More stories

  • in

    Macron, Merz e Tusk in Moldova per sostenere il percorso europeo di Chisinau

    Bruxelles – L’Unione europea rimane salda al fianco della Moldova, nella sua resistenza all’assertività della Russia e nel suo percorso verso l’adesione. O almeno questo è il messaggio consegnato da Emmanuel Macron, Friedrich Merz e Donald Tusk alla presidente della Repubblica, Maia Sandu. La visita, in occasione del 34esimo anniversario dell’indipendenza di Chisinau, arriva ad un mese da elezioni legislative che si preannunciano ad alta tensione a causa delle temute interferenze del Cremlino.Il presidente francese Emmanuel Macron ha offerto il “sostegno determinato” di Parigi alla Moldova nel suo percorso per aderire all’Ue, ammonendo sulle “menzogne” russe durante una visita nella capitale con il cancelliere tedesco Friedrich Merz e il primo ministro polacco Donald Tusk. I tre leader europei, rappresentanti del cosiddetto triangolo di Weimar, si sono recati in Moldova oggi (27 agosto) per mostrare a Chisinau la vicinanza di Bruxelles in questa delicata fase storica.La padrona di casa, la presidente pro-europea Maia Sandu, ha accolto il trio con tutti gli onori, sottolineando che la presenza dei leader “dimostra non solo il vostro sostegno alla Moldova, ma anche che il progetto europeo continua e che noi ne facciamo parte”. “Non c’è alternativa all’Europa“, ha scandito la presidente, in un momento in cui “la nostra indipendenza, la nostra sovranità e la nostra pace sono messe alla prova forse più che mai“.So glad to welcome our dear friends @EmmanuelMacron, @donaldtusk, @_FriedrichMerz — honoured to celebrate Moldova’s Independence Day together. pic.twitter.com/QTvA0WZMJG— Maia Sandu (@sandumaiamd) August 27, 2025La scelta della data è tutt’altro che casuale. Il simbolismo politico richiama il passato ma parla anche al presente e all’immediato futuro del piccolo ma strategico Paese balcanico. Il 27 agosto 1991, Chisinau dichiarò la propria indipendenza dall’Unione sovietica, tre giorni dopo Kiev.Quanto al presente, la visita odierna va letta nel contesto regionale di crescente volatilità geopolitica, acuita dall’aggressione russa dell’Ucraina. Tra un mese, il prossimo 28 settembre, gli elettori saranno chiamati alle urne per rinnovare il Parlamento monocamerale moldavo, in un voto cruciale che segnerà anche la traiettoria geopolitica del Paese per i prossimi anni. Il timore, a Chisinau come a Bruxelles, è che il Cremlino scateni l’ennesima campagna di interferenze elettorali.È già accaduto lo scorso novembre, quando Sandu centrò il bis per il rotto della cuffia e l’ultranazionalista filorusso Călin Georgescu vinse a sorpresa il primo turno delle presidenziali romene, sprofondando Bucarest in una profonda crisi politico-istituzionale. L’incubo peggiore sarebbe uno sviluppo analogo a quello avvenuto in Georgia, scivolata (di nuovo) nell’orbita di Mosca a seguito delle elezioni truccate di ottobre.“La propaganda del Cremlino ci dice che gli europei vogliono prolungare la guerra e che l’Ue opprime i popoli: queste sono menzogne”, ha dichiarato Macron. “A differenza della Russia, l’Ue non minaccia nessuno e rispetta la sovranità di tutti“, ha aggiunto intervenendo alla conferenza stampa congiunta accanto alla sua omologa moldava.Il presidente russo Vladimir Putin (foto: Vyacheslav Prokofyev/Sputnik via Afp)Sandu suona da tempo l’allarme circa il rischio di “un’ingerenza elettorale senza precedenti” nel prossimo appuntamento con le urne. Ad oggi, i sondaggi pre-elettorali danno il suo Partito di azione e solidarietà (Pas), di centro-destra, in vantaggio con circa il 39 per cento dei consensi, mentre il Partito socialista (Psrm), filorusso, si attesta nei dintorni del 15 per cento. Alle elezioni del 2021, il Pas aveva ottenuto poco meno del 53 per cento.Del resto, Mosca può far ricorso a varie armi nel suo ampio arsenale di guerra ibrida: non solo disinformazione e interferenze elettorali, ma anche la strumentalizzazione dei flussi energetici, ad esempio. Una tecnica già collaudata proprio nella regione separatista moldava della Transnistria, lasciata senza elettricità lo scorso inverno con l’obiettivo di mettere sotto pressione Chisinau.Infine, il viaggio dei leader europei a Chisinau aveva anche l’obiettivo di riaffermare l’impegno dei Ventisette ad accogliere la nazione balcanica nel club a dodici stelle nel futuro prossimo, magari nel giro di qualche anno. “La porta dell’Ue è aperta per la Moldova“, ha dichiarato Merz, aggiungendo che Berlino “farà tutto il possibile per aprire il primo capitolo dei negoziati in autunno“.Il Paese è ufficialmente candidato dal giugno 2022 ma i negoziati di adesione sono cominciati due anni dopo, in parallelo a quelli dell’Ucraina. Nonostante i progressi compiuti dallo Stato balcanico, riconosciuti in diverse occasioni dai vertici comunitari, al momento attuale non è aperto nessuno dei 35 capitoli negoziali per allineare le leggi moldave all’acquis communautaire.Nelle ultime settimane è addirittura circolata l’ipotesi di un disaccoppiamento delle domande d’adesione di Moldova e Ucraina, dato che sulla seconda continua a mettersi di traverso l’Ungheria di Viktor Orbán. Tra i corridoi di Bruxelles si ragionerebbe sulla possibilità di aprire a breve il primo cluster per Chisinau, prima delle elezioni, per consentire a Sandu – che ha fatto dell’adesione all’Ue, considerata “irreversibile”, un pilastro centrale della propria piattaforma politica – di tirare la volata nelle urne.Ma potrebbe trattarsi di una mossa politicamente rischiosa, capace d’incrinare i rapporti con Kiev nel momento in cui la diplomazia internazionale sembra brancolare nel buio e non si vede all’orizzonte una fine della guerra con la Russia. Gli stessi ucraini si dicono fiduciosi che l’intercessione di Donald Trump nei confronti del premier magiaro possa sbloccare l’impasse.

  • in

    Armenia, il Parlamento chiede l’avvio dei negoziati per l’adesione all’Ue

    Bruxelles – Un passo alla volta, Yerevan continua sulla sua strada per avvicinarsi all’Europa. E contemporaneamente allontanarsi dalla Russia. Il Parlamento armeno ha approvato un disegno di legge che impegna il governo ad avviare al più presto i negoziati d’adesione all’Ue. Il prossimo passaggio dovrebbe essere ora un referendum popolare.Nella mattinata di oggi (26 marzo) i deputati dell’ex repubblica sovietica hanno adottato a larga maggioranza – 64 voti a favore e 7 contrari alla seconda lettura – un provvedimento che chiede all’esecutivo di mettere in moto il lungo e complesso processo per diventare uno Stato membro del club a dodici stelle. L’iter era stato messo in moto da una petizione popolare che aveva superato la soglia legale delle 50mila firme, portando il primo ministro Nikol Pashinyan a mettere sul tavolo dell’Aula la questione dell’adesione lo scorso 9 gennaio.Sostenendo che si tratta di una volontà condivisa dalla maggioranza della popolazione, il premier ribadisce da tempo la necessità di portare il Paese caucasico nell’orbita europea, sganciandolo parallelamente da quella di Mosca. Ma non sarà facile recidere il cordone ombelicale che ancora lo lega alla Federazione, soprattutto in termini economici ed energetici, e il Cremlino ha già minacciato ripercussioni se il governo di Yerevan procederà per la sua strada.Il presidente del Consiglio europeo, António Costa (sinistra), e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan (foto: Frederic Sierakowski via Imagoeconomica)L’adozione odierna da parte dell’emiciclo apre le porte alla consultazione referendaria, richiesta dai firmatari della petizione popolare per iniziare formalmente i negoziati con Bruxelles. Ma quello dell’adesione all’Ue è un percorso accidentato e tutto in salita, che può durare anni e non garantisce a priori un esito positivo, come dimostrano le esperienze di Turchia e Georgia, solo per citarne un paio.Due eurodeputati, il socialista lettone Nils Ušakovs e la popolare slovacca Miriam Lexmann, hanno salutato positivamente il voto del Parlamento di Yerevan: “Prendiamo atto di questa decisione e la accogliamo come un’altra chiara espressione del fermo impegno dell’Armenia nei confronti dei nostri valori condivisi e del percorso democratico del Paese”, si legge in un comunicato congiunto. Pashinyan ha già segnalato la volontà di intraprendere al più presto un dialogo con Bruxelles per mettere nero su bianco una roadmap che porti all’adesione attraverso misure concrete come ad esempio la liberalizzazione dei visti.A metà mese, l’Armenia ha trovato un’intesa (provvisoria) col vicino Azerbaigian sulla stipula di un accordo di pace per mettere fine a decenni di relazioni conflittuali, dovute principalmente alla contesa territoriale nel Nagorno-Karabakh.