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    Costa accoglie Zelensky al Consiglio Europeo. “Il futuro membro dell’Unione” soddisfatto delle nuove sanzioni

    Bruxelles – L’amicizia tra Unione Europea e Ucraina si fonda anche sulle sanzioni alla Russia e sui soldi per Kyiv. Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, nel punto stampa prima dell’incontro dei leader, ricorda che l’Unione Europea “supporterà l’Ucraina per tutto il tempo necessario e a qualsiasi costo”. Accanto a lui sorride il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, arrivato oggi, 23 ottobre, a Bruxelles per prendere parte al Consiglio Europeo.Al di là delle parole di Costa a sostegno di Kyiv, arrivano anche segnali concreti. Questa mattina i leader europei hanno approvato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca. “Sia le sanzioni europee che quelle statunitensi sono fondamentali per la nostra causa”, conferma Zelensky di fronte ai giornalisti. Il pacchetto di misure punitive riduce ancora una volta la possibilità di forniture di gas e GNL russo sul suolo europeo e, come ricordato da Costa, prenderà di mira “la flotta ombra russa, così come il settore bancario ed energetico di Mosca”. Il punto del Consiglio Europeo ancora da chiarire è però come i 27 riusciranno ad utilizzare gli asset russi bloccati per finanziare la spesa pubblica di Kyiv.In queste ore i leader stanno cercando una modalità legale per utilizzare i 180 miliardi russi bloccati in Belgio. Gli asset di Mosca, congelati dal 2022 sono bloccati nell’istituto finanziario belga Euroclear. Muoverli da lì per destinarli allo sforzo bellico ucraino spaventa alcuni capi di Stato, impauriti dalle possibili ripercussioni legali.Costa ha ricordato come in questa giornata verrà presa “la decisione politica per assicurare i bisogni finanziari all’Ucraina nei prossimi due anni”. Decisione che però non sarà semplicissima da ottenere, visto che il Primo ministro belga Bart De Wever ha confermato che “fino a quando non ci saranno garanzie sulla neutralizzazione del rischio e un accordo per una possibile risposta comunitaria alle conseguenze legali, il Belgio non darà il consenso all’utilizzo di questi fondi”.Bart De Wever, Primo ministro (Copyright: European Union)“Il futuro membro dell’Unione”, come Costa ha definito Zelensky, incassa le promesse dell’Unione Europea sperando in novità in giornata. Alle domande sulla fornitura dei missili americani a lungo raggio Tomahawk, risponde: “È una decisione di Trump” e smorza anche il negativo colloquio avuto con il presidente americano la settimana scorsa. L’obiettivo per tutti rimane quello di un cessate il fuoco. Zelensky lo reputa anche oggi “possibile” e Costa lo definisce utile per evitare “l’aumento dei bombardamenti russi contro i civili ci fa essere ancora più convinti della necessità del sostengo a Kyiv”. A livello di cronaca, solo ieri un drone russo ha colpito un asilo, uccidendo un ragazzo di 12 anni e una neonata.

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    Gaza, l’Ue si appiglia alla fragilissima tregua per congelare le sanzioni a Israele

    Dall’inviato a Strasburgo – Le opinioni dei Paesi membri, come al solito, su Israele e Gaza, sono “molto divergenti”. Di fronte al cessate il fuoco mediato da Donald Trump – per la verità già violato da entrambe le parti – i ministri degli Esteri dei 27 hanno deciso di congelare la proposta della Commissione europea di imporre sanzioni economiche e politiche contro Israele. “Al momento non procediamo, ma non le escludiamo nemmeno“, ha affermato l’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas. Esponendosi ancora una volta alle critiche di incapacità di giocare un ruolo nella risoluzione del conflitto, se non proprio di doppi standard.Ieri (20 ottobre), a Lussemburgo, il Consiglio dell’Ue Affari esteri ha scelto di “mantenere le proposte sul tavolo”, ma di non prendere alcuna decisione al riguardo, vista la “fragilità” della situazione sul campo. Il capo della diplomazia Ue ha spiegato che la proposta non verrà cestinata perché “dobbiamo constatare un miglioramento degli aiuti umanitari a Gaza, il rilascio delle entrate palestinesi bloccate dalle autorità israeliane, l’ingresso di giornalisti e operatori umanitari nel territorio e la registrazione senza restrizioni delle Ong internazionali”.L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (foto: Consiglio europeo)L’assunto di Kallas – e della stessa Ursula von der Leyen e di diverse capitali – è che le minacce di sospensione di alcune agevolazioni commerciali e di sanzioni contro due ministri estremisti di Israele fossero in sostanza solo un mezzo per richiamare Tel Aviv al rispetto del diritto internazionale e per avvicinare la fine del conflitto. Ma manca un punto fondamentale, quello della responsabilità giuridica. Il governo di Benjamin Netanyahu ha violato i termini dell’accordo di associazione che lega Israele e l’Ue – oltre a diversi sacri e basilari principi del diritto internazionale e umanitario – e a constatarlo è stata proprio la Commissione europea ancora a giugno.Mettere da parte le proposte di sanzioni solo perché nel frattempo la situazione sul campo è cambiata rischia di compromettere la credibilità dell’Unione, che continua a ergersi come guardiana di un’ordine geopolitico fondato sulla certezza del diritto internazionale. Secondo Nathalie Tocci, direttrice dell’Istituto Affari Internazionali, si tratta di una “decisione incredibilmente stupida”. Per la politologa, oltre alla responsabilità per violazioni del diritto internazionale umanitario che “non sono scomparse”, non va sottovalutata “la questione degli incentivi”. Se “la pressione viene meno, è probabile che il governo israeliano non attuerà il piano”.Questa mattina, al Parlamento europeo di Strasburgo si è tenuto un dibattito sulle prospettive dell’accordo di cessate il fuoco tra Israele e Hamas e sul ruolo dell’Ue nel costruire la pace. All’emicilo è intervenuta la commissaria per il Mediterraneo, Dubravka Šuica: “La situazione sta evolvendo rapidamente ed è anche molto fragile”, ha affermato, sottolineando “la situazione umanitaria rimane catastrofica“. Secondo la commissaria, per l’implementazione della prima fase del piano trumpiano, restano “tre aspetti critici”: la restituzione dei corpi di tutti ostaggi israeliani deceduti, il rispetto da parte dell’esercito israeliano delle linee di ritiro concordate, l’accesso senza restrizioni degli aiuti umanitari.La commissaria Ue per il Mediterraneo, Dubravka ŠuicaŠuica ha indicato la strategia che seguirà la Commissione europea, che insiste sul “ruolo cruciale” di Bruxelles nell’assicurare a Gaza aiuti umanitari su larga scala. “Tramite ponti aerei” e “approfondendo tutte le vie d’accesso”, anche il “corridoio marittimo di Cipro“. L’Ue potrà fare la sua parte nell’evacuazione medica dei pazienti, attivando il meccanismo di protezione civile. Attraverso il quale “potrebbe considerare” inoltre di sostenere le operazioni di “decontaminazione e rimozione delle macerie”.Ci sono poi le due missioni Ue, EUBAM Rafah, per facilitare il transito di persone in entrate e uscita dal valico meridionale tra Gaza e l’Egitto, e EUPOL COPPS, con cui l’Unione ha sostenuto e addestrato le forze di polizia palestinesi in Cisgiordania e che “potrebbe rafforzare l’attività a Gaza”. Infine, Šuica ha ribadito “l’interesse” dell’Ue a “contribuire alla governance” transitoria della Striscia e ha assicurato che la Commissione europea “mobiliterà tutti gli strumenti a disposizione” per promuovere la soluzione dei due Stati.Nulla, ancora una volta, sull’urgenza di assicurare le responsabilità di Israele nella devastazione di Gaza, nel massacro di decine di migliaia di civili, nell’occupazione coatta della quasi totalità ormai del territorio che dovrebbe costituire il futuro Stato palestinese. L’eurodeputata liberale belga, Hilde Vautmans, ha sottolineato che “dal 2023 a oggi sono stati distrutti – a Gaza e in Cisgiordania, ndr – centinaia di progetti finanziati dall’Ue”, tra cui scuole e ospedali. “Da noi si dice che chi rompe paga“, ha affermato Vautmans. Un principio che finora, per Israele, nessuno a Bruxelles ha osato evocare.Nella giornata di domenica, Israele ha lanciato una serie di attacchi aerei e ha interrotto tutti gli aiuti a Gaza “fino a nuovo ordine”, dopo che due soldati israeliani sono stati uccisi in un attacco armato da parte di membri di Hamas.Benedetta Scuderi, eurodeputata di AVS che ha partecipato in prima persona ad una delle spedizioni umanitarie della Global Sumud Fotilla, ha ricordato che “i check point restano, gli aiuti sono controllati chi li usava per affamare, le terre sono ancora confiscate”. Scuderi ha affermato che “dall’inizio della tregua almeno 8 bambini palestinesi sono stati uccisi da Israele” e che “la pace non può esserci senza la fine dell’occupazione e la giustizia per i crimini di guerra commessi”. Altrimenti, la pace “è solo una copertura per l’oppressione”. O un appiglio per continuare a non agire.

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    Dopo dieci anni l’UE reintroduce sanzioni contro l’Iran, bocciata la corsa di Teheran al nucleare

    Bruxelles – Congelamento dei beni bancari iraniani detenuti nella banche europee, divieto di fare affari, restrizione ai viaggi e agli spostamenti per le persone, divieti alla circolazione delle merci. L’Unione europea vara sanzioni contro l’Iran, in risposta alle intenzioni del regime degli ayatollah di riprende la corsa verso l’arricchimento dell’uranio e al nucleare a fini non civili. Si tratta di un ritorno al passato, dopo un processo di normalizzazione con Teheran avviato nel 2024, con la prima parziale sospensione di misure restrittive poi estesa nel 2015 e sfociata la cancellazione completa. Ora la nuova linea dura, peraltro annunciata dopo i provvedimenti presi da Francia, Germania e Regno Unito a fine agosto.Banche, commercio e trasporti: le sanzioni UEIl Consiglio dell’UE non si limita ad allinearsi alle decisioni prese in sede ONU. Vengono adottate misure restrittive autonome e tutte europee, a partire dal congelamento dei beni della Banca centrale dell’Iran e delle principali banche commerciali iraniane. Accanto a queste sanzioni finanziarie l’UE intende ripristinare misure volte a impedire l’accesso agli aeroporti UE dei voli cargo iraniani. In materia di trasporti si vuole inoltre impedire la manutenzione e il servizio degli aeromobili da carico o delle navi da carico iraniane.La guida suprema dell’Iran, Ali Khamenei [foto: imagoeconomica via Arabic.Khamne]Oltre alle restrizioni agli scambi di merci i Ventisette varano una stretta commerciale che prevede il divietodi esportazione di armi verso l’Iran e il divieto di trasferimento di qualsiasi oggetto (materiale, bene e tecnologia) che possa tornare utile per le attività di arricchimento dell’uranio. A questo si aggiungono poi divieti di importazioni e trasporto di petrolio greggio, gas naturale, prodotti petrolchimici e petroliferi e derivati, divieto di vendita o fornitura di attrezzature chiave utilizzate nel settore energetico, divieto di vendita o fornitura di oro, altri metalli preziosi e diamanti. Infine disposte limitazioni nella vendita di programmi informativi e attrezzature navali.La presidenza danese del Consiglio dell’UE fa sapere che la decisione presa non pregiudica il prosieguo del cammino pacifico e diplomatico condotto fin qui: “Le porte per negoziati restano aperte“, il messaggio per Teheran.Il nucleare iraniano, quando Trump ha affossato le speranze di stabilitàLe relazioni tra UE e Iran hanno conosciuto una stagione di avvicinamento nel 2013, quando un accordo sul nucleare iraniano era già alla portata, e ancor di più nel 2015, quando il governo di Teheran sigla con la comunità internazionale il Piano d’azione congiunto globale (noto come JCPOA – Joint Comprehensive Plan of Action), l’intesa che permette la presenza di ispettori internazionali in Iran per verificare che il Paese non si doti della bomba atomica. E’ una nuova stagione di normalizzazione delle relazioni tra la repubblica islamica e il resto del mondo, e in particolare l’occidente, che vede nella cancellazione delle sanzioni europee uno dei momenti più alti.Per l’Ue l’accordo sul nucleare iraniano “non è morto”, Borrell ancora impegnato nelle trattative con TeheranA maggio 2018 il presidente USA Donald Trump annuncia di ritirarsi dall’acordo JCPOA, sconfessando l’attività del suo predecessore, Barack Obama, e gettando le basi per nuove instabilità regionali e mondiali. L’UE tenta di sostituirsi agli Stati Uniti, salvare gli accordi JCPOA ed ergersi a garante della pace mondiale, ma nonostante gli sforzi profusi prima da Federica Mogherini e poi da Josep Borrell – Alti rappresentanti per la politica estera e di sicurezza dell’UE succedutisi nel corso del tempo – le relazioni con Teheran si disfano nuovamente, a causa di una mossa vista dal governo iraniano come un tradimento dell’occidente.L’amministrazione Biden non ha saputo ricucire strappi divenuti ormai insanabili, e che con la nuova amministrazione Trump difficilmente miglioreranno. Nel frattempo l’UE ha preso posizione in maniera chiara, per quanto discutibile: gli attacchi israeliani in Iran, ‘giustificati’ dallo Stato ebraico per l’attività degli ayatollah sull’uranio, non sono stati condannati, a dispetto di attacchi russi in Ucraina. Un doppio standard che non è piaciuto a Teheran, finito comunque nella lista nera dell’UE per il suo ruolo giocato nella guerra in Ucraina.

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    Pronto il 19esimo pacchetto di sanzioni Ue alla Russia. Von der Leyen: “Le minacce aumentano, aumentiamo la pressione”

    Bruxelles – Energia, banche e criptovalute. Nel 19esimo pacchetto di sanzioni europee alla Russia c’è tutto quello che Ursula von der Leyen aveva anticipato pochi giorni fa al presidente statunitense Donald Trump, a partire dal cambio di marcia verso l’abbandono del gas naturale liquefatto russo. “Negli ultimi mesi la Russia ha dimostrato tutto il suo disprezzo per la diplomazia e il diritto internazionale”, ha affermato la leader Ue. Oltre ai pesanti raid su abitazioni civili e edifici governativi in Ucraina, il presunto disturbo al Gps dell’aereo della presidente della Commissione europea e le violazioni dello spazio aereo polacco e rumeno.Se “le minacce alla nostra Unione aumentano, noi rispondiamo aumentando la pressione”, ha proseguito von der Leyen. Alla fine, la stretta sugli import energetici dalla Russia arriva: “È ora di chiudere il rubinetto. Siamo pronti a farlo. Abbiamo risparmiato energia, diversificato le forniture e investito in fonti a basse emissioni di carbonio come mai prima d’ora”, ha assicurato la leader rivelando il divieto di importazione di GNL russo a partire dal primo gennaio 2027. Un anno prima dunque, rispetto al calendario previsto da REPowerEU.In più, von der Leyen ha annunciato l’abbassamento al tetto sul prezzo del petrolio russo a 47,6 dollari al barile. L’Unione stringe le maglie sulle principali compagnie energetiche del Cremlino: Rosneft e Gazprom Neft saranno “soggette al divieto totale di transazioni“, mentre saranno congelati i beni sul territorio europeo a “raffinerie, commercianti di petrolio e società petrolchimiche nei Paesi terzi, compresa la Cina”. Nella lista nera dell’Ue finiscono altre 118 navi della flotta fantasma con cui il Cremlino aggira le sanzioni sul greggio. In totale, Bruxelles ha individuato e sanzionato oltre 560 imbarcazioni.La seconda traccia seguita dalla Commissione europea sono le “scappatoie finanziarie utilizzate da Mosca per eludere le sanzioni”. E dunque, divieti di transazioni per altre banche in Russia e in Paesi terzi e “per la prima volta le nostre misure restrittive colpiranno le piattaforme per le criptovalute“. Infine, come sottolineato dall’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, “dobbiamo interrompere le forniture all’industria militare russa, in modo che non possa alimentare la sua macchina da guerra”. Il 19esimo pacchetto aggiunge ulteriori prodotti chimici, componenti metallici, minerali ai divieti di esportazione. “Stiamo rafforzando i controlli sulle esportazioni verso entità russe, cinesi e indiane“, ha spiegato Kallas: nell’elenco delle misure restrittive finiscono 45 nuove società in Russia e in Paesi terzi. “Il nostro messaggio è chiaro: chi sostiene la guerra della Russia e cerca di eludere le nostre sanzioni ne subirà le conseguenze”, ha proseguito il capo della diplomazia europea.Parallelamente, von der Leyen ha annunciato che “presto” la Commissione europea presenterà una proposta per l’utilizzo dei profitti generati dagli asset russi congelati in Ue per finanziare la spesa militare dell’Ucraina. La presidente della Commissione europea si è rivolta alle capitali: “Conto ora su di voi per un’adozione rapida del pacchetto”.

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    Acquisto di tre Airbus tramite Gambia, via Emirati Arabi: così la Bielorussia evade le sanzioni UE

    Bruxelles – Acquisti di aerei di fabbricazione europei, in barba alle sanzioni UE, attraverso un operatore del Gambia e l’intermediazione degli Emirati Arabi: così la Bielorussia di Alexsandr Lukashenko avrebbe aggirato le restrizioni dell’Unione europea imposte per l’aiuto fornito alla Russia di Vladimir Putin nella guerra contro l’Ucraina. Una triangolazione che avrebbe finito col favorire Belavia, compagnia di bandiera di Minsk. Un’operazione condotta in modo esemplare, tanto da rifornire la flotta con tre esemplari Airbus A330 con cui potenziare i collegamenti della Bielorussia con Cina e sud-est asiatico.Un vero e proprio ‘affronto’ per l’europarlamentare polacco Mariusz Kamiński (ECR), che chiede lumi ad una Commissione europea che non può fare altro che prendere atto di quanto accaduto. “Siamo a conoscenza” dell’accaduto, ammette Maria Luis Albuquerque, commissaria per i Servizi finanziari. “Le sanzioni dell’UE sulla Bielorussia vietano agli operatori dell’UE di fornire servizi, come la manutenzione, e di mettere a disposizione altre risorse economiche alle persone o entità elencate, tra cui Belavia”. Tuttavia, riconosce, “in base alle relazioni a disposizione della Commissione, sembra che la vendita sia stata effettuata al di fuori della giurisdizione dell’UE”.Tra sanzioni, violazioni dei diritti umani e traffico di migranti: l’anno in cui i rapporti tra UE e Bielorussia si sono frantumatiLukashenko e il suo governo sarebbero dunque riusciti a ‘farla sotto il naso’ della Commissione, con la complicità di attori contro cui a Bruxelles si medita vendetta. “Se necessario la Commissione, insieme all’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’UE, può proporre nuove sanzioni”, ricorda Albuquerque. “Ciò include l’imposizione di sanzioni a nuovi obiettivi, come le persone responsabili di elusione” delle restrizioni europee. Nel mirino Magic Air, compagnia aerea gambiana, già gestita dalla compagnia aerea turca Onur Air, che avrebbe acquistato i velivoli Airbus per conto non tanto di Belavia, quanto “molto probabilmente” per conto di una società con sede negli Emirati Arabi Uniti che poi avrebbe girato gli acquisti a Minsk.

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    L’opposizione iraniana a Bruxelles: “Basta concessioni, sostenete la popolazione”

    Bruxelles – ‘Stop alle esecuzioni in Iran!’, ‘attivate il meccanismo di sanzioni ora!’. Sono decine di migliaia (la polizia belga parla di 10mila persone in tutto), arrivano da tutta Europa, per gridare e manifestare l’indignazione per un regime, quello al potere in Iran, lasciato ancora troppo libero di agire. L’opposizione iraniana in esilio chiede all’Unione europea un cambio di passo: la fine dell’appeasement – vale a dire dialogo e concessioni in cambio di nessuno scontro – per una politica di sostegno della popolazione, così da rovesciare il potere dall’interno. “La società iraniana è in uno stato di instabilità e l’unica soluzione è la Terza Opzione, né pacificazione né guerra, ma un cambio di regime da parte del popolo e della sua resistenza organizzata”, scandisce Maryam Rajavi, presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (CNRI), che esorta l’UE a “designare le Guardie Rivoluzionarie (IRGC) come organizzazione terroristica”. Ancora: “Non tardate oltre a far rispettare le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite contro i progetti nucleari del regime”, l’altro suggerimento alla politica a dodici stelle. Perché, spiega, “concedere più tempo a questo regime porterà ancora una volta alla guerra, e questo non deve mai essere permesso”.Iran, l’opposizione al regime degli Ayatollah sfila a Bruxelles: “L’Ue riconosca le Guardie della rivoluzione come terroristi”Il discorso viene pronunciato sotto l’Atomium, la grande struttura realizzata per l’esposizione universale del 1958 e tra i luoghi simbolo di Bruxelles. E’ qui che si sono ritrovati gli iraniani esuli proveniente da Germania, Francia, Italia, e tutta Europa. Ed è da qui che poi le persone hanno sfilato verso il centro città.  “Questa immensa presenza di iraniani provenienti da fuori l’Iran dimostra che esiste effettivamente un’alternativa democratica al regime crudele e criminale dei mullah”, il commento di Guy Verhofstadt, ex primo ministro belga e parlamentare europeo di lungo corso, presente al raduno. Verhofstadt chiede all’UE di agire nei confronti dell’Iran come fatto con la Russia: non solo sanzioni individuale ma pure “sui suoi rami vitali finanziari, come le banche e il settore petrolifero“.Il consiglio nazionale della resistenza iraniana viene visto come “alternativa” possibile e credibile all’attuale regime al potere in Iran. Non a caso Verhofstad chiede un “dialogo strutturato” con il CNRI. Il piano in dieci punti che vuole fare del Paese una repubblica allineata ai valori occidentali (parità di genere vera, con libertà di abbigliamento e uguale carriera, rispetto dei diritti umani con tanto di sottoscrizione della dichiarazione universale, separazione tra Stato e religione) rappresenta le garanzie per un Iran a prova di futuro. Gli iraniani arrivano a Bruxelles per dire all’UE e ai suoi Stati che esiste un altro Iran, ma che serve il contributo europeo.

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    Diritti umani, l’Ue sanziona l’Iran per la repressione transnazionale dei dissidenti

    Bruxelles – L’Unione europea ha imposto nuove sanzioni contro l’Iran per le continue violazioni dei diritti umani. Le misure restrittive colpiscono otto individui e una rete criminale, responsabili della repressione transnazionale portata avanti dalla Repubblica islamica, tramite cui gli ayatollah silenziano oppositori e dissidenti all’estero.Le nuove sanzioni sono state decise oggi (15 luglio) dai ministri degli Esteri dei Ventisette riuniti a Bruxelles, durante una sessione del Consiglio i cui piatti principali sono stati la guerra d’Ucraina – alla luce dell’apparente riallineamento della Casa Bianca dalla parte di Kiev e contro Mosca – e la crisi mediorientale, con le diplomazie europee che hanno accolto positivamente l’accordo sull’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza stipulato la scorsa settimana dall’Alta rappresentante Kaja Kallas col governo israeliano.Con le misure restrittive odierne, Bruxelles cerca di colpire la capacità di Teheran di praticare la cosiddetta repressione transnazionale, vale a dire di mettere a tacere le voci critiche nei confronti del regime iraniano al di fuori dei confini di quest’ultimo. Si tratta di un fenomeno preoccupante e in crescita, di cui si sta occupando anche l’Eurocamera (Eunews ha intervistato la relatrice dell’Aula, Chloé Ridel, per comprendere meglio questo argomento).L’eurodeputata Chloé Ridel (Ps/S&D), relatrice dell’Aula sulla repressione transnazionale (foto: Philippe Stirnweiss/Parlamento europeo)Nello specifico, l’Ue ha comminato sanzioni contro otto individui e un’entità iraniani, macchiatisi di gravi abusi ai danni di oppositori politici, dissidenti e attivisti in giro per il mondo, in particolare esecuzioni e uccisioni extragiudiziali, sommarie e arbitrarie, nonché sparizioni forzate. Le misure comprendono il congelamento dei beni e il divieto di fornire ai bersagli del pacchetto assistenza economica e finanziaria diretta o indiretta, nonché l’impossibilità per i soggetti coinvolti di entrare nel territorio dell’Unione.A fare le spese del regime sanzionatorio a dodici stelle sono la rete Zindashti, un’organizzazione collegata al ministero dell’Intelligence e della sicurezza di Teheran (Mois) e considerata un gruppo criminale dall’Ue, e diversi suoi membri: il capo Naji Ibrahim Sharifi-Zindashti e i suoi collaboratori Abdulvahap Kocak, Ali Esfanjani, Ali Kocak, Ekrem Oztunc e Nihat Asan. Costoro sarebbero implicati, tra le altre cose, nell’assassinio del dissidente iraniano Mas’ud Molavi Vardanjani e del proprietario dell’emittente televisiva iraniana Gem TV, Saeed Karimian, uccisi in Turchia rispettivamente nel 2019 e 2017.Oltre a loro, sono finiti nel mirino dell’Ue anche Mohammed Ansari, uno dei leader della Forza Quds del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, e Reza Hamidiravari, ufficiale d’intelligence che, secondo Bruxelles, supervisiona le operazioni portate avanti dalla rete Zindashti per conto del Mois.L’Alta rappresentante Ue per la politica estera, Kaja Kallas (foto: Consiglio europeo)Parlando ai giornalisti al termine della sessione odierna, Kallas ha ribadito per l’ennesima volta la linea dell’Ue rispetto alla recente escalation militare tra Israele e Iran, ribattezzata guerra dei 12 giorni: la Repubblica islamica “non deve possedere armi nucleari”, ha scandito, sottolineando che l’unica strada per raggiungere questo obiettivo è quella diplomatica.Il cessate il fuoco negoziato da Donald Trump “è fragile ma presenta un’opportunità per continuare il dialogo”, ha proseguito, aggiungendo che Teheran “dovrà accogliere di nuovo gli ispettori dell’Onu”. Un punto, quest’ultimo, su cui però la dirigenza iraniana non sembra voler cedere.

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    Orbán si sfila, l’Ue rinnova i 17 pacchetti di sanzioni alla Russia per altri sei mesi

    Bruxelles – Alla fine è andato tutto liscio, e le sanzioni che l’Unione europea ha imposto alla Russia negli ultimi tre anni resteranno in vigore. Più liscio del previsto, perché il preventivato scontro con il primo ministro ungherese, VIktor Orbán, non c’è stato. L’accordo politico sulla proroga dei 17 pacchetti di sanzioni per altri sei mesi è arrivato, un po’ a sorpresa, in tarda serata, allo scadere del Consiglio europeo di ieri (26 giugno).Lo scorso gennaio, l’ultima volta che i 27 avevano dovuto ripetere l’esercizio di proroga semestrale delle misure restrittive contro Mosca, Budapest aveva tenuto tutti col fiato sospeso fino all’ultimo minuto, per poi farsi da parte e consentire il via libera all’unanimità. Lasciando però intendere che avrebbe potuto mettersi di traverso in futuro. Ma Orbán guarda a Washington, e in questo momento Trump non solo non sembra intenzionato a sospendere le sanzioni imposte a livello di G7, ma ha chiesto che sia l’Europa a insistere ulteriormente. Il premier magiaro “non ha la sponda degli Stati Uniti“, afferma una fonte diplomatica.E infatti, incalzato dal presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, il leader sovranista non ha sollevato obiezioni. L’Ue assicura così i 17 pacchetti già in vigore mentre cerca l’accordo – sempre con l’Ungheria – sul diciottesimo. Dopo l’endorsement politico dei capi di stato e di governo, oggi gli ambasciatori degli Stati membri avvieranno le procedura per il rinnovo delle sanzioni, in vista dell’adozione formale in agenda già lunedì 30 giugno. Ben in anticipo rispetto alla scadenza del 31 luglio, che avrebbe decretato la cancellazione di un’ampia gamma di misure settoriali, tra cui restrizioni in materia di scambi, finanza, energia, tecnologia e beni a duplice uso civile/militare, industria, trasporti e beni di lusso.Le sanzioni economiche comportano inoltre il divieto di importazione o trasferimento di petrolio per via marittima dalla Russia all’Ue e l’esclusione dal sistema SWIFT di diverse banche russe. Senza una proroga, andrebbero in fumo i circa 210 miliardi di euro di attività della Banca centrale russa congelati da Bruxelles.