Il Regno Unito impone sanzioni contro due ministri estremisti del governo di Israele
Bruxelles – Cinque alleati internazionali dell’Unione europea hanno imposto sanzioni contro i due ministri più estremisti del governo di Israele. Regno Unito, Canada, Norvegia, Australia e Nuova Zelanda compiono finalmente un passo che a Bruxelles non è ancora riuscito, nonostante l’ex Alto rappresentante per gli Affari esteri, Josep Borrell, l’avesse suggerito quasi un anno fa.Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, e il ministro per la Sicurezza, Itamar Ben-Gvir, sono responsabili di “incitazione alla violenza e di gravi violazioni dei diritti umani dei palestinesi“, sostengono i cinque Paesi che hanno deciso di congelare i beni dei due membri dell’esecutivo di Benjamin Netanyahu e di vietare loro l’ingresso sul territorio nazionale.“La retorica estremista che sostiene lo sfollamento forzato dei palestinesi e la creazione di nuovi insediamenti israeliani è spaventosa e pericolosa. Queste azioni sono inaccettabili“, si legge nella dichiarazione congiunta. I due ministri sono entrambi leader del partito Sionismo Religioso, il cui programma prevede esplicitamente l’annessione della Cisgiordania e il pieno controllo israeliano del territorio compreso tra il mar Mediterraneo e il fiume Giordano. Rifiuta l’idea di uno Stato Palestinese e chiede la cancellazione degli Accordi di Oslo del 1993, con cui Israele e l’allora Organizzazione per la Liberazione della Palestina (Olp) si impegnarono per un reciproco riconoscimento.Benjamin Netanyahu e Bezalel Smotrich (Photo by RONEN ZVULUN / POOL / AFP)Dall’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre 2023, Smotrich e Ben Gvir hanno indurito sempre di più la propria retorica anti-palestinese, arrivando ad affermare il primo che affamare la popolazione di Gaza potrebbe essere giustificabile e il secondo che bisognerebbe espellere i palestinesi dalla Striscia. Ben Gvir ha addirittura lasciato il governo quando è stato pattuito il cessate il fuoco, rientrando a farne parte una volta saltato l’accordo. “Abbiamo discusso ampiamente la questione con il governo israeliano, ma i responsabili delle violenze continuano ad agire con incoraggiamento e impunità“, sostengono Londra, Oslo e gli altri partner.Secondo i dati delle Nazioni Unite, nell’ultimo anno e mezzo sono stati compiuti oltre 1.900 attacchi contro civili palestinesi da coloni israeliani estremisti. “Il governo israeliano deve rispettare gli obblighi che gli incombono in virtù del diritto internazionale e lo esortiamo ad adottare misure significative per porre fine alla retorica estremista, violenta ed espansionista”, prosegue la dichiarazione congiunta. I cinque governi alleati di Tel Aviv sottolineano che “le misure odierne sono rivolte contro individui che, a nostro avviso, minacciano la sicurezza di Israele e la sua posizione nel mondo”.Le risposte dei due ministri non stupiscono: “La Gran Bretagna ha già tentato una volta di impedirci di colonizzare la culla della nostra patria e non glielo permetteremo di nuovo. Siamo determinati a continuare a costruire”, ha scritto su X Smotrich. Mentre Ben-Gvir ha preferito un altro riferimento religioso: “Abbiamo superato il Faraone, supereremo anche il Muro di Starmer”, ha commentato.In chiusura alla dichiarazione congiunta, il riferimento a Gaza: “Le misure odierne si concentrano sulla Cisgiordania, ma ovviamente non possono essere considerate separatamente dalla catastrofe di Gaza“, scrivono i cinque governi, che ribadiscono a Tel Aviv l’opposizione a qualsiasi “trasferimento illegale di palestinesi da Gaza o all’interno della Cisgiordania” e a qualsiasi “riduzione del territorio della Striscia di Gaza”.Salta all’occhio l’assenza di Stati Uniti ed Unione europea dalla decisione congiunta di alcuni dei loro maggiori partner internazionali. Nel regime Ue di sanzioni per violazioni dei diritti umani, sono già presenti nove individui e cinque entità legati alle colonie illegali israeliane nei territori palestinesi occupati. L’idea di aggiungere i due ministri è stata già rilanciata allo scorso Consiglio Affari Esteri da diversi governi – Svezia, ma anche Francia, Spagna, Irlanda e Slovenia -, ma per ora non se n’è fatto nulla. Alla prossima riunione dei ministri degli Esteri dei 27, il 23 giugno, in ballo c’è la possibile revisione dell’Accordo di associazione con Israele a causa di violazioni dei diritti umani. C’è da aspettarsi che, ora che il passo è stato già compiuto da altri, la possibilità di sanzionare i ministri di Netanyahu si faccia più concreta anche a Bruxelles. LEGGI TUTTO