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    Zelensky: “Non è l’interesse della Cina che la Russia perda la guerra”. Come Pechino ridisegna gli equilibri

    Bruxelles – “La Cina ha promesso di non vendere armi, ma so una cosa: la Cina aiuta la Russia, non aiuta l’Ucraina. E non ha interesse a che la Russia perda questa guerra“. Il presidente ucraino, Volodymir Zelensky, è certamente contento e soddisfatto dell’aiuto ricevuto fin qui dai partner europei, ma sceglie il vertice dei capi di Stato e di governo dell’UE per riportare l’attenzione sul vero vincitore di questo conflitto russo-ucraino ormai al terzo anno di combattimenti e l’effetto collaterale dell’indebolimento economico russo derivante dalle sanzioni: un rafforzamento cinese di fronte al quale gli europei potranno sempre meno.Che la Repubblica popolare aiuti la Federazione russa è cosa nota e risaputa anche a Bruxelles, con la Commissione che ha manifestato malumori per il sostegno garantito da Pechino a Mosca. Zelensky, nella conferenza stampa tenuta dopo il confronto con i leader, tocca però il vero nodo geopolitico della questione, quello di un nuovo ordine mondiale dove la Cina acquista potere e fa della Russia il suo socio di minoranza.[foto: Wikimedia Commons]Perché il prolungamento del conflitto giova alla CinaFinché la guerra va avanti la Cina è costretta concentrare sforzi e attenzioni sulla Russia, per distoglierle dall’Asia centrale. Questo offre alla Cina la possibilità di penetrare e accrescere presenza e influenza, innanzitutto economica e commerciale. L’iniziativa nota come ‘via della seta’ mira proprio a portare Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan al centro dell’orbita cinese. In sostanza, più si combatte e meglio è. Inoltre, con Stati europei e Stati Uniti concentrati sulla Russia e preoccupati di come contrastarla, distoglie attenzioni sulle manovre di Pechino, che trae giovamento da questa ‘guerra diversiva’.Perché la Cina non vuole la sconfitta di MoscaPer Pechino l’attuale leadership russa rappresenta una garanzia in chiave anti-USA. Del resto il presidente cinese Xi Jinping non ha fatto mistero di voler continuare a collaborare a stretto contatto con il presidente russo, Vladimir Putin, per dare un impulso tutto nuovo all’ONU (dove sia Cina sia Russia hanno diritto di veto in seno al Consiglio di sicurezza), difendere con fermezza i diritti e gli interessi delle due nazioni, nonché quelli dei paesi in via di sviluppo, di fronte all’unilateralismo e alle prepotenze. Inoltre, per la Cina la sponda con la Russia diventa un elemento centrale nella contrapposizione economica agli Stati Uniti, che la politica dei dazi voluta dall’attuale amministrazione Trump non ha fatto che rilanciare.Certamente una Russia forte non è nell’interesse della Cina, desiderosa di accrescere peso regionale e continentale. Una sconfitta militare della Russia offre però scenari difficili da gestire e governare. Una nuova leadership non necessariamente garantirebbe canali privilegiati con Pechino, inoltre un’economia completamente in ginocchio diventerebbe difficile da puntellare . Meglio una Russia indebolita ma stabile che una Russia sconfitta. In un simile scenario Mosca sarebbe costretta a fare più affidamento su Pechino, in grado di rendere così la Federazione russa ‘partner minore’ di questa coalizione vista come strategica per resistere alle potenze occidentali, prima fra tutte quella statunitense.Borrell: “Esercitazione militare Sudafrica-Cina-Russia grave preoccupazione”Zelensky ha dunque ragione quando sottolinea che “i cinesi non hanno interesse nell’indebolire i russi” al punto da metterli nelle condizioni di perdere la guerra, “per questo li aiuta”. E’ un’accusa, la sua, ma pure un pro-memoria per gli europei, che nell’immediato futuro rischiano di dover fare i conti con una nuova Russia a trazione cinese. Il vero paradosso dei 19 pacchetti di sanzioni rischia di essere questo, quello di spingere la Russia nell’orbita cinese, a vantaggio cinese. L’Ucraina può poco perché “non abbiamo un dialogo permanente con i cinesi”, riconosce il presidente ucraino. Ma neppure l’UE fa molto, critica: “L’Europa dovrebbe essere più forte” nei confronti della Cina.Era previsto che i leader UE discutessero della ‘questione Cina’ in questo vertice, nel dibattito su competitività e pratiche commerciali scelte dal governo cinese. Zelensky non fa che porre ancor più al centro il Paese asiatico.

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    Costa accoglie Zelensky al Consiglio Europeo. “Il futuro membro dell’Unione” soddisfatto delle nuove sanzioni

    Bruxelles – L’amicizia tra Unione Europea e Ucraina si fonda anche sulle sanzioni alla Russia e sui soldi per Kyiv. Il presidente del Consiglio Europeo, Antonio Costa, nel punto stampa prima dell’incontro dei leader, ricorda che l’Unione Europea “supporterà l’Ucraina per tutto il tempo necessario e a qualsiasi costo”. Accanto a lui sorride il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, arrivato oggi, 23 ottobre, a Bruxelles per prendere parte al Consiglio Europeo.Al di là delle parole di Costa a sostegno di Kyiv, arrivano anche segnali concreti. Questa mattina i leader europei hanno approvato il diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca. “Sia le sanzioni europee che quelle statunitensi sono fondamentali per la nostra causa”, conferma Zelensky di fronte ai giornalisti. Il pacchetto di misure punitive riduce ancora una volta la possibilità di forniture di gas e GNL russo sul suolo europeo e, come ricordato da Costa, prenderà di mira “la flotta ombra russa, così come il settore bancario ed energetico di Mosca”. Il punto del Consiglio Europeo ancora da chiarire è però come i 27 riusciranno ad utilizzare gli asset russi bloccati per finanziare la spesa pubblica di Kyiv.In queste ore i leader stanno cercando una modalità legale per utilizzare i 180 miliardi russi bloccati in Belgio. Gli asset di Mosca, congelati dal 2022 sono bloccati nell’istituto finanziario belga Euroclear. Muoverli da lì per destinarli allo sforzo bellico ucraino spaventa alcuni capi di Stato, impauriti dalle possibili ripercussioni legali.Costa ha ricordato come in questa giornata verrà presa “la decisione politica per assicurare i bisogni finanziari all’Ucraina nei prossimi due anni”. Decisione che però non sarà semplicissima da ottenere, visto che il Primo ministro belga Bart De Wever ha confermato che “fino a quando non ci saranno garanzie sulla neutralizzazione del rischio e un accordo per una possibile risposta comunitaria alle conseguenze legali, il Belgio non darà il consenso all’utilizzo di questi fondi”.Bart De Wever, Primo ministro (Copyright: European Union)“Il futuro membro dell’Unione”, come Costa ha definito Zelensky, incassa le promesse dell’Unione Europea sperando in novità in giornata. Alle domande sulla fornitura dei missili americani a lungo raggio Tomahawk, risponde: “È una decisione di Trump” e smorza anche il negativo colloquio avuto con il presidente americano la settimana scorsa. L’obiettivo per tutti rimane quello di un cessate il fuoco. Zelensky lo reputa anche oggi “possibile” e Costa lo definisce utile per evitare “l’aumento dei bombardamenti russi contro i civili ci fa essere ancora più convinti della necessità del sostengo a Kyiv”. A livello di cronaca, solo ieri un drone russo ha colpito un asilo, uccidendo un ragazzo di 12 anni e una neonata.

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    L’Ue adotta il 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. Kallas: “Allineati con gli Usa”

    Bruxelles – Poche ore prima dell’avvio del vertice Ue, in cui coi leader è presente Volodymyr Zelensky in persona, gli ambasciatori dei Ventisette hanno trovato la quadra per l’adozione del 19esimo pacchetto di sanzioni contro la Russia. L’approvazione formale è stata comunicata stamattina (23 ottobre) dalla presidenza danese del Consiglio e ha fatto seguito alla decisione della Slovacchia di rimuovere il proprio veto, come fanno sapere fonti diplomatiche italiane.Bratislava aveva bloccato le nuove misure restrittive sulla base di preoccupazioni legate principalmente al settore energetico, soprattutto dopo la recente approvazione delle norme sul phase-out dei combustibili fossili russi (adottate col voto contrario, appunto, di Slovacchia e Ungheria). Anche stavolta, come accaduto in passato, il primo ministro Robert Fico ha ottenuto dalla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen le garanzie che cercava riguardo all’approvvigionamento energetico e al sistema di scambio delle quote di emissioni per edifici e trasporti (Ets2).Cosa contiene il pacchettoL’Alta rappresentante per la politica estera, Kaja Kallas, ha scritto su X che il nuovo pacchetto “colpisce tra le altre cose le banche russe, gli scambi di criptovalute e le entità in India e Cina“, aggiungendo che “l’Ue sta limitando i movimenti dei diplomatici russi per contrastare i tentativi di destabilizzazione”. Il capo della diplomazia a dodici stelle aveva annunciato a inizio settimana di attendersi l’approvazione delle sanzioni – confezionate dall’esecutivo comunitario un mese fa – in concomitanza col summit dei capi di Stato e di governo.Il primo ministro slovacco, Robert Fico (sinistra), e il presidente del Consiglio europeo, António Costa (foto: Consiglio europeo)Il nuovo round di sanzioni punta a colpire, come già i precedenti, gli interessi energetici, finanziari e commerciali della Federazione. Sul primo versante, la novità principale è un divieto graduale di importazione del gas naturale liquefatto (gnl) di Mosca, su due scaglioni: i contratti a breve termine andranno rescissi entro sei mesi, mentre c’è tempo fino al primo gennaio 2027 per quelli a lungo termine. Viene poi inasprito il divieto di fare affari con due compagnie petrolifere russe, mentre si aggiungono altre 117 navi all’elenco della flotta ombra del Cremlino, per un totale di 558 imbarcazioni. Infine, vengono ampliati i criteri per individuare i porti dei Paesi terzi utilizzati per il trasferimento di Uav e missili da o per la Federazione, o per eludere le sanzioni sul greggio di Mosca.Dal punto di vista finanziario, viene introdotto un divieto totale di transazione con cinque banche russe e viene esteso quello già esistente relativamente ai sistemi di pagamento elettronico russi e a quattro banche di Bielorussia e Kazakistan. Limitazioni analoghe vengono introdotte per altre otto entità di Paesi terzi (cinque banche, due commercianti di petrolio e una piattaforma per lo scambio di criptovalute, alcune delle quali basate in Cina e in India), mentre viene introdotto il divieto totale di servizi di cripto-asset nella giurisdizione dell’Ue per cittadini ed entità russi. Introdotto anche un nuovo divieto per gli operatori europei di stipulare contratti economici con nove zone economiche speciali russe, così come il divieto di fornire riassicurazioni a aerei e navi russi nei primi cinque anni successivi alla vendita ad un Paese terzo.Sul piano del commercio, i Ventisette hanno approvato una serie di misure con l’obiettivo di migliorare il contrasto all’elusione delle sanzioni già in vigore. Vengono così individuati 45 nuovi soggetti che favoriscono l’elusione (di cui 17 al di fuori dei confini della Federazione), mentre vengono estesi i divieti di esportazione di prodotti industriali (tra cui sali, gomma, materiali da costruzione e bene tecnologici avanzati) e ad altre categorie di articoli sensibili (ad esempio i beni cosiddetti Chp, per la produzione di elettricità e calore, e quelli a duplice uso militare e civile). Viene inoltre esteso di un ulteriore anno il margine accordato alle imprese europee per disinvestire dalla Russia con l’obiettivo di cessare le attività commerciali nel Paese.Il presidente russo Vladimir Putin (foto via Imagoeconomica)Quanto ai servizi, il nuovo pacchetto prevede un divieto per gli operatori europei di fornire servizi connessi alle attività turistiche nella Federazione, l’estensione del divieto di fornire servizi di intelligenza artificiale, cloud-computing e simili, e l’obbligo di richiedere l’autorizzazione per tutti i servizi ancora consentiti (cioè non esplicitamente proibiti) e rivolti a persone o entità russe.Un’ultima novità è l’introduzione di un meccanismo per limitare la circolazione dei diplomatici russi, che prevede un sistema per cui gli Stati membri potranno notificare l’ingresso o il transito del personale diplomatico di Mosca sul proprio territorio alla Commissione, la quale potrà autorizzare le cancellerie ad adottare misure nazionali appropriate. Infine, il pacchetto comprende anche l’introduzione di nuovi elenchi relativi ai bambini ucraini rapiti dalle truppe di occupazione e di elenchi relativi al settore di ricerca e sviluppo militare della Russia.La sponda di WashingtonIl tempismo con cui è arrivato il disco verde da parte dei Ventisette per il nuovo round di misure restrittive è politicamente rilevante, dal momento che giusto ieri l’amministrazione statunitense ha comminato per la prima volta delle sanzioni ai danni delle due principali compagnie petrolifere russe, Rosneft e Lukoil. La mossa, annunciata dal segretario al Tesoro Scott Bessent, segnala un sostanziale cambio di passo da parte del presidente Donald Trump, dopo mesi in cui era parso adottare una posizione più morbida nei confronti del Cremlino (dal faccia a faccia con Vladimir Putin in Alaska alle ritrosie sulla fornitura dei missili Tomahawk a Kiev).Il presidente statunitense Donald Trump (foto via Imagoeconomica)Evidentemente, il tycoon è stato irritato dalle reticenze del suo omologo russo a porre fine alla guerra e ad incontrarsi personalmente a Budapest. Quel bilaterale, sbandierato come l’ennesima vittoria diplomatica del presidente Usa (nonché come successo personale del premier ungherese Viktor Orbán), è sfumato nelle scorse ore proprio a causa dell’indisponibilità dello zar ad accettare compromessi sulla fine del conflitto, a partire dal cessate il fuoco e dal congelamento della linea del fronte.Kallas ha colto la palla al balzo e ha rivendicato la ritrovata unità d’intenti sulle due sponde dell’Atlantico nei confronti del Cremlino. “Siamo molto felici dei segnali che riceviamo dall’America riguardo alle sanzioni sulla Russia”, ha dichiarato arrivando al vertice. “Penso sia un importante segnale di forza, che siamo allineati sulla questione“, ha aggiunto.Un altro tema sul tavolo dei leader Ue (di cui si discute da tempo) è quello del prestito per le riparazioni a Kiev, che andrebbe sostenuto coi proventi degli attivi russi congelati attualmente detenuti dall’istituto belga Euroclear. “Ci sono ancora alcune questioni che dobbiamo affrontare“, ammette Kallas, ma “il messaggio fondamentale è che la Russia è responsabile dei danni causati in Ucraina e deve pagare per quei danni”. L’Alta rappresentante riconosce i dubbi del governo belga, che non intende assumersi da solo la responsabilità giuridica di un’azione così forte: “Tutti sono d’accordo che nessun Paese dovrebbe sostenere i rischi o questo onere da solo“, ragiona, e garantisce che si sta lavorando ad un meccanismo per fornire garanzie al Belgio e assicurare la condivisione del rischio tra i Ventisette.

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    Trump duro con Zelensky all’incontro alla Casa Bianca. L’Ue alla finestra

    Bruxelles – L’incontro di venerdì 17 ottobre tra il presidente statunitense Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky è stato “turbolento”. Questa la descrizione arrivata dal Financial Times, che in queste ore sta diffondendo una serie di indiscrezioni sulla riunione tra i due leader. A quanto emerge, Trump avrebbe più volte utilizzato argomentazioni “filo-russe” per convincere Zelensky a porre fine al conflitto. La giravolta diplomatica di Trump è arrivata dopo la telefonata avuta giovedì con il suo omologo russo, Vladimir Putin. Dal colloquio telefonico sarebbero emersi i primi spiragli per un incontro tra i due leader, questa volta sul suolo dell’Unione Europea, a Budapest.La decisione non è stata accolta con entusiasmo a Bruxelles, anche se questa mattina l’Alta rappresentante dell’Unione, Kaja Kallas, a margine del Consiglio dell’UE Affari Esteri in corso, si è dichiarata favorevole a ogni possibile avanzamento dei colloqui di pace. Kallas ha precisato: “Siamo positivi rispetto a qualsiasi progresso”. Il possibile arrivo di Putin a Budapest è stato definito con diplomatica cautela “non bello da vedere”, considerato che sul presidente russo pende un mandato di arresto della Corte penale internazionale. Kallas ha inoltre aggiunto che, in ogni caso, “verrà valutato l’esito dell’incontro”.EU prepares a new blow to the Kremlin: 19th sanctions package could be approved as early as ThursdayAccording to Kaja Kallas, the European Union may adopt its 19th package of sanctions against Russia as soon as this Thursday. Among the key topics under discussion is action… pic.twitter.com/tBjfIaoLMS— NEXTA (@nexta_tv) October 20, 2025Niente Tomahawk, in cambio una proposta irricevibileL’incontro tra Zelensky e Trump alla Casa Bianca può già essere ricondotto a un insuccesso, almeno dal punto di vista di Kyiv. L’intenzione ucraina era quella di ottenere i missili statunitensi a lungo raggio Tomahawk, un’arma strategica per colpire in profondità le difese russe. La trattativa, secondo le fonti interne consultate dal Financial Times, si sarebbe però trasformata in una “litigiosa discussione”, con Trump che “imprecava continuamente”.Il presidente americano ha spinto per il raggiungimento di un accordo di pace rapido, minacciando Zelensky di accettare un “deal” con Putin. “Se (Putin, ndr) lo vorrà, vi distruggerà”, ha sentenziato Trump nello Studio Ovale. Il punto su cui Trump ha insistito sarebbe stato la cessione completa degli oblast di Luhansk e Donetsk, oggi controllati solo per l’80 per cento da Mosca. In cambio di questa resa, Kyiv otterrebbe piccoli territori nelle regioni meridionali di Zaporizhzhia e Kherson.La proposta è, per gli ucraini, ampiamente insufficiente. “Cedere (il Donbass, ndr) alla Russia senza combattere è inaccettabile per la società ucraina, e Putin lo sa”, ha affermato Oleksandr Merezhko, presidente della Commissione per gli Affari Esteri del parlamento ucraino. L’iniziativa rappresenta, in ogni caso, uno dei primi piccoli spiragli russi all’interno delle trattative.La giravolta di TrumpIl clima teso è apparso in controtendenza rispetto alle recenti dichiarazioni del presidente americano. Nelle ultime settimane, il tycoon aveva insistito sulla qualità dell’esercito ucraino, “se vorranno, riconquisteranno tutti i territori occupati”, e aveva screditato Mosca per le sue difficoltà economiche, affermando che “è vicina al collasso”. Per interpretare le parole del presidente, però, è sempre più utile il dogma coniato dalla giornalista americana Salena Zito: “Bisogna prendere Trump seriamente, non letteralmente”. I cambi di maglia così repentini nascondono, a volte, un’obiettivo a lungo termine: l’accordo finale.La pressione di Bruxelles su MoscaIn Europa, intanto, le vie diplomatiche latitano e dunque l’Unione Europea si organizza per mettere pressione su Mosca. Nel Consiglio Affari Esteri di queste ore si discuterà dell’approvazione del diciannovesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia e di un rafforzamento del sostegno all’economia ucraina. Al meeting parteciperà anche il ministro degli Esteri ucraino Andrii Sybiha. Parallelamente, nel Consiglio dell’UE sull’Energia, è stata adottata dai Paesi membri la posizione sul regolamento per la cessazione delle forniture di gas russo all’Unione Europea. L’idea è quella di fermare qualsiasi tipo di approvvigionamento entro il 2027.

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    Trump e Putin si incontreranno a Budapest. Per l’UE è il momento del realismo

    Bruxelles – Due ore di telefonate sul conflitto in Ucraina e poi l’annuncio: il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il suo omologo russo Vladimir Putin si incontreranno sul suolo dell’Unione Europea, a Budapest, con l’Ungheria di Viktor Orban che mostra le carte in tavola giocando apertamente contro le istituzioni comunitarie, ed in particolare la Commissione europea, costretta ora al realismo nonostante abbia sempre negato un dialogo diretto con Vladimir Putin.L’incontro annunciato, ma non specificato ancora in termini di date, intende servire per “portare fine a questa ingloriosa guerra tra Russia e Ucraina”, per dirla con le parole di Trump. A Bruxelles si fa spallucce, e si cerca di guardare l’aspetto positivo di una vicenda comunque mal digerita: “Ogni iniziativa volta a una pace giusta e duratura è benvenuta”, taglia corto Olof Gill, vicecapo del servizio dei portavoce.Il successo di Orbán, che media per conto proprioL’annuncio dell’incontro è stato usato a fini propagandistici dal primo ministro ungherse Viktor Orbán, felice di rivendicare il proprio ruolo di mediatore. “Questa è una vittoria della posizione ungherese”, ha sottolineato Orbán in un’intervista alla radio pubblica Kossuth. Inevitabile poi, per il capo di governo, lanciare una frecciata ai partner dell’Unione Europea: “L’insegnamento per l’Ue è che gli altri sono stati dalla parte perdente, e che bisogna trattare con i russi, come fa l’America”.La Commissione europea non ha una vera politica estera propria, e anche per questo si cerca di tirare dritto e ragionare in termini di realpolitik. La Commissione “vive nel mondo reale e vuole raggiungere una pace giusta e duratura in Ucraina”, ribadisce Gill. “Anche se gli incontri non avvengono sempre nel modo, nel formato e nell’ordine che vorremmo, siamo pronti ad accoglierli se sono utili per la pace”. Una constatazione arrivata soltanto di fronte al fatto compiuto: il probabile tappeto rosso per Putin all’interno dell’Unione Europea.Il presidente russo Vladimir Putin (sinistra) e quello statunitense Donald Trump si incontrano ad Anchorage, Alaska, il 15 agosto 2025 (foto via Imagoeconomica)La sanzione che non c’èL’unico vincolo legale per non rendere possibile questo scenario sono le sanzioni nei confronti dei funzionari russi, molte delle quali però sono arginabili dai singoli stati. Per ammissione della portavoce della Commissione Europea Anitta Hipper, “le sanzioni riguardano i loro beni e non vietano al ministro degli Esteri Sergej Lavrov e a Vladimir Putin i viaggi o la libertà di movimento nello spazio europeo”.Su Putin pende comunque un mandato di arresto internazionale spiccato dalla Corte Penale dell’Aia (CPI), ma neppure qui la Commissione europea può intervenire, poiché l’applicazione delle regole dipende dagli Stati membri. Stesso discorso per il divieto di sorvolo dei velivoli russi, lasciato anch’esso alla discrezione nazionale. L’Ungheria, di certo, non intende applicare nessuna di queste misure. Budapest ha dichiarato che non imporrà alcuna costrizione in caso di visita diplomatica di funzionari russi.Fuori dall’EuropaAl di fuori della diatriba europea, l’annuncio dell’incontro è giunto a ridosso della visita americana del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Nel bilaterale che terrà con Donald Trump, si discuterà della fornitura dei missili a lungo raggio Tomahawk e dei sistemi di difesa Patriot. Zelensky, alla notizia della riunione europea, ha provato a minimizzare: “Possiamo già vedere che Mosca si sta affrettando a riprendere il dialogo non appena ha sentito dei Tomahawk”.Potential Tomahawk targets in RussiaIf the U.S. sends Tomahawk cruise missiles to Ukraine, nearly 2,000 Russian military sites — including 76 airbases — could fall within range.Source: ISW pic.twitter.com/506oQsIuSB— Clash Report (@clashreport) October 16, 2025Una lettura così semplice non è però condivisa da tutti. Per alcuni analisti, il presidente Trump aveva suggerito per giorni di consentire la vendita dei missili a Kiev, ma dopo la telefonata ha lasciato intendere che ciò potrebbe non accadere in caso di progressi diplomatici. Vladimir Putin, invece, dopo il successo personale del vertice di agosto di Anchorage (Alaska), starebbe cercando di ammorbidire la posizione americana dopo mesi di netto contrasto.La vera pace sembra ancora lontana. Il vertice stesso non è ancora sicuro: nei prossimi giorni sarà inviato a Mosca il Segretario di Stato statunitense Marco Rubio, che incontrerà i più alti funzionari di Putin per preparare l’incontro. Solo allora si saprà se i progressi saranno sufficienti a organizzare un incontro di alto livello a Budapest. L’impressione, tuttavia, è che Vladimir Putin non perderà l’occasione di umiliare l’Europa con una passeggiata trionfale all’interno dell’Unione, complice l’alleato ungherese, consapevole che i nemici comunitari per ora restano fuori da ogni tavolo negoziale.

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    La NATO ora accelera sulla difesa anti-droni. Rutte: “Avanti con nuove misure”

    Bruxelles  – La NATO andrà avanti con sistemi di difesa anti-droni, e in questo “non ci saranno duplicazioni” né sovrapposizioni con l’Unione europea. Il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Mark Rutte, ostenta sicurezza e determinazione. Al termine della riunione dei ministri della Difesa parla alla stampa, ma è alla Russia che in realtà si rivolge. Tutto il lavorio dell’Organizzazione ruota attorno a Mosca e al suo operato, nel rispetto di una missione e di una vocazione mai perse, neppure dopo caduta della cortina di ferro.Non entra nel merito di un piano di fatto messo a punto, non vuole offrire vantaggi al nemico, ma Rutte chiarisce senza girarci troppo attorno che la NATO “metterà in atto una serie di ulteriori misure anti-droni che rafforzeranno, estenderanno e accelereranno la nostra capacità di contrastare questa minaccia”. Non si perde tempo, visto che “sistemi di test” risultano in funzione mentre lo stesso Rutte parla ai giornalisti. “Innovazione e adattamento fanno parte del DNA della NATO”, ricorda il segretario generale dell’Organizzazione, che assicura come “continueremo a imparare dalla cooperazione con l’Ucraina, ad accelerare la nostra innovazione e a rafforzare la collaborazione con il settore privato”.Il segretario generale della NATO, Mark Rutte [Bruxelles, 15 ottobre 2025]La strategia concordata con gli alleati prevede sviluppo di nuovi sistemi attraverso “cicli rigorosi e ripetuti di test, prove ed esercitazioni”, a cui si aggiungeranno meccanismi di approvvigionamento comuni per facilitare un rapido accesso alle tecnologie più efficaci. Nella perenne e oggi rinnovata sfida a Mosca, Rutte ringrazia e punzecchia il presidente russo Putin. Le violazioni dello spazio aereo europee da parte di velivoli senza pilota “hanno messo in evidenza l’efficacia della nostra postura di deterrenza e difesa, fornendo al contempo un ulteriore impulso a migliorarla”.Difesa armata e presenza non espansionisticaNelle logiche proprie del confronto e dello scontro la narrativa viene rimodulata e rimodellata in automatico, e il segretario generale della NATO fa prova di grande capacità retorica nella scelta di un linguaggio certamente di propaganda – o contro-propaganda – ma comunque ben scelto. Intanto cerca di rassicurare spiegando che “la NATO è un’alleanza di difesa e rimarrà un’alleanza di difesa“, salvo poi dire che però ci si armerà. I ministri della Difesa dei 32 alleati “hanno ribadito che stanno aumentando gli investimenti nella difesa, potenziando la produzione nel settore della difesa e intensificando” il sostegno all’Ucraina. Avanti con la difesa armata e potenziata, dunque.C’è poi la questione della presenza sull’intero scacchiere internazionale. Rutte ha già avuto modo di dire che la NATO non ha intenzione di espandersi nel quadrante di sud-est ma di avere lì degli amici, e tanto basta per mettere in chiaro che si presidierà, pronti a intervenire. “Atlantico e Indo-Pacifico non dobbiamo vederli come versanti isolati“, quanto interconnessi. E’ convinzione di Rutte che “se la Cina volesse attaccare Taiwan la Russia sarebbe obbligata ad attaccare su un altro fronte“. Parole che dimostrano come la NATO viva sul ‘chi va là’, in stato di allerta perenne, e per questo si vuole essere pronti.Ucraina, gli europei acquistino USAInfine il capito Ucraina. I ministri della Difesa della NATO ribadiscono la volontà di continuare a sostenere Kiev, ma questo sostegno passa inevitabilmente per Casa Bianca, Pentagono e industria a stelle e striscei. “Molti sistemi di difesa aerea sono già stati forniti all’Ucraina, ora ci sono delle tecnologie che solo gli Stati Uniti possono fornire, come ad esempio gli intercettori per i sistemi Patriot”, taglia corto Rutte. Questo implica che gli europei devono comprarli per darli all’Ucraina, e che i membri UE della NATO devono dirottare e distogliere acquisti dalle proprie industria in barba alla voglia di stimolare il comparto pesante europeo.Gli Stati Uniti hanno ripreso a fornire supporto militare essenziale, letale e non letale all’Ucraina, finanziato dagli Alleati, con già due miliardi di dollari impegnati. Ad oggi, sottollinea Rutte, “più della metà dei Paesi membri della Nato ha aderito” alla Purl Initiative, lo speciale programma che per l’appunto consente agli alleati di finanziare la fornitura di equipaggiamenti militari statunitensi essenziali per la difesa dell’Ucraina. Una buona notizia per Kiev, certamente, e per il suo presidente Volodymir Zelenski, che venerdì incontrerà il presidente USA Donald Trump per cercare di definire il futuro scenario del conflitto russo-ucraina e, auspicabilmente, post-conflitto e condizioni di pace.

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    Il Parlamento europeo chiede a gran voce una “risposta unitaria” contro le interferenze russe

    Dall’inviato a Strasburgo – Il Parlamento europeo, sulle interferenze russe, non ha dubbi. L’Aula di Strasburgo. in seduta plenaria, adotta con 469 voti favorevoli, 97 contrari e 38 astensioni una risoluzione “per una risposta unitaria contro le violazioni russe”. Risultato che mostra la compattezza dell’emiciclo quando si parla di difesa comune.Tra le file della minoranza, gli unici titubanti sono ai margini del Parlamento, con The Left, Europa delle Nazioni Sovrane (ESN) e un manipolo dei Patrioti – la delegazione della Lega – a votare contro il testo.Il voto dell’aula sulla risoluzioneL’abbattimento di minacce aereeIl contenuto della risoluzione è piuttosto preciso. L’impegno è per “un’azione coordinata, unitaria e proporzionata contro tutte le violazioni del loro spazio aereo, compreso l’abbattimento di minacce aeree”, aprendo la strada a nuovi pacchetti di sanzioni contro la Russia. Il Parlamento, inoltre, considera le incursioni “atti di sabotaggio contro l’UE equivalenti a terrorismo di Stato”, invitando la Commissione Europea a riconoscere lo Stato più grande del mondo “come paese terzo ad alto rischio di riciclaggio di denaro e di finanziamento del terrorismo”. Il processo che l’Eurocamera vuole stimolare “dovrebbe riguardare non solo la gestione delle crisi, ma anche la difesa collettiva, includendo tutte le capacità necessarie previste a livello nazionale e internazionale”.Gli attacchi hanno colpito la sensibilità di molti parlamentari e una risoluzione con un consenso così compatto mostra la risposta decisa che l’Europa vuole dare. In prima fila ci si mette Lucia Annunziata, eurodeputata italiana del Partito Democratico: “Serve un’Europa capace di difendersi al suo esterno, ed è possibile con una nuova difesa che sta a noi definire. Una difesa che non sia strumento di offesa alla libertà dei popoli – articolo 11 della Costituzione italiana – ma che sia in grado di esercitare deterrenza, a difesa della pace e della sicurezza dei cittadini”.L’europarlamentare Lucia Annunziata, durante un intervento a Strasburgo. Credit: Multimedia Centre of European ParliamentI patrioti italiani sono contrariNonostante un ampio consenso, l’approccio non convince 97 parlamentari, 13 dei quali italiani. Tra le file degli oppositori c’è Danilo Della Valle, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, parte del gruppo europeo The Left: “Questo approccio riafferma la subordinazione dell’UE alla NATO e all’agenda USA, escludendo ogni spazio per la diplomazia che possa mettere fine al conflitto”. L’opposizione degli esponenti di The Left non sorprende e raccoglie il consenso di otto eurodeputati italiani: Giuseppe Antoci, Mario Furore, Mimmo Lucano, Carolina Morace, Valentina Palmisano, Gaetano Pedullà, Dario Tamburrano e appunto Della Valle. All’interno del gruppo si astiene invece Ilaria Salis, in controtendenza con i colleghi.Più marcata la rottura interna tra gli scranni dei patrioti. Gli italiani (Paolo Borchia, Roberto Vannacci, Silvia Sardone, Isabella Tovaglieri e Raffaele Stancanelli) votano contro la risoluzione, accodandosi all’ultradestra di ESN. Ieri, 8 ottobre, l’eurodeputato del PfE  Pierre-Romain Thionnet e del Rassemblement National aveva affermato in aula: “Sparare a ogni cosa che entra è controproducente, alimenta la propaganda russa di vittima dell’Occidente”. Ma al momento del voto, però quasi tutti i patrioti votano per l’accettazione della risoluzione. Trainati proprio dal sì della delegazione francese, composta da 29 parlamentari, e dal capogruppo, Jordan Bardella.

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    Come l’UE vuole utilizzare 175 miliardi di asset russi congelati per finanziare l’Ucraina

    Bruxelles – La questione di cosa fare degli asset statali russi congelati sul territorio europeo tiene banco da tempo a Bruxelles. È un tema decisamente politico, ma con forti implicazioni legali ed economiche. Ora però, di fronte alle ingenti necessità dell’Ucraina – si parla di 52 miliardi di euro in sostegno al bilancio e 80 miliardi di assistenza militare fino al 2027 – e al progressivo disimpegno statunitense, la Commissione europea ha deciso di rompere gli indugi.Al vertice informale di Copenaghen, ha ricevuto un primo endorsement di massima dai capi di stato e di governo dei 27 per lavorare su una proposta legislativa. L’obiettivo è utilizzare i 175 miliardi di euro di proprietà della Banca Centrale Russa, ma custoditi per la maggior parte da Euroclear a Bruxelles, senza che dal punto di vista legale si configuri alcuna confisca. Il terreno è spinoso, ma – sostiene un alto funzionario della Commissione europea – “crediamo di aver trovato il modo per farlo senza violare il diritto internazionale”.Alla base del ragionamento, Bruxelles pone le conclusioni del Consiglio europeo di un anno fa, che scrivono nero su bianco che “i beni della Russia dovrebbero rimanere bloccati fino a quando la Russia non avrà cessato la sua guerra di aggressione nei confronti dell’Ucraina e non l’avrà risarcita per i danni causati da tale guerra”. Questo principio è in sostanza la garanzia di sicurezza su cui poggia il complesso escamotage in cantiere. Insieme al fatto che – spiega un alto funzionario – l’Ue non toccherebbe il credito che Mosca detiene sulla società belga di servizi finanziari, ma il corrispettivo contante accumulatosi negli ultimi tre anni e mezzo. “Il contante appartiene a Euroclear”, sostiene Bruxelles.Ursula von der Leyen al vertice informale di Copenaghen, 1/10/2025L’idea è allora far sì che Euroclear investa tale contante in un contratto di debito dedicato all’Unione, e che quest’ultima possa prestarlo all’Ucraina a tasso zero e in diverse tranche “a seconda delle necessità”. Kiev rimborserebbe il prestito solo una volta che la guerra sarà finita e che la Russia avrà pagato le riparazioni. A quel punto, Bruxelles rimborserebbe a sua volta Euroclear. Un “prestito per le riparazioni”, come l’aveva definito Ursula von der Leyen nel suo discorso sullo stato dell’Unione, lo scorso 10 dicembre.Affinché la costruzione regga, “avremo bisogno di garanzie da parte degli Stati membri”, illustra ancora un alto funzionario. Garanzie emesse bilateralmente, fino all’intero ammontare dei fondi, con una struttura simile a quella implementata con il fondo SURE da 100 miliardi attivato nel 2020 durante la pandemia di Covid-19. Secondo la Commissione il rischio di tali garanzie rimarrebbe “limitato” e “sotto il controllo degli Stati membri”. Ovvero, si materializzerebbe solo nel caso in cui i 27 decidessero di revocare le sanzioni all Russia – e dunque scongelarne gli asset statali – senza che Mosca abbia risarcito l’Ucraina.Ecco perché, insieme alla proposta per l’utilizzo degli asset, “è importante modificare il regime di sanzioni per evitarne il rilascio accidentale”. Qui sta forse il passaggio più delicato. In sostanza, per ridurre al minimo i rischi per gli Stati membri, la Commissione europea sta pensando di eliminare il voto all’unanimità per la proroga delle sanzioni che si tiene ogni sei mesi. “Non lo proporremmo se non pensassimo che sia possibile”, garantisce la fonte. La possibilità è ammessa dall’articolo 31 del Trattato sull’Unione europea, che al punto 2 prevede che il Consiglio dell’Unione europea possa deliberare a maggioranza qualificata in politica estera e dunque anche in materia di sanzioni. La valutazione dell’esecutivo Ue è che lo stesso regime di sanzioni può essere modificato aggirando l’unanimità.Tra i 27, che a Copenaghen hanno dato un timido supporto di principio alla Commissione, il scetticismo non manca. Il primo a frenare è il premier belga, Bart de Wever, preoccupato per via della parte consistente delle risorse russe ferme nel suo Paese. Anche la Francia invita alla calma. “L’Europa deve restare un posto attrattivo e affidabile”, le preoccupazioni del presidente Emmanuel Macron, che proprio al vertice informale ha sottolineato l’importanza di fare le cose per bene. “Se ci sono regole, vanno rispettate“. Danimarca e Lettonia hanno ricordato il nodo giuridico della questione, ma espresso fiducia sul fatto che la Commissione possa trovare la quadra, e attendono la proposta dall’esecutivo comunitario.Di rischi, ne esistono altri: Putin ha già firmato un decreto che gli permetterebbe di confiscare beni stranieri in Russia, e non è da sottovalutare inoltre un problema di credibilità finanziaria e di fiducia nei mercati e nell’euro. Per ora, la Commissione europea ha intenzione di procedere. I capi di stato e di governo riapriranno la questione già al prossimo Consiglio europeo, il 23-24 ottobre. Se effettivamente daranno un mandato all’esecutivo per presentare una proposta legislativa, l’obiettivo di Bruxelles è procedere spediti per azionare il prestito “all’inizio del secondo trimestre del prossimo anno“. Intorno al quarto anniversario dell’aggressione della Russia in Ucraina.