More stories

  • in

    Yulia Navalnaya al Parlamento Ue: “Sostenete chi in Russia resiste a Putin, il regime cadrà”

    Bruxelles – Mentre la repressione in Russia si inasprisce, tre esponenti dell’opposizione lancianno un appello all’Ue per non abbandonare chi ancora resiste. Yulia Navalnaya, vedova di Alexei Navalny, Vladimir Kara-Murza e Ilya Yashin, sono intervenuti al Parlamento europeo chiedendo un cambio di approccio nel sostegno alle forze democratiche russe. Non si è trattato di semplici dichiarazioni simboliche: gli attivisti hanno presentato indicazioni concrete su cosa si aspettano dalle istituzioni europee.Durante la sessione congiunta della commissione Affari esteri del Parlamento europeo e della Sottocommissione per i diritti umani di stamattina (5 giugno), Navalnaya ha chiesto all’Ue di superare la fase delle dichiarazioni e avviare un sostegno tangibile alla società civile russa. In particolare, ha sollevato dubbi sull’allocazione di 5,5 milioni di euro stanziati per Radio Free Europe, testata americana, e ha chiesto perché non esista un finanziamento analogo per i media russi in esilio. “Ci sono giornali russi che da anni operano fuori dal Paese, parlano al pubblico in lingua russa, fanno un lavoro fondamentale e sopravvivono a fatica. Perché non vengono sostenuti?”, ha domandato, offrendo la disponibilità a fornire una lista di testate, attivisti e progetti specifici. Secondo Navalnaya sarebbero milioni i cittadini russi contrari alla guerra in Ucraina, ma per avere un ruolo, questi dovrebbero ricevere supporto ora. Tra le proposte: mantenere visibile la questione dei prigionieri politici, offrire aiuti ai difensori dei diritti umani, sostenere tecnologie come Vpn e spazi digitali liberi, e rafforzare le connessioni con chi agisce all’interno del Paese. “Servono piccoli progetti concreti, non solo grandi proclami”, ha sottolineato.(FILES) Russian opposition activist Vladimir Kara-Murza during a hearing in Moscow on October 10, 2022. (Photo by NATALIA KOLESNIKOVA / AFP)Vladimir Kara-Murza, recentemente liberato dopo due anni di detenzione, ha confermato che oggi ci sono oltre 3000 prigionieri politici in Russia, la maggior parte incarcerati per aver espresso dissenso contro la guerra. Ha invitato l’Ue a mettere le persone al centro della strategia: “Quando si parla di futuri negoziati, si citano risorse, confini, sanzioni. Ma i detenuti, le vittime civili e i bambini deportati devono diventare una priorità nei colloqui”. Kara-Murza ha inoltre insistito sulla necessità di un piano chiaro per il periodo successivo all’attuale regime: “L’errore degli anni ’90 fu non affrontare fino in fondo il passato sovietico. Serve una roadmap per il dopo-Putin, un piano per sostenere la costruzione di uno Stato di diritto. La transizione democratica, se arriverà, sarà rapida. Bisogna essere pronti”.Anche Ilya Yashin, incarcerato per le sue posizioni contro la guerra, ha ribadito che l’Europa non potrà costruire una democrazia russa al posto dei russi, ma può rafforzarne la capacità di resistenza. La sua richiesta principale è stata quella di legare in modo diretto il sostegno all’Ucraina con quello all’opposizione interna russa: “Ogni successo militare di Putin indebolisce chi, in Russia, lavora per una transizione pacifica e democratica”. Yashin ha inoltre segnalato un passaggio contenuto in una bozza negoziale dell’ultimo vertice negoziale di Istanbul, dove si menziona, per la prima volta, un possibile scambio di prigionieri politici tra Russia e Ucraina: “È un segnale che Putin riconosce l’esistenza di prigionieri politici. È su questo fronte che l’Unione europea dovrebbe insistere”.Molti eurodeputati hanno espresso commozione, rispetto e sostegno. Alcuni, come Michael Gahler del Ppe, hanno ricordato che “la Russia non è geneticamente autoritaria” e che un’altra Russia è possibile. Altri, come José  Sánchez Amor del gruppo Socialisti e democratici, hanno messo in guardia contro la tentazione postbellica di “lasciare fuori l’agenda russa”. Il filo conduttore è stato chiaro: la democrazia russa non può essere costruita dall’esterno, ma senza il sostegno europeo rischia di spegnersi. Infine, è emersa la proposta di creare un dialogo strutturato tra Unione europea e opposizione democratica russa, anche nel quadro di una futura Commissione parlamentare congiunta. L’obiettivo: consolidare il sostegno politico e pratico, e prepararsi a un cambiamento che, come ricordato dagli attivisti, potrebbe arrivare improvvisamente.

  • in

    L’Ue pronta a continuare con le sanzioni alla Russia: “Tenere alta la pressione”

    Bruxelles – “Di Putin non ci può fidare“, e quindi “in assenza di un cessate il fuoco esploriamo ulteriori sanzioni” da imporre contro la Russia. Situazione e linea sono espresse in questa parole, quelle di Anitta Hipper, portavoce portavoce dell’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue, e di Paula Pinho, capo del servizio del portavoce della Commissione europea. Di fronte a Mosca che continua con le operazioni militari in Ucraina neanche l’Ue intende fermarsi o cambiare approccio.L’Unione europea intende continuare a mettere pressione sulla Russia, nel tentativo di indebolirla quanto più possibile e, se non costringerla di fatto alla via negoziale, porla in condizione di debolezza negoziale quando sarà il momento delle trattative con Kiev per la fine del conflitto.La Commissione può sempre proporre misure restrittive, al vaglio poi degli Stati membri. I Ventisette sono vicini all’accordo per il 17esimo pacchetto di sanzioni (atteso a breve, forse già in settimana), e si inizia a lavorare già a un nuovo, ulteriore 18esimo insieme di nuove sanzioni. In seno al Consiglio però c’è chi vuole andare oltre. “Dobbiamo estendere il raggio e il peso delle sanzioni, anche con un diciannovesimo pacchetto se necessario“, tuona il ministro delle Finanze della Lituania, Rimantas Sadzius.Le sanzioni alla Russia non sono oggetto di lavoro né competenza dei ministri economici, eppure il tema finisce anche all’interno della riunione del consiglio Ecofin. “La pressione sull’aggressore deve restare alta e forte”, insiste Sadzius, non il solo a discutere di questioni al di fuori dell’agenda dei lavori. Anche la ministra delle Finanze svedese, Elisabeth Svantesson, vuole tenere alta l’attenzione sulla risposta dell’Ue alle manovre militare russe: “Dobbiamo essere duri nei confronti della Russia“, ed è per questo che “sosteniamo il nuovo pacchetto di sanzioni”, sottolinea l’esponente del governo di Stoccolma. “Le sanzioni funzionano, ma dobbiamo fare di più”. Quindi l’invito implicito ai partner europei: “Il tempo non gioca a favore di Putin, l’economia russa è sempre più debole”.

  • in

    Ue-Russia, scintille dopo “l’ultimatum” per il cessate il fuoco. Vicino l’accordo a 27 su nuove sanzioni al Cremlino

    Bruxelles – In attesa che Mosca risponda all’invito di Volodymyr Zelensky per un faccia a faccia in Turchia, l’Unione europea sta limando un nuovo pacchetto di misure restrittive contro la Russia a cui, secondo fonti diplomatiche, i 27 potrebbero dare un primo via libera a livello di ambasciatori già mercoledì (14 maggio). Intanto il Cremlino respinge le minacce giunte da Londra, dove Francia, Germania, Italia, Polonia, Regno Unito e Spagna hanno fatto intendere che, se Putin non accetterà di sospendere le ostilità entro la fine della giornata, dovrà affrontare nuove sanzioni.Il portavoce del governo tedesco, Stefan Kornelius, ha avvertito che “il tempo sta per scadere” per la Russia affinché accetti la tregua di 30 giorni in Ucraina a partire da oggi, messa sul tavolo da Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Donald Tusk e Keir Starmer, in accordo con il premier ucraino. Pena, l’applicazione di nuove sanzioni. L’Alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, ha affermato in un post su X che Putin “dovrebbe finirla di giocare” e “impegnarsi seriamente” nei negoziati per la pace.L’Alta rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Kaja Kallas, e i ministri degli Esteri di Francia, Regno Unito, Germania, Italia, Polonia e Spagna a Londra, 12/05/25 [Ph: Account X Kaja Kallas]Immediatamente, durante una conferenza stampa, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha risposto che gli “ultimatum” lanciati dai leader dell’Ue “sono inaccettabili” e che “non si può parlare alla Russia con un linguaggio del genere”. Nel frattempo, lontano dalle telecamere, le diplomazie dei 27 Paesi membri stanno finalizzando il diciassettesimo pacchetto di sanzioni contro Mosca, in cantiere da fine febbraio (da quando cioè è stato adottato il sedicesimo) e ormai quasi pronto. Secondo quanto riportato da fonti diplomatiche, la Commissione europea ha presentato alcune modifiche al pacchetto per dare seguito alle osservazioni formulate dalle capitali e “negli ultimi giorni la presidenza polacca del Consiglio dell’Ue ha collaborato con gli Stati membri per migliorare il pacchetto”.Le stesse fonti rivelano che sono state aggiunte altre navi della cosiddetta flotta ombra, con cui la Federazione russa aggira l’embargo europeo sul petrolio e su altre merci, all’elenco delle imbarcazioni soggette a misure restrittive. Sarebbero ora “quasi 200”. Alcuni Paesi, in particolare i baltici e gli scandinavi, spingono per l’imposizione di sanzioni anche sul gas naturale liquefatto (Gnl) russo e sulla società atomica statale Rosatom.Il via libera del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri, potrebbe arrivare mercoledì. “La maggior parte delle delegazioni sostiene la proposta. Alcune hanno chiesto un po’ più di tempo per concludere ulteriori analisi”, confermano le fonti. A quel punto, i ministri degli Esteri dei 27 potrebbero formalizzare il 17esimo pacchetto di sanzioni già il giorno successivo, giovedì 15 maggio. Sempre che Mosca non lanci un segnale forte e risponda all’appello (o “ultimatum”) di Bruxelles.

  • in

    La Danimarca assume la presidenza del Consiglio artico

    Bruxelles – Da questa mattina (12 maggio), la Danimarca ha assunto la leadership del Consiglio artico, il forum che riunisce i Paesi che si affacciano sul circolo polare settentrionale, succedendo alla Norvegia, che ha guidato l’organismo dal 2023 al 2025. Il nuovo mandato danese, che durerà fino al 2027, si preannuncia particolarmente significativo, visto il contesto geopolitico complesso che attraversa la regione artica.Durante la presidenza norvegese, il Consiglio ha affrontato una crisi interna senza precedenti, a causa delle tensioni derivanti dalla guerra in Ucraina e dalla sospensione della cooperazione con la Russia. Nonostante queste difficoltà, la Norvegia è riuscita a mantenere l’unità e la funzionalità del Consiglio, concentrandosi su obiettivi limitati come il cambiamento climatico, la protezione dell’ambiente marino e il benessere dei popoli artici.Ora, sotto la guida danese, la sfida maggiore sarà gestire le dinamiche politiche delicate, in particolare in relazione alla Groenlandia, che è diventata un punto di interesse strategico dopo le dichiarazioni di Donald Trump, che non ha escluso la possibilità di acquisirne il controllo militarmente. La Danimarca dovrà bilanciare gli interessi geopolitici globali con la necessità di preservare la stabilità e la cooperazione tra i membri del Consiglio Artico, un compito non facile in un periodo di crescente rivalità internazionale.

  • in

    Ucraina, l’Ue sostiene la creazione di un tribunale speciale per perseguire l’aggressione russa in Ucraina

    Bruxelles – Una nuova iniziativa giuridica prende forma in Europa, con il sostegno politico e istituzionale dell’Ue e di numerosi partner internazionali: un tribunale ad hoc per punire il reato di aggressione della Russia contro l’Ucraina. Il progetto, annunciato lo scorso venerdì (9 maggio) dalla Commissione europea, dal Consiglio d’Europa e dal primo ministro ucraino Denys Shmyhal, mira a colmare una lacuna giuridica lasciata aperta dal diritto internazionale, che attualmente impedisce alla Corte penale Internazionale di intervenire pienamente contro Mosca, in quanto la Russia non ne riconosce la giurisdizione.Il nuovo tribunale sarà istituito sotto la legislazione ucraina con il supporto di partner internazionali e avrà sede nei Paesi Bassi, già centro simbolico e operativo della giustizia penale internazionale. Il suo compito sarà esclusivo: giudicare il crimine di aggressione, ovvero l’atto con cui la Russia ha lanciato l’invasione su larga scala dell’Ucraina nel febbraio 2022. Secondo quanto comunicato dalla Commissione Europea, il tribunale opererà con l’appoggio congiunto della Commissione, del Servizio europeo per l’azione esterna, del Consiglio d’Europa e dell’Ufficio del Procuratore generale ucraino. Sarà finanziato da una coalizione di Stati, tra cui i Paesi Bassi, il Giappone e il Canada, con l’ambizione di avviare i lavori entro la fine del 2025.Il crimine di aggressione, a differenza di altri crimini internazionali come il genocidio o i crimini di guerra, è un reato che riguarda la leadership politica e militare: mira a identificare e processare coloro che hanno deciso e diretto l’invasione, mettendo al centro il ruolo personale di figure come il presidente, il primo ministro e il ministro degli esteri. In tal senso, il tribunale si configura come uno strumento mirato per attribuire responsabilità a chi ha il potere decisionale più alto, e non solo agli esecutori materiali dei crimini sul campo. Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy ha più volte ribadito l’importanza di assicurare giustizia per il crimine originario da cui sono scaturite tutte le altre atrocità, affermando che solo un processo credibile e imparziale può fungere da deterrente contro future aggressioni. Per questo motivo, il nuovo tribunale mira a rappresentare un esempio giuridico e politico per la comunità internazionale, riaffermando il principio secondo cui l’impunità non può essere la norma nei conflitti armati.Kaja Kallas visita il cimitero di Lychakiv a Lviv (Foto: Commissione europea)La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha definito l’iniziativa come una risposta necessaria a una violazione flagrante del diritto internazionale: “Quando la Russia ha scelto di far avanzare i suoi carri armati oltre i confini dell’Ucraina, infrangendo la Carta delle Nazioni Unite, ha commesso una delle violazioni più gravi: il crimine di aggressione. Ora, la giustizia sta arrivando”. Il progetto del tribunale si inserisce nel più ampio quadro di sostegno legale fornito dall’Unione Europea, che ha già contribuito alla creazione dell’International centre for the prosecution of the crime of aggression, con sede a L’Aia e sotto la supervisione di Eurojust. Questo centro sta attualmente costruendo i dossier giudiziari necessari a preparare i futuri procedimenti. Quanto alle prove necessarie, l’Alta rappresentante Ue per la politica estera Kaja Kallas non nutre alcun dubbio: “Ogni centimetro della guerra della Russia è stato documentato. Ciò non lascia alcuno spazio a dubbi sulla palese violazione da parte della Russia della Carta Onu. L’aggressione russa non resterà impunita”.Il cammino che porterà all’operatività del tribunale non sarà privo di ostacoli. Secondo le norme del diritto internazionale, i principali leader di uno Stato godono di immunità finché restano in carica, il che potrebbe posticipare l’avvio di eventuali processi effettivi. Tuttavia, il meccanismo previsto consentirà la conservazione delle prove e l’avvio dei procedimenti istruttori, con la possibilità di avviare il processo non appena le condizioni legali lo permetteranno. Il prossimo passo, ora, sarà l’adozione formale degli atti giuridici da parte del Consiglio d’Europa e la nomina dei giudici e procuratori tramite un comitato indipendente.

  • in

    Ucraina e Stati Uniti trovano l’accordo sulle terre rare, da Washington assistenza economica

    Bruxelles – Dopo lo scontro, l’intesa. I presidenti di Stati Uniti e Ucraina, Donald Trump e Volodymyr Zelensky, raggiungono un’intesa di cooperazione economica che è anche un accordo di sostegno per la sicurezza del Paese dell’est Europa. Washington respinge l’ipotesi di un ingresso di Kiev nella Nato, ma ha offerto investimenti massicci e presenza economica nel Paese che può fungere da motivo per evitare nuove aggressioni russe future. Trump ha di fatto chiesto e ottenuto ingresso di aziende statunitensi in Ucraina, per il momento per attività minararia ed energetica (petrolio e gas).Al centro dell’accordo ucraino-americano c’è lo speciale Fondo di investimento per la ricostruzione Stati Uniti-Ucraina, gestito in forma paritaria, e che i due Paesi supervisioneranno in modo congiunto. I profitti del Fondo saranno investiti esclusivamente in Ucraina, alla quale non verra’ chiesto di ripagare alcun debito. Kiev manterrà il controllo delle sottosuolo e delle risorse naturali, ma gli Stati Uniti ottengono un diritto di prelazione sui diritti di estrazione mineraria in Ucraina. E’ così che Washington si garantisce l’accesso alle terre rare e le risorse messe nel mirino da Trump.“Non spetta a noi commentare un accordo bilaterale”, il commento dell’Unione europea, convinta comunque che l’intesa non pregiudichi la validità del protocollo d’intesa Ue-Ucraina del 2021 per le materie prime. L’accordo tra Trump e Zelensky “non sembra avere impatti”, assicura il servizio dei portavoce. L’intesa non pregiudica neppure il processo di integrazione dell’Ucraina nell’Ue. La Commissione europea assicura comunque che verrà garantito ancora pieno sostegno, economico e militare, a Kiev. “Un’Ucraina più forte sul campo di battaglia è un’Ucraina più forte al tavolo negoziale”, taglia corto Anouar el Anouni, portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’Ue.

  • in

    Guerra Russia-Ucraina, niente compensazioni Ue agli agricoltori sui fertilizzanti azotati

    Bruxelles – Guerra russa in Ucraina e sanzioni Ue ai fertilizzanti ‘made in Russia’, la Commissione europea non contempla interventi a sostegno degli agricoltori europei. Il motivo è la possibilità di mercato di reperire alternative ai prodotti che arrivano da est, e non ci sono dunque condizioni né, ancora meno, per dare indennizzi agli operatori del settore primario. A mettere in chiaro le cose è Maros Sefcovic, commissario per il Commercio, nella risposta all’interrogazione parlamentare che arriva dal Ppe.La popolare spagnola Esther Herranz García, vicepresidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo, guarda con preoccupazione le ultime sanzioni annunciate contro la Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina, nello specifico per le parte che riguarda dazi alle importazioni di fertilizzanti azotati nell’UE da Russia e Bielorussia. “Di conseguenza, si prevede un aumento del prezzo di tali fertilizzanti, aumentando la pressione sugli agricoltori dell’Ue”, lamenta l’europarlamentare, che non trova però sponde dalla Commissione europea.“Sono disponibili forniture alternative, e i dati di mercato indicano che queste alternative entrano nel mercato dell’UE a livelli di prezzo paragonabili a quelli dei fertilizzanti russi”, replica Sefcovic. Nella sua risposta alle manovre del presidente russo Vladimir Putin, perciò, l’esecutivo comunitario prevede che la misura restrittiva contro i fertilizzanti azotati russi “comporti una sostituzione graduale e ordinata con alternative, compresi quelli di produzione nazionale, a condizioni di mercato analoghe e in volumi e qualità comparabili, senza modificare gli attuali impatti ambientali”. Di conseguenza, la Commissione non prevede la necessità di compensare gli agricoltori dell’Ue o di concedere deroghe ai sensi della direttiva sui nitrati“.La questione dei fertilizzanti russa non è nuova, con la Commissione consapevole della dipendenza da quelli al fosforo che non intende colpire con sanzioni proprio perché più difficili da sostituire con produttori e fornitori alternativi. Viceversa, i fertilizzanti azotati possono essere rimpiazzati e per questo l’Ue li ha messi nel mirino.

  • in

    Il libro bianco sulla difesa certifica che Russia e Cina sono i possibili nemici dell’Ue

    Bruxelles – La Russia senza ombra di dubbio, e poi la Cina. I nemici potenziali dell’Unione europea sono loro, sono i grandi attori del versante orientale del mondo, e da adesso sono nemici dichiarati, perché tali sono definiti all’interno del libro bianco sul futuro della difesa. Qui si citano esplicitamente, per il ruolo che hanno giocato e, soprattutto per quello che ancora non hanno avuto.“La Russia è una minaccia esistenziale per l’Unione“, si legge nell’introduzione del documento redatto a Bruxelles. “Considerato il suo passato di invasione dei suoi vicini e le sue attuali politiche espansionistiche, la necessità di una deterrenza contro le aggressioni armate della Russia resterà anche dopo un accordo di pace giusta e duratura in Ucraina“. Visioni e considerazioni sul Cremlino sono chiare, e fanno capire come l’Ue intende vivere da qui in avanti, con uno stato di allerta perenne per una minaccia avvertita come persistente, ma non isolata.Perché la minaccia russa è strettamente collegata quella cinese. “Anche se un cessate il fuoco dovesse essere raggiunto in Ucraina, la Russia probabilmente continuerà ad aumentare la scale della sua economia di guerra, col sostegno di Bielorussia, Cina e Corea del nord“. E’ questo un nuovo, più diretto, attacco frontale dell’Ue alla Repubblica popolare, già criticata per il suo appoggio a Mosca. Se da una parte “una Russia revanscista è la minaccia militare immediata per l’Ue“, dall’altra parte c’è il governo di Pechino che “sta aumentando costantemente” la sua produzione di capacità militare col risultato che adesso la Cina “possiede un forza militare di primo rango con capacità marittime senza precedenti”.Un dragone cinese. La Cina è diventata una minaccia per l’Ue [foto: imagoeconomica, tramite AI]Il risultato di questa crescita militare cinese, riconosce pubblicamente la Commissione europea, è che “l’equilibrio strategico nella regione dell’Indo-Pacifico è sotto pressione, il che influisce sulla sicurezza dell’Ue“. Insomma, il libro bianco sul futuro della difesa sconfessa le aspettative della presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, che proprio alla Cina guardava come possibile alternativa agli Stati Uniti di Donald Trump. Invece, a giudicare dai contenuti del documento, i migliori auspici appaiono morti e sepolti. Anche perché, si denuncia ancora, “la Cina è diventato un un attore ibrido principale che minaccia l’Ue“. Vuol dire che Pechino attacca l’Europa senza bisogno di muovere truppe, utilizzando tecniche diverse e metodi diversi da quelli militari per indebolire il blocco a dodici stelle.Certo, non è un mistero che la Repubblica popolare abbia importanti leve economiche grazie al controllo dei porti europei, che garantiscono al Paese asiatico una presenza tale da minacciare la sicurezza a dodici stelle.  Ma la minaccia cinese si estende oltre l’Europa e diventa più globale, e l’Ue lo mette nero su bianco. “La Cina sta utilizzando l’insieme dei suoi strumenti economici, militari e informatici per esercitare pressione su Tawain e sui Paesi che si affacciano sul mar cinese meridionale“. Le acque dell’area sono ‘agitate’, visto che le isola Paracelso, controllate da Pechino dal 1974, sono rivendicate da Taiwan e dal Vietnam, mentre tra Repubblica popolare e Filippine si contendono le isole Spratly, che ricadono nella zona economica esclusiva di Manila per le contestazioni cinesi.In sostanza, la Cina “sta minando la stabilità regionale”, avverte la Commissione europea, preoccupata per le ricadute anche economiche potenziali. Il mar cinese meridionale è gioca un ruolo commerciale non indifferente, essendo al centro di alcune delle rotte marittime più trafficate al mondo che collegano Cina, Giappone, Corea del sud e Taiwan con l’oceano Indiano. Non solo: i fondali di questa porzione marittima nascondono importanti giacimenti di petrolio e di gas, che fanno del controllo dell’area un motivo di confronto accesso.Di questi e altri temi legati alla Difesa si parlerà il 15 aprile a Roma nell’evento della serie Connact “Difesa comune europea: finanziamenti e integrazione industriale“.