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    ONU, Guterres a Bruxelles: “L’UE difenda i valori di tolleranza e razionalità”

    Bruxelles – Nazionalismi, populismi, razzismo, antisemitismo, odio generalizzato. Secondo Antonio Guterres, Segretario Generale delle Nazioni Unite, la civiltà globale si muove in una “sorta di era post-illuminista, di cui vediamo i rischi del moltiplicarsi di diverse forme di irrazionalità”. Lo sottolinea in un breve punto stampa alle telecamere di Bruxelles, al fianco della presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Prenderà parte oggi (23 giugno) al collegio dei commissari, poi domani alla plenaria del Parlamento europeo e alla prima giornata di vertice dei capi di Stato e governo.
    L’obiettivo è lavorare congiuntamente all’ONU per uscire fuori dalla crisi sanitaria ed economica connessa e ripartire con un futuro più sostenibile, sotto diversi punti di vista. Costruire “una nuova agenda comune e globale in cui ci offriamo sempre volontari per assumere un ruolo di primo piano”, ha detto von der Leyen a nome dell’UE. Ma all’Europa Guterres riconosce il più importante contributo alla civiltà globale il fatto di aver diffuso i valori dell’Illuminismo, il primato della ragione e della tolleranza sull’irrazionalità e sull’odio generalizzato. E “questo è particolarmente importante quando vediamo i rischi di muoversi in una sorta di era post-illuminista e dove vediamo il moltiplicarsi di diverse forme di irrazionalità”, ha aggiunto. Contiamo sull’Unione europea per “essere in prima linea nella battaglia a sostegno di valori dell’illuminismo che sono stati, come ho detto, il contributo più importante dell’Europa alla civiltà globale”.
    Il tempismo delle parole di Guterres non passa inosservato. Poco prima che venissero pronunciate, la presidente della Commissione si è sentita in dovere di intervenire per esprimere il suo disappunto contro una contestata legge approvata in Ungheria che vieta di affrontare temi legati all’omosessualità e all’orientamento sessuale in contesti frequentati dai minori. Ieri, al Consiglio Affari Generali, 14 paesi membri dell’Unione Europea, tra cui anche l’Italia in extremis, hanno firmato una dichiarazione di condanna della nuova legge ungherese, definendola una “forma di discriminazione”. Oggi è il turno di von der Leyen, che usa toni duri nel definire il disegno di legge una violazione della “dignità umana, uguaglianza e rispetto dei diritti umani”.

    Il Segretario Generale delle Nazioni Unite nella capitale europea prenderà parte domani alla plenaria del Parlamento europeo e al vertice dei capi di Stato e governo. L’obiettivo: rinsaldare i legami e costruire una nuova agenda globale per la ripresa

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    Bielorussia, adottato il quarto pacchetto di sanzioni UE in coordinamento con Stati Uniti, Canada e Regno Unito

    Bruxelles – E sono quattro. Il Consiglio Affari Esteri ha adottato oggi (lunedì 21 giugno) un nuovo pacchetto di sanzioni dell’Unione Europea contro il regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. Repressione delle proteste pacifiche, dirottamento di un volo di linea internazionale, violenze contro gli oppositori politici e violazioni dei diritti umani: è lunga la lista delle motivazioni che hanno spinto i ministri degli Esteri europei ad aggiornare la lista nera di individui e aziende da colpire con misure restrittive.
    “Oggi abbiamo lavorato sodo e abbiamo deciso di imporre un ampio pacchetto di sanzioni nei confronti di 78 persone e 8 entità bielorusse“, ha spiegato l’alto rappresentante UE per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Un’azione attuata per “influenzare il comportamento dei responsabili”, soprattutto della vicenda del dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius e il successivo arresto del giornalista Roman Protasevich e la compagna Sofia Sapega. L’alto rappresentante UE ha avvertito che “non è esclusa una quinta tornata di sanzioni“, dal momento in cui “non abbiamo la bacchetta magica, ma questo è uno strumento pesante che può contribuire a sfiancare persone, istituzioni e aziende vicine al regime”. Una visione confermata anche dalla leader dell’opposizione democratica e presidente legittima riconosciuta dall’UE, Sviatlana Tsikhanouskaya, che durante il suo intervento alla riunione dei ministri “ha fornito molti consigli utili a questo riguardo”.
    Il fattore di novità del quarto ciclo di sanzioni è il coordinamento dell’Unione Europea con Stati Uniti, Canada e Regno Unito. “Ci impegniamo a sostenere le aspirazioni democratiche a lungo represse del popolo bielorusso e siamo uniti per imporre costi al regime per il suo palese disprezzo degli impegni internazionali”, si legge nella nota congiunta. Le richieste sono sempre le stesse – “cooperare con le indagini internazionali sugli eventi del 23 maggio, rilasciare i prigionieri politici, avviare un dialogo politico con i rappresentanti dell’opposizione democratica” – ma l’azione armonica del blocco delle potenze occidentali, guidata da Bruxelles, potrebbe essere una vera svolta nella risposta internazionale al regime di Lukashenko.
    L’alto rappresentante UE per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell
    Per quanto riguarda l’aggiornamento della lista nera, sono ora 166 le persone e 15 le entità destinatarie di sanzioni che “inviano un ulteriore forte segnale ai sostenitori del regime”. Congelamento dei beni, divieto di viaggio nell’UE e impossibilità per i cittadini e le imprese europee di mettere fondi a loro disposizione: “Appoggiare il regime di Lukashenko ha un costo sostanziale”. Tra i nomi compaiono anche quello di uno dei tre figli di Lukashenko, Dimitry, e la nuora Liliya (già dal 6 novembre è incluso il primogenito Viktor, consigliere per la Sicurezza nazionale), ma anche importanti uomini d’affari della cerchia ristretta del presidente: Siarhei Tsiatseryn, nel settore dei prodotti alimentari, Mikhail Gutseriev, imprenditore russo dell’energia e del potassio e Aliaksey Aleksin, con interessi che vanno dal petrolio al tabacco.
    Nel mirino di Bruxelles sono finiti anche uomini della propaganda di regime, come Andrei Mukavozchyk, giornalista di Belarus Today (quotidiano dell’amministrazione presidenziale) e Siarhei Gusachenka, vicepresidente della televisione di Stato, Belteleradio. Compaiono inoltre professori e rettori universitari, come il vicerettore dell’Università statale di economia, Siarhei Skryba, il rettore dell’Università statale di medicina, Siarhei Rubnikovich, e quello dell’Accademia statale delle arti, Mikhail Barazna, tutti ritenuti responsabili per la decisione di espellere gli studenti che hanno partecipato alle manifestazioni pacifiche contro il regime. Da non dimenticare anche il vicecapo per le strutture detentive del ministero degli Affari interni, Ivan Myslitski, a causa dei trattamenti disumani e degradanti inflitti ai manifestanti, e l’impresa di proprietà dello Stato Belaeronavigatsia, responsabile del controllo del traffico aereo bielorusso: decisivo il suo ruolo in tutta la vicenda del dirottamento del volo Ryanair su Minsk il 23 maggio.
    Dopo il quarto pacchetto di sanzioni contro persone ed entità bielorusse e la decisione del Consiglio di vietare l’ingresso nello spazio aereo UE e l’accesso agli aeroporti dei Paesi membri a tutti i vettori battenti bandiera rosso-verde, sono attese a breve sanzioni economiche contro Minsk. L’alto rappresentante UE ha confermato che “le approveremo secondo le indicazioni che ci arriveranno dal prossimo vertice dei leader europei“, in programma questa settimana (24-25 giugno). “Finora non le abbiamo messe in atto perché creano danni indiscriminatamente all’economia di tutto Paese e colpiscono tutti i cittadini”, ha concluso Borrell, “ma ormai è arrivato il momento di adottare anche questo strumento”.

    L’alto rappresentante Borrell ha annunciato le nuove misure restrittive contro 86 individui e aziende al termine del vertice con i ministri degli Esteri dei Ventisette. Sanzioni economiche settoriali al vaglio del prossimo Consiglio Europeo

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    Ratko Mladic, condanna definitiva all’ergastolo per il boia di Srebrenica. L’UE: “Opportunità per riconciliazione in Bosnia”

    Bruxelles – Ora la condanna è definitiva, non ci sono più possibilità di ricorso. Ratko Mladić, il comandante militare dei serbo-bosniaci durante la guerra in Bosnia ed Erzegovina del 1992-1995, dovrà scontare l’ergastolo per crimini di guerra e contro l’umanità. Lo ha stabilito oggi (martedì 8 giugno) il Meccanismo residuale per i Tribunali Penali Internazionali (IRMCT) – tribunale delle Nazioni Unite dell’Aja che nel 2017 ha preso il posto del Tribunale penale internazionale per l’ex-Jugoslavia (ICTY) – confermando in appello la sentenza di primo grado emessa nel novembre di quattro anni fa.
    Commemorazione delle vittime del massacro di Srebrenica al Memoriale di Potočari (2015)
    Il “macellaio della Bosnia” è stato riconosciuto colpevole per 10 capi d’accusa: quattro per crimini di guerra, cinque per crimini contro l’umanità e di un genocidio, il massacro di Srebrenica. Proprio per il suo “importante contributo” nel genocidio del luglio del 1995, Mladić è anche conosciuto con il soprannome di “boia di Srebrenica”. Su suo ordine, le truppe serbo-bosniache da lui comandate uccisero più di ottomila civili musulmani nella città della Bosnia orientale, tutti i maschi adulti e adolescenti.
    Stando alla sentenza, l’ultimo criminale di guerra eccellente giudicato dalla giustizia internazionale (prima di lui era toccato al presidente della Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina dal 1992 al 1996, Radovan Karadžić) è stato responsabile di operazioni di pulizia etnica, sterminio, deportazioni, atti disumani di dislocamento forzato, uccisioni, infrazioni delle leggi di guerra, attacchi contro i civili, presa in ostaggio dei Caschi Blu dell’ONU e terrore contro i civili di Sarajevo, durante l’assedio più lungo del Novecento (durato quasi quattro anni consecutivi).
    Il commento da Bruxelles
    Immediata la reazione delle istituzioni europee, non solo sulla condanna di Mladić, ma soprattutto sugli scenari che possono aprirsi in Bosnia ed Erzegovina. “La sentenza definitiva pone fine a un processo-chiave per crimini di guerra nella storia recente dell’Europa“, hanno commentato attraverso una nota del Servizio europeo per l’azione esterna l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, e il commissario per la Politica di vicinato e l’allargamento, Olivér Várhelyi. “Questo giudizio contribuirà alla guarigione di tutti coloro che hanno sofferto”.
    Dal punto di vista del processo di pacificazione sociale, “la decisione odierna è un’opportunità per i leader della Bosnia ed Erzegovina e della regione di aprire la strada per onorare le vittime e promuovere un ambiente favorevole alla riconciliazione“, con l’obiettivo di “superare le eredità della guerra e costruire una pace duratura”. Borrell e Várhelyi hanno insistito sul fatto che “la negazione del genocidio, il revisionismo e la glorificazione dei criminali di guerra contraddicono i valori europei più fondamentali“.
    Per questo motivo, “l’Unione si aspetta che tutti gli attori politici in Bosnia ed Erzegovina e nei Balcani occidentali dimostrino piena cooperazione con i tribunali internazionali e rispettino le loro decisioni“. Questo è un “prerequisito per la stabilità e la sicurezza” del Paese e per il suo cammino europeo, dal momento in cui compare anche tra le 14 priorità-chiave sulla domanda di Sarajevo per l’adesione all’Unione Europea. I due membri del gabinetto von der Leyen hanno infine insistito sul fatto che i tribunali bosniaci e della regione “devono continuare la loro missione di fornire giustizia a tutte le vittime e ai loro familiari”, perché “l’impunità non è tollerata“.
    Un commento alla sentenza è arrivato anche dal presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel: “È un altro passo importante per garantire giustizia alle vittime”, ha commentato su Twitter. “Ci aiuterà tutti a lasciarci alle spalle il doloroso passato e a mettere il futuro al primo posto“, ha aggiunto, usando l’hashtag in ricordo del massacro di 26 anni fa.

    The final ruling by the international tribunal in the case against Ratko Mladić is another important step to provide justice to the victims.
    It will help us all put the painful past behind us and to put the future first. #SrebrenicaMassacre pic.twitter.com/N4NJVXIJ8n
    — Charles Michel (@eucopresident) June 8, 2021

    Confermato in appello l’ergastolo per il comandante serbo-bosniaco responsabile di crimini contro l’umanità durante il conflitto del 1992-1995. Bruxelles avverte che “negazionismo e revisionismo contraddicono i valori europei”

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    Russia, Michel chiama Putin: “Basta azioni destabilizzanti e Mosca sostenga una soluzione pacifica in Bielorussia”

    Bruxelles – L’Unione Europea chiede al Cremlino di interrompere le sue “azioni destabilizzanti”, che hanno portato il livello delle relazioni tra Bruxelles e Mosca a un “livello minimo”. È questo il messaggio trasmesso oggi (lunedì 7 giugno) dal presidente del Consiglio UE, Charles Michel, nel corso della conversazione telefonica con il presidente russo, Vladimir Putin. “Questa situazione, o un ulteriore deterioramento, non è nell’interesse di nessuna delle due parti”, ha avvertito Michel.
    La telefonata tra i due leader si è incentrata soprattutto sulla posizione del Consiglio Europeo rispetto alle azioni russe “illegali, provocatorie e destabilizzanti” contro i Paesi membri UE e sulla situazione in Bielorussia. “L’Unione Europea è unita e solidale di fronte agli atti compiuti da Mosca“, è stato il monito del presidente Michel, anche se non ha negato spazio a una distensione dei rapporti: “Rimaniamo fedeli ai cinque principi-guida che disciplinano la nostra politica nei confronti della Russia”.
    Per quanto riguarda la situazione sul fronte orientale, Michel ha ribadito le conclusioni del vertice dei leader europei di fine maggio, condannando il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk e l’arresto del giornalista Roman Protasevich e della compagna Sofia Sapega da parte del regime del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko. A Putin, che di recente ha incontrato il presidente bielorusso a Sochi per confermare la seconda tranche del prestito da 1,5 miliardi di dollari, è stato chiesto un coordinamento per “sostenere una soluzione pacifica della crisi” nel Paese: “La Russia può svolgere un ruolo importante” in questa partita, è stato l’invito di Michel.
    Sulla questione c’è però attrito tra le parti. Il presidente del Consiglio UE ha informato il Cremlino sulle sanzioni imposte dall’Unione e ha richiamato l’attenzione sulla necessità di “rilasciare i prigionieri politici, fermare le repressioni e la violenza e impegnarsi in un dialogo nazionale inclusivo”. Tuttavia, dall’altra parte della cornetta è arrivata una risposta secca dal leader russo, che ha bollato le sanzioni UE come “controproducenti” – tanto quando “qualsiasi tentativo di interferire negli affari interni di questo Stato sovrano” – se si vuole risolvere una crisi ormai arrivata a dieci mesi dal suo scoppio.
    Nel corso della telefonata è stata affrontata anche la questione delle tensioni sul confine occidentale ucraino e in Crimea. Michel ha riconfermato il “fermo sostegno” dell’Unione “all’indipendenza, sovranità e integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Al Cremlino è stata ricordata la propria responsabilità per la “piena attuazione degli accordi di Minsk”. Scambiate infine opinioni sulla Libia, sul conflitto armeno-azero, sulla pandemia e i vaccini anti-COVID, “comprese le prospettive per la certificazione del vaccino russo Sputnik V nell’Unione Europea“, ha specificato una nota del Cremlino.

    I conveyed a message of EU unity in my call with president Putin @KremlinRussia_E
    The downwards trend in EU-Russia relations can only change if Russia stops disruptive behavior.
    Fighting the pandemic and making effective vaccines available to everyone is a goal we discussed. pic.twitter.com/Rhw2B7xMHa
    — Charles Michel (@eucopresident) June 7, 2021

    Il presidente del Consiglio Europeo ha avvertito il leader russo che “le relazioni tra le parti sono ai minimi storici”. Chiesto un coordinamento per la risoluzione della crisi a Minsk, ma il Cremlino ha risposto che le sanzioni UE sono “controproducenti”

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    Bielorussia, UE verso chiusura dello spazio aereo. La misura che evita brutte figure

    Bruxelles – Agire sull’aviazione civile per rispondere ad un’aggressione su un aereo civile.  I capi di Stato sembrano aver trovato la soluzione che mette tutti d’accordo sulla Bielorussia e che consente di lasciare il vertice straordinario del Consiglio europeo con una risposta concreta e decisa. La chiusura dello spazio aereo dell’UE a Belavia, la compagnia di bandiera bielorussa, è la misura, tra quelle allo studio, su cui sembra aver converso l’unanimità dei Ventisette.
    “Stiamo preparando diverse opzioni, diversi tipi possibili di sanzioni”, annuncia il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, prima dell’inizio dei lavori. Tra queste anche la guerra dell’aria. Ed è proprio questa la chiave del possibile successo del vertice. Per evitare che l’operato di Minsk resti impunito “una possibilità è il divieto o la chiusura dello spazio aereo europeo per la Bielorussia” e il divieto per le compagnie europee di attraversare i cieli bielorussi “riconoscendoli non sicuri per i voli civili“, confida e il presidente della Lituania, Gitanas Nauseda, Il leader baltico che sembra indicare la conclusione del vertice, quella almeno più probabile.
    Per il dirottamento dell’aereo Ryanair in volo da Atene a Berlino operato dalle autorità bielorusse e considerato “inaccettabile” da tutti i leader europei, c’è anche la richiesta di “sanzioni contro le persone responsabili” e “sanzioni contro le entità economiche che finanziano questo regime“, spiega la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Ma qui trovare una sintesi rischia di essere meno scontato.
    Avanti quindi con l’interdizione dello spazio aereo. La soluzione alla fine premierebbe tutti, soprattutto quelli più critici e desiderosi di risposte. E le critiche non mancano. Nauseda censura “l’azione del terrorismo di stato contro la comunità europea” operata dal governo di Alexandar Lukashenko, il primo ministro greco, Kyriakos Mitsotakis, condanna di “atto equivalente a un dirottamento sponsorizzato dallo stato”. Il primo ministro del Lussemburgo, Xavier Bettel, non esita a parlare di “una follia inaudita di un dittatore“.

    Si ragiona anche a sanzioni mirate contro persone ed entità economiche, ma il consenso sembra convergere sullo stop a Belavia

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    Bielorussia, Sassoli ai leader europei: “Dimostrate che UE non è tigre di carta. Punite responsabili del dirottamento Ryanair”

    Bruxelles – Si prepara la risposta europea al dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius su Minsk, e, stando alle dichiarazioni dei leader europei alla stampa, quello che si è aperto stasera sarà un Consiglio Europeo infuocato. Sul banco degli imputati c’è il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, e l’ultimo capo d’accusa per un probabile inasprimento delle sanzioni è da thriller: l’arresto di un giornalista e oppositore politico, dopo la deviazione di un aereo di linea internazionale che stava sorvolando lo spazio aereo della Bielorussia.
    “Stasera avete la grande responsabilità di dimostrare che l’Unione non è una tigre di carta“, ha tuonato il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, durante il vertice con i capi di Stato e di governo dell’UE. Leader europei che sono stati invitati ad “agire senza esitazioni e punire i responsabili“, dal momento in cui serve una risposta “forte, immediata e unitaria”.
    Per il presidente del Parlamento UE, “i fatti di Minsk sono di una gravità inaudita“. L’ex-direttore di Nexta (canale bielorusso di informazione Telegram), Roman Protasevich, e la sua compagna, Sophia Sapega, sono al momento detenuti in un carcere della capitale e per questo Sassoli ha invocato con forza “l’immediato rilascio di entrambi senza condizioni e la possibilità per loro di lasciare il Paese”. Non si ferma qui l’atto di accusa, che comprende la richiesta di aprire un’indagine internazionale, “per verificare se la sicurezza del trasporto aereo e dei passeggeri è stata messa a repentaglio da uno Stato sovrano”, secondo la Convenzione di Chicago (base dell’aviazione civile e del trasporto aereo mondiale).
    L’incontro tra il presciente del Parlamento Europeo, David Sassoli, e il primo ministro italiano, Mario Draghi, prima del Consiglio UE (24 maggio)
    Si parla di inasprimento delle sanzioni verso il regime di Lukashenko, ma quello delle misure restrittive è un filo rosso che collega la Bielorussia con la Russia e riguarda direttamente il presidente Sassoli: “Risulta evidente che le ultime sanzioni della Russia non erano dirette soltanto contro la mia persona e quella della vicepresidente [della Commissione UE, ndr] Věra Jourová, ma anche contro le nostre rispettive istituzioni“. Tuttavia, “anziché intimidirci, questo ci incoraggia a non fermarci” nella richiesta di rilascio di Alexei Navalny, l’oppositore del presidente russo, Vladimir Putin. “La democrazia non è incisa nella pietra, è fragile e se non la proteggiamo può sgretolarsi più velocemente di quanto osiamo immaginare”, ha poi avvertito i leader UE affrontando il tema della disinformazione e delle provocazioni dirette agli Stati membri da parte del Cremlino.
    Gli altri temi sul tavolo
    Dopo un incontro con il premier Mario Draghi, il presidente del Parlamento Europeo ha affrontato anche con gli altri leader europei i temi in agenda per questo Consiglio. Uno su tutti, quello dell’immigrazione (prioritario proprio per il primo ministro italiano). “Dobbiamo fare delle scelte coraggiose”, è stata l’esortazione di Sassoli, fissando l’obiettivo: “Possiamo presentarci come attore globale solo se mostriamo di essere capaci di gestire uniti un fenomeno strutturale come quello della mobilità umana“. Dai drammi nel Mar Mediterraneo, all’arrivo a nuoto di persone sulle coste spagnole, fino alle “tragedie umane” lungo la rotta balcanica, l’Unione deve dimostrare che “questa non è la nostra carta d’identità”.
    La proposta è quella di “agire su tre versanti”. Salvare vite umane, “un obbligo giuridico e morale” e una “responsabilità che non possiamo lasciare solo alle ONG, che svolgono una funzione di supplenza”. Ecco perché “dobbiamo tornare a pensare a una grande operazione comune nel Mediterraneo” con un meccanismo europeo di ricerca e salvataggio in mare. Secondo, canali umanitari sicuri: “Le persone bisognose di protezione devono poter arrivare nell’Unione Europea senza rischiare la vita”, potendo contare su “un sistema di reinsediamento” e sul loro “contributo per la ripresa delle nostre società”. Infine, una politica europea di accoglienza sull’immigrazione, definendo “criteri di un permesso unico di ingresso e di soggiorno”.
    Altra questione all’ordine del giorno è il certificato europeo COVID-19: “Siamo particolarmente soddisfatti per il lavoro svolto insieme al Consiglio”, è stato il commento di Sassoli sul risultato del trilogo dello scorso giovedì (20 maggio). Tuttavia, “per il Parlamento, il certificato non può essere una condizione ostativa per la libera circolazione” ed è stato “indicato chiaramente che nessuno deve essere discriminato per le sue condizioni di salute o le scelte sanitarie”. La vera svolta sarà determinata dalla rapidità della campagna vaccinale dentro e fuori l’UE, motivo per cui è necessario che “tutti seguano l’esempio dell’Unione, esportando i vaccini e donando le dosi in sovrannumero ai Paesi a basso e medio reddito”. Sulla questione della sospensione dei brevetti, “è giusto esplorare tutte le opzioni che possono consentire la vaccinazione della popolazione mondiale in breve tempo”.
    È caldo anche il fronte della risorse proprie: “L’anno scorso ha dimostrato di cosa siamo capaci quando restiamo uniti”, ha sottolineato Sassoli davanti ai leader europei. “Adesso dobbiamo concentrarci sull’attuazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza” e sull’adozione della decisione sulle risorse proprie, “necessaria per dare impulso alla nostra ripresa”.
    E infine, la questione della lotta ai cambiamenti climatici e le misure sugli impegni presi dall’UE nel quadro dell’accordo di Parigi. Il presidente Sassoli ha avvertito che “i nostri cittadini si aspettano che vengano rispettate quelle promesse”, mentre il Parlamento Europeo sta negoziando insieme al Consiglio la legge sul clima. C’è determinazione nelle parole di Sassoli nel ricordare che “il Parlamento non può essere chiamato solo ad apporre il suo timbro d’approvazione a fatti compiuti” e che è necessario ascoltare l’impegno degli eurodeputati, per arrivare a un “ambizioso pacchetto sul clima e l’energia prima dell’estate“.

    Nel suo discorso al Consiglio, il presidente del Parlamento Europeo ha invocato un’azione “forte, immediata e unitaria” nei confronti del regime di Lukashenko. Ma con la stessa decisione ha chiesto uno sforzo maggiore sull’immigrazione, la lotta contro il COVID-19 e l’accordo sulla legge sul clima

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    Bielorussia, volo Ryanair dirottato per arrestare giornalista. Sanzioni per “terrorismo di Stato” sul tavolo del Consiglio UE

    Bruxelles – Terrorismo di Stato, pirateria aerea, inasprimento delle sanzioni. Tornano a scaldarsi gli animi dei capi di Stato europei nei confronti del presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, dopo il dirottamento del volo Ryanair Atene-Vilnius di ieri (domenica 23 maggio) verso Minsk, per arrestare il giornalista e oppositore politico, Roman Protasevich. Sul tavolo del Consiglio UE – convocato per oggi e domani – si ripresenta il dossier Bielorussia. Potrebbero essere inasprite le sanzioni nei confronti del regime, considerato il continuo deterioramento della situazione nel Paese, tra proteste pacifiche represse con la violenza e giornalisti arrestati e condannati arbitrariamente.
    Il giornalista e oppositore bielorusso Roman Protasevich, ex-direttore del canale bielorusso di informazione Telegram, Nexta
    Il caso di Protasevich è l’ultimo in ordine cronologico e senza dubbio quello più appariscente a livello internazionale. Il volo FR4978 operato dalla compagnia aerea low cost irlandese è stato deviato dalla sua rotta verso la capitale della Lituania e scortato da un jet da combattimento bielorusso all’aeroporto di Minsk, a seguito di una comunicazione dei controllori del traffico aereo nazionale di una “possibile minaccia di bomba a bordo“. Una volta che l’aereo è stato fatto atterrare d’emergenza alle ore 12.25, due passeggeri sono stati arrestati: oltre all’ex-direttore di Nexta (canale bielorusso di informazione Telegram), inserito dal regime nell’elenco delle “persone coinvolte in attività terroristiche”, anche la compagna Sophia Sapega, studentessa russa 23enne di un master all’Università Europea di Scienze Umanistiche di Vilnius.
    Le istituzioni europee, attive a sostegno dell’opposizione bielorussa dall’inizio delle proteste nel Paese il 9 agosto dello scorso anno, hanno subito denunciato con forza l’accaduto. L’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha sottolineato che “TUTTI i passeggeri devono essere in grado di continuare il loro viaggio immediatamente”, mentre il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli, ha preteso “spiegazioni immediate”. La leader dell’esecutivo UE, Ursula von der Leyen, è stata invece la prima a far trapelare quali saranno le prossime mosse di Bruxelles: dopo aver definito l’azione “oltraggiosa e illegale”, che “avrà delle conseguenze”, su Twitter ha riferito che “i responsabili del dirottamento devono essere sanzionati” e che il Consiglio Europeo “discuterà le azioni da intraprendere”.

    The outrageous and illegal behaviour of the regime in Belarus will have consequences.
    Those responsible for the #Ryanair hijacking must be sanctioned.
    Journalist Roman Protasevich must be released immediately.
    EUCO will discuss tomorrow action to take.
    — Ursula von der Leyen (@vonderleyen) May 23, 2021

    La conferma è arrivata dal Consiglio Europeo. Il portavoce Barend Leyts ha riferito che oggi i leader europei discuteranno di “possibili sanzioni”, dopo i tre pacchetti già adottati dall’UE, mentre il presidente Charles Michel in una nota ha messo in chiaro che sarà affrontato “questo incidente senza precedenti”, che “non rimarrà senza conseguenze”. Una decisione che parte dalle reazioni molto dure nelle capitali europee (e non solo). Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, ha definito il dirottamento e gli arresti un “atto di terrorismo di Stato”, mentre da Berlino all’Italia, passando per Parigi, Vilnius, Dublino e Londra, sono arrivati moniti a Minsk per il rilascio del giornalista e della compagna.
    L’accaduto è stato condannato “fermamente” anche da Washington: “Questo atto scioccante perpetrato dal regime di Lukashenko ha messo in pericolo la vita di oltre 120 passeggeri, compresi i cittadini statunitensi”, ha reso noto in un comunicato il segretario di Stato, Antony Blinken. “Stiamo coordinando da vicino la risposta con i nostri partner”, che riguarderà in primo luogo un’indagine da parte del Consiglio dell’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale, ma anche la denuncia delle “continue molestie e la detenzione arbitraria di giornalisti”.
    Le reazioni in Italia
    Anche dall’Italia sono arrivate dure condanne per l’azione intrapresa ieri dal regime bielorusso. “È un atto violento che l’Europa unita non può accettare e che non può restare senza conseguenze”, ha denunciato su Twitter il sottosegretario per gli Affari Europei, Enzo Amendola. “Chiediamo l’immediato rilascio di tutti i passeggeri del volo Ryanair dirottato”, concludendo con #freebelarus. Lo stesso hashtag è stato utilizzato dal segretario del Partito Democratico, Enrico Letta, dopo aver ribadito che “dirottare un aereo è un atto terroristico e come tale va trattato”.
    Per il presidente della commissione Esteri della Camera dei Deputati, Piero Fassino, si tratta di un “atto di pirateria aerea, illegale, arrogante e in dispregio di ogni diritto”, ma anche “la conferma di quanto il regime di Lukashenko rappresenti un pericolo per la Bielorussia e la sicurezza internazionale”. L’eurodeputato del Movimento 5 Stelle e vicepresidente del Parlamento Europeo, Fabio Massimo Castaldo, si è unito al coro di denunce, chiedendo che Protasevich e gli altri passeggeri siano liberati “immediatamente”, oltre al fatto che “questa violenza non può rimanere impunita“.

    È inaccettabile che il volo Ryanair da Atene a Vilnius sia stato dirottato con la forza su Minsk: Roman #Protasevich e tutti gli altri passeggeri illegalmente detenuti dal regime di #Lukashenka devono essere immediatamente liberati, e questa violenza non può rimanere impunita!
    — Fabio Massimo Castaldo (@FMCastaldo) May 23, 2021

    L’aereo scortato all’aeroporto di Minsk da un jet da combattimento per “possibile minaccia di bomba a bordo”. In manette l’oppositore Protasevich e la compagna Sapega. Il vertice dei leader europei discuterà oggi della risposta dell’Unione

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    Partenariato strategico UE-India, cosa prevede l’accordo sulla connettività firmato al vertice di Porto

    Bruxelles – Solo una settimana fa veniva annunciata la ripresa dei contatti per un partenariato strategico tra Bruxelles e Nuova Delhi, in pompa magna durante il vertice UE-India di Porto. Un nuovo capitolo nelle relazioni tra “le due democrazie più grandi al mondo” (parola del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel), inclusa un’intesa sulla connettività su cui si sta lavorando intensamente anche dietro alle quinte.
    Non si è parlato solo di commercio e della possibilità di spianare la strada ai negoziati sul libero scambio interrotti nel 2017, ma anche di come promuovere regole “trasparenti, praticabili, inclusive e sostenibili” nell’approccio alla tecnologia. Il vertice si è concluso con la firma di un documento specifico, il Partenariato strategico sulla connettività, con cui Unione Europea e India hanno concordato una convergenza sulla “connettività resiliente, sostenibile e globale”, ha sottolineato la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Reso pubblico dal Consiglio dell’UE, è ora possibile analizzarne il contenuto, oltre le dichiarazioni della politica (qui il testo integrale).
    I principi
    Il partenariato sulla connettività UE-India si fonda sui “valori condivisi” di democrazia, libertà, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani. A partire da questi presupposti, possono essere stabilite le regole comuni nell’approccio alla connettività, in particolare a livello di sostenibilità ambientale (tra gli altri, si fa riferimento all’accordo di Parigi e all’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile) e sociale (con valutazioni d’impatto non solo economico sulle comunità interessate).
    Il vertice UE-India a Porto (8 maggio 2021)
    Attraverso il partenariato si vogliono sostenere reti digitali, di trasporto ed energetiche, ma anche sviluppare il flusso di persone, beni, servizi, dati e capitali equi e inclusivi. L’obiettivo finale è “contribuire agli sforzi di sviluppo globale” e per questo motivo si cercherà di incentivare investimenti anche con la Banca europea per gli investimenti (BEI) e le istituzioni degli Stati membri UE e dell’India.
    Ma a livello finanziario “entrambe le parti concordano sul fatto che la connettività richiede la partecipazione attiva del settore privato“. Ecco perché il documento cita esplicitamente la necessità di “garantire parità di condizioni per le aziende e assicurare l’accesso reciproco ai mercati“. In questo modo si andrà a sostenere un ecosistema globale competitivo e la doppia transizione verde e digitale, stimolando la ripresa economica post-COVID, posti di lavoro “di qualità” e “catene del valore resilienti”. A livello pratico, si andrà a incentivare la cooperazione tra imprese europee e indiane, oltre a quella delle camere di commercio, banche e fondi di promozione e sviluppo nazionale e di agenzie di finanziamento all’esportazione.
    Il contenuto
    Quando si parla di connettività non si può non considerare “l’aumento del traffico di dati” che impone una migliore collaborazione digitale tra Paesi, a partire dalle infrastrutture. “Per esempio, tramite cavi sottomarini e reti satellitari”, Bruxelles e Nuova Delhi hanno fissato degli obiettivi per intervenire con “reti resilienti, sicure e conformi agli standard comuni” in diversi campi.
    Primo tra tutti, lo spazio informatico, il cyberspazio. Nel testo viene esplicitato che sarà necessario “promuovere una rapida ed efficace implementazione del 5G” e tecnologie che lo superino, per supportare “lo sviluppo rurale, l’agricoltura di precisione e l’assistenza sanitaria”. A questo proposito si inserisce un accesso ai servizi cloud “aperto, sicuro, sostenibile e inter-operabile”. Posto l’accento sulla necessità di implementare l’ambiente imprenditoriale, tra gli obiettivi fissati c’è quello di “migliorare la digitalizzazione dei pagamenti trans-frontalieri, comprese le rimesse”, ma anche la convergenza tra i quadri normativi sulla protezione dei dati personali per “facilitare flussi trans-frontalieri sicuri e protetti”.
    (8 maggio 2021)
    Spazio anche per la connettività sul fronte energetico. Il partenariato punta a sostenere gli obiettivi di energia pulita e di lotta ai cambiamenti climatici, sviluppando sistemi elettrici “modernizzati, efficienti e intelligenti” per aumentare le interconnessioni regionali per la produzione di energia rinnovabile su larga scala. All’orizzonte c’è la cooperazione in aree all’avanguardia, come il solare galleggiante, l’eolico offshore, l’idrogeno e lo stoccaggio dell’energia.
    A livello di trasporti, esiste un “reciproco interesse” per la decarbonizzazione e digitalizzazione del sistema ferroviario (sull’esempio del Sistema Europeo di Gestione del Traffico Ferroviario) e per la riduzione delle emissioni attraverso uno scambio più efficiente dei dati nei settori dell’aviazione e marittimo. Ma all’interno di questa sezione del testo c’è anche il dialogo tra le due parti sulla mobilità intelligente e sostenibile.
    Per lo sviluppo della connettività c’è bisogno dell’essere umano e per questo motivo è stata trovata un’intesa sulla promozione della cooperazione nel campo della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica. In altre parole, significa sostenere con più forza la mobilità dei ricercatori attraverso i programmi europei e indiani, oltre al coinvolgimento di start-up e piccole e medie imprese nel processo di sviluppo di soluzioni innovative in ambito accademico. Sinergie che però vanno alimentare già dalla mobilità di studenti e docenti tra le università europee e gli Istituti di Istruzione Superiore indiani.
    È poi necessario uno sforzo congiunto per aiutare Paesi terzi nelle loro azioni di connettività sostenibile. Focus particolare su Africa, Asia centrale e l’Indo-Pacifico – per contrastare l’influenza cinese sempre crescente – con l’obiettivo dichiarato di sostenere queste regioni “nella digitalizzazione per lo sviluppo sostenibile e l’inclusione finanziaria digitale”.
    Investimenti pubblici privati
    (8 maggio 2021)
    L’ultima sezione del documento programmatico riguarda il rafforzamento dell’integrità dei sistemi finanziari e lo sviluppo degli investimenti privati nel partenariato UE-India. Partendo dalla Piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile (IPSF), come base per lo scambio continuo di informazioni sulle migliori pratiche, viene indicata la possibilità di promuovere joint venture europee e indiane attraverso la National Infrastructure Pipeline indiana.
    Per gli investimenti verdi esistono già partnership tra la BEI e l’Agenzia indiana per lo sviluppo delle energie rinnovabili, su cui innestare investimenti azionari delle istituzioni finanziarie europee. Ma allo stesso tempo è possibile sfruttare fondi pubblici e flussi di capitale globali (compresi fondi sovrani e fondi pensione) per veicolare gli investimenti privati ​​verso progetti sostenibili. Anche per quanto riguarda l’infrastruttura di connettività, si potrà sviluppare una cooperazione nel sostegno governativo al finanziamento delle esportazioni.
    Ultimo punto – ma non certo per importanza – l’incoraggiamento della cooperazione del settore privato tra le due parti. Questo obiettivo si potrà realizzare attraverso reti di imprese dell’UE e dell’India, sfruttando Invest India ed Enterprise Europe come piattaforme di lancio di progetti congiunti tra start-up e piccole e medie imprese delle due potenze mondiali.

    Il vertice di Porto ha stabilito la necessità di definire regole “trasparenti, praticabili, inclusive e sostenibili” nell’approccio comune alla tecnologia tra Bruxelles e Nuova Delhi. Non solo valori condivisi, ma anche collaborazione nel cyberspazio, nell’energia e nei trasporti, oltre a stimoli per investimenti privati