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    Sono in arrivo i primi 3 miliardi di euro dall’Ue all’Ucraina per l’assistenza macrofinanziaria del 2023

    Bruxelles – Si apre il flusso finanziario per il 2023 dall’Unione Europea all’Ucraina. Domani (17 gennaio) sarà erogata la prima tranche del pacchetto di assistenza macrofinanziaria da 18 miliardi di euro, per un valore di 3 miliardi che corrisponde all’esborso previsto per i mesi di gennaio e febbraio: “Aiuterà l’Ucraina a soddisfare il suo fabbisogno finanziario”, spiega la Commissione Ue, sottolineando che in particolare servirà “a mantenere in funzione i servizi pubblici, come ospedali e scuole, a ripristinare le infrastrutture critiche e a garantire la stabilità macroeconomica”.
    Da sinistra: il vicepresidente della Commissione per l’Economia, Valdis Dombrovskis, e il commissario europeo per il Bilancio, Johannes Hahn, alla presentazione del nuovo pacchetto di assistenza macrofinanziaria per l’Ucraina (9 novembre 2022)
    Il memorandum d’intesa sul pacchetto di assistenza macrofinanziaria per l’Ucraina – che ha dato il via libera all’erogazione della prima tranche da 3 miliardi – è stato firmato oggi (16 gennaio) tra le due parti: “Ringrazio [la presidente della Commissione Ue, ndr] Ursula von der Leyen e [il vicepresidente per l’Economia, ndr] Valdis Dombrovskis“, ha commentato su Twitter il premier ucraino, Denys Shmyhal: “Ciò contribuirà a mantenere la stabilità macroeconomica in futuro”.
    Il nuovo strumento di assistenza macrofinanziaria Amf+ proposto dalla Commissione lo scorso 9 novembre prevede che i fondi saranno convogliati attraverso il bilancio dell’Ue con un esborso mensile medio di 1,5 miliardi di euro e consentirà all’Ucraina di rimborsare i prestiti in un periodo massimo di 35 anni, a partire dal 2033. Per garantire la nuova assistenza macrofinanziaria si potrà utilizzare il margine di manovra del bilancio comunitario 2021-2027 (la differenza tra il massimale delle risorse proprie e i fondi effettivamente necessari per coprire le spese previste dal bilancio) in modo mirato per l’Ucraina e limitato nel tempo. La copertura dei tassi d’interesse – stimati sui 600 milioni di euro all’anno a partire dal 2024 – sarà fornita dagli Stati membri dell’Unione.

    ✅ Honoured to sign MoU on behalf of the EU to provide Ukraine 🇺🇦 with 🇪🇺 financing in 2023 – up to €18 bln in loans.
    👉🏻First payment of €3 bln to follow later this week.
    This will help Ukraine cover its pressing needs – with stable flow of payments throughout year. pic.twitter.com/8to24KiGUu
    — Valdis Dombrovskis (@VDombrovskis) January 16, 2023

    I crimini di guerra in Ucraina
    Intanto a Bruxelles si condannano le continue azioni brutali dell’esercito russo ai danni della popolazione ucraina. “Altri missili russi hanno colpito le città ucraine durante il fine settimana, in particolare un edificio residenziale a Dnipro, in cui sono morti almeno 35 civili tra cui due bambini”, ha ricordato il portavoce del Servizio europeo per l’Azione esterna (Seae), Peter Stano, parlando oggi con la stampa: “Tali azioni costituiscono crimini di guerra e devono cessare immediatamente“. Come dichiarato dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, “non ci sarà impunità” per i “continui attacchi violenti della Russia, comprese le infrastrutture energetiche, anche contro i cittadini ucraini nelle loro stesse case”.
    Da sinistra: il primo ministro della Svezia, Ulf Kristersson, e il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel (Stoccolma, 16 gennaio 2023)
    A parlare di “crimini di guerra” è stato anche il premier svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, durante il colloquio a Stoccolma con il leader del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Condanniamo gli attacchi sistematici ai danni dei civili e delle infrastrutture critiche, compresi quelli di sabato a Dnipro”. L’attacco “orribile” ha causato 40 vittime “innocenti”, per cui “i responsabili saranno chiamati a rispondere”, è la minaccia del premier svedese: “Continueremo a supportare militarmente l’Ucraina, nessun compito potrebbe essere più importante per noi“, ha concluso Kristersson, riprendendo le parole di venerdì (13 gennaio) a Kiruna con la presidente della Commissione Ue von der Leyen.
    “L’Ucraina ha ancorato il suo futuro all’Ue e l’Ue ha ancorato il suo pieno sostegno al popolo ucraino”, ha confermato Michel. Quando la guerra sta per compiere il primo anno, “siamo più saldi e uniti che mai” e “il prossimo incontro che avremo con le autorità ucraine trasmetterà anche un messaggio positivo sui progressi che l’Ucraina sta compiendo nel suo cammino verso l’Europa”, è quanto sottolineato dal numero uno del Consiglio. Michel e von der Leyen incontreranno a Kiev il presidente del Paese sotto attacco russo, Volodymyr Zelensky, il 3 febbraio in occasione del vertice Ue-Ucraina, mentre i membri della Commissione Ue si recheranno in visita nella capitale ucraina “a inizio febbraio” (ha confermato la stessa presidente dell’esecutivo comunitario) per incontri bilaterali con le rispettive controparti del governo guidato da Shmyhal.

    Il 17 gennaio sarà sborsata la tranche per i mesi di gennaio e febbraio del pacchetto da 18 miliardi complessivi. Serviranno a mantenere in funzione i servizi pubblici, a ripristinare le infrastrutture critiche e a garantire la stabilità macroeconomica

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    Nuovo anno, nuova presidenza, stesso supporto. L’Ucraina è la prima priorità del semestre svedese del Consiglio dell’Ue

    Bruxelles – Prende ufficialmente il via la presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea, a quasi un anno dallo scoppio della guerra russa in Ucraina. Ma l’impegno dei Ventisette a supporto di Kiev non cambia, anzi: “Gli ucraini stanno combattendo come se fosse il primo giorno, e noi li continuiamo a sostenere come se fosse il primo giorno”, ha ribadito con forza la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, salutando la nuova spinta che arriva da Kiruna, nell’estremità settentrionale della Svezia: “L’Ucraina è la prima priorità di questa presidenza, la vostra è una leadership vitale per preservare l’incredibile unità e determinazione europea e aumentare la pressione sulla Russia”.
    Il Collegio di commissari a Kiruna (Svezia) per l’avvio della presidenza di turno svedese del Consiglio dell’Unione Europea
    Nel corso della conferenza stampa di oggi pomeriggio (13 gennaio) che ha inaugurato i lavori del nuovo semestre, è stato lo stesso primo ministro svedese e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Ulf Kristersson, a sottolineare che “serve cooperazione” tra gli Stati membri dell’Ue per “affrontare tutte le sfide davanti a noi e costruire un’Europa più libera, verde e sicura”. Dal momento in cui “la vittoria dell’Ucraina è esistenziale e l’unità il nostro asset”, il destino dei due partner è strettamente legato l’uno all’altro: “Dobbiamo mantenere il supporto militare, umanitario ed economico, evitando divisioni tra noi“, è l’avvertimento del premier svedese da Kiruna.
    Il sostegno all’Ucraina nel 2023 inizia già ora, con l’erogazione della prima tranche del supporto finanziario Ue da 18 miliardi complessivi per quest’anno: “Non è mai stato fatto nulla del genere con un partner dell’Unione”, ha sottolineato von der Leyen. A questo si aggiungono i preparativi per coordinare gli sforzi internazionali per la ricostruzione del Paese, “con la piattaforma G7 pronta questo mese”. In questo semestre si cercherà anche di spingere sul supporto militare, per imprimere la svolta decisiva a favore di Kiev nella guerra contro la Russia: “Siamo stati un gigante economico, un nano politico e un verme militare, ma i nostri sforzi congiunti mostrano che l’Ue è un attore su cui poter contare in termini di sicurezza“, ha voluto mettere in chiaro il premier svedese. Sul fronte interno all’Unione questo significherà uno sforzo per “l’implementazione della Bussola Strategica per la difesa comune con il piano d’azione sulla mobilità militare”, così come “il rafforzamento della cooperazione con la Nato”.
    Ma sarà cruciale anche il capitolo sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, che quest’anno vedrà per la prima volta Kiev nel report sull’allargamento: “È lo specchio dei progressi di ogni Paese candidato”, ha spiegato von der Leyen, con Kristersson che si è detto “impressionato” dal lavoro fatto finora sul piano delle riforme. “Siamo impegnati ad aiutare l’Ucraina a diventare un Paese membro in linea con le nostre regole, ora aspettiamo il lavoro di scrutinio”, ha aggiunto il premier svedese. Su questo punto il lavoro del Consiglio sarà agevolato dall’impegno della Commissione, che si prepara per un appuntamento senza precedenti. “Il Collegio dei commissari visiterà Kiev all’inizio di febbraio, per una riunione con il governo ucraino“, è la conferma della presidente von der Leyen delle notizie filtrate negli scorsi giorni sulla trasferta che a questo punto quasi sicuramente coinciderà con il vertice Ue-Ucraina del 3 febbraio. “C’è un’enorme quantità di dossier in comune, tra i 18 e i 20, su cui stiamo già lavorando” e che dimostrano “quanto le nostre agende siano convergenti”, ha evidenziato la numero uno della Commissione.

    Dear @SwedishPM, you have made Ukraine the 1st priority of your presidency.Russia’s imperial war also showed that we need to take greater responsibility for our collective security.
    So I welcome your ambition to strengthen EU security & defence policy ↓ https://t.co/D7Pdv9EPIR
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) January 13, 2023

    A Kiruna è stato dato il via ufficiale ai lavori di Stoccolma alla testa dell’istituzione comunitaria: “Momento cruciale, l’unità è il nostro asset”. E von der Leyen conferma il viaggio dei membri della Commissione Ue a Kiev a inizio febbraio

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    Una trasferta senza precedenti. I membri della Commissione Ue valutano una riunione di alto livello a Kiev a febbraio

    Bruxelles – A quasi un anno dall’inizio della guerra russa in Ucraina la Commissione Ue è alla ricerca di nuove occasioni per rafforzare il proprio messaggio di sostegno al Paese partner sul fronte orientale, con una solidarietà fatta di azioni simboliche e di discussioni tecniche e politiche sempre più intense con Kiev. Tra questi c’è l’appuntamento già annunciato per il 3 febbraio in territorio ucraino per il vertice Ue-Ucraina, a cui parteciperanno la presidente della Commissione e quello del Consiglio Ue). Ma la prossima mossa del gabinetto von der Leyen potrebbe essere un appuntamento senza precedenti, che dovrebbe portare diversi membri dell’esecutivo comunitario a sedersi al tavolo del confronto con le rispettive controparti del governo ucraino proprio a Kiev, nel mese di febbraio. Quando si chiuderà il primo anno di invasione russa e di lotta del popolo ucraino a difesa del proprio Paese, con il contributo decisivo dell’Unione Europea.
    I membri della Commissione Europea durante il seminario del Collegio dei commissari (11 gennaio 2023)
    Dopo le anticipazioni di Politico, diversi funzionari europei hanno confermato a Eunews che la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha proposto ieri (11 gennaio) durante il seminario del Collegio dei commissari l’incontro con il governo guidato da Denys Shmyhal nella capitale ucraina a febbraio. Una data ancora non è stata fissata, ma sono due i momenti del mese su cui prestare attenzione.
    Il primo è all’inizio di febbraio, quando von der Leyen (insieme al presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel) si recherà a Kiev per il vertice Ue-Ucraina con il presidente del Paese, Volodymyr Zelensky. Lunedì (9 gennaio) sono arrivate conferme anche dalla presidenza di turno del Consiglio dell’Ue che l’appuntamento del 3 febbraio non si terrà a Bruxelles – come inizialmente previsto – ma in Ucraina, e la presenza della numero uno dell’esecutivo comunitario rende molto verosimile che l’occasione possa essere sfruttata dai membri del suo gabinetto per accodarsi e incontrare quelli del governo ucraino nei giorni immediatamente precedenti o successivi. Il secondo momento è la fine del mese: il 24 febbraio cadrà l’anno esatto dall’inizio della resistenza ucraina e non è da escludere un forte gesto simbolico da parte della Commissione Ue per ribadire nuovamente la solidarietà al popolo e all’establishment politico del Paese.
    Chi potrebbe partecipare per la Commissione Ue
    Il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, e della Commissione Europea, Ursula von der Leyen (Kiev, 15 settembre 2022)
    Come ricordano le fonti, in linea di principio l’invito è aperto a tutti i commissari e le commissarie, a prescindere da quanto i dossier di propria responsabilità siano legati all’Ucraina. L’incontro con i ministre e le ministre del governo ucraino dovrebbe rappresentare un approfondimento dei rapporti con Kiev a 360 gradi, anche considerata la candidatura del Paese all’adesione Ue e la necessità di valutare sia i progressi nell’attuazione delle sette raccomandazioni della Commissione sia le prospettive di integrazione nel Mercato Unico. Ma la decisione di recarsi nella capitale ucraina sarà completamente volontaria per ciascuno dei membri del gabinetto von der Leyen e i funzionari europei precisano che le risposte definitive arriveranno solo nelle prossime settimane (anche quando sarà stabilita una data ufficiale).
    Al momento le fonti si sbilanciano solo su pochi nomi. A quanto si apprende a Bruxelles, sembra comunque molto probabile – al netto di impegni inderogabili – la presenza dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, considerato il suo ruolo centrale per i rapporti con l’Ucraina in questa anno di guerra. Lo stesso si può dire del commissario per l’Ambiente, Virginijus Sinkevičius, che le fonti fanno sapere aver parlato intensamente ieri con la presidente von der Leyen a margine del seminario. Altamente probabile è anche la presenza del vicepresidente esecutivo per l’Economia e commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, mentre sta valutando la possibilità di partecipare il commissario per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski.

    Funzionari europei confermano a Eunews che la presidente von der Leyen ha proposto ai commissari di incontrare le rispettive controparti ucraine per discutere di tutti i dossier sulla solidarietà contro l’invasione russa. Non c’è ancora una data, ma arrivano i primi ‘sì’ ufficiosi

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    Nel 2022 i Paesi membri Ue hanno concesso la protezione temporanea a più di 3 milioni di ucraini in fuga dalla guerra

    Bruxelles – Nove mesi di porte aperte per i rifugiati in fuga dalla guerra russa in Ucraina. Nel 2022 i Paesi membri dell’Unione Europea hanno accolto oltre 3 milioni di ucraini, concedendo loro la protezione temporanea come espressione tangibile di solidarietà a chi cerca riparo sul territorio comunitario dalle bombe dell’esercito del Cremlino.
    Come emerge dai dati Eurostat, tra marzo e novembre dello scorso anno (in attesa delle ultime stime del mese di dicembre) sono stati 3.266.480 i beneficiari della protezione temporanea. Il numero maggiore è stato registrato in Polonia (944.360) e in Germania (931.545), mentre l’Italia – quinto Paese per destinazione, dietro a Spagna e Bulgaria – ha concesso lo status a 143.195 persone.
    Se invece si considera le percentuale di ucraini arrivati con lo status di protezione temporanea rispetto alla popolazione del Paese, i dati riconoscono lo sforzo di accoglienza maggiore a Estonia (28,1 per mille abitanti), Polonia (25,1), Lituania (22,9) e Bulgaria (21,2). Il trend segnalato da Eurostat è di una diminuzione progressiva del numero di persone che ricevono la protezione temporanea man mano che passano i mesi.

    🛂 In November 2022, among the EU Member States for which data are available, 🇵🇱Poland granted the highest number of temporary protection statuses to Ukrainians fleeing 🇺🇦Ukraine (40 370). Followed by 🇩🇪Germany (36 385) and 🇷🇴Romania (10 745).
    👉 https://t.co/6iSWpLkw0t pic.twitter.com/nhfK1RYF6E
    — EU_Eurostat (@EU_Eurostat) January 11, 2023

    La direttiva sulla protezione temporanea
    L’attivazione della direttiva europea sulla protezione temporanea è stata proposta dalla Commissione Ue per la prima volta dalla sua entrata in vigore (nel 2001) il 2 marzo dello scorso anno, a meno di una settimana dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Dopo sei giorni si è concretizzata con l’avvio delle procedure di riconoscimento dello status di protezione di gruppo in “situazioni di crisi derivanti da un afflusso massiccio di persone in fuga da una situazione di grande pericolo”. Sfollati e persone in fuga dalla guerra hanno il diritto alla protezione in tutta l’Unione Europea, inclusi i cittadini non ucraini e gli apolidi che non possono tornare nel loro Paese d’origine, come richiedenti asilo o beneficiari di protezione internazionale.
    Secondo quanto previsto dalla direttiva, la protezione temporanea rimane in vigore per un anno (fino a marzo 2023), ma lo scorso 10 ottobre è stato dato il via libera all’estensione fino a marzo 2024 con due rinnovi semestrali. Se poi le condizioni dovessero rimanere critiche, il Consiglio potrà decidere a maggioranza qualificata l’estensione per un terzo anno, su proposta della Commissione. La direttiva fornirà tutti i diritti di protezione internazionale riconosciuti ai rifugiati: residenza, accesso al mercato del lavoro e all’alloggio, assistenza sociale e medica, mezzi di sussistenza, tutela legale e accesso all’istruzione per bambini e adolescenti. Prevista anche la solidarietà e la condivisione delle responsabilità tra Stati membri nell’ospitare gli sfollati ucraini o in arrivo dal Paese invaso dalle truppe di Putin.

    Dall’8 marzo è in vigore la direttiva che prevede allentamenti dei controlli di frontiera, solidarietà tra i Ventisette nell’accoglienza e facilitazioni di ingresso per chi scappa dall’invasione russa. L’Italia ha aperto le porte a più di 143 mila rifugiati, Polonia e Germania a quasi due terzi

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    Sono in arrivo nuove sanzioni Ue contro la Bielorussia per il supporto alla guerra russa in Ucraina

    Bruxelles – L’annuncio è arrivato direttamente dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. “Presenteremo una nuova tornata di sanzioni contro la Bielorussia per rispondere al suo ruolo nella guerra russa in Ucraina”, è la secca anticipazione nell’intervento della leader dell’esecutivo comunitario durante la conferenza stampa di presentazione della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato di oggi (10 gennaio).
    Da sinistra: Alexander Lukashenko e Vladimir Putin
    Parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”, per la numero uno della Commissione è cruciale non solo “mantenere la pressione sul Cremlino per tutto il tempo necessario con un duro regime di sanzioni”, ma anche “estendere queste sanzioni contro chi sostiene militarmente la guerra russa“, ha promesso von der Leyen.
    Nei fatti è una risposta a distanza di (molti) mesi alle richieste degli eurodeputati per un adeguamento delle misure restrittive contro il regime di Alexander Lukashenko a quelle già applicate contro Mosca, che sono già arrivate a nove pacchetti di sanzioni. Oltre alla Bielorussia, tra i Paesi terzi che sostegno attivamente la Russia nella sua invasione dell’Ucraina c’è anche l’Iran, ha precisato la stessa von der Leyen. Non è esplicito l’arrivo di nuove sanzioni per Teheran – come lo è stato invece per Minsk – ma il riferimento lascia comunque intendere che nel prossimo futuro a Bruxelles si potrebbe andare nella stessa direzione anche per contro l’Iran.

    “The EU will keep supporting the Ukrainian people and pressing against Russia’s imperial war.
    We will extend sanctions to those who militarily support Russia’s war, such as Belarus and Iran.”
    — President @vonderleyen #StandWithUkraine pic.twitter.com/uxWiHjkNfD
    — European Commission 🇪🇺 (@EU_Commission) January 10, 2023

    Le sanzioni a Bielorussia e Iran
    Le istituzioni comunitarie hanno riconosciuto sin dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina il ruolo della Bielorussia come supporto per gli attacchi russi da nord e, proprio per questa ragione, hanno incluso decine di esponenti del regime di Lukasehnko e hanno rinvigorito l’embargo supotassio, acciaio, combustibili e trasporti bielorussi. L’azione della Bielorussia ha permesso alle truppe e alle armi russe di muoversi attraverso il suo territorio, di utilizzare il suo spazio aereo, di rifornirsi di carburante e di immagazzinare munizioni militari, ma è stata cruciale anche la decisione di abbandonare lo status di Paese non-nucleare, attraverso un referendum-farsa. Al momento un totale di 195 persone e 35 entità è interessato dalle misure restrittive dell’Ue – compreso lo stesso Lukasehnko e il figlio Viktor, consigliere per la Sicurezza Nazionale – anche per la repressione delle manifestazioni pacifiche dopo l’esito truccato delle elezioni presidenziali dell’agosto 2020.
    Da sinistra: l’ayatollah Ali Khamenei e Vladimir Putin (credits: Alexandr Demyanchuk / SPUTNIK / AFP)
    Rimane alta l’attenzione delle istituzioni comunitarie anche sul supporto dell’Iran all’aggressione armata russa dell’Ucraina. Da ottobre la Repubblica Islamica invia droni kamikaze, armi e addestratori in Crimea, per rendere più efficaci i bombardamenti del Cremlino sulle città e le infrastrutture civili ucraine, macchiandosi di corresponsabilità negli attacchi con droni Shahed 136 a guida Gps che possono volare per oltre duemila chilometri. Tra il 20 ottobre e il 12 dicembre dello scorso anno sette individui e cinque entità sono stati inseriti per questo motivo nella lista delle misure restrittive dell’Unione, tra cui il capo di Stato maggiore delle forze armate e il capo del comando Uav della forza aerospaziale del Corpo delle guardie rivoluzionarie islamiche. A questo si aggiungono 60 individui e 8 entità tra il 17 ottobre e il 15 dicembre per la repressione delle proteste interne e le sentenze di pena di morte pronunciate ed eseguite contro i manifestanti pacifici che chiedono un rinnovamento del regime teocratico.

    Lo ha anticipato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, parlando di “tutto ciò che è in nostro potere per supportare il coraggioso popolo ucraino”. Bruxelles punta il dito anche contro l’Iran: “Estenderemo queste sanzioni contro chi sostiene militarmente” il Cremlino

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    Ucraina, infrastrutture critiche e sfide del cambiamento climatico nella terza dichiarazione congiunta Ue-Nato

    Bruxelles – Un mondo completamente cambiato dal 2018 sul piano della sicurezza transatlantica e globale, che richiede una risposta comune da due partner legati da un’alleanza ormai ventennale. L’Unione Europea e l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (Nato) hanno siglato oggi (10 gennaio) la terza dichiarazione congiunta in un momento “più importante che mai per far avanzare questa cooperazione”, ha messo in chiaro il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, presentando alla stampa i contenuti del documento firmato pochi minuti prima con i presidenti della Commissione, Ursula von der Leyen, e del Consiglio Europeo, Charles Michel.
    Da sinistra: il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, e la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, alla firma della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato (10 gennaio 2023)
    “Quasi un anno fa iniziava l’invasione russa dell’Ucraina, Putin voleva prendere il Paese in due giorni e dividerci, ma ha fallito su entrambi i fronti“, è il punto di partenza della sinergia rinnovata tra le due organizzazioni, che costituisce il fondamento di una dichiarazione congiunta attesa da cinque anni e prevista inizialmente per il Summit di Madrid del giugno 2022. “Ue e Nato sono rimaste unite a supporto dell’Ucraina, ora dobbiamo continuare il legame vitale transatlantico e rafforzare il supporto all’Ucraina“, ha aggiunto Stoltenberg. Parole confermate da von der Leyen: “Non possiamo dimenticare il 24 febbraio 2022, ma da allora l’unità e la risolutezza sono cresciuti più forti, con un aumento della coordinazione per una risposta comune anche agli attacchi informatici e ibridi”. Per Michel “alleati forti creano alleanze più forti” e “la guerra russa ha portato a due conseguenze” favorevoli per gli alleati: “Ci ha avvicinati e ora siamo più presenti a Est”.
    In termini pratici il “rafforzamento del supporto all’Ucraina” comporterà un continuo afflusso di armi e sostegno finanziario. “I Paesi della Nato e dell’Ue hanno esaurito le loro scorte per fornire aiuti all’Ucraina, ed è stata la cosa giusta da fare, perché si tratta della nostra sicurezza”, ha aggiunto con forza il segretario generale dell’Organizzazione Atlantica, spigando che ora la via da seguire è “aumentare la produzione di armamenti“, perché “tra rispettare le linee guida della Nato sulle scorte di armi o sostenere l’Ucraina è più importante scegliere Kiev”. Anche la presidente della Commissione ha ribadito senza mezzi termini che il partner ucraino “va sostenuto con tutti gli armamenti di cui ha bisogno per difendere il proprio territorio e il diritto internazionale” e questo riguarda anche la fornitura di carri armati: “La prossima settimana il gruppo di contatto Nato si vedrà a Ramestein e valuteremo con Kiev di cosa ha bisogno”, le ha fatto eco Stoltenberg.
    Ma il sostegno sul breve-medio termine all’Ucraina non fa dimenticare la necessità di affrontare anche le altre criticità di lungo periodo che si profilano all’orizzonte. A partire da Pechino: “La crescita dell’influenza e l’espansionismo cinese rappresenta una nuova sfida” per i partner transatlantici, ha avvertito il segretario generale Stoltenberg, mentre la presidente della Commissione Ue ha sottolineato che la Cina “sta cercando di rimodellare il contesto globale a suo vantaggio e dobbiamo essere pronti”. A Bruxelles si parla di “cooperazione senza precedenti” tra Ue e Nato – “ancora più importante quando Svezia e Finlandia entreranno nella Nato” – da portare “al prossimo livello per rispondere alle sfide sulla resilienza e la protezione delle infrastrutture critiche, sullo spazio e sulle implicazioni del cambiamento climatico“. Questioni urgenti per i leader delle istituzioni comunitarie: “Il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream ha dimostrato che serve più responsabilità per la sicurezza della nostra rete di infrastrutture critiche”, è il monito di von der Leyen, che ha gettato luce anche sul fatto che “eventi estremi come siccità e alluvioni hanno conseguenze sulla povertà e l’instabilità di tutte le regioni del mondo”.
    La terza dichiarazione congiunta Ue-Nato
    “Valori condivisi” e “determinazione ad affrontare le sfide comuni” sono le parole fondanti della terza dichiarazione congiunta Ue-Nato, di fronte alla “più grave minaccia alla sicurezza euro-atlantica degli ultimi decenni“. Si parla della guerra russa in Ucraina, che “ha esacerbato una crisi alimentare ed energetica che colpisce miliardi di persone in tutto il mondo”, ma anche degli “attori autoritari che sfidano i nostri interessi, i nostri valori e i nostri principi democratici utilizzando molteplici mezzi politici, economici, tecnologici e militari”. Nel testo trovano esplicitamente spazio “la crescente assertività e le politiche della Cina” nell’epoca “di crescente competizione strategica”.
    È gusto il “momento chiave per la sicurezza e la stabilità euro-atlantica”, come sottolineato nel nuovo concetto strategico Nato 2022 e nella Bussola strategica dell’Ue, che richiedono “una più stretta cooperazione Ue-Nato”. L’Alleanza Atlantica riconosce “il valore di una difesa europea più forte e più capace, che contribuisca positivamente alla sicurezza globale e transatlantica” e che allo stesso tempo sia “complementare e interoperabile con la Nato”, mette in chiaro la dichiarazione congiunta. In vista di “minacce e sfide alla sicurezza con cui dobbiamo confrontarci” – in evoluzione “in termini di portata e grandezza” – vengono poi definite le direttrici di questa “espansione e approfondimento della nostra cooperazione per affrontare la crescente competizione geostrategica”. Infrastrutture critiche, tecnologie emergenti, spazio, implicazioni per la sicurezza del cambiamento climatico e interferenze straniere saranno i dossier più caldi nei prossimi decenni per le due organizzazioni partner.

    Siglata la nuova dichiarazione di cooperazione tra le due organizzazioni per affrontare le sfide comuni per la sicurezza transatlantica e globale. Focus sull’aggressione russa e le mire espansionistiche cinesi: “Oggi ci troviamo di fronte alla più grave minaccia degli ultimi decenni”

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    Per l’Ue la ricostruzione dell’Ucraina deve passare da energie rinnovabili e transizione verde

    Bruxelles – Un viaggio a Kiev per ribadire l’impegno dell’Unione Europea per la ricostruzione dell’Ucraina. Anche sul piano dell’energia e della transizione verde. Con questo obiettivo il vicepresidente della Commissione Europea per il Green Deal, Frans Timmermans, ha incontrato oggi (9 gennaio) il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, e il primo ministro, Denys Shmyhal, per un confronto in prima persona sullo “stato di avanzamento nel Paese e sui bisogni immediati sul campo alla luce degli attacchi intensificati della Russia contro le infrastrutture critiche”, spiega l’esecutivo comunitario. “L’Ucraina ha tutte le carte in regola per diventare un leader nella moderna energia verde, ha un enorme potenziale di energia solare, eolica, idrogeno e biometano”, ha assicurato Timmermans.
    L’incontro tra il vicepresidente della Commissione Europea per il Green Deal, Frans Timmermans, e il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (9 gennaio 2023)
    In una giornata ricca di incontri anche con i ministri dell’Energia, Herman Galushchenko, e della Protezione ambientale e delle risorse naturali, Ruslan Strilets, il vicepresidente della Commissione Ue si è focalizzato principalmente sul “sostegno concreto al settore all’approvvigionamento energetico, ma anche sul piano del governo per la ricostruzione dell’Ucraina”. Per Bruxelles il supporto al Paese sotto attacco da quasi un anno sarà fondato sugli obiettivi del Green Deal europeo: “Lo sviluppo delle energie rinnovabili e una giusta transizione saranno al centro dei piani di ricostruzione“.
    Una spinta che arriva anche da Kiev, come dimostrano le parole del premier Shmyhal al termine dell’incontro con Timmermans: “L’Ucraina ha un potenziale significativo per lo sviluppo dell’energia verde ed è pronta a diventare un partner dell’Ue nello sviluppo del mercato del biometano e dell’idrogeno“. Un ringraziamento a Bruxelles è arrivato anche per le “iniziative di cooperazione in questa direzione”, che nei fatti dovrebbe impostarsi sul “recupero energetico dell’Ucraina basato su un percorso verde”, ha precisato lo stesso primo ministro. Tutto questo non può prescindere però da “azioni congiunte coordinate per ridurre l’influenza della Russia nel settore energetico dell’Unione Europea“, ma soprattutto – di fronte al continuo bombardamento delle infrastrutture civili da parte dell’esercito russo – da una “punizione per gli attacchi all’energia ucraina e per i crimini contro l’ambiente” e da “sanzioni contro il settore nucleare russo”, è la richiesta di Shmyhal.

    Very good to discuss Ukraine’s #GreenReconstruction plans and European future with President @ZelenskyyUA in Kyiv today.
    Ukraine has what it takes to become a leader in modern green energy. It has huge potential for solar, wind, hydrogen, and biomethane. pic.twitter.com/QnvKAXCEJ7
    — Frans Timmermans (@TimmermansEU) January 9, 2023

    Il supporto energetico Ue all’Ucraina
    La necessità di supportare l’Ucraina anche sul piano energetico è stato evidenziato anche nel corso della conversazione telefonica tra il presidente Zelensky e la numero uno della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, di lunedì scorso (2 gennaio), in cui sono state delineate le priorità del vertice Ue-Ucraina in programma il 3 febbraio a Kiev. Sul piano del sostegno immediato le due parti hanno concordato che entro la fine di gennaio sarà consegnato il primo lotto di 15 milioni di lampade a Led finanziate dall’Ue, a cui si aggiungono “generatori, tende e scuolabus”. Un primo passo per quanto riguarda l’impegno di Bruxelles a sborsare 30 milioni di euro per l’acquisto di 30 milioni di lampade al led, “che sono oggi vitali per portare luce all’Ucraina”, aveva spiegato la stessa presidente von der Leyen alla conferenza internazionale di solidarietà di Parigi lo scorso 13 dicembre: “Garantiscono un risparmio dell’88 per cento rispetto alle vecchie lampadine, si potrà così risparmiare un gigawatt di elettricità, che è equivalente alla produzione annuale di una centrale nucleare”.
    La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, a Kiev (15 settembre 2022)
    A questo si aggiunge il nuovo hub energetico e umanitario in Polonia, per un trasferimento “veloce e sostenibile” degli aiuti verso l’Ucraina, “anche per le donazioni di Paesi terzi e privati”. Mentre si attende per questo mese l’inizio dei lavori della piattaforma di ricostruzione dell’Ucraina, il sostegno di Bruxelles è già una realtà, con oltre 800 generatori per l’energia sono arrivati in tutto il Paese dall’inizio dell’invasione russa e gli ultimi 40 convogliati dalla riserva rescEu a 30 ospedali nelle regioni di Donetsk, Zaporizhzhia, Mykolaiv e Kherson. Attraverso il Meccanismo di protezione civile dell’Ue sono stati inviati anche 100 generatori di piccola e media potenza dalla Francia, 19 dalla Slovacchia, 23 dalla Germania, 52 trasformatori dalla Lituania e 4 sistemi di alimentazione di emergenza dalla Polonia.

    Il vicepresidente della Commissione Ue Timmermans ha incontrato a Kiev il presidente Zelensky e il premier Shmyhal per discutere del futuro del Paese, mentre continuano i bombardamenti russi: “Ha un enorme potenziale di energia solare, eolica, idrogeno e biometano”

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    Dopo l’intesa politica tra i leader Ue l’economia russa viene colpita con il nono pacchetto di sanzioni

    Bruxelles – A due settimane dalla fine dell’anno più turbolento per i rapporti tra Unione Europea e Russia, a causa dell’aggressione armata dell’Ucraina da parte di Mosca, i Ventisette hanno dato un altro colpo all’economia russa, imponendo un nuovo pacchetto di sanzioni contro il regime di Vladimir Putin. La nona tornata di misure restrittive è una risposta all’escalation della guerra sul fronte orientale e prende di mira il settore energetico, minerario e tecnologico russo, ma cercando di non mettere a repentaglio la sicurezza alimentare globale.
    Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel
    “Dopo il cibo e la fame, Putin sta ora utilizzando l’inverno come arma, privando deliberatamente milioni di ucraini di acqua, elettricità e riscaldamento“, è il duro commento dell’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Il via libera dal Consiglio dell’Ue alle nuove sanzioni è arrivato dopo l’intesa politica tra i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri durante il vertice di ieri (giovedì 15 dicembre): “Il Consiglio Europeo accoglie con favore il rafforzamento delle misure restrittive dell’Ue nei confronti della Russia, anche attraverso il nono pacchetto di misure restrittive e il tetto internazionale dei prezzi del petrolio“, si legge nelle conclusioni, con un richiamo alle misure contenute nell’ottavo pacchetto di sanzioni.
    Il nodo principale su cui “ci eravamo bloccati nella procedura scritta” – come confessato in conferenza stampa post-vertice dal presidente del Consiglio Ue, Charles Michel – ha riguardato la deroga delle sanzioni per gli oligarchi russi attivi nel campo alimentare e dei fertilizzanti e del cibo. Come spiegato da fonti Ue a margine del Consiglio, l’esenzione si applicherà solo per questo tipo di transazioni, dal momento in cui le Nazioni Unite hanno espresso preoccupazioni sul fatto che le consegne di cibo e fertilizzanti sono ritardate dai controlli nei porti degli Stati membri Ue e dei partner internazionali. In ogni caso Bruxelles sottolinea con forza che “nessuna delle misure adottate riguarda in alcun modo il commercio di prodotti agricoli e alimentari tra Paesi terzi e Russia”. Tuttavia, considerata la “ferma volontà” dell’Unione di combattere l’insicurezza alimentare globale, “è stato deciso di introdurre una nuova deroga che consenta di scongelare i beni e mettere a disposizione fondi e risorse economiche a determinate persone” che ricoprono un “ruolo significativo” nel commercio di prodotti come “grano e fertilizzanti“.

    Sciolto questo nodo e trovato “il giusto bilanciamento tra la fermezza contro il Cremlino e la sicurezza alimentare”, come ha precisato il presidente Michel, la strada è stata in discesa per l’imposizione del nuovo ciclo di sanzioni. Sul piano energetico e minerario sono stati vietati nuovi investimenti in Russia, “fatta eccezione per attività di estrazione e di cava che coinvolgono materie prime critiche“. Per quanto riguarda il fronte tecnologico, sono vietate le esportazioni di beni e tecnologie che possono contribuire al potenziamento tecnologico del settore della difesa e della sicurezza (all’elenco dei sanzionati sono state aggiunte altre 168 entità del complesso militare e industriale russo): stop al commercio con Mosca di sostanze chimiche, agenti nervini, attrezzature per la visione notturna e la radio-navigazione, elettronica e componenti informatici.
    Ma nel capitolo delle esportazioni assume particolare rilevanza un’altra gamma di tecnologie-chiave per la guerra in Ucraina: nel campo dell’aviazione e dell’industria spaziale sono stati inclusi i motori degli aerei “sia di velivoli con equipaggio sia senza equipaggio”. In altre parole, da oggi sarà vietata l’esportazione di motori per droni in Russia “e in qualsiasi Paese terzo che potrebbe fornirli” a Mosca. Un riferimento nemmeno troppo velato all’Iran, già sanzionato per il supporto al Cremlino con droni e addestratori in Crimea. Sul fronte delle consulenze europee viene invece introdotto il divieto di servizi di collaudo di prodotti e di ispezione tecnica.
    Il nono pacchetto di sanzioni prevede anche il congelamento dei beni nei confronti di altre due banche russe, mentre la Banca russa di sviluppo regionale è stata aggiunta all’elenco di entità soggette al divieto totale di transazioni attraverso il sistema dei pagamenti Swift. La propaganda di regime viene poi colpita con il divieto di sospensione delle licenze di trasmissione di altri quattro media (oltre a Sputnik, Russia Today, Rossiya RTR / RTR Planeta, Rossiya 24 / Russia 24 e TV Centre International): si tratta di NTV / NTV Mir, Rossiya 1, REN TV e Pervyi Kanal. “Queste emittenti sono sotto il controllo permanente, diretto o indiretto, della leadership della Federazione Russa”, specifica il Consiglio dell’Ue, sottolineando che “sono state utilizzate per le continue e concertate azioni di disinformazione e propaganda di guerra”.

    I welcome the agreement on the 9th sanctions package against Russia.
    It focuses on tech, finance and media to push the Russian economy and war machine further off the rails.
    It sanctions almost 200 individuals and entities involved in attacks on civilians & kidnapping children https://t.co/3vx73DMZyz
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) December 16, 2022

    Dal divieto d’investimenti nel settore energetico e minerario a quello dell’esportazione di motori per droni anche a “qualsiasi Paese terzo che possa fornirli” a Mosca. Per sbloccare le misure restrittive è stata garantita la deroga agli oligarchi attivi nel campo alimentare e dei fertilizzanti