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    L’Ungheria ci ripensa: blocca le sanzioni sul petrolio russo perché c’è dentro anche il patriarca Kirill

    Bruxelles – Ieri Viktor Orban aveva approvato il sesto pacchetto di sanzioni alla Russia, oggi ha dato ordine al suo ambasciatore di bloccarne l’adozione formale perché ci ha ripensato: il patriarca Kirill, sanzionato ieri, deve essere escluso dalla lista.
    La tattica del bastone fra le ruote dell’Unione europea da parte del primo ministro di Budapest continua. A quanto si apprende la scelta di inserire anche il patriarca pro-Putin aveva lasciato nei leader europei riuniti ieri a Bruxelles il dubbio che qualcuno potesse opporsi, cosa che però alla fine non era accaduta, e tutti i leader del Ventisette, Orban compreso avevano dato il via libera politico.
    Oggi si sono riuniti gli ambasciatori per il varo formale del sesto pacchetto di sanzioni, ed ecco che il rappresentante ungherese blocca tutto, dicendo che porrà il veto finché il patriarca non sarà escluso dalla lista dei sanzionati. A quanto si apprende sono in corso contatti con il Governo ungherese nell’auspicio che la questione possa essere risolta a breve, ma la riunione è stata sospesa e si attende una nuova convocazione, che non sarà a brevissimo. 
    Da parte ungherese, ed anche polacca, da tempo è stata messa in pratica una politica di “micro ostacoli” all’Unione europea, per la quale, di solito su cose non di primo piano, si cerca di buttare sabbia negli ingranaggi, riuscendo spesso nell’intento. Qui la partita è evidentemente più grande, ma la tattica da “guerriglia legislativa” con imboscate a sorpresa è sempre quella.

    Orban continua nella sua tattica del bastone tra le ruote dell’Unione: ieri aveva approvato tutto il sesto pacchetto contro Mosca

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    Michel: “Adesione Ucraina all’ordine del giorno da metà giugno”

    Bruxelles – Ribadisce che “presto o tardi colpiremo il petrolio e il gas russi“, ma soprattutto garantisce che la questione dell’adesione ucraina sarà all’ordine del giorno presto, da metà giugno, termine entro il quale la Commissione europea intende produrre il suo parere. Charles Michel viene incontro alle richieste di Volodymyr Zelenskyy. Il presidente del Consiglio europeo rassicura il presidente dell’Ucraina, dopo l’incontro di Kiev servito a riaffermare la vicinanza tra Bruxelles e Kiev. Non sarà facile, ma la rotta appare segnata. L’aggressione russa dell’Ucraina sta portando il blocco dei Ventisette laddove sembrava impossibile, e sulla scia di questo Michel si sente di lasciarsi andare a dichiarazioni che fin qui non rispecchiano le intenzioni politiche di tutti gli Stati membri, divise sui dossier più scottanti.
    “Ci sono diverse sensibilità attorno al tavolo, ma avverto un forte sostegno” all’ingresso dell’Ucraina nella famiglia a dodici stelle, scandisce Michel, che si impegna a tenere alto il dibattito. “E’ mia responsabilità decidere quanto mettere il punto all’ordine del giorno”, e questo avverrà non appena l’esecutivo comunitario avrà sciolte le riserve sulle risposte fornite dal governo di Kiev.
    Di fronte a Zelensky che chiede un sesto pacchetto di sanzioni con “embargo totale” delle risorse energetiche che gli europei continuano a comprare e pagare a Mosca, perché “altrimenti si tratterebbe di un pacchetto incompleto”, Michel rilancia con forza un dibattito tutto a dodici stelle che continuerà. La Commissione UE ragiona a strette sul greggio, ma il gas per ora è lasciato fuori. Lo sanno gli ucraini, lo sanno gli addetti ai lavori europei. Per questo la promessa di Michel non può andare oltre i tentennamenti che agitano gli Stati membri. Zelensky ha capito che serve pazienza. “Sembrava che la Germania non volesse introdurre un embargo al carbone, ora sembra che la Germania sia per quello al petrolio”.
    In attesa di sanzioni in fase di definizione e del dibattito sul futuro del Paese in ottica di adesione ucraina, per cui Zelensky dice di attendersi “il sostegno degli Stati membri e del presidente Michel”, il presidente ucraina torna a chiedere il sostegno economico. “Abbiamo bisogno di iniziare a ricostruire dopo che avremo vinto la guerra“. L’UE già lavora alla conferenza internazionale dei donatori. Inoltre c’è la difesa militare. Servono soldi per acquistare “le armi di cui abbiamo bisogno e che non abbiamo”. Tutte richieste su cui Michel ha dato rassicurazioni. “Faremo di tutto per sostenere l’Ucraina”, altra promessa solenna di Michel. Ora Kiev attende l’Europa alla prova dei fatti.

    Il presidente del Consiglio europeo rassicura Zelensky anche su sanzioni e sostegno economico. “Faremo di tutto per aiutare”

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    EUROPOL: al via Operazione Oscar a sostegno delle indagini finanziarie contro sanzionati russi

    Bruxelles – L’Ufficio europeo di polizia (EUROPOL) ha lanciato Operazione Oscar, un piano che sosterrà le indagini finanziarie condotte dagli Stati dell’UE sui “beni criminali” di persone fisiche e giuridiche colpite dalle sanzioni, dopo l’aggressione russa in Ucraina. L’Operazione, volta a sostenere il congelamento dei beni criminali di proprietà di persone ed entità sanzionate dall’UE, è stata avviata insieme agli Stati membri, all’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione giudiziaria penale (EUROJUST), che si occupa della collaborazione giudiziaria tra più Paesi contro terrorismo e criminalità organizzata, e all’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (FRONTEX).
    L’Operazione mira a facilitare lo scambio di informazioni tra i vari attori e le forze di intelligence. EUROPOL coordinerà le singole operazioni, garantendo un sostegno tecnico e finanziario. Inoltre centralizzerà e incrocerà tutti i dati a disposizione per identificare reati, gruppi criminali o anche solo sospettati, interconnessi a livello internazionale. Tra gli obiettivi, anche tutte quelle operazioni che puntano a eludere le sanzioni economiche e commerciali imposte dall’UE.
    EUROJUST garantirà assistenza legale e una maggior cooperazione con le autorità nazionali, mentre FRONTEX si occuperà del controllo delle persone che attraversano, via terra, mare e aria, le frontiere esterne dell’Unione e sono in qualche modo legate alle sanzioni. L’Operazione è simile a Sentinel, programma lanciato a ottobre 2022, che però si occupa di frodi contro i fondi di risanamento dell’UE per il COVID-19, e resterà operativa per almeno un anno.

    Faciliterà le attività dell’Ue contro “beni criminali” attraverso la collaborazione con EUROJUST e FRONTEX

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    Gas e petrolio russi, il Consiglio affari esteri ufficialmente non parlerà di embargo

    Bruxelles – Gas e petrolio russi, il Consiglio affari esteri ufficialmente non parlerà di embargo ai principali prodotti energetici di cui l’Unione europea è fortemente dipendente. In occasione della riunione dei 27 ministri degli Esteri di lunedì (11 aprile) il tema “non sarà sul tavolo”, fanno sapere fonti UE, nonostante il voto dell’Europarlamento che solleva il tema e nonostante la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, abbia espressamente detto proprio in Aula che dopo le misure contro il carbone al centro del quinto pacchetto di sanzioni contro Mosca per l’invasione dell’Ucraina è ora tempo di iniziare a ragionare sul petrolio.
    Eppure l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, nell’agenda dei lavori che pure prevede la questione ucraina tra i temi di confronto, ha deciso di non inserire la discussione di una stretta sugli acquisti di gas e petrolio. Una scelta per certi versi a sorpresa, che però non sorprende del tutto. Tra i Ventisette c’è chi dipende in maniera molto più forte di altri dalle risorse fornite da Mosca e dalle sue controllate. E’ soprattutto il quadrante orientale – Ungheria, Repubblica ceca, Slovacchia, Bulgaria – ad essere più esposto, e quindi colpita, da un eventuale stop agli acquisti. “Su gas e petrolio servirà comunque l’unanimità, tra Paesi che hanno dipendenze energetiche diverse“, riconoscono le stesse fonti, che non nascondono la complessità delle decisioni da prendere e la delicatezza del tema. “Ci sono difficoltà tecniche e politiche” sull’argomento. Dunque, meglio non parlarne, per evitare spaccature e tensioni che possano offrire l’immagine di un’Europa fin qui unita e decisa nella risposta all’invasione della Russia.
    Si gioca la carta delle tempistiche per giustificare la scelta di tenere fuori sul tavolo le questioni di gas e petrolio. “E’ stato appena approvato un quinto pacchetto di sanzioni, molto sostanzioso”. Troppo presto, in sostanza, per iniziare a ragionare su un sesto set di misure restrittive”. Però il senso di necessità di intervento è avvertito, come l’irritazione per chi ancora punta i piedi. “E’ un fatto che i Paesi che pagano per petrolio e gas russo danno forza economica a Putin“, si ragiona a denti stretti tra gli addetti ai lavori.
    Sarebbe nell’interesse di Borrell e dell’Unione un’accelerazione sull’argomento, ma certo è che bisogna tenere conto della fattibilità della cosa. Le ripercussioni economiche potrebbero essere di forte entità, specie tra i membri del club a dodici stelle che maggiormente hanno bisogno dell’energia russa per il proprio sistema produttivo. Ad ogni modo “trattandosi di un dibattito politico, non escludiamo che qualcuno possa sollevare il tema” durante i lavori di lunedì.
    Se il Consiglio affari esteri ufficialmente non parlerà di embargo al petrolio e al gas di Russia, emerge l’eventualità che il punto sarà discusso in via informale. A ben vedere questa potrebbe essere la soluzione migliore per evitare imbarazzi in caso di divergenze di vedute, su un tema ufficialmente non all’ordine del giorno e per cui, proprio per questo, non sono attese conclusioni. La parola ai ministri. A Bruxelles comunque ribadiscono: “Non se ne parlerà”. Non ufficialmente, almeno.

    Nell’agenda dei lavori non risulta il punto. “Non sarà sul tavolo”, confermano fonti. Possibile un dibattito su richiesta, a questo punto informale, su un argomento divisivo

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    Stop a carbone e vodka, tagliato di 15 miliardi di euro l’import-export: ecco il quinto pacchetto di sanzioni UE alla Russia

    Bruxelles – Non solo carbone, ma pure trasporti e materiali. Il quinto e ulteriore pacchetto di sanzioni approvato dal Consiglio dell’UE opera una stretta commerciale volta a ridurre le capacità di business del Cremlino così da togliere fonti di finanziamento alla guerra sferrata in Ucraina. Divieto alle esportazioni per complessivi 10 miliardi di euro, cui si aggiunge un divieto alle importazione per un valore di 5 miliardi di euro, per un totale di 15 miliardi di euro in restrizioni. Non ci sono ancora strette su gas e petrolio, come richiede il Parlamento europeo, ma il nuovo set di misure restrittive vede certamente delle novità senza precedenti.
    Carbone, stop a contratti vecchi e nuoviIl principale elemento di questo pacchetto riguarda certamente l’azione dell’UE sul carbone comprato sul mercato dell’est. Si stabilisce il divieto di stipulare nuovi contratti. Così facendo Mosca dovrebbe perdere circa otto miliardi di euro l’anno, secondo le stime della Commissione europea. Mentre per quelli in essere è stata introdotta una moratoria di quattro mesi. Da Bruxelles comunque precisano che la stretta su questa fonte fossile è di fatto iniziata ancora prima dell’adozione del nuovo pacchetto di sanzioni. “Nelle ultime quattro settimane gli acquisti di carbone russo si sono ridotti del 9 per cento in valore e del 20 per cento in volume“, fanno sapere fonti comunitarie, che non si sbilanciano su eventuali passi avanti in materia energetica. In generale, ricordando, “con tutte queste misure dobbiamo stare attenti a non avere conseguenze indesiderate per noi“.
    Restrizione per il settore trasportiPer la prima volta dall’inizio dell’invasione in Ucraina si interviene nel settore trasporti. Si introduce un divieto sul trasporto merci su strada. Riguarda le imprese stabilite in Russia, a cui viene impedito di viaggiare verso il mercato unico europeo. E soprattutto si colpisce “gran parte del trasporto dall’UE alla Russia”. Previste alcune esenzioni per “elementi essenziali”, come i prodotti agricoli e alimentari, e gli aiuti umanitari. Decretato inoltre il divieto di approdo nei porti dell’EU a tutte le imbarcazioni battenti bandiera russa.
    Export, cosa l’Europa non può più vendere Il capitolo più sostanzioso delle misure commerciali che valgono in totale 15 miliardi di euro. Il lavoro tecnico delle 27 delegazioni ha prodotto divieti all’esportazione mirati nelle aree in cui la Russia è vulnerabile a causa della sua elevata dipendenza dalle forniture dell’UE. Ciò include, ad esempio, l’informatica quantistica, semiconduttori avanzati, macchinari sensibili, trasporti e prodotti chimici. Include anche catalizzatori specializzati per l’uso nell’industria delle raffinerie. “Ciò continuerà a degradare la base tecnologica e la capacità industriale della Russia“, assicurano a Bruxelles. Ai divieti di vendite già esistenti vengono aggiunti carburante e additivi per carburante per aerei. Una misura, da sola, che vale 10 miliardi di euro, e che “rappresenta l’intero commercio degli Stati Uniti con la Russia in un anno”. Gradi di paragone non casuali. Quanto deciso, precisano fonti Ue, “è molto più significativo in termini di impatto diretto, perché ovviamente siamo molto più esposti rispetto, ad esempio, agli Stati Uniti o al Regno Unito”.
    Import, cosa l’Europa non può più comprareUlteriori divieti di importazione, per un valore di 5,5 miliardi di euro, riguardano cemento, prodotti in gomma, legno, alcolici (compresa la vodka), liquori, frutti di mare di fascia alta (compreso il caviale). Solo dalla Vodka l’economia russa conoscerà una perdita stimata in 50 milioni di euro l’anno. Oltretutto il superalcolico rappresenta il 98 per cento dell’import totale dell’UE nel settore delle bevande spiritose, e dunque questa singola componente del pacchetto restrittivo da 15 miliardi di euro sull’import-export rappresenta un duro colpo per il mercato russo.

    Per la prima volta toccato anche il settore trasporti. Fermate le merci su strada da e per la Federazione russa. Tutte misure per togliere soldi a Putin da usare per la guerra contro l’Ucraina

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    I crimini di Bucha aumentano le pressioni sull’Europa per l’embargo di petrolio e gas dalla Russia

    Bruxelles – Nuove sanzioni alla Russia per la guerra in Ucraina, senza escludere la fine delle importazioni di idrocarburi in arrivo da Mosca. Sono le immagini delle violenze subite dalla popolazione civile di Bucha, cittadina ucraina a qualche decina di chilometri di Kiev, dalle truppe di Putin in ritirata nel fine settimana a far crescere le pressioni sui governi europei per sanzionare le importazioni energetiche in arrivo dalla Russia.
    “L’Unione Europea continuerà a sostenere l’Ucraina fermamente e farà avanzare, con urgenza, i lavori su ulteriori sanzioni contro la Russia”, ha annunciato durante il consueto briefing di mezzogiorno della Commissione il portavoce per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Peter Stano. L’intento è di “incrementare l’isolamento della Russia a livello internazionale”, ha continuato il portavoce, pur non specificando la natura delle prossime sanzioni. L’Alto rappresentante Joseph Borrell ha anche condannato le violenze riportate dalle forze di occupazione russe: “I colpevoli di crimini di guerra e altre violazioni, così come gli ufficiali governativi e leader militari coinvolti, verranno ritenuti responsabili”. 
    Una decisione che l’Unione Europea ha cercato di rimandare fino a quanto ha potuto, vista la dipendenza del continente per il 40 per cento dal gas, per circa il 27 per cento dal petrolio e dal 46 per cento di carbone importati da Mosca. La strategia adottata da Bruxelles è quella di diversificare le proprie forniture di idrocarburi (di gas) e spingere sull’energia pulita e rinnovabile, ma entrambe sono soluzioni che non consentono di ridurre la dipendenza dalla Russia dall’oggi al domani. La condanna unanime e l’indignazione internazionale per quelli che molti leader europei hanno denunciato come “crimini di guerra” perpetrati dalle truppe di Putin, dovrebbero infine portarli a invertire la rotta.
    Per settimane, da quando l’invasione dell’Ucraina è iniziata lo scorso 24 febbraio, sull’embargo all’energia è pesato il veto di Paesi come la Germania in primis ma anche dell’Ungheria e la Slovacchia, che hanno portato l’UE a colpire fino a questo momento solo le tecnologie di raffinazione del petrolio che Mosca importa da Bruxelles e a lasciare la banca statale Gazprombank, controllata dell’omonoma compagnia energetica di bandiera, attaccata al sistema delle banche internazionali Swift. L’ipotesi di un quinto pacchetto di sanzioni è sul tavolo di Bruxelles da settimane, anche se mai è stato tanto vicino lo sblocco dell’impasse sulla questione energia. Almeno per quanto riguarda il petrolio.
    Ad aprire in questi termini è stata nel fine settimana la stessa Germania, il cui ministro della difesa Christine Lambrecht ha dichiarato domenica che l’Unione europea deve necessariamente discutere di vietare l’importazione di gas russo, per non lasciare impuniti i crimini dell’esercito di Putin. La Germania è tra i Paesi in Europa più dipendenti dal gas russo, fino a questo momento anche quello più restio alle richieste di imporre un embargo sulle importazioni di energia dalla Russia. Berlino ha avviato un piano di emergenza per ridurre progressivamente le forniture in arrivo, ma chiudere del tutto i rubinetti del gas russo è un’altra questione. All’interno della stessa coalizione di governo si continua a rimanere su posizioni distanti, il ministro dell’Economia Robert Habeck ha ripetuto che la Germania sta progressivamente riducendo la sua dipendenza dall’energia russa ma è da escludere una interruzione nell’immediato. Il presidente francese Emmanuel Macron nel condannare le atrocità commesse ai danni di civili ha impegnato Parigi e l’Unione Europea a discutere “nei prossimi giorni” di nuove sanzioni, e trovare una posizione comune almeno sul carbone e sul petrolio.
    Anche il ministro degli Esteri Luigi Di Maio non ha escluso “che nelle prossime ore possa esserci un dibattito sulla questione delle importazioni di idrocarburi dalla Russia “. Il collega dell’Agricoltura Stefano Patuanelli in un’intervista a La Stampa afferma che un embargo totale del gas russo “è percorribile, perché entriamo in una stagione in cui viene usato meno gas e perché stiamo affrontando bene la diversificazione dei nostri approvvigionamenti”. L’Italia si dice pronta a sostenere un quinto pacchetto di sanzioni concordato a livello europeo, mentre il presidente della Lituania Gitanas Nausėda già venerdì ha fatto sapere che dal primo aprile ha smesso di importare gas naturale russo: la Lituania nel 2015 ha ricevuto il 100% del suo gas naturale dalla Russia e oltre il 60% proveniva ancora dai produttori di energia russi nel 2020. “Se possiamo farlo noi, possono farlo anche gli altri”, ha incalzato Nauseda in un tweet. Il premier di Polonia Mateusz Morawiecki ha esortato gli altri capi di Stato e governo a tenere un nuovo Vertice straordinario, invitandoli “ad agire con decisione e ad attuare azioni che alla fine spezzeranno la macchina da guerra di Putin, confischeranno i beni della Federazione Russa e gli oligarchi depositati nelle banche d’Europa e di rompere questa politica aggressiva di Putin”. Il riferimento, sebbene non esplicito, è a porre fine alle importazioni energetiche, con cui indirettamente l’UE finanzia la guerra di Russia. È probabile che il tema arrivi in discussione lunedì e martedì alla riunione dei ministri europei dell’Eurogruppo e dell’Economia e finanza (ECOFIN) riuniti a Lussemburgo per discutere anche dell’impatto della guerra sull’economia europea.

    Berlino apre a nuove sanzioni contro i crimini di guerra di Putin in Ucraina e a lavorare in modo coordinato con gli altri leader UE per lo stop all’import di gas e petrolio russi. Un quinto pacchetto di misure restrittive sul tavolo di Bruxelles

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    Stop a investimenti nell’energia, beni di lusso e WTO: l’UE vara il quarto pacchetto di sanzioni anti-russe

    Bruxelles – Energia, beni di lusso, trattamento di favore in sede commerciale internazionale. L’UE approva il quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia, quale nuova misura per cercare di mettere pressione su Mosca e indurre il Cremlino a porre fine alla guerra in Ucraina. Il nuovo pacchetto di misure colpisce diversi settori, a partire da quello dell’industria delle difesa. Qui è stato concordato il divieto totale di qualsiasi transazione con alcune imprese statali russe, al fine di indebolire il complesso militare-industriale del Cremlino.
    Altra misura di non poco conto il divieto di importazione dell’UE su quei prodotti siderurgici attualmente soggetti alle misure di salvaguardia dell’UE. Questa sanzione, da sola, pesa per circa 3,3 miliardi di euro di mancate entrate per mancato export russo. C’è poi il divieto di ampia portata di nuovi investimenti nel settore energetico russo, con limitate eccezioni per l’energia nucleare civile e il trasporto di determinati prodotti energetici nell’UE. La caratteristica principale di questa misura sta nella parola “nuovi”. Gli investimenti e gli accordi in essere potranno continuare, ma da questo momento in poi nessun nuovo contratto con gli operatori russi, compresi Rosneft e Gazprom-Neft, sussidiaria di Gazprom. Sono vietate tutte le attività ‘upstream’, vale a dire prospezione e produzione petrolifera e di gas.

    Al fine di colpire oligarchi ed élite di Russia, l’UE ha optato in questo nuovo pacchetto di misure restrittive per un divieto europeo all’esportazione di beni di lusso. Sono considerate 20 categorie, come cavalli, caviale, vino e alcolici, tabacco, pelle e cuoio, vestiti e scarpe, tappetti, gioielli e pietre preziose, cristalli, elettronica per uso domestico e riproduzione audio-visiva, orologi, strumenti musicali, equipaggiamento sportivo, auto. “Vogliamo colpire lo stile di vita di un segmento delle persone ricche invece delle persone ordinarie”, confidano fonti UE. Quindi vietata l’esportazione di auto dal costo superiore ai 55mila euro, giusto a titolo di esempio.
    Inoltre, l’elenco delle persone ed entità sanzionate è stato ulteriormente esteso per includere altri 11 oligarchi ed élite imprenditoriali legate al Cremlino, nonché società attive nelle aree militari e di difesa, che sostengono materialmente l’invasione e offrono supporto logistico. Per questi 11 oligarchi scatterà congelamento dei beni e divieto di viaggio. Diversa la situazione per quanti sono in possesso di un passaporto UE. Qui spetterà agli Stati membri stabilire come comportarsi.
    Come annunciato, partono moratorie in sede di WTO. Nel quarto pacchetto di sanzioni l’UE, insieme ad altri membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), ha deciso oggi di negare ai prodotti e servizi russi il trattamento della nazione più favorita nei mercati dell’UE.

    Il solo divieto di import di prodotti siderurgici vale 3,3 miliardi di euro, tutti soldi sottratti alle casse di Mosca. Fermato ogni accordo industriale militare

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    È pronto il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia: vietati investimenti nel settore energetico e importazioni siderurgiche

    Bruxelles – I leader dell’Unione Europea l’avevano promesso questa notte, al termine della prima discussione del Consiglio informale a Versailles, e in meno di una giornata il quarto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia è arrivato. O meglio, è arrivato l’annuncio delle misure restrittive in linea con i partner del G7 che saranno adottate domani (sabato 12 marzo), dopo “le tre ampie ondate di sanzioni che hanno colpito duramente l’economia della Russia”, ha sottolineato nella sua comunicazione la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen.
    Finalmente si inizia a intravedere qualche misura restrittiva sul piano dell’energia: “Proporremo un grande divieto di nuovi investimenti europei nel settore energetico russo“. La motivazione è semplice (la realizzazione meno) ed è legata al fatto che “non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha sottolineato con forza la leader dell’esecutivo comunitario. Il divieto coprirà tutti gli investimenti, i trasferimenti di tecnologia e i servizi finanziari per l’esplorazione e la produzione di energia. Per colpire ancora di più le fonti di liquidità del regime, sarà anche vietata l’importazione di beni-chiave nel settore siderurgico, privando il settore centrale dell’economia russa di “miliardi di entrate dalle esportazioni e assicurando che i nostri cittadini non sovvenzionino la guerra di Putin”.
    Si continua anche sulla strada della mano pesante contro l’economia e la finanza: “Il rublo è crollato, molte banche russe sono tagliate fuori dal sistema bancario internazionale, le aziende stanno lasciando la Russia” e con il quarto pacchetto di sanzioni UE si vuole “drenare le risorse che usa per finanziare questa guerra barbara“. Tutto questo fino a quando Mosca non mostrerà la “volontà di impegnarsi seriamente nei negoziati per una soluzione diplomatica”. Durissima la misura che nega alla Russia lo status di nazione favorita sui più importanti mercati globali, il che significa che non godrà più dei benefici derivanti dall’appartenenza all’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC): le aziende russe non riceveranno più trattamenti privilegiati e saranno sospesi finanziamenti e prestiti dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale. “La Russia non può violare grossolanamente il diritto internazionale e, allo stesso tempo, aspettarsi di beneficiare dei privilegi di far parte dell’ordine economico internazionale”, mette in chiaro la nota dei leader del G7.
    I ministri delle Finanze, della Giustizia e degli Affari interni del Gruppo dei 7 si incontreranno la settimana prossima per coordinare la task force per individuare nuovi membri dell’oligarchia russa vicina al regime Putin da colpire con le sanzioni e da escludere dal circuito delle criptovalute. Sempre in quest’ottica, il quarto pacchetto di sanzioni vieterà l’esportazione di qualsiasi bene di lusso dai Paesi UE e del G7 verso la Russia, “come un colpo diretto” all’élite russa: “Chi sostiene la macchina da guerra di Putin non sarà più in grado di godere del suo sontuoso stile di vita mentre le bombe cadono su persone innocenti in Ucraina”, ha attaccato von der Leyen.

    The three sweeping waves of sanctions and the extension of their scope this week have hit Russia’s economy very hard.
    The 4th package will be an additional blow to Putin’s regime.
    The invasion of Ukraine has to stop. pic.twitter.com/GFUisNpLWk
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) March 11, 2022

    Sarà presentato domani (12 marzo) il nuovo pacchetto di misure restrittive in coordinamento con il G7. “Non dobbiamo alimentare la dipendenza energetica che vogliamo lasciarci alle spalle”, ha attaccato Ursula von der Leyen