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    Ucraina: la Cina al G20 loda il “consensus” Russia-Usa, raggiunto senza l’Europa

    Bruxelles – Pechino vede con favore le iniziative di Trump di concludere il conflitto ucraino assieme alla Russia. Il ministro degli affari esteri cinese Wang Yi, parlando al vertice dei ministri degli esteri del G20 a Johannesburg, Sudafrica, non ha replicato l’affermazione fatta una settimana prima (15 febbraio) a Monaco, dove aveva sostenuto che l’Ucraina debba essere coinvolta in qualsiasi accordo di pace futuro.Secondo la dichiarazione rilasciata dal suo ministero questa mattina (21 febbraio), “la Cina supporta ogni sforzo dedicato alla pace (in Ucraina), incluso il recente consensus raggiunto tra gli Stati Uniti e la Russia. Speriamo che le parti possano trovare una soluzione sostenibile e duratura che tenga conto delle preoccupazioni reciproche”.“Agendo secondo il desiderio degli attori rilevanti, la Cina continuerà a ricoprire un ruolo costruttivo nella risoluzione politica della crisi” ha proseguito Wang. Assente un qualsiasi riferimento ai paesi europei o ad un loro coinvolgimento nel processo di pace mentre l’Ucraina, nelle parole del cinese, si riduce a mero oggetto delle trattative, non certo un attore attivo.  Siamo ben lontani dal piano di pace che la Repubblica Popolare Cinese ha presentato il 24 febbraio 2023, quando voleva mediare assieme agli europei. Ora che i progetti con l’Europa per la “nuova via della seta” sono saltati e le trattative per la pace appaiono ad appannaggio esclusivo di Mosca e Washington, Pechino preferisce negoziare con loro.In un incontro ai margini del vertice, il ministro degli affari esteri russo Sergei Lavrov ha tenuto un colloquio con la sua controparte cinese, discutendo delle relazioni con gli Stati Uniti e del conflitto in Ucraina: “le parti lodano lo sviluppo del dialogo politico e le interazioni pratiche tra la Russia e la Cina come un fattore stabilizzante contro le turbolenze continue del sistema globale” comunica il ministero russo. Futuri colloqui con l’America non sono da escludersi.

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    L’Ue vuole nuove relazioni con l’India, ma il nuovo corso di Delhi è una sfida

    Bruxelles – L’India come nuova meta, una risposta alle nuove tensioni globali e alle nuove logiche geopolitiche. L’Unione europea, ed in particolare la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, puntano molto su una nuova stagione di relazioni bilaterali con Nuova Delhi. Una scelta per certi aspetti obbligata, ma che rischia di gettare il vecchio continente in una dimensione anche controproducente. Perché l’India, al pari della Cina, mantiene un ruolo di partner privilegiato con la Russia condannata e oggetto di ben sedici pacchetti di sanzioni, ed ha ancora molto da fare a livello di diritti umani. In sostanza, non è propriamente paladina di quei valori tanto sbandierati dall’Ue in questi ultimi anni.Il Centro studi e ricerche del Parlamento europeo, in un documento di lavoro redatto per agevolare il compito degli europarlamentari, non nasconde che le relazioni Ue-India non sono prive di criticità. La prima riguarda l’agenda politica indiana. “L’Ue sta cercando di ampliare la sua cerchia di partner chiave, sullo sfondo dell’incertezza sulle relazioni transatlantiche”, la premessa del documento, ma “l‘India nel frattempo mantiene una relazione privilegiata con la Russia e sta rafforzando i legami con l’amministrazione Trump“. Un modo di porsi sullo scacchiere internazionale che certamente pone l’Ue nella scomoda posizione di dover scegliere: evitare ogni rapporto con chi non condivide principi europei, o scegliere quel pragmatismo enunciato da von der Leyen per cui bisogna saper accettare di “dover lavorare con paesi che non hanno idee simili ma condividono alcuni dei nostri interessi”.La presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyne, con il primo ministro indiano, Narendra Modi (fonte: Commissione Ue)Ue-India, il calendario per la nuova stagione di relazioniLa Commissione europea fa sul serio. Poco importa se Nuova Delhi flirta con Mosca e Washington. L’intero collegio sarà in India la prossima settimana, il 27 e 28 febbraio. Per l’occasione si riunirà anche il consiglio Ue-India per il commercio e la tecnologia. Una comunicazione congiunta su una nuova agenda strategica Ue-India è prevista per il secondo trimestre del 2025. Un vertice Ue-India potrebbe aver luogo nell’ultimo trimestre del 2025. Un calendario con date, tappe, obiettivi, a riprova di volersi mettere al riparo da nuove tensioni commerciali e nuovi ordini mondiali.L‘Ue desidera sviluppare le sue relazioni con l’India, il cui mercato e la cui crescita economica rappresentano una preziosa opportunità per le aziende europee, soprattutto nel campo delle tecnologie verdi. L‘India è leader nella promozione delle energie rinnovabili, viene ricordato, e questo ruolo non è nuovo. A marzo 2018 il primo ministro indiano, Narendra Modi, insieme al Presidente francese Emmanuel Macron, ha co-presieduto la conferenza fondatrice dell’Alleanza internazionale per il solare (International Solar Alliance, Isa). La missione dell’Isa è quella di sbloccare un trilione di dollari in investimenti solari entro il 2030, riducendo al contempo i costi di tecnologia e finanziamento.La partita geopoliticaC’è poi tutta la partita geopolitica da dover considerare e da non dover sottovalutare. I ricercatori del Parlamento europeo ricordano che l’obiettivo di Nuova Delhi è “collocarsi al centro dell’equilibrio di potere globale” tra gli Stati Uniti e i suoi alleati da una parte, e Russia e Cina (con cui partecipa all’organizzazione intergovernativa BRICS e alla Shanghai Cooperation Organisation) dall’altra. Allo stesso tempo, l’India mira a rappresentare e guidare il ‘Sud globale’.In questa agenda tutta indiana la Russia gioca un ruolo non indifferente, visto che storicamente l’India si sente minacciata dalla Cina (con cui esiste ancora il contenzioso sui territori dell’Aksai-Chin, rivendicati da entrambe le parti), e vede nelle relazioni con la Russia un modo per rispondere a questo senso di accerchiamento cinese. Una parte del greggio russo sanzionato dagli europei è stato acquistato dall’India, che avrebbe aiutato a far entrare in Russia materiale aeronautico europeo che non potrebbe essere venduto in Russia.C’è poi la questione diritti umani, che “rappresentano un’ulteriore causa di disagio nelle relazioni Ue-India”. Nella sua risoluzione di gennaio 2024 sulle relazioni Ue-India, il Parlamento ha espresso preoccupazione per la situazione dei diritti umani e della democrazia nel paese.

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    Kallas attacca Pechino: “Cina fattore chiave nella guerra russa contro l’Ucraina”

    Bruxelles – Scalzata dagli Stati Uniti nella gestioni delle crisi internazionali, raggirata dalla Cina nonostante impegni mai davvero sottoscritti. La guerra russo-ucraina e la crisi che ne scaturisce può tramutarsi in un fallimento politico completo. Dopo colloqui e proposte di pace gestite da Washington e Mosca senza il coinvolgimento europeo, ora anche l’ammissione di un ruolo giocato da Pechino, nonostante gli inviti a non averne. “La Cina è un fattore chiave nella guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina“, riconosce l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, Kaja Kallas. Risponde a un’interrogazione parlamentare voluta proprio per capire che ruolo sta svolgendo la Repubblica popolare e come l’Europa stia agendo. E’ qui che Kallas va all’attacco di Xi Jinping e il suo governo. “Senza il sostegno della Cina, la Russia non sarebbe in grado di continuare la sua aggressione militare con la stessa forza“, afferma. Accuse dirette e serie, ma fondate. Perché, continua l’Alto rappresentante, “la Cina è il più grande fornitore di beni a duplice uso [civile-militare] e di articoli sensibili che sostengono la base industriale militare della Russia e che si trovano sul campo di battaglia in Ucraina”. L’industria cinese produce, l’armata russa utilizza: lo schema messo a punto tra Mosca e Pechino si riassume dunque così. A Bruxelles sono consapevoli che tutto ciò che viene prodotto tra Repubblica popolare e Hong Kong, è poi utilizzato “in diversi tipi di equipaggiamento militare”. L’Unione europea sa perfettamente dell’alleanza venutasi a creare a oriente, e già con il tredicesimo pacchetto di sanzioni aziende cinesi sono state oggetto di misure restrittive. Ora però il vaso è colmo.Il freddo riavvicinamento tra Ue e Cina. Von der Leyen: “Rapporto complesso che dobbiamo far funzionare”“Il sostegno della Cina ha un costo”, sottolinea Kallas. La condotta del governo cinese “influisce negativamente sulle relazioni Ue-Cina”, che comunque proseguono, non sono interrotte. Al netto di accuse e minacce velate non è chiaro come si potrà procedere nei confronti di un partner sempre più scomodo e in aperta contraddizione con la risposta prodotta dall’Ue nel conflitto in corso su suolo ucraino. La ‘questione cinese’ del conflitto russo-ucraino potrebbe finire al centro del vertice informale di Parigi, organizzato e ospitato oggi (17 febbraio) dal presidente francese, Emmanuel Macron, proprio per discutere di Ucraina e di strategie europee in merito. Presidenti i capi di Stato e di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca (la prima ministra danese rappresenterà il gruppo dei Paesi scandinavi e baltici), oltre alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e il segretario generale della Nato, l’olandese Marc Rutte.

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    Stefanchuk all’Eurocamera, l’Ue rinnova il supporto all’Ucraina verso una pace “giusta”

    Dall’inviato a Strasburgo – Ormai al terzo anniversario dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, l’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca spinge Kiev verso un negoziato con Mosca. Ma il neo presidente non conosce né il principio del “Niente sull’Ucraina senza l’Ucraina”, né la formula del supporto incondizionato a Kiev, senza ricevere nulla in cambio. Dal Parlamento europeo l’Ue, che rischia di essere tagliata fuori, prova ad alzare la voce: Roberta Metsola e il suo omologo ucraino, Ruslan Stefanchuk, hanno riaffermato insieme il proprio impegno per una “pace giusta“.Il presidente della Verchovna Rada è intervenuto all’emiciclo di Strasburgo, come già era accaduto nel giugno 2022, poco dopo l’avvio del percorso di adesione dell’Ucraina all’Unione europea. Introducendolo, Metsola ha avvertito l’Europa: “Non dobbiamo lasciar perdere ciò che intendiamo per pace”. Per arrivare a una pace che non sia una resa all’aggressore, “l’Ucraina deve essere in una posizione di forza“. Se Washington mette in dubbio il proprio impegno, “ciò significa che l’Europa deve fare di più”. In termini di sostegno finanziario, militare, umanitario. In termini di pressione diplomatica.Ruslan Stefanchuk, presidente della Verkhovna Rada, al Parlamento europeo di Strasburgo (11/02/25)Il momento è decisivo, “cruciale”, come ha sottolineato lo stesso Stefanchuk. E l’esercito di Volodymir Zelensky ci arriva “stanco ma imbattuto”. Il presidente del Parlamento ucraino ha ringraziato l’Eurocamera per il supporto mai mancato in questi tre anni, ribadito un’ennesima volta un mese dopo le elezioni europee dai nuovi eruodeputati, con una risoluzione del 17 luglio scorso. La stessa Eurocamera, ha chiesto poi a settembre di rimuovere le limitazioni all’utilizzo di armi occidentali in territorio russo. La fermezza del Parlamento europeo è stata determinante per garantire la protezione temporanea nei Paesi europei a oltre 4 milioni di sfollati ucraini, la mobilitazione di 50 miliardi di euro in assistenza militare, l’addestramento da parte dei Paesi membri di oltre 70 mila soldati dell’esercito di Kiev.Ma se Mosca continua a puntare verso Kiev, “significa che intende muoversi anche verso Varsavia, Strasburgo, Bruxelles”, ha avvertito Stefanchuk. E alla luce delle provocazioni e dei ricatti di Trump, che proprio oggi ha affermato che “un giorno l’Ucraina potrebbe essere russa” e ha chiesto a Zelensky che l’impegno americano venga ripagato con “l’equivalente di 500 miliardi di terre rare”, l’Ue è chiamata ad alzare ancora il livello della propria responsabilità nei confronti del popolo ucraino. Accelerando sul percorso di adesione di Kiev ai 27 – i negoziati di adesione potrebbero cominciare già a marzo – e assicurandole le garanzie necessarie per una pace duratura con il Cremlino. “In un contesto internazionale e geopolitico difficile, sottolineiamo l’importanza di mantenere la solidarietà transatlantica e globale con l’Ucraina“, affermano i leader dei gruppi politici del Parlamento europeo in una dichiarazione congiunta.Non si tratta solo di rafforzare la difesa aerea di Kiev e intensificare i rifornimenti di armi e missili a lungo raggio – Stefanchuk ha ringraziato la Francia per la consegna dei caccia Mirage perché “ci serve più difesa aerea per proteggere i nostri cieli perché è dal cielo che la Russia ci attacca” -, ma di insistere per “un percorso chiaro” verso l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, “la migliore garanzia di sicurezza” per il Paese. Secondo Stefanchuk, l’esercito ucraino è “di fatto già un esercito della Nato”. I soldati ucraini combattono con armi dell’Alleanza Atlantica, con le sue tecniche, e “difende il fronte orientale della Nato dal nemico della Nato: la Russia”.La durezza della situazione sul campo impone allo speaker della Verchovna Rada di mantenere quanto meno l’ottimismo. “In questi tre anni abbiamo trasformato dei ‘no’ categorici in dei solidi ‘si’. Si diceva no alle armi, no ai missili a lungo raggio, no agli aerei e ora sono diventati tutti dei sì”, ha sottolineato. Se i sì degli Stati Uniti sono in bilico, quelli di Bruxelles sono più fondamentali che mai.

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    L’Ue dà la caccia alla “flotta fantasma” di Mosca e sanziona 52 navi che eludono l’embargo sul petrolio

    Bruxelles – Continua a infoltirsi l’elenco di persone e entità sanzionate da Bruxelles a seguito della guerra d’aggressione della Russia in Ucraina. Oggi (16 dicembre) i ministri degli Esteri dell’Ue hanno dato il via libera al quindicesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, che prende di mira in particolare 52 navi della flotta fantasma con cui il Cremlino elude le restrizioni occidentali sul commercio di petrolio. Ma sempre di più, Bruxelles è decisa a colpire chi sostiene lo sforzo bellico russo: Cina e Corea del Nord.Nel nuovo pacchetto, che impone misure restrittive per 54 persone fisiche e 30 entità, figurano due alti funzionari del regime di Kim Jong-un, un individuo e sei entità cinesi. Per quanto riguarda Pechino, è la prima volta dall’inizio dell’invasione russa che l’Ue adotta sanzioni “a tutti gli effetti” – che prevedono il divieto di ingresso sul suolo europeo, il congelamento dei beni e il divieto di mettere a disposizione fondi – contro individui ed entità ritenute colpevoli di facilitare l’elusione delle sanzioni occidentali a Mosca e di fornire componenti a duplice uso civile-militare alla Russia, come componenti sensibili di droni. Le sanzioni al ministro della Difesa di Pyongyang, No Kwang Chol, e al vicecapo di Stato Maggiore dell’Esercito Popolare Coreano, Kim Yong Bok, sono la diretta conseguenza del dispiegamento di truppe nordcoreane al fronte in Russia.Contro la cooperazione militare sempre più stretta tra Kim Jong-un e Putin si sono espressi oggi anche i ministri degli Esteri dei Paesi del G7, condannando “con la massima fermezza” un’intesa che “segna una pericolosa espansione del conflitto”. Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti, insieme all’Unione europea e ai partner più stretti dell’Indo-pacifico – Australia, Corea del Sud e Nuova Zelanda – si dicono “profondamente preoccupati per il sostegno politico, militare o economico che la Russia potrebbe fornire ai programmi illegali di armamento” di Pyongyang.Con le nuove designazioni, l’Ue porta a 79 le imbarcazioni della “flotta fantasma” russa, navi che non battono bandiere Ue “coinvolte in pratiche di navigazione ad alto rischio nel trasporto di petrolio o prodotti petroliferi russi, nella consegna di armi, nel furto di grano o nel sostegno al settore energetico russo”. Navi che non potranno più attraccare nei porti europei e saranno sottoposta a un divieto di fornitura di servizi. In questo modo, Bruxelles spera di far lievitare i costi di utilizzo di tali navi per il Cremlino, e di ridurre il numero di imbarcazioni in grado di trasportare il greggio russo.L’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, al suo arrivo al Consiglio Ue Affari Esteri, 16/12/24La nuova stretta “dimostra l’unità degli Stati membri nel nostro continuo sostegno all’Ucraina”, ha esultato l’Alta rappresentante Ue per gli Affari esteri, Kaja Kallas, aggiungendo: “Non può esserci alcun dubbio che l’Ucraina vincerà”. In totale, il pacchetto aggiunge 32 nuove aziende all’elenco di quelle che sostengono il complesso militare e industriale di Mosca: oltre a 20 sul territorio russo, sette sotto la giurisdizione di Cina e Hong Kong, due dalla Serbia e una ciascuna da Iran, India ed Emirati Arabi Uniti. Imprese a cui si applicheranno ora restrizioni più severe sulle esportazioni di beni e tecnologie a duplice uso e di prodotti a tecnologia avanzata. L’Ue ha scelto di sanzionare inoltre l’unità militare responsabile dell’attacco all’ospedale pediatrico Okhmadyt di Kiev del luglio scorso, che ha causato decine di vittime e centinaia di feriti.Tra le misure adottate oggi, ci sono però anche alcune deroghe a “protezione degli interessi degli operatori dell’Ue”. In sostanza, l’estensione di alcune deroghe esistenti per concedere più tempo alle aziende dei Paesi membri di uscire dalla Russia. Infine, per far fronte all’aumento delle controversie e delle misure di ritorsione in Russia che portano al sequestro degli attivi dei depositari centrali di titoli (CSD) dell’Ue, il pacchetto odierno introduce una deroga per il recupero delle perdite e una clausola di non responsabilità per i CSD europei.

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    È pronto il 15esimo pacchetto di sanzioni Ue alla Russia

    Bruxelles – La presidenza ungherese del Consiglio dell’Ue ha annunciato che gli ambasciatori dei Paesi membri hanno definito e dato il via libera al quindicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. L’adozione formale prevista già lunedì prossimo, il 16 dicembre, in occasione del Consiglio Ue Affari Esteri.Il nuovo pacchetto aggiungerà altre persone ed entità all’elenco di sanzioni già esistente “e prende di mira entità in Russia e in Paesi terzi diversi che contribuiscono indirettamente al potenziamento militare e tecnologico della Russia eludendo le restrizioni all’esportazione”, ha anticipato la presidenza ungherese. Inoltre, “le sanzioni adottate limitano l’attività di ulteriori navi di Paesi terzi che operano per contribuire o supportare azioni o politiche a sostegno delle azioni della Russia contro l’Ucraina”.Esultano la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il presidente del Consiglio europeo, António Costa, per un accordo “contenente misure per contrastare la flotta fantasma”, soprattutto petroliere, con cui Mosca aggira le restrizioni occidentali sul commercio di petrolio, fonte di reddito fondamentale per finanziare la guerra contro l’Ucraina. “L’Ue e i suoi partner del G7 sono impegnati a continuare a esercitare pressione sul Cremlino”, ha rivendicato von der Leyen. “Dobbiamo continuare a esercitare una forte pressione sulla Russia”, è l’indicazione dell’Alta rappresentante UE per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, convinta che il nuovo pacchetto “indebolirà ulteriormente la macchina da guerra di Putin”.Si tratta del primo pacchetto di sanzioni concordate dai 27 durante i sei mesi di presidenza di Budapest – l’unico Paese membro che ha mantenuto saldi i legami con Mosca – al Consiglio dell’Ue. L’ultimo, il quattordicesimo, risale al 27 giugno scorso.‼️ Ambassadors have just agreed on the 15th package of sanctions in reaction to Russia’s aggression against Ukraine.️ The package adds more persons and entities to the already existing sanctions list, and targets entities in Russia and in third countries other than Russia that… pic.twitter.com/DMUoMhRYTH— Hungarian Presidency of the Council of the EU 2024 (@HU24EU) December 11, 2024

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    L’Ue finanzierà con 170 milioni di euro il controllo delle frontiere (e i respingimenti) con Russia e Bielorussia

    Bruxelles – La Commissione europea in soccorso dei Paesi baltici, della Finlandia e della Polonia, alle prese con un aumento degli ingressi irregolari di persone migranti da Russia e Bielorussia. Bruxelles mette a disposizione 170 milioni di euro per far fronte alla “natura grave e persistente” delle minacce ibride da Mosca e Minsk, colpevoli di un “inaccettabile armamento della migrazione”.Nella comunicazione adottata oggi (11 dicembre) dalla Commissione europea, si afferma che “per garantire la sicurezza e l’integrità territoriale in questo contesto eccezionale, gli Stati membri confinanti con la Russia e la Bielorussia devono essere in grado di agire con decisione“. L’Ue ha già messo a terre diverse misure per contrastare la strumentalizzazione dei migranti da parte della Bielorussia in Lettonia, Lituania e Polonia nel 2021 e da parte della Russia al confine con la Finlandia. In termini finanziari, operativi e diplomatici. Ora, per migliorare ulteriormente la sorveglianza delle frontiere, Bruxelles mette a disposizione 170 milioni per aggiornare le apparecchiature di sorveglianza elettronica, migliorare le reti di telecomunicazione, distribuire apparecchiature mobili di rilevamento e contrastare le intrusioni dei droni.Fondi che verranno distribuiti nei vari Paesi coinvolti: 19,4 milioni all’Estonia, 50 milioni alla Finlandia, 17 milioni alla Lettonia, 15,4 milioni alla Lituania, 52 milioni alla Polonia e 16,4 milioni alla Norvegia. “I Paesi confinanti con la Russia e la Bielorussia, come la Finlandia con i suoi 1.340 chilometri di confine con la Russia, stanno affrontando la pesante sfida di garantire la sicurezza dell’Unione e l’integrità territoriale degli Stati membri”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.Secondo i dati diffusi da Bruxelles, finora nel 2024 gli arrivi irregolari alla frontiera tra l’Ue e la Bielorussia – in particolare alla frontiera polacco-bielorussa – sono aumentati del 66 per cento rispetto al 2023. E nove persone migranti su dieci attraversano illegalmente il confine polacco-bielorusso possiede un visto russo da studente o da turista. “Non si deve mai permettere agli autocrati di usare i nostri valori europei contro di noi”, ha affermato von der Leyen. Ma la questione è complessa, perché se gli Stati membri hanno l’obbligo di proteggere le frontiere esterne dell’Ue, allo stesso tempo, devono rispettare i diritti fondamentali delle persone e il principio di non respingimento.Henna Virkkunen, Vicepresidente esecutivo Ue per la sovranità tecnica, la sicurezza e la democraziaGià a metà ottobre, il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato la sospensione del diritto di asilo per far fronte al tentativo di destabilizzazione ibrida al confine. Oggi Bruxelles ha delineato le condizioni per l’adozione di misure “che possono comportare gravi interferenze con i diritti fondamentali, come il diritto di asilo e le relative garanzie”. In sostanza per la Commissione devono essere “proporzionate, limitate allo stretto necessario in casi chiaramente definiti e temporanee”.La vicepresidente esecutiva della Commissione europea con delega alla Sovranità tecnologica e alla sicurezza, Henna Virkkunen, ha affermato che “i diritti dell’uomo devono essere sempre rispettati quando vengono introdotte misure eccezionali, ma al tempo stesso sappiamo che la Russia e la Bielorussia stanno organizzando flussi di migranti verso le nostre frontiere perché stanno cercando di destabilizzare le nostre società” ed “è una cosa che non possiamo accettare”.In sostanza, per Virkkunen “occorrono delle misure eccezionali a carattere temporaneo negli Stati membri”, e pace se queste potrebbero ledere i diritti fondamentali delle persone migranti che Mosca e Minsk spingono al confine europeo. Le vere vittime rischiano di essere loro. Solo nella seconda metà dello scorso anno, il governo polacco – al tempo presieduto dall’ultra conservatore Mateusz Morawiecki, ha respinto più di 6 mila persone. In un rapporto pubblicato ieri (10 dicembre) da Human Rights Watch, l’ong ha accusato le forze dell’ordine polacche di “respingimenti illegali e a volte violenti” di persone che “rischiano di subire gravi abusi da parte dei funzionari bielorussi o di rimanere intrappolati in condizioni difficili” nel Paese fantoccio di Mosca.

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    Meno parole, più armi. La Nato promette nuovi aiuti a Kiev per rinforzarla in vista dei negoziati

    Bruxelles – Meno discussioni sul processo di pace e più aiuti militari. È questo il messaggio che il nuovo segretario generale della Nato, l’ex premier olandese Mark Rutte, ha portato al quartier generale dell’Alleanza nordatlantica a Bruxelles circa la guerra in Ucraina. Esprimendo una posizione condivisa da diversi Stati membri – e da Kiev – il leader dell’organizzazione ha spiegato per l’ennesima volta come rinforzare le forze armate ucraine sia l’unico modo per consentire al Paese aggredito di negoziare una “pace giusta”. Ma sui contorni che tale pace potrebbe avere, inclusa la spinosa questione dell’adesione di Kiev alla Nato, nessuno ancora si sbilancia.Corsa contro il tempoSi è aperta oggi (3 dicembre) la due giorni in cui, al quartier generale della Nato a Bruxelles, si riuniscono i ministri degli Esteri dei 32 Stati membri per discutere di Ucraina e Medio Oriente. Parteciperà al meeting anche l’Alta rappresentante Ue Kaja Kallas, che nel suo primo giorno in carica (il primo dicembre scorso) si è recata a Kiev per dimostrare tangibilmente il proprio sostegno al Paese aggredito dalla Russia di Vladimir Putin.Si tratterà invece dell’ultima riunione cui partecipa Antony Blinken in quota Usa, dato l’imminente insediamento di Donald Trump il prossimo 20 gennaio. E del resto quella di oggi e domani ha tutto il sapore di una corsa contro il tempo per garantire che Kiev “abbia ciò di cui ha bisogno” (Blinken dixit) per resistere all’aggressione dell’esercito di Mosca prima che alla Casa Bianca torni il tycoon newyorkese, il quale ha millantato di poter porre fine al conflitto nel giro di 24 ore.Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken e il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha firmano un memorandum d’intesa al quartier generale della Nato a Bruxelles, il 3 dicembre 2024 (foto: Yves Herman/Afp)“Più armi, meno discussioni”Nessuno conosce ancora il piano di Trump, ma i critici del presidente-eletto temono che forzare l’Ucraina al tavolo negoziale ora che la situazione sul campo volge a favore della Russia significhi costringere l’ex repubblica sovietica ad una pace ingiusta, le cui condizioni verrebbero dettate dal Cremlino. A Bruxelles si vuole scongiurare un esito di questo genere.“Credo che l’Ucraina non abbia bisogno di ulteriori idee su come potrebbe essere un processo di pace”, ha spiegato Rutte ai giornalisti, ma di “più aiuti militari”. “Potremmo sederci a bere una tazza di caffè e discutere dei molti modi” in cui si potrebbero interrompere le ostilità, ha continuato, ma sarebbe piuttosto il caso di “assicurarci che l’Ucraina abbia tutto quello che le serve per essere in una posizione di forza quando partiranno i colloqui di pace, quando il governo ucraino avrà deciso di essere pronto ad agire in questo senso”.Il segretario Nato ha accolto con favore la notizia che Estonia, Germania, Lituania, Norvegia, Stati Uniti e Svezia hanno aumentato gli aiuti militari a Kiev, ma ha sottolineato che “tutti dobbiamo fare di più”. Il titolare della Farnesina Antonio Tajani ha confermato che l’Italia continua “a sostenere l’Ucraina da tutti i punti di vista: politico, finanziario, economico, militare” e che per quanto riguarda la difesa aerea “abbiamo fatto tutto ciò che potevamo” per aiutare il Paese aggredito a difendersi.Le difficoltà al fronteSul terreno, intanto, l’inerzia sta favorendo le truppe di Mosca. Oggi il fronte “si muove lentamente verso ovest, non verso est”, ha riconosciuto il leader dell’Alleanza, pur “con molte perdite sul lato russo”, qualcosa come 700mila vittime tra morti e feriti gravi. Il tutto mentre nell’oblast’ di Kursk sono ormai ampiamente operativi i soldati d’elite nordcoreani, che rappresentano secondo Rutte una “enorme escalation” del conflitto.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Gavriil Grigorov/Afp via Sputnik)“Sappiamo che la situazione sul campo di battaglia è difficile e dobbiamo fare tutto il possibile per far arrivare più munizioni ed equipaggiamento” all’Ucraina, ha continuato, “soprattutto ora che sta arrivando l’inverno” e gli attacchi russi si intensificano ai danni delle infrastrutture energetiche. Lo stesso ministro degli Esteri di Kiev, Andriy Sybiha, ha chiesto ai membri Nato l’invio di almeno una ventina di nuovi sistemi di difesa antiaerea per contrastare gli attacchi missilistici del nemico.Kiev nella Nato?Se l’invio di armi occidentali può tenere in vita la resistenza ucraina sul breve periodo, almeno fino all’avvio dei negoziati di pace, la stabilizzazione a lungo termine di quel pezzo d’Europa orientale avrà però bisogno di credibili garanzie di sicurezza. “L’unica vera garanzia di sicurezza per l’Ucraina, così come un deterrente contro ulteriori aggressioni russe contro l’Ucraina ed altri Stati, è la piena adesione dell’Ucraina alla Nato”, ha ribadito il ministero degli Esteri di Kiev in una nota, in cui si legge che “con l’amara esperienza del memorandum di Budapest alle nostre spalle, non accetteremo alcuna alternativa, surrogato o sostituto” di un ingresso a pieno titolo nell’Alleanza nordatlantica. Il riferimento è al patto, siglato il 5 dicembre 1994 tra Mosca e Kiev, tramite il quale l’Ucraina cedette alla Russia le sue testate nucleari in cambio di garanzie di sicurezza da parte del Cremlino.Il comunicato riprende le osservazioni fatte lo scorso weekend dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in cui per la prima volta ha ammesso che le forze armate di Kiev “non hanno la forza” per riconquistare militarmente le regioni occupate dai russi e che andranno trovate “soluzioni diplomatiche”. A oltre due anni e mezzo dall’inizio dell’invasione su larga scala, Zelensky ha fatto una parziale marcia indietro sulla posizione tenuta fin qui, aprendo all’eventualità di negoziare la restituzione di una parte dei territori sotto occupazione anziché insistere sulla loro liberazione con le armi.Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky (foto: Sergei Supinsky/Afp)Ma, questo il ragionamento, per poter negoziare tale restituzione occorre avere forza al tavolo delle trattative, e per avere forza serve rispondere colpo sul colpo sul campo di battaglia. Dunque servono gli aiuti occidentali e serve anche, al più presto, che la Nato si assuma la responsabilità di garantire la sicurezza di Kiev non appena cesseranno i combattimenti.Non così in frettaUn’eventualità definita “inaccettabile” e addirittura un “evento minaccioso” dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, per il quale “la sicurezza di un Paese non può essere garantita a spese della sicurezza di un altro Paese” – un principio che la stessa Russia ha violato nel febbraio 2022 invadendo l’Ucraina. L’ingresso dell’ex repubblica sovietica nella Nato, ha incalzato, “sarebbe un evento che ci minaccerebbe” e soprattutto “non eliminerebbe le cause profonde di quello che sta succedendo” da oltre due anni e mezzo.Lo stesso Rutte non vuole lasciare spazio alle speculazioni. L’Ucraina, sembra voler rassicurare Mosca, non aderirà in tempi brevi all’Alleanza. I membri di quest’ultima, ha confermato, “concordano sul fatto che il futuro dell’Ucraina è nella Nato”, sul “percorso irreversibile” di Kiev verso l’ingresso nell’organizzazione. “Ma penso che dobbiamo concentrarci molto”, anziché su quello che verrà in un futuro indefinito, “su quello che è necessario ora”, cioè appunto gli aiuti miliari alla resistenza.D’accordo anche Tajani: “Siamo tutti favorevoli a che l’Ucraina entri nella Nato“, ha detto ai cronisti, “così come siamo favorevoli a che l’Ucraina entri all’interno dell’Unione europea”. “Certamente c’è un percorso da compiere“, ha concesso il vicepremier forzista, riconoscendo tuttavia che gli ucraini “stanno facendo grandi passi in avanti”. Il destino di Kiev, in ogni caso, “è quello di entrare a far parte in futuro della Nato“, anche se questo futuro appare tutt’altro che prossimo.Alla corte di TrumpIl numero uno dell’Alleanza è tornato anche sui colloqui avuti con Trump il mese scorso. Sul tema del conflitto in Ucraina i due hanno concordato che “qualsiasi accordo” di pace dovrà essere “un buon accordo”, cioè dovrà tenere in considerazione le richieste del Paese aggredito. E dovrà anche segnalare agli alleati di Mosca – a partire da Pechino, Pyongyang e Teheran – che non si può invadere un Paese e pensare di passarla liscia.Il presidente-eletto degli Stati Uniti Donald Trump (foto: Jim Watson/Afp)“Questo è cruciale per la nostra difesa non solo in Europa ma anche negli Usa e nell’Indopacifico”, ha spiegato Rutte, secondo cui Washington si troverebbe ad affrontare “una grave minaccia” da parte di questi attori se l’Ucraina fosse costretta a firmare un accordo di pace troppo favorevole alla Russia. Cosa tratterrebbe Xi Jinping dall’attaccare Taiwan, o Kim Jong-un dal lanciare missili balistici su Seul o Tokyo, se Putin riuscisse a ottenere una pace vantaggiosa in Ucraina?Anche Zelensky, da parte sua, ha auspicato una più stretta cooperazione tra la propria squadra da un lato e, dall’altro, quella del presidente-eletto e il team che sta gestendo la transizione a Washington. “Dobbiamo prepararci con attenzione per il prossimo anno”, ha dichiarato il leader ucraino, il quale ha ribadito che è importante che “la politica degli Stati Uniti non cambi, in modo che gli Stati Uniti non cerchino un compromesso tra l’assassino e la vittima”.Sulla stessa linea anche il commento di Tajani: “L’obiettivo è quello di arrivare alla pace anche con la nuova amministrazione americana“, ha ribadito, sottolineando che una “pace giusta” significa “l’indipendenza dell’Ucraina. Sulle tempistiche per giungere a tale risultato, ha evidenziato che “tutti quanti sono convinti che nel 2025 si arriverà a un cessate il fuoco“, e che tanto Mosca quanto Kiev stanno cercando di ottenere successi militari ora per sedersi al tavolo da una posizione di forza.