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    Ucraina, Papa vede Duda in Vaticano: profughi al centro. Il presidente lo invita in Polonia

    Città del Vaticano – Non si placano le violenze in Ucraina e, con gli orrori, l’emorragia di profughi costretti ad abbandonare le loro case. Secondo l’Unhcr sono già due milioni le persone che hanno lasciato l’Ucraina, la maggior parte trova rifugio nella vicina Polonia. Mentre Varsavia è alle prese con l’emergenza, il presidente Andrzej Duda vola a Roma per incontrare Papa Francesco. Più volte la Santa Sede si è proposta di mediare nella crisi.
    Al colloquio a porte chiuse, durato 35 minuti,  è seguito un faccia a faccia tra il presidente polacco e il cardinale Segretario di Stato della Santa Sede, Pietro Parolin, e il ‘ministro degli Esteri’ del Vaticano, monsignor Paul Gallagher. Conflitto, sicurezza e pace in Europa il focus, con un riferimento particolare alla situazione dei rifugiati, filtra dalle mura Leonine.  Delle sue preoccupazioni Bergoglio ha parlato anche con il presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanislaw Gadecki, ricevuto il 29 marzo. Al centro, hanno fatto sapere i vescovi, “l’impegno della Chiesa a fronte della crisi umanitaria”.
    Tra i doni del Papa per Duda oggi ce ne è uno che torna frequentemente: il medaglione di San Martino. Secondo la tradizione, durante un temporale il santo donò una metà del suo mantello a un mendicante seminudo e l’altra metà a un secondo indigente incontrato poco dopo. ‘Icona dell’impegno verso i bisognosi’, recita la nota di accompagnamento.  Con il medaglione, Francesco regala anche i documenti del suo Pontificato (le encicliche, le esortazioni apostoliche, l’ultimo messaggio per la Pace, la dichiarazione sulla fratellanza umana, il libro sulla Statio Orbis del 27 marzo 2020).  Il presidente polacco ricambia con un dipinto raffigurante il cardinale Stefan Wyszynski, un album fotografico degli eventi del primo anno dell’attuale mandato della Presidenza e una collana di cd con opere del musicista polacco Fryederyk Chopin.
    La Polonia, che ha aperto le porte ai rifugiati, è tornata più volte nei ringraziamenti del Papa, dall’inizio del conflitto. Duda lo ringrazia, invita Bergoglio a visitare di nuovo il Paese, in queste settimane, gli racconta dei colloqui avuti con il presidente ucraino, Volodomyr Zelensky. “Abbiamo quasi due milioni di cittadini ucraini, questa sarebbe una occasione di incontro con due nazioni, quella polacca e quella ucraina”, spiega poi in un briefing, senza spingersi a fornire altri dettagli.  Ma a chi gli chiede conto della richiesta di tanti attori di trovare una soluzione onorevole per il presidente russo Vladimir Putin,  Duda risponde senza indugi: “Non c’è onore per la gente senza onore”.

    Francesco riceve in Vaticano il presidente polacco: confronto sul dramma del conflitto in Ucraina

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    Migranti, Papa il 2-3 aprile a Malta: al Sud dell’Europa per chi cerca rifugio

    Roma – Pellegrino al Sud dell’Europa, al centro del Mediterraneo, per “incontrare gli abitanti di un Paese oggi ancora più impegnato nell’accoglienza di tanti fratelli e sorelle in cerca di rifugio”. Papa Francesco inquadra il suo prossimo viaggio all’estero, il 36esimo del suo Pontificato, a Malta (2-3 aprile). Asilo ed Europa al centro, senza perdere le “orme dell’Apostolo Paolo”, accolto durante un naufragio mentre era diretto a Roma. Alle sorgenti di una comunità cristiana dalla storia millenaria.
    Il motto del viaggio è, appunto, ‘Ci trattarono con rara umanità’. Un tema affrontato anche nell’ultima visita all’estero a Cipro e in Grecia (2-6 dicembre 2021), quando il Papa ha fatto tappa nell’isola di Lesbo, per la seconda volta. A Mitilene il Pontefice ha incontrato i migranti nel Reception and Identification Centre, che ha sostituito il campo di Moria, dopo il grande incendio del 2020. E se da Moria è rientrato a Roma, nel 2016, con 12 rifugiati siriani nel suo stesso aereo, a Cipro ha raggiunto un accordo per il ricollocamento di 50 migranti a spese del Vaticano.
    Fitto il programma di sabato e domenica che, in due giorni,  prevede un incontro con il presidente della Repubblica, George Vella, il primo ministro, Roberto Abela, le autorità e il corpo diplomatico. Ma anche una visita nell’isola di Gozo, che raggiungerà in catamarano dal Porto Grande di La Valletta, per pregare nel Santuario di ‘Ta’ Pinu’ e non mancherà il tradizionale incontro privato con i membri della Compagnia di Gesù. In programma la visita della grotta di San Paolo nella basilica di Rabat, costruita nel luogo del naufragio, dove incontrerà un gruppo di malati e assistiti dalla Caritas.
    Prima di ripartire, il Papa visiterà il Centro per migranti ‘Giovanni XXIII Peace Lab’ ad Hal Far, l’ex aeroporto, dove incontrerà 200 profughi e ascolterà le testimonianze di due di loro. Qui, prevedibilmente, Francesco inchioderà ancora l’Europa alle sue responsabilità. Nell’intervista rilasciata il mese scorso a ‘Che tempo che fa’ Bergoglio ha parlato della gestione dell’accoglienza dei migranti da parte dei paesi membri come “criminale”. Da anni gli accordi con alcuni Paesi al di fuori dell’Unione bloccano i migranti e impediscono con la forza di fare richiesta d’asilo in Ue. Sotto accusa c’è soprattutto la Libia e i suoi campi che più volte il Papa ha definito “veri e propri lager”.

    Asilo ed Europa al centro dei suoi messaggi, senza perdere le “orme dell’Apostolo Paolo”, accolto durante un naufragio mentre era diretto a Roma

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    Papa consacra Russia e Ucraina a Maria: Il dialogo prevalga sulle tentazioni di vendetta

    Roma – La risposta di Papa Francesco alla guerra in Ucraina è del tutto diversa da quella dei leader dell’Occidente. Nella crisi russo-ucraina, l’unica via percorribile per la Santa Sede è sempre stata quella del negoziato. Ma oggi non parla la politica d’Oltretevere, parla la penitenza, la confessione dei peccati, la preghiera. E risuonano forti le campane della Basilica di San Pietro, un richiamo alle coscienze di tutti.
    Contro la “folle corsa” agli armamenti, Bergoglio consacra l’Ucraina e la Russia al Cuore Immacolato di Maria nel giorno dell’Annunciazione perché, spiega, “Dio ha cambiato la storia bussando al Cuore di Maria. E oggi anche noi, rinnovati dal perdono di Dio, bussiamo a quel Cuore”.  Alla Madre del Redentore Francesco affida il grido di pace delle popolazioni oppresse dalla guerra “insensata” e dalla violenza, “perché il coraggio del dialogo e della riconciliazione prevalga sulle tentazioni di vendetta, di prepotenza, di corruzione”, insiste.  Mentre le armi non tacciono, la guerra provoca “paura e sgomento” e abbiamo bisogno di sentirci dire “non temere” eppure, osserva,  “non bastano le rassicurazioni umane, occorre la presenza di Dio, la certezza del perdono divino, il solo che cancella il male, disinnesca il rancore, restituisce la pace al cuore”.
    Anche il Papa si fa confessare individualmente come gli altri, dopo il rito di riconciliazione, in un momento quasi drammatico, accompagnato dai violini. “Abbiamo smarrito la via della pace – scandisce nell’atto di consacrazione -. Abbiamo dimenticato la lezione delle tragedie del secolo scorso, il sacrificio di milioni di caduti nelle guerre mondiali. Abbiamo disatteso gli impegni presi come Comunità delle Nazioni e stiamo tradendo i sogni di pace dei popoli e le speranze dei giovani. Ci siamo ammalati di avidità, ci siamo rinchiusi in interessi nazionalisti, ci siamo lasciati inaridire dall’indifferenza e paralizzare dall’egoismo. Abbiamo preferito ignorare Dio, convivere con le nostre falsità, alimentare l’aggressività, sopprimere vite e accumulare armi, dimenticandoci che siamo custodi del nostro prossimo e della stessa casa comune. Abbiamo dilaniato con la guerra il giardino della Terra, abbiamo ferito con il peccato il cuore del Padre nostro, che ci vuole fratelli e sorelle. Siamo diventati indifferenti a tutti e a tutto, fuorché a noi stessi. E con vergogna diciamo: perdonaci, Signore!”. 

    “Dio ha cambiato la storia bussando al Cuore di Maria. E oggi anche noi, rinnovati dal perdono di Dio, bussiamo a quel Cuore”