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    Israele bandirà l’Unrwa dal proprio territorio. Critiche da Ue e Stati Uniti: “È insostituibile”

    Bruxelles – A testa bassa, il governo israeliano continua a prendere a picconate il diritto internazionale e le sue istituzioni. Dopo aver rigettato le raccomandazioni della Corte di giustizia internazionale, bollato il segretario generale dell’Onu come “persona non gradita” sul territorio nazionale, Tel Aviv chiude il cerchio e si prepara, entro tre mesi, a bandire definitivamente l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati Palestinesi (Unrwa) da Israele e dai territori palestinesi occupati.Ieri sera (28 ottobre) la Knesset, il Parlamento israeliano, ha approvato a larghissima maggioranza due leggi con cui definisce l’Unrwa un’organizzazione terroristica e vieta all’Agenzia dell’Onu di condurre “qualsiasi attività” all’interno di Israele, a Gerusalemme Est e nella Cisgiordania occupata. Tra 90 giorni, nessun funzionario israeliano dovrà più mantenere alcun contatto con i dipendenti dell’Unrwa, rendendo di fatto impossibile il lavoro all’Agenzia anche a Gaza. Perché la cooperazione con l’esercito israeliano – che controlla tutti gli ingressi all’enclave palestinese – è essenziale per trasferire gli aiuti nel territorio.Proprio mentre nel nord della Striscia aumenta di giorno in giorno il rischio di pulizia etnica da parte di Israele: secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (Ohchr) “il modo in cui l’esercito israeliano sta conducendo le ostilità nel nord di Gaza, insieme all’interferenza illegale con l’assistenza umanitaria e agli ordini che stanno portando allo sfollamento forzato” potrebbero causare “la distruzione della popolazione palestinese nel governatorato più settentrionale di Gaza”.Dipendenti dell’Unrwa in una scuola delle Nazioni Unite convertita a rifugio per gli sfollati palestinesi a Khan Yunis (Photo by Mahmud HAMS / AFP)Ma la campagna di Tel Aviv per delegittimare l’Unrwa va avanti dallo scorso gennaio, quando accusò l’Agenzia di “collusione con Hamas” e 12 dei suoi membri di aver partecipato agli attacchi terroristici del 7 ottobre 2023. Inizialmente, la maggior parte dei Paesi occidentali sulle cui donazioni si regge il lavoro dell’Unrwa congelarono i finanziamenti, salvo poi sbloccarli per la mancanza di prove a sostegno delle accuse israeliane. Fallita l’opzione della delegittimazione internazionale, il governo di Benjamin Netanyahu ha scelto di fare da sé per mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’Agenzia.Netanyahu ha ribadito che “i lavoratori dell’Unrwa coinvolti in attività terroristiche contro Israele devono essere ritenuti responsabili”, aggiungendo tuttavia che “aiuti umanitari sostenuti devono rimanere disponibili a Gaza”. Non esattamente quel che sta succedendo, stando a quanto riportato dall’Ufficio di coordinamento dell’Onu per gli Affari umanitari (Ocha). Nelle prime tre settimane di ottobre sarebbero stati autorizzati a entrare nella Striscia dal valico meridionale di Kerem Shalom una media di 28 camion umanitari al giorno, “tra le più basse dall’ottobre 2023” e “ben al di sotto della media di 500 camion per giorno lavorativo” precedente al 7 ottobre. Ancora peggio nello stesso periodo al checkpoint di Al Rashid, snodo per raggiungere da sud i governatorati settentrionali di Gaza: secondo Ocha le autorità israeliane avrebbero facilitato il passaggio solo del 6 per cento – 4 su 70 – dei convogli umanitari.Già prima della votazione alla Knesset, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, aveva espresso “grave preoccupazione” per due leggi che avranno “conseguenze di vasta portata, rendendo di fatto impossibili le operazioni vitali dell’Unrwa a Gaza”. Nel tentativo di richiamare i partner israeliani e esortarli “a riconsiderare la questione”, Borrell aveva definito le leggi “in netta contraddizione con il diritto internazionale e con il principio umanitario fondamentale dell’umanità“. Allo stesso modo, il portavoce del dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, ha invitato Israele a riconsiderare il divieto, affermando che l’Unrwa è “insostituibile” in questo momento per la fornitura di aiuti umanitari a Gaza.Il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini (Photo by Kenzo TRIBOUILLARD / AFP)In una nota, il commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, ha affermato che il voto del Parlamento israeliano “costituisce un pericoloso precedente” e non è che “l’ultimo atto della campagna in corso per screditare l’Unrwa e delegittimare il suo ruolo nel fornire assistenza e servizi di sviluppo umano ai rifugiati palestinesi”. Dall’Agenzia dell’Onu dipendono non solo i quasi 2 milioni di sfollati interni nella Striscia di Gaza, ma circa 6 milioni di profughi palestinesi in tutta la regione.Per il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, l’attuazione delle leggi “è inaccettabile”. Guterres ha richiamato Israele “ad agire in modo coerente con i suoi obblighi previsti dalla Carta delle Nazioni Unite e con gli altri obblighi previsti dal diritto internazionale”. Un richiamo destinato a cadere nel vuoto, pronunciato da un uomo trattato da Israele alla stregua di un terrorista, che non può più nemmeno mettere piede sul territorio israeliano.Secondo Nicola Zingaretti, capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, “la legge voluta dalla destra israeliana contro l’Unrwa è un altro ennesimo errore di Benjamin Netanyahu. Una scelta disumana e in piena violazione del diritto internazionale”.

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    L’Ue si riscopre unita nei confronti degli attacchi di Israele all’Onu: “Il suo comportamento è sempre meno tollerato”

    Bruxelles – È tardi, visto l’inaccettabile numero di vittime civili e di atroci sofferenze causate in un anno di conflitto in Medio Oriente. Ma l’Ue sta perdendo la pazienza nei confronti di Israele. I capi di stato e di governo dei 27, riuniti a Bruxelles per il Consiglio europeo, hanno condannato le azioni di Tel Aviv su più fronti: l’allargamento dei raid in Libano, la disastrosa situazione umanitaria a Gaza, gli attacchi militari ai contingenti dell’Unifil e verbali alle Nazioni Unite, le crescenti violenze in Cisgiordania. “Il comportamento di Israele è sempre meno tollerato in sala”, ha ammesso un funzionario Ue nel corso del summit.Sul vertice è piombata inevitabilmente la notizia della morte di Yahya Sinwar, il leader politico di Hamas ritenuto la mente degli attacchi del 7 ottobre 2023, ucciso dalle forze di difesa israeliane in un campo profughi a Rafah. “La sua morte indebolisce certamente in modo significativo Hamas”, ha affermato Ursula von der Leyen durante la conferenza stampa a margine del Consiglio europeo. Ma, forse per questioni puramente tempistiche, i leader non hanno approfittato della morte di Sinwar per rafforzare ulteriormente la richiesta di mettere fine alle ostilità.Il leader politico di Hamas, Yahya Sinwar (Photo by MAHMUD HAMS / AFP)Nelle conclusioni adottate dai 27, nessun riferimento al vertice politico di Hamas. “Una svolta importante che dobbiamo cogliere”, ha però evidenziato Emmanuel Macron, secondo cui l’uccisione di Sinwar “apre nuovi orizzonti politici“. Dello stesso avviso Giorgia Meloni, che in una nota si è detta convinta “che ora si debba iniziare una nuova fase“: quella del rilascio degli ostaggi, dell’immediato cessate il fuoco e dell’avvio della ricostruzione a Gaza.I leader Ue, come da un anno a questa parte, hanno riconosciuto il “diritto di Israele all’autodifesa” contro Hamas ed Hezbollah, i principali gruppi armati foraggiati dall’Iran. Per Bruxelles è Teheran la più “grave minaccia alla stabilità regionale“, come dimostrato dall’attacco verso Israele del primo ottobre scorso. Una volta messo in chiaro questo punto, i 27 si sono dimostrati insolitamente fermi e uniti nella dura critica al comportamento militare e diplomatico tenuto da Tel Aviv. “Sempre più leader sollevano la questione di cosa fare affinché Israele cambi atteggiamento, perché la preoccupazione e la discussione non sono sufficienti”, ha spiegato una fonte Ue.Al suo arrivo a Bruxelles ieri mattina, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, aveva chiesto che i leader “prendessero sul serio” gli attacchi sferrati su “tutti i fronti” contro il sistema della Nazioni Unite dal governo di Benjamin Netanyahu. E così è stato.Per quanto riguarda il Libano, i 27 “condannano la perdita di vite civili e lo sfollamento forzato causati dall’escalation di violenza e dagli attacchi indiscriminati” e ribadiscono che “la sovranità e l’integrità territoriale del Libano devono essere rispettate”. Gli attacchi israeliani all’Unifil “costituiscono una grave violazione del diritto internazionale” e “devono cessare immediatamente”. I capi di stato e di governo Ue affermano il “pieno e incondizionato sostegno al Segretario generale delle Nazioni Unite”, sottolineano “il ruolo essenziale dell’Onu e delle sue agenzie, in particolare dell’Unrwa”. E “condannano qualsiasi tentativo di ostacolare la capacità dell’agenzia di svolgere il proprio mandato”.Su Gaza e in Cisgiordania, il Consiglio europeo “deplora il numero inaccettabile di vittime civili, soprattutto donne e bambini” e “i livelli catastrofici di fame e l’imminente rischio di carestia causati dall’insufficiente ingresso di aiuti”. E ricorda “la necessità di dare piena attuazione agli ordini della Corte internazionale di giustizia”. Nelle conclusioni del vertice c’è anche un significativo invito a “portare avanti i lavori su ulteriori misure restrittive contro i coloni estremisti e contro le entità e le organizzazioni che li sostengono”.Ursula von der Leyen e Charles Michel in conferenza stampa a margine del Consiglio europeo, 17/10/24Parallelamente, l’Ue è unita nel sostegno all’Autorità palestinese (Anp). Come sottolineato da von der Leyen, la soluzione dei due Stati “può essere raggiunta solo con un’Autorità palestinese stabile e riformata”. L’Anp ha bisogno di un sostegno d’emergenza e di un “piano a lungo termine”, per il quale la presidente della Commissione europea ha chiesto “uno sforzo collettivo a livello politico e finanziario”. Nel documento conclusivo del vertice, si legge inoltre che “un percorso credibile verso la statualità palestinese è una componente cruciale” del processo politico verso la soluzione dei due Stati.Quel che manca – un’altra volta – nelle conclusioni, è su quali leve spingere per far sì che Israele rientri nei paletti del diritto internazionale. Durante il vertice, è stato fatto il punto sull’Accordo di associazione Ue-Israele, la cui eventuale sospensione – richiesta da mesi da Spagna e Irlanda – avrebbe delle importanti ricadute sull’economia israeliana: “Il dibattito è iniziato a livello di ministri degli Affari esteri e non ho dubbi che continuerà nelle prossime settimane”, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.A quanto si apprende, non è invece stata discussa la possibilità di interrompere la fornitura di armi a Tel Aviv. L’embargo sulle armi è una prerogativa dei singoli Paesi membri, ma l’Ue potrebbe imporlo introducendo apposite sanzioni, come fatto ad esempio con la Russia. L’idea, osteggiata in particolare dalla Germania, è stata suggerita più volte negli ultimi giorni da Parigi. “Non si può chiedere il cessate il fuoco e continuare a fornire armi a Israele“, ha dichiarato ancora ieri sera Macron.

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    Dall’Egitto le accuse di Borrell a Israele: “Vuole trasformare la Cisgiordania in una nuova Gaza”

    Bruxelles – Dura accusa dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al governo Netanyahu. Le recenti operazioni israeliane in Cisgiordania “hanno un obiettivo chiaro”: trasformarla “in una nuova Gaza, intensificando la violenza e delegittimando l’Autorità Palestinese”. E la condanna al raid che avrebbe causato almeno 40 morti e 60 feriti nella zona umanitaria di Al-Mawashi, a Khan Younis. In visita in Egitto, Borrell ha dichiarato: “Non posso che pronunciarmi contro questo genere di cose. La guerra ha sempre le sue leggi. È difficile credere che queste leggi di guerra vengano rispettate”.Israele sostiene di aver colpito “importanti terroristi di Hamas che operavano da un centro di comando e controllo” all’interno del campo profughi. Solo due giorni fa, il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, aveva declinato la proposta di Borrell – in viaggio in Medio Oriente – di fissare un incontro in Israele. In conferenza stampa con il ministro degli Esteri egiziano, Badr Abdelatty, il capo della diplomazia Ue ha ribadito l’importanza di un cessate il fuoco a Gaza, rammaricandosi del fatto che l’accordo ma non sia mai stato raggiunto, a quasi un anno dall’inizio del conflitto. “Perché? È molto semplice: perché coloro che fanno la guerra non hanno interesse a farla finire. Quindi fingono. Sempre meno, perché la loro intransigenza è accompagnata da una totale impunità e le loro azioni non hanno conseguenze”, ha denunciato Borrell, che ha poi ripetuto la sua invettiva intervenendo ad una conferenza con gli Stati della Lega araba.L’Alto rappresentante ha accusato “membri radicali del governo di Netanyahu” di “cercare di rendere impossibile la creazione di un futuro Stato palestinese”. Borrell ha poi spronato i Paesi della Lega araba ad “accelerare il lento – certamente troppo lento – cambiamento di percezione del conflitto israelo-palestinese riaffermando l’Iniziativa di pace araba e facendola conoscere meglio in tutto il mondo”.Il primo appuntamento utile è la prossima Assemblea Generale dell’Onu, che si terrà a fine mese a New York: per Borrell un’opportunità per mobilitare la comunità internazionale. “Dobbiamo lanciare il processo, non solo un evento, in modo da poter continuare a lavorare ogni giorno con tutti coloro che sono pronti a costruire la soluzione dei due Stati, impegnandosi e cercando il tipo di pressione che possiamo esercitare su coloro che non vogliono questa soluzione”, ha spiegato.

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    L’Alto rappresentante Ue Borrell ha suggerito di imporre sanzioni contro due ministri di Israele

    Bruxelles – Dopo le parole sconcertanti del ministro delle Finanze d’Israele, Bezalel Smotrich, sulla giustificazione morale di affamare la popolazione di Gaza per ottenere la liberazione degli ostaggi nelle mani di Hamas, sono arrivate quelle di Itamar Ben-Gvir, ministro per la Sicurezza nazionale e leader del partito di estrema destra ‘Potere Ebraico’. Troppo per il capo della diplomazia Ue, Josep Borrell, che aveva condannato duramente la dichiarazione di Smotrich e chiesto al governo israeliano di prenderne distanza. Ora Borrell ha suggerito di imporre sanzioni contro i suoi due ministri più estremisti.In un post sul suo profilo X, Ben-Gvir ha criticato la strategia dei negoziati incoraggiata dagli Stati Uniti e dai principali Paesi della regione, perché Hamas “deve continuare a essere calpestato fino a che non si arrenderà completamente”. Per farlo, lo Stato ebraico dovrebbe “fermare il trasferimento di aiuti umanitari e carburante a Gaza finché tutti i nostri rapiti non saranno tornati a casa”. In più, il ministro ha esortato il governo israeliano a “incoraggiare l’immigrazione e occupare i territori della Striscia di Gaza per tenerli permanentemente nelle nostre mani”.I ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Dichiarazioni che ricalcano quelle fatte a più riprese da Smotrich, a capo del partito Sionismo Religioso, e che per la verità non sono fughe in avanti dei leader, ma sono perfettamente in linea con i principi e le linee guida delle loro formazioni politiche: il programma politico di Potere Ebraico prevede esplicitamente l’annessione della Cisgiordania e il pieno controllo israeliano del territorio compreso tra il mar Mediterraneo e il fiume Giordano.  Rifiuta l’idea di uno Stato Palestinese e chiede la cancellazione degli Accordi di Oslo del 1993, con cui Israele e l’allora Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) si impegnarono per un reciproco riconoscimento.“Come le sinistre dichiarazioni del ministro Smotrich, questo è un incitamento a crimini di guerra“, ha commentato l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, suggerendo di fissare in agenda un aggiornamento del regime di sanzioni europee per colpire i due ministri. Nel regime Ue di sanzioni per violazioni dei diritti umani, sono già presenti nove individui e cinque entità legati alle colonie illegali israeliane nei territori palestinesi occupati. Chi finisce sulla lista nera dell’Ue, è soggetto al congelamento dei beni sul territorio europeo e al divieto di mettere piede sul suolo europeo. Parallelamente, gli individui e le entità colpite dalle sanzioni non possono ricevefondi o risorse economiche a loro beneficio.Sebbene sia prerogativa di Borrell, in quanto Alto rappresentante, proporre di modificare gli elenchi di chi è soggetto a misure restrittive da parte dell’Unione europea, c’è bisogno del sì di tutti i Paesi membri per poter procedere. Il capo della diplomazia europea ha esortato un’altra volta il governo israeliano a “prendere inequivocabilmente le distanze da queste incitazioni a commettere crimini di guerra” ed a “impegnarsi in buona fede nei negoziati facilitati da Stati Uniti, Qatar ed Egitto per un cessate il fuoco immediato” a Gaza.

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    L’Ue chiede al governo israeliano di “prendere le distanze” dalle parole del ministro estremista che legittima la fame a Gaza

    Bruxelles – Lasciar morire di fame due milioni di civili a Gaza “potrebbe essere giustificato e morale”, nel braccio di ferro tra Israele e Hamas sugli ostaggi israeliani ancora nelle mani del gruppo terroristico palestinese. A pronunciare questa bestialità, il ministro delle Finanze del governo di Benjamin Netanyahu, l’estremista religioso Bezalel Smotrich. Parole “oltremodo ignominiose”, condannate con forza dall’Ue, che ha chiesto a Tel Aviv di prenderne “inequivocabilmente” le distanze.Intervenendo alla Conferenza annuale di Katif, lunedì 5 agosto, il leader del partito Sionismo Religioso ha affermato che Israele sta permettendo l’ingresso di aiuti umanitari nell’enclave palestinese semplicemente perché “non abbiamo scelta”. Nel suo ragionamento, Smotrich ha spiegato che Israele ha bisogno della “legittimità internazionale per condurre questa guerra”, e che di conseguenza “nessuno al mondo ci permetterà di far morire di fame due milioni di persone, anche se potrebbe essere giustificato e morale per liberare gli ostaggi”.I ministri israeliani di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Affermazioni che “dimostrano ancora una volta il suo disprezzo per il diritto internazionale e per i principi fondamentali dell’umanità“, ha commentato con sdegno l’Alto rappresentante Ue per gli Affari esteri, Josep Borrell, in una nota. D’altronde, solamente negli ultimi mesi, il ministro israeliano ha messo in fila una serie di dichiarazioni figlie di un pensiero religioso fanatico e pericoloso: dopo le violenze di coloni israeliani nel villaggio palestinese di Huwara, ha affermato che il villaggio “dovrebbe essere cancellato”, ha incoraggiato un “trasferimento forzato dei palestinesi da Gaza”, ha sostenuto che “non si può parlare di palestinesi perché non esiste un popolo palestinese“. Smotrich, insieme al ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, si è inoltre opposto strenuamente al piano proposto da Joe Biden per porre fine alla guerra a Gaza, minacciando di far crollare il governo di Netanyahu.Al pari della deportazione di un’intera popolazione, “affamare deliberatamente dei civili è un crimine di guerra“, ha sottolineato il capo della diplomazia Ue. Il ministero degli Esteri dell’Autorità nazionale palestinese ha reso noto, con un post su X, di aver chiesto alla Corte internazionale di giustizia di emettere un mandato di arresto per Smotrich a causa delle sue dichiarazioni politiche.Oltre a chiedere a Netanyahu di alzare la voce contro il proprio ministro, Borrell ha invitato Israele a fare chiarezza sugli atti di tortura riportati nella prigione di Sde Teiman, la Guantanamo israeliana nel deserto del Negev. “L’Ue continua a sollecitare Israele ad attuare le pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e gli ordini vincolanti della Corte internazionale di giustizia, e a garantire un accesso umanitario pieno e senza ostacoli per soddisfare le esigenze di decine di civili, tra cui centinaia di migliaia di bambini, che vivono in condizioni estremamente difficili e sono esposti alla carestia e alle malattie a Gaza”, ha concluso l’Alto rappresentante Ue.

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    Israele e Hamas di fronte al piano di pace Usa a Gaza. L’estrema destra sionista pronta a far crollare il governo Netanyahu

    Bruxelles – A 48 ore dall’inaspettato annuncio del piano di pace in tre fasi a Gaza, la proposta della Casa Bianca ha incassato il sostegno dei maggiori partner internazionali: l’Onu, l’Unione europea, il Regno Unito, i principali attori della regione mediorientale. Tutto dipende dalle due parti in conflitto: mentre l’Egitto ha dichiarato che Hamas “ha accolto positivamente la proposta”, il piano di pace di Biden ha messo a nudo la fragilità della coalizione di governo di Benjamin Netanyahu, ostaggio dell’estrema destra sionista.Il piano si architetta in tre fasi: sei settimane di cessate il fuoco completo, in cui Hamas rilascerebbe “un certo numero di ostaggi” in cambio del ritiro delle truppe israeliane dalle zone popolate della Striscia di Gaza. In questa prima fase è previsto un aumento sostanziale dell’ingresso di aiuti umanitari e la possibilità per la popolazione civile palestinese di tornare alle proprie case (secondo le stime delle Nazioni Unite, più del 60 per cento delle abitazioni dell’enclave sono però inagibili a causa dei bombardamenti israeliani).La seconda fase – sempre di sei settimane – prevede una cessazione permanente delle ostilità, il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani ancora in vita in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri politici palestinesi dalle carceri di Israele e il ritiro completo dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza. Nella terza fase, si darebbe il via al piano per la ricostruzione di Gaza.Nel dare l’annuncio in diretta, Biden ha affermato che la proposta gli era stata presentata proprio da Israele. Ma i membri di estrema destra della coalizione di governo di Netanyahu – il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, e il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir – hanno descritto immediatamente la proposta come una “resa totale” e hanno minacciato di far crollare l’esecutivo se Israele dovesse approvare il piano. Come riferiscono i media israeliani, il premier avrebbe già tenuto un incontro con Ben Gvir, allo scopo di illustrargli nei dettagli la proposta di tregua e convincerlo che non si tratterebbe di una sconfitta per Israele.I ministri di estrema destra Itamar Ben-Gvir (L) e Bezalel Smotrich (Photo by AMIR COHEN / POOL / AFP)Nel frattempo Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra di Netanyahu e fortemente critico nei confronti del primo ministro per la gestione del conflitto, ha chiarito in una telefonata con il segretario di Stato americano, Antony Blinken, che la restituzione degli ostaggi israeliani è una “priorità nella timeline della guerra”. Soffocato tra la pressione dell’alleato americano da un lato e dal radicale rifiuto di qualsiasi accordo che non preveda “l’israelizzazione” di Gaza dei suoi ministri, Netanyahu potrebbe trovarsi di fronte alla scelta tra l’accettazione della tregua e la sopravvivenza del suo governo.Ue e Onu rilanciano il piano di pace per GazaNon solo gli Stati Uniti, il piano di pace è stato rilanciato anche dai leader dell’Unione europea – che di recente ha cominciato a mettere in discussione l’Accordo di associazione con Israele – e dal segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres. Per la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, l’approccio in tre fasi proposto da Biden è “equilibrato e realistico”, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, si dice “grato per gli sforzi degli Stati Uniti, in collaborazione con partner chiave, in particolare Qatar ed Egitto”. Per l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, “la guerra deve finire adesso”.Il segretario delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha “incoraggiato tutte le parti a cogliere questa opportunità per un cessate il fuoco, il rilascio di tutti gli ostaggi, la garanzia di un accesso umanitario senza ostacoli e, in definitiva, una pace duratura in Medio Oriente”.Nel bel mezzo di questo slancio diplomatico, Israele sta continuando le proprie operazioni militari nell’enclave palestinese: secondo i dati pubblicati dall’Ufficio Onu per gli Affari Umanitari (Ocha-Opt), tra il 29 e il 31 maggio sono stati uccisi 113 palestinesi e 637 sono stati feriti. L’esercito israeliano ha reso noto di aver colpito circa 50 obiettivi militari nelle ultime 24 ore, mentre Al Jazeera riporta nuove 22 vittime dei raid israeliani su abitazioni e campi profughi. Dal 7 ottobre, a Gaza sono morte almeno 36.284 persone e 82.057 sono rimaste ferite.

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    L’Ue mette una pezza al blocco israeliano delle risorse dell’Autorità palestinese: 25 milioni per garantire stipendi e pensioni

    Bruxelles – La Commissione europea ha annunciato l’esborso di 25 milioni di euro di assistenza all’Autorità Nazionale Palestinese, la seconda tranche del pacchetto da 118,4 milioni adottato da Bruxelles a dicembre 2023. Allo stesso tempo, via libera anche a 16 milioni di euro per l’Agenzia Onu per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), completamente riabilitata dall’Ue dopo le accuse israeliane – finora mai dimostrate – di complicità con Hamas.Mentre la Striscia di Gaza è ormai ridotta completamente in macerie, il territorio governato dall’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) è una bomba a orologeria, stretto tra l’inasprimento degli attacchi dei coloni israeliani e dalla mancanza di fondi per mandare avanti una parvenza di macchina statale. Tel Aviv sta bloccando le entrate fiscali che raccoglie per l’Anp, senza le quali non è possibile pagare stipendi, pensioni, assegni sociali per le famiglie vulnerabili, prestazioni mediche. In questo senso, i 25 milioni mobilitati dall’Ue sono una manna dal cielo a sostegno della capacità amministrativa e tecnica delle istituzioni dell’Autorità palestinese. La prima tranche da altrettanti 25 milioni era stata versata a marzo.Per quanto riguarda l’Unrwa, la fiducia ristabilita tra Bruxelles e l’Agenzia per i rifugiati palestinesi segna un’ulteriore frattura con Israele, il cui Parlamento ha approvato pochi giorni fa in via preliminare un disegno di legge che designa l’Unrwa come organizzazione terroristica. “Alla luce dei progressi compiuti dall’Agenzia rispetto alle condizioni e alle misure concordate” con Bruxelles per garantirne l’imparzialità, la Commissione ha dato il via libera alla seconda tranche da 16 milioni, dopo un primo finanziamento di 50 milioni sbloccato già il primo marzo.L’Agenzia delle Nazioni Unite ha presentato un piano d’azione per attuare le raccomandazioni formulate a metà aprile dal gruppo di revisione indipendente guidato dall’ex ministra francese Catherine Colonna, che ha convinto tutti gli Stati membri a sbloccare anche i loro finanziamenti nazionali, fondamentali per mantenerla in vita e garantire assistenza agli oltre 6 milioni di rifugiati palestinesi a Gaza, nei territori occupati della Cisgiordania, in Libano, Giordania e Siria.La Commissione europea ha dichiarato in una nota che la terza e ultima tranche annuale da 16 milioni di euro “sarà subordinata all’attuazione dell’accordo con l’Unrwa e al rispetto da parte dell’Agenzia delle condizioni e delle misure concordate”.

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    L’Ue “inorridita” dal massacro nel campo profughi a Rafah chiede di convocare un Consiglio di associazione con Israele

    Bruxelles – L’uccisione di almeno 45 sfollati palestinesi – tra cui diversi bambini – in un bombardamento israeliano sul campo profughi di Tal-Sultan, a Rafah, “dimostra che non esiste luogo sicuro a Gaza“. E “inorridisce” a tal punto le coscienze dei Paesi Ue, che i ministri degli Esteri dei 27 decidono all’unanimità che è ora di convocare un Consiglio di associazione con Israele per discutere del rispetto dei diritti umani previsto nell’accordo di associazione tra Bruxelles e Tel Aviv.Al termine di una due giorni dedicata al conflitto a Gaza, con l’incontro di ieri (26 maggio) con il neo-premier dell’Autorità nazionale palestinese, Mohammad Mustafa, e la riunione dei ministri degli Esteri Ue a cui oggi si sono uniti gli omologhi da Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati Arabi e Qatar, l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, si è presentato in conferenza stampa scuro in volto. “Voglio insistere sulle orribili notizie provenienti da Rafah“, ha esordito, sottolineando che l’attacco israeliano è arrivato poche ore dopo l’ordine della Corte di Giustizia Internazionale di astenersi da qualsiasi operazione militare a Rafah.“Per ora, quello che stiamo vedendo non è uno stop delle attività militari, ma al contrario un aumento di bombe e vittime civili”, ha constatato Borrell. La sfacciata noncuranza delle misure richieste dall’Aia con cui ha agito il governo di Netanyahu ha convinto i 27 a convocare un Consiglio di associazione Ue-Israele. Chiedere conto al partner del rispetto degli impegni presi nell’ambito dell’accordo di Associazione è il primo passo per una sua eventuale sospensione. Come avevano chiesto oltre tre mesi fa in una lettera a Ursula von der Leyen i governi di Spagna e Irlanda, ma la richiesta era stata finora rimasta inascoltata.Proprio Madrid e Dublino domani procederanno al riconoscimento formale dello Stato palestinese. Sulla reazione israeliana all’annuncio, Borrell ha commentato: “Con Spagna e Irlanda non la chiamerei escalation diplomatica, ma aggressione verbale assolutamente ingiustificata ed estrema da parte del governo Netanyahu”.La pazienza del capo della diplomazia europea nei confronti delle scelte del primo ministro israeliano è ai minimi storici. Addirittura, Borrell ha dichiarato che “d’ora in poi non dirò più Israele, ma governo Netanyahu”, per sottolineare ancora di più le responsabilità dell’esecutivo di estrema destra israeliano. Che ha deciso di bloccare l’esborso delle tasse che raccoglie in Cisgiordania per l’Autorità Nazionale Palestinese, risorse con cui l’ANP paga i salari ai dipendenti pubblici e garantisce un minimo di servizi in un territorio già “in ebollizione”. Una decisione pensata “per asfissiare economicamente e finanziariamente l’Anp”, ha denunciato ancora l’Alto rappresentante.Con i rappresentanti dei Paesi arabi, i 27 hanno provato a immaginare il day-after. I cinque mediorientali hanno “gettato il guanto sul tavolo – ha spiegato Borrell -, ora tocca a noi coglierlo”. Hanno cioè presentato una sorta di piano di pace, ipotizzando l’organizzazione di una conferenza di pace internazionale su “come implementare la soluzione dei 2 Stati”. Un impegno che Borrell vuole prendersi, ma “fino a quel giorno, la cosa più importante è sostenere l’Anp e l’Unrwa”.Sull’Agenzia Onu per il soccorso l’occupazione dei rifugiati palestinesi, la terza richiesta di Borrell al governo Netanyahu: “Basta chiamarla organizzazione terroristica”. Perché Tel Aviv non ha fornito prove alle sue accuse di complicità di membri dello staff con Hamas, e perché senza l’Unrwa la distribuzione degli aiuti a Gaza è impensabile. Questo l’ultimo punto toccato dall’Alto rappresentante: “L’unica cosa che possiamo fare per facilitare gli aiuti è riaprire la missione Ue a Rafah”, la missione con cui – dal 2005 al 2007 – l’Ue ha gestito il passaggio di merci e persone alla frontiera tra Gaza e l’Egitto. “Ci è stato chiesto, i ministri mi hanno dato il via libera politico per riattivare EUBAM Rafah, ma deve essere fatto in accordo con l’Anp, l’Egitto e ovviamente Israele”.