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    I vertici Ue a Tokyo, Trump annuncia un accordo sui dazi con il Giappone. È la corsa ad un nuovo ordine mondiale del commercio

    Bruxelles – Meno dazi e più commercio: l’Unione europea vuole trovare in Asia alternative commerciali agli Stati Uniti, che però nel continente arrivano prima degli europei. L’Ue ha capito che occorre darsi da fare, ma gli Usa sembrano aver giocato d’anticipo. Nel momento in cui i presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Antonio Costa, mettono piede in Giappone, proprio con Tokyo la Casa Bianca annuncia l’intesa per nuove relazioni commerciali. In estrema sintesi: per i beni giapponesi dazi ‘solo’ del 15 per cento, ma opportunità di investimento giapponese negli Usa per 550 miliardi di dollari.Le mosse dell’amministrazione Trump intendono creare una concorrenza tutta nuova che va nella direzione di un senso anti-europeo, in un momento in cui l’Ue tenta la penetrazione commerciale mondiale per stessa ammissione di von der Leyen. “Stiamo ovviamente lavorando per ristabilire il nostro partenariato commerciale con gli Stati Uniti su basi più solide, ma sappiamo anche che l’87 per cento del commercio globale avviene con altri Paesi, molti dei quali alla ricerca di stabilità e opportunità”, afferma la presidente dell’esecutivo comunitario nel discorso pronunciato in occasione del conferimento della laurea honoris causa dell’università di Keio. In questa corsa l’annuncio di Trump brucia sui tempi l’Ue, con le ripercussioni del caso.Se il Giappone cede all’intesa con Trump gli europei potrebbero correre il rischio di aver già perso un potenziale alleato nella nuova idea di commercio del futuro. “Sia l’Europa che il Giappone vedono un mondo tutto intorno a sé in cui gli istinti protezionistici crescono, le debolezze vengono trasformate in armi e ogni dipendenza viene sfruttata”, ragiona a voce alta von der Leyen, convinta che “è quindi normale che due partner con idee simili si uniscano per rafforzarsi a vicenda”. Però il governo giapponese potrebbe averla smentita, con la complicità dell’azione di governo di Trump.In America latina l’Ue è arrivata tardi e male, e ora sconta la forte presenza della CinaLa Commissione europea e la sua presidente hanno certamente goduto di un vantaggio di qualche mese. Prima dell’insediamento di Trump sono state raggiunte intese commerciali con i Paesi dell’area Mercosur (Argentina, Bolivia, Brasile, Paraguay, Uruguay) e con il Messico, chiusi entrambi proprio in previsione di un ritorno dell’attuale presidente degli Stati Uniti alla guida del Paese. Due colpi messi a segno in quella che gli Usa storicamente e tradizionalmente considerano una propria zona di interesse, se non di influenza. Ora che Trump è saldamente al suo posto l’Ue ha perso il vantaggio iniziale, e il colpo affondato sotto il naso degli europei proprio con i vertici Ue presenti sul posto ne è la riprova.C’è molto da perdere, e von der Leyen ne è ben consapevole: “Sono convinta che il periodo in cui ci troviamo ora, e il modo in cui lo gestiamo, definirà il resto di questo secolo“, la considerazione offerta al pubblico dell’università di Keio. L’America di Trump continua a marciare e conquistare terreno, gettando le basi per questo nuovo ordine, che però non è quello che hanno in mente gli europei. Von der Leyen non si arrende, e prova a far ragionare i partner: “Non possiamo accettare di cadere nella fallacia che le cose torneranno come prima, se solo una guerra in una regione finisse, o un accordo tariffario venisse raggiunto o un’elezione andasse diversamente la prossima volta”. Peccato che Trump annunci un accordo Usa-Giappone, mentre l’Ue deve attendere.

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    Summit Ue-Cina, l’Europa prova a giocare la carta asiatica contro gli Usa di Trump

    Bruxelles – Alla ricerca di cooperazione con la Cina, ma pronti a fare a meno di Pechino se le relazioni non saranno possibili. L’Unione europea intravede nella Repubblica popolare la risposta all’America di Trump, in un vertice bilaterale che arriva in una congiuntura tanto delicata quanto potenzialmente strategica. I presidenti di Commissione e Consiglio europeo, Ursula von der Leyen e Antonio Costa, si recheranno in Asia la prossima settimana (24 e 25 luglio) per cercare di ridefinire relazioni con la Cina nel doppio tentativo di scrivere un nuovo capitolo di scambi commerciali e dotarsi di una leva di pressione per rispondere ai dazi Usa.La missione non è di quelle semplici, e a Bruxelles lo sanno bene. La Cina è un interlocutore scomodo, spigoloso, al cospetto del quale l’Ue si presenta oltretutto in una posizione poco confortevole e ancor meno invidiabile: il Paese è definito chiaramente una minaccia per l’Unione europea, i suoi interessi e la sua sicurezza, ed è stato inserito nella lista dei ‘cattivi’, ma si va a chiedere una sponda per uscire dall’angolo in cui la Casa Bianca ha spinto gli europei.Il freddo riavvicinamento tra Ue e Cina. Von der Leyen: “Rapporto complesso che dobbiamo far funzionare”Ci sono tensioni commerciali tra Bruxelles e Pechino: i dazi europei sull’auto elettrica cinese, la sovra-produzione cinese di acciaio con cui inonda i mercati globali di prodotti a basso costo e che si intreccia con le restrizioni imposte dagli Stati Uniti sullo stesso prodotto. E poi c’è la questione delle reciprocità, regole del gioco che sono ancora troppo diverse. La Cina non permette l’ingresso all’interno del proprio mercato, e distorce quello globale con sussidi pubblici. Ciò nonostante si vuole cogliere l’occasione del 25esimo summit Ue-Cina per provare quanto meno a gettare le basi per un nuovo corso, e dare anche messaggi a Trump.Von der Leyen e Costa andranno a Pechino da Xi Jinping (presidente) e Li Qiang (primo ministro) “con uno spirito positivo e costruttivo”, ammettono a Bruxelles. Del resto non avrebbe senso tenere un summit se le aspettative fossero minime e anche meno di minime. “Non siamo pronti a compromessi su valori, ma siamo pronti a commerciare se ce ne sono le condizioni“, ammettono gli addetti ai lavori a Bruxelles. “Ribadiremo che siamo un partner affidabile”, sottolineano funzionari Ue. L’obiettivo è segnare distanze e differenze con gli Stati Uniti. Certo, reciprocità e nessuna distorsione del mercato restano gli obiettivi da raggiungere, in assenza dei quali l’Ue è pronta a cercare altri mercati. “Diversificazione, e non riduzione dei rischi, è l’approccio da tenere con la Cina” in questo momento.Von der Leyen ora guarda a est: India e Cina come alternativa all’America di TrumpLo dimostra il summit con il Giappone che anticipa quello con la Cina. Von der Leyen e Costa voleranno prima a Tokyo (23 luglio) per discutere di tre argomenti principali di cooperazione: sicurezza e difesa, commercio e sicurezza economica, difesa del multilateralismo e dell’ordine internazionale fondato su regole. Gli ultimi due punti sono sempre in funzione di una risposta alle politiche degli Stati Uniti. Una logica che stride con la visita che seguirà a Pechino. Il summit Ue-Giappone sarà l’occasione per “fare pressione” sulla Repubblica popolare, ammettono a Bruxelles, su temi come ordine mondiale e regionale e divieto di sostegno alla Russia. Cose che non faranno piacere alla leadership cinese, mai favorevole a ingerenze nelle decisioni interne e alla manovre su un quadrante di mondo dove gli interessi del Dragone non sono pochi.Non c’è solo Taiwan nelle mire della Cina, che considera l’isola come parte del Paese. Nel mar cinese meridionale le isole Spratly sono oggetto di contese sino-filippine. De facto nella zona economica esclusiva di Manila,  per le contestazioni di Pechino. L’Ue ha rilanciato il partenariato con le Filippine, senza riconoscere le rivendicazioni territoriali cinesi, e di fatto riconoscendo le ragioni dell’altro. Un altro elemento che può essere usato contro l’Ue.

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    Lange: L’Europa negozia, ma l’imprevedibilità di Trump sta danneggiando l’intero pianeta

    Strasburgo – Il presidente del comitato per il commercio internazionale del Parlamento europeo, Bernd Lange, in una conferenza stampa al Parlamento europeo, ha riferito lo stato delle trattative dell’Ue con l’America di Donald Trump.In un turbine di grande confusione il presidente americano ha annunciato tra l’altro nuovi dazi del 50 percento sul rame e starebbe valutando ulteriori dazi del 200 percento sui prodotti farmaceutici.Intanto a partire dal primo agosto, prenderanno efficacia i dazi fra il 25 ed il 40 percento per i Paesi considerati non collaborativi dal tycoon, come il Giappone.Lange nella mattinata di oggi (9 luglio) ha tuttavia espresso la prontezza dell’Europa, affermando che i negoziati continueranno a svolgersi e che sono attualmente in valutazione diverse soluzioni per far fronte alle politiche commerciali di Washington e che “stiamo provando a trovare un punto d’incontro con Trump”.Il presidente del comitato si è anche mostrato piuttosto scettico riguardo i dazi su prodotti farmaceutici del 200 percento, sottolineando che i maggiori partner commerciali dell’Unione Europea nell’ambito farmaceutico sono proprio gli Stati Uniti, che assorbono circa il 38,2 percento dell’export, rendendosi clienti dell’Ue per 119 miliardi, e che in tal caso l’Europa, se necessario, adotterebbe una politica ferma e decisa, istituendo una maggiore tassazione a sua volta.Tuttavia Lange conclude sottolineando il gran numero di incognite ancora presenti nei rapporti con la Casa Bianca, e rispondendo alle domande dei presenti, ammette come “la imprevedibilità e la inaffidabilità degli Usa stanno danneggiando l’intero pianeta, e sono inaccettabili”.

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    La Bce: “Con la Cina nel Wto meno democrazia nel mondo in nome del commercio, ma l’Ue ha le sue colpe”

    Bruxelles – L’ingresso della Cina nell’organizzazione mondiale per il commercio (Wto) ha segnato un arretramento del livello democratico dei partner commerciali dell’Ue. Questo sostiene la Banca centrale europea, in un’analisi pubblicata sul blog della Bce, che rappresenta un attacco frontale alla Repubblica popolare e al suo modello politico.Commercio e libero scambio fanno bene all’economia e al quieto vivere, permettendo rapporti cordiali e prosperità. Questo il credo dietro l’azione dell’Unione europea, a cui ora però, la Bce ‘fa le pulci’. Il risultato è che con il libero scambio senza ‘se’ e senza ‘ma’ è che a rimetterci sono valori, principi e diritti. In sostanza, col troppo libero commercio a rimetterci è la democrazia.La questione di fondo è la seguente: perché il profilo democratico dei partner commerciali europei è diminuito negli ultimi 25 anni? Per la Bce “è possibile che questo sviluppo sia interamente dovuto alla Cina“. Come viene messo in risalto, dopo aver trascorso decenni al di fuori del sistema commerciale internazionale, nel 2001 la Cina è entrata a far parte dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. “Dato il punteggio molto basso della Cina” nell’indice commerciale ponderato per la democrazia, “è possibile che il deterioramento osservato nel profilo democratico delle importazioni dell’Ue sia interamente dovuto al commercio dell’UE con questo partner molto influente“, afferma la Bce.I presidenti di Cina e Russia, Xi Jinping e Vladimir Putin, tra i generali durante la parata miliare a Mosca per le celebrazioni della grande vittoria [foto: imagoeconomica]C’è però un problema di fondo che riguarda un più generale deterioramento globale e scelte proprie dell’Unione europea, quella di non isolare governi autoritari e illiberali. “Commerciare con i dittatori equivale a generare profitti per regimi che spesso hanno un’esplicita agenda espansionistica e militarista“, rileva l’analisi della Bce. Decidere di non chiudere le porte a determinati soggetti produce “l’aumento del rischio geopolitico ha implicazioni per tutti gli aspetti dell’ordine economico globale”. Nella lista degli aspetti figurano la politica monetaria, la stabilità finanziaria e i flussi di capitali internazionali, “soprattutto per un’economia aperta come quella europea”. In definitiva, che si tratti della Turchia dell’anti-democratico Erdogan, dell’Israele guidato da un Benjamin Netanyahu accusato di crimini contro l’umanità e o della Russia di Putin, cambia poco: “Questo può potenzialmente diventare una sfida esistenziale per l’Ue”.La Cina può aver giocato un ruolo, ma per l’Ue la sfida “più ovvia” in materia di contratti e accordi commerciali “riguarda la sua reputazione di unione economica e politica basata sui valori”. In tal senso, rileva ancora la Bce, “il declino della qualità della governance democratica del suo partner commerciale medio dal 1999 può essere percepito come incoerente con gli obiettivi di politica commerciale sostenibile dell’Ue, volti al rispetto dei diritti democratici, umani e sociali”. Considerando che negli ultimi 25 anni l’Unione “ha commerciato sempre più con autocrati e dittatori”, questo aspetto “non può essere rivendicato con successo dall’Ue”.

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    Al via la quarta Conferenza sugli aiuti allo sviluppo: tutti gli occhi sull’Ue dopo il ritiro degli Stati Uniti

    Bruxelles – Il deficit di finanziamenti per lo sviluppo tocca già i 4 mila miliardi di dollari all’anno. Prima del ritiro degli Stati Uniti dalla corsa – ormai compromessa – verso gli obiettivi stilati dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030. La Conferenza dell’Onu che si apre oggi (30 giugno) a Siviglia, è un’ultima chiamata per i circa 70 leader ospiti di Pedro Sanchez. A rispondere, in prima linea, deve essere l’Unione europea, da cui provengono il 42 per cento degli aiuti globali: “Il nostro impegno è destinato a durare”, ha garantito Ursula von der Leyen.A 23 anni dalla prima Conferenza sul finanziamento dello sviluppo, a Monterrey, l’ottimismo di inizio millennio sembra svanito. L’architettura su cui poggiava lo sforzo globale per ricucire la distanza tra i potenti del mondo e i paesi più svantaggiati è crollata. Come certificato dal taglio dell’ammnistrazione Trump all’83 per cento dei finanziamenti ai programmi all’estero di Usaid, l’agenzia statunitense per lo sviluppo. A Siviglia, si cerca un nuovo slancio: nel documento finale, il ‘Compromiso de Sevilla’, si affrontano il debito crescente e il calo degli investimenti, la crisi dei finanziamenti e le difficoltà nel raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. L’accordo sul testo è stato raggiunto nonostante le profonde divisioni su diverse questioni, culminate con la decisione degli Stati Uniti di ritirarsi completamente dal processo.Pedro Sánchez, Ursula Von der Leyen, Antonio Guterres [Credit: Eu Commission]Nel 2024, Gli aiuti allo sviluppo in tutto il mondo ammontavano a poco più di 200 miliardi di dollari. “Il divario di investimenti annuali rispetto agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile è pari a migliaia di miliardi di dollari”, ha constatato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo intervento alla Conferenza. Quasi la metà proviene dal vecchio continente, circa 96 miliardi. “Allo stesso tempo, è positivo che nuovi donatori stiano ora intensificando il loro impegno”, ha continuato la leader Ue. La strategia di Bruxelles, per portare più Paesi a bordo, è quella di “unire le forze e istituire programmi di investimento congiunti“, come fatto di recente con l’India.Sul tavolo c’è inoltre l’implementazione dell’accordo, siglato nell’ottobre 2021, con cui 136 Paesi hanno concordato di imporre un’imposta minima del 15 per cento alle multinazionali con oltre 750 milioni di euro di fatturato. L’Unione europea ha trasposto l’accordo in una direttiva e gli Stati membri sono stati chiamati ad adeguarsi dal 31 dicembre 2023. Trump, anche su questo campo, ha ritirato gli Stati Uniti dai negoziati nel febbraio 2025. La Cina sta attuando con estrema lentezza i termini dell’accordo. “Dobbiamo dare attuazione all’accordo sulle norme internazionali in materia di tassazione delle imprese”, ha incalzato von der Leyen, non solo perché “ciò rafforzerà le entrate delle economie in via di sviluppo”, ma anche “per una questione di equità“.Ma anche l’Unione europea ha tradito l’accordo mediato nel 2021 dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico: in piena guerra commerciale con Washington, di fronte alle minacce di ritorsione da parte di Trump, i membri del G7 hanno concordato questo fine settimana di esentare le multinazionali statunitensi dall’applicazione dell’aliquota. Nella dichiarazione diffusa dalla presidenza canadese del G7, si indica la creazione di “un sistema parallelo” che esclude le aziende statunitensi dalle norme fiscali minime e “facilita ulteriori progressi per stabilizzare il sistema fiscale internazionale”.Il grande tema, sottolineato anche dal segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, è l’urgenza di “riformare il sistema finanziario internazionale”, giudicato da alcuni “obsoleto” e “disfunzionale”. Deve essere “più inclusivo, efficace e rappresentativo“, gli ha fatto eco il presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa. Di fronte agli altri leader e 4 mila esponenti della società civile e di organizzazioni internazionali, Costa ha concluso: “Il multilateralismo non sta attraversando il suo momento migliore, è vero. Ma resiste ed è vivo. Oggi, qui, lo stiamo dimostrando”.

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    Piano Mattei, da vertice con Meloni e von der Leyen intese per 1,2 mld e strategia contro debito Africa

    Roma – Accordi per 1,2 miliardi di euro per far crescere l’Africa e con l’Africa l’Europa. Non è un semplice “pacchetto di progetti”, quello che Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen portano a casa oggi, dopo un vertice sul Piano Mattei e il Global Gateway a Villa Pamphilj a Roma. E’, spiega la premier italiana, un “patto tra nazioni libere, che scelgono di cooperare perché credono nei valori della dignità, del lavoro, della libertà”. Ed è il segno che “quando l’Europa agisce con coraggio, quando l’Italia ci mette il suo, con la sua visione, con la sua concretezza, i risultati arrivano“.Non solo. Roma e Bruxelles lavorano a un’iniziativa per affrontare il debito delle nazioni africane. Un tema centrale per lo sviluppo del continente, che rischia di vanificare tutti gli sforzi dei due piani, se non affrontato. Si pensa di convertire nei prossimi dieci anni l’intero ammontare del debito per le nazioni meno sviluppate “secondo i criteri della banca mondiale”, riferisce la premier, e di abbattere del 50 per cento quello delle nazioni a reddito medio-basso. L’intera operazione in dieci anni permetterà di convertire in progetti di sviluppo, da attuale in loco, circa 235 milioni di euro di debito.A Roma, Meloni e von der Leyen riuniscono autorità africane da Angola, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Zambia, e i vertici delle istituzioni finanziarie internazionali (il Fondo Monetario Internazionale, il Gruppo della Banca Mondiale, la Banca Africana di Sviluppo e la Africa Finance Corporation).Le parole d’ordine sono “crescita sostenibile, resilienza e cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Commissione europea e Italia si impegnano a mobilitare investimenti trasformativi lungo corridoi economici strategici. Con un focus particolare su tre punti: il Corridoio di Lobito, l’agricoltura, e il cavo Blue-Ranman.Il corridoio di Lobito è non solo un progetto di sviluppo ferroviario, ma è anche un corridoio economico più ampio che collegherà le regioni ricche di risorse dell’Africa meridionale, prive di sbocco sul mare, ai mercati globali, compresa l’Europa. L’intenzione è quella di accelerare gli investimenti in settori interconnessi, tra cui le infrastrutture di trasporto, i sistemi energetici, le catene del valore agricole e la facilitazione del commercio, sulla base di un approccio che rafforza le economie locali e promuove un’integrazione regionale “inclusiva“. Fondamentale sarà l’intervento del settore privato, con investimenti scalabili, in linea con gli obiettivi climatici e commercialmente sostenibili.La promozione della cooperazione trilaterale nell’agricoltura sostenibile è il secondo punto strategico degli accordi, che si concentrano su filiere resilienti al clima. Una nuova iniziativa rafforzerà il settore del caffè dell’Africa orientale attraverso l’integrazione regionale e il coinvolgimento del settore privato italiano. Promossa dal Ministero degli Affari Esteri italiano e sostenuta dall’Unido, dalla Cassa Depositi e Prestiti e da partner multilaterali, l’iniziativa esplorerà la possibilità di introdurre regimi assicurativi per rafforzare la resilienza. L’Ue firma poi una garanzia con Cassa Depositi e Prestiti per accelerare lo sviluppo di sistemi agroalimentari sostenibili attraverso lo sviluppo di capacità e l’accesso a finanziamenti innovativi nell’iniziativa Terra (Transforming and Empowering Resilient and Responsible Agribusiness), con un contributo di 109 milioni di euro.Sul fronte digitale, il cavo sottomarino Blue Raman ha un potenziale strategico. Co-finanziato con un contributo di 37 milioni di euro dalla Commissione europea e sostenuto da Sparkle, l’interconnessione digitale migliorerà la connettività, stimolerà la ricerca e l’innovazione e sosterrà la convergenza tecnologica tra Europa, Africa e India. Il progetto coinvolge reti di ricerca e istruzione, tra cui Geant per l’Europa e UbuntuNet Alliance per l’Africa, e beneficia delle competenze tecniche della Banca europea per gli investimenti.Oggi, inoltre, è stato raggiunto un accordo per mobilitare investimenti privati in settori chiave come la connettività digitale, le energie rinnovabili e i trasporti nell’Africa subsahariana attraverso il programma Cassa Depositi e Prestiti per le infrastrutture rinnovabili e l’energia sostenibile (Rise) con un contributo di 137 milioni di euro.In questo scenario rientra anche l’AI Hub for Sustainable Development, l’iniziativa nata nell’ambito della presidenza G7 dell’Italia lo scorso anno, in partenariato con i leader globali del settore come Microsoft e il supporto operativo del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. “Stamattina è stato inaugurato a Roma l’AI Hub che coinvolgerà centinaia di startup per applicare soluzioni di intelligenza artificiale ai settori prioritari del Piano Mantei, salute agricoltura, energia, acqua, formazione di infrastrutture”, ricorda Meloni.Tra le intese, la firma di una lettera di intenti sulle iniziative di connettività energetica sinergiche tra l’Italia, la Commissione europea e il Gruppo della Banca mondiale nel continente africano.I progressi del partenariato strategico saranno riesaminati in occasione del Forum Global Gateway che si terrà il 9-10 ottobre 2025 a Bruxelles. “Riteniamo che l’Africa sia un continente nel quale più che altrove si gioca il nostro futuro, dove noi italiani, noi europei siamo chiamati a fare la differenza, possiamo fare la differenza”, scandisce la premier. “Global Gateway e il Piano Mattei sono nati per essere iniziative collettive, esistono per affrontare sfide comuni”, commenta von der Leyen, convinta che il potenziale inesplorato della partnership sia “grande” e Bruxelles, conferma, è pronta a investire. “Soprattutto in questi tempi di incertezza globale, potete contare sull’Europa“.

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    Piano Mattei, da vertice con Meloni e von der Leyen intese per 1,2 mld e strategia contro debito Africa

    Roma – Accordi per 1,2 miliardi di euro per far crescere l’Africa e con l’Africa l’Europa. Non è un semplice “pacchetto di progetti”, quello che Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen portano a casa oggi, dopo un vertice sul Piano Mattei e il Global Gateway a Villa Pamphilj a Roma. E’, spiega la premier italiana, un “patto tra nazioni libere, che scelgono di cooperare perché credono nei valori della dignità, del lavoro, della libertà”. Ed è il segno che “quando l’Europa agisce con coraggio, quando l’Italia ci mette il suo, con la sua visione, con la sua concretezza, i risultati arrivano“.Non solo. Roma e Bruxelles lavorano a un’iniziativa per affrontare il debito delle nazioni africane. Un tema centrale per lo sviluppo del continente, che rischia di vanificare tutti gli sforzi dei due piani, se non affrontato. Si pensa di convertire nei prossimi dieci anni l’intero ammontare del debito per le nazioni meno sviluppate “secondo i criteri della banca mondiale”, riferisce la premier, e di abbattere del 50 per cento quello delle nazioni a reddito medio-basso. L’intera operazione in dieci anni permetterà di convertire in progetti di sviluppo, da attuale in loco, circa 235 milioni di euro di debito.A Roma, Meloni e von der Leyen riuniscono autorità africane da Angola, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Zambia, e i vertici delle istituzioni finanziarie internazionali (il Fondo Monetario Internazionale, il Gruppo della Banca Mondiale, la Banca Africana di Sviluppo e la Africa Finance Corporation).Le parole d’ordine sono “crescita sostenibile, resilienza e cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Commissione europea e Italia si impegnano a mobilitare investimenti trasformativi lungo corridoi economici strategici. Con un focus particolare su tre punti: il Corridoio di Lobito, l’agricoltura, e il cavo Blue-Ranman.Il corridoio di Lobito è non solo un progetto di sviluppo ferroviario, ma è anche un corridoio economico più ampio che collegherà le regioni ricche di risorse dell’Africa meridionale, prive di sbocco sul mare, ai mercati globali, compresa l’Europa. L’intenzione è quella di accelerare gli investimenti in settori interconnessi, tra cui le infrastrutture di trasporto, i sistemi energetici, le catene del valore agricole e la facilitazione del commercio, sulla base di un approccio che rafforza le economie locali e promuove un’integrazione regionale “inclusiva“. Fondamentale sarà l’intervento del settore privato, con investimenti scalabili, in linea con gli obiettivi climatici e commercialmente sostenibili.La promozione della cooperazione trilaterale nell’agricoltura sostenibile è il secondo punto strategico degli accordi, che si concentrano su filiere resilienti al clima. Una nuova iniziativa rafforzerà il settore del caffè dell’Africa orientale attraverso l’integrazione regionale e il coinvolgimento del settore privato italiano. Promossa dal Ministero degli Affari Esteri italiano e sostenuta dall’Unido, dalla Cassa Depositi e Prestiti e da partner multilaterali, l’iniziativa esplorerà la possibilità di introdurre regimi assicurativi per rafforzare la resilienza. L’Ue firma poi una garanzia con Cassa Depositi e Prestiti per accelerare lo sviluppo di sistemi agroalimentari sostenibili attraverso lo sviluppo di capacità e l’accesso a finanziamenti innovativi nell’iniziativa Terra (Transforming and Empowering Resilient and Responsible Agribusiness), con un contributo di 109 milioni di euro.Sul fronte digitale, il cavo sottomarino Blue Raman ha un potenziale strategico. Co-finanziato con un contributo di 37 milioni di euro dalla Commissione europea e sostenuto da Sparkle, l’interconnessione digitale migliorerà la connettività, stimolerà la ricerca e l’innovazione e sosterrà la convergenza tecnologica tra Europa, Africa e India. Il progetto coinvolge reti di ricerca e istruzione, tra cui Geant per l’Europa e UbuntuNet Alliance per l’Africa, e beneficia delle competenze tecniche della Banca europea per gli investimenti.Oggi, inoltre, è stato raggiunto un accordo per mobilitare investimenti privati in settori chiave come la connettività digitale, le energie rinnovabili e i trasporti nell’Africa subsahariana attraverso il programma Cassa Depositi e Prestiti per le infrastrutture rinnovabili e l’energia sostenibile (Rise) con un contributo di 137 milioni di euro.In questo scenario rientra anche l’AI Hub for Sustainable Development, l’iniziativa nata nell’ambito della presidenza G7 dell’Italia lo scorso anno, in partenariato con i leader globali del settore come Microsoft e il supporto operativo del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. “Stamattina è stato inaugurato a Roma l’AI Hub che coinvolgerà centinaia di startup per applicare soluzioni di intelligenza artificiale ai settori prioritari del Piano Mantei, salute agricoltura, energia, acqua, formazione di infrastrutture”, ricorda Meloni.Tra le intese, la firma di una lettera di intenti sulle iniziative di connettività energetica sinergiche tra l’Italia, la Commissione europea e il Gruppo della Banca mondiale nel continente africano.I progressi del partenariato strategico saranno riesaminati in occasione del Forum Global Gateway che si terrà il 9-10 ottobre 2025 a Bruxelles. “Riteniamo che l’Africa sia un continente nel quale più che altrove si gioca il nostro futuro, dove noi italiani, noi europei siamo chiamati a fare la differenza, possiamo fare la differenza”, scandisce la premier. “Global Gateway e il Piano Mattei sono nati per essere iniziative collettive, esistono per affrontare sfide comuni”, commenta von der Leyen, convinta che il potenziale inesplorato della partnership sia “grande” e Bruxelles, conferma, è pronta a investire. “Soprattutto in questi tempi di incertezza globale, potete contare sull’Europa“.

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    Piano Mattei, da vertice con Meloni e von der Leyen intese per 1,2 mld e strategia contro debito Africa

    Roma – Accordi per 1,2 miliardi di euro per far crescere l’Africa e con l’Africa l’Europa. Non è un semplice “pacchetto di progetti”, quello che Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen portano a casa oggi, dopo un vertice sul Piano Mattei e il Global Gateway a Villa Pamphilj a Roma. E’, spiega la premier italiana, un “patto tra nazioni libere, che scelgono di cooperare perché credono nei valori della dignità, del lavoro, della libertà”. Ed è il segno che “quando l’Europa agisce con coraggio, quando l’Italia ci mette il suo, con la sua visione, con la sua concretezza, i risultati arrivano“.Non solo. Roma e Bruxelles lavorano a un’iniziativa per affrontare il debito delle nazioni africane. Un tema centrale per lo sviluppo del continente, che rischia di vanificare tutti gli sforzi dei due piani, se non affrontato. Si pensa di convertire nei prossimi dieci anni l’intero ammontare del debito per le nazioni meno sviluppate “secondo i criteri della banca mondiale”, riferisce la premier, e di abbattere del 50 per cento quello delle nazioni a reddito medio-basso. L’intera operazione in dieci anni permetterà di convertire in progetti di sviluppo, da attuale in loco, circa 235 milioni di euro di debito.A Roma, Meloni e von der Leyen riuniscono autorità africane da Angola, Repubblica Democratica del Congo, Tanzania e Zambia, e i vertici delle istituzioni finanziarie internazionali (il Fondo Monetario Internazionale, il Gruppo della Banca Mondiale, la Banca Africana di Sviluppo e la Africa Finance Corporation).Le parole d’ordine sono “crescita sostenibile, resilienza e cooperazione reciprocamente vantaggiosa”. Commissione europea e Italia si impegnano a mobilitare investimenti trasformativi lungo corridoi economici strategici. Con un focus particolare su tre punti: il Corridoio di Lobito, l’agricoltura, e il cavo Blue-Ranman.Il corridoio di Lobito è non solo un progetto di sviluppo ferroviario, ma è anche un corridoio economico più ampio che collegherà le regioni ricche di risorse dell’Africa meridionale, prive di sbocco sul mare, ai mercati globali, compresa l’Europa. L’intenzione è quella di accelerare gli investimenti in settori interconnessi, tra cui le infrastrutture di trasporto, i sistemi energetici, le catene del valore agricole e la facilitazione del commercio, sulla base di un approccio che rafforza le economie locali e promuove un’integrazione regionale “inclusiva“. Fondamentale sarà l’intervento del settore privato, con investimenti scalabili, in linea con gli obiettivi climatici e commercialmente sostenibili.La promozione della cooperazione trilaterale nell’agricoltura sostenibile è il secondo punto strategico degli accordi, che si concentrano su filiere resilienti al clima. Una nuova iniziativa rafforzerà il settore del caffè dell’Africa orientale attraverso l’integrazione regionale e il coinvolgimento del settore privato italiano. Promossa dal Ministero degli Affari Esteri italiano e sostenuta dall’Unido, dalla Cassa Depositi e Prestiti e da partner multilaterali, l’iniziativa esplorerà la possibilità di introdurre regimi assicurativi per rafforzare la resilienza. L’Ue firma poi una garanzia con Cassa Depositi e Prestiti per accelerare lo sviluppo di sistemi agroalimentari sostenibili attraverso lo sviluppo di capacità e l’accesso a finanziamenti innovativi nell’iniziativa Terra (Transforming and Empowering Resilient and Responsible Agribusiness), con un contributo di 109 milioni di euro.Sul fronte digitale, il cavo sottomarino Blue Raman ha un potenziale strategico. Co-finanziato con un contributo di 37 milioni di euro dalla Commissione europea e sostenuto da Sparkle, l’interconnessione digitale migliorerà la connettività, stimolerà la ricerca e l’innovazione e sosterrà la convergenza tecnologica tra Europa, Africa e India. Il progetto coinvolge reti di ricerca e istruzione, tra cui Geant per l’Europa e UbuntuNet Alliance per l’Africa, e beneficia delle competenze tecniche della Banca europea per gli investimenti.Oggi, inoltre, è stato raggiunto un accordo per mobilitare investimenti privati in settori chiave come la connettività digitale, le energie rinnovabili e i trasporti nell’Africa subsahariana attraverso il programma Cassa Depositi e Prestiti per le infrastrutture rinnovabili e l’energia sostenibile (Rise) con un contributo di 137 milioni di euro.In questo scenario rientra anche l’AI Hub for Sustainable Development, l’iniziativa nata nell’ambito della presidenza G7 dell’Italia lo scorso anno, in partenariato con i leader globali del settore come Microsoft e il supporto operativo del programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo. “Stamattina è stato inaugurato a Roma l’AI Hub che coinvolgerà centinaia di startup per applicare soluzioni di intelligenza artificiale ai settori prioritari del Piano Mantei, salute agricoltura, energia, acqua, formazione di infrastrutture”, ricorda Meloni.Tra le intese, la firma di una lettera di intenti sulle iniziative di connettività energetica sinergiche tra l’Italia, la Commissione europea e il Gruppo della Banca mondiale nel continente africano.I progressi del partenariato strategico saranno riesaminati in occasione del Forum Global Gateway che si terrà il 9-10 ottobre 2025 a Bruxelles. “Riteniamo che l’Africa sia un continente nel quale più che altrove si gioca il nostro futuro, dove noi italiani, noi europei siamo chiamati a fare la differenza, possiamo fare la differenza”, scandisce la premier. “Global Gateway e il Piano Mattei sono nati per essere iniziative collettive, esistono per affrontare sfide comuni”, commenta von der Leyen, convinta che il potenziale inesplorato della partnership sia “grande” e Bruxelles, conferma, è pronta a investire. “Soprattutto in questi tempi di incertezza globale, potete contare sull’Europa“.