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    Voice of Europe, perquisite casa e ufficio di un funzionario del Parlamento Ue

    Bruxelles – L’ombra della Russia e il sospetto di interferenze nel Parlamento europeo scuotono la capitale dell’Unione europea. La procura federale del Belgio ha condotto perquisizioni a casa di un funzionario dell’europarlamento a Schaarbek, uno dei comuni di Bruxelles capitale, e nell’ufficio dell’istituzione comunitaria. L’inchiesta è legata alla vicenda ‘Voice of Europe’, testata oscurata e sanzionata per la diffusione di propaganda russa.Secondo il quotidiano tedesco Der Spiegel, le perquisizioni avrebbero riguardato un dipendente dell’eurodeputato olandese populista di destra Marcel de Graaff al Parlamento europeo a Bruxelles. Si tratterebbe dell’ufficio del collaboratore di de Graaff Guillaume Pradoura, che ha in passato lavorato anche per l’eurodeputato dell’AfD Maximilian Krah.Secondo le informazioni diffuse dagli inquirenti belgi, nel più ampio quadro di indagini su membri del Parlamento europeo vvicinati e pagati per promuovere la propaganda russa tramite il Voice of Europe, “vi sono indicazioni che il dipendente del Parlamento europeo interessato abbia svolto un ruolo significativo in tutto ciò“. Perquisizioni sono state condotte, in parallelo, anche negli uffici del Parlamento europeo a Strasburgo.

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    L’Ue vara il ‘pacchetto Navalny’: stop all’export di tutto ciò che può servire alla repressione in Russia

    Bruxelles – Mai più altri Alexsey Navalny. L’Unione europea vara un nuovo pacchetto di sanzioni tutto speciale contro Mosca, volto a fermare la macchina di repressione della Russia di Vladimir Putin. La morte di uno dei principali oppositori politici del leader russo è la molla che spinge il Consiglio dell’Ue a varare un pacchetto annunciato. Scatta la messa al bando di tutto ciò che può essere utilizzato ai fini di repressione, tortura, violazione dello Stato di diritto, e che quindi non potrà essere venduto alla federazione russa. Si tratta di un divieto alle esportazioni di merci, ma anche programmi informatici e dispositivi quali apparecchi radio e monitor.Il via libera garantito oggi (27 maggio) prevede anche l’iscrizione nella lista nera dell’Ue del Servizio penitenziario federale della Federazione Russa (Fsin). Si tratta dell’autorità centrale che gestisce il sistema carcerario russo, “noto per i suoi diffusi e sistematici abusi e maltrattamenti contro i prigionieri politici in Russia”, critica il Consiglio dell’Ue. In quanto agenzia federale, la FSIN è responsabile delle colonie penali, già inserite tra le entità soggette a sanzioni, in cui il politico dell’opposizione russa Alexei Navalny è stato detenuto con accuse politicamente motivate ed è infine morto il 16 febbraio 2024.Le decisioni prese a Bruxelles sono obbligate, spiega l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Josep Borrell. La morte di Navalny, sottolinea, “stata un altro segno dell’accelerazione e della repressione sistematica da parte del regime del Cremlino”. Come Unione europea, promette, “non risparmieremo alcuno sforzo per chiedere conto alla leadership politica e alle autorità russe” per la morte dell’oppositore politico e il rispetto dei diritti umani nel Paese, “anche attraverso questo nuovo regime di sanzioni, prendendo di mira coloro che limitano il rispetto e violano i diritti umani in Russia”.Per questo motivo l’Unione europea colpisce anche tutti quei giudici ritenuti responsabili o corresponsabili per la morte in carcere di Navalny. Per loro non sarà possibile mettere piede su suolo comunitario, e per tutti, singoli individui e autorità penitenziaria nazionale, scatterà il congelamento degli eventuali beni detenuti in uno dei Ventisette Stati membri.

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    L’Ue reagisce al “modello di comportamento provocatorio” della Russia nella regione baltica

    Bruxelles – Un’altra provocazione russa nell’arco di pochi giorni nell’area baltica, a dimostrazione dell’aumento delle preoccupazioni dei Paesi membri Ue e Nato, dall’Estonia alla Finlandia. Ma questa volta interviene anche l’Unione Europea, per mettere in chiaro che gli occhi di Bruxelles sono vigili sulle mosse del Cremlino e delle sue mire espansionistiche. “Questo incidente di confine fa parte di un più ampio modello di comportamento provocatorio e di azioni ibride da parte della Russia, anche ai suoi confini marittimi e terrestri nella regione del Mar Baltico”, è l’attacco dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, in una dichiarazione in risposta alla rimozione “unilaterale” delle boe luminose poste dall’Estonia sul fiume Narva per delimitare il confine nord-orientale con la Russia.La prima ministra dell’Estonia, Kaja KallasA rendere nota l’azione “compiuta nell’ombra della notte” – alle 3 del mattino di ieri (23 maggio) – dalla Guardia di frontiera russa è stato il ministero degli Affari esteri estone con una nota, in cui ha definito l’azione “un incidente di confine provocatorio“. Da Tallinn la risposta “rimane calma e lucida” in contatto con alleati e partner Ue e Nato, a partire dalla richiesta ufficiale a Mosca di spiegazioni attraverso i rappresentanti di frontiera e i canali diplomatici e “l’immediata restituzione” delle boe luminose. La premier estone, Kaja Kallas, ha rincarato la dose con un post su X: “L’azione della Russia si inserisce nel più ampio schema del suo comportamento provocatorio in tutta Europa, anche ai confini con i Paesi vicini“.L’autocrate russo, Vladimir Putin (credits: Natalia Kolesnikova / Afp)Il riferimento implicito è a quanto accaduto all’inizio della settimana, con il giallo della bozza di documento ufficiale del ministero della Difesa russo per rivedere la frontiera marittima della Russia nel Mar Baltico orientale. Una proposta senza alcuna consultazione con i vicini della regione – ma scomparsa dal sito del ministro poche ore più tardi – motivata secondo la Russia dal fatto che la misurazione sovietica del confine del 1985 avrebbe utilizzato carte nautiche della metà del XX secolo e di conseguenza non corrisponderebbe pienamente alle coordinate cartografiche “più moderne”. Le modifiche sarebbero dovute entrare in vigore nel gennaio 2025 ed erano rivolte agli equipaggi delle navi, alle forze dell’ordine e ai funzionari della difesa e della sicurezza che operano nel Golfo orientale della Finlandia.A pochi giorni dalla prima provocazione diplomatica, la nuova azione del Cremlino viene seguita con preoccupazione da tutte le capitali baltiche e scandinave, ma anche dalle istituzioni Ue “in cooperazione e solidarietà con l’Estonia e gli altri Stati membri”, spiega l’alto rappresentante Borrell. “L’Unione Europea ha monitorato attentamente la situazione fin dall’inizio” e ora “si aspetta una spiegazione da parte della Russia” sulle sue azioni “inaccettabili” lungo la frontiera.

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    Il giallo del documento russo (poi sparito) che minaccia di cambiare le frontiere nel Baltico orientale

    Bruxelles – Era il 26 marzo 2022 quando, per un presunto errore di pubblicazione, l’autocrate russo, Vladimir Putin, rendeva nota al mondo la strategia sul lungo termine che aveva spinto l’aggressione della Russia all’Ucraina. Un articolo che per la prima volta dimostrava le mire espansionistiche del Cremlino per superare “la tragedia del 1991, quella terribile catastrofe della nostra storia” e che oggi, più di due anni dopo, trova un’altra conferma in una bozza di documento ufficiale del ministero della Difesa russo.L’autocrate russo, Vladimir Putin (credits: Natalia Kolesnikova / Afp)La nuova proposta è quella di rivedere la frontiera marittima della Russia nel Mar Baltico orientale, dal momento in cui – secondo quanto riportato dallo stesso ministero della Difesa – la misurazione sovietica del confine del 1985 aveva utilizzato carte nautiche della metà del XX secolo e di conseguenza non corrispondeva pienamente alle coordinate cartografiche “più moderne”.Le modifiche proposte – ma prive di indicazioni su come avrebbero effettivamente impattato le frontiere – sarebbero dovute entrare in vigore nel gennaio 2025 ed erano rivolte agli equipaggi delle navi, alle forze dell’ordine e ai funzionari della difesa e della sicurezza che operano nel Golfo orientale della Finlandia. Tuttavia la bozza è stata cancellata nella giornata di ieri (22 maggio) dal sito del ministero senza ulteriori spiegazioni, dopo l’ondata di critiche e irritazione dei vicini nella regione, tutti membri Nato (la Finlandia dal 2023 e la Svezia dal marzo 2024)L’allarme è stato alzato in tutta la regione baltica, con i ministri degli Esteri di Lituania, Lettonia, Estonia, Finlandia e Svezia in contatto tra loro per chiarire la situazione. “Le azioni della Russia sono viste come una provocazione deliberata e mirata per intimidire i Paesi vicini e le loro società”, ha dichiarato a Politico il ministero degli Esteri lituano: “Questa è un’ulteriore prova che la politica aggressiva e revisionista della Russia è una minaccia per la sicurezza dei Paesi vicini e dell’Europa nel suo complesso”. Il premier finlandese, Petteri Orpo, ha chiarito che “non c’è stato alcun contatto” con Mosca sulla questione, mentre l’omologo svedese, Ulf Kristersson, ha ribadito senza sconti che “la Russia non può decidere unilateralmente nuovi confini”.

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    C’è l’accordo Ue sui profitti dei beni congelati russi. Il 90 per cento sarà destinato all’assistenza militare per l’Ucraina

    Bruxelles – L’Ue ha trovato l’accordo che permetterà di strappare circa 3 miliardi di euro all’anno al Cremlino e recapitarli sotto forma di assistenza militare all’Ucraina. Gli ambasciatori dei 27 hanno dato il via libera alla proposta messa sul tavolo lo scorso 20 marzo dall’Alto rappresentante Ue Josep Borrell di utilizzare interamente i proventi dei beni congelati alla Russia per sostenere la resistenza di Kiev. Il 90 per cento attraverso la fornitura di attrezzature militari, il 10 per cento per la futura ricostruzione dell’Ucraina.Da febbraio 2022, nei Paesi Ue sono immobilizzati asset e riserve della Banca centrale russa per un valore di circa 210 miliardi di euro. Che, a seconda dei tassi di interesse, frutteranno i circa 3 miliardi di profitti all’anno che l’Ue ha individuato per dare vigore al proprio sostegno militare a Kiev. La proposta prevede che i proventi – escludendo uno 0,3 per cento che sarà usato per pagare la gestione dell’operazione da parte delle società di clearing che detengono gli asset russi congelati – siano destinati per il 90 per cento circa all’assistenza militare all’Ucraina attraverso il Fondo europeo per la Pace, mentre il restante 10 per cento andrà a rimpinguare la fetta di budget Ue dedicato alla ricostruzione del Paese. E per sostenere e incrementare le capacità dell’industria della difesa di Kiev.Questa ripartizione varrebbe per il 2024, mentre negli anni successivi – nel momento in cui cambiassero le priorità – il regolamento garantirà una certa flessibilità e potrà essere rivisto e modificato dal Consiglio dell’Ue. La prima revisione sarebbe già prevista il 1 gennaio 2025. “Non potrebbe esserci simbolo più forte e utilizzo migliore per quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere”, ha esultato con un post su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.Per poter assicurare una solida base legale alla proposta, l’Ue ha precisato più volte che i profitti in questione non sono di proprietà della Russia, ma dei depositari dei titoli, le società di clearing che detengono riserve e attività della Banca centrale russa. Primo fra tutti il gruppo belga Euroclear, che detiene circa 190 miliardi degli asset russi immobilizzati dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina. La società di clearing con sede a Bruxelles si era inizialmente opposta all’utilizzo dei proventi, ma a quanto si apprende “le entrate fiscali generate in Belgio da questi profitti inattesi continueranno ovviamente a essere destinate al 100 per cento all’Ucraina”. Fonti diplomatiche rassicurano che “non c’è nessuna inversione di rotta”.L’accordo c’è, ora – per garantire risorse aggiuntive all’Ucraina già “prima dell’estate” – manca solo l’approvazione formale del Consiglio dell’Ue in una delle prossime riunioni ministeriali.

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    Il presidente finlandese Stubb: Basta parlare di minaccia russa, calmiamoci e organizziamoci invece per fermarla

    Bruxelles – Un invito alla calma. Alla fredda e pragmatica calma che serve all’Europa per affrontare le minacce di guerra che vengono dalla Russia. Alexander Stubb è appena diventato il nuovo presidente della Finlandia, ed è un uomo con una storia importante, al quale piace essere protagonista, e sta già facendo parlare di sé molto più di quanto ci si aspetta al proposito del capo di Stato di un Paese relativamente piccolo come la Finlandia, che ha poco più di cinque milioni e mezzo di abitanti. Però per quasi 1.300 chilometri questo Paese ha un confine con la Russia, e questo lo rende uno dei protagonisti di questa fase storia europea.Dunque il Financial Times l’ha intervistato per sentirgli dire che vuole che tutti si calmino. A proposito delle voci che prevedono un prossimo attacco di Mosca ad un Paese europeo o proprio della Nato, Stubb ha un messaggio: “Direi di rimanere calmi, tranquilli e concentrati”.“In finlandese abbiamo un detto: ‘un pessimista non è mai deluso’. Non mi piace questo detto”, ha spiegato Stubb al quotidiano britannico, spiegando che “è molto facile usare questi termini semplici: ‘la Russia attaccherà l’Europa prossimamente’. Non credo che lo farà. Ma dobbiamo essere preparati”, ha sottolineato.La Nato, secondo Stubb, è abbastanza avanti in questa preparazione, ma l’Unione europea un po’ meno, ne parla, ma non agisce. “Per quanto riguarda l’approvvigionamento di materiale di difesa, dobbiamo iniziare a unirci. Per quanto riguarda il finanziamento, dobbiamo iniziare a metterci in comune. Quando si tratta di pianificazione e operazioni, dobbiamo iniziare a metterci in comune. Nella Nato, lo stiamo già facendo. Ma in Europa – ammonisce -, credo che siamo un po’ indietro”.Non parla di “eurobond per la difesa” il presidente finlandese, “non sto facendo una richiesta di obbligazioni per la difesa”, mette in chiaro, specificando che nell’Unione il denaro pubblico e il debito comune sono troppo spesso visti come l’unica soluzione: “Non è così”.“Si tratta – sostiene – di una questione di pianificazione amministrativa davvero rigorosa e del settore privato. Se alla fine ci sarà una mutualizzazione, ben venga. Ma non lo sto sostenendo al momento”, dice sibillino Stubb.

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    L’Ue condanna le elezioni in Russia e nei territori ucraini illegalmente occupati

    Bruxelles – Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ha riferito oggi (10 aprile) davanti al Parlamento europeo sulle elezioni tenutesi in Russia e nei territori ucraini lo scorso 15-17 marzo. Borrell ha sottolineato la non democraticità del processo elettorale condannando il presidente russo Vladimir Putin.“Gli avversari politici o sono stati uccisi o sono stati costretti a tacere”, con queste poche parole Borrell ha sintetizzato le elezioni in Russia. Il mancato invito dell’Osce (l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa) a sorvegliare il processo elettorale per l’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, è il chiaro segnale secondo cui il Cremlino non voleva che le elezioni si tenessero in uno scenario democratico.Ancora più grave è stata la situazione nei territori ucraini controllati con la forza dai russi dove i cittadini sono stati costretti a votare sotto la minaccia delle armi. “Le elezioni non hanno cambiato nulla, per cui anche le nostre posizioni sulla Russia non sono cambiate”, così Borrell ha riassunto la situazione, invitando l’unione a preparare un nuovo pacchetto di sanzioni.Anche i partiti all’interno dell’Eurocamera si sono espressi compattamente contro quelle che l’eurodeputato dei socialisti e democratici (S&D) Eero Heinäluoma ha definito “elezione ne libere ne giusta ma una grandissima farsa”. Rasa Juknevičienė, eurodeputata lituana del partito Popolare europeo (PPE) ha aggiunto: “Putin ha paura delle elezioni perché ha paura del voto del suo popolo”. Duro anche il commento di Bernard Guetta membro di Renew: “Putin non è un presidente eletto. Nella votazione gareggiava contro avversari scelti da lui”. Per il gruppo dei Verdi/Ale è intervenuto Sergey Lagodinsky, secondo cui: “la farsa delle elezioni si è vista con tutta la sua forza in Ucraina”.Il Parlamento europeo è dunque compatto nel condannare l’illegittimità delle votazioni avvenute in Russia e nei territori ucraini illegalmente occupati. Spetta quindi all’Ue sostenere le voci di dissenso nei confronti di Putin e della guerra in Ucraina che non potevano emergere nel voto. Borrell in chiusura del suo intervento a ricordato che in Europa le elezioni sono vere e che i tentativi del Cremlino di sabotarle, attraverso la disinformazione, sono destinati a fallire.

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    “Moscagate”, un altro scandalo fa tremare l’Eurocamera a due mesi dalle elezioni europee

    Bruxelles – Da qualche giorno tra i banchi del Parlamento europeo si è ricominciato a a guardarsi intorno con sospetto e a bisbigliare nomi, come in un déjà vu di quel che successe a dicembre 2022 con lo scoppio del Qatargate. È già stato ribattezzato Moscagate: una rete di influenze indebite del Cremlino, che avrebbe pagato alcuni eurodeputati per promuovere la sua propaganda.La notizia l’ha portata a galla il primo ministro belga, Alexander De Croo, che ha parlato di “una stretta collaborazione” tra i servizi segreti belgi e quelli della Repubblica ceca per smascherare la vera natura della testata Voice of Europe, strumento di propaganda finanziato e manovrato dall’oligarca ucraino filo-russo Viktor Medvedchuk, attraverso il quale Mosca avrebbe intervistato alcuni eurodeputati a pagamento, con lo scopo di screditare alcune politiche di Bruxelles. Secondo quanto trapelato finora, la testata online serviva a diffondere articoli critici in primo luogo sul supporto a Kiev, ma anche su Green deal e immigrazione, ma anche per mettere a libro paga esponenti politici europei – e assicurarsi così la loro lealtà – attraverso interviste a pagamento.Sul banco degli imputati sono finite immediatamente le formazioni politiche della galassia euroscettica e sovranista. Secondo le indiscrezioni pubblicate dal quotidiano olandese Nrc, sarebbero implicati esponenti del Rassemblement National di Marine Le Pen, dell’ultradestra fiamminga del Vlaams Belang e di quella tedesca di Alternative fuer Deutschland. Le scoperte degli inquirenti belgi e cechi avrebbero già fatto scattare indagini in sette Paesi membri: Germania, Francia, Polonia, Belgio, Paesi Bassi, Ungheria e Repubblica Ceca.L’Eurocamera è in attesa che i servizi belgi consegnino l’elenco con nomi e cognomi degli eurodeputati che si presumono coinvolti, come confermato da fonti del Parlamento europeo. A quel punto lo scenario è più probabile è quello già visto a fine gennaio per l’eurodeputata lettone Tatjana Ždanoka, accusata di lavorare da anni come agente dei servizi di intelligence russi. La responsabilità di eventuali sanzioni sulla condotta degli eurodeputati fa capo alla presidente: sarà Roberta Metsola, una volta ottenuti i nomi, a dare via libera al Comitato consultivo dell’Eurocamera per indagare sull’accaduto ed eventualmente proporre misure contro i colpevoli.Nonostante non sia necessaria una votazione dell’Aula per sanzionare i colleghi, il gruppo dei Socialisti e Democratici ha immediatamente richiesto un dibattito urgente nella mini-sessione plenaria del Parlamento europeo che si terrà a Bruxelles il 10-11 aprile. Dopo essere stato vessati per mesi sul coinvolgimento di diversi eurodeputati del gruppo nel Qatargate, i socialdemocratici hanno preso la palla al balzo. “Siamo determinati a proteggere le nostre democrazie da chi cerca di diffondere bugie e di dividerci”, ha commentato la capogruppo, Iratxe Garcia Perez.