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    La denuncia della leader delle forze democratiche bielorusse Tsikhanouskaya: “Stanziamento permanente truppe russe”

    Bruxelles – L’attacco è diretto e durissimo, perché ormai “l’esistenza stessa della Bielorussia è in gioco”. Nel suo intervento davanti agli eurodeputati della commissione Affari esteri (Afet) di questa mattina (giovedì 13 ottobre), la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche bielorusse, Sviatlana Tsikhanouskaya, non usa giri di parole per denunciare quello che l’autoproclamato presidente, Alexander Lukashenko, sta facendo del Paese: “Sta cercando di legalizzare lo stanziamento permanente di truppe russe sul nostro territorio nazionale, ma questa noi la chiamiamo occupazione”.
    La presidente ad interim riconosciuta dall’Ue e leader delle forze democratiche bielorusse, Sviatlana Tsikhanouskaya, con il presidente della commissione Affari esteri del Parlamento Ue, David McAllister (13 ottobre 2022)
    La situazione interna nel Paese è particolarmente preoccupante, con il numero di prigionieri “in condizioni di detenzione disumane” che “aumenta ogni giorno ed è arrivato oggi a 1350 cittadini”, oltre a “più di 50 mila persone arrestate e torturate dal Kgb e centinaia di migliaia scappati prima verso l’Ucraina e poi dalla guerra russa” contro Kiev. La leader delle forze democratiche in Bielorussia ha ricordato che “negli ultimi due anni la tragedia nazionale è rimasta davanti ai nostri occhi, avvelenando la regione fino a una guerra sanguinosa” in Ucraina, la cui responsabilità è “tutta dell’imperialismo russo”. Oggi l’Europa e la Bielorussia pagano “il prezzo della nostra miopia” – come aveva già avvertito nell’intervento alla sessione plenaria dell’Eurocamera nel novembre dello scorso anno – perché nel frattempo “con gli accordi con Putin, Lukashenko ha venduto la nostra sovranità e distrutto la società civile e ogni collegamento con l’Unione Europea“. In altre parole, “ha svenduto l’anima della nostra nazione”, ha attaccato in mezzo agli applausi di sostegno degli eurodeputati in aula.
    Dopo l’annuncio del dispiegamento congiunto di parte dell’esercito bielorusso con le forze russe lungo il confine meridionale con l’Ucraina, l’autocrate bielorusso “vuole trasformare il Paese in una piattaforma per terrorizzare la Polonia e l’est Europa e minacciare la Nato“, ed è stata definita una “vergogna” il via libera al lancio dei missili sull’Ucraina e i colloqui Minsk-Mosca per “stanziare armamenti nucleari in Bielorussia” (a partire dalla decisione di abbandonare lo status di Paese non-nucleare sancito dalla Costituzione nazionale a pochi giorni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina). Tsikhanouskaya ha messo in chiaro che sono tre le azioni che devono essere prese “immediatamente”: l’uscita di Minsk dal conflitto nella regione, la cacciata di “ogni soldato russo” dalla Bielorussia e l’imputazione di “tutti coloro che sono coinvolti negli attacchi all’Ucraina”, bielorussi compresi.
    A proposito di quest’ultimo punto, la leader bielorussa ha esortato le istituzioni comunitarie ad agire contro il regime Lukashenko, “anche lui un criminale di guerra”, e privarlo “di ogni scappatoia per evadere le sanzioni” internazionali, che hanno colpito anche Minsk: “Dobbiamo rimanere fermi e uniti, perché i dittatori cercano di dividerci”, ha messo in guardia Tsikhanouskaya. Chiamando Lukashenko “il fantoccio di Putin”, un altro avvertimento è quello di “non seguire il suo gioco di scambiare oppositori politici in cambio di un alleggerimento delle sanzioni, perché poi si terrebbe i soldi e ne metterebbe altri in prigione”. Un passaggio particolarmente delicato per la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue, considerato il fatto che nei centri di detenzione del regime bielorusso c’è anche il marito Siarhei Tsikhanouski, condannato nel dicembre dello scorso anno a 18 anni di detenzione.
    L’ultimo appello di Tsikhanouskaya agli eurodeputati ha riguardato la ricostruzione di una Bielorussia “libera e democratica”. Per farlo, “chiedo al Parlamento Europeo di seguire l’esempio del Consiglio d’Europa, che per la prima volta ha deciso di non lavorare con il governo bielorusso ma con il nostro movimento democratico”. Ricordando l’invito al presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, a costruire un’alleanza tra Kiev e il movimento democratico a livello politico e diplomatico – “perché il destino delle nostre nazioni è intrecciato” – Tsikhanouskaya ha incalzato i membri della commissione Afet sul fatto che “una Bielorussia libera sarà lo strumento migliore contro Putin, un confine di mille chilometri sicuro e non più una minaccia per l’Europa”.

    I addressed President Zelenskyy today & proposed to build an alliance between Ukraine & democratic Belarus. To establish political & diplomatic relations. Because the fates of our nations are intertwined. We are ready for cooperation & we #StandWithUkraine🇺🇦 pic.twitter.com/LVjX2VK0Uo
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) October 11, 2022

    La presidente legittima riconosciuta dall’Ue si è rivolta agli eurodeputati della commissione Affari esteri per chiedere di “rimanere fermi sulle sanzioni” contro Alexander Lukashenko, “il fantoccio di Putin” che sta “vendendo l’anima del Paese consentendo al Cremlino attacchi all’Ucraina”

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    Lukashenko schiera l’esercito al confine con l’Ucraina. L’Ue: “La Bielorussia si astenga da escalation del conflitto”

    Bruxelles – L’escalation del conflitto tra Russia e Ucraina sfonda il fronte settentrionale e rischia di coinvolgere direttamente un nuovo attore: la Bielorussia dell’autoproclamato presidente Alexander Lukashenko. Dopo i sette mesi e mezzo di supporto indiretto e logistico all’esercito russo nell’aggressione armata dell’Ucraina, Minsk è a un passo dall’entrare nella guerra anche sul piano militare, dopo l’annuncio dello stesso Lukashenko della volontà di schierare l’esercito lungo il confine con il Paese invaso dalle forze del Cremlino.
    Da sinistra: gli autocrati bielorusso, Alexander Lukashenko, e russo, Vladimir Putin
    Le giustificazioni per un possibile cambio di rotta sono del tutto pretestuose, con accuse infondate a Kiev e alla Nato di essere pronti a preparare un attacco su larga scala al territorio bielorusso: “Gli attacchi sono già pianificati dall’Ucraina”, riporta l’agenzia di stampa russa Tass, citando le parole dell’autocrate bielorusso, che addirittura ventila l’uso di “armi nucleari” da parte dell’Alleanza Atlantica. “Ci stiamo preparando da decenni, se necessario risponderemo”, ha minacciato Lukashenko, specificando di averne discusso con Putin a San Pietroburgo e di aver accordato il dispiegamento congiunto delle truppe “nella regione”.
    L’esercito della Bielorussia conta approssimativamente 60 mila soldati (oltre a 300 mila riservisti), di cui circa 4.500 sono schierati da fine febbraio in battaglioni-tattici nelle zone di confine, soprattutto con l’Ucraina. Dall’inizio dell’invasione russa, Minsk ha fornito punti di appoggio all’esercito del Cremlino sul fronte ucraino nord-orientale e ha concesso il dispiegamento di armamenti russi sul territorio nazionale. Dopo l’abbattimento parziale del ponte tra Russia e Crimea nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 ottobre, il teatro di guerra in Ucraina si è infiammato, con un nuovo coinvolgimento della Bielorussia di Lukashenko. Secondo le accuse dell’esercito ucraino e del presidente Volodymyr Zelensky, la Russia avrebbe lanciato l’attacco di ieri mattina (lunedì 10 ottobre) su Kiev e altri grandi centri urbani utilizzando non solo missili dalla Crimea ma anche droni iraniani dal territorio bielorusso. Una dimostrazione che Lukashenko, con le sue dichiarazioni contro Kiev e la Nato, sta cercando di ribaltare di 360 gradi causa ed effetto dell’aggressione.
    “Abbiamo preso nota delle false accuse del regime di Lukashenko, sono accuse infondate, ridicole, inaccettabili”, ha messo in chiaro il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano: “L’Ucraina è la vittima, il regime bielorusso deve astenersi da qualsiasi coinvolgimento dall’escalation” nel conflitto tra Mosca e Kiev. Anche la presidente ad interim riconosciuta dall’Ue, Sviatlana Tsikhanouskaya, ha denunciato che “l’Ucraina non rappresenta una minaccia per la Bielorussia, è una bugia di Lukashenko per giustificare la sua complicità nel terrore” contro Kiev. In un appello sui canali social Tsikhanouskaya ha invitato i militari bielorussi a “non eseguiee gli ordini criminali, rifiutatevi di partecipare alla guerra di Putin contro i nostri vicini”, perché Lukashenko sta anche violando “la nostra sicurezza nazionale”.

    Lukashenka & Putin are dragging Belarus into a full-scale war against Ukraine. Let Lukashenka know that he will face the strongest sanctions & complete political isolation. Both dictators are war criminals & must appear before the tribunal. pic.twitter.com/7xrcxTWh0P
    — Sviatlana Tsikhanouskaya (@Tsihanouskaya) October 10, 2022

    È di oggi la notizia che Tsikhanouskaya avrà a sua disposizione un ufficio offertole dal governo fiammingo (la Regione federale del Nord del Belgio), vicino alle istituzioni europee e al quartier generale della Nato, come annunciato dal ministro-presidente delle Fiandre, Jan Jambon. La presidente ad interim della Bielorussia e il suo team si trasferiranno nell’ufficio domani (mercoledì 12 ottobre), quando Jambon (esponente di N-VA, partito autonomista delle Fiandre) le consegnerà ufficialmente la chiave. In questo modo, il governo locale vuole dimostrare che “le Fiandre sostengono il movimento di opposizione pacifica contro il regime dittatoriale in Bielorussia“.

    L’autoproclamato presidente bielorusso ha annunciato di aver ordinato a parte delle forze armate di schierarsi lungo la frontiera meridionale con le forze russe, in riposta alla “minaccia nucleare della Nato”. Il governo delle Fiandre offre un ufficio alla presidente riconosciuta dall’Ue Sviatlana Tsikhanouskaya

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    L’Ue estende la protezione temporanea ai rifugiati ucraini fino a marzo 2024. Lanciata una piattaforma per l’impiego

    Bruxelles – Nel giorno dei nuovi bombardamenti su Kiev e altri maggiori centri dell’Ucraina da parte della Russia di Putin, Bruxelles lancia subito un messaggio chiaro: oltre al sostegno armato e finanziario per la resistenza all’invasione del Cremlino, le porte dell’Unione sono sempre aperte per i rifugiati ucraini in fuga dalla guerra. Lo ha spiegato senza giri di parole la commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, in un punto con la stampa a Bruxelles: “La direttiva sulla protezione temporanea continuerà a essere in vigore almeno fino a marzo 2024, quello che abbiamo visto questa mattina dà un segnale molto chiaro che dobbiamo continuare ad accoglierli”.
    L’anticipazione è arrivata nel corso della presentazione della nuova piattaforma online per la ricerca di lavoro lanciata oggi (lunedì 10 ottobre), che aiuterà i rifugiati ucraini a trovare un impiego sul territorio dell’Unione Europea. L’annuncio della commissaria Johansson ha stupito per il tempismo, dal momento in cui la direttiva sulla protezione temporanea applicata a inizio marzo scorso sarà in vigore fino a marzo 2023 e solo allora si dovrebbe decidere se estenderla con rinnovi semestrali per un altro anno (arrivando, appunto, al marzo 2024). Se poi le condizioni dovessero rimanere critiche, il Consiglio potrà decidere a maggioranza qualificata l’estensione per un terzo anno, su proposta della Commissione. “Il nostro obiettivo è garantire che gli ucraini possano continuare a beneficiare della direttiva sulla protezione temporanea, ma siamo anche pronti a sostenere coloro che decidono di tornare in Ucraina“, ha precisato Johansson.
    A proposito delle possibilità di lavoro per i rifugiati ucraini nei 27 Stati membri, il nuovo strumento online permette di caricare il curriculum vitae dopo la registrazione alla piattaforma EU Talent Pool per sfogliare oltre 3 milioni di offerte di lavoro e per farsi conoscere da più di 4 mila tra datori di lavoro, servizi pubblici nazionali e agenzie private per l’impiego in tutta l’Unione. La proposta era arrivata a fine aprile e da oggi è disponibile in inglese, ucraino e russo sul portale Eures (gestito dall’Autorità europea del lavoro), per tutte le persone che beneficiano della protezione temporanea. “È una tragedia che milioni di persone siano state costrette a fuggire dalle loro case, è nostro dovere collettivo fornire tutto il sostegno possibile per aiutarli a costruirsi una vita nell’Ue”, ha spiegato il commissario per l’Occupazione e i diritti sociali, Nicolas Schmit.

    La commissaria europea per gli Affari interni, Ylva Johansson, ha annunciato l’estensione della prima scadenza della direttiva per la solidarietà tra Paesi membri nell’accoglienza e le facilitazioni di ingresso per chi fugge dalla guerra

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    Il commissario Ue Reynders a Kiev nel giorno dell’attacco missilistico russo sulla capitale: “Siamo corsi nei rifugi”

    Bruxelles – Dopo qualche mese di ritorno a una pseudo-normalità, Kiev è di nuovo sotto assedio, con i bombardamenti che hanno scosso la città nelle prime ore della mattinata di oggi (lunedì 10 ottobre). Una decina di esplosioni si sono registrate a Kiev (ma anche a Leopoli, Mykolaiv e altre città principali del Paese), con l’obiettivo di distruggere infrastrutture critiche, ma anche abitazioni civili, università, uffici governativi ed edifici non militari. A testimoniare il livello di gravità della situazione dopo il bombardamento è stato il commissario europeo per la Giustizia, Didier Reynders, che proprio questa mattina si trovava a Kiev: “È suonato il primo allarme alle 6 del mattino, le prime esplosioni sono arrivate un po’ più tardi. Alle 8 i servizi di sicurezza ci hanno chiesto di scendere al terzo piano interrato dell’hotel, dove siamo corsi con gli ospiti e il personale dell’hotel”.
    Su Twitter è stato lo stesso commissario Reynders a far sapere di essere “al sicuro”, dopo essere stato “rapidamente trasferito nel rifugio dell’hotel” insieme al suo team: “Siamo in attesa di aggiornamenti“. Raggiunto al telefono da LesNews24, il titolare della Giustizia nel gabinetto von der Leyen ha testimoniato che “da quello che mi è stato detto dal personale, sono ormai tre mesi che non ci sono più fughe nei rifugi, perché non si è mai verificata nessuna esplosione dopo gli allarmi”. Tuttavia, “siamo di fronte a un attacco diretto, la situazione è peggiorata negli ultimi giorni soprattutto dopo l’attacco al ponte in Crimea” nella notte tra venerdì 7 e sabato 8 ottobre.
    Nonostante la nuova escalation di violenza russa, “dobbiamo continuare a sostenere gli ucraini attraverso tutti i canali che abbiamo utilizzato fin dall’inizio, siano essi militari, umanitari o finanziari, ma anche nel campo della corretta applicazione delle sanzioni e della ricerca dei responsabili dei crimini di guerra”, ha assicurato Reynders. Il commissario europeo si trova in Ucraina proprio per sostenere gli sforzi delle autorità nazionali nel ricercare prove durante le indagini sui criminali di guerra nel corso dell’invasione del Paese da parte dell’esercito russo.

    A series of explosions in downtown #Kyiv this morning. Thanks to the quick reaction of the security staff, my team and I were rapidly transferred to the hotel shelter. We are safe and waiting for updates. #UkraineRussianWar pic.twitter.com/QtWwCwCqr6
    — Didier Reynders (@dreynders) October 10, 2022

    Durissima la condanna da Bruxelles per il bombardamento russo a Kiev. “Bombe su quartieri, palazzi, giardini pubblici. Solidarietà con Kiev, sostegno all’Ucraina”, ha commentato in un tweet il commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni. Si dice “profondamente scioccato” dagli attacchi contro i civili l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell: “Tali atti non hanno posto nel ventunesimo secolo, li condanno con la massima fermezza”. Per la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, “quello che sta accadendo ora a Kiev è nauseante”, ha attaccato su Twitter, con un affondo a Mosca: “Mostra al mondo, ancora una volta, il regime che abbiamo di fronte, un regime che prende di mira indiscriminatamente, un regime che fa piovere terrore e morte sui bambini”, con riferimento al cratere di un missile in corrispondenza di un parco giochi nella capitale ucraina.

    What is happening now in #Kyiv is sickening.
    It shows the world, again, the regime we are faced with: One that targets indiscriminately. One that rains terror & death down on children.
    This is criminal. They will be held to account. Ukraine will win. Europe will not look away. pic.twitter.com/0I594UlCMg
    — Roberta Metsola (@EP_President) October 10, 2022

    Il titolare della Giustizia nel gabinetto von der Leyen si trovava in Ucraina per sostenere le autorità nazionali nelle indagini sui crimini di guerra durante l’invasione dell’esercito del Cremlino: “La situazione è peggiorata negli ultimi giorni, soprattutto dopo l’attacco al ponte in Crimea”

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    Le lobby belghe dei diamanti vincono la loro battaglia: niente bando sui preziosi russi

    Bruxelles – In extremis, con un colpo di coda quasi inatteso, l’Ue ha rinunciato a includere una misura da diversi miliardi di euro nell’ottavo pacchetto di misure restrittive contro Mosca. Il commercio di diamanti grezzi con la Russia non è entrato alla fine nell’ultima tornata di sanzioni di Bruxelles, con il gigante russo dell’estrazione Alrosa risparmiato dalla lista delle entità colpite. Un’ennesima concessione, nei fatti, alle lobby della lavorazione dei diamanti belghe, che nella città portuale di Anversa hanno sede e da dove hanno continuato a picconare la proposta della Commissione Europea.
    A spingere per l’esclusione di Alrosa dall’ottavo pacchetto di sanzioni è stata in particolare l’associazione di categoria Antwerp World Diamond Centre, che ha denunciato che un embargo totale ai diamanti grezzi dalla Russia potrebbe costare 10 mila posti di lavoro nella città fiamminga, centro dell’industria mondiale della lavorazione di questo prodotto. Se nelle precedenti tornate di sanzioni il governo belga è sempre riuscito a tutelare il comparto economico cruciale a livello nazionale, l’escalation della guerra in Ucraina ha reso sempre più insostenibile la posizione contraria di Bruxelles. Il commercio globale di diamanti grezzi della Russia è stimato dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti attorno ai 4,5 miliardi di euro nel 2021 (una delle prime dieci esportazioni non energetiche di Mosca, il 30 per cento in tutto il mondo) e la necessità di tagliare ogni ulteriore forma di finanziamento della macchina bellica del Cremlino ha fatto sì che la Commissione includesse anche il commercio dei diamanti grezzi nella proposta di ottavo pacchetto di sanzioni.
    Nel corso delle trattative al Coreper (il Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio), è passata invece la linea morbida del Belgio, che ha spinto per non sganciarsi dal gigante russo dell’estrazione di diamanti e facendo leva sul timore che una misura restrittiva contro Alrosa possa colpire più l’economia e l’occupazione europea rispetto a quelle di Mosca. La marcia indietro segna una sconfitta in particolare per Stati baltici e Polonia, che avevano appoggiato un embargo totale sui diamanti, per cedere poi solo su un divieto per quelli non-industriali, ma – come riportano fonti diplomatiche – gli altri Paesi membri non hanno levato voci contrarie alla posizione del Belgio. Questa mattina è arrivata l’approvazione politica dell’ottavo pacchetto da parte degli ambasciatori dei 27 Paesi membri e ora, dopo la traduzione nelle lingue dell’Unione e la conclusione della procedura scritta, si attende per domani (giovedì 6 ottobre) la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e l’entrata in vigore delle misure restrittive.

    Ribaltata in extremis la proposta della Commissione Ue. Il gigante estrattivo Alrosa (che garantisce enormi entrate economiche al Cremlino) è stata esclusa durante le discussioni degli ambasciatori dei Ventisette dalla lista delle entità colpita dalle misure restrittive europee

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    I referendum farsa nelle regioni occupate dell’Ucraina sono state un plebiscito (forzato) per l’annessione alla Russia

    Bruxelles – Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia. Si sono concluse ieri sera (martedì 27 settembre) le operazioni di voto nelle quattro province occupate dall’esercito russo in Ucraina e l’esito del referendum è stato un plebiscito: il 99 per cento dei votanti si è espressa a favore dell’annessione alla Russia. Questa è la versione di Mosca, ma il filtro è quello degli occupanti, in un Paese invaso da ormai più di cinque mesi. La realtà dei fatti è che quanto messo in piedi dal Cremlino nelle quattro regioni orientali e meridionali dell’Ucraina sono dei referendum farsa, organizzati in maniera illegale e a cui, dati alla mano, ha partecipato una quota quasi irrisoria di cittadini ucraini, senza contare le minacce armate dei soldati russi sulla popolazione al momento del voto.
    L’esito non era minimamente in discussione, ma ora si apre una fase nuova per la guerra in Ucraina. Perché l’autocrate russo, Vladimir Putin, utilizzerà il risultato di questi referendum illegali per dichiarare l’annessione delle quattro regioni dell’Ucraina occupata alla Russia: in altre parole – nella visione propagandistica del Cremlino – il conflitto si trasformerà da una “operazione speciale” offensiva a una guerra di difesa dei nuovi territori inglobati e, allo stesso tempo, la controffensiva dell’esercito ucraino sarà considerata un attacco alla sovranità russa. Non è la prima volta che Mosca ribalta a 360 gradi causa ed effetto degli eventi (basti ricordare le motivazioni dell’attacco armato a un Paese sovrano, ‘giustificate’ dalla legittima richiesta dell’Ucraina di aderire all’Unione Europea e alla Nato), ma questo momento rappresenta senza dubbio un punto di svolta per lo scenario bellico sul continente europeo. Anche perché nel frattempo sono iniziate le operazioni di arruolamento dei 300 mila riservisti russi, nonostante l’ondata di proteste e la fuga di decine di migliaia di persone dal Paese.
    Per la conferma basterà aspettare venerdì (30 settembre) quando, secondo quanto riportano le fonti d’intelligence britanniche, Putin terrà un discorso in entrambe le Camere del Parlamento (l’Assemblea Federale e la Duma di Stato), con la “realistica possibilità” che annunci formalmente l’annessione delle regioni occupate come “rivendicazione” dei successi della “operazione militare speciale”. In questo scenario, l’annessione dovrebbe avvenire già il giorno seguente, consentendo a Mosca la coscrizione forzata di civili ucraini per combattere contro il loro stesso Paese. Putin si sente forte del plebiscito dei risultati del referendum-farsa nelle quattro regioni che rappresentano circa il 15 per cento del territorio dell’Ucraina, ma sono impietosi i dati sul numero di cittadini che – in modo forzato e pilotato – hanno partecipato al voto. Nella regione di Zaporizhzhia hanno votato in totale in 39.367 su una popolazione complessiva di 1.666.515 persone, ovvero il 2,3 per cento. Nell’Oblast di Donetsk – solo parzialmente controllato dall’esercito russo – avrebbe votato il 97 per cento degli aventi diritto al voto, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa statale Ria Novosti, ma non coincidono dati sulla popolazione: per il Cremlino sarebbero poco più di due milioni, ma al gennaio 2022 Kiev ne contava oltre quattro milioni. Tutto ciò accompagnato dai soldati russi che tra il 23 e il 27 settembre si recavano casa per casa per costringere i cittadini ucraini a votare e lo scrutinio effettuato con modalità del tutto illecite.
    Rimane alta l’attenzione anche a Bruxelles sulla situazione nell’est dell’Ucraina, con le condanne a pioggia per i “referendum illegali” di annessione alla Russia, sulla falsariga di quello in Crimea nel 2014. “L’Ue denuncia lo svolgimento di referendum illegali e il loro esito falsificato, si tratta di un’altra violazione della sovranità e dell’integrità territoriale dell’Ucraina, in mezzo a sistematici abusi dei diritti umani”, è l’attacco dell’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica sicurezza, Josep Borrell: “Lodiamo il coraggio degli ucraini, che continuano a opporsi e a resistere all’invasione russa”. Senza troppi giri di parole la condanna del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel: “Referendum fasulli, risultati fasulli. Non riconosciamo nessuno dei due”. Le istituzioni comunitarie si preparano a varare un nuovo pacchetto di misure restrittive contro i responsabili dei referendum farsa nelle regioni occupate dell’Ucraina e il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, avverte che la Commissione ritiene “certamente un’opzione” imporre sanzioni individuali anche ai cittadini europei che sostengono quest’azione illegale di Mosca: “Tutto dipenderà dal livello di partecipazione, la responsabilità di capire se vanno adottate misure caso per caso è degli Stati membri”.

    Sham referenda.
    Sham results.
    We recognize neither.
    — Charles Michel (@CharlesMichel) September 27, 2022

    Nelle operazioni di voto “illegali” e truccate dal Cremlino negli Oblast di Donetsk, Luhansk, Kherson e Zaporizhzhia, il “sì” avrebbe vinto con il 99 per cento: Putin potrebbe dichiarare il 30 settembre l’ampliamento del territorio nazionale. Dura condanna Ue: “Altra violazione della sovranità di Kiev”

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    Le previsioni dell’Ue sull’impatto delle sanzioni sulla Russia: “Il Pil crollerà dell’11 per cento, peggio della caduta dell’Urss”

    Bruxelles – Peggio della caduta dell’Unione Sovietica. Le sanzioni internazionali stanno colpendo la Russia con una violenza mai vista prima nella storia, dopo anni in cui Mosca affronta una recessione economica. La conferma arriva dal vicedirettore generale per l’Europa orientale e l’Asia centrale del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Luc Pierre Devigne, nel corso di un’audizione alla sessione congiunta della commissione Affari esteri (Afet) e della sottocommissione per la Sicurezza e la difesa (Sede) del Parlamento Ue. “Le nostre sanzioni funzionano, la Russia affronta una recessione dagli anni Novanta e ora ci aspettiamo un crollo del Pil nazionale dell’11 per cento, ancora maggiore rispetto a quello della caduta dell’Urss“.
    Nel corso dell’audizione parlamentare Devigne si è soffermato sulle motivazioni per cui è necessario un nuovo round di misure restrittive internazionali contro il Cremlino, ormai in difficoltà evidente sia sul fronte economico, sia su quello militare: “La Russia è sempre più isolata, partner importanti come Cina e India hanno dichiarato che questi non possono essere tempi di guerra e il presidente turco, Recep Tayyip Erdoğan, ha annunciato che i territori strappati all’Ucraina non saranno riconosciuti”. Come già ha spiegato recentemente anche il premier italiano dimissionario, Mario Draghi, e ancor prima il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, “dobbiamo essere ancora più risoluti e continuare sulla strada delle sanzioni contro la Russia, che si stanno dimostrando efficaci”, ha ribadito con forza Devigne, precisando agli eurodeputati che “non posso rivelarne il contenuto per non mettere a repentaglio la loro efficacia e per non impattare sul costo di ciò che potrebbe essere sanzionato”.
    A determinare decisione di un nuovo round di misure restrittive (arrivate a sei pacchetti e un ultimo a luglio definito maintenance and alignement, aggiornamento e allineamento) è l’ulteriore escalation militare in Ucraina, con i referendum-farsa nelle autoproclamate Repubbliche filo-russe e la mobilitazione parziale dei riservisti dichiarata da Vladimir Putin, con annesse minacce nucleari all’Occidente. “Qualsiasi riferimento all’uso di armi nucleari o di azioni contro gli impianti nucleari in Ucraina pone la Russia ai margini della civiltà”, ha attaccato il vicedirettore generale del Seae. Minacce che in ogni caso “non indeboliranno la nostra decisione di continuare sulla strada delle sanzioni” e che, al contrario, stanno portando l’esecutivo comunitario a valutare la proposta di una nuova tranche di aiuti militari a Kiev attraverso lo strumento dell’European Peace Facility, rende noto Devigne.
    Il momento è cruciale per la guerra in Ucraina perché, “senza successi militari, Putin continua sulla strada dell’escalation, cercando di intimidire l’Ucraina e i Paesi che la supportano”. Le contraddizioni sono evidenti, considerato il fatto che si parla di circa 300 mila coscritti, “anche se il Cremlino riporta di aver perso solo seimila soldati e parte del decreto di mobilitazione è secretata”. La stessa mobilitazione “parziale” potrebbe essere un modo per “non far capire al popolo russo quanto la situazione sia grave”, ma nonostante questo è già iniziata l’ondata di proteste: “Più di duemila persone sono state arrestate, ma molte di più se ne vanno dal Paese”, ha ricordato Devigne, facendo riferimento alle “file chilometriche di auto ai confini e i voli aerei andati esauriti”. Mentre l’esercito ucraino continua nella propria avanzata nella controffensiva a est, “l’escalation di Putin dimostra che la Russia sta attraversando una crisi, o quantomeno un momento critico, visto che sono state anche rafforzate le sanzioni per chi si arrende o rifiuta di arruolarsi”, ha concluso il proprio intervento il vicepresidente del Seae.

    Il vicedirettore generale per l’Europa orientale e l’Asia centrale del Servizio europeo per l’azione esterna, Luc Pierre Devigne, ribadisce che “le misure restrittive funzionano”, perché colpiscono un Paese che “affronta una recessione dagli anni Novanta e ora viene abbandonato da Cina e India”

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    Il Partito Popolare Europeo sotto attacco a Bruxelles dopo le parole di Berlusconi su Putin e l’invasione dell’Ucraina

    Bruxelles – Dagli studi di Porta a Porta su Rai1 ai corridoi del Parlamento Europeo, le dichiarazioni del presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, sulla guerra di Vladimir Putin in Ucraina stanno mettendo sotto scacco l’intera famiglia politica del Ppe (Partito Popolare Europeo). E dopo gli attacchi della scorsa settimana a Strasburgo sul rischio di favorire l’avanzata dell’estrema destra a livello nazionale e comunitario, il risveglio di questa mattina del presidente del Ppe, Manfred Weber, non è stato dei più tranquilli. “È scioccante sentire queste parole. Manfred Weber, niente da dire su questo?”, è l’attacco della presidente del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento Ue, Iratxe García Pérez.
    Probabilmente il leader dei popolari europei avrebbe qualcosa da dire al presidente di Forza Italia – dopo essersi fatto scudo in plenaria dietro ad Adenauer e Schumann “fondatori dell’Unione” – ma per il momento non trapela nessun commento pubblico. La posizione è impossibile da difendere e non è nemmeno pensabile andare allo scontro a soli due giorni dalle elezioni decisive per il futuro dell’Italia. Eppure quanto dichiarato da Berlusconi mette l’intera famiglia dei popolari europei sotto una luce ancora più tetra per il futuro dei rapporti con Kiev: “Putin è caduto in una situazione veramente difficile e drammatica“, in cui “una missione delle due Repubbliche filorusse del Donbass è andata a Mosca da lui in delegazione, dicendogli che Zelensky ha aumentato gli attacchi contro le loro forze sui confini”. E, secondo il numero uno forzista, l’autocrate russo “è stato spinto dalla popolazione russa, dal suo partito, dai suoi ministri a inventarsi questa operazione speciale“, con riferimento proprio al modo in cui la propaganda russa impone di definire l’invasione dell’Ucraina in patria.
    Ma non è finita qui. “Le truppe russe dovevano raggiungere Kiev in una settimana, sostituire con un governo di persone per bene il governo di Zelensky e in un’altra settimana ritornare indietro”, ricorda Berlusconi, in uno dei passaggi più controversi del suo intervento. “Invece hanno trovato una resistenza imprevista e imprevedibile da parte delle truppe ucraine, che poi sono state anche foraggiate con armi di tutti i tipi da parte dell’Occidente“, con la conclusione che è quasi un’analisi ex-post del fallimento della guerra di Putin: “La situazione in Ucraina è diventata molto difficile da tenere sotto controllo, non ho capito nemmeno perché le truppe russe si sono sparse in giro per l’Ucraina, mentre secondo me dovevano soltanto fermarsi intorno a Kiev“. No comment per ora dalle fila del Partito Popolare Europeo.

    It’s shocking to hear these words. @ManfredWeber , anything to say about this ? pic.twitter.com/SdBmvxZ2zY
    — Iratxe Garcia Perez/♥️ (@IratxeGarper) September 23, 2022

    “Con l’amichevole appoggio del Partito Popolare Europeo e di Manfred Weber”, commenta con sarcasmo l’eurodeputata tedesca dei Verdi (che correrà per la co-presidenza del gruppo all’Eurocamera), Terry Reintke: “Non ho più parole, come possono i conservatori non capire che stanno commettendo un errore storico. Di nuovo”. Anche dalle fila dei liberali di Renew Europe si alzano voci scandalizzate all’indirizzo di Berlusconi: “Si comporta come un apologeta di Putin e un cattivo consigliere militare, impeditegli di mettere le mani sulle redini del potere a Roma”, attacca l’ex-capogruppo dell’Alde al Parlamento Ue ed ex-premier del Belgio, Guy Verhofstadt. Mentre il collega italiano Nicola Danti (Italia Viva) si rivolge al gruppo del Ppe – “Come può una posizione politica del genere trovare casa fra le vostre fila?” – con un affondo diretto al presidente Weber: “Con quale coraggio potete sostenere un personaggio che rilascia simili dichiarazioni? Tradisce la vostra storia e il vostro presente!”

    Cari amici del @EPP, sine ira et studio, come può una posizione politica del genere trovare casa fra le vostre fila? @ManfredWeber con quale coraggio potete sostenere un personaggio che rilascia simili dichiarazioni? Tradisce la vostra storia e il vostro presente! pic.twitter.com/4RrSuR676m
    — Nicola Danti 🇪🇺🇮🇹 (@DantiNicola) September 23, 2022

    Pioggia di critiche al presidente del Ppe, Manfred Weber, per l’intervento “scioccante” del presidente di Forza Italia (della famiglia politica europea dei popolari) sulle motivazioni che hanno spinto l’autocrate russo ad attaccare il Paese e sullo sviluppo dell’offensiva militare