Bruxelles – Da oggi (28 maggio) i Paesi membri delle Nazioni Unite che riconoscono ufficialmente lo Stato palestinese diventano 145. Più di tre quarti, su un totale di 193. Spagna, Irlanda e Norvegia hanno formalizzato la decisione annunciata lo scorso 22 maggio. E da Madrid, la promessa che arriverà una risposta coordinata con Dublino e Oslo alle “provocazioni e falsità spregevoli” diffuse dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, per screditare i tre governi.Ha aperto le danze Pedro Sanchez, che dal palazzo della Moncloa ha annunciato in mattinata “la decisione storica”, presa con “un unico obiettivo: aiutare israeliani e palestinesi a raggiungere la pace”. Per il premier socialista spagnolo il riconoscimento dello Stato di Palestina “non è solo una questione di giustizia storica rispetto alle legittime aspirazioni del popolo palestinese”, ma “l’unico modo per andare verso l’unica soluzione possibile per realizzare un futuro di pace: quello di uno Stato palestinese che conviva accanto allo Stato di Israele in pace e sicurezza”. Uno Stato, quello palestinese, con Gerusalemme Est come capitale, l’Autorità Palestinese come autorità nazionale e i confini del 1967, ha precisato ancora Sanchez.Poche ore dopo, gli annunci da Oslo e Dublino. “La Norvegia è stata uno dei più ferventi difensori di uno Stato palestinese per più di 30 anni”, ha dichiarato il ministro degli Esteri, Espen Barth Eide, in un comunicato, denunciando la mancanza di “impegno costruttivo” da parte di Israele per la soluzione a due Stati. “Il giorno in cui la Norvegia riconosce ufficialmente la Palestina come Stato è un giorno speciale per le relazioni Norvegia-Palestina”, ha proseguito. Contemporaneamente, il gabinetto del primo ministro irlandese, Simon Harris, ha formalizzato il riconoscimento della Palestina come Stato sovrano e indipendente, annunciando che nominerà un ambasciatore a Ramallah.L’obiettivo di questa decisione è “mantenere viva la speranza – ha dichiarato Harris -, credere che una soluzione a due Stati sia l’unico modo per Israele e Palestina di vivere fianco a fianco in pace e sicurezza”. Il capo del governo centrista irlandese ha invitato poi il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu ad “ascoltare il mondo e porre fine alla catastrofe umanitaria” in corso a Gaza. In un comunicato, il vicepremier Micheal Martin ha promesso: “Il riconoscimento della Palestina non è la fine di un processo; è l’inizio”.Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, mostra le foto degli ostaggi nelle mani di Hamas al Consiglio Ue Affari Esteri, 22/01/24 (Photo by JOHN THYS / AFP)Tutto questo mentre, dal suo account X, il ministro degli esteri di Tel Aviv, Israel Katz, continuava a sparare a zero sui tre Paesi che secondo Israele “hanno deciso di premiare Hamas”. Il bersaglio principale è Madrid e la vicepremier spagnola, Yolanda Diaz, che pochi giorni fa aveva recitato lo slogan filo-palestinese “Dal fiume al mare, la Palestina sarà libera”. Per Katz la leader di Sumar è come la guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei, e il leader di Hamas, Yahya Sinwar, perché chiede “l’eliminazione di Israele e la creazione di uno stato terrorista islamico palestinese dal fiume al mare”. E prosegue: “Primo Ministro Sanchez ,se non licenzi il tuo vice e annunci il riconoscimento di uno Stato palestinese, sei complice nell’istigazione al genocidio ebraico e dei crimini di guerra“.Alle accuse israeliane, che l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha definito “aggressioni verbali assolutamente ingiustificate ed estreme“, ha dato una prima risposta il ministro degli Esteri spagnolo, José Manuel Albares. “Ho parlato con i miei colleghi irlandese e norvegese, i quali stanno ricevendo attacchi e fake news infami” da parte di Katz – ha dichiarato il suo omologo spagnolo -, “abbiamo deciso di dare una risposta coordinata”. Una risposta che sia però “serena e ferma” e che arriverà “nel momento adeguato, quando decideremo noi”. Albares ha infine accusato Katz di utilizzare queste “provocazioni” per sviare l’attenzione da quel che sta succedendo a Gaza.I membri dell’Onu a riconoscere lo Stato palestinese potrebbero presto diventare 146: il governo sloveno valuterà già giovedì prossimo la possibilità di inoltrare la questione del riconoscimento al Parlamento, che in tal caso potrebbe procedere al voto entro il 13 giugno. “Nel frattempo, continueremo a coordinarci con un gruppo di Paesi che la pensano allo stesso modo per creare la massima pressione per un cessate il fuoco immediato e il rilascio degli ostaggi” a Gaza, ha dichiarato il capo del governo, Robert Golob. La Slovenia non sarebbe solo il 146esimo Paese membro dell’Onu a riconoscere la Palestina: Lubiana fa parte – fino alla fine del 2025 – dei membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.