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    Si stringe la collaborazione tra UE e Stati Uniti per allentare le tensioni con la Russia

    Strasburgo – Si intensifica il coordinamento transatlantico per affrontare una crisi con la Russia di Vladimir Putin che non accenna a risolversi. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, il segretario di Stato degli Stati Uniti, Antony Blinken, il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, e la presidenza di turno polacca dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE), si sono confrontati ieri sera (mercoledì 19 gennaio) per trovare una posizione comune sulle minacce portate dalla Russia all’Ucraina e all’Europa in generale.
    Una nota diffusa dal Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) spiega che i quattro partner “hanno discusso dell’impegno militare russo intorno all’Ucraina, così come gli impegni diplomatici bilaterali e internazionali in corso” per tentare di giungere a una de-escalation sul confine orientale. Sottolineata la necessità di “sostenere i principi fondamentali” dell’architettura di sicurezza europea, ma soprattutto di “continuare intense consultazioni per risolvere la situazione attraverso un impegno diplomatico bilaterale e multilaterale“. La strategia è quella di presentare “un fronte transatlantico forte, chiaro e unito”.
    Si spiega così l’invito dell’alto rappresentante UE Borrell al segretario di Stato Blinken a partecipare al Consiglio Affari esteri di lunedì prossimo (24 gennaio) a Bruxelles. La volontà di “rafforzare ulteriormente il coordinamento con gli Stati Uniti e con la NATO” era emersa anche al vertice informale dei ministri UE della Difesa e degli Esteri della settimana scorsa a Brest (Francia), con la richiesta all’alto rappresentante Borrell di portare questa collaborazione al tavolo delle discussioni sulla crisi in atto con la Russia. “Continueremo il nostro impegno negli sforzi diplomatici internazionali in corso e nello stretto coordinamento transatlantico“, ha fatto sapere Borrell su Twitter. “L’UE e gli Stati Uniti rimangono uniti per affrontare le sfide alla sicurezza in Europa”, ha aggiunto.

    I have invited @SecBlinken to join FAC discussions on Russia/Ukraine on Monday. Look forward to continue our engagement on ongoing international diplomatic efforts & continued close transatlantic coordination. The EU & U.S stand together to face challenges to security in Europe.
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) January 19, 2022

    L’alto rappresentante UE, Josep Borrell, ha invitato il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, a partecipare al prossimo Consiglio Affari esteri a Bruxelles: in agenda le soluzioni per risolvere la crisi sul fronte orientale

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    L’UE respinge i tentativi della Russia di ricostituire sfere d’influenza in Europa: “Non si può tornare indietro nel tempo”

    Bruxelles – Si alza la tensione tra Russia e Occidente sulla crisi in Ucraina e l’UE cerca di sfruttare il momento per definirsi come un attore credibile sulla scena globale. “Rigettiamo i tentativi russi di ricostituire sfere di influenza in Europa, non possiamo tornare indietro nel tempo“, ha sottolineato con forza l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al termine della due-giorni di vertici dei ministri della Difesa e degli Affari esteri a Brest (Francia).
    Già ieri (giovedì 13 gennaio) l’alto rappresentante aveva spiegato ai giornalisti che era in corso “una discussione sull’architettura della sicurezza europea”, dal momento in cui la Russia rappresenta per l’UE “una minaccia su diversi fronti”, a partire dal confine orientale dell’Ucraina. “Siamo in un momento critico, in cui dobbiamo agire come un attore geopolitico e rispondere direttamente a ogni aggressione”, è stato il monito di Borrell, anche se “il nostro approccio è sempre il dialogo e i negoziati“. Come confermato anche dal ministro francese per gli Affari esteri e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Jean-Yves Le Drian, “da tutti i Paesi membri è stata accolta con determinazione e unità la necessità di una ferma dissuasione contro la minaccia più grave nella regione“.
    L’UE rimane al fianco dell’Ucraina e dei Paesi dell’Europa orientale “minacciati dalla Russia” e continua a chiedere a Mosca una de-escalation lungo i suoi confini occidentali. In caso contrario “ci prepareremo a nuove sanzioni economiche in coordinazione con i partner”, ha ribadito l’alto rappresentante Borrell nel corso della conferenza stampa. La realtà dei fatti è che, nonostante i tentativi di dialogo portati avanti durante questa settimana, la Russia non sembra intenzionata a impegnarsi in un confronto diplomatico con l’Occidente e con tutta probabilità è dietro all’attacco informatico avvenuto stanotte ai danni di diversi siti di ministeri e agenzie governative ucraini. Borrell ha messo in chiaro che “queste azioni cercano di destabilizzare il Paese e di aumentare la tensione”: Kiev ha comunque reagito “velocemente” e ha “parzialmente ristabilito il funzionamento” dei siti governativi. Da Bruxelles è stata offerta assistenza tecnica “se richiesta”.
    Un ultimo punto toccato dall’alto rappresentante UE è stato il coordinamento “eccellente” con la NATO e gli Stati Uniti nella risposta alla Russia: “Sono estremamente sodisfatto del rapporto che si è rafforzato, nonostante i tentativi di Mosca di dividerci“. Ora l’obiettivo è “mettere in chiaro le priorità del prossimo decennio”, gli ha fatto eco il ministro francese, a partire dalla Bussola strategica per la sicurezza e la difesa, da approvare entro marzo: “È il nostro libro bianco per la sovranità e la sicurezza europea”, ha concluso Le Drian.

    Nel corso del vertice informale dei ministri UE degli Affari esteri a Brest è stata ribadita la necessità di una “ferma dissuasione” di Mosca contro gli attacchi all’Ucraina e alla sicurezza del continente

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    Attacco informatico ai siti ufficiali del governo dell’Ucraina. Borrell: “L’UE offrirà assistenza tecnica”

    Bruxelles – La crisi in Ucraina si allarga allo spazio digitale. Nella notte tra giovedì e venerdì (13-14 gennaio) diversi siti di ministeri e agenzie governative ucraini (tra cui quello degli Affari esteri, dell’Istruzione e della Scienza e del Servizio per le situazioni di emergenza) sono stati colpiti da un attacco informatico ancora non rivendicato, ma in concomitanza con un’escalation di tensione nelle ultime settimane al confine occidentale con la Russia.
    Dopo l’attacco informatico, il sito ufficiale del governo dell’Ucraina è stato ripristinato, mentre appaiono ancora irraggiungibili tutte le altre pagine web colpite. Questa mattina il sito del ministero degli Esteri mostrava un messaggio in lingua ucraina, russa e polacca: “Ucraini! Tutti i vostri dati personali sono stati cancellati e sono impossibili da ripristinare. Tutte le informazioni su di voi sono diventate pubbliche, abbiate paura e aspettatevi il peggio”.
    Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa AFP, il servizio di sicurezza del governo ucraino ha fatto sapere che non si è verificata nessuna fuga di dati personali. La polizia informatica è già sul caso e i primi sospettati sono i gruppi di hacker russi, che negli ultimi anni sono già stati responsabili di diversi attacchi informatici in Ucraina (e anche in Germania, poche settimane prima delle elezioni federali del 26 settembre 2021).
    In risposta all’attacco informatico “l’Unione Europea sta mobilitando tutte le sue risorse per offrire supporto all’Ucraina“, ha commentato l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a margine della chiusura del vertice informale dei ministri UE per gli Affari esteri a Brest (Francia). “Abbiamo convocato una riunione d’emergenza degli ambasciatori del comitato politico e di sicurezza dell’UE per capire quale assistenza tecnica si può fornire all’Ucraina”, ha aggiunto Borrell, che ha sottolineato che “l’attacco informatico merita una condanna dell’Unione Europea”.
    Ieri (giovedì 13 gennaio) il Consiglio dell’UE ha deciso di prorogare per altri sei mesi le sanzioni contro alcuni settori economici della Russia per la crisi in Ucraina, fino al 31 luglio 2022. Proprio da Mosca ieri invece è arrivata una parziale chiusura ai colloqui con la NATO ripresi questa settimana, che sarà definitiva nel caso in cui anche gli Stati Uniti adotteranno misure restrittive contro la Russia: “Non vediamo altri motivi per portare avanti il dialogo con l’Occidente”, ha tagliato corto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov.

    Un cyberattacco ancora non rivendicato ha colpito i siti web di ministeri e agenzie governative ucraini. L’alto rappresentante UE Borrell comunica che “è stato convocata una riunione d’emergenza degli ambasciatori”

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    L’UE cerca di ritagliarsi un ruolo credibile nel rispondere alle minacce della Russia “in Ucraina e nel mondo”

    Bruxelles – La crisi in Ucraina va oltre l’Ucraina. “Stiamo discutendo intensamente dell’architettura della sicurezza europea, perché la Russia rappresenta una minaccia ormai su diversi fronti“, ha spiegato così l’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, la posizione dei ministri UE della Difesa durante il vertice informale in corso a Brest (Francia).
    La ministra francese delle Forze armate e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Florence Parly (13 gennaio 2022)
    C’è il fronte dello spazio e della sicurezza informatica, della stabilità del continente e della presenza di mercenari russi in Mali e nella Repubblica Centroafricana (dell’entità militare privata Wagner, sanzionata dall’UE a dicembre). “Sono tutte facce diverse dello stesso problema, che dimostrano cosa succede se non siamo in grado di coordinare azioni concrete e decise a livello europeo“, ha aggiunto con forza la ministra francese delle Forze armate e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Florence Parly.
    Quello che certo è che in questo momento la situazione al confine orientale dell’Ucraina è al centro delle preoccupazioni dell’Unione. L’alto rappresentante Borrell ha riferito alla stampa di aver aggiornato i ministri sulla sua visita della settimana scorsa, “la prima fatta sulla linea di contatto nel Donbass da quando è scoppiato il conflitto nel 2014”, durante la quale ha ribadito al governo di Kiev il “completo e inequivocabile supporto dell’UE alla sovranità e all’integrità territoriale del Paese”. Nonostante sia iniziato ieri (mercoledì 12 gennaio) un “incoraggiante dialogo” tra NATO e Russia, la posizione di Bruxelles rimane sempre la stessa dall’ultimo Consiglio UE di metà dicembre: “Siamo pronti a prenderci ogni responsabilità di risposte severe, se Mosca si azzarda a far seguito alle minacce potenziali con azioni concrete”, ha tagliato corto la ministra Parly.
    L’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell (13 gennaio 2022)
    L’UE cerca di ritagliarsi un ruolo credibile a partire da questo scenario, sia con “una proposta sul tavolo dei ministri per rafforzare la capacità logistica e la formazione dei quadri dell’esercito ucraino”, sia rimanendo in “costante contatto con gli Stati Uniti“, ha messo in chiaro Borrell: “Non siamo stati lasciati da parte, anche il segretario di Stato, Anthony Blinken, mi ha confermato che con la Russia non sarà trovato nessun accordo sulla sicurezza del continente senza la presenza europea ai negoziati”.
    Ma la crisi in Ucraina ha permesso ai ministri UE di allargare la discussione ad altri scenari in cui dovrà essere rafforzata la presenza dell’Unione contro le minacce portate dalla Russia. Come per esempio nello spazio, dove i “comportamenti irresponsabili in uno scenario di competizione quasi deregolamentato” impone una discussione sulla Strategia per la sicurezza e la difesa dello spazio. “Grazie all’impegno della presidenza francese oggi abbiamo avuto il primo confronto, ma dovrà essere ultimata entro l’anno prossimo“, ha fissato l’obiettivo l’alto rappresentante Borrell.
    Un ultimo punto sul tavolo dei ministri UE della Difesa è l’adozione della Bussola strategica per la sicurezza e la difesa, con la data per l’approvazione fissata da tempo a marzo di quest’anno: “È stata una discussione proficua su una proposta ambiziosa e concreta“, ha sottolineato la titolare della Difesa francese. “Dobbiamo solo aggiustare insieme i dettagli sugli orientamenti pratici per affrontare tutte le minacce che abbiamo di fronte a noi”, ha concluso.

    Al vertice informale dei ministri UE della Difesa a Brest è stato discusso il ruolo dell’Unione nel dialogo internazionale con Mosca per la de-escalation sul confine ucraino. Ma anche come rafforzare la sicurezza europea con “azioni coordinate”

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    La NATO avverte sul “rischio reale di conflitto” in Ucraina, ma spinge per risolvere la crisi attraverso il dialogo con la Russia

    Bruxelles – Dopo mesi di avvertimenti sul potenziamento della presenza militare russa lungo i suoi confini occidentali, il rischio che si apra un nuovo fronte di guerra in Europa è “reale” e, nonostante gli sforzi diplomatici, “il dialogo con Mosca potrebbe fallire“. È questo l’avvertimento arrivato dal segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO), Jens Stoltenberg, sul livello di tensione raggiunto tra Russia e Ucraina: “L’ammassamento di truppe russe è continuato e Mosca non ha preso nessuna misura per una de-escalation, si tratta di una minaccia per la sicurezza europea”.
    Il punto sulla situazione alla frontiera orientale dell’Ucraina è stato riportato da Stoltenberg alla stampa al termine del vertice straordinario dei ministri degli Esteri della NATO di oggi (venerdì 7 gennaio), dopo una settimana rovente per i rapporti con il Cremlino. “Decine di migliaia di soldati e strumenti di guerra elettronica, combinati con una retorica violenta e incendiaria, rendono evidente quanto sia fondamentale sederci al tavolo del dialogo quando la tensione è alle stelle“, ha ribadito Stoltenberg.
    Il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg (7 gennaio 2022)
    La NATO rimane “fortemente impegnata in ogni sforzo” per trovare una soluzione alla crisi attraverso la diplomazia e lo dimostra il calendario fitto di incontri dell’inizio della prossima settimana. Lunedì (10 gennaio) Stoltenberg riceverà il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba – lo stesso giorno in cui a Ginevra si terranno i colloqui bilaterali tra Stati Uniti e Russia – mentre due giorni più tardi si svolgerà la cruciale riunione del Consiglio NATO-Russia. Per Mosca sarà un banco di prova come nessun altro fino a questo momento: “Potrà dimostrare che è seriamente impegnata nella diplomazia, esprimendo le proprie preoccupazioni e cercando insieme a noi soluzioni praticabili in Ucraina”, è ciò che si aspettano gli alleati della NATO.
    Tuttavia il realismo è d’obbligo e “dobbiamo essere preparati alla possibilità che la diplomazia possa non avere successo”, ha messo in chiaro Stoltenberg. In questo scenario il messaggio è chiaro: “Ogni attacco militare avrà serie conseguenze e sarà pagato a caro prezzo dalla Russia“. Si parla di sanzioni “economiche e politiche”, come quelle in discussione a livello UE, ma anche di supporto sul campo al partner ucraino: “Non lasceremo spazio ad alcun dubbio, saremo subito pronti a rafforzare la capacità militare a scopo preventivo e a rispondere per garantire la stabilità del fronte orientale dell’Alleanza”.
    L’intervento NATO in Ucraina rimane però l’ultima spiaggia e prima si tenterà di impostare un confronto “incardinato sulla sicurezza dell’Europa”. La questione non riguarda solo Minsk e la sua “libertà di decidere le proprie alleanze”, ma tutto il continente. È per questa ragione che per la NATO “tutti gli alleati devono essere coinvolti, compresa l’Unione Europea” e anche gli Stati Uniti hanno riferito di non voler trovare “nessun accordo con la Russia se gli europei non saranno al tavolo dei negoziati”, ha spiegato Stoltenberg. Questo atteggiamento si incrocia con i ripetuti appelli dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, durate il suo recente viaggio sul confine orientale dell’Ucraina e nella capitale Kiev: “UE e Ucraina dovranno essere incluse in ogni discussione inerente alla sicurezza europea“. Un concetto condiviso anche dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e dal presidente di turno del Consiglio dell’UE, Emmanuel Macron, nel corso del loro incontro di oggi a Parigi.

    Dal vertice straordinario dei ministri degli Esteri NATO è emersa la necessità di impegnare Mosca in uno sforzo diplomatico, ma ci si prepara a un possibile fallimento: “Ogni attacco militare sarà pagato a caro prezzo”, ha avvertito il segretario Stoltenberg

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    L’alto rappresentante UE Borrell sul confine Russia-Ucraina. E telefona al segretario NATO per preparare i prossimi vertici

    Bruxelles – Si preannuncia un anno caldo sul fronte dei rapporti tra Unione Europea e Russia. La prima visita del 2022 dell’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, è iniziata ieri sera (martedì 4 gennaio) in Ucraina, “per mostrare il sostegno dell’UE alla sovranità e all’integrità territoriale” del Paese, di fronte “all’aumento del potenziamento militare della Russia”.
    Sono le parole con cui l’alto rappresentante Borrell ha annunciato su Twitter il suo arrivo a Charkiv, la città più importante nella parte orientale dell’Ucraina, poco distante dalla linea degli scontri tra le forze governative e i separatisti filo-russi, dove si assiste a un conflitto iniziato quasi otto anni fa. Lo stesso Borrell ha reso noto che visiterà alcune zone di particolare tensione militare, tra cui il centro di Stanytsya Luhanska. In un secondo momento si recherà a Kiev, per incontrare alti funzionari e membri del governo e “per sostenere gli sforzi di riforma fondamentali per la resilienza” del Paese.
    La visita di Borrell fa seguito all’incontro di ottobre nella capitale ucraina tra la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, del Consiglio Europeo, Charles Michel, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky. Allora, la leader dell’esecutivo UE aveva intimato alla Russia di “prendersi le proprie responsabilità sulle violazioni della sovranità” dell’Ucraina, mentre il numero uno del Consiglio aveva condannato “fermamente” l’aggressione, compresa quella che per Bruxelles è “un’annessione illegale della Crimea”. La questione è stata centrale anche sul tavolo dell’ultimo vertice del 2021 tra i capi di Stato e di governo dell’UE. Dalla mediazione tra i Paesi baltici e dell’Est (per interventi immediati) e il quadrilatero Germania-Francia-Spagna-Italia (per il canale del dialogo) è emerso che bisogna prepararsi a una linea dura: “Serie conseguenze e gravi costi in risposta a ulteriori aggressioni militari”, o, in altre parole, sanzioni contro Mosca.

    My first visit in 2022 is to Stanytsya Luhanska and Kyiv, #Ukraine.
    With Russia’s increased military build-up, I am here to show EU support for Ukraine’s sovereignty and territorial integrity and to support sustained reform efforts that are key for resilience.@EUDelegationUA pic.twitter.com/SymF8CZAMU
    — Josep Borrell Fontelles (@JosepBorrellF) January 4, 2022

    Nell’attesa del vertice straordinario dei ministri degli Esteri della NATO, convocato per venerdì (7 gennaio), il Servizio europeo per l’azione esterna ha reso noto che ieri l’alto rappresentante Borrell si è anche confrontato telefonicamente con il segretario generale dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, Jens Stoltenberg. I temi caldi della telefonata hanno riguardato la presenza militare della Russia lungo i confini orientali dell’Ucraina e la necessità di stimolare a livello UE e NATO un “allentamento della tensione”, soprattutto da parte di Mosca. Lunedì prossimo (10 gennaio) Stoltenberg riceverà il ministro degli Affari esteri ucraino, Dmytro Kuleba.
    Il confronto tra Stoltenberg e Borrell è stato anche l’occasione per discutere sulla preparazione della riunione del Consiglio NATO-Russia, in programma il prossimo 12 gennaio. L’alto rappresentante UE ha riaffermato il “sostegno incondizionato” dei Ventisette alla “sovranità, all’indipendenza e all’integrità territoriale dell’Ucraina”, ma anche l’obbligo per la Russia di rispettare il Protocollo di Minsk (l’accordo – mai attuato – per porre fine alla guerra nell’Ucraina orientale, raggiunto il 5 settembre 2014). Borrell ha ribadito a Stoltenberg che “qualsiasi ulteriore aggressione militare contro l’Ucraina avrà conseguenze massicce e gravi costi“, si legge nella nota, e che “qualsiasi discussione sulla sicurezza in Europa dovrebbe basarsi e rafforzare gli impegni e gli obblighi dell’OSCE e delle Nazioni Unite”.

    Risposta di Bruxelles “all’aumento del potenziamento militare russo” alla frontiera orientale ucraina. Il 7 gennaio vertice straordinario ministri degli Esteri NATO, in attesa del Consiglio NATO-Russia la prossima settimana (12 gennaio)

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    L’ennesimo anno perso dall’UE sulla strada dell’allargamento ai Balcani Occidentali: (quasi) tutto rimandato al 2022

    Bruxelles – No, i negoziati per l’adesione all’Unione Europea di Albania e Macedonia del Nord non sono ancora iniziati. La grande promessa della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, è caduta nel vuoto. Questa parola data e non rispettata dall’UE ai Balcani Occidentali è uno dei molti segnali di difficoltà che stanno caratterizzando non solo il processo di allargamento dell’Unione nella regione, ma anche gli stessi rapporti tra Bruxelles e le capitali balcaniche.
    Sul 2021 c’erano grandi aspettative di rilancio del ruolo dell’UE nei Balcani Occidentali (Albania, Bosnia ed Erzegovina, Kosovo, Macedonia del Nord, Montenegro, Serbia), considerati i diversi dossier lasciati in sospeso alla fine dello scorso anno. La maggior parte sono rimasti pressoché inalterati – se non addirittura peggiorati – mentre solo pochi hanno trovato una nuova spinta. La realtà dei fatti è che al momento sono solo due i Paesi che hanno aperto i quadri negoziali con Bruxelles (Serbia e Montenegro).
    Il contorno è una crisi istituzionale in Bosnia ed Erzegovina, un dialogo Kosovo-Serbia che si sta incrinando sempre di più e un clima di disillusione a Skopje e Tirana che non fa presagire nulla di buono. Nel 2022 l’Unione Europea dovrà dimostrare di saper mantenere le promesse fatte ai partner balcanici, o rischierà di compromettere definitivamente il processo di allargamento.
    L’allargamento dell’UE nei Balcani
    Si tratta del tema più caldo sul tavolo europeo e anche il rimpianto più grande di questo 2021. Dopo il veto della Bulgaria all’apertura dei quadri negoziali con la Macedonia del Nord (che ha trascinato nello stallo anche l’Albania) del dicembre dello scorso anno, ci si aspettava che le pressioni diplomatiche sul governo di Sofia avrebbero portato allo sblocco della situazione e l’inizio del cammino di adesione UE per i due Paesi dei Balcani Occidentali vincolati dallo stesso dossier.
    Da sinistra: il premier sloveno e presidente di turno del Consiglio dell’UE, Janez Janša, il presidente del Consiglio UE, Charles Michel, e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen (Kranj, 6 ottobre 2021)
    Ad alzare le aspettative era stata la stessa presidente von der Leyen, che nel suo tour a settembre nelle capitali balcaniche aveva promesso a Skopje e Tirana che “le prime conferenze intergovernative si dovranno organizzare entro la fine dell’anno“. Già allora sembrava un azzardo (ma rimane pur sempre la posizione ufficiale della Commissione) e forse è stato anche per questo motivo che, come riportato da Eunews direttamente da Kranj (Slovenia), il mancato accordo al vertice UE-Balcani Occidentali di inizio ottobre non ha rappresentato una grossa sorpresa.
    Il ritorno in presenza (dopo tre anni) dell’appuntamento più importante tra i leader dell’Unione Europea e della regione balcanica è coinciso con un nulla di fatto, al contrario delle aspettative della presidenza slovena del Consiglio dell’UE, che aveva spinto per inserire – invano – la data del 2030 come termine ultimo per il processo di allargamento dell’UE nei Balcani.
    A proposito di adesione all’Unione Europea, va segnalato un parziale successo di Bruxelles nello spingere con decisione i due Paesi che hanno già aperto i negoziati, dando più credibilità e affidabilità a questo processo. Lo scorso 22 giugno sono state avviate le prime conferenze intergovernative con Serbia e Montenegro, attraverso una metodologia rivista basata sull’accorpamento di 33 capitoli negoziali in 6 gruppi tematici: secondo le intenzioni di Bruxelles, in questo modo si riuscirà a dare maggiore dinamismo e risultati tangibili sul fronte delle riforme strutturali a Belgrado e Podgorica.
    Il dialogo Pristina-Belgrado
    Qui invece ci troviamo di fronte al solito nodo irrisolto delle relazioni diplomatiche tra Kosovo e Serbia, con il tentativo di Bruxelles di trovare un punto di mediazione. Il dialogo, che quest’anno ha compiuto esattamente 10 anni, era ripreso nel luglio dello scorso anno dopo anni di silenzio. Ma proprio nel momento in cui si iniziava a sperare in un compromesso tra le parti, il 2021 ha riservato l’ennesima ondata di tensioni.
    Il primo scossone è stata l’elezione del nuovo primo ministro kosovaro, il leader nazionalista di sinistra Albin Kurti. Se da una parte è stato l’artefice di una maggiore stabilizzazione del Paese, allo stesso tempo Kurti ha fatto capire a Belgrado che non farà nessuno sconto nel corso dei negoziati. Ad aumentare questa posizione dura a Pristina – che sta indispettendo la controparte serba – è stata la nomina della nuova presidente della Repubblica, Vjosa Osmani, che da aprile chiede più vaccini anti-COVID per il suo Paese: “Il dialogo con Belgrado prima dei vaccini non è una priorità”.
    Da sinistra: l’alto rappresentante UE, Josep Borrell, e il premier del Kosovo, Albin Kurti (15 giugno 2021)
    Per l’UE si tratta di una delle questioni più spinose nei Balcani Occidentali. Dopo il fallimento della ripresa del dialogo nel doppio incontro di alto livello di quest’estate, a inizio autunno si è toccato il punto più basso. Lo scorso 20 settembre è scoppiata la cosiddetta ‘battaglia delle targhe’ tra i due Paesi, dopo la decisione del governo di Pristina di imporre il cambio delle targhe ai veicoli serbi in entrata nel territorio kosovaro. Dopo 10 giorni di incontri e negoziati promossi da Bruxelles, l’UE è riuscita a far siglare un’intesa a Serbia e Kosovo, che ha risolto una situazione potenzialmente esplosiva.
    Ma è stata una vittoria di Pirro, che non ha fatto avanzare di un millimetro il processo di normalizzazione dei rapporti tra Pristina e Belgrado e che ha avuto come strascico un indebolimento ulteriore della fiducia reciproca. Lo ha dimostrato il fatto che a Bruxelles non si è tenuto più nemmeno un vertice con il premier kosovaro e il presidente della Serbia, Aleksandar Vučić. “È inutile incontrarci, se in partenza non c’è l’intenzione di trovare un compromesso”, ha commentato recentemente quasi sconsolato l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri, Josep Borrell. Alla vigilia del 2022 la prospettiva di compromessi non sembra essere nemmeno teorica, né sul riconoscimento dell’indipendenza di Pristina da parte di Belgrado, né sulla creazione dell’Associazione delle municipalità serbe in Kosovo.
    I buoni propositi per il 2022
    Da cosa ripartire dal primo gennaio del prossimo anno per raddrizzare il cammino dei Balcani Occidentali verso l’UE? Prima di tutto da quello che è indiscutibilmente il vero successo dell’Unione, che le sta consentendo di non perdere troppa credibilità agli occhi dei partner della regione: il Piano economico e di investimenti presentato dal commissario per la Politica di vicinato e di allargamento, Olivér Várhelyi, il 6 ottobre del 2020 e la cui importanza è stata ribadita nel Pacchetto Allargamento 2021.
    Con una mobilitazione di finanziamenti fino a 29 miliardi di euro – e con il sostegno dello strumento di assistenza pre-adesione IPA III per favorire le riforme strutturali – l’UE punta a far sentire la propria presenza economica nella regione, sfidando le insidie russe e soprattutto cinesi nella regione. Una risposta anche allo scandalo del debito da 809 milioni di euro del Montenegro a Pechino, che ha preoccupato l’opinione pubblica fino a fine luglio.
    Il commissario per la Politica di vicinato e di allargamento, Olivér Várhelyi
    Il secondo punto su cui si dovrà insistere sarà la fornitura di vaccini anti-COVID alla regione. Dopo mesi di grandi difficoltà da parte dell’UE, a partire da maggio la situazione dell’invio diretto di dosi e attraverso il meccanismo COVAX ai Balcani Occidentali si è sbloccata, lasciando la sensazione che Bruxelles abbia tutto l’interesse di mettere in sicurezza a livello sanitario i sei Paesi partner. La questione ha una valenza anche geopolitica, dal momento in cui la lotta al COVID-19 sta diventando uno strumento per tenere in piedi il processo di allargamento dell’Unione e si scontra con la penetrazione di Mosca (con il suo vaccino Sputnik V) e di Pechino (con Sinopharm).
    E infine sarà necessario dare una dimostrazione di forza per la stabilizzazione della regione. Evitando errori di comunicazione come quello sul non paper di Lubiana per “completare la dissoluzione dell’ex-Jugoslavia” – che ha infiammato l’opinione pubblica dei Balcani e dei Paesi membri UE prima dell’inizio del semestre sloveno di presidenza del Consiglio dell’UE – Bruxelles è chiamata a dare una risposta concreta alla crisi istituzionale in Bosnia ed Erzegovina. Che si tratti di sanzioni economiche, pressioni politiche o coordinamento con i partner statunitensi sul campo, le istituzioni europee dovranno decidere come non trasformare il 2022 nell’anno in cui le violenze etniche riprenderanno piede nel Paese. Tutto questo a causa delle minacce sempre più reali del membro serbo-bosniaco della Presidenza tripartita, Milorad Dodik, che a ottobre aveva minacciato di portare la Republika Srpska (l’entità serba) fuori dal controllo delle autorità centrali.
    Per l’UE il tempo del temporeggiamento nei Balcani Occidentali sta scadendo. La politica estera nei confronti dei partner più vicini e sensibili alla prospettiva di adesione all’Unione non potrà più basarsi su promesse non mantenute e soli impegni economici. Il 2022 non dovrà essere un ennesimo anno perso sulla strada dell’allargamento, o il rischio di perdere tutta la credibilità accumulata in anni di avvicinamento si potrebbe manifestare in forme più o meno violente. In una regione che ha già dimostrato solo 30 anni fa all’Europa il dramma delle guerre etniche.

    Pesano soprattutto il mancato avvio dei negoziati di adesione con Albania e Macedonia del Nord, il dialogo Kosovo-Serbia sempre più stagnante e le difficoltà nel rispondere alla crisi istituzionale in Bosnia ed Erzegonia

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    Condannato a 18 anni il marito della leader dell’opposizione bielorussa Tsikhanouskaya. L’UE: “È un processo farsa”

    Strasburgo – Non si è fatta attendere la risposta dell’Unione Europea alla condanna a 18 anni di prigione per Siarhei Tsikhanouski, marito della leader dell’opposizione bielorussa e presidente ad interim riconosciuta dall’Unione, Sviatlana Tsikhanouskaya. “Queste sentenze sono esempi delle accuse infondate contro i cittadini della Bielorussia che hanno esercitato il loro diritto di espressione e chiesto elezioni libere ed eque”, ha puntato il dito contro il regime di Alexander Lukashenko l’alto rappresentante UE per gli Affari Esteri, Josep Borrell. “Queste sentenze fanno parte della continua repressione brutale e sistematica di tutte le voci indipendenti nel Paese”, ha puntualizzato Borrell.
    Tsikhanouski, blogger e attivista pro-democrazia, era stato imprigionato il 29 maggio dello scorso anno, con l’obiettivo di impedirgli di partecipare alla campagna elettorale per le presidenziali contro l’attuale dittatore Lukashenko. Oggi (martedì 14 dicembre) nella città di Homiel è stato condannato insieme ad altri cinque prigionieri politici “con dubbie accuse di preparazione di disordini di massa e incitamento all’odio in un processo a porte chiuse”, si legge in una nota del Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE).
    “L’UE ribadisce la sua richiesta di rilascio immediato e incondizionato di tutti i 920 prigionieri politici in Bielorussia”, ha aggiunto l’alto rappresentante Borrell. Oltre ai cinque pacchetti di sanzioni già in atto nei confronti del regime di Lukashenko, “l’UE considera ulteriori misure restrittive“. Da Strasburgo il presidente del Parlamento UE, David Sassoli, ha condannato “questo processo farsa e le sentenze politicamente motivate” in Bielorussia. “Ci schiereremo sempre contro la repressione di Lukashenko e sosterremo coloro che lottano per un Paese libero e democratico. Siamo con voi”, ha promesso Sassoli.

    The @Europarl_EN condemns this sham trial and the politically motivated sentences.
    We will always speak out against Lukashenko’s repression and support those fighting for a free and democratic Belarus.
    We stand with you. https://t.co/pOtgpRDCX5
    — David Sassoli (@EP_President) December 14, 2021

    Diciotto anni di prigione per Siarhei Tsikhanouski, accusato di “preparazione di disordini di massa e incitamento all’odio”. L’alto rappresentante UE Borrell ha anticipato che Bruxelles considererà “ulteriori sanzioni al regime Lukashenko”