More stories

  • in

    La Lituania dichiara lo stato di emergenza sul confine bielorusso. Esercito in stato di allerta per la crisi migratoria

    Bruxelles – Dopo la Polonia, anche la Lituania ha dichiarato lo stato di emergenza in risposta alla crisi migratoria scatenata dal presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. A partire dalla mezzanotte di oggi (mercoledì 10 novembre) e per i prossimi 30 giorni sarà limitato l’accesso ai non-residenti e il movimento di veicoli non autorizzati in un’area larga cinque chilometri lungo il confine sud-orientale con la Bielorussia.
    La misura promossa dalla ministra dell’Interno, Agnė Bilotaitė, è stata approvata nel tardo pomeriggio di ieri (9 novembre) dal Seimas, il Parlamento nazionale, con 122 voti a favore su 141. È la prima volta che in Lituania entra in vigore lo stato di emergenza, da quando il Paese ha dichiarato l’indipendenza dall’Unione Sovietica l’11 marzo del 1990. Oltre al divieto di ingresso nella zona di frontiera per i civili non autorizzati e la possibilità della guardia di frontiera di fare perquisizioni indiscriminatamente, il pacchetto di misure include l’uso di fondi di riserva del governo per rispondere alla crisi e limitazioni dei diritti dei richiedenti asilo già alloggiati nel Paese: per esempio, restrizioni nella comunicazione per iscritto o telefoniche verso l’estero e ilm divieto di assemblea nelle strutture di accoglienza dei migranti a Kybartai, Medininkai, Pabradė, Rukla e Vilnius.
    La ministra dell’Interno, Agnė Bilotaitė, e la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson, in vista sul confine tra Lituania e Bielorussia
    “La situazione alla nostra frontiera è stabile e sotto controllo, ma osservando ciò che sta accadendo al confine bielorusso-polacco, dobbiamo essere preparati a diversi scenari“, è stato il commento della ministra dell’Interno. Spiegando la decisione di imporre lo stato di emergenza, Bilotaitė l’ha definita “proporzionata” rispetto alla “minaccia alla sicurezza nazionale e all’ordine pubblico” di un arrivo massiccio di richiedenti asilo dalla Bielorussia. Così come sta accadendo dallo scorso 2 settembre in Polonia, questa misura “ci permetterà di chiudere completamente il confine con la Bielorussia”, ha aggiunto la ministra. L’esercito è stato messo in stato si allerta.
    La scelta della Lituania di dichiarare lo stato di emergenza è arrivata dopo il precipitare della situazione alla frontiera polacca, con l’arrivo di centinaia di migranti (Varsavia parla di oltre 4mila) agevolato dal regime Lukashenko. Da mesi il presidente bielorusso sta utilizzando il flusso irregolare di migranti come “strumento di guerra ibrida” – parole delle istituzioni europee – in risposta alle sanzioni economiche imposte da Bruxelles. Ma nelle ultime settimane la situazione sembra essere sul punto di sfuggire dal controllo delle autorità di frontiera della Polonia. Questa mattina due gruppi di migranti, incalzati dalle forze dell’ordine bielorusse, hanno sfondato la barriera innalzata dall’esercito polacco nei pressi dei villaggi di Krynki e Bialowieza. In risposta, circa 50 persone sono state arrestate per attraversamento illegale del confine.

    A section of the barbed wire fence has been removed. Polish servicemen formed a human shield to cover the hole and are trying to scare migrants off with a helicopter. The crowd is chanting “Germany!” pic.twitter.com/P99Yd9SRdO
    — Tadeusz Giczan (@TadeuszGiczan) November 8, 2021

    È da lunedì (8 novembre) che oltre 12mila militari in assetto antisommossa si stanno opponendo all’ingresso dei richiedenti asilo in arrivo dalla Bielorussia, con scontri in cui sono rimasti feriti anche alcuni bambini. Nei fatti si tratta di pushback, respingimenti di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea: secondo le regole comunitarie, sono pratiche illegali. Nonostante ciò, l’attenzione dell’UE è tutta focalizzata sul sostegno a Varsavia nel proteggere le frontiere (nazionali ed esterne dell’Unione) e sul denunciare “l’aggressione di un regime illegittimo e disperato”, come ha commentato la commissaria europea agli Affari interni, Ylva Johansson. Bruxelles vuole “evitare una nuova crisi umanitaria alle frontiere” e la priorità più urgente è “porre fine agli arrivi di migranti all’aeroporto di Minsk“, ha aggiunto la commissaria in audizione alla commissione per le Libertà civili (LIBE) del Parlamento UE. A questo scopo “stiamo intensificando i contatti con i Paesi partner” da dove il regime di Lukashenko organizza voli per richiedenti asilo (Iraq, Iran, Siria e Paesi africani della Costa d’Oro).
    Parallelamente, l’UE sta preparando un nuovo pacchetto di sanzioni (il quinto) contro la Bielorussia, per estenderle a individui e organizzazioni che contribuiscono alla strumentalizzazione della migrazione. La discussione è prevista per oggi al Comitato dei rappresentanti permanenti degli Stati membri (Coreper), mentre alla mini-sessione plenaria del Parlamento UE che si aprirà questo pomeriggio è stata aggiunta in extremis una discussione sulla crisi migratoria al confine tra Polonia e Lituania. Ieri mattina il Consiglio dell’UE ha invece deciso di sospendere parzialmente l’accordo di facilitazioni per l’ottenimento dei visti sul territorio comunitario per chi proviene dalla Bielorussia.

    Con il precipitare della situazione in Polonia, Vilnius ha deciso di introdurre la misura che vieta l’accesso a un’area di 5 chilometri lungo la frontiera e limita i diritti dei migranti già presenti sul territorio nazionale

  • in

    Crisi dei migranti: Il Consiglio sospende le facilitazioni sui nuovi visti dalla Bielorussia

    Bruxelles – Il Consiglio ha deciso di sospendere parzialmente l’accordo di facilitazioni per l’ottenimento dei visti in UE per chi proviene dalla Bielorussia. Si tratta di una misura presa in risposta alle azioni ostili del governo bielorusso, in particolare “l’aver incoraggiato l’immigrazione irregolare per scopi politici” e la “brutale repressione contro tutti i segmenti della società”.
    La decisione non si applicherà a tutti i cittadini bielorussi, ma solo ai funzionari pubblici. Nel pratico saranno sospese le pratiche facilitate per l’ottenimento del visto, tra cui le riduzioni delle tasse per la domanda.
    Il Consiglio si è pronunciato dopo che nella giornata di ieri migliaia di migranti si sono ammassati presso il confine tra Polonia e Bielorussia, cercando di superare le barriere. Secondo il ministero della Difesa di Varsavia, i migranti sono controllati dalle forze bielorusse, che li stanno utilizzando come “arma asimmetrica” per colpire la Repubblica di Polonia.
    Aleš Hojs, ministro degli Interni della Slovenia e attuale Presidente del consiglio Affari interni, ha attaccato duramente il governo di Lukashenko, ribadendo che “è inaccettabile che la Bielorussia giochi con la vita delle persone per scopi politici” e che l’UE continuerà a “contrastare questo attacco ibrido in corso”.

    La decisione del Consiglio di sospendere le facilitazioni sui visti per chi viene dalla Bielorussia si applicherà solo ai funzionari pubblici del Paese ed è una risposta alla crisi migratoria che il governo di Minsk sta utilizzando come “arma asimmetrica”.

  • in

    Quattro migranti sono morti assiderati sul confine tra Polonia e Bielorussia

    Bruxelles – Sono i primi decessi ufficiali lungo la rotta bielorussa. Con la stagione fredda che è ancora alle porte, quattro migranti sono morti assiderati sul confine tra Polonia e Bielorussia negli ultimi tre giorni. La notizia è stata confermata dalle autorità di Varsavia, le uniche ad avere accesso alla frontiera da quando è stato introdotto lo stato di emergenza lo scorso 2 settembre. Da allora, giornalisti e attivisti per i diritti umani non possono soggiornare, registrare e ottenere informazioni sulle attività svolte in una striscia di terra larga tre chilometri lungo il confine orientale del Paese.
    In una conferenza stampa tenuta dal primo ministro, Mateusz Morawiecki, e dal ministro degli Interni, Mariusz Kamiński, il governo polacco ha reso noto di aver trovato tre persone prive di vita in luoghi diversi sul lato polacco del confine, mentre altre due sono in cura in un ospedale nei pressi del villaggio di Dworczysko, affette da ipotermia. Il quarto corpo è stato invece ritrovato sul lato bielorusso: si tratta di una donna irachena, precedentemente respinta dalle autorità polacche in Bielorussia mentre cercava di attraversare la frontiera con la sua famiglia.
    In particolare la morte della donna solleva sempre più preoccupazioni sui pushback operati dalle guardie di frontiera polacche (respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea). Da episodi sporadici potrebbero essere diventate azioni sistematiche, nel quadro di una politica di contrasto alla “guerra ibrida” del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Il 17 settembre, il Sejm (la camera bassa del Parlamento polacco) ha adottato un disegno di legge che autorizza i respingimenti: nonostante il progetto legislativo debba ancora essere adottato dal Senato e firmato dal presidente della Repubblica, Andrzej Duda, si tratte di una palese violazione del diritto internazionale.
    Ma il governo di Varsavia sembra essere interessato esclusivamente a dare una risposta forte a Minsk. Il premier polacco ha accusato il regime bielorusso di aver agevolato quasi 4 mila tentativi di attraversamento illegale del confine solo nei primi 20 giorni di settembre – che salgono a 7 mila considerando anche il mese di agosto – come ritorsione alle sanzioni economiche imposte da Bruxelles.
    Dopo la notizia dei quattro migranti morti ritrovati sul confine tra Polonia e Bielorussia, a rincarare la dose contro Lukashenko è stato il portavoce del ministero degli Esteri, Stanisław Żaryn. In una dichiarazione scritta ha denunciato il “tentativo di usare una rotta migratoria artificiale per destabilizzare prima il confine bielorusso-lituano e ora quello bielorusso-polacco”. Da Varsavia arriva l’allarme di una crisi per i mesi che arriveranno: “Sono almeno 10 mila i migranti portati in Bielorussia da Lukashenko, che sta cercando nuove direzioni per inviarli nell’Unione Europea”, ha aggiunto Żaryn.

    Si tratta dei primi decessi lungo la rotta bielorussa confermati dalle autorità di un Paese membro UE. Varsavia punta il dito contro Minsk, ma preoccupano i respingimenti illegali che potrebbero essere autorizzati da un disegno di legge polacco

  • in

    Migranti, Polonia dichiara stato di emergenza sul confine bielorusso. Vietato l’accesso ad attivisti e giornalisti

    Bruxelles – Con lo stato di emergenza dichiarato di ieri (2 settembre) dal presidente polacco, Andrzej Duda, si apre un nuovo capitolo della controversa vicenda della rotta bielorussa. Per i prossimi 30 giorni sarà vietato l’accesso ai non autorizzati a una striscia di terra larga tre chilometri lungo il confine orientale con la Bielorussia. Il decreto è già in vigore e, nonostante possa ancora essere impugnato dal Parlamento di Varsavia, non dovrebbe incontrare grossi ostacoli nella votazione di lunedì prossimo (6 settembre) per il via libera del Sejm, la Camera bassa.
    La decisione è senza precedenti nella storia post-comunista della Polonia ed è stata presa “in relazione a una particolare minaccia alla sicurezza dei cittadini e all’ordine pubblico, legata all’attuale situazione al confine di Stato della Polonia con la Bielorussia”, si legge nella dichiarazione ufficiale dell’ufficio del presidente della Repubblica. Si tratta del flusso migratorio irregolare di migliaia di persone verso l’Unione Europea, agevolato dal presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, come ritorsione alle sanzioni economiche imposte da Bruxelles.
    Secondo le guardie di frontiera polacche, dall’inizio dell’anno sono stati registrati 3 mila tentativi di attraversare il confine in modo irregolare, in particolare dopo l’inizio della costruzione del muro tra Lituania e Bielorussia e i primi respingimenti operati dalle autorità di frontiera lituane. In tutto il 2020 le persone migranti fermate al confine polacco sono state 122. Per rispondere a questa crisi migratoria, Varsavia ha emulato il vicino baltico e ha iniziato la costruzione di una barriera lungo i 399 chilometri di confine.
    Operazioni di allestimento della recinzione di filo spinato sul confine tra Polonia e Bielorussia
    Con lo stato di emergenza lo scenario però cambia e mette in allarme i difensori dei diritti umani. Non è previsto solo il divieto di “soggiornare in luoghi, strutture e aree designati in orari specifici”, ma anche di “registrare con mezzi tecnici l’aspetto o altre caratteristiche di determinati luoghi, oggetti o aree”. Se non bastasse, sarà imposta la “limitazione dell’accesso alle informazioni pubbliche sulle attività svolte nell’area coperta dallo stato di emergenza”, ovvero una fascia larga tre chilometri dal confine. In questo modo, gli attivisti saranno impossibilitati a portare cibo e primo soccorso alle persone migranti, mentre ai giornalisti sarà negato il diritto di cronaca e di indagine sulla situazione alla frontiera. C’è allarme tra gli addetti ai lavori sugli episodi di pushback, i respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea.
    Il portavoce presidenziale, Błażej Spychalski, ha riferito che la situazione al confine è “difficile e pericolosa” e Varsavia, “essendo responsabile non solo dei confini nazionali, ma anche di quelli dell’Unione Europea”, deve prendere misure “per garantire la sicurezza della Polonia e dell’intera Unione“. Tuttavia, attivisti e parlamentari polacchi dell’opposizione al governo di Mateusz Morawiecki hanno riportato casi di respingimenti illegali alla frontiera per tutto il mese di agosto: ultimi in ordine cronologico i 30 migranti dall’Afghanistan bloccati nei pressi del villaggio di Usnarz Gorny.
    Lo stato di emergenza è stato già disposto anche nelle zone di confine con la Bielorussia in Lituania (il 7 luglio) e in Lettonia (dall’11 agosto al 10 novembre). Il governo lettone ha vietato di presentare domande per lo status di rifugiato nelle regioni dove è in vigore il decreto e tutti i migranti sono stati respinti in Bielorussia prima di poter fare richiesta per la protezione internazionale. Vilnius ha invece rigettato tutte le richieste di asilo ricevute dal primo agosto e ha adottato una strategia di respingimento sistematico: larga parte dell’opinione pubblica lituana sta avallando queste misure contrarie al diritto internazionale.

    Con l’entrata in vigore del decreto (che dovrà essere approvato dal Parlamento) per i prossimi 30 giorni è disposto il divieto di riprese e la limitazione alle informazioni in una striscia di terra larga tre chilometri lungo la frontiera. Preoccupano i respingimenti illegali operati dalla guardia di frontiera

  • in

    Afghanistan, eurodeputati invocano corridoi umanitari. Ma Grecia, Bulgaria e Polonia militarizzano le frontiere

    Bruxelles – A quattro giorni dalla scadenza per le operazioni di evacuazione straniere in Afghanistan – in ore di concitazione dopo gli attacchi suicidi di ieri (26 agosto) all’aeroporto internazionale di Kabul – e con i Paesi occidentali che stanno chiudendo in tutta fretta i ponti aerei, una domanda è rimasta in sospeso: che ne sarà dei cittadini afghani che non riusciranno a imbarcarsi e di quelli che cercheranno di fuggire dal regime dei talebani?
    I Paesi occidentali avevano promesso a tutti coloro che negli ultimi 20 anni avevano collaborato col le forze statunitensi, europee e della NATO che sarebbero stati evacuati con le rispettive famiglie dal Paese. Promessa estesa poi anche ai gruppi che potrebbero diventare un bersaglio del nuovo regime, come donne, studenti universitari e membri di associazioni internazionali (come quelli di Friday’s For Future, per la cui evacuazione l’attivista Greta Thunberg ha lanciato un appello urgente).
    Sembra però quasi impossibile rispettare l’impegno, anche a causa della volontà del presidente statunitense, Joe Biden, di rispettare tassativamente la scadenza del 31 agosto per il ritiro completo delle truppe. Ma come riporta The New York Times, sarebbero ancora almeno 250 mila gli afghani che hanno lavorato con gli Stati Uniti che devono ancora essere evacuati, mentre i Paesi europei si stanno ritirando uno dopo l’altro ben prima del termine ultimo fissato dai talebani per lasciare l’aeroporto di Kabul.
    Evacuazione all’aeroporto internazionale di Kabul
    Una soluzione per chi non ce la farà, potrebbero essere i corridoi umanitari. A Bruxelles se ne sta parlando da giorni, nonostante l’opposizione di diversi Stati membri UE e della presidenza di turno slovena del Consiglio dell’UE. A chiederlo con forza in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e all’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, sono stati 76 membri del Parlamento UE. Tra loro, 22 eurodeputati italiani: 9 del Partito Democratico (Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino, Massimiliano Smeriglio, Patrizia Toia, Pina Picierno, Elisabetta Gualmini, Alessandra Moretti, Giuliano Pisapia e Pietro Bartolo), 8 del Movimento 5 Stelle (i promotori Fabio Massimo Castaldo e Laura Ferrara, Tiziana Beghin, Chiara Gemma, Daniela Rondinelli, Mario Furore, Dino Giarrusso e Sabrina Pignedoli) e 3 di Europa Verde (Eleonora Evi, Rosa D’Amato e Ignazio Corrao) oltre alle firme di Salvatore De Meo (Forza Italia) e Anna Bonfrisco (Lega).
    “È fondamentale attivare immediatamente i corridoi umanitari”, si legge nella lettera, che fa riferimento all’applicazione della Direttiva europea sulla protezione temporanea del 2001: “Abbiamo già una base legislativa e normativa, ma non l’abbiamo mai usata”. La direttiva “stabilisce uno status di protezione di gruppo, che può essere applicato in situazioni di crisi derivanti da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo, come quella attualmente in corso in Afghanistan”. In questo caso viene stabilito un meccanismo di emergenza “per fornire protezione immediata e temporanea a sfollati che sono impossibilitati a tornare nel proprio Paese d’origine”. Tutti criteri “perfettamente applicabili” nel caso dei cittadini afghani in fuga.
    Nonostante la direttiva non sia mai stata sfruttata da quando è entrata in vigore, “è arrivato il momento di mettere fine a questa inazione e l’Afghanistan rappresenterebbe l’occasione perfetta per farlo“. La Commissione UE dovrebbe svolgere un ruolo di “mediatore umanitario”, cercando di “incoraggiare i Paesi membri ad attuare programmi vasti ed efficaci per proteggere i rifugiati afghani”, spiegano i firmatari. “Non possiamo voltare loro le spalle nel momento in cui hanno più bisogno di noi“, anche considerate le responsabilità “non trascurabili” dell’Occidente nell’aver determinato la situazione attuale nel Paese, ma anche il supporto “sostanziale” offerto dagli afghani negli ultimi 20 anni. Insieme ai “partner storici” di Washington e Londra, è necessario “aprire discussioni diplomatiche per implementare misure a garanzia della loro protezione”.
    Secondo il vicepresidente dell’Eurocamera, Fabio Massimo Castaldo (Movimento 5 Stelle), “al Parlamento è possibile arrivare a una chiara e forte maggioranza in favore dei corridoi umanitari europei”, già a partire dalla plenaria di settembre: “Siamo pronti a fare la nostra parte, mettendo al centro solidarietà e responsabilità”. Una risposta all’atteggiamento “di chiusura” di alcuni Paesi membri UE (tra cui Austria, Slovenia e Ungheria), che “non rappresenta la posizione ufficiale delle istituzioni europee e siamo certi essere in minoranza anche in Consiglio”, attacca Castaldo. Nella lettera dei 76 eurodeputati viene sottolineato che “è in gioco la nostra credibilità come attore coinvolto nella protezione e nella promozione dei diritti umani” e per questo motivo “è essenziale utilizzare tutti gli strumenti a nostra disposizione per alleviare il più possibile le sofferenze del popolo afghano”.

    The EU must not overlook what is happening in Kabul & Afghanistan and stand up for #HumanRights! 🇦🇫
    With ~80 MEPs, we call on @vonderleyen, @JosepBorrellF & @YlvaJohansson to act & to activate humanitarian corridors immediately by using the #TemporaryProtectionDirective. pic.twitter.com/IwcqT4b5ih
    — Tilly Metz MEP (@MetzTilly) August 26, 2021

    Filo spinato e soldati alla frontiera
    La situazione alle frontiere esterne dell’UE dice però tutt’altro. Nelle ultime 48 ore Grecia, Bulgaria e Polonia hanno iniziato a militarizzare i propri confini, anticipando una possibile crisi migratoria. Da Sofia è arrivato l’annuncio che saranno inviati tra i 400 e i 700 soldati lungo le frontiere con Grecia e Turchia, punto d’ingresso via terra della rotta balcanica. “La pressione sul confine bulgaro sta aumentando e questo richiede al governo di agire”, ha spiegato Georgi Panayotov, ministro della Difesa. “I soldati aiuteranno la polizia per la sorveglianza e la costruzione di barriere“.
    Da Atene sono invece arrivate le dichiarazioni del ministro dell’Immigrazione, Notis Mitarachi, e del capo della protezione civile, Michalis Chrisochoidis, che hanno ribadito “l’inviolabilità dei confini della Grecia, perché non possiamo aspettare passivamente l’impatto di un flusso simile a quello del 2015”. Il governo ha già terminato i lavori di estensione di 40 chilometri del muro di confine con la Turchia, mentre nuove pattuglie sono state attivate per le operazioni di controllo. L’arsenale della polizia di frontiera è stato ulteriormente rafforzato con gas lacrimogeni, granate stordenti, telecamere e radar con una copertura di 15 chilometri in territorio turco.
    E poi c’è la Polonia, che ha iniziato ufficialmente i lavori di costruzione della recinzione di filo spinato al confine con la Bielorussia. In questo caso la questione migratoria si intreccia con il deterioramento dei rapporti dell’Unione Europea con la Bielorussia di Alexander Lukashenko e l’aumento esponenziale degli ingressi irregolari di persone migranti, provenienti dal Medioriente e dall’Africa lungo rotta bielorussa. L’ultimo dittatore d’Europa sta agevolando il flusso come ritorsione alle sanzioni economiche imposte da Bruxelles al Paese e la Lituania è stato il primo Paese membro UE a iniziare la costruzione di una barriera per bloccarlo.
    Dopo aver annunciato l’intenzione di fare lo stesso, il governo di Varsavia ha dato il via alle operazioni di installazione di una rete di filo spinato lungo i 399 chilometri di confine tra Polonia e Bielorussia: “Da mercoledì sono stati eretti quasi tre chilometri di recinzione”, ha scritto su Twitter il ministro della Difesa, Mariusz Błaszczak, aggiungendo che sono stati mobilitati oltre 1.800 soldati per dare aiuto alla polizia di frontiera.

    Wzmacniamy granice! Żołnierze rozpoczęli budowę ogrodzenia na granicy polsko-białoruskiej. Płot zwiększy jej szczelność i znacznie utrudni próby nielegalnego przekraczania. pic.twitter.com/QRZMzK2CZI
    — Mariusz Błaszczak (@mblaszczak) August 25, 2021

  • in

    Migranti, la soluzione di Polonia e Paesi baltici per fermare la rotta bielorussa è innalzare muri e sanzionare Minsk

    Bruxelles – Si sta trasformando sempre più in una polveriera il confine dell’Unione Europea con la Bielorussia. Lituania e Polonia sono sul piede di una guerra diplomatica con il regime di Alexander Lukashenko a causa di quello che dai funzionari europei viene definito un “attacco ibrido”. Il presidente bielorusso da mesi agevola il flusso irregolare di migliaia di persone migranti verso l’Unione Europea, come ritorsione alle sanzioni economiche imposte da Bruxelles.
    Dopo la pubblicazione dei dati sul flusso di immigrazione irregolare da parte del dipartimento di Statistica del governo lituano, il ministro degli Esteri, Gabrielius Landsbergis, ha fatto sapere ieri (24 agosto) durante una conferenza stampa che Vilnius ha proposto all’Unione Europea di imporre sanzioni ai bielorussi che stanno aiutando i migranti ad attraversare la frontiera. Il ministro lituano ha presentato al Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) una lista di cittadini e aziende bielorusse “coinvolte nei flussi migratori illegali”.
    Il valico di frontiera di Padvaronys, tra Lituania e Bielorussia
    Dal primo gennaio a oggi (25 agosto) le statistiche ufficiali del governo riportano 4.140 tentativi di attraversamento illegale della frontiera lituana dal territorio bielorusso. A inizio luglio erano 672, in tutto lo scorso anno 81 (tra il 2017 e il 2020 complessivamente 303). Nel solo mese di luglio l’entità del flusso migratorio è aumentata esponenzialmente, oltre sei volte quella registrata nei primi sei mesi dell’anno.
    “Dobbiamo mandare un segnale molto chiaro non solo alla Bielorussia, ma anche a qualsiasi dittatore che decida di usare un tale strumento contro l’Unione Europea o uno dei suoi Stati”, ha minacciato Landsbergis. Ma le sanzioni sono solo l’ultimo tra gli strumenti proposti dal governo di Vilnius. Il 9 luglio la Lituania ha annunciato la costruzione di una barriera di filo spinato di 550 chilometri – sui 678 totali – di confine con la Bielorussia, che prevede di completare entro settembre del prossimo anno. Rispetto alle previsioni di spesa (41 milioni di euro), il costo stimato è lievitato e si attesta ora a 152 milioni di euro. Estonia, Slovenia e Danimarca hanno già aiutato la Lituania, inviando materiale per la costruzione della prima barriera di filo spinato.
    Muri, sanzioni e finanziamenti
    Costruire muri per proteggere le frontiere esterne dell’UE costa e, come la Lituania, anche gli altri Paesi membri della regione sono alla ricerca di sostegno economico per intraprendere lo stesso tipo di operazioni. In primis la Polonia, da dove è arrivata la notizia che sarà costruita una recinzione simile a quella lituana lungo i 399 chilometri di confine con la Bielorussia. Ad annunciarlo è stato il ministro della Difesa, Mariusz Błaszczak, su Twitter: si tratterà di una recinzione di 2,5 metri di altezza, mentre “più soldati saranno coinvolti per aiutare la guardia di frontiera”.
    Nel frattempo il premier Mateusz Morawiecki ha accusato Lukashenko di “cercare sistematicamente e in modo organizzato di destabilizzare la situazione politica” in Polonia. Morawiecki ha riferito di essere a conoscenza di “pubblicità che incoraggiano gli iracheni a viaggiare in Bielorussia” e di lì sarebbero poi “scortati al confine e costretti da ufficiali bielorussi ad attraversare la frontiera“.
    Il governo polacco è stato però criticato da diverse organizzazioni per i diritti umani per essersi reso responsabile di episodi di pushback (respingimenti illegali di persone con diritto alla protezione internazionale ai confini dell’Unione Europea), come nel caso di un gruppo di migranti nei pressi del villaggio di Usnarz Gorny. “Questi non sono rifugiati, sono migranti economici portati dal governo bielorusso“, ha risposto in modo inquietante ai giornalisti il viceministro degli Esteri, Marcin Przydacz, giustificando implicitamente possibili azioni illegali da parte della guardia di frontiera polacca.

    Na granicy z Białorusią powstanie nowy, solidny płot o wysokości 2,5 m. Więcej żołnierzy będzie zaangażowanych w pomoc Straży Granicznej. Wkrótce przedstawię szczegóły dotyczące dalszego zaangażowania Sił Zbrojnych RP. pic.twitter.com/uTQ0lKYIb4
    — Mariusz Błaszczak (@mblaszczak) August 23, 2021

    Come la Lituania, anche la Polonia e la Lettonia hanno visto aumentare il numero di attraversamenti illegali, mentre l’Estonia teme ripercussioni sulla stabilità interna e di tutta la regione. Per questo motivo i primi ministri dei quattro Paesi (rispettivamente Ingrida Šimonytė, Mateusz Morawiecki, Arturs Krišjānis Kariņš e Kaja Kallas) hanno firmato una dichiarazione congiunta per portare all’attenzione dell’Assemblea Generale e del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite “la questione degli abusi dei migranti sul territorio bielorusso”.
    I quattro premier hanno sollecitato l’alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati a “prendere misure attive per facilitare la soluzione di questa situazione”, dal momento in cui “la crisi in corso è stata pianificata e sistematicamente organizzata dal regime di Alexander Lukashenko“. Il fatto di “usare gli immigrati per destabilizzare i Paesi vicini costituisce una chiara violazione del diritto internazionale”, da qualificarsi come “attacco ibrido”.
    In quest’ottica all’Unione Europea è stato chiesto di “ripensare l’approccio alla protezione dei nostri confini”. Non si tratterebbe solo di “un’adeguata attenzione politica a livello europeo”, ma soprattutto di “stanziare fondi sufficienti” ai singoli Stati membri, essendo questa una “responsabilità comune” dell’intera Unione. Lituania, Polonia, Lettonia ed Estonia hanno messo nero su bianco che “prenderemo tutte le azioni necessarie, compreso il patrocinio di eventuali nuove misure restrittive da parte dell’UE, per prevenire qualsiasi ulteriore immigrazione illegale orchestrata dallo Stato bielorusso”. Allo stesso tempo, è stata ribadita la volontà di “fornire tutta la protezione necessaria alle persone che entrano nei nostri Paesi alle condizioni previste dal diritto internazionale dei rifugiati”.
    La risposta dell’Unione
    “Non possiamo accettare alcun tentativo da parte di Paesi terzi di incitare alla migrazione illegale”, ha commentato ieri il portavoce per la Giustizia della Commissione UE, Christian Wigand, durante il punto giornaliero con la stampa. “Respingiamo fermamente i tentativi di strumentalizzare le persone per scopi politici”. L’esecutivo comunitario starebbe comunque “monitorando da vicino gli sviluppi al confine per la gestione ordinata delle frontiere e il pieno rispetto dei diritti fondamentali dei migranti”.
    La commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, durante la sua visita al valico di frontiera di Padvaronys (2 agosto 2021)
    Una replica attendista, soprattutto in ottica di possibili nuovi pushback alle frontiere dell’Unione Europea (dopo quelli in Ungheria, Croazia e Grecia). Il portavoce dell’esecutivo non si è voluto sbilanciare, richiamandosi piuttosto alle dichiarazioni che hanno seguito la riunione straordinaria dei ministri degli Interni di mercoledì scorso (18 agosto). “Questo comportamento aggressivo è inaccettabile ed equivale a un attacco diretto e mirato a mettere sotto pressione l’Unione“, aveva spiegato alla stampa la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson.
    Ora che si innesta anche la questione di nuovi flussi migratori provenienti da un’Afghanistan destabilizzato, “l’Unione Europea dovrà considerare ulteriormente la sua risposta a queste situazioni, per scoraggiare qualsiasi tentativo di strumentalizzare l’immigrazione illegale“, ha aggiunto la commissaria Johansson. Dalla settimana prossima, quando l’esecutivo UE tornerà a lavorare a pieno regime, si capirà quale sarà la linea che verrà seguita sia a livello di ulteriori sanzioni contro la Bielorussia, sia sul piano di eventuali finanziamenti europei per l’innalzamento di nuovi muri alle frontiere esterne dell’Unione.

    La Lituania chiede all’UE di imporre sanzioni a chi agevola il flusso irregolare nel Paese, mentre Varsavia annuncia la costruzione di una barriera di confine. Denunciato il regime di Lukashenko in una dichiarazione congiunta con Estonia e Lettonia

  • in

    Polonia, sfida al governo in difesa della legge sull’aborto. Le donne non cedono

    CSpillmannRT @quatremer: Intéressant mouvement de révolte de plusieurs maires (Argentan, Villeneuve-Loubet, etc.) qui maintiennent ouverts les petits…

    jameskanterRT @davcarretta: Il Belgio ha inventato un nuovo lockdown: confinamento ma non isolamento (le persone sole potranno vedere il compagno/a o…

    MalosseHenriRT @NorentC: @AmadeiRaynald @xr_corsica @IsulaCorsica @MalosseHenri @PF_Benedetti @aiutupaisanu Vous oubliez que ce virus vient de #Chine.…

    US2EURT @statedeptspox: The United States expresses our condolences for the lives lost and damage caused in Izmir, Samos, and Chios by the earth…

    ansaeuropaDa Ets?e carbon tax?a web tax?, plastic tax?, una tassa sulle multinazionali? e una sulle transazioni finanziarie?.… https://t.co/DrACAMRUMW

    LRobustelli#Belgio: “Les entreprises et entreprises agricoles restent ouvertes, à condition qu’elles respectent les obligation… https://t.co/FOWl43Gi5Y

    US2EUFrom November 6-8, @StateDept will co-host the 5th annual Zoohackathon in different regions and countries around th… https://t.co/WkfDErVvUO

    LRobustelliBeh, devo dire che il nuovo sito di @repubblica è davvero una sfida: trovare le notizie è diventato un impegno non… https://t.co/USdmvmkPVp

    JosepBorrellFEn un mundo dominado por las redes sociales, y bajo la amenaza de la desinformación, debemos defender el oficio del… https://t.co/zil6xlwSE0

    US2EUThe U.S. presidential election is only five days away! Check out @VOANews’s article below to review how the U.S. El… https://t.co/ONfHcHRMrv

    CoordEuropahttps://t.co/kPQq4COevH

    CoordEuropahttps://t.co/vmH26BSiN4

    CoordEuropahttps://t.co/lKOHtnRkgk

    CoordEuropaRT @maxmoratti69: #savePikpa is the slogan we used to keep #Pikpa open. Its closure defeats logic! Thanks #Pikpa ! https://t.co/pvoawnnlVg

    CoordEuropaRT @maxmoratti69: It is a sad day for good people. Thanks #Pikpa! #savePikpa ! https://t.co/02M1KxIi5n

    CoordEuropaRT @Lesvosolidarity: Police operation in pikpa. Eviction ongoing. We havent been shown any papers.

    RosaBalfourRT @PiotrBuras1: Warsaw, now https://t.co/bbCAEykM1W

    CoordEuropaRT @maxmoratti69: #Poland ‘Bella ciao’ becomes the anthem of protests for the #StrajKobiet Women’s strike @DNadazdin @AnnaMBlus @mcostarib…

    CSpillmannRT @AnneRovan: Les règles du #confinement belge. Tout est fermé ou presque, tous les déplacements sont autorisés à l’intérieur du pays #Cov…

    ansaeuropa”Non accetteremo mai la violenza e l’intolleranza, qualunque esse siano”, ha scritto su Twitter il presidente del C… https://t.co/LzSnUx0nDi