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    I primi pagamenti Ue dal Piano di crescita per i Balcani Occidentali potrebbero arrivare entro l’estate

    Bruxelles – Il percorso legislativo è terminato, ora inizia la fase di messa a terra. Con il via libera definitivo del Consiglio dell’Ue allo Strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro, il nuovo Piano dell’Unione a sostegno delle economie dei sei Paesi partner è pronto per mostrare subito i primi risultati concreti. Già nei prossimi mesi. “Se tutto andrà bene, speriamo di poter effettuare un primo pagamento entro l’estate“, ha anticipato alla stampa oggi (7 maggio) la portavoce della Commissione Ue responsabile per la Politica di vicinato e l’allargamento, Ana Pisonero, commentando la notizia dell’approvazione finale del Consiglio all’accordo raggiunto con i co-legislatori del Parlamento Ue un mese fa.A questo punto sono attesi solo i passaggi formali a Bruxelles: firma del Regolamento che istituisce il nuovo Strumento, pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue ed entrata in vigore (il giorno successivo). “I nostri partner dei Balcani Occidentali stanno preparando le Agende di riforma per poter accedere ai finanziamenti dallo Strumento“, ha spiegato la portavoce, precisando che la Commissione si aspetta che “le presentino una volta che il Regolamento sarà entrato in vigore”. Le Agende di riforma di ciascuno dei sei partner balcanici – Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – definiranno le riforme socio-economiche e fondamentali da intraprendere tra il 2024 e il 2027 per accedere ai fondi (2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 in prestiti agevolati). “I programmi dovranno essere valutati approvati dalla Commissione dopo le consultazioni con i Paesi membri”, dopodiché potranno essere messe sul piatto “assegnazioni indicative basate sul Pil e sulla popolazione“, ha concluso Pisonero.Il sostegno attraverso il Piano di crescita sarà fornito per metà dal Quadro per gli investimenti nei Balcani Occidentali (Wbif) sotto forma di sovvenzioni e prestiti per gli investimenti a sostegno delle Agende di riforma, e per metà da prestiti erogati direttamente ai bilanci nazionali dei partner sulla base delle principali riforme socio-economiche. I pagamenti saranno effettuati due volte l’anno, “a condizione che i partner rispettino le fasi qualitative e quantitative” delle Agende (in caso contrario l’Ue può decidere di tagliare i fondi). Anche considerate alcune perplessità evidenziate dalla Corte dei Conti Europea, il Piano di crescita per i Balcani Occidentali prevede un approccio ‘prima i fondamentali’, vale a dire il collegamento tra Stato di diritto, lotta alla corruzione e diritti fondamentali con le altre due aree cruciali del processo di adesione Ue: la governance economica e il rafforzamento delle istituzioni democratiche e della riforma della pubblica amministrazione.Per rafforzare la trasparenza è previsto anche che i dati aggiornati sui destinatari finali che ricevono finanziamenti superiori a 50 mila euro cumulativamente per un periodo di quattro anni siano resi disponibili su una pagina web apposita.Cos’è il Piano di crescita per i Balcani OccidentaliIl Piano di crescita per i Balcani Occidentali è stato largamente anticipato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e illustrato ai diretti interessati nel corso del suo ultimo tour autunnale nella regione, prima della presentazione ufficiale lo scorso 8 novembre in parallelo con la pubblicazione del Pacchetto Allargamento Ue 2023. “È qualcosa di eccezionale, sappiamo che il miracolo della prosperità arriva con l’accesso al Mercato unico e stiamo già iniziando questo processo, non stiamo aspettando la decisione finale sull’adesione politica“, aveva rivendicato la numero uno dell’esecutivo comunitario, illustrando i 4 pilastri di un Piano che dovrebbe sia “chiudere il gap economico e sociale” tra Ue e regione balcanica sia permettere “l’integrazione sul campo anche prima che entrino formalmente come Paesi membri”.Il primo pilastro è proprio l’integrazione economica nel Mercato unico in sette settori fondamentali, a condizione di un allineamento alle regole Ue e dell’apertura dei settori pertinenti ai Paesi vicini: libera circolazione delle merci, libera circolazione dei servizi e dei lavoratori, accesso all’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa), facilitazione del trasporto su strada, integrazione e de-carbonizzazione dei mercati energetici, mercato unico digitale e integrazione nelle catene di approvvigionamento industriale. Il secondo pilastro è quello dell’integrazione economica interna attraverso il Mercato regionale comune (basato su regole e standard Ue): Bruxelles stima che solo questo fattore potrebbe potenzialmente aggiungere un 10 per cento alle economie dei Sei balcanici. Il terzo pilastro riguarda le riforme fondamentali, che nel Piano di Bruxelles andranno da una parte a sostenere il percorso dei Balcani Occidentali verso l’adesione Ue e dall’altro sosterranno gli investimenti esteri e il rafforzamento della stabilità regionale.A proposito di investimenti, è qui che si inserisce il quarto pilastro dell’assistenza finanziaria Ue alle riforme per tutti i sei partner. Si tratta nello specifico di un nuovo strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro per il periodo 2024-2027, i cui pagamenti saranno vincolati all’attuazione delle riforme socio-economiche concordate (esattamente come Next Generation Eu per i Ventisette). Con la revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale Ue 2021-2027 è stato dato il via libera allo strumento composto di 2 miliardi di euro in sovvenzioni (finite nel bilancio Ue senza modifiche alla proposta della Commissione) e 4 miliardi in prestiti agevolati, per la cui messa a terra servirà prima che ciascuno dei sei Paesi presenti un’agenda di riforme basata sulle raccomandazioni del Pacchetto Allargamento e dei Programmi di riforma economica (Erp).La presidente della Commissione Europea, Ursula von der LeyenVa infine segnalato che per Serbia e Kosovo c’è una clausola supplementare, che “si impegnino in modo costruttivo con progressi misurabili e risultati tangibili nella normalizzazione delle loro relazioni”. In altre parole, senza progressi nel dialogo Pristina-Belgrado, rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti dal Piano. Lo stesso discorso vale per la Bosnia ed Erzegovina in caso di mancata implementazione delle riforme fondamentali: “Le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, ha avvertito la numero uno della Commissione nella sua tappa del primo novembre a Sarajevo.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews

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    C’è l’accordo tra i co-legislatori Ue sul nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi

    Bruxelles – Il nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali prende sempre più forma e con la legislatura europea agli sgoccioli si indirizza verso la sua conclusione anche l’iter legislativo per la messa a terra dello Strumento che dovrebbe portare all’erogazione di 6 miliardi di euro a supporto delle economie di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia. Il Parlamento e il Consiglio dell’Ue hanno trovato oggi (4 aprile) l’intesa provvisoria sulla proposta della Commissione Europea per lo Strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali, composto di 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 in prestiti agevolati.

    “Accolgo con favore il fatto che questo mandato parlamentare abbia rafforzato l’allargamento, riportandolo in agenda, e questo accordo lo conferma”, ha sottolineato il co-relatore croato per il Parlamento Europeo Tonino Picula (S&D), rimarcando con forza che i negoziati hanno portato all’inclusione tra gli obiettivi-chiave per l’erogazione dei finanziamenti anche “il pieno allineamento alla politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, comprese le misure restrittive“, un segnale “chiaro” per Paesi come la Serbia. A confermare la portata dell’intesa con la presidenza di turno belga del Consiglio dell’Ue anche il collega – anche lui croato – Karlo Ressler (Ppe), che ha messo in evidenza come questo sia “un ulteriore importante strumento che avvicinerà questi Paesi all’Ue” a strettissimo giro dalla “storica apertura dei colloqui di adesione con la Bosnia ed Erzegovina” durante l’ultimo Consiglio Europeo.Anche considerate alcune perplessità evidenziate dalla Corte dei Conti Europea, è stato incluso nel Piano di crescita per i Balcani Occidentali l’approccio ‘prima i fondamentali’, vale a dire il collegamento tra Stato di diritto, lotta alla corruzione e diritti fondamentali con le altre due aree cruciali del processo di adesione Ue: la governance economica e il rafforzamento delle istituzioni democratiche e della riforma della pubblica amministrazione. Inoltre è stata rafforzata la supervisione parlamentare con un dialogo regolare ad alto livello con la Commissione Europea per monitorare i progressi dello Strumento, mentre sul piano della trasparenza i dati aggiornati sui destinatari finali che ricevono finanziamenti superiori a 50 mila euro cumulativamente per un periodo di quattro anni dovranno essere resi disponibili su una pagina web apposita. A questo punto l’intesa provvisoria deve essere solo approvata dalla plenaria del Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Ue, prima dell’entrata in vigore.Cos’è il Piano di crescita per i Balcani OccidentaliIl Piano di crescita per i Balcani Occidentali è stato largamente anticipato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e illustrato ai diretti interessati nel corso del suo ultimo tour autunnale nella regione, prima della presentazione ufficiale lo scorso 8 novembre in parallelo con la pubblicazione del Pacchetto Allargamento Ue 2023. “È qualcosa di eccezionale, sappiamo che il miracolo della prosperità arriva con l’accesso al Mercato unico e stiamo già iniziando questo processo, non stiamo aspettando la decisione finale sull’adesione politica“, aveva rivendicato la numero uno dell’esecutivo comunitario, illustrando i 4 pilastri di un Piano che dovrebbe sia “chiudere il gap economico e sociale” tra Ue e regione balcanica sia permettere “l’integrazione sul campo anche prima che entrino formalmente come Paesi membri”.

    Il primo pilastro è proprio l’integrazione economica nel Mercato unico in sette settori fondamentali, a condizione di un allineamento alle regole Ue e dell’apertura dei settori pertinenti ai Paesi vicini: libera circolazione delle merci, libera circolazione dei servizi e dei lavoratori, accesso all’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa), facilitazione del trasporto su strada, integrazione e de-carbonizzazione dei mercati energetici, mercato unico digitale e integrazione nelle catene di approvvigionamento industriale. Il secondo pilastro è quello dell’integrazione economica interna attraverso il Mercato regionale comune (basato su regole e standard Ue): Bruxelles stima che solo questo fattore potrebbe potenzialmente aggiungere un 10 per cento alle economie dei Sei balcanici. Il terzo pilastro riguarda le riforme fondamentali, che nel Piano di Bruxelles andranno da una parte a sostenere il percorso dei Balcani Occidentali verso l’adesione Ue e dall’altro sosterranno gli investimenti esteri e il rafforzamento della stabilità regionale.A proposito di investimenti, è qui che si inserisce il quarto pilastro dell’assistenza finanziaria Ue alle riforme per tutti i sei partner. Si tratta nello specifico di un nuovo strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro per il periodo 2024-2027, i cui pagamenti saranno vincolati all’attuazione delle riforme socio-economiche concordate (esattamente come Next Generation Eu per i Ventisette). Con la revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale Ue 2021-2027 è stato dato il via libera allo strumento composto di 2 miliardi di euro in sovvenzioni (finite nel bilancio Ue senza modifiche alla proposta della Commissione) e 4 miliardi in prestiti agevolati, per la cui messa a terra servirà prima che ciascuno dei sei Paesi presenti un’agenda di riforme basata sulle raccomandazioni del Pacchetto Allargamento e dei Programmi di riforma economica (Erp).Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il presidente della Serbia, Aleksandar Vučić (31 ottobre 2023)Va infine segnalato che per Serbia e Kosovo c’è una clausola supplementare: “Devono impegnarsi in modo costruttivo nel dialogo sulla normalizzazione delle relazioni”, ha specificato la presidente von der Leyen. In altre parole, senza progressi nel dialogo Pristina-Belgrado, rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti dal Piano. Lo stesso discorso vale per la Bosnia ed Erzegovina in caso di mancata implementazione delle riforme fondamentali: “Le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, ha avvertito la numero uno della Commissione nella sua tappa del primo novembre a Sarajevo.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews

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    La Corte dei Conti Ue rimanda con debito il Piano di crescita per i Balcani sugli standard d’erogazione

    Bruxelles – Dopo il via libera al nuovo pacchetto di investimenti per i Balcani Occidentali incluso nella revisione intermedia del bilancio Ue, alcune perplessità emergono a Lussemburgo sulla sostenibilità del Piano di crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro pronto per essere messo a terra tra il 2024 e il 2027. “C’è il rischio che le condizioni di erogazione non siano abbastanza ambiziose e che gli indicatori non siano sufficientemente chiari e misurabili, e resta inoltre difficile garantire la sostenibilità delle riforme soprattutto in considerazione della debole capacità amministrativa della regione”, è l’avvertimento lanciato dalla Corte dei Conti Europea in una relazione sulla protezione dei fondi aggiuntivi messi a disposizione di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia da Bruxelles.

    Secondo quanto emerge dalla relazione firmata dalla responsabile per il dossier, Laima Liucija Andrikienė, i revisori dei conti europei accolgono “con favore” l’introduzione di condizioni più rigorose per il finanziamento attraverso il nuovo Strumento, collegando i pagamenti per la convergenza economica della regione “finora insufficiente” al soddisfacimento delle riforme stabilite nelle agende di ciascun Paese. Tuttavia non vengono risparmiate critiche alla Commissione Ue per essersi limitata a prevedere di formulare solo osservazioni a riguardo, mentre al contrario dovrebbe essere in grado di “richiedere ai governi dei Balcani Occidentali di rivedere e modificare di conseguenza le loro agende di riforma“, sulla base di “linee-guida pertinenti” per la loro valutazione.Il rapporto della Corte dei Conti Europea si concentra poi sul sostegno finanziario di notevole rilevanza. Il Piano di crescita per i Balcani Occidentali prevede 6 miliardi di euro – 2 miliardi come sostegno a fondo perduto e 4 miliardi in prestiti – in quattro anni: importi da erogare che rappresentano un “aumento sostanziale dei finanziamenti previsti” fino al 2027, pari a “oltre il 40 per cento” dei 14 miliardi di euro già messi a disposizione dei Paesi in fase di pre-adesione per lo stesso periodo. I revisori dei conti europei riconoscono che lo Strumento e la relativa dotazione si spiegano con la necessità di convergenza delle economie balcaniche a quelle dei Ventisette e con i benefici delle misure anche sul piano sociale e politico. Tuttavia, “in assenza di una valutazione d’impatto o di un documento analitico“, non è possibile quantificare “in che misura il sostegno previsto di 6 miliardi di euro possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi principali” del Piano, è l’ammonimento contenuto nella relazione.Cos’è il Piano di crescita per i Balcani OccidentaliIl Piano di crescita per i Balcani Occidentali è stato largamente anticipato dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e illustrato ai diretti interessati nel corso del suo ultimo tour autunnale nella regione, prima della presentazione ufficiale lo scorso 8 novembre in parallelo con la pubblicazione del Pacchetto Allargamento Ue 2023. “È qualcosa di eccezionale, sappiamo che il miracolo della prosperità arriva con l’accesso al Mercato unico e stiamo già iniziando questo processo, non stiamo aspettando la decisione finale sull’adesione politica“, aveva rivendicato la numero uno dell’esecutivo comunitario, illustrando i 4 pilastri di un Piano che dovrebbe sia “chiudere il gap economico e sociale” tra Ue e regione balcanica sia permettere “l’integrazione sul campo anche prima che entrino formalmente come Paesi membri”.

    La foto di famiglia del vertice Ue-Balcani Occidentali a Bruxelles (13 dicembre 2023)Il primo pilastro è proprio l’integrazione economica nel Mercato unico in sette settori fondamentali, a condizione di un allineamento alle regole Ue e dell’apertura dei settori pertinenti ai Paesi vicini: libera circolazione delle merci, libera circolazione dei servizi e dei lavoratori, accesso all’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa), facilitazione del trasporto su strada, integrazione e de-carbonizzazione dei mercati energetici, mercato unico digitale e integrazione nelle catene di approvvigionamento industriale. Il secondo pilastro è quello dell’integrazione economica interna attraverso il Mercato regionale comune (basato su regole e standard Ue): Bruxelles stima che solo questo fattore potrebbe potenzialmente aggiungere un 10 per cento alle economie dei Sei balcanici. Il terzo pilastro riguarda le riforme fondamentali, che nel Piano di Bruxelles andranno da una parte a sostenere il percorso dei Balcani Occidentali verso l’adesione Ue e dall’altro sosterranno gli investimenti esteri e il rafforzamento della stabilità regionale.A proposito di investimenti, è qui che si inserisce il quarto pilastro dell’assistenza finanziaria Ue alle riforme per tutti i sei partner. Si tratta nello specifico di un nuovo strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro per il periodo 2024-2027, i cui pagamenti saranno vincolati all’attuazione delle riforme socio-economiche concordate (esattamente come Next Generation Eu per i Ventisette). Con la revisione intermedia del Quadro finanziario pluriennale Ue 2021-2027 è stato dato il via libera allo strumento composto di 2 miliardi di euro in sovvenzioni (finite nel bilancio Ue senza modifiche alla proposta della Commissione) e 4 miliardi in prestiti agevolati, per la cui messa a terra servirà prima che ciascuno dei sei Paesi presenti un’agenda di riforme basata sulle raccomandazioni del Pacchetto Allargamento e dei Programmi di riforma economica (Erp).

    Va infine segnalato che per Serbia e Kosovo c’è una clausola supplementare: “Devono impegnarsi in modo costruttivo nel dialogo sulla normalizzazione delle relazioni”, ha specificato la presidente von der Leyen. In altre parole, senza progressi nel dialogo Pristina-Belgrado, rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti dal Piano. Lo stesso discorso vale per la Bosnia ed Erzegovina in caso di mancata implementazione delle riforme fondamentali: “Le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, ha avvertito la numero uno della Commissione nella sua tappa del primo novembre a Sarajevo.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews

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    La Commissione Ue ha proposto di stanziare 6 miliardi di euro per il Piano di crescita per i Balcani Occidentali

    Bruxelles – Era stato annunciato, anticipato e illustrato ai diretti interessati, ora è arrivata la presentazione formale, che ha delle implicazioni non indifferenti anche per i Ventisette. Il Piano di crescita per i Balcani Occidentali è stato messo sul tavolo oggi (8 novembre) dalla Commissione Europea nel corso della stessa conferenza stampa in cui sono state annunciate le sostanziali novità del Pacchetto Allargamento Ue 2023, dopo essere stati adottati entrambi dal Collegio dei commissari. “È qualcosa di eccezionale, sappiamo che il miracolo della prosperità arriva con l’accesso al Mercato unico e stiamo già iniziando questo processo, non stiamo aspettando la decisione finale sull’adesione politica”, ha rivendicato con forza la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Ma ora la proposta dovrà passare dal vaglio dei 27 governi Ue e degli eurodeputati, dal momento in cui implica modifiche alla revisione intermedia del bilancio pluriennale dell’Unione.Proprio von der Leyen – di ritorno dal suo tour balcanico in cui ha illustrato ai partner i punti principali di questo Piano economico ritagliato su misura di Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro e Serbia – ha spiegato come allineare le economie balcaniche a quelle degli attuali Stati membri Ue e, così facendo, “anticipare i benefici dell’adesione”. A essere eccezionale è proprio il fatto di “aprire in questo modo il nostro Mercato unico, ci aspettiamo che tra loro aprano il Mercato regionale”, ha ricordato von der Leyen, sottolineando che “tutto questo potrebbe raddoppiare le loro economie nel prossimo decennio“, a patto che vengano messi a terra “riforme e investimenti”.È così che la presidente von der Leyen, affiancata dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, ha illustrato i 4 pilastri del Piano che presenta “un approccio completamente nuovo per chiudere il gap economico e sociale” tra Ue e regione balcanica “con la possibilità di integrazione sul campo anche prima che entrino formalmente come Paesi membri”. Il primo pilastro è proprio l’integrazione economica nel Mercato unico in sette settori fondamentali, “a patto che si allineino alle regole e aprano i settori e le aree pertinenti a tutti i loro vicini”: libera circolazione delle merci, libera circolazione dei servizi e dei lavoratori, accesso all’Area unica dei pagamenti in euro (Sepa), facilitazione del trasporto su strada, integrazione e de-carbonizzazione dei mercati energetici, mercato unico digitale e integrazione nelle catene di approvvigionamento industriale.La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (8 novembre 2023)Il secondo pilastro è quello dell’integrazione economica interna attraverso il Mercato regionale comune (basato su regole e standard Ue). La Commissione Ue stima che solo questo fattore “potrebbe potenzialmente aggiungere il 10 per cento alle loro economie”. Il terzo pilastro riguarda invece le riforme fondamentali, che nel Piano di Bruxelles è semplicemente essenziale. “Abbiamo fatto esperienza nell’Ue di combinare riforme e investimenti dopo la pandemia Covid-19 con il Next Generation Eu e ha funzionato molto bene, non vedo perché non dovrebbe funzionare anche per voi”, aveva messo in chiaro von der Leyen nel suo viaggio nelle capitali balcaniche. Per l’esecutivo comunitario questo pilastro avrà un doppio beneficio: da una parte “sosterrà il percorso dei Balcani Occidentali verso l’adesione Ue” e dall’altro “attrarrà investimenti esteri e rafforzerà la stabilità regionale”.A proposito di investimenti, è qui che si inserisce il quarto pilastro dell’assistenza finanziaria Ue alle riforme per tutti i sei partner. Si tratta nello specifico di un nuovo strumento di riforma e crescita per i Balcani Occidentali da 6 miliardi di euro per il periodo 2024-2027 (con la revisione del Bilancio Ue) i cui pagamenti saranno vincolati all’attuazione delle riforme socio-economiche concordate. Esattamente come Next Generation Eu per i Ventisette. Lo strumento sarà composto di 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 miliardi in prestiti agevolati e per la messa a terra servirà prima che ciascuno dei sei Paesi presenti un’agenda di riforme basata sulle raccomandazioni del Pacchetto Allargamento e dei Programmi di riforma economica (Erp). Ma questo ultimo punto ha un impatto diretto anche per gli attuali membri dell’Unione e sulle istituzioni comunitarie, dal momento in cui interessa la revisione di bilancio pluriennale 2021-2027 in corso di valutazione da parte del Parlamento e del Consiglio dell’Ue: spetterà ora ai co-legislatori esaminare la proposta di questo nuovo strumento nel quadro del pacchetto di revisione intermedia. “Siamo pronti a stanziare i finanziamenti del Piano all’interno del quadro finanziario pluriennale corrente”, ha assicurato il commissario Várhelyi.Va infine segnalato che per Serbia e Kosovo c’è una clausola supplementare: “Devono impegnarsi in modo costruttivo nel dialogo sulla normalizzazione delle relazioni”. In altre parole, senza progressi nel dialogo Pristina-Belgrado, rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti dal Piano. Lo stesso discorso vale per la Bosnia ed Erzegovina in caso di mancata implementazione delle riforme fondamentali: “Le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, aveva avvertito la numero uno della Commissione a Sarajevo.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews
    Insieme al Pacchetto Allargamento è arrivata la presentazione formale del Piano che dovrebbe allineare le economie balcaniche con quelle dei Ventisette “per anticipare i benefici dell’adesione”. Ma serve il via libera dei co-legislatori Ue nella revisione di bilancio pluriennale

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    Si chiude in Bosnia ed Erzegovina il tour balcanico di von der Leyen: “Riforme cruciali per adesione Ue e Piano di crescita”

    Bruxelles – Un anno dopo, con un risultato concreto alle spalle e una strada che rimane complicata ma con un nuovo impulso economico. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha chiuso ieri (primo novembre) in Bosnia ed Erzegovina la sua quattro-giorni di tour nei Balcani Occidentali, con un messaggio di incoraggiamento per il cammino del Paese verso l’adesione all’Unione Europea e un avvertimento ad accelerare sulle riforme fondamentali: “Sappiamo tutti che per raggiungere l’obiettivo di progredire abbiamo bisogno che la Bosnia ed Erzegovina parli con una sola voce e proceda unita, non possiamo accettare un arretramento sui nostri valori comuni o divisioni, in nessuna parte del vostro Paese”.Da sinistra: la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e la presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina, Borjana Krišto, a Sarajevo (primo novembre 2023)L’ultima tappa dell’annuale tour nella regione da parte della numero uno dell’esecutivo comunitario è stata l’occasione per riconfermare il sostegno di Bruxelles a Sarajevo dopo la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue il 15 dicembre dello scorso anno, “una giornata storica, molto emozionante e molto importante”. Poco più di 365 giorni dopo l’ultima volta nella capitale bosniaca, von der Leyen ha messo in chiaro su quali binari dovrà procedere il cammino del Paese per l’avvio effettivo dei negoziati di adesione e per la messa a terra del nuovo Piano di crescita per i Balcani Occidentali presentato proprio dalla presidente della Commissione Ue nel suo viaggio in tutte le capitali della regione: “L’obiettivo dovrebbe essere quello di compiere progressi decisivi sulle 14 priorità-chiave” che riguardano riforme in ambito di Stato di diritto, diritti fondamentali, pubblica amministrazione ed economia.Nonostante le enormi difficoltà di un Paese diviso su molte direttrici – non da ultimo quella tra le due entità della Federazione di Bosnia ed Erzegovina e della Republika Sprska – von der Leyen ha scelto un’impostazione ottimista. “La nomina del governo e il lavoro che avete svolto nel primo anno di mandato dimostrano che il Paese è in grado di ottenere risultati” e ora sarà necessario concretizzare il pacchetto di misure sullo Stato di diritto composto di tre leggi: quella sui tribunali, quella sul conflitto d’interesse e quella sul riciclaggio di denaro sporco. “Sarebbe la prova delle capacità di rafforzare le fondamenta della democrazia”, ha messo in chiaro la leader della Commissione, rassicurata in conferenza stampa dalla presidente del Consiglio dei ministri della Bosnia ed Erzegovina, Borjana Krišto: “Siamo a un momento decisivo per trovare un accordo su queste riforme fondamentali”. Perché all’orizzonte non ci sono solo il Pacchetto Allargamento (atteso per l’8 novembre) e il Consiglio Europeo di dicembre, in cui si capirà se ci sono le condizioni per avviare i negoziati di adesione, ma le riforme saranno “cruciali” anche per i futuri stanziamenti economici del Piano di crescita per i Balcani Occidentali: “Se non saranno implementate, le risorse saranno ridistribuite ad altri Paesi che sono in grado di farlo, questo è un forte incentivo ad andare avanti in modo attivo”, ha avvertito von der Leyen.In altre parole, senza progressi sulle riforme rimarranno in stallo – o andranno perduti – i finanziamenti previsti per la Bosnia ed Erzegovina all’interno del pacchetto complessivo da 6 miliardi di euro e fondato su quattro pilastri. Il primo riguarda l’integrazione nelle dimensioni chiave del Mercato unico dell’Ue, il secondo è legato al completamento del Mercato regionale comune, il terzo si basa sul liberare il pieno potenziale economico attraverso riforme fondamentali sia sullo Stato di diritto sia in materia economica. E infine il pilastro del finanziamento da parte di Bruxelles: il pacchetto da 2 miliardi di euro in sovvenzioni e 4 in prestiti. “C’è un grande potenziale non sfruttato”, ha messo in chiaro la leader dell’esecutivo comunitario a Sarajevo, facendo riferimento al fatto che l’economia bosniaca “è pari al 35 per cento della media Ue”. Ecco perché “dobbiamo avvicinare le nostre economie” con l’approccio ‘riforme-investimenti’, al pari del Next Generation Eu per i Ventisette: “Sappiamo quanto sia importante la prosperità economica per il funzionamento di qualsiasi Paese” e per le prospettive di integrazione europea, è stato l’ultimo messaggio di von der Leyen nel suo tour balcanico.Il percorso di adesione Ue della Bosnia ed ErzegovinaIl cammino di avvicinamento della Bosnia ed Erzegovina all’Unione Europea è iniziato il 15 febbraio 2016, con la presentazione ufficiale della domanda di adesione. Per più di sei anni non è arrivata nessuna risposta positiva da parte delle istituzioni comunitarie, proprio per la situazione quasi disastrata del Paese sul fronte delle condizioni-base (i criteri di Copenaghen) per essere considerato un candidato formale. Tuttavia negli ultimi due anni si sono intensificati i segnali di fiducia soprattutto da parte dell’esecutivo comunitario e della sua presidente, anche considerati i rischi di destabilizzazione russa di un Paese e di una regione molto delicati che si trovano nel cuore dell’Europa.È così che in occasione della presentazione del Pacchetto Allargamento 2022 è arrivata la raccomandazione al Consiglio di concedere alla Bosnia ed Erzegovina lo status di candidato all’adesione Ue, condita da un discorso particolarmente appassionato a Sarajevo di von der Leyen durante il precedente viaggio nelle capitali balcaniche per annunciare il supporto energetico di Bruxelles. Dopo aver valutato il parere della Commissione, il vertice dei leader Ue del 15 dicembre 2022 ha dato il via libera alla concessione alla Bosnia ed Erzegovina dello status di Paese candidato all’adesione Ue, sottolineando allo stesso tempo la necessità di implementare le riforme fondamentali nei settori dello Stato di diritto, dei diritti fondamentali, del rafforzamento delle istituzioni democratiche e della pubblica amministrazione. Nel processo di allargamento Ue Sarajevo è diventato così l’ottavo candidato all’adesione.L’ostacolo Republika SrpskaEppure il percorso di avvicinamento della Bosnia ed Erzegovina all’Unione è reso particolarmente ostico dal presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, che si è fatto promotore di un progetto secessionista dall’ottobre del 2021. L’obiettivo è quello di sottrarsi dal controllo dello Stato centrale in settori fondamentali come l’esercito, il sistema fiscale e il sistema giudiziario, a più di 20 anni dalla fine della guerra etnica in Bosnia ed Erzegovina. Il Parlamento Europeo ha evocato sanzioni economiche e, dopo la dura condanna dei tentativi secessionisti dell’entità a maggioranza serba in Bosnia (con un progetto di legge per l’istituzione di un Consiglio superiore della magistratura autonomo), a metà giugno del 2022 i leader bosniaci si sono radunati a Bruxelles per siglare una carta per la stabilità e la pace, incentrata soprattutto sulle riforme elettorali e costituzionali nel Paese balcanico.Da sinistra: il presidente della Republika Srpska, Milorad Dodik, e l’autocrate russo, Vladimir Putin, al Cremlino il 23 maggio 2023 (credits: Alexey Filippov / Sputnik / Afp)Ma da quest’anno le preoccupazioni si sono fatte sempre più concrete. A fine marzo il governo dell’entità serbo-bosniaca ha presentato un progetto di legge per istituire un registro di associazioni e fondazioni finanziate dall’estero. La cosiddetta legge sugli ‘agenti stranieri’ è simile a quella adottata da Mosca nel dicembre 2022 ed è stata approvata a fine settembre dall’Assemblea nazionale di Banja Luka, tra le apre critiche di Bruxelles. Ma parallelamente è avanzato anche l’iter per l’adozione degli emendamenti al Codice Penale che reintroducono sanzioni penali per diffamazione. Dopo la proposta – anch’essa a fine marzo – l’entrata in vigore è datata 18 agosto e ora sono previste multe da 5 mila a 20 mila marchi bosniaci (2.550-10.200 euro) se la diffamazione avviene “attraverso la stampa, la radio, la televisione o altri mezzi di informazione pubblica, durante un incontro pubblico o in altro modo”. Il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae) e la delegazione Ue a Sarajevo hanno attaccato Banja Luka, mettendo in luce che le due leggi “hanno avuto un effetto spaventoso sulla libertà di parola nella Republika Srpska“.Alle provocazioni secessioniste si è affiancato dal 24 febbraio dello scorso anno il non-allineamento alla politica estera dell’Unione e alle sanzioni internazionali contro il Cremlino: insieme alla Serbia la Bosnia ed Erzegovina è l’unico Paese europeo a non aver adottato misure restrittive a causa dell’opposizione della componente serba della presidenza tripartita. Già il 20 settembre dello scorso anno Dodik aveva viaggiato a Mosca per un incontro bilaterale con Putin, dopo le provocazioni ai partner occidentali sull’annessione illegale delle regioni ucraine occupate dalla Russia. Provocazioni che sono continuate a inizio gennaio di quest’anno con il conferimento all’autocrate russo dell’Ordine della Republika Srpska (la più alta onorificenza dell’entità a maggioranza serba del Paese balcanico) – come riconoscimento della “preoccupazione patriottica e l’amore” nei confronti delle istanze di Banja Luka – in occasione della Giornata nazionale della Republika Srpska, festività incostituzionale secondo l’ordinamento bosniaco. Come se bastasse, Dodik ha compiuto un secondo viaggio a Mosca il 23 maggio, mentre a Bruxelles sono emerse perplessità sulla mancata reazione da parte dell’Unione con sanzioni. Fonti Ue hanno rivelato a Eunews che esiste già da tempo un quadro di misure restrittive pronto per essere applicato, ma l’Ungheria non permette il via libera. Per qualsiasi azione del genere di politica estera serve l’unanimità in seno al Consiglio.Trovi ulteriori approfondimenti sulla regione balcanica nella newsletter BarBalcani ospitata da Eunews
    In vista del Pacchetto Allargamento e del Consiglio Europeo la presidente della Commissione Ue ha esortato Sarajevo ad attuare tre leggi fondamentali sullo Stato di diritto. Con un avvertimento: “Le risorse economiche saranno redistribuite ad altri Paesi in caso di mancata implementazione”