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    La Georgia si gioca nelle urne il suo futuro europeo

    Bruxelles – Ha tutto il sapore di un appuntamento con la Storia, quella con la S maiuscola, il voto che si terrà domani (26 ottobre) in Georgia per il rinnovo del Parlamento. I cittadini si recheranno alle urne in un clima di esasperata tensione politica e di crescente repressione del dissenso da parte delle autorità di Tbilisi, che stanno cercando di mantenere il Paese caucasico nella sfera d’influenza di Mosca contro il desiderio della maggioranza della popolazione di avvicinarsi all’Unione europea. Il partito al potere, Sogno georgiano, farà di tutto per mantenere la presa sullo Stato, che tiene ormai in mano da oltre un decennio.Le forze in campoAll’appuntamento elettorale di domani si presentano due campi contrapposti. Da un lato, il partito di governo, Sogno georgiano, che esprime l’attuale primo ministro Irakli Kobakhidze. È stato fondato nel 2012 dall’oligarca Bidzina Ivanishvili in opposizione al Movimento nazionale unito (Enm), allora al governo: dalle elezioni di quell’anno, il partito di Ivanishvili è rimasto saldamente al potere e ha infiltrato progressivamente le strutture statali (come avvenuto, in Ue, nell’Ungheria di Viktor Orbán).Il partito, nel frattempo, si è trasformato sempre più in una macchina per il mantenimento del potere personale dell’oligarca (tra i più ricchi del mondo), che di fatto tiene in pugno il Paese da due decenni nel corso dei quali si è gradualmente spostato su posizioni sempre più filorusse, soprattutto a partire dall’invasione dell’Ucraina del febbraio 2022. Alle precedenti elezioni politiche, Sogno georgiano ha conquistato 90 dei 150 seggi del Parlamento monocamerale nazionale, dove la maggioranza è fissata a 76.Dall’altro lato, le forze dell’opposizione (la più grande delle quali rimane l’Enm) non sono state in grado di dare vita ad una larga coalizione elettorale, creando invece diverse alleanze dal perimetro più circoscritto nella speranza di intercettare più efficacemente il discontento delle differenti fasce della popolazione. La presidente della Repubblica, l’europeista Salomé Zourabichvili, aveva lanciato lo scorso maggio un appello alle forze democratiche pro-Ue per la sottoscrizione di una “Carta georgiana” nella quale mettere nero su bianco il proprio impegno a rimettere il Paese sulla strada verso Bruxelles.Il clima pre-elettoraleLa campagna elettorale è stata estremamente polarizzata. Il partito di governo ha messo in campo una strategia di comunicazione particolarmente aggressiva, in cui ha affiancato alcune fotografie delle devastazioni provocate dalla guerra in corso in Ucraina e immagini della vita “pacifica” in Georgia, alludendo al fatto che una vittoria delle forze europeiste rischierebbe di trascinare il Paese in un conflitto militare con Mosca.Lo slogan di Sogno georgiano, che nei suoi poster elettorali affianca alla bandiera nazionale quella con le dodici stelle dell’Ue, è “Sì all’Unione europea, ma con dignità”. Ma per tutti gli osservatori, in caso di vittoria l’adesione al club europeo (un obiettivo inserito nella Costituzione nel 2018) verrà portato avanti solo nominalmente, e con ogni probabilità finirà definitivamente in naftalina.La tensione politica nel frattempo è aumentata a dismisura. Le proteste oceaniche dei cittadini (la cui ampia maggioranza è favorevole ad entrare nell’Unione) lambiscono la capitale Tbilisi da almeno due anni, con il picco della violenza raggiunto la scorsa estate dopo l’approvazione definitiva della controversa “legge sugli agenti stranieri”, che costringe tutte le organizzazioni che ricevano almeno un quinto dei propri finanziamenti dall’estero a registrarsi come “agenti di una potenza straniera”. Tra le altre cose, Sogno georgiano ha promesso di bandire tutti i partiti d’opposizione se vincerà nuovamente le elezioni.Si sono moltiplicati anche gli episodi di aggressioni e intimidazioni ai rappresentanti delle opposizioni e agli attivisti anti-governativi, ma anche di arresti arbitrari e raid nelle abitazioni private di giornalisti, ricercatori e altre voci indipendenti del Paese in un giro di vite contro il dissenso imposto dal governo e portato avanti dalle forze dell’ordine e dagli apparati di sicurezza. Crescono così i timori per l’integrità del processo elettorale, a monitoraggio del quale la Commissione europea ha tuttavia annunciato di non aver inviato osservatori, accontentandosi di quelli già presenti in loco e delle delegazioni diplomatiche dell’Unione e degli Stati membri.Un esito incertoNon è facile prevedere con precisione l’esito del voto di domani: i sondaggi variano sensibilmente a seconda che a emetterli siano entità vicine all’area governativa o all’opposizione. La maggior parte degli osservatori internazionali sembrano concordare sul fatto che il partito-macchina attualmente al potere uscirà nuovamente vincitore dalle urne, ma la vera domanda è con quanto vantaggio rispetto agli avversari: la forchetta va dal 30 al 60 per cento dei consensi, in base alle diverse proiezioni.Probabilmente Sogno georgiano non avrà i numeri sufficienti a governare da solo (tantomeno con la supermaggioranza richiesta per modificare la Costituzione): in quel caso, potrebbe cercare l’appoggio di altre formazioni minori per mantenere comunque il potere, da aggiungere ai seggi che otterrà dalla ridistribuzione dei voti delle liste che non supereranno la soglia di sbarramento del cinque per cento. Ma tutti gli altri partiti si sono impegnati, almeno teoricamente, a non entrare in alleanze post-elettorali con il partito di Ivanishvili: se manterranno la promessa potrebbe dunque essere a loro portata un governo di coalizione.Tal coalizione sarebbe però talmente ampia da risultare probabilmente instabile. Non sono pochi infatti i dubbi sulla coesione di un’eventuale alleanza delle opposizioni che, come detto, non si presenteranno alle urne in un fronte unitario, anche se hanno concordato di lasciare alla presidente Zourabichvili la facoltà di nominare, se del caso, un candidato per la guida del governo. Il capo dello Stato, da parte sua, ha ventilato la possibilità di aprire i negoziati di adesione all’Ue già la prossima estate nel caso in cui le opposizioni andassero governo.Ad ogni modo, uno dei rischi maggiori potrebbe essere quello per cui la parte sconfitta – qualunque essa sia – rifiuti di concedere la vittoria agli avversari. Per Sogno georgiano, non mantenere il governo significherebbe perdere il controllo sulle istituzioni statali e andare incontro a una stagione di epurazioni, come accaduto in Polonia dopo il cambio della guardia tra il PiS e la coalizione guidata da Donald Tusk. Per evitare un esito simile, non si può escludere che il partito di Ivanishvili tenti un colpo di mano, con tutte le imprevedibili conseguenze del caso. Viceversa, anche una sconfitta delle opposizioni acuirebbe le tensioni sociali, gettando il Paese in un caos ancora peggiore di quello visto finora.La battaglia tra Russia e OccidenteUna Georgia divisa, del resto, è esattamente quello che fa comodo al presidente russo Vladimir Putin, che sulla frammentazione del cosiddetto spazio post-sovietico – e l’allontanamento dei Paesi che ne fanno parte (soprattutto Armenia, Azerbaigian, Moldova e Ucraina) dall’Occidente, cioè dall’Ue e dalla Nato – ha incentrato la sua strategia di politica estera. Le truppe di Mosca sono presenti in Abcasia e Ossezia del sud, due repubbliche autoproclamatesi indipendenti da Tbilisi in seguito alla dissoluzione dell’Urss, e dopo l’invasione del 2008 non se ne sono mai andate.Dall’altra parte, la Georgia ha fatto domanda per entrare in Ue nel marzo 2022 e ha ricevuto lo status di Paese candidato lo scorso dicembre. Ma da allora il suo cammino è stato de facto congelato. A Bruxelles non sono andate giù le leggi approvate dal Parlamento georgiano nell’ultimo anno e mezzo – proprio quelle che hanno innescato le proteste popolari più partecipate degli ultimi trent’anni – e il progressivo deterioramento dello Stato di diritto, tanto che sono stati sospesi i finanziamenti comunitari a Tbilisi.Il questo clima e con questo contesto l’Europa teme le ingerenze della Russia e i suoi tentativi di influenzare il voto e il suo esito. A Bruxelles si teme che la promessa di ingresso in Europa a Tblisi non sia più così attraente rispetto a quello che potrebbe mettere sul piatto, o promettere, Mosca, che sul Paese ha interessi non solo economici.

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    L’Ue ha iniziato a sospendere i finanziamenti diretti al governo della Georgia: “Solo il primo passo”

    Bruxelles – Non è più solo “de facto”, ora la sospensione del processo di adesione Ue della Georgia è realtà con i primi fondi congelati al governo di Tbilisi. “L’Unione Europea ha congelato il sostegno dal Fondo europeo per la pace, 30 milioni di euro per il 2024“, ha annunciato l’ambasciatore Ue in Georgia, Paweł Herczyński, parlando oggi (9 luglio) alla stampa nella capitale del Paese caucasico, anticipando che “questo è solo il primo passo, ce ne saranno altri” e a Bruxelles “si stanno valutando altre misure se la situazione dovesse ulteriormente deteriorarsi”.L’ambasciatore Ue in Georgia, Paweł Herczyński (9 luglio 2024)A determinare il taglio dei fondi alle forze armate georgiane è stata l’adozione di metà maggio della legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ di filo-russa memoria che – come messo nero su bianco dalle conclusioni del Consiglio Europeo dello scorso 27 giugno – “ha determinato di fatto un arresto del processo di adesione“, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dallo stesso Consiglio Europeo. “Stiamo adottando misure a breve termine e stiamo rivedendo la nostra assistenza finanziaria“, ha precisato a Eunews il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano, che ha fatto riferimento alle discussioni del Consiglio Affari Esterni del 24 giugno sulle “diverse opzioni per affrontare la situazione in Georgia”.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)In ogni caso, “i nostri aiuti diretti al governo georgiano saranno ridotti e cercheremo di spostarli verso la società civile e i media“, ha voluto sgomberare il campo dai dubbi l’ambasciatore Herczyński, mantenendo chiara la distinzione per l’Unione tra il partito al potere Sogno Georgiano filo-russo e la società civile fortemente europeista. Una precisazione particolarmente importante in vista delle elezioni legislative in programma il 26 ottobre. “Spetta al popolo eleggere il prossimo governo, e spetta al prossimo governo decidere la sua politica nei confronti dell’Unione Europea”, è il secco commento dell’ambasciatore Ue, che ha messo le opzioni sul tavolo: “Devono decidere se vogliono far parte del prossimo grande allargamento dell’UE o se hanno altri piani per il loro futuro“.Quando mancano poco più di tre mesi alle elezioni, i partiti di opposizione a Sogno Georgiano si stanno organizzando su una piattaforma comune che prende le mosse dalla ‘Carta georgiana’ presentata a fine maggio dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili. Diverse formazioni politiche hanno già confermato di correre sotto lo stesso ombrello politico (con candidati comuni o diversi, ma comunque alleati) con l’obiettivo dichiarato di “ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“. Perché, secondo l’avvertimento dell’ambasciatore Herczyński, “tutto può ancora essere cambiato e siamo più che disposti ad aiutare in ogni modo possibile, ma il tempo sta per scadere”, ed è “triste vedere le relazioni tra l’Ue e la Georgia a un punto così basso, quando avrebbero potuto raggiungere un massimo storico“.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato il 28 maggio dalla sessione plenaria del Parlamento.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    Cos’è la ‘Carta georgiana’ pro-Ue proposta dalla presidente per un fronte unito alle elezioni di ottobre

    Bruxelles – La risposta a una legge filo-russa è un documento programmatico per riunire tutti i partiti europeisti e filo-occidentali in vista delle prossime elezioni legislative del 26 ottobre. La presidente della Georgia, Salomé Zourabichvili, si è messa alla testa dello sforzo democratico del Paese – spinta da decine di migliaia di cittadini che da due mesi scendono ogni giorno nelle strade a chiedere di non compromettere il futuro europeo – in contrapposizione esplicita e netta al partito al potere Sogno Georgiano, che ieri (28 maggio) ha approvato in via definitiva la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, superando proprio il veto presidenziale posto al termine dell’iter legislativo ordinario.Da sinistra: il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, e la presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili (credits: Irakli Gedenidze / Pool / Afp)“Propongo questo piano a tutti i partiti politici che aspirano a essere europeisti e filo-occidentali, esortandoli a decidere entro il primo giugno se accettano la pesante responsabilità di compiere e realizzare questi passi davanti al popolo georgiano“, ha presentato così la presidente Zourabichvili la ‘Carta georgiana’ alla vigilia del voto della legge di ispirazione filo-russa, e poi ribadita con tutta urgenza ieri sera in vista della sua prossima entrata in vigore prevista a giugno. Un “ombrello” politico sotto cui potranno presentarsi “insieme o separatamente, a scelta” i partiti che si oppongono a Sogno Georgiano in occasione della campagna elettorale. “Da parte mia presenterò questo piano e il nuovo modello politico ai nostri partner a Bruxelles“, ha promesso la capa dello Stato, ricordando qual è la vera posta in gioco a ottobre: “Ripristinare il processo di adesione all’Ue e aprire i negoziati di adesione il più presto possibile“, oltre le vuote parole premier georgiano, Irakli Kobakhidze, sul fatto che “entro il 2030” il Paese caucasico “sarà pronto più di qualsiasi altro candidato per l’adesione”.La ‘Carta georgiana’ riflette non solo “le esigenze e le richieste della società”, ma soprattutto l’impegno a compiere e portare a termine quanto prima le 9 priorità tracciate dalla Commissione Europea per l’avvio dei negoziati di adesione Ue. I passi in questo senso sono quattro e partono proprio dalla “abolizione delle leggi dannose per il percorso europeo del Paese“: non solo la legge sulla trasparenza dell’influenza straniera, ma anche altri pezzi di legislazione – come quella sulle intercettazioni, quella sugli offshore e le modifiche al Codice elettorale – e i processi politicamente motivati contro i manifestanti delle proteste del 2024. Dovrà essere “liberato il sistema giudiziario dal dominio dei clan verificando l’integrità dei giudici e ispezionando le origini delle proprietà non documentate”, anche attraverso una riforma del Consiglio supremo di giustizia e di altri organi essenziali dello Stato (ufficio del procuratore generale, Servizio di sicurezza, Agenzia anticorruzione, Banca nazionale, organismi di regolamentazione). Infine sarà “migliorato il sistema elettorale“, creando le “condizioni adeguate per lo svolgimento di elezioni libere ed eque”. ll piano prevede di mettere tutto ciò in pratica “prima della fine della sessione di primavera” del Parlamento – con il governo responsabile che “sarà nominato dalla presidente della Georgia” – e di svolgere subito dopo elezioni anticipate “in un ambiente libero ed equo”.La legge sugli agenti stranieri in GeorgiaLa legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Le proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 14 maggio 2024Dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato ieri (28 maggio) dalla sessione plenaria del Parlamento.Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles è piuttosto chiaro che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirà di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione. Nonostante le resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico ad avallare anche solo una posizione comune di condanna da parte dei Ventisette, l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha iniziato a lavorare con i 27 governi sulle “risposte più appropriate in caso la legge sia messa in atto a partire da giugno“, esortando ancora il governo guidato da Irakli Kobakhidze a “ritirare la legge”.Prima della legge sugli agenti stranieriLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    Il governo georgiano porta fino in fondo la sfida all’Ue. A Bruxelles si lavora su “risposte adeguate”

    Bruxelles – Lo scontro con le istituzioni dell’Ue è inevitabile, nessuno nel partito al potere Sogno Georgiano sta facendo nulla per arrestare l’escalation diplomatica. Tutto al contrario, l’iter legislativo sul progetto di ispirazione filo-russa sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ sta procedendo a tappe forzate e oggi (28 maggio) è arrivato all’approvazione finale. D’ora in poi non ci sono altri ostacoli, dal momento in cui il governo e la sua maggioranza parlamentare hanno superato anche l’ultimo: il veto della presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili. E ora non si può che aprire lo scontro diplomatico con Bruxelles, che inevitabilmente provocherà una frenata nel percorso di adesione della Georgia all’Unione Europea, almeno fino al 26 ottobre quando i cittadini andranno a votare la nuova composizione del Parlamento.Da sinistra: il primo ministro della Georgia, Irakli Kobakhidze, e la presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili (credits: Irakli Gedenidze / Pool / Afp)Perché dopo il primo via libera alla legge (secondo l’iter legislativo ordinario) dello scorso 14 maggio, è ricominciato un nuovo rapidissimo processo legislativo per superare la decisione della capa dello Stato, che si è sempre opposta fermamente a una legge che riprende in modo inquietante molti elementi della stessa legge in vigore in Russia. Il gesto della presidente Zourabichvili è stato puramente simbolico, dal momento in cui il governo sapeva già in partenza di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, così come confermato ieri (27 maggio) in commissione per gli Affari legali e oggi dall’intero Parlamento con 84 voti a favore. “È impossibile migliorare questa legge, nel suo intero contenuto è incostituzionale, anti-europea e anti-democratica“, ha attaccato la numero uno della Georgia motivando il suo veto.National treason broadcasted to the rally. 84 in favor again. The Presidential veto on the Russian law has just been overridden. This is just the beginning – of their end. ✊ pic.twitter.com/tyry8Zh2DA— Marika Mikiashvili (@Mikiashvili_M) May 28, 2024La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue, che non hanno mai smesso di scendere a decine di migliaia in piazza ogni giorno.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione. Non a caso l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, al termine del Consiglio Affari Esteri di ieri ha reso noto che con i 27 governi “abbiamo iniziato a considerare le risposte più appropriate in caso la legge sia messa in atto a partire da giugno“, esortando ancora il governo guidato da Irakli Kobakhidze a “ritirare la legge”. Lo stesso messaggio è stato veicolato oggi a pochi minuti dall’approvazione della legge, ricordando che sono state ignorate le “dettagliate argomentazioni giuridiche della Commissione di Venezia che portavano a una chiara raccomandazione di abrogare questa legge”, ha aggiunto Borrell.Non va però dimenticato che l’unità dei 27 Paesi membri (e di conseguenza dell’Unione) è bloccata dalle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico. Per la prima volta questo blocco si è dimostrato a metà mese, quando si sarebbe dovuta adottare una dichiarazione di tutti i 27 leader Ue per condannare inequivocabilmente la legge adottata dal Parlamento georgiano. E lo stallo – soprattutto con la costante minaccia del veto ungherese – dopo due settimane non è ancora crollato, come ha lasciato intendere tra le righe lo stesso Borrell: “Per alcuni la situazione non è così grave e seria, mentre altri la considerano un attentato contro le leggi e i valori dell’Ue”. Eppure l’alto rappresentante Ue è alla ricerca di una via d’uscita per mostrare l’unità e l’intransigenza dell’Unione nei confronti di una legge inaccettabile per un Paese che aspira a diventarne parte integrante: “Vorrei che i Paesi membri fossero pronti a prendere decisioni ogni volta che si verifica qualcosa che non corrisponde ai nostri valori, la legge internazionale e il percorso europeo, che sia in Georgia o ovunque nel mondo”.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso – e ora tesissimo – a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    In Georgia è scontro istituzionale tra Parlamento e presidente sulla legge filo-russa invisa all’Ue

    Bruxelles – In Georgia l’inevitabile si sta concretizzando e la palla dello scontro istituzionale sta prendendo velocità lungo il piano inclinato di una legge di ispirazione filo-russa che sta continuando a provocare una rottura insanabile tra maggioranza di governo e società civile, ma anche con l’Unione Europea a cui la Georgia aspira ad aderire. Perché il Parlamento georgiano è pronto ad annullare il veto posto dalla presidente della Repubblica, Salomé Zourabichvili, alla legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, esasperando il livello di tensione politica nel Paese e mettendo probabilmente la pietra tombale (almeno per il momento) sulle aspirazioni di Tbilisi di avvicinarsi all’adesione Ue e Nato.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)“La legge sulla trasparenza ci aiuterà a garantire la stabilità a lungo termine in Georgia, che à necessaria per il nostro Paese e il nostro popolo”, è quanto riferito dal primo ministro, Irakli Kobakhidze, durante la riunione di governo di questa mattina (20 maggio), a due giorni dalla decisione della capa di Stato di opporsi al progetto di legge – voluto fortemente dal partito al potere Sogno Georgiano – perché “è russo nella sua essenza e contraddice la nostra Costituzione“. Dopo l’approvazione della legge di ispirazione in terza lettura lo scorso 14 maggio, era atteso il veto presidenziale più come gesto simbolico che per un’efficacia nei fatti: il governo sapeva di poter utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’, con il quarto – e ultimo – voto che dovrebbe arrivare già nel corso dei prossimi giorni.La legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ era stata presentata lo scorso anno da Sogno Georgiano e messa in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Dopo settimane di altissima tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, e decine di migliaia di cittadini ad animare la più grande ondata di proteste dall’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991 – ogni giorno ininterrottamente per ormai quasi due mesi – il partito al governo ha deciso di tirare dritto con la propria iniziativa legislativa prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. E mostrando una disponibilità ad aumentare la portata della violenza messa in campo dalla polizia anti-sommossa e dagli agenti in passamontagna contro i manifestanti pacifici pro-Ue che ha allarmato non poco le istituzioni Ue.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 14 maggio 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)“L’adozione di questa legge ha un impatto negativo sui progressi della Georgia nel percorso di adesione all’Ue“, è stato l’avvertimento dell’Unione Europea in dichiarazione pubblicata il giorno successivo all’adozione del progetto legislativo, con l’esortazione alle autorità di Tbilisi e il partito al potere Sogno Georgiano di “ritirare la legge, mantenere l’impegno verso il percorso dell’Ue e a portare avanti le riforme necessarie”. Mentre il livello di tensione diplomatica tra Tbilisi e Bruxelles sta aumentando esponenzialmente, il numero uno del Consiglio Europeo, Charles Michel, ha predicato calma e “un momento di ulteriore riflessione” offerto dal veto della presidente Zourabichvili: “Nella sua forma attuale la legge non è in linea con i valori e il percorso Ue”, ha messo in chiaro il leader dell’istituzione dell’Unione, invitando “tutti i politici e i leader georgiani a fare buon uso di questa finestra di opportunità” per non discostarsi dalla “rotta europea sostenuta dalla popolazione”. Nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo, a Bruxelles non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea, dal momento in cui gli stessi negoziati sono vincolati ai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Europea sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione.Anche i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri Ue stanno mostrando sempre più preoccupazione verso il destino della Georgia, come messo nero su bianco da una dichiarazione congiunta del presidente francese, Emmanuel Macron, e del cancelliere tedesco, Olaf Scholz, pubblicata ieri (19 maggio): “È con profondo rammarico che prendiamo nota della decisione del governo georgiano e del partito al potere di deviare da questa strada agendo contro i nostri valori europei comuni e le aspirazioni del popolo georgiano”. Mercoledì scorso (15 maggio) i ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia Lituania e Islanda si sono uniti alla marcia di protesta delle decine di migliaia di manifestanti pro-Ue a Tbilisi, spiegando di essere “qui per sostenere le aspirazioni del popolo georgiano a far parte dell’Unione Europea e della Nato”, è stata l’esortazione del ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis. “Vedo che la speranza è viva, è nelle strade e nei cuori di tutte le persone che abbiamo incontrato fuori dal Parlamento”. Non va però dimenticato che l’unità dei 27 Paesi membri – e di conseguenza dell’Unione – è stata bloccata dalle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán e della Slovacchia di Robert Fico ad adottare una dichiarazione di tutti i 27 leader Ue per condannare inequivocabilmente la legge adottata dal Parlamento georgiano.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo  stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato al momentaneo accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, fino all’approvazione di questa primavera nel pieno di una nuova ondata di proteste popolari.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    In Georgia la polizia ha iniziato a usare la violenza contro i manifestanti pacifici pro-Ue

    Bruxelles – In Georgia lo scontro ora non è più solo politico, e nemmeno più solo pacifico. Per cercare di piegare le enormi proteste di piazza a Tbilisi, la polizia ha iniziato a utilizzare la violenza contro i manifestanti pacifici che da quasi un mese si stanno opponendo ogni giorno al progetto di legge di ispirazione filo-russa sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’. E dopo le critiche di tutte le istituzioni Ue a ogni livello, contro il marchio di fabbrica del partito al potere Sogno Georgiano si è schierata in modo inequivocabile anche la numero uno della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: “Seguo con grande preoccupazione la situazione in Georgia e condanno la violenza nelle strade di Tbilisi”, è quanto messo nero su bianco in una dichiarazione che esorta il governo ad ascoltare il “chiaro messaggio” dei cittadini che “stanno dimostrando il loro forte attaccamento alla democrazia”.Arresti della polizia georgiana durante le manifestazioni a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 30 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)A scatenare la tensione a Tbilisi e Bruxelles è il controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, voluto già lo scorso anno dal partito al potere Sogno Georgiano e messo in stallo dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (simile ad ‘agente di influenza straniera’ in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Da settimane è altissima la tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, dove il progetto è già stato approvato in prima e seconda lettura e ora si attende il voto definitivo per il 17 maggio. Non è attesa nessuna sorpresa dai legislatori georgiani, ma sarà inevitabile un’altra ondata di tensione. Il progetto di legge sarà inviato alla presidente della Repubblica, Salomé Nino Zourabichvili, che ha già annunciato che porrà il veto: ma Sogno Georgiano potrà utilizzare la propria maggioranza schiacciante in Parlamento per annullare il veto e far diventare legge la ‘trasparenza dell’influenza straniera’.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)Le manifestazioni organizzate dalle opposizioni unite e dalle organizzazioni della società civile hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di cittadini – e stanno continuando da giorni in modo spontaneo – per ribadire la contrarietà a un progetto legislativo che minerebbe il percorso di adesione della Georgia all’Unione Europea, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo. “Anche l’Ue ha espresso chiaramente le sue preoccupazioni riguardo alla legge sull’influenza straniera”, ha messo in chiaro von der Leyen, che ha avvertito in modo nemmeno troppo velato che “la Georgia è a un bivio, deve mantenere la rotta verso l’Europa“. E se il popolo georgiano “vuole un futuro europeo per il proprio Paese”, il governo di Irakli Kobakhidze dovrà “agire rapidamente sulle misure che si è impegnato ad adottare come Paese candidato”. Perché ormai a Bruxelles non è più un segreto che l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa impedirebbe di aprire i negoziati di adesione all’Unione Europea: “Se i nostri partner sono in grado di leggere e capire con attenzione, sapranno riconoscere il messaggio inviato pubblicamente e direttamente”, ha spiegato oggi (2 maggio) alla stampa il portavoce del Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), Peter Stano.Ma ora preoccupa anche il modo in cui le istituzioni georgiane stanno rispondendo a decine di migliaia di persone che non mostrano segni di stanchezza nel scendere in piazza tutti i giorni per dimostrare la propria opposizione al progetto di legge filo-russo. In particolare dopo l’approvazione in seconda lettura del progetto di legge con 83 voti a favore e 23 contrari in Parlamento martedì (30 aprile). La sera stessa, per la prima volta dal marzo 2023, la polizia antisommossa ha interrotto le proteste pacifiche su viale Rustaveli (dove ha sede il Parlamento), usando gas lacrimogeni, spray al peperoncino e idranti, manganellando e arrestando oltre 60 persone. “La Georgia è un Paese candidato all’adesione all’Unione Europea e chiedo alle sue autorità di garantire il diritto di riunione pacifica, l’uso della forza per reprimerlo è inaccettabile“, è stata la dura condanna dell’alto rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo  stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato all’accantonamento temporaneo del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, almeno fino agli eventi di questa primavera.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    “Sogno Georgiano in verità è il sogno russo”. Strasburgo accoglie l’opposizione liberale europeista

    Bruxelles – Da un Parlamento filo-russo a un Parlamento che sta cercando di fornire tutto il supporto possibile ai cittadini e ai giovani europeisti che aspirano all’adesione all’Unione. “Non abbiamo chiesto noi alla Georgia di unirsi, ma se vuole farlo, questo è il percorso da seguire per andare avanti con l’integrazione”, ha messo in chiaro senza troppi giri di parole l’eurodeputato lituano Petras Auštrevičius (Renew Europe), ospitando nella giornata di ieri (23 aprile) nell’Aula di Strasburgo Nika Gvaramia, leader del nuovo partito Ahali (che significa proprio ‘Nuovo’) e una delle figure politiche di opposizione più attese alle elezioni del 26 ottobre. “Abbiamo ricevuto una lettera dalle opposizioni in Parlamento che chiedono di prendere misure contro chi porta avanti legislazioni sul modello russo, ci sarà una risposta con una risoluzione”, ha confermato il membro della commissione per gli Affari esteri (Afet) dell’Eurocamera.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 9 aprile 2024 (credits: Vano Shlamov / Afp)La questione urgente sul tavolo è il controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, voluto già lo scorso anno dal partito al potere Sogno Georgiano e messo in stallo fino dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (non come ‘agente di influenza straniera’, così come in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Da settimane è altissima la tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, dove il progetto è già stato approvato in prima lettura e ora si attende il voto definitivo per il 17 maggio. Nuove manifestazioni organizzate dalle opposizioni unite e dalle organizzazioni della società civile hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di cittadini – e stanno continuando da giorni in modo spontaneo – per ribadire la contrarietà a un progetto legislativo che minerebbe il percorso di adesione della Georgia all’Unione Europea, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo.A Bruxelles e Strasburgo non si nasconde più cosa implicherebbe l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa. “Non ci sarebbe più la possibilità di aprire i negoziati di adesione, perché questa legge rompe con i valori dell’Unione“, ha spiegato senza troppi giri di parole l’eurodeputata Viola von Cramon-Taubadel (Verdi/Ale), che nel corso del dibattito in Aula nel tardo pomeriggio di ieri – al termine della visita di Gvaramia – ha attaccato dall’emiciclo dell’Eurocamera il governo di Irakli Kobakhidze e il partito al potere guidato dall’ex-premier Irakli Garibashvili: “Sogno Georgiano in verità è il sogno russo”. Ovvero che la Georgia non entri nell’Unione Europea e che ritorni nella sfera di influenza di Mosca. In attesa del voto di domani (25 aprile) sulla risoluzione ad hoc che chiuderà un’ultima sessione plenaria del Parlamento Europeo – prima delle elezioni di giugno – particolarmente sensibile agli eventi in corso a Tbilisi, l’eurodeputata tedesca ha ribadito che “siamo professionisti e seguiamo da vicino cosa sta succedendo, Sogno Georgiano non riuscirà a renderci ciechi sui loro progetti“.Il leader del partito di opposizione georgiano Ahali, Nika Gvaramia, al Parlamento Europeo (23 aprile 2024)È proprio per questo motivo che a Strasburgo è stato accolto uno dei leader più noti dell’opposizione georgiana: ex-ministro tra il 2008 e il 2009 sotto l’allora presidente anti-russo Mikheil Saakashvili, condannato nel 2022 per abuso di potere (sentenza politicamente motivata secondo Ue e Stati Uniti) e poi graziato dalla presidente in carica, Salomé Nino Zourabichvili, e dall’11 marzo alla guida nel nuovo partito liberale di cento-destra Ahali. “Il partito al governo continua ad allinearsi al Cremlino per perseguire i suoi interessi e con misure anti-democratiche sta bloccando le raccomandazioni della Commissione Europea“, è la denuncia di Gvaramia, che ha collegato il controverso progetto di legge al voto il 17 maggio alla tornata elettorale di questo autunno: “L’adozione della legge russa eliminerebbe di fatto i cani da guardia del potere che non vogliono registrarsi come ‘agenti stranieri’, creando gravi problemi di legittimità” nel risultato di elezioni “cruciali in prospettiva storica”. Non a caso le opposizioni europeiste unite chiedono “sostanziali missioni internazionali di osservazione elettorale”, non solo per “assicurare l’integrità del processo di voto” ma anche per “garantire il cammino democratico” del Paese.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)Al progetto legislativo sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ c’è poi da ricordare quello che Gvaramia definisce “la legge russa numero due”, ovvero quella sulla tassazione che “avvantaggia gli oligarchi e aumenta il capitale di influenza russa nel nostro Paese”. Una legge che secondo la denuncia del politico di opposizione “renderebbe la Georgia il luogo dove riciclare il denaro sporco russo e nascondere gli asset degli oligarchi sanzionati“. Di qui la richiesta alle istituzioni Ue di “prendere una posizione forte”, come sarà richiesto nella risoluzione del Parlamento Europeo (si attende un ampio sostegno dai conservatori ai socialdemocratici, dai popolari e liberali ai Verdi): sanzioni individuali per chi sostiene progetti di legge di ispirazione filo-russi. A partire dal fondatore di Sogno Georgiano, l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che già compare in una risoluzione non vincolante del 2022 dell’Eurocamera. “Come ha detto Jean Monnet, non siamo né ottimisti né pessimisti, siamo determinati” nel riportare la Georgia “nella sua famiglia di appartenenza, l’Europa e l’Unione Europea”, ha rivendicato Gvaramia: “Dobbiamo vincere le elezioni e cambiare la situazione in Georgia per ottenere l’adesione all’Unione Europea, è quello che ci chiedono i giovani e non abbiamo nessun diritto di impedirglielo“.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo  stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato all’accantonamento temporaneo del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, almeno fino agli eventi di questa primavera.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.

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    In Georgia continuano da giorni le proteste organizzate e spontanee contro la legge sugli agenti stranieri

    Bruxelles – È infuocata la strada che porterà al voto del Parlamento della Georgia sul controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, come ultimo atto del partito al potere Sogno Georgiano prima del ritorno alle urne il 26 ottobre. Da quattro giorni si stanno svolgendo ininterrottamente enormi proteste nella capitale Tbilisi – più precisamente su viale Rustaveli, su cui si affaccia la sede del Parlamento – animate da decine di migliaia di manifestanti che si oppongono a una legge molto simile a quella in vigore nella vicina e temuta Russia. E da Bruxelles tutte le istituzioni Ue si sono schierate nuovamente dalla parte dei cittadini georgiani e delle loro aspirazioni di fare ingresso un giorno nell’Unione, esattamente come successo un anno fa.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 17 aprile 2024 (credits: Giorgi Arjevanidze / Afp)Dopo il primo ritorno nelle piazze all’inizio della scorsa settimana, la protesta si è allargata a oltre diecimila manifestanti lunedì (15 aprile) per diventare la più grande di sempre in Georgia solo due giorni più tardi, quando i deputati georgiani hanno adottato in prima lettura il progetto di legge leggermente emendato rispetto a quello proposto – e poi ritirato a causa delle manifestazioni popolari oceaniche – nel marzo del 2023. Secondo il controverso progetto di legge tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovranno registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ e non più come ‘agente di influenza straniera’ (così è in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Per i gruppi pro-democrazia di opposizione nel Paese la sostanza non cambia rispetto a un anno fa e per questo, in corrispondenza dell’appuntamento in Parlamento di questa settimana, hanno deciso di convocare la popolazione in piazza. Dopo tre giorni di proteste organizzate, ieri sera (18 aprile) migliaia di cittadini georgiani sono tornati spontaneamente in viale Rustaveli per dimostrare quanto sia sentita la questione del percorso verso l’adesione all’Unione Europea e nonostante episodi di violenza da parte delle forze dell’ordine.“Siamo preoccupati per le notizie che riportano l’uso della forza da parte della polizia antisommossa per disperdere i manifestanti che dimostrano contro il controverso progetto di legge“, è la denuncia comune dei principali eurodeputati competenti sulla Georgia (il presidente della commissione Affari esteri, David McAllister, la presidente della delegazione per le relazioni con il Caucaso meridionale, Marina Kaljurand, e il relatore permanente per la Georgia, Sven Mikser). I tre membri del Parlamento Ue hanno messo in chiaro che “il diritto alle proteste pacifiche è un diritto fondamentale e deve essere rigorosamente rispettato, soprattutto in un Paese che aspira all’adesione all’Ue”. Proprio a questo proposito la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ viene definita “un attacco ai media indipendenti e alle organizzazioni della società civile”, che non solo “è incompatibile con i valori e i principi democratici dell’Ue” ma mette anche “a rischio l’integrazione euro-atlantica del Paese”. Lo stesso era stato evidenziato pochi giorni fa con un duro monito anche dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “Porterà la Georgia più lontana dall’Ue e non più vicina”.Manifestanti georgiani a Tbilisi contro la legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, 9 aprile 2024 (credits: Vano Shlamov / Afp)Parole simili sono state utilizzate dall’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e dal commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi, in una nota congiunta: “Si tratta di uno sviluppo molto preoccupante e l’adozione definitiva avrebbe un impatto negativo sui progressi della Georgia nel suo percorso verso l’Ue“. Questa legge “non è in linea con le norme e i valori fondamentali” dell’Unione a cui Tbilisi aspira a fare ingresso, in particolare dopo aver ricevuto lo status di Paese candidato all’adesione Ue il 14 dicembre dello scorso anno dal Consiglio Europeo (condizionato anche dai progressi sulle raccomandazioni della Commissione Ue sulla libertà della società civile e sulla lotta alla disinformazione). In vista del voto definitivo in Parlamento previsto per il 17 maggio, le istituzioni Ue continuano a esortare il partito al governo ad “astenersi dall’adottare” una legislazione che minerebbe le basi del percorso di avvicinamento Ue “sostenuto dalla stragrande maggioranza dei cittadini georgiani”. In altre parole rischierebbe di portare a uno stop del processo di adesione all’Unione Europea per il Paese.Il complesso rapporto tra Ue e GeorgiaLe proteste pro-Ue dei manifestanti georgiani a Tbilisi, 7 marzo 2023 (credits: Afp)Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo quantomeno controverso sulle tendenze filo-russe (anche se poi ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino). Non solo è evidente la difficoltà a implementare le riforme richieste dal cammino di avvicinamento all’Unione, ma nel corso degli ultimi due anni si sono registrati episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano – il cui fondatore è l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che compare nella risoluzione non vincolante del Parlamento Ue che chiede sanzioni personali nei suoi confronti. Per esempio, nel maggio dello scorso anno sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica per una serie di viaggi nell’Unione Europea che che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.A cavallo della decisione di Bruxelles di giugno 2022 di non concedere ancora alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo. I tratti comuni di queste manifestazioni sono state le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Prima dello scoppio delle dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che almeno fino a oggi hanno portato all’accantonamento del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’.In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.