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    Mercosur, nuove grane per von der Leyen: chieste verifiche di compatibilità alla Corte di giustizia UE

    Bruxelles – Nuovo capitolo nella ‘saga Mercosur’: per l’accordo di libero scambio tra l’Unione europea e i Paesi dell’America del sud (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) adesso viene chiesto lo stop per verifiche di compatibilità giuridica con i trattati UE. Con proposta di mozione di risoluzione, 145 europarlamentari di schieramenti diversi chiedono il rinvio alla Corte di giustizia dell’UE, perché i giudici di Lussemburgo si esprimano sul modo di agire della Commissione europea.Ciò che preoccupa è che la scissione dell’accordo UE-Mercosur in un accordo di partenariato UE-Mercosur (EMPA) e un accordo commerciale interinale (ITA) possa essere “incompatibile” con l’articolo 218 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, inoltre si teme che meccanismo di riequilibrio previsto dall’accordo UE-Mercosur potrebbe essere “quantomeno incompatibile” con gli articoli 11, 168, 169 e 191 dello stesso trattato.Da qui la richiesta, ai sensi dell’articolo 117 del regolamento del Parlamento europeo, di coinvolgere la Corte di giustizia dell’UE. Gli europarlamentari si avvalgono del dispositivo per cui “in qualsiasi momento prima della votazione del Parlamento su una richiesta di approvazione o di parere, la commissione competente o almeno un decimo dei deputati che compongono il Parlamento possono proporre che il Parlamento chieda il parere della Corte di giustizia sulla compatibilità di un accordo internazionale con i trattati“.L’accordo Ue-Mercosur accende gli animi. Cartellino rosso per agricoltori e attivisti climatici, forti perplessità anche nel Parlamento UeE’ questo un elemento importante dell’azione politica promossa da Verdi e laSinistra, e sostenuta da esponenti di tutto lo spettro politico. I 145 firmatari della mozione appartengono ai gruppi popolare (PPE), socialista (S&D), liberale (RE). Non si tratta di un voto di censura contro il Mercosur, quanto una verifica di compatibilità con i trattati.La mozione potrebbe essere votata dall’Aula già nella sessione plenaria di fine mese (24-27 novembre), per quello che diventa per la Commissione europea e la sua presidente, Ursula von der Leyen, un voto anche più rischioso delle mozioni di censura legate sempre allo stesso accordo commerciale (alla fine superate agevolmente): se l’emiciclo dovesse chiedere alla Corte di giustizia dell’UE le verifiche del caso, il Mercosur sarebbe di fatto bloccato e sospeso fino al pronunciamento dei giudici.Comunque vada a finire per von der Leyen il dato politico è un nuovo fuoco incrociato per un accordo commerciale da lei giudicato come strategico, per cui anche all’interno del PPE, suo partito di appartenenza, si nutrono di dubbi. Intanto Cristina Guarda, eurodeputata dei Verdi e firmataria della mozione, esulta: “La mozione richiedeva 72 firme, ne abbiamo raccolte molte di più”, commenta. Non solo: “I firmatari sono deputati di 21 diverse nazionalità”, sottolinea, per enfatizzare come sull’accordo UE-Mercosur le preoccupazioni siano diffuse ovunque. “Puntiamo a un voto in plenaria il 24 novembre“.

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    Mercosur, la Francia adesso valuta il ‘sì’ alla ratifica dell’accordo commerciale

    Bruxelles – Mercosur, pourquoi pas? La Francia inizia a considerare l’ipotesi di sostenere a abbracciare l’accordo di libero scambio raggiunto tra Unione europea e Paesi dell’America Latina (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). Il presidente francese, Emmanuel Macron, si è detto “piuttosto positivo” circa la possibilità di ratificare l’intesa, e aprire dunque la strada alla nuova alleanza commerciale euro-sudamericana.Considerazioni, quelle dell’inquilino dell’Eliseo, prodotte in occasione del viaggio a Belem, in Brasile, dove è in corso la conferenza mondiale sul clima (COP30). E’ qui, a margine dei lavori dei leader, che Macron ha lasciato cadere alcune delle resistenze per un accordo oggetto di critiche fin dall’inizio dell’annuncio. Il presidente francese lascia intendere che il suo via libera non è più impossibile, ma comunque legato a rassicurazioni e garanzie che pensa di aver trovato.Come ha avuto modo spiegare alla stampa, “siamo stati ascoltati dalla Commissione, che non solo ci ha dato una risposta positiva in merito alle clausole di salvaguardia, ma ha anche espresso la sua volontà di fornire supporto, in particolare al settore zootecnico, e di rafforzare le protezioni per il nostro mercato interno rafforzando la nostra unione doganale”. C’è inoltre la rassicurazione di Bruxelles circa l’attività per premere affinché queste clausole siano accettate. Se così fosse, allora la Francia potrebbe dare il proprio benestare, rendendo più agevole l’iter di approvazione e ratifica, comunque tutt’altro che semplice e scontata.Il cambio di approccio di Macron segna un nuovo capitolo nella storia dell’accordo di libero scambio. Fin dall’inizio la Francia aveva criticato l’accordo UE-Mercosur per i rischi che venivano visti per il settore agricolo e la possibile disparità di trattamento e regole nei confronti degli operatori del settore primario dei Paesi del sud America. Adesso, di fronte alle modifiche introdotte, Macron apre. Però, ha voluto mettere in chiaro, “resto vigile perché difendo anche gli interessi della Francia”.Le aperture di Macron sono certamente una buona notizia per la Commissione europea, che tanto si è spesa per chiudere questo accordo commerciale e che nel Mercosur vede uno strumento geopolitico strategico per tradurre in pratica l’agenda di sostenibilità verde e digitale, e rispondere alle nuove incertezze globali, prima fra tutte la nuova politica degli Stati Uniti di Donald Trump.

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    Ora Trump annuncia dazi al cento per cento sui farmaci, l’UE rassicura: “Per noi resta il 15”

    Bruxelles – Dazi del cento per cento su farmaci e medicinali importati a partire dall’1 ottobre. Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, torna a minacciare nuove, ulteriori, tariffe che potrebbero abbattersi anche sull’Unione europea. A Bruxelles per il momento si ostenta sicurezza. A quanto si capisce in Commissione europea “gli Stati Uniti intendono garantire tempestivamente che l’aliquota tariffaria applicata ai prodotti originari dell’Unione Europea su prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname, non superi il 15 per cento per cento“, sottolinea Olof Gill, portavoce responsabile per le questioni commerciali. C’è però un aspetto che non è chiaro, in questo, momento, e che a Bruxelles viene riconosciuto sommessamente, ossia se l’annuncio di Trump sia o meno legato alla conclusioni delle verifiche sul commercio in essere. La sezione 232 del trattato di espansione commerciale del 1962 conferisce al presidente degli Stati Uniti ampia discrezionalità in materia di dazi, qualora si ritenga che le importazioni da altri Paesi “minaccino di compromettere” la sicurezza nazionale. Nei confronti dell’UE era in corso una verifica ai sensi della sezione 232, e i servizi dell’esecutivo comunitario non sanno dire se queste verifiche siano terminate oppure no.In sostanza si desume, sulla base degli accordi raggiunti con gli Stati Uniti e ancor più sulla dichiarazione congiunta, che l’UE non sarà toccata dai dazi sui farmaci e i medicinali. Ma è una supposizione, appunto. Questo dato la dice lunga su come e quanto l’UE abbia negoziato con l’amministrazione USA e quanto possa essere affidabile e attendibile l’inquilino della Casa Bianca. A Bruxelles si cerca di tirare dritto, ragionando in termini di ordinaria amministrazione. Non avendo ricevuto comunicazioni esplicite “l‘UE e gli Stati Uniti continuano a impegnarsi per l’attuazione degli impegni della Dichiarazione Congiunta“, continua Olof Gill, assicurando che allo stesso tempo le due parti stanno “esplorando ulteriori ambiti per esenzioni tariffarie e una più ampia cooperazione” in materia di commercio.Gli annunci di Trump non producono preoccupazioni, tanto è vero che il si ragiona sui benefici di quanto concordato. Il massimale tariffario onnicomprensivo del 15 per cento per le esportazioni dell’UE, settore farmaceutico compreso, “rappresenta una polizza assicurativa che non si verificheranno dazi più elevati per gli operatori economici europei”. Sempre che non esca fuori che le verifiche USA abbiano dimostrato il contrario.

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    Sefcovic: “Accordo sui dazi non è in conflitto con obiettivi di sostenibilità”

    Bruxelles – L’accordo sui dazi raggiunto tra Unione europea e Stati Uniti non sconfessa l’impegno dell’UE in termini di sostenibilità e green economy. Lo assicura il commissario per il Commercio, Maros Sefcovic, rispondendo a un’interrogazione parlamentare in cui si accusa l’esecutivo comunitario di aver agito in contraddizione alla transizione ecologica. Si critica nello specifico l’impegno ad acquistare energia negli USA in quantitativi massicci, puntando sulle fonti fossili più clima-alteranti.“I parametri concordati il ​​27 luglio 2025 non sono in conflitto con i piani di transizione energetica e decarbonizzazione dell’UE“, sostiene Sefcovic, in riferimento agli impegni per 750 miliardi di dollari di acquisti in gas, combustibile nucleare e anche petrolio. Non è in conflitto con il Green Deal e i suoi obiettivi, ricorda, il passaggio verso un modello economico-produttivo sostenibile non sarà immediato. “L‘economia dell’UE continuerà a necessitare di gas, petrolio e combustibili nucleari nel percorso verso la neutralità climatica entro il 2050″.Inoltre, continua ancora il commissario per il Commercio, “sebbene l’accordo preveda un aumento delle importazioni di energia dagli Stati Uniti nei prossimi tre anni, esso verrà attuato nel contesto di REPowerEU per aiutare l’UE a eliminare gradualmente le restanti importazioni di energia dalla Russia”.

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    Le imprese festeggiano l’accordo UE-Indonesia: “Ora avanti con i Paesi ASEAN”

    Bruxelles – Ben venga l’accordo con l’Indonesia, ora l’UE acceleri con gli altri Paesi della regione. Questo il messaggio che arriva da BusinessEurope, la confederazione delle confindustrie europee, dopo il nuovo progresso registrato in materia di politica commerciale. “Questo accordo storico riafferma l’impegno dell’UE verso un’ambiziosa agenda commerciale in un momento di tensioni geopolitiche e crescente protezionismo“, riconosce il direttore generale, Marcus Beyrer, che esorta ad “accelerare i negoziati con gli altri partner dell’ASEAN“, l’organizzazione degli Stati del sud-est asiatico che comprende, oltre all’Indonesia, Brunei, Cambogia, Filippine, Laos, Malesia, Myanmar, Singapore, Thailandia e Vietnam.E’ convinzione del mondo dell’industria che questo accordo darà un impulso “significativo” alla crescita dell’Unione europea grazie innanzitutto alla riduzione dei dazi sui beni industriali e sui prodotti agricoli da entrambe le parti. Sono apprezzate anche le disposizioni in materia di commercio digitale, appalti e investimenti. Inoltre, si ritiene che in quanto fornitore chiave di materie prime essenziali, legami più stretti con l’Indonesia rappresenteranno anche una risorsa importante per la sicurezza economica europea.L’UE ha già relazioni commerciali in essere con l’ASEAN in quanto blocco. Le relazioni risalgono al 1977, e resistono tutt’ora. Inoltre il blocco ha dimostrato convergenze politiche vere in merito alla guerra russa in Ucraina, prendendo le distanze dalle annessioni territoriali russe. Si chiede quindi alla politica di approfittare di questo momento per rilanciare una nuova stagione commerciale euro-asiatica, strategica in senso anti-USA e ant-Cina.Esulta anche la Federazione dell’industria europea degli articoli sportivi (FESI, a cui aderiscono, tra gli altri, le italiane Assosport e Napapijri). “L’accordo tra UE e Indonesia rappresenta una tappa fondamentale“, sottolinea il presidente di FESI, Neil Narriman. L’intesa viene salutata con favore dai membri, in particolare fornitori di materiale sportivo quali Adidas, Puma, e Nike. “L’accordo non è solo un importante accordo commerciale per la nostra industria, i nostri lavoratori e i nostri consumatori, ma anche un forte segnale al resto del mondo che l’Indonesia e l’UE possono promuovere un commercio basato su regole in un contesto commerciale difficile”, sottolinea Ingrid van Laerhoven, Direttore Commercio e Dogane EMEA, Affari Pubblici e Governativi di Nike e Presidente del Comitato Commerciale FESI.

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    UE e Indonesia chiudono l’accordo di libero scambio ‘anti-Trump’

    Bruxelles – Riduzione dei dazi sull’export, accesso a materie prime fondamentali per la doppia transizione verde e digitale, sviluppo dell’auto elettrica, accesso al mercato delle telecomunicazioni, più export agro-alimentare con protezione dei ‘made in’ proprie delle eccellenze europee. Unione europea e Indonesia trovano l’accordo di libero scambio – inyesa di partenariato economico globale – che e apre una nuova pagina non solo commerciale, quanto geo-strategica. E’ questa una risposta alle tensioni e alle pulsioni degli Stati Uniti di Donald Trump, e una prima vera risposta concreta al nuovo regime di dazi e guerre tariffarie innescate dalla Casa Bianca.Proprio l’abolizione dei dazi è, in questo senso, la principale – anche se normale – novità prodotta dell’intesa raggiunta tra le parti. L’intesa determina una riduzione del 50 per cento dei dazi doganali attuali sulle automobili europee vendute in Indonesia, un taglio delle tariffe del fino al 15 per cento sui macchinari e i prodotti farmaceutici esportati, e un ribasso del 25 per cento delle tariffe sui prodotti chimici.Più in generale il 98,5 per cento dei dazi doganali indonesiani sui prodotti dell’UE sarà rimosso. Inoltre la suddetta riduzione delle tariffe settoriali e dei dazi individuali fino al 150 per cento consentirà agli esportatori dell’UE di risparmiare oltre 600 milioni di euro in dazi doganali pagati sulle loro merci che entrano nel mercato indonesiano.Dall’accordo Ue-Mercosur una strada per l’accesso alle materie prime utili al Green Deal“Eliminando gradualmente i dazi doganali del 50 per cento dell’Indonesia sulle importazioni di automobili, l’accordo crea nuove opportunità per le esportazioni automobilistiche dell’UE e per gli investimenti nei veicoli elettrici”, in linea con gli impegni annunciati dall’esecutivo comunitario, sottolinea Maros Sefcovic, commissario per il Commercio e negoziatore capo dell’UE. “Sono convinto che la conclusione odierna dei negoziati sia solo l’inizio di un nuovo entusiasmante capitolo”, aggiunge, per poi lanciare un frecciata a chi di dovere: “Nell’imprevedibile economia globale di oggi, le relazioni commerciali non sono solo strumenti economici, ma risorse strategiche“. Un messaggio per il Parlamento che contesta l’operato della Commissione in materia di commercio, soprattutto sul Mercosur, e un un pro-memoria per l’amministrazione Trump, in risposta alla quale si spiega questo accordo.Auto elettrica e materie prime, l’UE ‘salva’ il Green DealL’intesa raggiunta prevede l’eliminazione dei dazi sui beni ecologici, oltre a nuove regole per consentire più investimenti europei in settori come le energie rinnovabili e i veicoli elettrici. Per quanto riguarda l’auto elettrica, fondamentale l’accesso dell’UE alle materie prime, in particolare nichel e cobalto di cui è ricca l’Indonesia e che sono necessari per la batterie. Non solo, perché il cobalto viene impiegato in soluzioni utili per lo stoccaggio dell’energia da fonti rinnovabili (eolico e solare).Non finisce qui, però. In ambito industriale il nichel può essere impiegato nella produzione di leghe metalliche e componenti in acciaio inossidabile. L’accordo tra le parti permette accesso a una materia prima utile anche per la siderurgia europea.Esulta, e non potrebbe essere diversamente, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: “Il nostro accordo con l’Indonesia ci garantisce anche un approvvigionamento stabile e prevedibile di materie prime essenziali, essenziali per l’industria europea delle tecnologie pulite e dell’acciaio”.Un’automobile elettrica [foto: imagoeconomica]Telecomunicazioni e e-commerce, tutti i vantaggi dell’intesaL’Accordo di partenariato economico globale include un pacchetto completo di facilitazione del commercio digitale, che semplifica le transazioni elettroniche (ad esempio, firme e autenticazione elettroniche), promuove un ambiente online sicuro per i consumatori e migliora la prevedibilità e la certezza del diritto (ad esempio, la protezione del codice sorgente del computer), e prevede il divieto di dazi doganali sulle trasmissioni elettroniche (come software, messaggi, media digitali),  una novità assoluta per l’Indonesia. Inoltre, per la prima volta, l’Indonesia consentirà la proprietà straniera al 100 per cento nei settori delle telecomunicazioni e dei servizi informatici.Novità per l’agrifoodL’accordo di cooperazione commerciale UE-Indonesia eliminerà i dazi sui principali prodotti di esportazione dell’Unione europea tra cui latticini, carni, frutta e verdura e alimenti trasformati. Previsto il divieto di imitazione dei 221 prodotti tipici riconosciuti come Indicazioni Geografiche, con l’UE che riesce a mantenere chiuso il mercato unico all’Indonesia per prodotti agroalimentari sensibili come riso, zucchero, uova, banane fresche o etanolo, e quote limitate per aglio, funghi, mais dolce, amido di manioca e prodotti ad alto contenuto di zucchero.

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    Trump e Starmer stipulano un accordo da 335 miliardi di dollari. Il partner degli USA in Europa è il Regno Unito

    Bruxelles – Gli Stati Uniti di Donald Trump hanno scelto il loro partner in Europa: è il Regno Unito. Le due economie rafforzano i rapporti grazie a un piano d’investimenti dal valore di 335 miliardi di dollari. I settori coinvolti saranno principalmente quello dell’energia nucleare, dell’intelligenza artificiale e farmaceutico. Londra, che era già riuscita a strappare un accordo commerciale più favorevole con Washington (dazio base al 10 per cento) rispetto all’UE, ora stipula un partenariato definito dal tycoon come “senza precedenti”. Un’intesa commerciale ottenuta anche grazie, secondo Trump, all’“abile negoziatore” Starmer. Una frecciata indiretta a chi lo è stato meno.Il “Tech Prosperity Deal”, così battezzato durante la fastosa cerimonia della firma, è stato siglato a Chequers, nella residenza di campagna del primo ministro britannico. Tra i quadri ottocenteschi della residenza sedevano alcuni dei più influenti imprenditori del settore tecnologico americano, come il CEO di Nvidia Jensen Huang o quello di Microsoft Satya Nadella.Gli sforzi promessi sono consistenti. Il colosso tech di Bill Gates ha annunciato investimenti per 30 miliardi di dollari in infrastrutture di intelligenza artificiale e nelle relative attività operative. Impegni simili sono stati presi anche da Salesforce, Nvidia e Palantir, tra gli altri. Da parte sua, invece, Londra ha messo sul piatto le sue aziende di punta. In prima linea la farmaceutica GSK, che investirà negli Stati Uniti 30 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo in cinque anni. L’azienda petrolifera BP, che spenderà 5 miliardi di dollari all’anno.Il presidente americano, coccolato durante i suoi due giorni britannici, è stato messo alle strette solo nella conferenza stampa finale. I temi affrontati sono stati diversi. Si è parlato della guerra in Ucraina, dove Starmer ha esortato Trump ad aumentare la pressione su Putin affermando: “Le violazioni contro lo spazio aereo NATO non sono il gesto di una persona intenzionata alla pace”. Trump si è limitato a rispondere che Putin lo ha “deluso”. Poi, tornando sul tema più tardi, ne ha approfittato per una strigliata all’Unione Europea: “Sono disposto a fare altre cose (contro la Russia, ndr), ma non quando le persone per cui mi batto comprano petrolio dalla Russia. Se il prezzo del petrolio scende, molto semplicemente, la Russia si accontenterà”.Sulla crisi in Medio Oriente si è vista la maggiore divergenza tra i due. Il primo ministro inglese ha sottolineato come “il riconoscimento dello Stato palestinese rappresenterà un passo avanti verso la soluzione dei due Stati”, mentre il tycoon si è detto contrario: “È uno dei pochi punti in cui non andiamo d’accordo”.Al netto di divergenze sul Medio Oriente il rapporto tra i due sembra però genuino. L’inviato speciale di Trump, Steve Witkoff, ha affermato a Politico: “Il Presidente è molto disponibile ad ascoltare le opinioni di Starmer, indipendentemente dall’ideologia politica. Loro condividono la stessa visione”. Un legame che travalica i secoli, perché, come ha dichiarato Trump, Regni Unito e Stati Uniti hanno fatto “più bene al pianeta di qualsiasi altra coppia di nazioni nella storia”.

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    L’UE cerca una cooperazione tutta nuova con l’India: “E’ priorità strategica”

    Bruxelles – La Commissione europea continua nel suo lavorio di avvicinamento all’India con una nuova strategia volta a rafforzare le relazioni bilaterali. La cosa di per sé non sorprende, visti i tempi: tensioni commerciali con un partner, quello statunitense, improvvisamente meno amico, una Cina sempre più ‘ingombrante’ a livello geo-politico, una Russia cancellata dalla lista dei Paesi ‘amici’, dialogare con Nuova Delhi è praticamente un passo obbligato. Colpisce che la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel presentare questa strategia, affermi che “ora è il momento di concentrarsi su partner affidabili e di raddoppiare i partenariati fondati su interessi condivisi e guidati da valori comuni”. Con la nostra nuova strategia UE-India, “stiamo portando le nostre relazioni a un livello superiore”.La diplomazia è in fin dei conti uno strumento di ipocrisia, un artificio utile a nascondere ciò che si pensa davvero per toni più amichevoli. Se critiche e attacchi difficilmente risultano produttivi, elogi e manifestazione di stima e affetto invece sì, quindi ben vengano le parole di rito e di circostanza, nella loro non veridicità. Ma del resto, sottolinea la comunicazione agli Stati, “portare il partenariato strategico UE-India a un livello superiore è una priorità strategica“.Il primo ministro indiano Narendra Modi (foto: Andrew Caballero-Reynolds/Afp)Sul conflitto russo-ucraino e le sanzioni a Mosca l’India ha sposato un linea ambigua e doppiogiochista: comprare petrolio da Mosca, e mantenere buoni rapporti con il Cremlino in chiave anti-cinese per il controllo della regione sfociate nella partecipazione dell’India all’esercitazione militare russa ai confini dell’Unione europea. Logiche tutte indiane che poco si sposano con le parole di von der Leyen: definire l’India di Mohdi un partner “affidabile” è un azzardo, tanto più che la stessa Commissione europea è consapevole della scommessa che sta compiendo, sia pur inevitabile.La nuova strategia UE-IndiaSullo sfondo resta l’accordo commerciale che l’UE è intenzionata chiudere entro fine anno per mettersi al riparo dalle possibili ricadute negative dell’accordo sui dazi con gli Stati Uniti e nuove eventuali tensioni commerciali. Ma intanto rilancia la cooperazione, nel rispetto di quel principio secondo cui ‘si coopera finché si può’, in cinque aree: sostenibilità, innovazione e tecnologia, sicurezza e difesa, connettività, coordinamento ad ogni livello.Più nello specifico, per ciò che riguarda la sostenibilità si intende intensificare la cooperazione sulle energie rinnovabili, lo sviluppo di capacità nell’idrogeno verde e l’espansione della finanza verde, oltre che lavorare insieme per la sicurezza alimentare e la risposta ai cambiamenti climatici. Per ciò che riguarda innovazione e tecnologia, si sottolinea l’impegno a promuovere tecnologie emergenti critiche e l’impegno sulle questioni digitali, con particolare attenzione al rafforzamento della sicurezza economica all’interno del Consiglio per il Commercio e la Tecnologia (TTC). Questa nuova strategia prevede anche una potenziale partnership UE-India per le startup, e l’invito per l’India ad associarsi al programma Horizon Europe per la ricerca.L’Ue vuole nuove relazioni con l’India, ma il nuovo corso di Delhi è una sfidaIl capitolo relativo alla difesa è forse quello più delicato, visto che si chiede a Nuova Delhi di “intensificare l’impegno sulla guerra della Russia contro l’Ucraina, sulle flotte ombra e sulle sanzioni”. Non è chiaro qui quanto possa ottenere l’UE, dato un partner che comunque ha interessi a mantenere buone relazioni con Mosca. L’UE ci prova.“L‘India è oggi uno degli attori più importanti al mondo e un partner naturale per l’Unione Europea“, sostiene l’Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, Kaja Kallas. “Sono molti gli ambiti in cui i nostri interessi, i nostri punti di forza e la nostra volontà politica coincidono”.