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    La presidenza Trump al centro del dibattito all’Eurocamera. Borrell: “Dobbiamo essere pronti”

    Bruxelles – Dopo l’elezione di Trump negli Stati Uniti, in Unione Europea “dobbiamo essere pronti”. Questo l’avvertimento dell’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, durante la plenaria del Parlamento europeo a Bruxelles.Il criptico messaggio arriva durante il dibattito riguardo le relazioni Ue-Usa. La vittoria di Trump, secondo Borrell, non è “casuale”, ma spiega un cambiamento sociale profondo nella società statunitense, che specularmente si trova anche nell’altra sponda dell’Atlantico. Le conseguenze di questa elezione si sentiranno nei prossimi anni, per l’Alto rappresentante.Borrell alla Plenaria di Bruxelles oggi (13 novembre). Credit: Multimedia CentreQualsiasi azione che Trump deciderà di intraprendere avrà un impatto sull’Ue, e “le parole chiave sono sicurezza, commercio, tecnologia”, aggiunge Borrell. Che siano i dazi sui prodotti europei o cinesi, le decisioni americane colpirano direttamente o indirettamente la competitività europea e l’equilibrio geopolitico in cui l’Ue si trova ad agire.Ucraina, Medio Oriente e il rapporto Cina e Taiwan sono le ‘patate bollenti’ del futuro. Per la prima, Borrell durante la sua visita a Kiev aveva chiaramente detto: “L’Ucraina sta lottando per ottenere l’indipendenza e per cercare uno spazio nel panorama geopolitico. E il posto per lei è stato deciso: è l’Unione Europea“. La promessa di entrare nell’Ue richiede una strategia che sia in grado di compensare un eventuale allontanamento statunitense, ripensando anche a come usare i fondi congelati russi.Borrell chiede di concentrarsi sulla “nostra sicurezza”, con delle azioni effettive (al contrario degli slogan conseguenti al Trump 1.0), relativamente, per esempio, ad aumentare la spesa militare. “L’Unione europea non è solo un’unione economica, ma anche politica”, nella quale rientra lo sviluppo della politica di sicurezza e difesa, ricorda l’Alto rappresentante, come con la Bussola strategica.Non di poco conto per l’Alto rappresentante è che l’Unione non è così compatta sulle reazioni a Trump. E il dibattito tra eurodeputati gli dà piena ragione.“Il risultato delle elezioni americani non ci ha detto nulla di nuovo”, esordisce l’eurodeputato Andrzej Halicki del Ppe, confermando le richieste dei cittadini sulla sicurezza, speculari anche in Ue. Il polacco prosegue ricordando l’importanza di una maggiore autonomia europea nell’ambito della difesa, che, come anche detto da Borrell, richiede maggiori investimenti. Halicki strizza l’occhio al progetto (nazionalista) “Scudo orientale” del suo Governo, che secondo lui andrebbe sostenuto e tenuto in considerazione per rafforzare le frontiere.Alla moderazione del Ppe, si affianca l’entusiasmo dei Patrioti per l’Europa. “L’Unione Europea deve trarre lezione e deve occuparsi delle nazioni che la compongono, commenta Jordan Bardella di PfE, comparando il nazionalismo trumpiano alla democratica Europa. Deve anche deve puntare sul non restare indietro economicamente, più di quanto già non lo sia, semplificando e aiutando le proprie industrie. Conclude con un avvertimento: “Svegliamoci oppure rischiamo di scomparire“.Non di diverso avviso, con meno contentezza, è la presidente del gruppo Renew, Valerie Hayer. Per l’Ue sarà importante difendere i propri interessi, uscire dall’attendismo e tutelarsi, soprattutto con un’Ucraina sempre più in bilico. “La posta in gioco è la nostra sicurezza“, aggiunge Hayer, su cui mancano investimenti e il mercato è troppo frammentato. Non solo, l’Ue deve pensare alla propria competitività e all’innovazione, come riguardo all’intelligenza artificiale su cui ancora arranca.Si mostra sicuro Nicola Procaccini di Ecr: “Il risultato delle elezioni americane non cambierà il rapporto tra Ue e Usa“. Fiducioso che le relazioni tra le due sponde dell’Atlantico resteranno d’acciaio, anche se queste elezioni “hanno fatto scoppiare la bolla di Bruxelles“. Procaccini si riferisce alla sinistra europea (sulla cui frustrazione gongola un po’), che, secondo lui, non ha capito gli elettori e quello che veramente vogliono. Torna anche con Ecr il discorso sulla difesa e sulla necessità di rafforzarsi anche in seno alla Nato, ma, nel suo caso, con un sorriso sulla faccia.Decisamente poco sorridenti, al contrario, le parole dell’eurodeputato Yannis Maniatis di S&d. “L’Ue deve diventare strategicamente autonoma” dagli Usa, dal momento che il primo mandato ha dato una chiara impressione di come Trump si rapporta alle relazioni internazionali. No multilateralismo, poco diritto internazionale e la transizione verde che potrebbe andare in fumo, secondo Maniatis. Dall’Ue ora deve arrivare la spinta per essere indipendente ed autonoma davvero, visto che la posta in gioco è alta.“Gli Usa […] saranno governati da un antidemocratico professato“, dice Martin Schirdewan di La Sinistra. Critico nei confronti del duo Musk-Trump (a ragion veduta), riguardo a cui parla di un’oligarchia, soprattutto con i rischi derivanti dalle fake news che vengono diffuse. Batte anche lui sul punto della difesa e sui rischi per l’industria, che deve essere “pronta per il futuro”.Ad un’Unione europea più forte si appella Terry Reintke dei Verdi/Ale. Non si congratula con chi “farà danni nel mondo e all’Ue”, di cui l’estrema destra non sembra rendersi conto. Reintke chiede investimenti per “l’indipendenza europea dagli autocrati“, che siano Trump o Putin, con molta concentrazione sugli obiettivi globali europei, come quelli sul cambiamento climatico.Riassume bene il puzzle europeo Borrell nelle sue parole: “Questa situazione non è la fine del mondo ma è sicuramente l’inizio di un mondo diverso“. La domanda, di cui la risposta potrebbe scottare, è se l’Unione Europea sarà davvero capace di farne parte.

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    Tra cessate il fuoco e l’embargo sulle armi a Israele, il Libano infiamma gli eurodeputati italiani

    Bruxelles – Il Libano continua a far preoccupare in Unione Europea. Dopo le conclusioni del Consiglio dell’Ue della scorsa settimana, con ferma condanna degli attacchi israeliani alla missione Unifil e la reiterata richiesta di cessate il fuoco, la palla passa alla plenaria dell’Europarlamento.“Il Consiglio europeo ha ricordato la necessità di assicurare che i civili siano protetti in ogni momento, che le infrastrutture civili non siano prese di mira e che il diritto internazionale sia rispettato”, ha dichiarato in plenaria il Commissario per la gestione delle crisi, Janez Lenarcic, aggiungendo: “I recenti incidenti che hanno colpito la popolazione civile e Unifil rendono ancora più urgente il cessate il fuoco“. Lenarcic ha ricordato l’impegno europeo nella zona, che comprende la richiesta di attivazione del Meccanismo di protezione civile Ue e il rilascio di 10 milioni di euro per i civili colpiti dall’escalation nell’area.“È ora di avviare un’iniziativa europea per la pace con un impegno diretto e di altissimo livello: rilascio immediato degli ostaggi israeliani, cessate il fuoco a Gaza e in Libano a tutela di tutte le popolazioni, per riaprire un processo diplomatico e costruire una soluzione politica, unica garanzia per una pace duratura”, è il commento di Nicola Zingaretti, eurodeputato di S&d, capo delegazione del Pd. L’escalation in Medio Oriente, per Zingaretti, è un atto che “minaccia le stesse fondamenta, anche giuridiche, dell’attuale sistema internazionale”.“Pretendiamo da tutti il rispetto delle truppe Unifil“, dice Carlo Fidanza di Ecr. La condanna agli attacchi alle truppe Onu è chiara, come anche il supporto alla richiesta di cessate il fuoco per ridurre la tensione nell’area. Da Ecr, arriva una stoccata sulla migrazione, tema tanto caro alla destra italiana e tanto discusso negli ultimi giorni in Ue. “L’Ue deve farsi carico della situazione drammatica non soltanto degli sfollati interni al Libano, ma anche dei rifugiati siriani, ai quali dobbiamo assicurare un pronto e sicuro ritorno in Siria, per scongiurare una nuova ondata di immigrazione”, che, per Fidanza, l’Ue allo stato di cose attuali non potrebbe gestire.Sempre da Ecr, arriva il commento di Giovanni Crosetto: “Gli attacchi alle basi Onu preconfigurano violazioni del diritto internazionale”. L’eurodeputato ribadisce il fermo supporto al “diritto di esistere” di Israele e la condanna al terrorismo islamico, dovendo al contempo garantire ad Unifil di poter “esercitare deterrenza” per permettere all’Onu di non perdere la propria credibilità. Posizione difficile da articolare per la destra italiana, che si deve barcamenare tra il supporto a Israele e quello ad Unifil, mentre il primo deliberatamente attacca i caschi blu dell’Onu.La diplomazia e il ruolo dell’Ue come potenziale forza stabilizzatrice in Medio Oriente sono al centro della visione del gruppo dei popolari. Il diritto alla difesa di Israele deve essere bilanciato rispetto al diritto internazionale, per l’europarlamentare di Ppe Salvatore De Meo. “La scomparsa del capo di Hamas (n.d.r., Yahya Sinwar, ucciso pochi giorni fa) rappresenta un’opportunità per spingere per il cessate il fuoco”, dice De Meo, che ribadisce l’importanza di “una soluzione a lungo termine”, cioè quella dei due stati.Una critica forte alla maggioranza dell’Europarlamento arriva dalla Sinistra. L’europarlamentare Danilo Della Valle chiede in plenaria: “Cosa deve accadere ancora prima che l’Unione Europea decida chiaramente di smettere il velo dell’ipocrisia e dei doppi standard?“.“L’Unione Europea deve approvare l’embargo di armi ad Israele e deve sostenere la Corte di giustizia internazionale”, dice Della Valle, che richiama l’attenzione sull’assenza di una risoluzione che apertamente si schieri contro il governo Netanyahu.  La critica all’ambiguità delle posizioni Ue nei confronti di Israele è una linea netta per il gruppo della Sinistra. In altri interventi, è emersa la perplessità che aleggia attorno agli stretti rapporti commerciali Ue-Israele, che si uniscono all’assenza di azioni (si legga, condanne e prese di posizione nette) da parte di Bruxelles.Discussione impegnativa alla plenaria, che il Commissario Lenarcic chiude facendo dei chiarimenti. Respinta qualsiasi illazione sul finanziamento dell’Unione ad Hamas, che Lenarcic definisce “un’accusa molto grossolana”. E in modo altrettanto secco arriva la risposta sull’intervento della Commissione riguardo all’embargo di armi a Israele: “La cooperazione militare tra gli Stati membri e gli stati terzi non rientra nelle competenze dell’Unione“. In sostanza, la questione va risolta a livello nazionale.Molti europarlamentari soffrono la posizione soft dell’Unione Europea. Lascia con l’amaro in bocca la domanda di Lynn Boylan della Sinistra: “Come siamo arrivati al punto in cui bruciare vivi i pazienti nei loro letti d’ospedale non è una linea rossa per l’Ue? Dov’è la bussola morale dell’Ue?”. Ancora più amara, è la constatazione della compiacenza europea, che ha chiuso un occhio (anche due) sulle violazioni dei diritti umani in Medio Oriente per più di un anno e si è scossa dal torpore ora, proprio quando Netanyahu ha dimostrato di non temere nemmeno l’Onu.

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    L’Eurocamera vuole vederci chiaro sui 150 milioni di assistenza macroeconomica sborsati alla Tunisia

    Bruxelles – L’Eurocamera continua la sua crociata contro il discusso Memorandum d’Intesa con la Tunisia firmato a luglio 2023 dalla Commissione europea. Dopo averne messo in dubbio più volte la legittimità del mandato – oltre che il significato politico – l’emiciclo di Strasburgo ha messo ai voti una risoluzione in cui chiede che l’esecutivo Ue spieghi la recente decisione di procedere all’erogazione di 150 milioni di euro in supporto alle casse statali tunisine.Risoluzione approvata oggi (14 marzo) con 243 voti a favore, 167 contrari e 41 astenuti. Gli eurodeputati invitano così la Commissione a chiarire in che modo abbia ritenuto che la Tunisia soddisfi i criteri sui valori fondamentali, come affermato nel suo documento d’azione, dove si parla di “progressi soddisfacenti” che giustificano l’erogazione del sostegno al bilancio.

    Da sx: Mark Rutte, Ursula von der Leyen, Kais Saied e Giorgia Meloni alla firma del Memorandum d’Intesa Ue-Tunisia, 17 luglio 2023I 150 milioni sotto accusa sono stati sbloccati lo scorso 4 marzo e rientrano nel primo dei cinque pilastri del partenariato globale stipulato con il presidente Kais Saied, quello relativo all’assistenza macroeconomica. Sono la prima fetta di un sostanzioso pacchetto da un miliardo di euro, di cui però i restanti 900 mila sono vincolati allo sblocco del maxi-prestito che il Fondo Monetario Internazionale aveva negoziato con Saied in precedenza. E che è rimasto congelato per il rifiuto del presidente tunisino di accompagnarlo a una serie di impopolari riforme economiche.Non è solo l’erogazione in sé a porre dei dubbi, ma anche il modo con cui è avvenuta: il Parlamento europeo infatti si interroga sul perché la Commissione abbia scelto di versare la cifra in un’unica tranche invece che con un’erogazione graduale basata sui traguardi o sugli obiettivi concreti raggiunti. Precludendosi così la possibilità di “sospendere ulteriori erogazioni in caso di una chiara erosione dei valori fondamentali”. il deterioramento dello Stato di diritto in Tunisia preso a picconate dal presidente Saied è stato peraltro già denunciato dall’Eurocamera in una risoluzione che risale al marzo 2023.

    L’eurodeputata del gruppo dei Verdi, Tineke StrikA mandare su tutte le furie la relatrice del testo votato oggi in aula, l’eurodeputata olandese Tineke Strik, è inoltre la mancata osservazione da parte della Commissione europea del sacrosanto diritto di controllo parlamentare. Già in una lettera inviata il 25 gennaio dal gruppo dei Verdi alla commissione Affari Esteri (Afet) dell’Eurocamera, Strik e i suoi colleghi denunciavano di “non aver mai ricevuto una risposta conclusiva da parte dell’esecutivo Ue” alle continue richieste di informazioni sul controllo del rispetto dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani nell’ambito dell’accordo con la Tunisia e sull’eventuale applicazione di qualche forma di condizionalità per autorizzare i finanziamenti.La decisione della Commissione di ricorrere a una procedura d’urgenza per l’erogazione dei 150 milioni, nonostante non mancasse certo il tempo sufficiente per ricorrere alla procedura normale da luglio 2023 a oggi, “dimostra il mancato rispetto del controllo parlamentare“, mettono nero su bianco gli eurodeputati nella risoluzione.Le condizioni concordate per il pagamento dei 150 milioniUna portavoce della Commissione europea ha chiarito a Eunews che “il pagamento è stato effettuato dopo che la Commissione ha valutato positivamente il raggiungimento da parte della Tunisia, entro gennaio 2024, delle condizioni reciprocamente concordate nell’Accordo di finanziamento”. Specificando inoltre che tali condizioni riguardavano “progressi nell’attuazione della politica macroeconomica a sostegno della stabilità, nella buona gestione delle finanze pubbliche, nella trasparenza e nel controllo del bilancio”.Nell’Accordo di finanziamento stipulato con Tunisi, ci sarebbero state poi tre ulteriori condizioni particolari: la pubblicazione della legge di bilancio per il 2024 e dei suoi allegai, l’adozione del Piano d’azione per la gestione delle finanze pubbliche da parte del Consiglio dei ministri e i progressi nella discussione macroeconomica.

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    Israele, l’Eurocamera chiede una “pausa umanitaria” delle ostilità per permettere l’arrivo di aiuti internazionali a Gaza

    Bruxelles – Serve una tregua umanitaria per permettere agli aiuti internazionali di arrivare alla popolazione. Dopo l’acceso dibattito in aula, con una risoluzione non legislativa il Parlamento europeo di Strasburgo ha condannato “gli spregevoli attacchi terroristici di Hamas contro Israele” e espresso “seria preoccupazione” per la situazione nella Striscia di Gaza.Approvato oggi (19 ottobre) con 500 voti a favore, 21 contrari e 24 astensioni, il testo ribadisce il sostegno a Israele e sottolinea che “l’organizzazione terroristica Hamas deve essere eliminata”. Tel Aviv ha cioè il diritto all’autodifesa, ma la sua azione militare deve rientrare nei paletti del diritto internazionale. Per gli eurodeputati “attaccare i civili e le infrastrutture civili, compresi gli operatori delle Nazioni Unite, gli operatori sanitari e i giornalisti, è una grave violazione del diritto internazionale”.Non c’è margine per lanciare l’appello per la fine delle ostilità: la richiesta è stata modificata in “pausa umanitaria” con un emendamento orale in aula e approvata così. “Il Parlamento ha giustamente respinto l’appello per un cessate il fuoco. Non può esserci un cessate il fuoco con i terroristi di Hamas“, ha commentato su X il leader del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber. Ma per l’Eurocamera è fondamentale distinguere tra “il popolo palestinese e le sue aspirazioni legittime e l’organizzazione terroristica Hamas e i suoi atti terroristici”. La popolazione della Striscia di Gaza è sotto assedio: secondo il ministero della Sanità controllato da Hamas, dall’inizio del conflitto sono state uccise 3.478 a Gaza e più di 12 mila sono state ferite. E all’incirca un milione di palestinesi sono fuggiti dalle loro case per spostarsi nel sud dell’enclave, ammassandosi nelle scuole delle Nazioni Unite e nei campi profughi.Per far fronte all’emergenza, i deputati “esortano la comunità internazionale a proseguire e a incrementare l’assistenza umanitaria alla popolazione civile dell’area” e “sollecitano l’Egitto e Israele a cooperare con la comunità internazionale per istituire corridoi umanitari verso la Striscia di Gaza“.  Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, avrebbe strappato un accordo per l’apertura, da domani, del valico di Rafah: tra i container che si stanno accumulando al confine tra Israele ed Egitto, anche le tende da campo, medicinali e kit igienici che la Commissione europea ha inviato con due ponti aerei già questa settimana. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), che sta dando accoglienza nelle proprie strutture a circa 513 mila sfollati interni, ha fatto sapere che i propri rifugi sono “sovraffollati e dispongono di scorte molto limitate di cibo, prodotti per l’igiene e acqua potabile“.“Vogliamo una pausa del conflitto a fini umanitari e una de-escalation, in linea con quanto richiesto dal Segretario Generale delle Nazioni Unite”, ha dichiarato il capodelegazione del Partito democratico all’Eurocamera, Brando Benifei. Sul rischio di allargamento regionale degli scontri, il Parlamento ha condannato con “la massima fermezza” il sostegno dell’Iran ad Hamas e ad altri gruppi terroristici nella Striscia di Gaza, e ha reiterato la richiesta di includere il Corpo delle guardie della Rivoluzione islamica e l’Hezbollah libanese nell’elenco Ue delle organizzazioni terroristiche.Sul controverso bombardamento contro l’ospedale episcopale di Al Ahli, che avrebbe causato almeno duecento vittime, i deputati chiedono un’indagine indipendente per “stabilire se si sia trattato di un attacco deliberato e di un crimine di guerra e, in caso affermativo, chiede che i responsabili siano chiamati a risponderne”.
    Nella risoluzione approvata a larghissima maggioranza l’emiciclo di Strasburgo sottolinea che “l’organizzazione terroristica Hamas deve essere eliminata”. Nonostante la “profonda preoccupazione per il rapido deterioramento della situazione umanitaria nella Striscia di Gaza”, nessuna richiesta di cessate il fuoco

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    All’Eurocamera l’accordo con la Tunisia non piace (quasi) a nessuno. Nel mirino aumento degli sbarchi e violazioni dei diritti umani

    Bruxelles – Pioggia di critiche per il controverso memorandum d’intesa Ue-Tunisia fortemente voluto e firmato lo scorso 16 luglio dalla Commissione europea e dall’autoritario presidente Kais Saied. Non solo da sinistra, come era lecito aspettarsi. Anche una parte dell’universo conservatore del Parlamento europeo ha sollevato i propri dubbi su un accordo poco trasparente, che nel breve periodo non ha portato alcun risultato e che rischia di rendere l’Ue ostaggio delle politiche aggressive dell’uomo forte di Tunisi.
    A un giorno dall’atteso discorso sullo Stato dell’Unione di Ursula von der Leyen, la scelta della presidente della Commissione europea di rafforzare la cooperazione con un Paese sempre più lontano dagli standard di democrazia e rispetto dei diritti umani tanto cari all’Ue non è andata giù all’emiciclo di Strasburgo. A metterci la faccia il commissario Ue per l’allargamento, Olivér Várhelyi, che ha cercato di convincere gli eurodeputati delle ragioni che hanno reso necessario un accordo che prevede l’esborso immediato di 150 milioni di euro a supporto del budget del Paese nordafricano e 105 milioni per la gestione delle frontiere. E altri 900 milioni di euro di assistenza macrofinanziaria vincolati all’accordo tra Saied e il Fondo Monetario Internazionale per un maxi-prestito da 1,9 miliardi di dollari.
    Il commissario Ue per l’Allargamento, Oliver Varhelyi
    Varhelyi ha definito il memorandum “un investimento nella nostra prosperità, stabilità e nelle future generazioni” e ha garantito che ora il focus è sulla sua rapida implementazione, che starebbe procedendo con “regolari meeting tecnici e politici” con le controparti tunisine. Obiettivo “fondamentale” è trovare una soluzione ai flussi migratori in un modo “comprensivo e sostenibile”: per il commissario i trend attuali – con un aumento degli sbarchi del 69 per cento dal Mediterraneo centrale da quando è stato firmato il memorandum-, non smentiscono l’accordo ma anzi ne “evidenziano l’urgenza”. Essenziale prevenire partenze irregolari “che troppo spesso finiscono in tragedia”, attraverso “un rafforzamento della capacità di gestione dei confini” e “del sistema di sorveglianza marittima” delle autorità tunisine. Sulla base della partnership operativa anti-trafficanti siglata ad aprile dalla commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson, il memorandum prevede un’intensificazione degli sforzi per rompere il business delle reti di criminali che si arricchiscono sui viaggi spesso fatali dei migranti. Secondo Varhelyi la guardia costiera tunisina ha già disposto circa 24 mila fermi quest’anno, contro i 9 mila del 2022. E ha salvato già quasi 50 mila persone migranti.
    L’accusa più forte mossa all’esecutivo Ue è aver chiuso un occhio sulle sempre più sistematiche violazioni dei diritti umani perpetrate in Tunisia ai danni dei migranti subsahariani. Violazioni documentate: secondo Human Rights Watch sarebbero circa 1200 i migranti respinti e abbandonati dalle autorità tunisine verso il deserto, al confine con la Libia, soltanto nel periodo tra la fine di giugno e la fine di luglio. Il commissario Ue ha assicurato che, in cooperazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), l’Unhcr e altri partner locali, l’Ue starebbe “rafforzando il proprio impegno sulla protezione dei migranti in condizioni di vulnerabilità”, fornendo “sollievo immediato con acqua, primo soccorso e rifugi d’emergenza”. Ma Varhelyi ha rimandato al Consiglio d’Associazione Ue-Tunisia, che nelle intenzioni dell’esecutivo comunitario dovrebbe svolgersi prima della fine dell’anno, tutti i discorsi sulla situazione dei diritti umani e sui principi fondamentali.
    Migranti subsahariani abbandonati nel deserto al confine con la Libia, 16 luglio 2023 (Photo by Mahmud Turkia / AFP)
    Socialisti e democratici, Sinistra europea e Verdi non hanno fatto sconti. Per la leader S&d, Iratxe Garcia Perez, è “inaccettabile che il denaro dei contribuenti europei sia utilizzato da un governo che attacca i principi fondamentali dei diritti umani”, per il capodelegazione del Partito Democratico, Brando Benifei, il memorandum non è altro che “l’ennesimo tentativo inutile di esternalizzare il controllo delle frontiere europee con grandi rischi per i diritti umani”. Perché se errare è umano, perseverare è diabolico: “L’esperienza libica dovrebbe averci insegnato come accordi di questo tipo siano drammaticamente fallimentari”, ha ricordato in aula Benifei. Anche la pentastellata Laura Ferrara ha avvertito che il rischio è di “alimentare la dipendenza da un Paese terzo con tutele dei diritti umani del tutto inadeguate”, un Paese che “è evidente che non possa essere considerato sicuro”. Ancora più duro Pietro Bartolo (Pd), ex medico a Lampedusa, per cui l’Ue è “complice della caccia ai negri aperta da Saied”.
    Se da sinistra si è levata a gran voce la richiesta di tornare sui propri passi e cancellare l’accordo, anche il Partito Popolare europeo ne ha riconosciuto i limiti. Per Manfred Weber “è necessario, ma non perfetto”, mentre l’eurodeputato di Forza Italia Salvatore De Meo ha parlato di “bicchiere mezzo pieno”. Il leader del Ppe, volato a Tunisi di recente per una serie di incontri, ha dichiarato che il primo ministro tunisino avrebbe spiegato che “l’aumento di arrivi di migranti dalla Tunisia sono motivati dal panico creato dal memorandum d’intesa” e che a Tunisi “si aspettavano di vedere un aumento prima che i numeri possano iniziare a diminuire”. Anche più a destra, nei gruppi dei Conservatori e Riformisti (Ecr) e Identità e Democrazia (Id) qualcuno ha storto il naso: Assita Kanko (Ecr) ha dichiarato che “l’Europa sta ballando con il diavolo”, mentre la leghista Annalisa Tardino ha denunciato le “tante passerelle e i zero risultati” dell’intesa.
    Un fuoco incrociato che mette in difficoltà von der Leyen, che ha definito il memorandum “una pietra miliare” dei rapporti con i Paesi del vicinato nordafricano. Forse con troppa fretta, o con la bramosia di incassare un successo in più a un anno dalle elezioni europee. Perché basta dare una sfogliata al trattato sull’Ue per riscoprire che, all’articolo 21, “i diritti umani sono il metro di misura della nostra politica estera”.

    Da S&d, Sinistra europea e Verdi la richiesta di ritirare il Memorandum d’intesa, qualche critica anche da Ecr e Id. Per il leader del Ppe, Manfred Weber, l’accordo con la Tunisia “è necessario, non perfetto”

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    Sulla Brexit Strasburgo avverte: Senza regole comuni, salta l’accordo ‘zero quote, zero dazi’

    _CoR _CoR _CoR La replica di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, ‘volevano imporre il loro candidato… 2 very good meetings with Presidenta de la Comunidad Autonoma de La Rioja, and Guillermo Fernández Va… Oggi ho letto due interviste di In entrambe la sottolineatura dell’importanza dei Millennium Development… “Just by being together, we are stronger.” […]