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    I leader Ue omaggiano le vittime del terrorismo di Hamas. Metsola: “Questa è l’Europa, noi stiamo con Israele”

    Bruxelles – L’Eurocamera, il Consiglio europeo e la Commissione europea insieme per Israele. Davanti all’edificio Altiero Spinelli, al Parlamento europeo di Bruxelles, i leader delle tre istituzioni Ue si sono riuniti per un momento di raccoglimento per le oltre mille vittime degli attacchi terroristici perpetrati da Hamas da sabato 7 ottobre.Con Roberta Metsola, Charles Michel e Ursula von der Leyen anche l’ambasciatore israeliano presso l’Ue, Haim Regev, oltre a diversi commissari europei, i presidenti dei principali gruppi politici all’Eurocamera, tanti deputati, funzionari e cittadini. Centinaia di persone che hanno riempito l’intero piazzale dedicato a Simone Veil. “Sono orgogliosa di essere qui con così tanti di voi. La vostra presenza fuori dal Parlamento europeo è significativa, la nostra voce è importante. So quanto questo significhi per le persone in Israele colpite dal peggior attacco terroristico da generazioni”, ha dichiarato Metsola.Ribadita la dura la condanna all’estremismo di Hamas: “Dobbiamo essere chiari: questo è il terrorismo nella sua peggior forma”, ha tuonato Metsola, sottolineando che il gruppo islamista è “un’organizzazione terroristica” che “non rappresenta le legittime aspirazioni del popolo palestinese”, che non “offre soluzioni” ma solo “spargimenti di sangue”. Per la leader Ue il 7 ottobre passerà alla storia come il “giorno dell’infamia globale”, il giorno in cui ancora una volta il mondo “è stato testimone dell’assassinio di ebrei semplicemente perché erano ebrei”. Il giorno in cui – ha ricordato Metsola – “Hamas ha ucciso più di mille neonati, bambini, donne e uomini innocenti, ha aperto il fuoco su centinaia di giovani durante un evento musicale uccidendo indiscriminatamente anche cittadini dell’Ue, ha rapito ragazze e ragazzi, ha preso gli anziani sopravvissuti all’Olocausto e li ha trascinati fuori dalle loro case, facendoli sfilare per le strade come trofei”.Dal Parlamento europeo l’appello al rilascio immediato degli oltre 100 ostaggi ancora nelle mani di Hamas e la promessa che “l’Europa è pronta ad aiutare a mediare le risoluzioni”. Ma con un punto fermo: “Non esiste alcuna giustificazione per il terrorismo”. Prima di indire un minuto di silenzio, Metsola si è rivolta direttamente all’ambasciatore di Israele a Bruxelles: “Ambasciatore Haim Regev, grazie per essere qui oggi. Questa è l’Europa. E noi siamo con te”. Le parole di Metsola sono state accolte da un lungo applauso delle persone raccolte in piazza. Dopo il momento di silenzio, hanno risuonato gli inni di Israele e dell’Ue.Momento di raccoglimento per Israele al collegio dei Commissari UePoco prima della cerimonia sul piazzale del Parlamento europeo, a palazzo Berlaymont anche i commissari del gabinetto von der Leyen si sono riuniti in un momento di raccoglimento per le vittime in Israele. “Ci può essere solo una risposta: l’Europa sta con Israele, supportiamo pienamente il diritto di Israele a difendersi”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, prima di condannare duramente le azioni terroristiche di Hamas, l’unico “responsabile per le sue azioni”, che porteranno “maggiore sofferenza ai palestinesi innocenti”.Sulla polemica montata nei giorni scorsi sui fondi dell’Ue per la Palestina, von der Leyen ha assicurato che “il sostegno umanitario al popolo palestinese non è in discussione”, ma che al contempo “è importante rivedere attentamente la nostra assistenza finanziaria alla Palestina”. Tuttavia la leader dell’esecutivo comunitario è sicura: “I finanziamenti dell’Ue non sono mai andati e non andranno mai a Hamas o a qualsiasi entità terroristica”.
    Roberta Metsola, Charles Michel e Ursula von der Leyen insieme per commemorare gli oltre mille morti in Israele per mano dell’organizzazione terroristica. Per la presidente dell’Eurocamera il 7 ottobre passerà alla storia come “il giorno dell’infamia globale”. Nessun riferimento alle vittime civili palestinesi

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    Metsola apre la plenaria del Parlamento Europeo chiedendo la liberazione degli ostaggi europei in Iran

    Bruxelles – Dopo l’esecuzione capitale di Habib Chaab, cittadino iraniano-svedese accusato dal regime teocratico di corruzione e di aver condotto azioni terroristiche, la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, lancia l’ennesimo appello a Teheran: la liberazione “immediata e senza condizioni” di tutti gli ostaggi europei dalle carceri iraniane.
    Manifestazione per la liberazione di Ahmad Reza Jalali a Stoccolma (Photo by Anders Wiklund / Tt News Agency / AFP) / Sweden Out)
    Tra le decine di detenuti con cittadinanza europea nel Paese, la leader Ue ha menzionato il caso di Ahmad Reza Jalali, medico e ricercatore iraniano naturalizzato svedese che si trova in carcere dall’aprile del 2016. Dopo un anno di ingiustificata detenzione, nell’ottobre del 2017 Jalali è stato condannato a morte con l’accusa di spionaggio per conto di Israele.
    Ma non è l’unico caso della vergognosa diplomazia degli ostaggi messa in pratica da Teheran, che cerca in questo modo di esercitare pressioni sui governi occidentali e di raggiungere concessioni politiche in cambio della liberazione dei connazionali. Olivier Vandecasteele, operatore umanitario belga arrestato nel febbraio 2022 e condannato a 40 anni di carcere per spionaggio contro la Repubblica islamica, Benjamin Briére, viaggiatore e blogger francese detenuto da oltre due anni e in sciopero della fame dallo scorso 28 gennaio, Jamshid Sharmhad, giornalista iraniano naturalizzato tedesco, contro cui è stata emessa una condanna a morte lo scorso 26 aprile. E altri ancora.
    Davanti all’Eurocamera riunita per la sessione plenaria a Strasburgo, Metsola ha lanciato un messaggio alla Repubblica Islamica, che ha nuovamente risposto alle sanzioni europee aggiungendo altri membri del Parlamento Europeo alla propria lista di individui soggetti a misure restrittive. “Nessuna minaccia, intimidazione o sanzione potrà zittire quest’Aula”, ha avvertito la presidente, convinta che le sanzioni imposte da Teheran non faranno altro che “rafforzare la nostra determinazione nel supportare le donne e la libertà in Iran”.

    La presidente dell’Eurocamera ha commentato le sanzioni imposte da Teheran a diversi europarlamentari: “Nessuna minaccia, intimidazione o sanzione potrà zittire quest’Aula”. Si cerca di evitare la condanna a morte del ricercatore iraniano-svedese Ahmad Reza Jalali

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    L’eurodeputata Ana Miranda trattenuta e respinta da Israele. “Rammarico” dell’Ue

    Bruxelles – Trattenuta per oltre cinque ore all’aeroporto di Tel Aviv e respinta a Madrid: questo il trattamento riservato dalle autorità israeliane all’eurodeputata del Blocco Nazionalista Galiziano, Ana Miranda Paz, membro della delegazione del Parlamento europeo per le relazioni con la Palestina (Dpal).
    Ana Miranda Paz
    Nella serata di ieri (20 febbraio) Miranda è atterrata all’aeroporto Ben Gurion con il resto della delegazione, da cui avrebbe dovuto muoversi alla volta dei territori palestinesi per una missione ufficiale, utile per appurare il trattamento della popolazione palestinese da parte delle autorità israeliane, incontrare attori della società civile e monitorare la situazione umanitaria nei territori occupati. Ma la polizia israeliana le ha impedito l’ingresso e, dopo ore di trattative, l’ha obbligata a salire sul primo volo della mattina per la Spagna. Miranda ha spiegato che il divieto sarebbe dovuto alla sua partecipazione, nel 2015, alla “flotilla” di supporto umanitario alla popolazione di Gaza. “Questa decisione è profondamente spiacevole e sorprendente, dal momento che le autorità israeliane sono state informate con largo anticipo della composizione della delegazione, e il suo ingresso (di Miranda, ndr) era stato autorizzato esplicitamente dalle autorità”, ha dichiarato la portavoce della Commissione europea, Nabila Massrali.
    Delegazione che era già stata ridotta, poiché il suo presidente, l’eurodeputato della Sinistra europea, Manu Pineda, si è visto negare il permesso di transitare in territorio israeliano la scorsa settimana. “Il regime israeliano sa di poter fare quello che vuole con gli eurodeputati perché è libero: nessun provvedimento è stato preso, né pare che saranno presi al di là di sterili dichiarazioni”, ha commentato Pineda su Twitter, esprimendo il suo sostegno alla collega. Il presidente della delegazione Dpal aveva chiesto una riunione d’urgenza con Roberta Metsola per discutere l’applicazione di misure reciproche contro Israele, ovvero il “divieto di ingresso al Parlamento Ue a rappresentanti e diplomatici israeliani”. Raggiunto da Eunews, il suo staff ha confermato di non aver ancora ricevuto risposta dalla presidente dell’Eurocamera.
    In un tweet Metsola si è detta “rammaricata” per la decisione di Israele e pronta a “contattare le autorità per chiarire la vicenda”. Nessun riferimento all’appello di Pineda, ma la promessa di “parlare con i capigruppo del Parlamento europeo per discutere cosa si può fare in modo che non accada di nuovo”. Sterile dichiarazione, come insinuato da Pineda, o manifesta volontà di intenti? Lo sgarbo di Israele è grave e reiterato e, come ha ricordato Nabila Massrali, “il rispetto di tutti gli eurodeputati è essenziali per le buone relazioni” tra Bruxelles e Tel Aviv.

    Deeply disappointed at Israel’s decision to deny entry to @anamirandapaz, who was due to form part of an official @Europarl_EN mission to West Bank & Gaza.
    MEP Miranda is now back in Europe. I will be contacting Israel’s authorities to clarify what happened & convey our concern.
    — Roberta Metsola (@EP_President) February 21, 2023

    Membro della delegazione del Parlamento Ue per le relazioni con la Palestina, è stata costretta a tornare in Spagna dopo aver passato 5 ore all’aeroporto di Tel Aviv. Metsola annuncia una riunione con i capigruppo per discutere le possibili contromisure

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    Metsola agli ambasciatori Ue: “L’appeasement non ha mai funzionato e mai funzionerà”

    Bruxelles – Solidarietà e sostegno all’Ucraina contro l’invasione russa e difesa dei valori europei contro la propaganda e la disinformazione. Questi i punti chiave che la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, ha voluto ribadire nel suo intervento alla conferenza annuale degli Ambasciatori dei Paesi dell’UE che si è tenuta oggi (11 ottobre). “Solo se l’Ucraina sarà in grado di difendersi potremo raggiungere la pace, una pace reale e non costretta con le minacce. In Europa abbiamo già da tempo imparato e capito che l’appeasement non ha funzionato in passato, non funziona oggi e non funzionerà mai”, ha affermato la Presidente con un chiaro riferimento a quella che fu la politica dell’appeasement che i capi di stato delle potenze europee adottarono con la Germania nazista, facendo a Hitler concessioni politiche e territoriali nel tentativo di evitare un conflitto, e che sfociò invece nello scoppio della seconda guerra mondiale. 
     
    La presidente Metsola ha esortato l’aula a mantenere la solidarietà dimostrata nell’affrontare le sfide drammatiche degli ultimi anni: prima la risposta alla pandemia di Covid-19, ora quella all’invasione russa in Ucraina. 7,2 miliardi di euro per il supporto finanziario, 2 miliardi e mezzo per il sostegno militare e 8 pacchetti di sanzioni contro il Cremlino: questi i risultati ottenuti dalla volontà comune dei Paesi Ue, che la presidente del Parlamento europeo ha voluto ricordare nel suo discorso. “L’Europa ha fatto tanto, ma non è il tempo di compiacersi. Siamo chiamati a fare ancora di più”, ha affermato Metsola alla luce della recente escalation che ha portato ai bombardamenti russi su Kiev e 14 regioni ucraine. 
    Parallelamente allo sforzo economico e militare in supporto all’Ucraina, Metsola ha sottolineato la necessità di difendere la democrazia e i valori europei contro la propaganda e la disinformazione: “Una battaglia tra diverse narrazioni infuria in tutti i continenti, facendo sì che le nostre intenzioni e il nostro ruolo siano spesso travisati. Dobbiamo unire gli sforzi e amplificare il nostro messaggio”, queste le parole della Presidente, che ha concluso invitando gli ambasciatori a trovare intuizioni concretizzabili per permettere all’Unione Europea di affrontare “con rinnovato slancio” questi tempi straordinariamente difficili.

    Nel suo discorso alla conferenza annuale degli ambasciatori dei Paesi UE, la presidente del Parlamento europeo ha richiamato l’aula alla fermezza contro l’espansionismo del Cremlino e alla necessità di difendere i valori europei da propaganda e disinformazione