giro di vite contro i principali organi anti-corruzione del Paese, almeno a sentire le denunce di opposizioni, attivisti e società civile. Ufficialmente, la motivazione è che tali istituzioni siano oggetto di un’infiltrazione di una rete di spie al servizio della Russia. Ma ong e stampa indipendente denunciano una stretta autoritaria, che rischia di compromettere il percorso di Kiev verso l’adesione al club a dodici stelle.Far funzionare un Paese in guerra non è facile, soprattutto se si tratta di una democrazia. A maggior ragione se affetta storicamente da cronici e documentati problemi di corruzione. Uno dei rischi che si corrono in queste situazioni è che, mentre l’esercito combatte in trincea e sui civili piovono le bombe, i poteri speciali concessi dalla legge marziale vengano maneggiati dalle dirigenze politiche per forzare o manomettere le infrastrutture democratiche, mascherando queste azioni con la scusa della salvaguardia della sicurezza nazionale.Secondo i critici della leadership di Volodymyr Zelensky, un buon numero di organizzazioni della società civile nonché una parte della stampa indipendente locale, è esattamente quanto sta avvenendo in Ucraina in questo momento.Gli emendamenti al codice penaleLa Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev, ha approvato oggi (22 luglio) a larga maggioranza (263 voti a favore, 13 contrari e 13 astensioni) una serie di controversi emendamenti al codice penale con cui, denunciano diversi osservatori, viene fatta a pezzi l’indipendenza delle due principali istituzioni per il contrasto alla corruzione. La legge è ora al vaglio di Zelensky, che può promulgarla od opporvi il veto presidenziale. Una decisione che gli oppositori ritengono tuttavia scontata, dato che le modifiche legislative sono state introdotte dal suo stesso partito, Servitore del popolo (Sn), che controlla l’emiciclo ed esprime il governo.La cupola della Verchovna Rada, il Parlamento monocamerale di Kiev (foto: Roman Pilipey/Afp)Con le nuove norme, l’Ufficio nazionale anti-corruzione (Nabu) e l’Ufficio speciale del procuratore anti-corruzione (Sapo) finiranno sotto il controllo del procuratore generale, nominato direttamente dalla presidenza della Repubblica. Dal mese scorso, questo ruolo è ricoperto da Ruslan Kravchenko, considerato un fedele alleato di Zelensky. Se la legge entrerà in vigore, Kravchenko potrà intervenire nelle indagini del Nabu, riassegnarle ad altri uffici e finanche chiuderle direttamente, e allo stesso modo potrà delegare i poteri del Sapo ad altri procuratori.Le direzioni di entrambe le istituzioni in questione hanno contestato aspramente la legge, sostenendo che finirà per distruggere l’infrastruttura anti-corruzione del Paese messa faticosamente in piedi nel decennio post-Euromaidan, mettendo peraltro a repentaglio l’integrazione euro-atlantica dell’Ucraina. La deputata Anastasiia Radina, capo della commissione competente dell’Aula in quota Sn, ha detto che il voto odierno equivale allo “smantellamento del Nabu e del Sapo“.Le perquisizioni dei servizi ucrainiDiversi organismi di controllo hanno lanciato l’allarme circa il pericolo che il governo possa utilizzare strumentalmente queste nuove disposizioni per ostacolare le investigazioni in corso su entità, individui o gruppi vicini al presidente o all’esecutivo stesso. Proprio oggi, il Nabu e il Sapo hanno accusato un alto funzionario dei servizi di sicurezza ucraini (Sbu) di aver estorto una tangente da 300mila dollari insieme a due complici in cambio di agevolazioni per far espatriare illegalmente degli uomini in età militare.Nella sola giornata di ieri (21 luglio), l’Sbu e l’Ufficio investigativo statale hanno condotto oltre una settantina di perquisizioni nei locali di Nabu e Sapo, arrestando due dipendenti del primo ente per presunto spionaggio a favore della Russia e traffico internazionale di droga, e indagandone altri 15 per violazioni che vanno dalle infrazioni del codice della strada all’alto tradimento. Stando alle testimonianze, le autorità avrebbero fatto ricorso ad un uso sproporzionato della forza, finendo per ferire almeno tre persone.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Maxim Shemetov/Afp)Il Nabu sostiene che l’Sbu non avesse un regolare mandato del tribunale per perquisire le sue sedi e per accedere ai dati sensibili sulle investigazioni in corso, ma i servizi hanno rispedito le accuse al mittente giustificando l’assenza di mandati sulla base dei protocolli di sicurezza nazionale. L’Sbu ha detto di aver raccolto prove del trasferimento di informazioni riservate ai servizi russi (Fsb).Campagna di pressione?Secondo le opposizioni e le associazioni della società civile, la mossa rientra nel quadro di una più ampia campagna di pressione che ha messo nel mirino gli organismi anti-corruzione, gli attivisti e le ong e, più in generale, le stesse strutture democratiche del Paese.Lo scorso 14 luglio, l’attivista Vitaliy Shabunin, co-fondatore del Centro d’azione anticorruzione (AntAC), l’ong più in vista nel Paese nella lotta alla corruzione, è stato arrestato con l’accusa di frode e di evasione del servizio militare. Shabunin sostiene che si tratti di una mossa politicamente motivata, una posizione difesa, tra gli altri, anche dall’ong Transparency international.Il Kyiv Independent, tra i più rinomati media indipendenti ucraini a livello internazionale, parla senza mezzi termini del rischio di una “regressione democratica in stile russo” e del “sabotaggio dello Stato di diritto” da parte della leadership ucraina, adombrando l’ipotesi che il governo voglia garantire una sorta di “amnistia per la corruzione nell’industria della difesa” in un momento critico della guerra contro la Federazione.Le reazioni internazionaliMa gli ultimi sviluppi stanno creando crescenti grattacapi anche al di fuori dei confini nazionali. “L’Ue è preoccupata per le recenti azioni dell’Ucraina nei confronti delle sue istituzioni anticorruzione“, ha scandito stamattina il portavoce della Commissione Guillaume Mercier, sottolineando che Nabu e Sapo “sono fondamentali per il programma di riforme dell’Ucraina e devono operare in modo indipendente per combattere la corruzione e mantenere la fiducia dei cittadini”.Da sinistra: il presidente del Consiglio europeo António Costa, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen (foto: Consiglio europeo)Se quella che parrebbe una crociata di Kiev contro lo Stato di diritto non dovesse placarsi, potrebbe venire rimessa in discussione la stessa prospettiva di ingresso nel club europeo. “L’Ue fornisce un’assistenza finanziaria significativa all’Ucraina, subordinata ai progressi in materia di trasparenza, riforma giudiziaria e governance democratica“, ha ricordato Mercier, ribadendo che “l’adesione dell’Ucraina all’Ue richiederà una forte capacità di combattere la corruzione e di garantire la resilienza istituzionale“.Anche gli ambasciatori dei membri del G7 a Kiev hanno espresso “seria preoccupazione“, dichiarando di “voler discutere questi sviluppi con la leadership del governo” e reiterando il proprio sostegno “alla trasparenza, alle istituzioni indipendenti e al buon governo” nonché alla prosecuzione del lavoro con l’Ucraina “per contrastare insieme la corruzione“.In effetti, lo scontro interno sembra solo all’inizio, e apre una questione fondamentale sulla solidità della democrazia ucraina dopo tre anni e mezzo di resistenza all’invasione russa. Domani (23 luglio) è previsto un nuovo round di colloqui a Istanbul tra le delegazioni di Kiev e Mosca, anche se nessuno si aspetta una svolta decisiva nei negoziati per un cessate il fuoco.