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    Il presidente ucraino Zelensky potrebbe partecipare di persona al Consiglio Europeo del 9 febbraio a Bruxelles

    Bruxelles – Si rincorrono voci tra i corridoi delle istituzioni comunitarie che giovedì (9 febbraio) il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, potrebbe partecipare di persona al prossimo Consiglio Europeo. Dopo la visita di fine dicembre a Washington, negli Stati Uniti, si tratterebbe del primo viaggio del leader ucraino sul continente europeo dall’inizio dell’invasione russa del Paese.
    L’intervento del presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al Consiglio Europeo del 23 giugno 2022
    La notizia è emersa nella giornata di ieri (6 gennaio) con la pubblicazione da parte di alcune testate europee di quanto riferito da alcuni funzionari del Parlamento Ue sul prossimo viaggio di Zelensky a Bruxelles, in occasione del vertice dei leader Ue straordinario, di cui si dovrebbe discutere in particolare di migrazione e aiuti di Stato, ma anche della futura proposta di un decimo pacchetto di sanzioni Ue contro la Russia.
    La fuga di notizie dal gabinetto della presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, sui preparativi per una mini-sessione plenaria straordinaria prima dell’incontro con i capi di Stato e di governo dei 27 Paesi membri ha però sollevato preoccupazioni – in particolare tra Consiglio e Commissione – per i rischi su una visita di grande sensibilità e che avrebbe richiesto maggiore riservatezza. Di fronte alle richieste della stampa, sono arrivati “no comment” sia dai portavoce della presidente Metsola, sia da quelli del presidente del Consiglio Ue, Charles Michel.
    Tuttavia, nella serata di ieri il portavoce del Consiglio, Barend Leyts, ha pubblicato un tweet con cui ha cercato di gettare acqua sul fuoco: “Il presidente Michel ha invitato il presidente Zelensky a partecipare di persona a un futuro Consiglio Europeo“, ma “per motivi di sicurezza, non saranno fornite ulteriori informazioni”. Non necessariamente il prossimo vertice straordinario del 9 febbraio. Solo venerdì scorso (3 febbraio) al vertice Ue-Ucraina, il leader ucraino aveva assicurato che “vorrei venire a Bruxelles, ma ora è troppo pericoloso viaggiare all’estero“. A maggior ragione se una fuga di notizie dalle istituzioni comunitarie pone ulteriori questioni di sicurezza per il presidente Zelensky e per l’intera bolla Ue a Bruxelles.

    @eucopresident has invited President @ZelenskyyUa to participate in person in a future summit of the European Council #EUCO
    For security reasons, no further information will be provided.
    — Barend Leyts (@BarendLeyts) February 6, 2023

    Nessuna conferma ufficiale dalle istituzioni Ue per questioni di sicurezza, ma solo anticipazioni del portavoce del Consiglio su un invito “a un prossimo” vertice dei leader Ue. Lo scorso 3 febbraio il leader del Paese invaso dall’esercito russo aveva escluso un viaggio a breve nel continente

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    Più investimenti e complementarietà con la NATO. I leader UE confermano l’impegno nella difesa comune dell’Unione

    Bruxelles – Dalle parole alle dichiarazioni d’intenti, dalle dichiarazioni d’intenti allo studio delle soluzioni pratiche per un coordinamento sempre più stretto a livello UE in materia di difesa e sicurezza, una tra le materie di più esclusiva competenza dei Paesi membri. Secondo quanto emerge dalle conclusioni del Consiglio Europeo (30-31 maggio), i 27 leader dell’Unione hanno dato il via libera al rafforzamento della base industriale e tecnologica europea e soprattutto all’analisi della possibilità di investimenti, appalti, approvvigionamenti militari e infrastrutture comuni.
    Il 27 capi di Stato e di governo UE al Consiglio Europeo (31 maggio 2022)
    La base di partenza, che ha stravolto il modo di guardare a un’idea che circola da almeno nove mesi a Bruxelles (insieme a quella delle unità di dispiegamento rapido, dopo la presa di potere dei talebani in Afghanistan), è il “cambiamento nell’ambiente strategico dell’Unione Europea” determinato dalla guerra d’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Dopo il riconoscimento della necessità di un’Unione europea più forte nel campo della sicurezza e della difesa già al vertice di Versailles di marzo, i Ventisette stanno intensificando gli sforzi per l’attuazione della Bussola strategica e per la messa a terra di investimenti “migliori” che si concentrino sulle carenze strategiche individuate dalla comunicazione della Commissione di due settimane fa.
    Più nello specifico, il testo apre la strada al Consiglio dell’UE per l’esame di diverse opzioni, “in linea con le rispettive competenze conferite dai Trattati”. Prima di tutto, risalta “l’urgenza” di un coordinamento sulle esigenze di approvvigionamento di difesa “a brevissimo termine”, determinato dalla ricostituzione delle scorte negli arsenali bellici dopo il sostegno fornito all’Ucraina. Di qui si potrà lavorare per uno strumento di corto raggio temporale per “rafforzare le capacità industriali” e per “acquisti congiunti volontari”. In secondo luogo si dovranno “mappare le attuali e necessarie capacità produttive aggiuntive”, oltre a considerare “l’accelerazione dell’attuazione dei progetti di infrastrutture per la mobilità militare” e “un ruolo rafforzato della Banca europea per gli investimenti a sostegno della sicurezza e della difesa europea”. I leader UE seguono anche “con interesse” la possibilità di un’esenzione dall’imposta sul valore aggiunto per progetti “di elevato interesse comune” in questo settore.
    “La guerra in Ucraina era ed è un campanello di allarme per i Ventisette per rafforzare le capacità di difesa“, ha commentato in conferenza stampa la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. Secondo la numero uno dell’esecutivo comunitario, le sfide da affrontare riguardano “la mancanza di investimenti e la frammentazione dell’industria”. Ecco perché entro fine giugno arriverà la proposta della Commissione per appalti pubblici comuni costituiti da almeno 3 Paesi membri, mentre entro fine anno sarà presentato il programma europeo per la difesa. Ma l’intero progetto mantiene la matrice della “complementarietà con la NATO“, come ha fatto notare il presidente del Consiglio UE, Charles Michel: “Il vertice di Madrid [in programma il 29 e 30 giugno, ndr] sarà un’occasione per ribadirlo”, anche a partire dalle richieste di adesione all’Alleanza Atlantica di Svezia e Finlandia, i due tradizionali Stati membri UE non-allineato militarmente. Per quanto riguarda l’Unione nel suo insieme, la “complementarietà” si dovrebbe realizzare in ambito di programmazione strategica, di approvvigionamento e di coordinamento: “Un’Unione Europea più forte e più capace nel campo della sicurezza e della difesa contribuirà positivamente alla sicurezza globale e transatlantica“, puntualizza il testo siglato dai 27 capi di Stato e di governo dell’UE.

    Nelle conclusioni del Consiglio Europeo è stata ribadita la necessità di rafforzare la base industriale e tecnologica per ricostituire le scorte militari, evitando le lacune e la frammentarietà del passato. Entro giugno la proposta della Commissione per appalti congiunti

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    Le sanzioni oltre l’embargo al petrolio. Cosa ci sarà nel sesto pacchetto contro Mosca approvato dai leader UE

    Bruxelles – Banche, media di regime, oligarchi e ufficiali delle forze armate. Se l’embargo al petrolio russo è la portata principale sul tavolo del sesto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia, il contorno continua a colpire a fondo la cerchia stretta di Vladimir Putin e la propaganda di regime. Con le conclusioni approvate nella notte tra ieri (lunedì 30 maggio) e oggi, i leader UE hanno dato il via libera al nuovo round di misure restrittive contro Mosca, con l’obiettivo di tenere alta la pressione sul regime russo.
    L’esecutivo comunitario ha previsto di inserire nella lista delle sanzioni altri 58 tra militari e responsabili di crimini di guerra a Bucha e nell’assedio “disumano” della città di Mariupol (in aggiunta ai 1.093 individui e 80 entità già inserite), come aveva sottolineato la numero uno della Commissione, Ursula von der Leyen, al momento della proposta. Il nome più caldo nella lista è quello del capo della Chiesa ortodossa russa e patriarca di Mosca, Kirill, a cui la Commissione vorrebbe estendere il congelamento dei beni e la revoca del visto. Il nome era stato inserito nella proposta per il sesto pacchetto di sanzioni contro la Russia, ma dai palazzi delle istituzioni comunitarie ancora non filtrano certezze: “Anche Kiril dovrebbe esserci, se me lo aveste chiesto una settimana fa avrei risposto sicuramente di sì”, ha lasciata aperta la questione l’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, entrando questa mattina al Consiglio Europeo.
    Quello che invece è certo è l’aggiunta di altre tre banche nella lista di quelle scollegate dal sistema dei pagamenti internazionali SWIFT, facendo salire il numero a dieci. Ci sarà sicuramente Sberbank, una delle più grandi banche russe, mentre le altre due – secondo quanto riferiscono fonti UE – dovrebbero essere Credit Bank of Moscow and Russian Agricultural Bank. Il gabinetto von der Leyen per ora non tocca Gazprombank, la banca controllata del gigante energetico russo Gazprom, che serve all’UE per continuare a pagare le forniture di gas e nonostante le recenti complessità legate all’apertura di un secondo conto in rubli. L’obiettivo rimane quello di colpire le banche “critiche” per il sistema finanziario russo, isolandole sul piano finanziario. Inoltre, considerato il fatto che il Cremlino si affida a contabili, consulenti e spin-doctor europei, Bruxelles vieterà la fornitura di questi servizi alle società russe e sta puntando a rafforzare il regime di sanzioni con la proposta di confiscare e riutilizzare i beni degli oligarchi nel caso di violazione delle misure restrittive (anche attraverso contabili e consulenti dei Ventisette).
    Infine, il sesto pacchetto di sanzioni UE contro la Russia colpisce tre grandi emittenti statali russe, ovvero Rossiya RTR/RTR Planeta, Rossiya 24 e TV Centre International. Come già accade da inizio marzo con Russia Today e Sputnik, le tre emittenti non saranno più autorizzate a distribuire i loro contenuti nei Paesi membri dell’Unione Europea via cavo, satellite, Internet o tramite app per smartphone. “Abbiamo identificato questi canali come organi che amplificano la disinformazione e la propaganda di Putin in modo aggressivo, non dobbiamo più dare loro un palcoscenico per diffondere queste bugie”, aveva attaccato von der Leyen a Strasburgo.

    Nel nuovo round di misure restrittive che i 27 leader dell’Unione hanno approvato saranno colpiti anche 58 tra oligarchi e ufficiali militari che si sono macchianti di crimini di guerra in Ucraina. Sberbank scollegata dal sistema di pagamenti SWIFT e banditi altre tre media di regime

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    L’impegno monstre dei leader UE verso Kiev: 9 miliardi nel 2022 per far “rinascere l’Ucraina dalle sue ceneri”

    Bruxelles – Sbloccato lo stallo sull’embargo al petrolio russo, è rapida la strada che conduce i leader UE alle conclusioni sull’Ucraina e sul sostegno immediato e futuro per la sua ricostruzione. In un Consiglio Europeo caratterizzato dalle polemiche per i 26 giorni trascorsi senza un accordo sul sesto pacchetto di sanzioni contro Mosca e dalla ricerca di una via d’uscita alle resistenze dell’Ungheria di Viktor Orbán – arrivata solo dopo la mezzanotte del primo giorno di vertice – rimane centrale il rinnovato impegno nei confronti di Kiev per affrontare l’invasione russa. Siamo entrati nel quarto mese di guerra e, come ricordato ieri (lunedì 30 maggio) dalla presidente del Parlamento UE, Roberta Metsola, “non possiamo permetterci di abbandonarci alla stanchezza o all’abitudine di questo conflitto”.
    La presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, e del Consiglio, Charles Michel (30 maggio 2022)
    Ecco perché il testo firmato dai 27 leader ribadisce, nuovamente, la condanna dell’aggressione militare voluta dal Cremlino, l’aiuto a Kiev “a esercitare il suo diritto intrinseco di autodifesa” e l’esortazione a Mosca a “cessare immediatamente gli attacchi indiscriminati contro i civili e le infrastrutture civili” e a ritirare “immediatamente e incondizionatamente” truppe ed equipaggiamenti dal territorio ucraino “entro i suoi confini internazionalmente riconosciuti”. Se all’Ucraina deve essere garantita la costruzione di “un futuro pacifico, democratico e prospero”, va sottolineato anche ciò che manca nelle conclusioni: non c’è il riferimento a quella “prospettiva di pace” voluta dal gabinetto di Mario Draghi, né al momento un’opzione di cessate il fuoco (la premier estone, Kaja Kallas, ha ricordato che non può essere imposta a Kiev un’opzione dall’esterno, “ma sono solo gli ucraini a poter dire quale pace vogliono nel loro Paese”). Nel frattempo, però, i leader sostengono “l’intenso lavoro” del procuratore della Corte penale internazionale per raccogliere prove e a indagare sui crimini di guerra commessi dall’esercito russo in Ucraina.
    Ma il cuore del testo firmato dai 27 capi di Stato e di governo dell’UE riguarda il sostegno umanitario e finanziario sul breve e medio periodo per la ricostruzione dell’Ucraina. L’impegno sulle necessità di liquidità è enorme: “L’Unione Europea è pronta a concedere una nuova assistenza macrofinanziaria eccezionale fino a 9 miliardi di euro nel 2022“, hanno stabilito i Ventisette. Come ricordato in conferenza stampa dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, “Kiev ha bisogno di 5 miliardi di euro al mese solo per garantire i servizi di base, come salari e pensioni” e il supporto di Bruxelles arriva in coordinamento con il G7, che “ha messo sul piatto 9,5 miliardi, di cui 7,5 dagli Stati Uniti”. Si attende solo la proposta della Commissione, che verrà poi esaminata dal Consiglio. “Dovremo essere molto organizzati e creare una piattaforma per condividere tutte le iniziative internazionali ed essere chiari sulla destinazioni degli investimenti”, ha assicurato la leader dell’esecutivo comunitario: “Insieme agli investimenti arriveranno anche le riforme, perché potrà rinascere dalle ceneri una nuova Ucraina”, ancora più vicina all’Unione Europea.
    A questo si aggiunge il sostegno militare assicurato dall’Unione “per sostenere la capacità dell’Ucraina di difendere la propria integrità territoriale e sovranità” e i leader UE hanno appoggiato la decisione di aumentare il supporto finanziario per la fornitura di armi nell’ambito dell’European Peace Facility. Sul piano economico, è stata accolta con favore la decisione di sospendere per un anno i dazi su tutte le esportazioni ucraine verso i Paesi membri UE, mentre a livello politico sarà affrontata al Consiglio del 23-24 giugno la questione della domanda di adesione dell’Ucraina all’Unione, così come quelle della Repubblica di Moldova e della Georgia.

    Nelle conclusioni del Consiglio Europeo c’è l’impegno per la ricostruzione economica del Paese colpito dalla guerra russa. Il supporto finanziario, che dovrà essere coordinato da una piattaforma ad hoc, andrà di pari passo con le riforme per avvicinare il Paese all’Unione

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    L’urgenza di superare il blocco della Russia ai porti del Mar Nero approda al Consiglio Europeo straordinario

    Bruxelles – Al prossimo vertice straordinario, per i Ventisette c’è un imperativo: superare il blocco della Russia nei porti del Mar Nero che impedisce l’esportazione di generi alimentari dall’Ucraina. Come emerge dalla bozza delle conclusioni del Consiglio Europeo del prossimo 30-31 maggio, i leader UE dovranno affrontare con particolare urgenza l’impatto del conflitto sulla sicurezza alimentare globale e sull’accessibilità dei prezzi. Tra le prime righe del capitolo dedicato alle catene di approvvigionamento internazionali, compare non solo la “ferma” condanna del Consiglio alla “distruzione e appropriazione illegale da parte della Russia della produzione agricola in Ucraina”, ma anche l’invito urgente a Mosca a mettere fine agli ostacoli all’export di materie prime e beni alimentari, “in particolare dal porto di Odessa”.
    Come spiegano fonti diplomatiche a Bruxelles, l’Italia è tra i Paesi membri maggiormente preoccupati per le potenziali ricadute di una crisi di sicurezza alimentare globale sui Paesi del Maghreb e del Medio Oriente che già sono toccati “sensibilmente” dall’aumento dei prezzi delle materie agricole. È per questo motivo che, riferiscono le stesse fonti, l’UE si impegnerà “in tutti i modi disponibili” per adottare misure alternative per facilitare le esportazioni dall’Ucraina, non volendo e non potendo intervenire contro il blocco dei porti nel Mar Nero senza provocare un’escalation militare con la Russia. Anche per sostenere il settore agricolo ucraino in vista della stagione 2022, la bozza di conclusioni invita gli Stati membri ad accelerare i lavori sui “corridoi di solidarietà” proposti dalla Commissione, agevolando il traporto via terra e offrendo almeno un punto di riferimento a livello nazionale. Allo stesso modo sarà vagliata la possibilità di coinvolgere anche il settore privato e costituire una piattaforma per il coordinamento.
    Sul piano del coordinamento, i leader UE chiederanno una risposta internazionale “efficace”, per garantire una risposta globale alla sicurezza alimentare. Questo passerà dalla Missione di resilienza agroalimentare (FARM), che punta a contenere i livelli dei prezzi e ridurre le conseguenze sulla produzione e sull’accesso e la fornitura di cereali, ma anche attraverso il sostegno al Gruppo di risposta alle crisi globali delle Nazioni Unite, l’imminente iniziativa del G7 che istituisce un’Alleanza globale per la sicurezza alimentare (GAFS). Andrà tenuta sotto controllo anche la carenza di fertilizzanti sul mercato mondiale, su cui il Consiglio inviterà a “compiere sforzi più concertati” con i partner internazionali, per promuovere un uso più efficiente anche delle alternative.

    Al vertice dei leader UE si cercheranno soluzioni per contrastare le conseguenze della guerra in Ucraina (in particolare a Odessa) sulla sicurezza alimentare. L’Italia è preoccupata soprattutto per i Paesi del Maghreb e del Medio Oriente, già toccati “sensibilmente” dall’aumento dei prezzi

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    Al vertice dei leader UE si discuterà della “prospettiva di pace” in Ucraina. Ma rimane incrollabile il sostegno a Kiev

    Bruxelles – Dopo tre mesi di guerra russa in Ucraina l’imperativo per l’UE deve essere la pace. A pochi giorni dal Consiglio Europeo straordinario (30-31 maggio) – con ancora un Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio) sicuro e uno in forse prima di lunedì – si intensificano i lavori sulla bozza delle conclusioni del vertice dei leader dell’Unione. Per diversi Paesi membri UE, Italia in primissima fila, la priorità è non solo supportare Kiev, ma mettere nero su bianco che la pace è l’obiettivo da perseguire in Ucraina.
    Per precisazione, fino a oggi Bruxelles non è stata impegnata in qualcosa di diverso se non garantire una via d’uscita pacifica al conflitto in corso. Né tantomeno il Consiglio metterà in discussione il “fermo impegno ad aiutare l’Ucraina a esercitare il suo diritto intrinseco all’autodifesa contro l’aggressione russa e a costruire un futuro pacifico, democratico e prospero”, come si legge nella bozza delle conclusioni. Questo sono tutte pre-condizioni perché il presidente, Volodymyr Zelensky, possa sedersi al tavolo dei negoziati con Mosca. Ciò che riferiscono fonti diplomatiche a Bruxelles è che nel documento finale che verrà firmato dai 27 leader UE “ci deve essere almeno peace perspective“, un riferimento alla prospettiva di pace in Ucraina. E la forza con cui è stato pronunciato quel “ci deve essere” ha chiarito la necessità che tutti gli strumenti messi in campo dall’Unione a supporto di Kiev abbiano “come unico obiettivo” una via d’uscita pacifica della guerra. Almeno questo è quello su cui spingerà l’Italia di Mario Draghi, dopo una settimana di lavori sul piano tecnico. Nella prima stesura delle conclusioni il riferimento non c’è, ma la parte italiana l’ha “evocato più volte”, fanno sapere le stesse fonti.
    Se l’obiettivo in Ucraina è la pace, gli strumenti messi in campo dall’UE per raggiungerla non cambiano. Non solo l’aiuto a livello umanitario e per la raccolta di prove per “sostenere l’intenso lavoro del Procuratore della Corte penale internazionale per indagare sui crimini di guerra” dell’esercito russo, ma anche il “rafforzamento del sostegno militare attraverso l’European Peace Facility“, si legge nella bozza. Inoltre, rimane cruciale il supporto finanziario per far fronte a un”immediato bisogno di liquidità” di Kiev per il prossimo trimestre: il pacchetto complessivo accordato in sede G7 è di 15 miliardi di euro complessivi, di cui l’UE si caricherà dell’onere maggiore (9 miliardi in prestiti e sovvenzioni). E poi c’è il supporto politico, sia per quanto riguarda la domanda di adesione UE dell’Ucraina (così come di Georgia e Repubblica di Moldova) – anche se il Consiglio “tornerà sull’argomento nella riunione di giugno”, in attesa dei pareri formali della Commissione UE – sia sul fronte del contrasto della disinformazione, della destabilizzazione informatica e dell’elusione delle sanzioni.
    A proposito di pace e difesa, la guerra in Ucraina ha causato un “cambiamento importante” nell’ambiente strategico dell’UE in materia di sicurezza, mette in evidenza la bozza di conclusioni. I 27 leader dell’Unione vogliono attuare “con determinazione” la Bussola strategica 2030, rafforzando i partenariati strategici e aumentando la capacità di sicurezza e di difesa attraverso “maggiori e migliori investimenti, concentrandosi sulle carenze strategiche individuate”. Si fa riferimento al joint procurement (gli appalti comuni) proposto dalla Commissione, anche se su questo punto specifico l’Italia è sì favorevole, ma con il freno a mano tirato. Le fonti diplomatiche specificano che il governo auspica una razionalizzazione della spesa militare, ma non un’imposizione alla chiusura della collaborazione con partner terzi. In altre parole, spesa comune europea, ma dove possibile, e soprattutto vanno definiti meglio i parametri degli appalti comuni. La posizione non è fredda, ma “tiepida”, anche considerata la portata storica di una proposta che potrebbe condurre l’Unione verso una maggiore integrazione su una delle maggiori prerogative degli Stati membri: difesa ed esercito.

    Fonti diplomatiche a Bruxelles riportano che nelle conclusioni del Consiglio UE del 30-31 maggio “ci deve essere” il riferimento a chiare lettere alla risoluzione pacifica del conflitto in corso, su cui spinge l’Italia. Ma al momento non compare nella bozza del testo

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    Le sanzioni UE contro la Russia sono in vigore. Domani vertice straordinario leader UE sulla crisi in Ucraina

    Bruxelles – Ora le sanzioni dell’UE contro la Russia e le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk nel Donbass ucraino sono in vigore. Oggi (mercoledì 23 febbraio) gli ambasciatori dei Ventisette riuniti nel Comitato dei rappresentanti permanenti del Consiglio (Coreper) hanno completato “con successo” la procedura scritta sulle misure restrittive e sono stati adottati gli atti giuridici con applicazione diretta. Ora si aspetta solo la pubblicazione (a breve) in Gazzetta Ufficiale dell’UE.
    L’adozione del pacchetto di sanzioni da parte del Consiglio è stato accompagnato dall’attacco diretto dell’alto rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, contro la Russia di Vladimir Putin: “Il riconoscimento delle zone non controllate dal governo ucraino a Donetsk e Luhansk come entità indipendenti e la successiva decisione di inviare truppe russe in queste zone sono illegali e inaccettabili”, dal momento in cui “violano il diritto internazionale, l’integrità territoriale e la sovranità dell’Ucraina e gli impegni internazionali della Russia”.
    Come emerso dall’accordo tra i ministri degli Esteri UE ieri a Parigi, nel quadro delle sanzioni già esistenti contro la Russia, l’Unione estenderà le misure restrittive a tutti i 351 membri della Duma di Stato russa che hanno votato il 15 febbraio a favore dell’appello al presidente Putin di riconoscere l’indipendenza dei due territori separatisti in Ucraina. Le misure saranno imposte anche ad altri 27 individui ed entità di alto profilo, “che hanno avuto un ruolo nel minare o minacciare l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”: ne fanno parte membri del governo, banche, uomini d’affari e oligarchi “che sostengono finanziariamente o materialmente le operazioni russe nei territori di Donetsk e Luhansk”, alti ufficiali militari “che hanno avuto un ruolo nell’invasione e nelle azioni di destabilizzazione” e individui responsabili della guerra di disinformazione contro l’Ucraina.
    Nei confronti di tutti questi soggetti (il cui numero sale ora a 555 individui e 52 entità) è previsto il congelamento dei beni e il divieto di mettere fondi a loro disposizione, oltre al divieto di viaggio che impedisce l’ingresso o il transito attraverso il territorio dell’UE. Il Consiglio ha deciso di introdurre anche un “divieto settoriale” di finanziamento alla Federazione Russa, al governo e alla Banca Centrale. In questo modo si limita la capacità dello Stato e del governo russo di accedere ai capitali, ai mercati e ai servizi finanziari dell’UE, per cercare di porre fine alle politiche aggressive di Mosca.
    Previste poi restrizioni alle relazioni economiche con le autoproclamate Repubbliche di Donetsk e Luhansk: “Le nuove misure prenderanno di mira il commercio dalle due regioni, per assicurare che i responsabili sentano chiaramente le conseguenze economiche delle loro azioni illegali e aggressive”, si legge nel testo. In particolare, sarà introdotto il divieto d’importazione di merci da queste aree nel Donbass ucraino, di investimenti, di fornire servizi turistici e di esportazione di beni e tecnologie.
    Nella settimana più concitata sul fronte orientale si aggiunge anche la convocazione da parte del presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, di un vertice straordinario dei capi di Stato e di governo UE sulla crisi Russia-Ucraina per domani sera (giovedì 24 febbraio). “L’uso della forza e della coercizione per cambiare i confini non può avere luogo nel ventunesimo secolo“, si legge nella lettera d’invito del numero uno del Consiglio. Michel ha sottolineato “l’unità dimostrata negli ultimi giorni, in particolare attraverso la rapida adozione del pacchetto di sanzioni”.
    Sul tavolo delle discussioni dei leader UE ci saranno gli ultimi sviluppi della crisi scoppiata in Ucraina per le azioni intraprese dalla Russia negli ultimi due giorni, le modalità di protezione dell’ordine internazionale, il rapporto con la Russia, “ritenendola responsabile delle sue azioni” e il sostegno al popolo e al governo ucraino. Il Consiglio UE straordinario si inserisce proprio nella logica del “continuare a essere uniti e determinati, per definire insieme l’approccio e le azioni collettive“, scrive Michel.
    Sempre per domani è stata convocata dalla presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, una riunione straordinaria con i leader dei gruppi politici all’Eurocamera. All’incontro – che ha al centro i recenti sviluppi della crisi in Ucraina – parteciperanno anche Michel e la presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen. “L’Unione Europea rimane forte e unita”, ha sottolineato con forza la presidente Metsola.

    Just called an extraordinary meeting with leaders of political groups of @Europarl_EN for tomorrow.
    With @eucopresident @CharlesMichel & President of @EU_Commission @vonderleyen, we will discuss latest developments in #Ukraine 🇺🇦.
    EU 🇪🇺 remains strong & united.
    — Roberta Metsola (@EP_President) February 23, 2022

    Il Consiglio ha adottato formalmente il pacchetto di misure contro Mosca dopo il riconoscimento delle autoproclamate Repubbliche nel Donbass. In programma per domani anche la riunione dei leader dei gruppi politici all’Eurocamera