More stories

  • in

    Gli ostacoli alle relazioni commerciali tra Ue e Taiwan su agroalimentare ed eolico off-shore

    Bruxelles – Unione Europea e Taiwan rimangono partner commerciali stretti, ma non si possono nascondere i problemi a lungo termine. “Taiwan deve mostrare disponibilità ad affrontare le nostre preoccupazioni e migliorare i rapporti“, è l’esortazione arrivata oggi (12 dicembre) alla sessione plenaria dell’Eurocamera a Strasburgo da parte del vicepresidente della Commissione Ue responsabile per l’Economia, Valdis Dombrovskis, intervenendo al dibattito sulle relazioni tra l’Unione e Taipei. “Siamo economie di mercato, libere e indipendenti, le barriere agli investimenti e al commercio sono praticamente zero”, ma in alcuni settori “le aziende europee hanno notato che ci sono notevoli ostacoli“.(credits: Jameson Wu / Afp)Sono in particolare due i crucci del vicepresidente dell’esecutivo comunitario: energia e agroalimentare. In primis nel settore dell’eolico off-shore, “dove abbiamo preoccupazioni sui requisiti che impone Taiwan”. È per questa ragione che a Taipei è stato chiesto di invertire la rotta e “porre fine agli ostacoli”, a partire dai dialoghi sulle regole del settore intensificatisi da aprile 2023: “Continueremo la cooperazione”, ha promesso Dombrovskis. L’altro punto di difficoltà è “l’accesso al mercato per i prodotti agricoli, soprattutto la carne”. Il vero problema riguarda il fatto che “le nostre regole sulla regionalizzazione non vengono riconosciute da Taiwan” e parallelamente “vengono imposti in modo non giustificato dei blocchi ai nostri prodotti“. Di fronte a “diverse richieste” alla Commissione da parte dei 27 Paesi membri Ue, “Taiwan ha accettato di affrontare la cosa in modo globale”, ha voluto specificare il responsabile per il Commercio nel gabinetto von der Leyen.Rispondendo alle domande incalzanti degli eurodeputati, Dombrovskis ha annunciato che “a breve faremo il punto dei progressi ottenuti in entrambi i settori” e il Berlaymont si aspetta “maggiori contatti per porre fine a queste barriere”. Ma non tutto è un ostacolo tra Bruxelles e Taipei, come dimostrano i passi in avanti fatti nel settore digitale. “Dal 2021 abbiamo aumentato il dialogo commerciale, comprese le esportazioni a duplice uso, la ricerca e sviluppo e i semiconduttori”, ha ricordato il vicepresidente della Commissione. E proprio il settore dei semiconduttori rivestirà un ruolo cruciale nei rapporti tra l’Unione e l’isola. Dopo l’incontro dello scorso 28 aprile, “abbiamo messo a punto diverse iniziative” con il coinvolgimento di diversi direzioni generali della Commissione, con “un workstream apposito e avvieremo un dialogo sulle misure di agevolazione per lo scambio di semiconduttori“, è la promessa di Dombrovskis.L’Ue tra Cina e TaiwanDa sinistra: il vicepresidente della Commissione Europea responsabile per l’Economia, Valdis Dombrovskis, e il vice-premier della Cina, He Lifeng (credits: Pedro Pardo / Afp)Nel momento in cui i rappresentanti delle istituzioni comunitarie si riferiscono a Taiwan, è inevitabile il riferimento alla Cina. “Dobbiamo preservare lo status quo a Taiwan, che non può essere cambiato con la forza, è fondamentale per il mantenimento della pace e del commercio globale e nella regione”, ha sottolineato con forza il vicepresidente della Commissione Ue Dombrovskis, rispondendo alle domande degli eurodeputati sulla posizione nei confronti delle minacce cinesi nello Stretto di Taiwan. Solo una settimana fa la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel, hanno partecipato a Pechino al 24esimo vertice Ue-Cina in cui sono state ribadite le linee per il riorientamento dei rapporti Ue-Cina – considerato lo squilibrio commerciale con il partner/competitor – e le questioni delle tensioni in Ucraina e a Taiwan con il leader cinese, Xi Jinping, proprio come fatto a inizio aprile dalla presidente von der Leyen e il presidente francese, Emmanuel Macron.Proprio il tema del rapporto dei Ventisette con Taiwan – nel caso dell’escalation della tensione con Pechino – era stato al centro di un teso dibattito interno all’Unione in primavera. A scatenare il vespaio erano state le parole del presidente francese Macron di ritorno dal viaggio a Pechino. “La cosa peggiore sarebbe pensare che noi europei dovremmo essere dei seguaci su questo tema e adattarci al ritmo americano e a una reazione eccessiva della Cina“, era stato il commento dell’inquilino dell’Eliseo, tratteggiando la necessità di una vera autonomia strategica europea (ma non un’equidistanza tra Washington e Pechino).Nel pieno della bagarre tra i gruppi politici alla sessione plenaria dell’Eurocamera di metà aprile a Strasburgo, la presidente von der Leyen e l’alto rappresentante Borrell avevano messo in chiaro che serve unità contro la “politica di divisione e conquista” cinese e che le istituzioni europee si oppongono “fermamente” a qualsiasi cambiamento unilaterale dello status quo, “in particolare attraverso l’uso della forza”. A confermare questa posizione, in un’intervista a Le Journal du Dimanche lo stesso alto rappresentante Ue aveva esortato le marine europee a “pattugliare lo Stretto di Taiwan, per dimostrare l’impegno dell’Europa a favore della libertà di navigazione in quest’area assolutamente cruciale” per il commercio globale.

  • in

    I Ventisette lanciano la sfida alla Cina. “Riequilibrio dei rapporti” e indipendenza sulle materie prime critiche

    Bruxelles – Nessuna conclusione scritta, appena una riga sul documento conclusivo del Consiglio Ue, ma una conferenza stampa post-vertice dei leader Ue monopolizzata dalla questione del rapporto tra l’Unione Europea e la Cina, oggi e sul medio/lungo periodo. Nessuna sorpresa in realtà, perché già alla vigilia del Consiglio era nota la volontà dei 27 capi di Stato e di governo dell’Ue di volersi sganciare dalla formalità di un testo ufficiale per avere la maggiore libertà possibile di confronto sul ruolo che riveste Pechino come “partner, competitor e rivale”, come l’hanno definito fonti europee dopo la rielezione di Xi Jinping alla presidenza della Repubblica Popolare Cinese.
    Il punto nevralgico del confronto di oggi (venerdì 21 ottobre) tra i leader Ue sulla Cina ha riguardato il rapporto di dipendenza che al momento il continente europeo rischia di correre sul piano dello sviluppo delle tecnologie e dell’approvvigionamento delle materie prime critiche. “Dobbiamo ricordarci la lezione appresa con la dipendenza energetica dalla Russia”, ha avvertito la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, parlando con la stampa al termine del vertice e richiamandosi all’allarme già lanciato al Tallinn Digital Forum dello scorso 10 ottobre. Tutti i Paesi membri dell’Unione devono “diversificare le forniture materie prime, facendo affidamento su partner affidabili“, mentre è compito di Bruxelles sviluppare legislazioni e strategie comunitarie: “È per questo che abbiamo presentato l’European Chips Act e faremo lo stesso con l’Atto sulle materie prime critiche“, ha assicurato von der Leyen.
    Anche il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, si è richiamato alla strategia Ue che prevede il raddoppio della quota di mercato entro il 2030 e 43 miliardi di euro in investimenti pubblici e privati nella catena di approvvigionamento dei semiconduttori: “Il dibattito sulla Cina si è ricollegato al tema dell’indipendenza tecnologica, l’European Chips Act servirà a proiettarci nel futuro della tecnologia“. Per Bruxelles il rischio riguarda strettamente le transizioni gemelle digitale e verde, con un impatto diretto sul Green Deal Europeo: tutte le infrastrutture per le rinnovabili hanno bisogno di materie prime critiche e terre rare, e si prevede un aumento della richiesta in Europa di cinque volte entro la fine del decennio. La Cina “domina il mercato” e per la presidente della Commissione la ricetta per “non commettere gli stessi errori energetici con la Russia” è quella di “sviluppare partenariati sugli scambi di materie prime con altri partner affidabili“, dall’Africa all’America Latina e il resto dell’Asia.
    La necessità di “riequilibrare i rapporti” con la Cina passa anche dallo sviluppo di una maggiore consapevolezza dell’Unione sulle priorità nei confronti dei partner: “Dobbiamo interfacciarci con la Cina sui temi globali, a partire dal cambiamento climatico“, ha messo in chiaro il numero uno del Consiglio Michel, chiedendo ai Ventisette di “parlare in modo chiaro, il dibattito di questa mattina è voluto andare oltre l’ingenuità, utilizzando una logica di confronto sistematico” con Pechino. All’orizzonte c’è la riunione Ue-Asean del 13 dicembre a Bruxelles, in cui si confronteranno due sistemi “oggettivamente diversi, uno Stato con partito unico che si relaziona a un sistema democratico, i cui elementi centrali sono la libertà e i diritti fondamentali”, ha voluto ribadire il presidente Michel, lanciando la sfida al partner e rivale cinese.

    Le discussioni tra i leader Ue al Consiglio Europeo (non incluse nelle conclusioni scritte) si sono concentrate sul rapporto nel breve e medio periodo con quello che viene visto come un “partner, competitor e rivale”. All’orizzonte c’è il vertice con l’Asean del 13 dicembre a Bruxelles

  • in

    Singapore potrebbe diventare un partner dell’UE per espandere il commercio nella sfera digitale

    Bruxelles – Nella strategia UE per l’autonomia strategica nella sfera digitale, una parte consistente del lavoro della Commissione Europea riguarda la ricerca di parter affidabili con cui stringere accordi di collaborazione e di commercio. È per questo motivo che assume particolare importanza l’incontro di oggi (lunedì 14 febbraio) tra il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, e il ministro per le Relazioni commerciali di Singapore, S Iswaran, che ha portato a un accordo informale sull’accelerazione del progetto di partnership digitale tra l’Unione e la città-Stato del Sudest asiatico entro la fine dell’anno.
    Alla luce della recente proposta dell’esecutivo comunitario sulla strategia UE sui microchip, il commissario Breton ha portato la discussione sul piano della “potenziale cooperazione” con Singapore per quanto riguarda l’approvvigionamento nell’industria dei semiconduttori. Dopo il confronto sulle priorità dell’European Chips Act, le due parti hanno concordato di affrontare la questione all’interno di gruppi di lavoro tecnici. Cooperazione e commercio bilaterale sono stati affrontati anche su altri temi digitali, come il rafforzamento della connettività e l’interoperabilità di mercati e quadri politici. Al centro del confronto ci sono lo sviluppo di infrastrutture sicure, flussi di dati affidabili, innovazione, competenze digitali per i lavoratori, trasformazione digitale di imprese e servizi pubblici.
    Un partenariato digitale tra UE e Singapore porterebbe a un rafforzamento degli investimenti reciproci, alla costruzione di catene di approvvigionamento più solide e alla facilitazione di opportunità imprenditoriali per l’innovazione di piccole e medie imprese e start-up. Breton e Iswaran hanno sottolineato che “il partenariato digitale dovrebbe essere una struttura flessibile che va oltre il dialogo e lo scambio di informazioni”, con l’obiettivo di “fornire risultati concreti” anche sul fronte delle tecnologie emergenti come il 5G e il 6G, l’intelligenza artificiale e l’identità digitale. Con l’obiettivo di siglare un accordo politico entro il 2022, dopo l’eventuale firma si terrà ogni anno una riunione ministeriale presieduta dal commissario Breton e dal ministro Iswaran, per fare il punto sui progressi rispetto alle priorità condivise.

    Today, #Singapore’s Minister S Iswaran and I confirmed our shared ambition to build a comprehensive 🇪🇺🇸🇬#DigitalPartnership!
    Concrete benefits for people and businesses. 5G/6G, AI, data, chips & more to come.
    See our joint statement here👇https://t.co/2uFX7kvdRR pic.twitter.com/9j62yJ9YJ1
    — Thierry Breton (@ThierryBreton) February 14, 2022

    Il commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, ha concordato con il ministro del Commercio della città-Stato, S Iswaran, di rafforzare la connettività e l’interoperabilità dei mercati digitali anche sul fronte dei microchip

  • in

    Bruxelles si avvicina a Taiwan: “Non siete soli”

    Bruxelles – “L’Unione europea è qui per imparare”. Raphaël Glucksmann, a capo della delegazione del parlamento europeo in visita ufficiale a Taiwan, ha ringraziato le autorità di Taipei durante la conferenza stampa finale per l’accoglienza e ha ribadito che “la visita è stata un successo”.
    I sette membri dell’Eurocamera, tra i quali un’italiano, il leghista Marco Dreosto, erano parte di un Comitato speciale sulle interferenze estere e la disinformazione. Nel corso di tre giorni hanno avuto modo di incontrare rappresentati di spicco del mondo politico e imprenditoriale taiwanese, per culminare con un meeting con la Presidente dell’isola Tsai Ing-wen.
    La delegazione ha rassicurato, sia in conferenza stampa che nell’incontro con la Presidente, che oggi “Taiwan occupa un ruolo fondamentale nell’agenda di Bruxelles e in quella di tutti i Paesi membri”. Un viaggio per approfondire la cooperazione con quello che secondo gli ultimi pronunciamenti di Commissione e Parlamento è un “partner insostituibile”.
    Le parole di Glucksmann suonano anche come una precisa scelta di campo: “L’Europa è con Taiwan per la difesa della libertà, dello stato diritto e della dignità umana. Non siete soli”. Una sorta di “riconoscimento implicito” della sovranità e dell’indipendenza dell’isola. Inclinazione confermata anche dalle dichiarazioni che definiscono quelle della Cina nella politica taiwanese come “interferenze esterne”.
    Cambi di passo
    L’avvicinamento tra Bruxelles e Taiwan è condannato dalla Cina. In occasione della risoluzione dell’Eurocamera sul potenziamento della cooperazione con Taipei il governo cinese aveva “condannato qualsiasi tipo di approfondimento delle relazioni tra l’Europa e la regione di Taiwan”, intimando all’UE di non immischiarsi in quella che per Pechino è una questione nazionale.
    Il governo cinese era stato anche più duro nel commentare il nuovo corso dei rapporti tra Taiwan e alcuni Paesi membri UE. A fine agosto lo speaker del Senato della Repubblica Ceca, Milos Vystrcil, si era recato in visita ufficiale presso Taipei e Wang Yi, ministro degli Esteri di Pechino, aveva promesso che “avrebbe pagato un prezzo caro” per l’affronto.
    Il viaggio della delegazione UE segue altri due passi altrettanto storici nelle relazioni con l’isola ribelle. Il 28 ottobre il ministro degli Esteri di Taiwan Joseph Wu si è recato per una visita segreta a Bruxelles per discutere gli sviluppi della regione. Negli stessi giorni veniva annunciata una visita diplomatica di alto livello di una delegazione taiwanese in tre Paesi europei: Repubblica Ceca, Lituania e Slovacchia. Questi viaggi diplomatici sono in genere molto rari, considerato che nessuno degli Stati in questione riconosce oggi Taiwan come Paese sovrano e tutti adottano la “One-China policy” – tradotto: le relazioni diplomatiche ufficiali sono solo con Pechino, ma con Taiwan abbiamo comunque buoni rapporti (se non ottimi, come nel caso degli USA).
    Dove vanno le relazioni tra Taiwan e l’UE
    Sono due gli elementi che contribuiscono a spiegare questa nuova fase delle relazioni UE-Taiwan. Il primo, “segreto”, sono le pressioni informali degli USA per ridurre al minimo i rapporti con la Cina. Il secondo, esplicitato in più occasioni, sono i semiconduttori. Stringendo con Taiwan l’UE intende accedere a un canale privilegiato per assicurarsi i preziosi microchip – passaggio evidenziato anche nella Strategia della Commissione per l’Indo Pacifico.
    Kung Ming-hsin, capo della delegazione taiwanese in Europa orientale, ha confermato che “tutti i Paesi che ho visitato hanno espresso il loro interesse nei semiconduttori e hanno chiesto di cooperare con Taiwan”. Interesse che anche i “grandi” europei come Francia e Germania avevano già confermato in altre occasioni – e giustificato dal fatto che sul territorio di Taipei si trova il 70 per cento delle fonderie globali di microchip.
    In cambio delle concessioni in questo campo così delicato, l’isola vuole qualcosa, come ha fatto intendere ancora Kung Ming-hsin: ” Il Parlamento europeo parla di un accordo bilaterale sugli investimenti tra Taiwan e l’UE da molto, molto tempo. La proposta è stata lanciata molte, molte volte”.
    Un accordo simile, insieme ai benefici economici, rappresenterebbe un gesto molto forte dal punto di vista della narrativa e del riconoscimento internazionale , specie se si considera che l’accordo analogo con la Cina (CAI) è stato di fatto stracciato. Di fatto, Taiwan avanza la carta della cooperazione economica per ottenere legittimazione sulla scena globale.
    Un tema che potrebbe addirittura mettere d’accordo le ali opposte dell’Eurocamera. Per Dreosto (ID), ad esempio, l’Europa deve scegliere senza indugio di “schierarsi da lato degli alleati degli Americani (i Taiwanesi) in difesa della libertà”. Dichiarazioni che non stridono (per una volta) con quelle della collega Markéta Gregorová (Verdi), anche lei presente in questi giorni a Taiwan: “Dico apertamente che è tempo di iniziare a parlare di una One-Taiwan policy (rispetto all’attuale One-China policy) e spero che questo sia il primo incontro di tanti”.

    Secondo una delegazione del Parlamento UE a Taipei c’è forse la “più viva democrazia dell’Asia”. Ma è anche vero che nell’Isola c’è il 70 per cento delle fonderie globali dei microchip di cui l’Unione ha disparatamente bisogno

  • in

    Il Parlamento UE vuol stringere le relazioni con Taiwan “per affrontare le crescenti tensioni con la Cina”

    Bruxelles – Si cerca un nuovo impegno nelle relazioni tra l’UE e Taiwan, per affrontare la “continua belligeranza militare della Cina”. Con 580 voti a favore, 26 contrari e 66 astenuti il Parlamento Europeo ha approvato la relazione che chiede di stringere i rapporti diplomatici con Taipei, in linea con la necessità di una politica rivista sulle relazioni con la Cina (la “One China Policy” dell’UE).
    Si tratta della prima relazione dell’Eurocamera sulle relazioni UE-Taiwan, come ha sottolineato il relatore Charlie Weimers (ECR). “Dimostra che l’Unione è pronta a migliorare le sue relazioni con il nostro partner chiave”, ha aggiunto l’eurodeputato svedese, richiamando la Commissione Europea a “perseguire un partenariato globale rafforzato” con l’isola. I tempi sono stretti: il Parlamento si aspetta “entro la fine del 2021” una valutazione d’impatto, una consultazione pubblica e una procedura di delimitazione del campo d’indagine (definita scoping) su un Accordo di investimento bilaterale con le autorità taiwanesi. Tutto questo “in preparazione dei negoziati per approfondire i nostri legami economici“, ha spiegato Weimers nel corso del dibattito in Aula di martedì (19 ottobre). Di qui la proposta di cambiare il nome dell’Ufficio europeo per l’economia e il commercio a Taiwan in Ufficio dell’UE a Taiwan, “per riflettere l’ampia portata dei legami” tra Bruxelles e Taipei.
    Il relatore Charlie Weimers (ECR)
    Dalla stragrande maggioranza degli eurodeputati è stato chiesto un maggiore impegno su questioni relative al multilateralismo e all’Organizzazione Mondiale del Commercio, sul piano della salute pubblica, della tecnologia (come il 5G) e della cooperazione per l’approvvigionamento di semiconduttori (su cui la Commissione sta cercando di tessere una rete globale, dagli Stati Uniti alla Corea del Sud). Ma non solo. Il testo definisce Taiwan “un partner-chiave dell’Unione e un alleato democratico nell’Indo-Pacifico“, che “contribuisce a mantenere un ordine basato sulle regole nel mezzo di una rivalità crescente tra i principali attori geopolitici della regione”.
    Il riferimento è alla Repubblica Popolare Cinese. Nel rapporto viene espressa “grave preoccupazione” per tutta una serie di azioni messe in atto da Pachino a livello militare nello Stretto di Formosa (che separa l’isola dalla Cina), comprese “le esercitazioni di assalto, le violazioni dello spazio aereo e le campagne di disinformazione”. Da Bruxelles ci si aspetta “di più per affrontare queste tensioni, per proteggere la democrazia di Taiwan e lo status dell’isola come importante partner dell’UE”, si legge nel testo. Qualsiasi cambiamento nelle relazioni tra i due Paesi “non deve essere né unilaterale né contro la volontà dei cittadini taiwanesi”, hanno insistito gli eurodeputati, che hanno infine ricordato la “connessione diretta tra la prosperità europea e la sicurezza asiatica“. Soprattutto “se il conflitto dovesse espandersi oltre le questioni economiche”.
    Esulta Anna Bonfrisco, eurodeputata in quota Lega e membro della commissione Affari esteri (AFET) del Parlamento UE, per il voto: “Siamo al fianco di Taiwan, che vuole rimanere libero, sovrano e indipendente, coltivando una diplomazia di pace proattiva soprattutto verso la Cina, anche quando questo Stato militarista e autoritario mostra solo di voler intimidire”.

    Approvata la prima relazione dell’Eurocamera sui rapporti tra Bruxelles e Taipei: “Partner-chiave e alleato democratico nell’Indo-Pacifico”. Ma gli eurodeputati sono preoccupati per la “continua belligeranza militare” di Pechino

  • in

    L’UE è pronta a cooperare con la Corea del Sud su semiconduttori e trasferimento dei dati personali

    Bruxelles – Se la questione della carenza dei semiconduttori è stato uno dei temi cruciali della riunione inaugurale del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC) di Pittsburgh, la partita della catena di approvvigionamento dei microchip per Bruxelles si gioca anche dall’altra parte del mondo: in Corea del Sud.
    Il commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, in questi giorni è in visita a Seul, dove sta tenendo colloqui con i ministri del governo coreano sulle prospettive di cooperazione tecnologica e digitale tra l’Unione Europea e il partner orientale. Nel corso del confronto con la ministra della Scienza, Lim Hyesook, è stato affrontato il tema della ricerca comune sul fronte delle “tecnologie critiche”, come l’intelligenza artificiale, lo sviluppo del 6G, l’Open RAN (creazione di reti aperte e indipendenti dallo stretto legame) e i computer quantistici.
    Ma sono i microchip il vero nodo cruciale. “L’epicentro della geopolitica dei semiconduttori è qui, in Asia“, ha commentato su Twitter dopo un colloquio con il ministro del Commercio, l’industria e l’energia, Moon Sung-wook, ricordando il focus sulla “resilienza della nostra filiera di microchip e sulla ricerca”. Concetto ribadito anche durante la visita al campus della Samsung a Pyeongtaek, la più grande fabbrica di semiconduttori a 5 nanometri al mondo: “Con l’imminente Atto europeo dei microchip, assicureremo la nostra catena di approvvigionamento con alleanze di fiducia in tutto il mondo”, ha confermato Breton.

    Impressive visit to @Samsung Pyeongtaek Campus 🇰🇷
    The largest 5 nanometers #semiconductors factory in the world 🔬
    With the upcoming 🇪🇺 EU Chips Act, we will secure our supply chain in partnership with #trusted players across the globe.#TechAndChipsTour pic.twitter.com/UA3HxOqgY8
    — Thierry Breton (@ThierryBreton) September 30, 2021

    Che si tratta di una settimana cruciale per le relazioni tra l’UE e la Corea del Sud sul fronte della tecnologia l’ha confermato anche il parere del Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), che ha sancito il “sostanziale allineamento” tra le politiche di protezione dei dati personali tra i due partner. In questo modo è stato possibile per l’EDPB dare un parere positivo alla decisione di adeguatezza sul trasferimento dei dati tra Bruxelles e Seul.
    “Questa decisione di adeguatezza è di fondamentale importanza, in quanto coprirà i trasferimenti sia nel settore pubblico sia in quello privato”, ha spiegato la presidente del Comitato europeo, Andrea Jelinek. “Un alto livello di protezione dei dati è essenziale per sostenere i nostri legami di lunga data con la Corea del Sud e per salvaguardare i diritti e le libertà degli individui“, ha aggiunto la presidente, ribadendo che “gli aspetti fondamentali del quadro coreano di protezione dei dati sono essenzialmente equivalenti” a quelli del Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR) dell’Unione Europea.
    Secondo l’EDBP, l’allineamento coinvolge i concetti di protezione dei dati (informazioni personali, trattamento e persone interessate), i motivi di trattamento legittimo, la limitazione delle finalità di uso, la conservazione dei dati, la sicurezza la trasparenza. Rimane però necessario continuare a “monitorare attentamente la situazione” e la Commissione Europea è stata invitata a  “fornire ulteriori informazioni” sui requisiti sostanziali e procedurali (come l’onere della prova) in caso di ricorso all’autorità per la protezione dei dati coreana.

    Visita a Seul del commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, per rinsaldare il legame sul fronte digitale. Intanto il Comitato europeo per la protezione dei dati da l’ok alla decisione di adeguatezza sulla privacy

  • in

    La Francia prova a frenare il Consiglio commercio e tecnologia UE-USA

    Bruxelles – È il giorno dell’inaugurazione del Consiglio per il commercio e la tecnologia UE-Stati Uniti (TCC) a Pittsburgh, in Pennsylvania. Ma c’è un Paese in Europa che non sta festeggiando: la Francia, che anzi sta cercando di frenare quanto più possibile le prospettive di lungo respiro dell’organismo, progettato per coordinare la cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico nell’ambito tecnologico e digitale.
    Alla base di questa posizione – in contrasto con gli altri 26 Stati membri UE – ci sono le frizioni di Parigi con le istituzioni europee, che non si sarebbero spese abbastanza per difendere gli interessi francesi (e di conseguenza europei) nella disputa sui sottomarini. L’accordo tra Gran Bretagna, Australia e Stati Uniti, noto come AUKUS, è stato sì causa di tentennamenti da parte della Commissione Europea sulla possibilità di rinviare la prima riunione del TCC, ma alla fine l’esecutivo comunitario ha stabilito che il nuovo sodalizio internazionale non ha ripercussioni così pesanti su Bruxelles da poter mettere in discussione il partenariato con Washington.
    Secondo quanto riportato da alcune fonti di Bruxelles a Reuters, il governo di Parigi voleva eliminare dalla dichiarazione congiunta il riferimento a un secondo incontro del TCC nella primavera del 2022, ma anche la proposta di un’alleanza sulla catena di approvvigionamento di semiconduttori, in cui UE e Stati Uniti si definiscono “reciprocamente dipendenti”. L’approccio francese spingerebbe verso una maggiore cautela nelle relazioni europee con Washington, con il rapporto di fiducia tra le due sponde dell’Atlantico che dovrebbe essere ricostruito su nuove basi.
    In attesa della dichiarazione congiunta (fonti dell’esecutivo comunitario hanno confermato che non è prevista una conferenza stampa), il tema più caldo sul tavolo oggi riguarda proprio la carenza di microchip e l’approvvigionamento sul medio termine. I funzionari della Commissione hanno fatto sapere che Washington e Bruxelles si confronteranno per unire le forze e “parlare insieme” con i produttori e i partner globali. Altre questioni di principale interesse sono lo sviluppo e i limiti da porre all’uso dell’intelligenza artificiale e la concorrenza ed esportazione di nuove tecnologie.
    Per l’Unione Europea, a co-presiedere alla riunione inaugurale del Consiglio per il commercio e la tecnologia saranno i vicepresidenti esecutivi della Commissione UE Margrethe Vestager (per il Digitale) e Valdis Dombrovskis (per l’Economia). Le controparti statunitensi saranno il segretario di Stato, Antony Blinken, la segretaria per il Commercio, Gina Raimondo, e la rappresentante per il Commercio, Katherine Tai.

    Secondo quanto riportano le fonti di Bruxelles, dopo la disputa sui sottomarini il governo di Parigi ha provato a modificare la dichiarazione congiunta che sarà pubblicata al termine della riunione inaugurale del TCC a Pittsburgh

  • in

    Carburante, cibo e costruzioni: la crisi di approvvigionamenti del Regno Unito nel dopo Brexit

    Bruxelles – La BP plc, società britannica leader del settore energetico, ha annunciato la chiusura temporanea di più di un terzo dei suoi punti di distribuzione di benzina per esaurimento delle scorte. A partire da domenica, milioni di cittadini del Regno Unito si sono recati a fare scorte di carburante in seguito all’annuncio del governo della sospensione delle leggi sulla competitività del mercato, temendo un rapido aumento dei prezzi.
    Ma il carburante non è l’unico cruccio del governo britannico. Molti supermercati rischiano di rimanere sprovvisti di prodotti caseari e carne. Anche le materie del settore edilizio scarseggiano, a partire da legname e cemento. A completare il quadro le prospettive di un Natale senza giocattoli. Una tempesta perfetta dovuta alla congiuntura di elementi nazionali e globali.
    Nel Regno Unito non è finito il carburante, ma chi lo trasporta
    Come ribadito dal primo ministro Boris Johnson, la crisi del carburante ha poco a che vedere con l’esaurimento delle riserve nazionali. Il problema è il trasporto dalle raffinerie ai siti di distribuzione. La crisi, quella vera, è quella del trasporto su gomma.
    L’entrata in vigore di Brexit, dunque l’uscita del Regno Unito dal mercato unico europeo, ha complicato enormemente (e reso più costose) le procedure doganali per i guidatori di camion. Al contempo molti dei camionisti residenti nel Paese sono stati costretti a trasferirsi in altri Paesi, o lo hanno scelto perché attratti da migliori prospettive economiche.
    A spingere i lavoratori del trasporto fuori dall’Isola britannica è stato anche il COVID. Molti di quelli con cittadinanza straniera sono tornati in patria durante i primi tempi della pandemia, spesso senza tornare. Le procedure di quarantena e l’isolamento in seguito a contatti con positivi hanno fatto il resto – problemi che si riscontrano anche in altri Stati europei. Si stima che oggi il settore sia sotto organico di almeno 100.000 lavoratori.
    Il governo Johnson ha proposto di utilizzare l’esercito per sopperire alla mancanza di mano d’opera. Al momento i militari sono in stato di allerta, ma non sono ancora stati impiegati. Contemporaneamente è stata avviata la procedura per la facilitazione dei visti di lavoro per i guidatori di camion. Specie la seconda misura è stata criticata perché sottodimensionata: Londra vuole concedere appena 5000 visti (temporanei), il cinque per cento della richiesta effettiva.
    Un Natale senza latte e carne?
    Le crisi del trasporto ha colpito anche l’approvvigionamento alimentare. Anche in questo caso i prodotti più colpiti – latticini e carne – non si stanno esaurendo, ma manca il tramite che li porti dal produttore ai luoghi di acquisto, oltre che la forza lavoro. Sia il settore caseario che dell’allevamento del Regno impiegano tradizionalmente mano d’opera immigrata.
    Le peculiarità dei prodotti in questione complicano la crisi. I derivati del latte devono essere consumati in breve tempo per evitare che vadano a male. Discorso simile, anche se meno drastico, vale per la carne. La paura di trovarsi senza cibo per le feste natalizia potrebbe dare il via ad acquisti compulsivi da parte dei consumatori, che esaurirebbero le scorte dei supermercati in ancora meno tempo.
    Nel Regno Unito non manca solo il carburante: la crisi di giocattoli, macchine e edilizia
    A pesare sugli altri prodotti che rischiano lo “shortage” è soprattutto il contraccolpo della pandemia. Il settore dei microchip soffre da inizio 2020 di scarsità cronica di materia prima, difficoltà di esportazione e tensioni geopolitiche trai principali attori del settore.
    La scarsità dei wafer di silicio, insieme alla spinta alla digitalizzazione, ha portato i produttori a investire nel settore elettronico, lasciando a secco i produttori di macchine. Il rischio è di un circolo vizioso: il mercato dell’auto si indebolisce e per i produttori di microchip diventa sempre meno conveniente fare da fornitori per l’automotive. Nel Regno Unito sono già iniziate a diminuire le nuove vetture messe in vendita, con conseguente aumento dei prezzi delle auto di seconda mano.
    Anche il comparto dei giocattoli sconta la crisi del trasporto globale. In questo caso sono le spedizioni via mare a essere determinanti per rifornire il Regno Unito dei giochi per bambini – circa il 70% della produzione proviene dalla Cina e dal sud est asiatico. Oggi in Asia mancano container e le procedure sanitarie aumentano enormemente i tempi morti delle navi prima dell’ingresso nei porti. Il risultato è che i costi di spedizione sono aumentati fino a dieci volte.
    Non si salvano i materiali dell’industria edilizia. La crisi delle catene di approvvigionamento e l’uscita dal mercato unico hanno determinato un aumento dei prezzi ancora maggiore che nel resto del Continente. I prezzi delle costruzioni sono saliti di circa il 20% e il razionamento dei materiali ha portato a ritardi sull’arrivo delle commesse nell’ordine di 5-6 mesi.

    L’uscita del Regno Unito dal mercato unico europeo ha complicato enormemente (e reso più costose) le procedure doganali per i guidatori di camion, e tanti se ne sono andati per via del COVID