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    L’Ue dà la caccia alla “flotta fantasma” di Mosca e sanziona 52 navi che eludono l’embargo sul petrolio

    Bruxelles – Continua a infoltirsi l’elenco di persone e entità sanzionate da Bruxelles a seguito della guerra d’aggressione della Russia in Ucraina. Oggi (16 dicembre) i ministri degli Esteri dell’Ue hanno dato il via libera al quindicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che prende di mira in particolare 52 navi della flotta fantasma con cui il Cremlino elude le restrizioni occidentali sul commercio di petrolio. Ma sempre di più, Bruxelles è decisa a colpire chi sostiene lo sforzo bellico russo: Cina e Corea del Nord.Nel nuovo pacchetto, che impone misure restrittive per 54 persone fisiche e 30 entità, figurano due alti funzionari del regime di Kim Jong-un, un individuo e sei entità cinesi. Per quanto riguarda Pechino, è la prima volta dall’inizio dell’invasione russa che l’Ue adotta sanzioni “a tutti gli effetti” – che prevedono il divieto di ingresso sul suolo europeo, il congelamento dei beni e il divieto di mettere a disposizione fondi – contro individui ed entità ritenute colpevoli di facilitare l’elusione delle sanzioni occidentali a Mosca e di fornire componenti a duplice uso civile-militare alla Russia, come componenti sensibili di droni. Le sanzioni al ministro della Difesa di Pyongyang, No Kwang Chol, e al vicecapo di Stato Maggiore dell’Esercito Popolare Coreano, Kim Yong Bok, sono la diretta conseguenza del dispiegamento di truppe nordcoreane al fronte in Russia.Contro la cooperazione militare sempre più stretta tra Kim Jong-un e Putin si sono espressi oggi anche i ministri degli Esteri dei Paesi del G7, condannando “con la massima fermezza” un’intesa che “segna una pericolosa espansione del conflitto”. Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, insieme all’Unione europea e ai partner più stretti dell’Indo-pacifico – Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda – si dicono “profondamente preoccupati per il sostegno politico, militare o economico che la Russia potrebbe fornire ai programmi illegali di armamento” di Pyongyang.Con le nuove designazioni, l’Ue porta a 79 le imbarcazioni della “flotta fantasma” russa, navi che non battono bandiere Ue “coinvolte in pratiche di navigazione ad alto rischio nel trasporto di petrolio o prodotti petroliferi russi, nella consegna di armi, nel furto di grano o nel sostegno al settore energetico russo”. Navi che non potranno più attraccare nei porti europei e saranno sottoposta a un divieto di fornitura di servizi. In questo modo, Bruxelles spera di far lievitare i costi di utilizzo di tali navi per il Cremlino, e di ridurre il numero di imbarcazioni in grado di trasportare il greggio russo.L’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari Esteri, 16/12/24La nuova stretta “dimostra l’unità degli Stati membri nel nostro continuo sostegno all’Ucraina”, ha esultato l’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, aggiungendo: “Non può esserci alcun dubbio che l’Ucraina vincerà”. In totale, il pacchetto aggiunge 32 nuove aziende all’elenco di quelle che sostengono il complesso militare e industriale di Mosca: oltre a 20 sul territorio russo, sette sotto la giurisdizione di Cina e Hong Kong, due dalla Serbia e una ciascuna da Iran, India ed Emirati Arabi Uniti. Imprese a cui si applicheranno ora restrizioni più severe sulle esportazioni di beni e tecnologie a duplice uso e di prodotti a tecnologia avanzata. L’Ue ha scelto di sanzionare inoltre l’unità militare responsabile dell’attacco all’ospedale pediatrico Okhmadyt di Kiev del luglio scorso, che ha causato decine di vittime e centinaia di feriti.Tra le misure adottate oggi, ci sono però anche alcune deroghe a “protezione degli interessi degli operatori dell’Ue”. In sostanza, l’estensione di alcune deroghe esistenti per concedere più tempo alle aziende dei Paesi membri di uscire dalla Russia. Infine, per far fronte all’aumento delle controversie e delle misure di ritorsione in Russia che portano al sequestro degli attivi dei depositari centrali di titoli (CSD) dell’Ue, il pacchetto odierno introduce una deroga per il recupero delle perdite e una clausola di non responsabilità per i CSD europei.

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    È pronto il 15esimo pacchetto di sanzioni Ue alla Russia

    Bruxelles – La presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue ha annunciato che gli ambasciatori dei Paesi membri hanno definito e dato il via libera al quindicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. L’adozione formale prevista già lunedì prossimo, il 16 dicembre, in occasione del Consiglio Ue Affari Esteri.Il nuovo pacchetto aggiungerà altre persone ed entità all’elenco di sanzioni già esistente “e prende di mira entità in Russia e in Paesi terzi diversi che contribuiscono indirettamente al potenziamento militare e tecnologico della Russia eludendo le restrizioni all’esportazione”, ha anticipato la presidenza ungherese. Inoltre, “le sanzioni adottate limitano l’attività di ulteriori navi di Paesi terzi che operano per contribuire o supportare azioni o politiche a sostegno delle azioni della Russia contro l’Ucraina”.Esultano la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, António Costa, per un accordo “contenente misure per contrastare la flotta fantasma”, soprattutto petroliere, con cui Mosca aggira le restrizioni occidentali sul commercio di petrolio, fonte di reddito fondamentale per finanziare la guerra contro l’Ucraina. “L’Ue e i suoi partner del G7 sono impegnati a continuare a esercitare pressione sul Cremlino”, ha rivendicato von der Leyen. “Dobbiamo continuare a esercitare una forte pressione sulla Russia”, è l’indicazione dell’Alta rappresentante UE per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, convinta che il nuovo pacchetto “indebolirà ulteriormente la macchina da guerra di Putin”.Si tratta del primo pacchetto di sanzioni concordate dai 27 durante i sei mesi di presidenza di Budapest – l’unico Paese membro che ha mantenuto saldi i legami con Mosca – al Consiglio dell’Ue. L’ultimo, il quattordicesimo, risale al 27 giugno scorso.‼️ Ambassadors have just agreed on the 15th package of sanctions in reaction to Russia’s aggression against Ukraine.️ The package adds more persons and entities to the already existing sanctions list, and targets entities in Russia and in third countries other than Russia that… pic.twitter.com/DMUoMhRYTH— Hungarian Presidency of the Council of the EU 2024 (@HU24EU) December 11, 2024

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    Georgia, l’Ue studia “ulteriori misure” contro la repressione delle proteste. Ma l’Ungheria avverte: “Porremo il veto”

    Bruxelles – A Bruxelles, l’alleato forte del partito filo-russo al potere in Georgia, Sogno Georgiano, è l’Ungheria di Viktor Orbán. Mentre per le strade di Tbilisi – ormai al quattordicesimo giorno consecutivo di proteste contro la decisione del governo di sospendere il processo di adesione all’Ue – continuano le violenze delle forze dell’ordine, l’Unione europea avverte che “prenderà in considerazione ulteriori misure” nei confronti dei responsabili dell’arretramento democratico e della repressione. Ma Budapest promette: “Porremo il veto” a eventuali sanzioni a funzionari georgiani.La tensione nella Repubblica caucasica è alle stelle da quando, lo scorso 26 ottobre, il partito al governo dal 2012 ha vinto le elezioni, denunciate dagli osservatori locali e internazionali come irregolari e dal capo dello Stato, l’europeista Salomé Zourabichvili, come illegittime. La situazione è precipitata definitivamente due settimane fa, il 28 novembre, a seguito della decisione del primo ministro Irakli Kobakhidze di non inserire nell’agenda governativa la questione dei negoziati per entrare in Ue “prima della fine del 2028”.Secondo il bollettino diffuso ieri (10 dicembre) da Transparency International Georgia, in tredici giorni di proteste sono state arrestate 450 persone e più di 300 manifestanti hanno subito violenze e maltrattamenti. Oltre 80 hanno richiesto cure ospedaliere. Sia per le accuse amministrative che per quelle penali, i giudici “prendono le decisioni esclusivamente sulla base delle testimonianze degli agenti di polizia”. Diversi rapporti di organizzazioni internazionali – corredati da materiale audiovisivo – indicano che “gruppi mascherati affiliati al partito Sogno Georgiano sono stati impiegati per attaccare manifestanti e giornalisti”. Dal 28 novembre, sono stati documentati 92 episodi di violenza contro i giornalisti. La scorsa settimana, il Difensore civico della Georgia, Levan Ioseliani, ha accusato la polizia di “usare la violenza contro i cittadini come misura punitiva”, il che “costituisce un atto di tortura”.Fuochi artificiai sparati contro la polizia durante le proteste antigovernative a Tbilisi, il 3 dicembre 2024 (foto: Giorgi Arjevanidze/Afp)Denunce prontamente accolte da Bruxelles, che anzi “incoraggia le organizzazioni locali e internazionali e il Difensore civico a continuare a documentare le diffuse violazioni dei diritti umani”: in un comunicato diffuso dalla portavoce del Servizio europeo di Azione esterne (Seae), l’Ue ha accusato la polizia georgiana di aver represso le manifestazioni con “forza brutale e illegale”, attraverso “detenzioni arbitrarie di manifestanti e leader dell’opposizione” e prendendo di mira “specificatamente” lavoratori dei media. Il Seae ha chiesto “l’immediato rilascio di tutte le persone detenute” e di “porre fine alle intimidazioni diffuse, alle persecuzioni politiche, alle torture e ai maltrattamenti di cui sono vittime i cittadini”.La ministra degli Esteri georgiana, Maka Botchorishvili, il suo omologo ungherese Péter SzijjártóIl Servizio europeo d’Azione esterna ha esortato Sogno georgiano “a smorzare i toni”, e ricordato che è stata “la linea d’azione” del partito di governo a “portare all’arresto de facto del processo di adesione all’Ue”. Ed ora, il “persistente arretramento democratico e i recenti mezzi repressivi utilizzati dalle autorità georgiane hanno conseguenze sulle nostre relazioni bilaterali“. Le “ulteriori misure” da adottare verranno messe sul tavolo dei ministri degli Esteri Ue dall’Alta rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, all’incontro previsto lunedì 16 dicembre. Due giorni dopo il prossimo appuntamento caldo previsto a Tbilisi, la successione tra Salomé Zourabichvili e il candidato di estrema destra Mikheil Kavelashvili alla guida della Repubblica.Un eventuale inserimento di funzionari georgiani nel regime di sanzioni Ue in materia di diritti umani richiederebbe un via libera all’unanimità da parte dei 27. Ma Kallas difficilmente potrà contare su Budapest per richiamare il governo di Tbilisi. A margine di un incontro bilaterale con la ministra degli Esteri georgiana, Maka Botchorishvili, il suo omologo ungherese Péter Szijjártó ha avvertito: “Ci opponiamo all’aggiunta di funzionari georgiani a qualsiasi lista di sanzioni. Se si presenterà una proposta del genere, l’Ungheria la bloccherà, questo è certo”. Il ministro di Orbán ha poi attaccato l’Unione europea, definendo le critiche alla Georgia “ipocrite, stanche e ripugnanti”.

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    Controlli con droni e sanzioni sistematiche, l’Ue dice ‘stop’ alle navi fantasma della Russia

    Bruxelles – Stop alle navi fantasma che alimentano il giro d’affari della Russia e aggirano le sanzioni dell’Ue adottate in risposta all’aggressione dell’Ucraina. L’Aula del Parlamento europeo riunita a Bruxelles per la sessione plenaria ‘mini’, torna sul noto fenomeno di imbarcazioni che “non esistono” ma che solcano i mari europei consentendo a Mosca di continuare a finanziare la propria macchina da guerra.Il sistema già individuato dai servizi della Commissione europea è costruito sull’utilizzo di vecchie petroliere, spesso non assicurate e di proprietà poco chiara, usate per esportare il petrolio greggio e i suoi prodotti petroliferi all’estero. Così facendo i prodotti oggetto di sanzioni internazionali, Ue e G7 vengono commerciati aggirandole.Per questo motivo gli europarlamentari chiedono (testo votato per alzata di mano) di sanzionare sistematicamente le navi che attraversano le acque dell’Ue senza un’assicurazione. Si invita l’Unione europea e i suoi Stati membri a rafforzare le sue capacità di sorveglianza, “in particolare il monitoraggio mediante droni e satelliti“, oltre a condurre ispezioni mirate in mare. In tal senso i singoli governi dovrebbero designare strutture portuali in grado di gestire navi sanzionate che trasportano petrolio greggio e gas naturale liquefatto (Gnl).A proposito di Gnl, viene chiesta una stretta all’acquisto di ogni prodotto energetico russo. Sottolineando che “l’impatto delle sanzioni esistenti e del sostegno finanziario e militare all’Ucraina continuerà a essere compromesso finché l’Ue importa combustibili fossili russi”, l’Aula del Parlamento europeo invita tutti a vietare ogni importazione di combustibili fossili russi, compreso il gas naturale liquefatto. Serve, in sostanza, “un’applicazione molto più rigorosa delle attuali sanzioni dell’Ue”.

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    L’Ue pronta a nuove sanzioni contro l’Iran: nel mirino missili balistici, droni e il settore dell’aviazione

    Bruxelles – L’Ue pronta ad allinearsi alle sanzioni contro Teheran già adottate da Stati Uniti, Regno Unito, Francia e Germania in risposta al trasferimento di missili balistici di fabbricazione iraniana alla Russia. Un trasferimento che è “minaccia diretta alla sicurezza europea”, una “sostanziale escalation materiale” rispetto alla fornitura a Mosca di droni e munizioni. Per questo l’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell, ha annunciato che Bruxelles risponderà con “nuove e significative misure restrittive”.L’Unione europea inserirà quindi nel già ben nutrito regime di sanzioni contro l’Iran per il suo supporto alla Russia nuove persone ed entità coinvolte nei programmi iraniani di missili balistici e droni, e “sta valutando” misure restrittive anche nel settore dell’aviazione. Il capo della diplomazia Ue ha precisato che la risposta avverrà “rapidamente e in coordinamento con i partner internazionali”. Washington e Londra hanno già agito: il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha annunciato il 10 settembre sanzioni contro sei società iraniane di droni e missili balistici e dieci tra i loro dirigenti e dipendenti. Anche la compagnia aerea iraniana Iran Air è finita sotto la scure occidentale: Washington ha rivelato che “i partner internazionali annunceranno misure che non permetteranno a Iran Air di operare sul loro territorio in il futuro”. E Londra ha infatti annunciato che “porrà fine a tutti i collegamenti aerei diretti” con l’Iran.Lo scorso 14 maggio – dopo il massiccio lancio di droni da Teheran verso Israele – il Consiglio dell’Ue aveva deciso di ampliare il campo di applicazione del regime di sanzioni in considerazione del sostegno militare dell’Iran non solo alla Russia, ma anche a gruppi armati in Medio Oriente e nella regione del Mar Rosso. E può ora colpire individui ed entità che forniscono, vendono o sono in qualsiasi modo coinvolti nel trasferimento di missili e droni iraniani. Le sanzioni consistono nel divieto di ingresso sul territorio comunitario per gli individui, nel congelamento dei beni detenuti nei Paesi Ue e sul divieto di fornire fondi ai soggetti elencati.Per Borrell la fornitura di missili balistici al Cremlino “avviene nel mezzo dei più recenti attacchi della Russia contro l’Ucraina, anche con missili balistici e droni, che dimostrano la sua chiara determinazione a continuare la sua brutale guerra di aggressione contro l’Ucraina e il suo popolo, in particolare prendendo di mira le infrastrutture energetiche critiche, cercando di causare la massima perdita possibile di vite civili e di infliggere devastazioni su larga scala”. Toccherà ora ai 27 Stati membri dare il via libera alle sanzioni messe sul tavolo dall’Alto rappresentante.

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    Medio Oriente, Borrell formalizza la richiesta di sanzioni per i ministri di Israele. “Decideranno gli Stati, ma il processo è avviato”

    Bruxelles – Josep Borrell non molla, al contrario insiste. L’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue vuole mandare un messaggio, chiaro e diretto: c’è un’Unione europea che non è più disposta a sostenere le ragioni di Israele di fronte a una risposta all’aggressione di Hamas che ha passato il limite del tollerabile. L’idea di sanzionare i ministri israeliani per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, e delle Finanze, Bezalel Smotrich, diventerà una proposta formale e ufficiale.“Ho deciso di proporre l’inclusione dei due ministri israeliani nella lista Ue delle sanzioni”, annuncia al termine della riunione informale dei ministri degli Esteri. “Ovviamente spetterà ai ministri decidere, come sempre, il processo sarà avviato“. La proposta con ogni probabilità sarà affossata dagli Stati. L’unanimità richiesta per approvare le sanzioni non c’è, vista la contrarietà dichiarata dell’Italia, ma non solo. L’idea non piace all’Ungheria di Orban, e neppure alla Germania. Ma Borrell vuole comunque inviare un messaggio al governo di Benjamin Netanyahu.Non vengono messe in discussione le ragioni dello Stato ebraico. “L’attacco di Hamas ha dato origine a una guerra, e la guerra ha dato origine a una situazione drammatica dal punto di vista umanitario”, dice sintetizzando in estrema sintesi gli avvenimenti dal 7 ottobre 2023 in poi. Ma si scaglia contro la reazione di Israele, e una condotta che a Bruxelles viene vista come irresponsabile. “Dichiarazioni sulla costruzione di una sinagoga dentro una moschea suggeriscono una radicalizzazione della situazione” da parte israeliana, aggiunge in conferenza stampa. Una presa di distanze da Ben-Gvir, che ha dichiarato di voler costruire un luogo di culto ebraico laddove sorge la mosche di Al-Aqsa, a Gerusalemme.E’ l’ultimo atto di una giornata iniziata con un attacco frontale di Borrell nei confronti di Israele. Ai Ventisette chiedeva di condannare l’operato dell’amministrazione Netanyahu, bollata come “inaccettabile”, e di non prevedere tabù nei confronti di un alleato storico considerato dall’Alto rappresentante come non più difendibile. Finora l’Ue si era espressa contro i coloni estremisti, decretando sanzioni restrittive nei loro confronti, ma è la prima volta che prende corpo l’iscrizione nella lista nera di esponenti di governo israeliano. Con ogni probabilità la linea Borrell non passerà, ma adesso Tel Aviv è avvisata: il sostegno senza ‘se’ e senza ‘ma’ dell’Europa è rimessa in discussione.E’ questa un’altra incrinatura dei rapporti tra Europa e Israele, dopo che Belgio e Slovenia hanno sostenuto l’azione legale del Sudafrica, che ha trascinato lo Stato ebraico davanti alla Corte Internazionale di Giustizia, con l’accusa di crimini di genocidio nei confronti dei palestinesi.

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    Ab InBev resta in Russia, Mosca non dà il permesso a fermare il business della birra

    Bruxelles – Birre belga in Russia, il business continua perché Mosca non concede il permesso di interrompere gli affari. La storia di Ab InBev, la multinazionale della ‘bionda’ con sede a Leuven, in Belgio, si arricchisce di un nuovo capitolo che continua a mettere in imbarazzo i belgi e arricchisce la macchina da guerra del Cremlino. Sono le autorità russe ad aver detto ‘niet’ all’intenzione di Ab InBev di uscire dal consorzio con i russi e cedere le quote ai turchi di Anadolu Efes. Questi ultimi si sarebbero detti a più riprese disponibili a rimpiazzare Ab InBev nel mercato della birra in Russia, ma, ammettono i belgi, “non sono state ottenute le necessarie approvazioni normative e governative” per completare la transazione.La Russia in sostanza tiene l’industria delle birra belga legata e ancorata in patria, contro il volere dichiarato del colosso che, tra i vari marchi, vanta Corona, Stella Artois, Budweiser, Beck’s, Birra del Borgo, Leffe, e Jupiler, il brand che sponsorizza la massima serie calcistica del Belgio. Ab InBev ha annunciato l’intenzione di lasciare la Russia nel 2022, sulla scia della guerra dichiarata da Mosca all’Ucraina. Un’intenzione rimasta fin qui lettera morta, per ragioni di contratti commerciali e questioni giuridiche onerose e complicate.Da parte russa è facile capire il motivo che spinge a fare in modo che il partner europeo resti presente e attivo all’interno delle Federazione. Alla fine del 2023 la multinazionale della birra ha registrato ricavi per 59,4 miliardi di dollari. Un partner redditizio, ricco, stabile, che fa gola al Cremlino, e su cui le autorità russe possono esercitare pressione e offrire una prova di forza contro le sanzioni a dodici stelle, che vorrebbero azzerrare i rapporto economico-commerciali con la Russia di Putin per fermarne la macchina bellica. Invece la Russia di Putin, almeno in questa partita, sembra avere la meglio.

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    L’Alto rappresentante Ue Borrell ha suggerito di imporre sanzioni contro due ministri di Israele

    Bruxelles – Dopo le parole sconcertanti del ministro delle Finanze d’Israele, Bezalel Smotrich, sulla giustificazione morale di affamare la popolazione di Gaza per ottenere la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas, sono arrivate quelle di Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra ‘Potere Ebraico’. Troppo per il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, che aveva condannato duramente la dichiarazione di Smotrich e chiesto al governo israeliano di prenderne distanza. Ora Borrell ha suggerito di imporre sanzioni contro i suoi due ministri più estremisti.In un post sul suo profilo X, Ben-Gvir ha criticato la strategia dei negoziati incoraggiata dagli Stati Uniti e dai principali Paesi della regione, perché Hamas “deve continuare a essere calpestato fino a che non si arrenderà completamente”. Per farlo, lo Stato ebraico dovrebbe “fermare il trasferimento di aiuti umanitari e carburante a Gaza finché tutti i nostri rapiti non saranno tornati a casa”. In più, il ministro ha esortato il governo israeliano a “incoraggiare l’immigrazione e occupare i territori della Striscia di Gaza per tenerli permanentemente nelle nostre mani”.I ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Dichiarazioni che ricalcano quelle fatte a più riprese da Smotrich, a capo del partito Sionismo Religioso, e che per la verità non sono fughe in avanti dei leader, ma sono perfettamente in linea con i principi e le linee guida delle loro formazioni politiche: il programma politico di Potere Ebraico prevede esplicitamente l’annessione della Cisgiordania e il pieno controllo israeliano del territorio compreso tra il mar Mediterraneo e il fiume Giordano.  Rifiuta l’idea di uno Stato Palestinese e chiede la cancellazione degli Accordi di Oslo del 1993, con cui Israele e l’allora Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) si impegnarono per un reciproco riconoscimento.“Come le sinistre dichiarazioni del ministro Smotrich, questo è un incitamento a crimini di guerra“, ha commentato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, suggerendo di fissare in agenda un aggiornamento del regime di sanzioni europee per colpire i due ministri. Nel regime Ue di sanzioni per violazioni dei diritti umani, sono già presenti nove individui e cinque entità legati alle colonie illegali israeliane nei territori palestinesi occupati. Chi finisce sulla lista nera dell’Ue, è soggetto al congelamento dei beni sul territorio europeo e al divieto di mettere piede sul suolo europeo. Parallelamente, gli individui e le entità colpite dalle sanzioni non possono ricevefondi o risorse economiche a loro beneficio.Sebbene sia prerogativa di Borrell, in quanto Alto rappresentante, proporre di modificare gli elenchi di chi è soggetto a misure restrittive da parte dell’Unione europea, c’è bisogno del sì di tutti i Paesi membri per poter procedere. Il capo della diplomazia europea ha esortato un’altra volta il governo israeliano a “prendere inequivocabilmente le distanze da queste incitazioni a commettere crimini di guerra” ed a “impegnarsi in buona fede nei negoziati facilitati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un cessate il fuoco immediato” a Gaza.