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    Via libera al quinto pacchetto di sanzioni all’Iran. Borrell richiama Teheran all’impegno sul nucleare

    Bruxelles – Il cerchio sui responsabili della repressione delle proteste in Iran si stringe, ma l’Ue non centra ancora il bersaglio richiesto a gran voce nelle ultime settimane. Oggi (20 febbraio) i ministri degli Esteri dei 27 Paesi Ue hanno aggiunto alla lista delle sanzioni contro Teheran altre 32 persone e 2 entità, ritenute “responsabili di gravi violazioni dei diritti umani”. Decisione presa mentre fuori dall’Europa Building, sede del Consiglio europeo a Bruxelles, migliaia di manifestanti chiedevano a gran voce ai leader di fare un passo in più: inserire finalmente il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) nell’elenco Ue delle organizzazioni terroristiche.
    Con il quinto pacchetto di sanzioni approvato oggi, le misure restrittive si applicano ora a 196 persone e 33 entità. Colpiti anche il ministro della Cultura e dell’Orientamento islamico, Mohammad Esmaeili, e il ministro dell’Istruzione, Yousef Nouri, oltre al vice comandante e al portavoce dei Pasdaran, membri del parlamento di Teheran, diversi procuratori dei Tribunali rivoluzionari, magistrati, guardie carcerarie e direttori degli istituti penitenziari. Per tutti i sanzionati è stato disposto il congelamento dei beni, i divieti di ingresso in Ue e di ricevere fondi o risorse economiche dal territorio comunitario. Inoltre, sarà impedita loro l’esportazione di apparecchiature che potrebbero essere utilizzate per la repressione interna e di apparecchiature per il monitoraggio delle telecomunicazioni.
    Protest supporting Iranian resistance movement in Brussels on February 20, 2023. (Photo by Kenzo TRIBOUILLARD / AFP)
    “Le sanzioni non sono solo necessarie, sono inevitabili”, ha dichiarato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Sanzioni che non stanno producendo alcun effetto sulla condotta del regime, che secondo il bollettino del mese scorso di Iran Human Rights sarebbe responsabile della morte di almeno 481 manifestanti. “Non sono sufficienti, ma hanno una valenza politica e pratica”, ha commentato Borrell. C’è chi chiede di più: l’ha fatto il Parlamento europeo, oggi l’hanno ribadito almeno 6 mila persone per le strade di Bruxelles. “Siamo qui oggi per farci sentire dai ministri degli Esteri: il Parlamento europeo ha già deciso che le Irgc devono essere inserite nella lista europea dei terroristi, ora è tempo per il Consiglio europeo di agire”, ha gridato ai manifestanti l’eurodeputata svedese di origini irachene Abir Al-Sahlani, che assieme ad altri parlamentari europei e belgi ha sostenuto la marcia di protesta della diaspora iraniana a Bruxelles. La richiesta dell’Eurocamera, approvata all’emiciclo di Strasburgo lo scorso 18 gennaio, per il momento è caduta nel vuoto, un po’ per ostacoli di natura giuridica, un po’ per il timore che una scelta così radicale possa compromettere definitivamente i rapporti con la Repubblica Islamica e di conseguenza tutti i dossier che la riguardano.
    Uno su tutti, il negoziato per l’accordo sul nucleare iraniano (Jcpoa), che non gode sicuramente di ottima salute: secondo il Wall Street Journal, Teheran starebbe producendo uranio arricchito con una purezza dell’84 per cento, considerato “quasi di livello militare”. Nonostante l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aeia), che dovrà rispondere alla richiesta di indagini formulata dall’Ue entro questa settimana, non abbia ancora confermato le indiscrezioni, il capo della diplomazia europea ha telefonato al ministro degli Esteri del regime di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, chiedendogli di rispettare gli impegni sul programma nucleare, viste le “notizie preoccupanti sull’arricchimento dell’uranio iraniano”.
    A destare preoccupazione è anche la detenzione di cittadini europei nelle carceri iraniane: in Belgio tiene banco la vicenda di Olivier Vandecasteele, operatore umanitario arrestato nel febbraio 2022 e condannato a 40 anni di carcere per spionaggio contro la Repubblica islamica, ma non è l’unico caso. Benjamin Briére, viaggiatore e blogger francese detenuto da oltre due anni e in sciopero della fame dallo scorso 28 gennaio, Ahmadreza Djalali, medico e docente iraniano naturalizzato svedese, accusato di spionaggio per conto di Israele nel 2016 e condannato a morte, e altri ancora. Borrell si è detto “preoccupato per il crescente numero di cittadini dell’Ue attualmente detenuti in Iran per motivi pretestuosi”, in condizioni “degradanti senza alcuna possibilità di un giusto processo”. Per il momento, oltre all’esplicito “invito a rispettare gli obblighi internazionali” ai mullah iraniani, Borrell non può fare altro che consigliare caldamente ai cittadini europei, “a causa del grave rischio per la loro sicurezza personale”, di non mettere piede in Iran.

    Thank you @AbirAlsahlani ✌️✌️✌️#IRGCterrorists‌ #WomanLifeFreedom #MahsaAmini‌ #مهسا_امينی‌ https://t.co/nIeKTVw1Rb
    — Nasser (@Nasser83174478) February 20, 2023

    Aggiunte 32 persone e 2 entità, tra cui due ministri, alla lista dei responsabili della repressione delle proteste, mentre per le strade di Bruxelles migliaia di persone chiedono l’inserimento delle Guardie della rivoluzione nell’elenco europeo dei terroristi

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    Von der Leyen promette a Zelensky il 10° pacchetto di sanzioni prima del 24 febbraio. Presto nuovi stop all’export russo per 10 miliardi

    Bruxelles – Dieci pacchetti di sanzioni contro la Russia per dodici mesi di guerra. Ursula von Leyen approfitta del viaggio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky a Bruxelles per confermare che la Commissione Ue proporrà il decimo pacchetto di sanzioni contro la Russia per l’invasione dell’Ucraina. In conferenza stampa dopo l’intervento di Zelensky al Consiglio europeo straordinario, la presidente della Commissione europea ha confermato che presenterà a breve il decimo pacchetto di sanzioni contro il Cremlino, prima della data simbolica del 24 febbraio quando ricorrerà il primo anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina.
    Von der Leyen ha anticipato alcuni degli elementi di novità che saranno incluse nel pacchetto di sanzioni. Leader politici e militari saranno aggiunti alla lista nera dell’Ue a cui congelare i beni e impedire i viaggi in Ue. Come aveva già anticipato nel suo viaggio a Kiev della scorsa settimana, il nuovo pacchetto di misure restrittive prenderà di mira la macchina di propaganda di Putin. “Le loro bugie stanno avvelenando lo spazio pubblico in Russia e all’estero”. Secondo le parole di von der Leyen il pacchetto includerà anche ulteriori divieti di esportazione per un valore di 10 miliardi di euro, ha detto

    Russia must pay for the destruction caused and blood spilt.
    Our 10th package of sanctions will further weaken Russia’s war machine.
    And we have the will to hold Russia accountable for its crimes, including the crime of aggression. pic.twitter.com/6rPcZFFPsO
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) February 9, 2023

    In secondo luogo, il pacchetto includerà ulteriori divieti di esportazione per un valore superiore a 10 miliardi di euro. Questo “affamerà ulteriormente la macchina militare russa e continuerà a scuotere le fondamenta della sua economia”, ha spiegato von der Leyen, da cui è arrivata la promessa di lavorare insieme alla comunità internazionale per dare vita a un tribunale speciale per i crimini della guerra in Ucraina. Riuniti a al Vertice straordinario i capi di stato e governo hanno riaffermato nelle conclusioni adottate nella notte che l’Unione europea manterrà e cercherà di aumentare ulteriormente, in consultazione con i partner internazionali, la pressione collettiva sulla Russia affinché ponga fine alla sua guerra di aggressione” nei confronti dell’Ucraina. Nel capitolo relativo all’Ucraina i leader Ue hanno ricordato che “per aumentare ulteriormente il costo che la Russia deve sostenere per la sua guerra di aggressione, è stato adottato un tetto ai prezzi dei prodotti petroliferi” di Mosca, ma l’Unione Europea “è pronta a continuare a rafforzare le sue misure restrittive in stretto coordinamento e in cooperazione con i partner globali” e “saranno rafforzate le misure antielusione” al regime di sanzioni in vigore.

    Prenderà di mira la propaganda del Cremlino e ci saranno nuovi divieti all’esportazione. La data simbolica del 24 febbraio quando ricorrerà il primo anniversario dell’aggressione russa

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    L’Iran sanziona 34 individui e entità: 6 sono eurodeputati, tra loro la leghista Bonfrisco

    Bruxelles – Non si è fatta attendere la risposta di Teheran al quarto pacchetto di sanzioni Ue, promulgato appena due giorni fa (23 gennaio) da ministri degli Esteri dei 27. La Repubblica Islamica, così come già successo lo scorso novembre, ha immediatamente reagito, azionando misure restrittive per 34 individui e entità europee e del Regno Unito. Ancora una volta, le sanzioni colpiscono direttamente il Parlamento Ue: 6 gli eurodeputati all’indice, tra cui la leghista Anna Cinzia Bonfrisco.
    Con lei i socialdemocratici Thijs Reuten e Dietmar Köster, il membro del Partito Popolare europeo Lukas Mandl (ppe), Abir Al-Sahlani e Bart Groothuis del gruppo Renew, colpevoli di “sostegno al terrorismo e incoraggiamento alla violenza contro il popolo iraniano”. È il ministro degli Esteri di Teheran, Hossein Amir-Abdollahian, a chiarire che gli individui e le entità sanzionate hanno “interferito negli affari interni della Repubblica islamica dell’Iran e diffuso false informazioni” sul regime, oltre ad “aver partecipato all’escalation di crudeli sanzioni contro il popolo iraniano”. Per tutti loro sono previsti “il blocco dei conti e delle transazioni nei sistemi finanziari e bancari iraniani, il sequestro dei beni all’interno della giurisdizione della Repubblica islamica dell’Iran, nonché il divieto di rilascio dei visti e di ingresso nel territorio della Repubblica islamica”, si legge nella nota pubblicata dal Ministero degli Esteri di Teheran.
    Anna Bonfrisco
    Anna Bonfrisco è la seconda italiana a essere oggetto di sanzioni dal regime di Teheran dopo la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno. La ragione del suo inserimento nella lista potrebbe risiedere nel fatto che proprio Bonfrisco è stata la prima firmataria di una lettera inviata a novembre all’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, per chiedere l’esclusione dell’Iran dalla Commissione sulle condizioni della donne delle Nazioni Unite. “L’espulsione di Teheran dalla Commissione Onu è stata una prima conquista, ora c’è bisogno di inserire i Guardiani della Rivoluzione nella black list europea dei terroristi”, ha dichiarato Bonfrisco dopo aver appreso la notizia della sua condizione. Una condizione che “dedica alle donne della resistenza iraniana, che hanno fatto conoscere la follia e le atrocità del regime dei mullah”.
    Anche la presidente dei socialdemocratici, Iratxe Garcia-Perez, ha commentato le misure restrittive a carico di due membri del gruppo: “Questa decisione sconsiderata non ci intimidisce. Le sanzioni rafforzano il nostro impegno e la nostra convinzione di opporci alla spietata repressione contro donne, uomini e giovani che si oppongono alla brutalità del regime in Iran”. Secondo Garcia-Perez, il pacchetto di sanzioni approvato in settimana dal Consiglio Affari Esteri non basta: “Come ulteriore passo necessario, esortiamo ora gli Stati membri a designare il Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche (Irgc) come organizzazione terroristica”, ha concluso la capogruppo S&d.

    Teheran risponde alle sanzioni decise dal Consiglio Affari Esteri Ue appena due giorni fa, imponendo misure restrittive a individui e entità “colpevoli di sostegno al terrorismo e violenza contro il popolo iraniano”. L’eurodeputata leghista risponde: “dedico questa condizione alle donne della resistenza in Iran”

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    Iran, avanti con le sanzioni. L’Ue rinuncia a inserire i Guardiani della Rivoluzione islamica nelle organizzazioni terroristiche

    Bruxelles – Non cambia la strategia dei leader Ue sull’Iran: accantonate le richieste del Parlamento europeo di riconoscere il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (Irgc) come organizzazione terroristica e di imporre sanzioni contro la Guida Suprema Ali Khamenei e il presidente Ebrahim Raisi, i ministri degli Esteri dei 27 hanno deciso oggi (23 gennaio) di aggiungere alla lista delle persone oggetto di misure restrittive 37 membri e entità legati al regime teocratico, elenco che ora conta 173 individui e 31 unità.
    “Il quarto pacchetto di sanzioni adottato oggi è un chiaro messaggio che non rimarremo con le mani in mano davanti alle violazioni dei diritti umani in Iran”, ha commentato su Twitter il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Questa volta, in continuità con il precedente pacchetto di sanzioni del 12 dicembre, a essere presa di mira dalle sanzioni Ue è soprattutto la rete di forze dell’ordine responsabile della repressione delle proteste. Tra i 18 individui sanzionati, oltre al ministro dello Sport e della Gioventù di Teheran, figurano diversi governatori delle province del Paese, comandanti dell’Irgc e delle forze dell’ordine (Lef), membri dell’Assemblea islamica e dirigenti dell’Irib, l’emittente televisiva del regime. Le 19 entità colpite dalle misure restrittive sono per la maggior parte i corpi regionali e le basi operative dell’Irgc, a cui si aggiunge il corpo delle Forze speciali di polizia iraniane. Per tutti loro è previsto il congelamento dei beni, il divieto di viaggio nell’Ue e l’impossibilità di ricevere fondi o risorse economiche provenienti dal territorio comunitario.
    Manifestanti in supporto al National Council of Resistance of Iran, 23/01/23
    Davanti alla sede del Consiglio europeo, dove era in corso il vertice, si erano radunati già in mattinata qualche centinaia di manifestanti iraniani, sostenitori del National Council of Resistance of Iran (Ncri), uno dei principali movimenti di opposizione al regime dei mullah. “L’Ncri e la sua leader, Maryam Rajavi, chiedono di riconoscere i Guardiani della Rivoluzione come organizzazione terroristica da decenni”, ha dichiarato Ali Bagheri, ricercatore iraniano a Bruxelles a capo del presidio. “Ora che il Parlamento europeo ha votato per l’inserimento nella lista, crediamo che sia anche la volontà di 450 milioni di cittadini europei”.
    L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha spiegato che per inserire i Guardiani della Rivoluzione nella lista europea delle organizzazioni terroristiche manca una fondamentale base giuridica: “È una decisione che non può essere presa senza avere prima la sentenza di un tribunale, c’è bisogno che la Corte di uno Stato membro emetta una condanna concreta, dopo di ché si può lavorare a livello europeo”. Esiste anche un secondo problema, di natura politica: l’iscrizione dei Guardiani della rivoluzione nell’elenco delle organizzazioni terroristiche potrebbe compromettere definitivamente tutti i dossier in corso con Teheran. Due su tutti, l’accordo sul nucleare iraniano e le trattative per la liberazione di alcuni cittadini europei presi in ostaggio dalla Repubblica islamica.
    Nel fine settimana infatti Borrell ha avuto una discussione al telefono con il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, che avrebbe minacciato “il ritiro di Teheran dal Trattato di non proliferazione (Tnp) o l’espulsione degli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aeia)”.  Riferendosi alle richieste dell’eurocamera, il ministro avrebbe affermato che “il Parlamento europeo si è sparato sui piedi”, aggiungendo che il parlamento iraniano sta discutendo un piano per designare “elementi degli eserciti degli Stati europei come terroristi”.
    Manifestazione per la liberazione di Oliver Vandecasteele a Bruxelles, 22/01/23 (Photo by Kenzo TRIBOUILLARD / AFP)
    Per quanto riguarda i cittadini europei detenuti nelle prigioni iraniane, la ministra degli Esteri francese, Catherine Colonna, ha suggerito che sia arrivato “il tempo che, come europei, riflettiamo su come rispondere alla politica degli ostaggi di Stato praticata dall’Iran”. A tenere banco a Bruxelles è soprattutto il caso di Olivier Vandecasteele, operatore umanitario arrestato nel febbraio 2022 e condannato a 40 di carcere per spionaggio contro la Repubblica islamica. La ministra degli Esteri belga, Hadja Lahbib, in mattinata ha dichiarato: “Siamo d’accordo con le nuove misure restrittive contro l’Iran, la situazione è totalmente inaccettabile, dobbiamo ottenere la liberazione dei nostri concittadini ingiustamente imprigionati in Iran”. 

    I ministri degli Esteri Ue hanno aggiunto 18 individui e 19 entità all’elenco delle sanzioni all’Iran, colpiti diversi organi delle forze dell’ordine responsabili della repressione. Ma per riconoscere le Irgc come terroristi serve una sentenza di un tribunale nazionale

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    Iran, bilaterale tra Borrell e il ministro degli esteri di Teheran a causa del “deterioramento dei rapporti” con l’Ue

    Bruxelles – Un incontro vis à vis, dopo i ripetuti colloqui telefonici delle ultime settimane. L’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il Ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, hanno sfruttato la seconda conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato per discutere in un bilaterale le forti divergenze che allontanano sempre di più Bruxelles e Teheran. La brutale repressione delle proteste interne messa in atto dal regime dell’ayatollah Khamenei, la vendita di droni militari alla Russia, la trattativa decennale sul nucleare iraniano: questi i temi sollevati da Borrell a margine del summit regionale, che si è tenuto oggi (20 dicembre) nella capitale del regno di Giordania, Amman.

    Necessary meeting w Iranian FM @Amirabdolahian in Jordan amidst deteriorating Iran-EU relations Stressed need to immediately stop military support to Russia and internal repression in IranAgreed we must keep communication open and restore #JCPOA on basis of Vienna negotiations
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) December 20, 2022

    Un faccia a faccia “reso necessario a causa del deterioramento delle relazioni Ue-Iran“, ha dichiarato in un tweet il capo della diplomazia europea: negli ultimi mesi la Repubblica islamica e le istituzioni europee si sono sfidate a colpi di sanzioni, in un’escalation che ha toccato il punto più alto con la decisione, presa lo scorso 23 novembre dalla presidente del Parlamento Ue, Roberta Metsola, di interrompere qualsiasi contatto tra gli europarlamentari e i loro omologhi di Teheran.
    Come ha ribadito il portavoce della Commissione europea responsabile per gli Affari esteri, Peter Stano, l’Iran “è entrato nell’agenda degli ultimi tre vertici dei 27 ministri degli Esteri Ue”, dato significativo per capire i venti che soffiano a Bruxelles sul dossier iraniano. Nell’ultimo Consiglio Affari esteri Ue, il 12 dicembre, i 27 Paesi membri hanno deciso di aggiungere alle misure restrittive anche gli alti gradi dei Pasdaran, le guardie della Rivoluzione islamica, e l’emittente televisiva statale del regime, l’Irib: ora nella lista nera di Bruxelles figurano ben 155 individui e 12 entità, soggetti al congelamento dei beni e al divieto di viaggio in territorio Ue.
    Peter Stano ha assicurato che “in ogni meeting con i partner l’Ue si prende tutto il tempo necessario per veicolare i propri messaggi”: sempre su twitter, Borrell ha reso noto di aver insistito affinché Teheran metta fine immediatamente al supporto militare al Cremlino e alla brutale repressione interna, che, secondo l’ultimo bollettino dell’ong Iran Human Rights, ha già provocato 469 vittime, tra cui 63 minori e 32 donne.
    Le trattative sul nucleare iraniano
    L’Alto rappresentante Ue avrebbe cercato di lavorare i fianchi di Amirabdollahian anche su un terzo punto: la ripresa dei dialoghi sul JCPOA (Joint Comprehensive Plan of Action), l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015 a Vienna dall’Unione europea, dall’Iran e dal gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Germania), messo in stand-by nel 2018, quando gli Stati Uniti dell’allora presidente Donald Trump hanno deciso unilateralmente di ritirarsi. “Ci siamo trovati d’accordo nel mantenere aperta la comunicazione e ripristinare il JCPOA sulla base dei negoziati di Vienna”, ha dichiarato ancora Borrell.
    Le trattative sull’intesa, che pone significative restrizioni al programma nucleare iraniano in cambio della cessazione delle sanzioni economiche imposte dalle Nazioni Unite a Teheran, sono lentamente riprese a novembre 2021 grazie al cambio di amministrazione a Washington, ma lo sforzo diplomatico per avvicinare le parti è soprattutto a carico di Bruxelles: come ha sottolineato il portavoce Peter Stano, “Borrell è il coordinatore del JCPOA, quindi è logico che incontri tutte le parti dell’accordo, specialmente nel momento in cui si cerca di riportare l’intesa a un pieno funzionamento”.

    Il capo della diplomazia europea ha incontrato Hossein Amirabdollahian a margine della seconda conferenza di Baghdad per la cooperazione e il partenariato: sul tavolo la violenta repressione delle proteste nel Paese, il sostegno militare di Teheran al Cremlino e la ripresa dei dialoghi sul programma nucleare iraniano

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    Dopo l’intesa politica tra i leader Ue l’economia russa viene colpita con il nono pacchetto di sanzioni

    Bruxelles – A due settimane dalla fine dell’anno più turbolento per i rapporti tra Unione Europea e Russia, a causa dell’aggressione armata dell’Ucraina da parte di Mosca, i Ventisette hanno dato un altro colpo all’economia russa, imponendo un nuovo pacchetto di sanzioni contro il regime di Vladimir Putin. La nona tornata di misure restrittive è una risposta all’escalation della guerra sul fronte orientale e prende di mira il settore energetico, minerario e tecnologico russo, ma cercando di non mettere a repentaglio la sicurezza alimentare globale.
    Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel
    “Dopo il cibo e la fame, Putin sta ora utilizzando l’inverno come arma, privando deliberatamente milioni di ucraini di acqua, elettricità e riscaldamento“, è il duro commento dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Il via libera dal Consiglio dell’Ue alle nuove sanzioni è arrivato dopo l’intesa politica tra i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri durante il vertice di ieri (giovedì 15 dicembre): “Il Consiglio Europeo accoglie con favore il rafforzamento delle misure restrittive dell’Ue nei confronti della Russia, anche attraverso il nono pacchetto di misure restrittive e il tetto internazionale dei prezzi del petrolio“, si legge nelle conclusioni, con un richiamo alle misure contenute nell’ottavo pacchetto di sanzioni.
    Il nodo principale su cui “ci eravamo bloccati nella procedura scritta” – come confessato in conferenza stampa post-vertice dal presidente del Consiglio Ue, Charles Michel – ha riguardato la deroga delle sanzioni per gli oligarchi russi attivi nel campo alimentare e dei fertilizzanti e del cibo. Come spiegato da fonti Ue a margine del Consiglio, l’esenzione si applicherà solo per questo tipo di transazioni, dal momento in cui le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazioni sul fatto che le consegne di cibo e fertilizzanti sono ritardate dai controlli nei porti degli Stati membri Ue e dei partner internazionali. In ogni caso Bruxelles sottolinea con forza che “nessuna delle misure adottate riguarda in alcun modo il commercio di prodotti agricoli e alimentari tra Paesi terzi e Russia”. Tuttavia, considerata la “ferma volontà” dell’Unione di combattere l’insicurezza alimentare globale, “è stato deciso di introdurre una nuova deroga che consenta di scongelare i beni e mettere a disposizione fondi e risorse economiche a determinate persone” che ricoprono un “ruolo significativo” nel commercio di prodotti come “grano e fertilizzanti“.

    Sciolto questo nodo e trovato “il giusto bilanciamento tra la fermezza contro il Cremlino e la sicurezza alimentare”, come ha precisato il presidente Michel, la strada è stata in discesa per l’imposizione del nuovo ciclo di sanzioni. Sul piano energetico e minerario sono stati vietati nuovi investimenti in Russia, “fatta eccezione per attività di estrazione e di cava che coinvolgono materie prime critiche“. Per quanto riguarda il fronte tecnologico, sono vietate le esportazioni di beni e tecnologie che possono contribuire al potenziamento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza (all’elenco dei sanzionati sono state aggiunte altre 168 entità del complesso militare e industriale russo): stop al commercio con Mosca di sostanze chimiche, agenti nervini, attrezzature per la visione notturna e la radio-navigazione, elettronica e componenti informatici.
    Ma nel capitolo delle esportazioni assume particolare rilevanza un’altra gamma di tecnologie-chiave per la guerra in Ucraina: nel campo dell’aviazione e dell’industria spaziale sono stati inclusi i motori degli aerei “sia di velivoli con equipaggio sia senza equipaggio”. In altre parole, da oggi sarà vietata l’esportazione di motori per droni in Russia “e in qualsiasi Paese terzo che potrebbe fornirli” a Mosca. Un riferimento nemmeno troppo velato all’Iran, già sanzionato per il supporto al Cremlino con droni e addestratori in Crimea. Sul fronte delle consulenze europee viene invece introdotto il divieto di servizi di collaudo di prodotti e di ispezione tecnica.
    Il nono pacchetto di sanzioni prevede anche il congelamento dei beni nei confronti di altre due banche russe, mentre la Banca russa di sviluppo regionale è stata aggiunta all’elenco di entità soggette al divieto totale di transazioni attraverso il sistema dei pagamenti Swift. La propaganda di regime viene poi colpita con il divieto di sospensione delle licenze di trasmissione di altri quattro media (oltre a Sputnik, Russia Today, Rossiya RTR / RTR Planeta, Rossiya 24 / Russia 24 e TV Centre International): si tratta di NTV / NTV Mir, Rossiya 1, REN TV e Pervyi Kanal. “Queste emittenti sono sotto il controllo permanente, diretto o indiretto, della leadership della Federazione Russa”, specifica il Consiglio dell’Ue, sottolineando che “sono state utilizzate per le continue e concertate azioni di disinformazione e propaganda di guerra”.

    I welcome the agreement on the 9th sanctions package against Russia.
    It focuses on tech, finance and media to push the Russian economy and war machine further off the rails.
    It sanctions almost 200 individuals and entities involved in attacks on civilians & kidnapping children https://t.co/3vx73DMZyz
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) December 16, 2022

    Dal divieto d’investimenti nel settore energetico e minerario a quello dell’esportazione di motori per droni anche a “qualsiasi Paese terzo che possa fornirli” a Mosca. Per sbloccare le misure restrittive è stata garantita la deroga agli oligarchi attivi nel campo alimentare e dei fertilizzanti

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    Il Consiglio Europeo dà l’ok alle sanzioni all’Iran e chiede di “annullare immediatamente” le esecuzioni capitali

    Bruxelles – I 27 leader dell’Ue danno il loro beneplacito alle sanzioni contro il regime in Iran, approvate lo scorso 12 dicembre al Consiglio Affari Generali. Lo scambio di opinioni tra i capi di Stato e di governo sulla situazione nella Repubblica Islamica è durato poco, il tempo di ribadire la “ferma condanna alle sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite recentemente nel contesto delle proteste in corso in Iran” e di chiedere ancora una volta “alle autorità di Teheran di terminare immediatamente questa pratica e annullare le sentenze”, come si legge nelle conclusioni del Consiglio Europeo che si è tenuto oggi (15 dicembre) a Bruxelles.
    Le sanzioni aggiuntive, che fanno seguito a quelle già decise il 17 ottobre e il 14 novembre, riguardano venti persone e un’entità: ora nella lista dei destinatari delle misure restrittive figurano 155 individui e 12 entità. Tra i nuovi sanzionati spiccano il direttore, diversi conduttori e reporter della Radio Televisione della Repubblica Islamica dell’Iran (Irib) e l’emittente statale stessa, megafono del regime, colpevole di trasmettere “confessioni estorte a detenuti, fra cui giornalisti, attivisti politici ed esponenti delle minoranze curde e arabe”. Oltre al canale media governativo, entrano per la prima volta nella lista nera gli alti gradi delle Guardie della rivoluzione, il corpo armato istituito nel 1979 dall’ayatollah Khomeini per difendere la rivoluzione islamica: i comandanti e vicecomandanti dei Pasdaran delle province iraniane sono ritenuti “responsabili della repressione violenta dei manifestanti civili”. Per tutti loro, le misure restrittive comprendono il congelamento dei beni, il divieto di viaggio nell’Ue e l’impossibilità di ricevere fondi o risorse economiche provenienti dal territorio comunitario.
    Roberta Metsola, 15/12/22
    Chi ha speso parole forti sul tema è la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, che dopo il dibattito con i 27 leader Ue ha dichiarato: “Quello che stiamo vedendo non ha precedenti, possiamo commentare il coraggio delle donne, chiedere libere elezioni, continuare a aggiungere sanzioni, ma dobbiamo anche mandare il messaggio che noi siamo con la gente che protesta”. Secondo Metsola c’è bisogno di maggiore fermezza e incisività nell’azione delle democrazie europee per fermare la repressione in corso in Iran: per questo la presidente dell’Eurocamera ha annunciato che lancerà “nei prossimi giorni una piattaforma interparlamentare con i colleghi del G7” per coordinare la risposta alle continue violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime degli ayatollah, sul modello di quelle istituite per l’Ucraina e per promuovere l’uguaglianza di genere.
    Alla voce Iran avanza parallelamente un altro dossier. Come ha sottolineato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, prima del meeting di oggi, il nuovo pacchetto di sanzioni riguarda “sia la questione interna al Paese sulla repressione delle dimostrazioni, sia la fornitura di armi e droni alla Russia”. Il Consiglio Affari Esteri ha aggiunto altre quattro persone e quattro entità all’elenco delle misure restrittive “relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”, nel tentativo di fermare l’elaborazione e la fornitura di velivoli senza pilota (Uav) utilizzati dalla Russia nei bombardamenti sulle città ucraine.

    I 27 leader Ue “condannano fermamente le sentenze di pena di morte” e sostengono le misure restrittive che colpiscono gli alti gradi delle Guardie della Rivoluzione e l’emittente televisiva del regime. La presidente dell’Eurocamera Metsola vuole una piattaforma interparlamentare per coordinare l’azione Ue in difesa dei manifestanti

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    McGuinness: “La Russia è entrata in recessione, e durerà a lungo”

    Bruxelles – Le sanzioni dell’Ue adottate per rispondere all’aggressione russa dell’Ucraina funzionano, tanto che “la Russia è entrata in recessione, che si prevede durerà per un lungo periodo di tempo“. E’ la commissaria europea per i Servizi finanziari, Mairead McGuinness, a tenere il punto su quanto fatto a livello Ue fin qui. Lo fa perché interrogata in materia da Jordan Bardella, europarlamentare francese di Rassemblement National. Di fronte alla Commissione che annuncia un nuovo pacchetto di misure restrittive, l’esponente lepeniano, chiede di fare il punto su quanto fatto finora. La preoccupazione è che alcune misure “siano controproducenti” per l’Ue, ammette l’eurodeputato, che vorrebbe una riflessione prima di procedere oltre.
    Dall’esecutivo comunitario arrivano le risposte richieste. “Secondo le ultime previsioni della Commissione – scrive McGuiness – la Russia subirà una grave recessione nel 2022, con la sua economia che si contrarrà del 5,1 per cento, seguita da un altro calo del 3,2 per cento nel 2023“. Questi numeri da soli aiutano a capire come le sanzioni Ue abbiano avuto un impatto, e non siano state del tutto inutili. Si indebolisce la fonte di finanziamento della guerra, che è l’obiettivo dei Ventisette. Ma c’è di più. “Le misure restrittive hanno causato gravi tensioni finanziarie, degradato la capacità industriale e tecnologica della Russia e concentrato la pressione sulle élite e sugli oligarchi russi“.
    A sentire McGuiness, dunque, il presidente russo Vladimir Putin e il suo ‘cerchio magico’ sono dunque sempre più sotto pressione, come tutto il sistema economico nazionale. La commissaria per i Servizi finanziaria sottolinea che, a seguito della decisione di disconnettere gli istituti di credito dal circuito internazionale Swift, adesso “il settore bancario russo è stato fortemente colpito e gran parte delle riserve della sua banca centrale sono state immobilizzate”.
    La Commissione dunque fornisce le prove che le sanzioni adottate fin qui funzionano, e lo faranno ancora di più. McGuinness precisa che ancora non si è a pieno regime. “Alcune misure adottate sono ancora soggette a periodi di introduzione graduale”, ricorda. Vuol dire che “questi effetti negativi si accumuleranno ulteriormente nel tempo”. Già adesso la Russia è stata trascinata in recessione, e quel poco di export rimasto vale sempre meno.  “Mentre i volumi delle esportazioni hanno già iniziato a diminuire rapidamente, i prezzi stagnanti e persino in calo hanno iniziato a tradursi in un calo complessivo dei valori delle esportazioni”. Andare avanti è dunque la cosa da fare. Oggi più che mai, alla luce di questi risultati, “l‘Ue coordina strettamente le sue sanzioni con i suoi partner internazionali, per ottenere il massimo impatto“.

    La commissaria per i Servizi finanziari risponde a un’interrogazione parlamentare e difende le sanzioni Ue. Funzionano, e l’obiettivo è “ottenere il massimo impatto”