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    Il Consiglio nomina quattro nuovi rappresentanti speciali Ue. Per la Bosnia c’è Luigi Soreca

    Bruxelles – Nella nuova mandata di rappresentanti speciali Ue appena approvata dal Consiglio dell’Unione Europea ci sono anche due diplomatici italiani, uno con un nuovo ruolo e una confermata nel suo incarico a servizio degli interessi dei Ventisette in Paesi e regioni chiave del mondo. Luigi Soreca è stato nominato rappresentante speciale Ue per la Bosnia ed Erzegovina, mentre Emanuela Claudia Del Re si è vista confermare fino al 30 novembre per la regione del Sahel. La quota di italiani sui 11 rappresentanti speciali Ue complessivi sale così a tre, considerato anche l’incarico assunto nel maggio dello scorso anno  da Luigi Di Maio per la regione del Golfo.I nuovi rappresentanti speciali Ue, da sinistra: Johan Borgstam (per i Grandi Laghi), Magdalena Grono (per la Georgia), Aivo Orav (per il Kosovo) e Luigi Soreca (per la Bosnia ed Erzegovina)Sono quattro i nuovi nomi e tre le proroghe che hanno ricevuto oggi (26 luglio) il semaforo verde del Consiglio dell’Ue. Oltre a Soreca per la Bosnia ed Erzegovina (con un mandato di due anni) e Del Re per la regione del Sahel (confermata per altri quattro mesi), dal primo settembre lo svedese Johan Borgstam sarà destinato alla regione dei Grandi Laghi africani (per un anno), la ceca Magdalena Grono si occuperà di Caucaso meridionale e crisi in Georgia (per un anno) e l’estone Aivo Orav del Kosovo (per due anni), mentre rimarrà lo slovacco Miroslav Lajčák fino al 31 gennaio 2025 per il dialogo Belgrado-Pristina e altre questioni regionali dei Balcani Occidentali, e la tedesca Annette Weber fino al 31 agosto 2026 per il Corno d’Africa.“Sono orgoglioso di essere stato nominato dal Consiglio dell’Unione Europea come rappresentante speciale per la Bosnia ed Erzegovina”, è il commento di Soreca in un post su X, ricordando il “momento cruciale del percorso di integrazione Ue” per il Paese balcanico dopo la decisione del Consiglio Europeo dello scorso 21 marzo di avviare i negoziati di adesione (anche se la strada rimane costellata di numerosi ostacoli istituzionali). Il diplomatico e avvocato italiano, alla Commissione Europea dal 1998, nel 2016 è stato nominato inviato speciale Ue in Italia per l’avvio del processo di ricollocazione di persone rifugiate e migranti, tra il 2018 al 2022 è stato capo della delegazione Ue in Albania e negli ultimi due anni ha ricoperto l’incarico di inviato speciale Ue per la dimensione esterna della migrazione, presso il Servizio europeo per l’azione esterna a Bruxelles. Dal primo settembre succederà all’austriaco Johann Sattler nel mandato di “garantire continui progressi nel processo di stabilizzazione e associazione” di una Bosnia ed Erzegovina “stabile, vitale, pacifica, multietnica e unita, che cooperi pacificamente con i suoi vicini e che si avvii verso l’adesione all’Ue”, si legge nella nota del Consiglio.Cosa fanno i rappresentanti speciali UeI rappresentanti speciali Ue promuovono le politiche e gli interessi dell’Unione “in regioni e Paesi specifici” e svolgono un ruolo “attivo” negli sforzi per consolidare la pace, la stabilità e lo Stato di diritto, è quanto si legge nella pagina del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (Seae) dedicato alle figure che sostengono il lavoro dell’alto rappresentante Ue nelle regioni interessate. Si tratta di rappresentanti che forniscono all’Unione una “presenza politica attiva” in Paesi e regioni considerati chiave per i Ventisette, agendo come “voce e volto” delle politiche comunitarie.A oggi esistono 10 rappresentanti speciali che sviluppano la politica estera e di sicurezza dell’Ue, ma saliranno fra poco più di un mese a 11 con la riapertura della posizione nella regione dei Grandi Laghi africani: in Bosnia ed Erzegovina (Johann Sattler, dal primo settembre Luigi Soreca), per l’Asia centrale (Terhi Hakala), per il Corno d’Africa (Annette Weber), per i diritti umani (Eamon Gilmore), per il Kosovo (Tomáš Szuyog, dal primo settembre Aivo Orav), per il processo di pace in Medio Oriente (Sven Koopmans), per il Sahel (Emanuela Claudia Del Re), per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia (Toivo Klaar, dal primo settembre Magdalena Grono), per i Grandi Laghi (dal primo settembre Johan Borgstam), per il dialogo Belgrado-Pristina e altre questioni regionali dei Balcani Occidentali (Miroslav Lajčák) e per il Golfo (Luigi Di Maio).

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    Di Maio è più vicino alla nomina a rappresentante speciale Ue per il Golfo Persico. Possibile via libera già il 15 maggio

    Bruxelles – Il ritorno nei palazzi delle istituzioni comunitarie, non più da ministro del governo italiano ma come rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Golfo Persico. Continua la corsa di Luigi Di Maio verso l’incarico voluto dall’alto rappresentante speciale Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e – nonostante le aspre polemiche che hanno agitato l’opinione pubblica italiana – già lunedì prossimo (15 maggio) potrebbe arrivare il via libero definitivo a Bruxelles.
    L’ex-ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio
    Secondo quanto si apprende da fonti diplomatiche, nella riunione di questa mattina (10 maggio) del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) è stata approvata senza dibattito la proposta dell’alto rappresentante Borrell su Di Maio. Il punto in agenda dei 27 ambasciatori presso l’Ue era previsto secondo i passaggi consiliari per la scelta del candidato alla nuova carica di rappresentante speciale per il Golfo Persico, dopo l’ok al Comitato politico e di sicurezza (Cops) – sempre senza discussioni – e al Gruppo dei Consiglieri per le relazioni esterne (Relex). A questo punto il nome di Di Maio ha bisogno della ratifica finale da parte del Consiglio nella prima formazione dei 27 ministri disponibile e, anche in questo caso si tratta di un punto procedurale che non richiede alcuna discussione. Sempre secondo quanto riferiscono le fonti, la data plausibile potrebbe essere quella del 15 maggio, quando si riunirà a Bruxelles il Consiglio Istruzione, gioventù, cultura e sport.
    L’ex-ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, e l’alto rappresentante speciale Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell (7 gennaio 2020)
    La Commissione Europea aveva affidato la selezione a un panel di tecnici indipendenti, che aveva poi presentato all’alto rappresentante Borrell una rosa finale di quattro nomi, con il suggerimento caduto su Di Maio “sulla base delle prestazioni fornite dai candidati”. Oltre all’ex-ministro degli Esteri italiano tra il governo Conte 2 e quello Draghi, la lista comprendeva anche l’ex-inviato delle Nazioni Unite in Libia, lo slovacco Jan Kubis, l’ex-ministro degli Esteri greco ed ex-commissario europeo, Dimitris Avramopoulos, e il politico cipriota Markos Kyprianou. Come spiegano le fonti, dal momento della scelta del candidato da parte dell’alto rappresentante Ue tutto l’iter si è composto di una serie di passaggi formali. Anche se per la nomina dei rappresentanti speciali a livello procedurale sarebbe richiesta la maggioranza qualificata, nella pratica la figura indicata dall’alto rappresentante Ue viene semplicemente “accolta” dai rappresentanti diplomatici degli Stati membri, senza un vero e proprio voto. Proprio Borrell aveva indicato l’ex-ministro degli Esteri italiano come “il candidato più adatto” per ricoprire questo nuovo incarico in una lettera del 21 aprile scorso indirizzata agli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza degli Stati membri.
    Cosa farà Di Maio come rappresentante speciale per il Golfo
    In qualità di rappresentante speciale – se la nomina passerà come previsto senza problemi dal Consiglio – l’obiettivo di Di Maio sarà quello di rafforzare e approfondire i rapporti energetici con la regione del Golfo, dal momento in cui per l’Unione è cruciale diversificare l’approvvigionamento di gas dalla Russia e cercare nuovi fornitori di idrocarburi. Il mandato dovrebbe durare 21 mesi, a partire dal primo giugno 2023 fino al 28 febbraio 2025.
    I rappresentanti speciali dell’Ue promuovono le politiche e gli interessi dell’Unione “in regioni e Paesi specifici” e svolgono un ruolo “attivo” negli sforzi per consolidare la pace, la stabilità e lo Stato di diritto, è quanto si legge nella pagina del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (Seae) dedicato alle figure che sostengono il lavoro dell’alto rappresentante Ue nelle regioni interessate. Si tratta di rappresentanti che forniscono all’Unione una “presenza politica attiva” in Paesi e regioni considerati chiave per i Ventisette, agendo come “voce e volto” delle politiche comunitarie.
    A oggi esistono nove rappresentanti speciali che sviluppano la politica estera e di sicurezza dell’Ue: in Bosnia ed Erzegovina (Johann Sattler), per l’Asia centrale (Terhi Hakala), per il Corno d’Africa (Annette Weber), per i diritti umani (Eamon Gilmore), per il Kosovo (Tomáš Szuyog), per il processo di pace in Medio Oriente (Sven Koopmans), per il Sahel (l’italiana Emanuela Claudia Del Re), per il Caucaso meridionale e la crisi in Georgia (Toivo Klaar) e per il dialogo Belgrado-Pristina e altre questioni regionali dei Balcani Occidentali (Miroslav Lajčák).

    Il Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti) ha approvato senza dibattito la proposta dell’alto rappresentante Ue, Josep Borrell, per affidare l’incarico all’ex-ministro degli Esteri italiano. La decisione dovrebbe essere ratificata al primo Consiglio disponibile, sempre senza dibattito

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    Borrell sceglie Di Maio come inviato speciale dell’Ue per il Golfo Persico

    Bruxelles – Sarà l’ex ministro degli Esteri Luigi Di Maio il primo rappresentante speciale dell’Ue per il Golfo Persico. Dopo tante polemiche, la nomina da parte di Josep Borrell è arrivata e attende ora solo la ratifica formale da parte del Cops, il Comitato politico e di sicurezza che si riunisce domani (25 aprile) a Bruxelles. L’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza lo ha indicato come “il candidato più adatto” all’incarico in una lettera del 21 aprile scorso, vista dal Corriere della sera, e indirizzata agli ambasciatori del Comitato politico e di sicurezza degli Stati membri. Borrell propone per il nuovo incarico un mandato di 21 mesi, a partire dal primo giugno 2023 e fino al 28 febbraio 2025.
    Il nuovo incarico di inviato speciale è stato pensato soprattutto nell’ottica di rafforzare e approfondire i rapporti energetici con la regione del Golfo, una scelta motiva dalla difficoltà che l’Europa ha incontrato dall’inizio della guerra in Ucraina a diversificare l’approvvigionamento di gas dalla Russia e a cercare nuovi fornitori di idrocarburi. La Commissione aveva affidato la selezione a un panel di tecnici indipendenti che hanno presentato a Borrell una rosa finale di quattro nomi: oltre al nome dell’ex ministro degli Esteri nel governo Conte 2 e poi nell’esecutivo Draghi, in lizza c’erano l’ex inviato dell’Onu in Libia, lo slovacco Jan Kubis, l’ex ministro degli Esteri della Grecia e ex commissario Ue, Dimitris Avramopoulos, e il cipriota Markos Kyprianou. Nella nota consegnata a Borrell, i tecnici avrebbero suggerito il nome di Di Maio per la nomina “sulla base delle prestazioni fornite dai candidati”.
    La scelta di Borrell è infine ricaduta sull’ex vicepremier, tra le polemiche in Italia. “E’ una scelta legittima e libera dell’Alto rappresentante Josep Borrell, non è una scelta del governo italiano e non è un’indicazione del governo italiano”, ha chiarito oggi il ministro degli esteri Antonio Tajani al suo arrivo al Consiglio Affari Esteri in corso oggi a Lussemburgo. Di Maio “ha presentato la sua candidatura quando era ministro degli Esteri, non ha nulla a che vedere con questo governo, sono scelte che non ci riguardano”, ha detto Tajani, ribadendo che “è una candidatura individuale, non del governo”. La notizia ancora non è ufficiale, ma la Lega a Bruxelles già è partita all’attacco. “Quindi la scelta è squisitamente di carattere politico e non in base alle reali competenze in materia di energia e gas dell’ex grillino, fuori dal governo italiano perché bocciato dai cittadini alle ultime elezioni politiche e, da allora, disoccupato. Questa decisione denigra l’Italia perché nel nostro Paese ci sono senza alcun dubbio altri profili con CV adeguati”, Così l’europarlamentare Paolo Borchia, coordinatore Id in commissione per l’industria, la ricerca e l’energia (Itre) e responsabile federale Lega nel Mondo, che lo scorso novembre presentò a riguardo un’interrogazione a Josep Borrell.

    La nomina dell’alto rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza in una lettera al Comitato politico e di sicurezza Ue, che ora dovrà procedere al via libera. Tajani: “E’ una scelta legittima di Borrell, non è una scelta del governo italiano”

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    La Russia espelle 18 membri della delegazione dell’UE. Borrell: “Pura ritorsione”

    Bruxelles – Continua il braccio di ferro tra Mosca e l’occidente. La Russia espelle 18 membri della delegazione dell’UE presso la Federazione, contribuendo ad accrescere le tensioni di scontro sempre più aperto con l’Europa, che a seguito dell’aggressione dell’Ucraina ha già varato cinque pacchetti di sanzioni senza precedenti e già lavora al sesto, con il petrolio russo nel mirino.
    Per l’Unione europea un fulmine a ciel sereno, una decisione completamente inattesa. “I diplomatici dell’UE in questione esercitano le loro funzioni nel quadro e nel pieno rispetto della Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche“, commenta l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Josep Borrell, convinto com’è che “non ci sono motivi per la decisione delle autorità russe”. Per lo spagnolo quello messo in atto non è altro che “un puro atto di ritorsione” nei confronti dell’Unione per le sue politiche di risposta all’operato del Cremlino e delle sue forze armate.

    I strongly condemn the unjustified decision by the Russian authorities to expel 18 members of the Delegation of the European Union to the Russian Federation ⁦@EUinRussia.
    This decision only deepens Russia’s international isolation further. https://t.co/tJOArASkKM
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) April 15, 2022

    L’UE “condanna con fermezza”, ma intanto si consuma l’ultimo atto di relazioni sempre più complicate, in un’escalation continua che si fa fatica a stemperare e che rende sempre più difficile creare spiragli di dialogo, proprio quando il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, insisteva sulla necessità di tenere aperto aperto un canale diplomatico per cercare una soluzione non militare al conflitto. Invece la realtà dice che “la linea d’azione scelta dalla Russia rafforzerà ulteriormente il suo isolamento internazionale”, tuona Borrell.
    Difficile comunque immaginare un Putin spettatore, fermo e impassibile di fronte a sanzioni senza precedenti, una lista nera sempre più lunga di personalità a cui continuano a essere vietati ingresso e affari nell’UE e a cui vengono congelati tutti i beni. Se a questo si aggiunge anche l’espulsione di diplomatici russi dagli Stati membri dell’Unione, come quella decretata dallo stesso Di Maio, non sorprende che il leader russo voglia mostrare di tenere il punto. Con le istituzioni comunitarie chiuse in ragione delle festività pasquali e una Bruxelles svuotata di tutti i suoi attori, ecco il tiro mancino, l’ennesimo, contro l’Europa. La Russia espelle 18 membri della delegazione dell’UE nel Paese e fa capire che non è tempo di diplomazia.

    L’annuncio di Mosca a istituzioni comunitarie chiuse per le festività pasquali. L’Alto rappresentante: “L’azione rafforzerà ulteriormente il suo isolamento internazionale”

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    Dopo l’Algeria l’Angola e il Congo, nuove missioni dell’Italia per smarcarsi dall’energia russa

    (di Dario Borriello) Roma – Serve la pace, o almeno un ‘cessate il fuoco’, basta che arrivi in fretta. E serve “più europeismo, non il sovranismo”, che rischierebbe solo di far chiudere il Vecchio continente in se stesso. Parola di Luigi Di Maio, che ribadisce l’urgenza di uno stop al conflitto in Ucraina e dunque di “riattivare il processo di dialogo” con Mosca che eviterebbe pericolose escalation, sia per la sicurezza dell’Occidente, sia da un punto di vista umanitario, sociale ed economico. Ecco perché “dobbiamo sempre mantenere un canale aperto” con il governo russo. Al quale non concede sconti, perché “le atrocità sono sotto i nostri occhi, come i bambini e i civili uccisi”, ma contro cui nemmeno affonda il colpo: “L’Italia non ha gli elementi per verificare se in Ucraina stia avvenendo un genocidio”.
    Sullo sfondo di questa totale incertezza diplomatica ed economica, restano problemi enormi da risolvere in tempi decisamente stretti. La crisi energetica è solo la punta dell’iceberg, pericolosa tanto quanto l’aumento dei prezzi dei beni primari e alimentari. “Stiamo facendo battaglie importantissime in Ue, come il tetto massimo al prezzo del gas, per fermare le speculazioni”, a causa delle quali “le bollette di famiglie e imprese stanno arrivando a +400 per cento”. Il governo si sta muovendo per creare nuove partnership che permettano al nostro Paese di non dipendere più per oltre il 40per cento dalle importazioni dalla Russia: dopo aver firmato i primi accordi con l’Algeria per 9 miliardi di metri cubi in più, il piano d’azione per la diversificazione delle fonti proseguirà il 21 e 22 aprile prossimi, con la missione del presidente del Consiglio, Mario Draghi, in Angola, dove vedrà il presidente della Repubblica, Joao Manuel Goncalves Lourenco, e a Brazzaville, in Congo, per incontrare il presidente, Denis Sassou N’Guesso.
    Con il premier dovrebbero esserci, oltre a Di Maio, anche il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. La loro presenza, però, sarà legata soprattutto alla sottoscrizione di nuovi contratti di fornitura. “Nell’ultimo mese sono stato in Azerbaijan, Qatar, Congo, Angola, Mozambico e Algeria e abbiamo costruito i presupposti per nuove partnership energetiche sul gas. L’obiettivo è diversificare, affrancarci dalla dipendenza da un solo Paese”, ripete il ministro degli Esteri. Che implicitamente ammette gli errori compiuti dalla politica in passato, ritardando colpevolmente la virata sulla strategia energetica. Ma allo stesso tempo vuole guardare avanti: “Il miglior modo per raggiungere l’indipendenza è spingere molto di più sulle rinnovabili”, sottolinea. Per questo “sono contento che nell’ultimo decreto siamo riusciti a eliminare un po’ di pastoie burocratiche che bloccano le istallazioni di fotovoltaico, eolico e anche di altri tipi rinnovabili”.
    Tutto pur di liberare l’Italia – e l’Europa – dal “ricatto” della Russia. E del suo presidente, Vladimir Putin, sul quale Di Maio scarica tutte le colpe della crisi del gas: “Il problema, sostanzialmente, lo ha costruito lui quando ha iniziato a chiedere di farsi pagare in rubli”. Con il meccanismo della doppia valuta che, peraltro, non è possibile: “Significherebbe aggirare le sanzioni che sono state imposte alla Banca centrale russa”. E non sembra proprio il momento più adatto, ora che i primi effetti si fanno sentire sulla carne viva di Mosca: “Putin perderà il 10 per cento di Pil quest’anno, noi non abbiamo perso così tanto nemmeno nel primo anno della pandemia, e ha il 15 per cento inflazione in questo momento: sono numeri non sostenibili per l’economia russa. Certo, non mi rallegra ma sappiamo che è l’unico modo pacifico per colpire la sua volontà di continuare questa guerra”. Un motivo in più, per l’Europa, per accelerare l’iter del sesto pacchetto, che toccherà anche gas e petrolio, anche se resiste l’opposizione di una parte minoritaria dei Paesi UE.
    L’Italia, però, va avanti. “Le famiglie e le imprese italiane stanno pagano un alto prezzo, ma per l’invasione russa, non per le sanzioni – conclude Di Maio -. Dal Porto di Odessa usciva il 70 per cento del mais che arrivava in l’Italia, per questo il costo di alcuni beni di prima necessità stanno salendo, ed è per questo che la guerra deve finire prima possibile”.

    Il 21 e 22 aprile Mario Draghi e Luigi di Maio a Luanda e Brazzaville per accordi che mettano il Paese al riparo dagli effetti della guerra in Ucraina. Il titolare della Farnesina: “Spingere su rinnovabili, e riaprire il canale del dialogo con Putin”

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    Di Maio: Abbiamo espulso 30 diplomatici russi per tutelare “la nostra sicurezza nazionale”

    Bruxelles – L’Italia ha espulso 30 diplomatici russi. Lo comunica il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, precisando che la decisione è stata presa “per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale”.
    Di Maio parlando a Berlino a margine della Conferenza sulla Moldavia ha spiegato che “il Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri,  Ettore Sequi, ha convocato questa mattina alla Farnesina, su mia istruzione, l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia, Sergey Razov, per notificargli la decisione del Governo di espellere 30 diplomatici russi in servizio presso l’Ambasciata in quanto ‘personae non gratae’”.
    “Tale misura – ha aggiunto il ministro -, assunta in accordo con altri partner europei e atlantici (che stanno anche loro espellendo decine di diplomatici russi, ndr), si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale, nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”.
    “L’Italia è disponibile a fare da garante della sicurezza e della pace in Ucraina e faremo tutto quello che serve per portare avanti questo lavoro” ha sottolineato Di Maio.

    Decisione assunta “nel contesto della situazione attuale di crisi conseguente all’ingiustificata aggressione all’Ucraina da parte della Federazione Russa”

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    Ucraina, Di Maio: “Al lavoro a stretto contatto col Parlamento UE”

    Bruxelles – Rinsaldare il rapporto tra governo italiano e Parlamento europeo su tutti i principali dossier di stretta attualità, a cominciare da quello ucraino e dal suo aspetto umanitario. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, coglie l’occasione della riunione dei 27 capi diplomatici a Bruxelles per incontrare la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, e intavolare un dialogo di lavoro per l’immediato futuro. “Continueremo a lavorare insieme e a stretto contatto“, assicura il titolare della Farnesina, che vede “grande impegno” ma soprattutto “una grande sensibilità del Parlamento europeo e della presidenza del Parlamento europeo” sulla questione ucraina. Di Maio riconosce “l’importanza delle posizioni espresse anche sull’ingresso del Paese nell’UE“, e ha voluto “ringraziare a nome del governo” di Roma gli sforzi profusi in tal senso sin qui.
    Ne chiede anche qualcuno in più, consapevole della natura di Metsola, proveniente da un Paese da sempre in prima linea nella questione migratoria. Con la maltese Di Maio rilancia la necessità di un vero patto europeo sull’immigrazione, che sappia superare le regole che scaricano tutto il fardello dei richiedenti asilo agli Stati membri di primo ingresso. Chiede garanzie sul lavoro del Parlamento in tal senso, così da mettere pressione all’Europa degli Stati sempre divisi su punto. Occorre modificare e superare le logiche del regolamento di Dublino: è questo uno dei principali messaggi del titolare della Farnesina.
    Nella giornata di lavori e incontri istituzionali l’Italia si prodiga a tutto campo per gestire la questione della guerra e dei suoi sfollati. Ai ministri degli Esteri ha espresso l’invito a “prendere l’iniziativa per tregue umanitarie localizzate in Ucraina“, da avviare in attesa di un accordo di pace vero e proprio. Serve “un tavolo permanente” con Croce Rossa e Alto commissariato per i rifugiati (UNHCR) per evacuare la popolazione civile e darle sostegno.
    Serve dunque un’UE che agisca come attore di sostegno umanitario, ma non solo. C’è anche la questione energetica sul tavolo. Non a caso l’Unione dell’energia è un altro tema discusso con Metsola. Aumentare gli accordi con altri partner, e spingere sulla transizione sostenibile: tutti temi che già vedono Roma e Bruxelles vicine. Un’intesa che rende dunque possibile e auspicabile quel lavoro a stretto contatto che si intende portare avanti.

    Il ministro degli Esteri vede la presidente dell’Eurocamera. Conflitto e sua gestione il motivo di confronto e alleanza, con l’energia sul tavolo. Priorità all’aspetto umanitario. L’idea di “tregue umanitarie localizzate” nel Paese

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    Attese le sanzioni UE contro la Russia per il riconoscimento delle Repubbliche separatiste in Ucraina

    Bruxelles – La notizia è arrivata al termine della conferenza stampa post-Consiglio Affari Esteri che ha presentato le condizioni per una decisione sulle sanzioni UE contro la Russia: il presidente Vladimir Putin ha annunciato al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, e al presidente francese, Emmanuel Macron, che sta per firmare il decreto sul riconoscimento dell’indipendenza delle Repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk, nel Donbass ucraino. Si tratta di una delle due motivazioni che – da quanto dichiarato dall’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell – dovrebbe portare alla “presentazione sul tavolo dei 27 ministri del pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia” (l’altra è “l’aggressione dell’Ucraina”).
    Lo stesso alto rappresentante Borrell si è trovato spiazzato dalla notizia del riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass e, di fatto, della volontà di annettere l’Ucraina in quanto “parte della nostra storia”. Ai giornalisti al termine della conferenza stampa ha commentato che “lo apprendo da voi, ora tornerò al lavoro”, ma quanto in precedenza affermato lascia spazio a pochissimi dubbi: ora le sanzioni UE contro la Russia dovrebbero essere discusse (e approvate) all’unanimità da un Consiglio Affari Esteri “pienamente unito su questa discussione difficile”. Il pacchetto di misure restrittive “è pronto, con diversi gradi di applicazione a seconda del tipo di aggressione che verrà messa in atto”, ha spiegato Borrell, senza voler entrare nei dettagli.
    A nulla è servito l’appello dei 27 ministri dell’Unione al presidente russo di non accogliere la richiesta della Duma di Stato e di rispettare gli accordi di Minsk, arrivato dopo dieci ore di uno dei Consigli Affari Esteri “più lunghi e intensi degli ultimi tempi”. Mosca si sta rendendo “responsabile delle violazioni del cessate il fuoco e delle provocazioni dei separatisti nel Donbass per avere un pretesto per un intervento armato”, ha accusato Borrell, che ha parlato della “più grande minaccia alla pace e la stabilità in Europa dalla Seconda Guerra Mondiale e ora siamo a un punto di svolta per le regole internazionali e per tutto ciò in cui crediamo”.
    Ma le sanzioni UE potrebbero riguardare non solo la Russia. “Qualsiasi violazione della sovranità dell’Ucraina vedrà una nostra reazione, anche se dovesse essere iniziata dalla Bielorussia“, ha specificato l’alto rappresentante Borrell. Insomma, la presenza militare russa nel Paese e le esercitazioni militari che continuano “stanno facendo perdere a Minsk la sovranità e lo status di neutralità, una sorta di Paese satellite”. È per questo motivo che, “se l’invasione russa partirà dal territorio e con la partecipazione delle forze della Bielorussia, Minsk sarà sanzionata allo stesso modo“. Per quanto riguarda l’Ucraina, invece, oggi è stato il giorno dell’adozione formale del piano di aiuti UE da 1,2 miliardi di euro e del sostegno all’esercito di Kiev “con l’istruzione militare professionale che si può attivare con lo strumento di pace europeo”, ha aggiunto l’alto rappresentante dell’Unione.
    Sempre parlando di Ucraina, Borrell ha spiegato alla stampa internazionale che “l’UE è impegnata a sviluppare la sua prospettiva europea, presente da quando ha proclamato l’indipendenza”. E forse “è proprio questo il problema di Mosca”, ovvero che un’Ucraina con lo stesso standard politico e sociale dei Paesi membri dell’UE sia “uno specchio per tutti i problemi nel rispetto dello Stato di diritto e dei diritti umani in Russia“. Ma tornando ai problemi di più stretta attualità, Borrell ha confermato che “le missioni diplomatiche dell’UE e le ambasciate europee rimangono aperte e pienamente operative, con l’eccezione di un solo Paese”.
    “La nostra ambasciata a Kiev sta effettuando diverse prove di evacuazione del personale e sta chiedendo a tutti gli italiani in Ucraina di lasciare il Paese“, ha avvertito il ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, alla stampa di Bruxelles a margine del Consiglio Affari Esteri di oggi. Tuttavia, il ministro ha precisato che anche “l’ambasciata resta aperta e pianamente operativa”, per dare “un segnale di vicinanza al popolo ucraino”. Per quanto riguarda le sanzioni UE contro la Russia, “l’Italia si coordinerà con i propri alleati”, ma la diplomazia rimane ancora lo strumento privilegiato: “È chiaro che lavorare nel modo in cui stiamo facendo adesso significa evitare le sanzioni”.
    È proprio in questo senso che Di Maio ha dichiarato di non escludere “ulteriori azioni UE nei prossimi giorni per favorire la soluzione diplomatica”, l’unica che può garantire stabilità nella regione: “Da più parti, sia a Mosca sia a Kiev, mi è stata data la piena disponibilità a trovare una soluzione diplomatica“. È altrettanto chiaro, in ogni caso, che il governo Draghi e gli altri 26 dell’Unione guardano alle operazioni militari russe “con enorme preoccupazione” e si dovrà trovare un modo per evitare un guerra “che avrebbe effetti devastanti sull’Europa”, ha ribadito con forza il ministro degli Esteri italiano.

    La decisione del presidente russo, Vladimir Putin, è arrivata al termine della conferenza stampa del Consiglio Affari Esteri. Ma l’alto rappresentante UE, Josep Borrell, l’aveva chiaramente indicata come presupposto per le sanzioni