More stories

  • in

    Kos: “Si doveva integrare per tempo i Paesi dei Balcani occidentali”

    Bruxelles – “Mai come adesso l’allargamento è all’insegna della sicurezza. Questo ci fa capire gli errori commessi in passato, vale a dire non integrare per tempo i Paesi dei Balcani occidentali“. Il ‘mea culpa’ della Commissione europea sul processo di adesione all’Ue arriva da Marta Kos, commissaria per l’Allargamento, che in occasione dello European defence and security summit contestualizza l’espansione del club a dodici stelle alla guerra in Ucraina. Sottolineando le rinnovate incertezze geopolitiche, Kos lascia intendere che Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Montenegro, Macedonia del Nord e Serbia – Paesi candidati della regione- avrebbero potuto divenire membri prima, in un chiaro invito ad accelerare.

  • in

    Allargamento, Costa difende la Macedonia (e punzecchia la Bulgaria): “Si metta in pratica quanto pattuito”

    Bruxelles – Il penultimo stop del tour di António Costa nei Balcani occidentali è la Macedonia del nord. Il presidente del Consiglio europeo l’ha visitata stamattina (15 maggio), per ribadire al premier Hristijan Mickoski il proprio impegno personale a portare a termine il processo di adesione di Skopje all’Unione europea. Ma, come sottolineato dal padrone di casa, a bloccare il percorso della piccola nazione verso il club a dodici stelle c’è soprattutto l’ostruzionismo della Bulgaria, rispetto al quale lo stesso Costa è parso insofferente.Con un ritardo di un’ora abbondante (dovuto ad un bilaterale “esteso ma molto costruttivo”), il presidente del Consiglio europeo António Costa e il primo ministro macedone Hristijan Mickoski hanno tenuto una breve conferenza stampa congiunta nella tarda mattinata di oggi. Il socialista portoghese si è congratulato col leader conservatore per “l’eccellente lavoro compiuto dalla Macedonia del nord e dal vostro governo sull’agenda delle riforme” e per i progressi fatti fin qui, a cominciare dall’allineamento con la politica estera e di sicurezza comune dell’Unione (Pesc).Ora serve “tirare dritto con le riforme” e sfruttare l’opportunità di “concludere investimenti strategici”, ha aggiunto Costa, notando che Skopje e Bruxelles “si stanno già avvicinando” come dimostrato dal partenariato sulla difesa e la sicurezza stipulato lo scorso novembre. Il processo d’adesione “è una maratona, non uno sprint”, ha tuttavia segnalato Costa, esortando il suo interlocutore a “mantenere la rotta” e a tenere duro attraverso un “sentiero che può essere impegnativo“.Il primo ministro della Macedonia del nord, Hristijan Mickoski (foto: Robert Atanasovski/Afp)Una frase profetica, e una nota dolente per il padrone di casa. Il quale non ha perso l’occasione per puntare il dito contro la vicina Bulgaria, che da tempo si è messa di traverso bloccando di fatto il cammino macedone verso l’Unione. “Stiamo camminando lungo il più difficile dei sentieri“, ha ammesso Mickoski, per poi chiedersi se “stiamo realmente camminando” poiché, ha lamentato, “siamo nello stesso punto dove ci trovavamo 20 anni fa“.“Siamo convinti che il futuro dei cittadini macedoni sia all’interno della famiglia europea“, ha detto, rimarcando tuttavia che il suo Paese merita di essere trattato “dignitosamente” sia da candidato sia, eventualmente, da membro dell’Ue. “Abbiamo un problema con la Bulgaria e vogliamo risolverlo“, certifica il premier, “ma è una strada a due corsie” e, sostiene, solo una delle due parti si sta realmente impegnando per fare passi avanti.“Abbiamo fatto molto per entrare in Ue“, ha ribadito Mickoski riferendosi alle varie modifiche apportate nel corso degli anni alla Costituzione, alla bandiera e al nome stesso del Paese, aggiungendo di essere disposto “a sedermi al tavolo, discutere e trovare una soluzione“. Ma per ora, dice, non si vede a Sofia una disponibilità analoga. “Il processo d’integrazione dovrebbe essere guidato dai valori e non dai negoziati bilaterali”, ha concluso, sostenendo di non poter “modificare per l’ennesima volta la Costituzione sapendo che uno Stato membro mette in discussione la nostra identità nazionale“.Da Costa è arrivata una sponda. “Questo processo è durato troppo, ora è il momento dei risultati“, ha concordato, sottolineando che tanto la Macedonia quanto la Bulgaria devono mettere in pratica i contenuti dell’accordo raggiunto nel luglio 2022. Quel patto prevedeva il riconoscimento della minoranza bulgara da parte della Macedonia (che aveva modificato la Carta fondamentale) e la rimozione del veto di Sofia all’accesso di Skopje.Il presidente del Consiglio europeo, António Costa (foto: European Council)Ma il perdurare dell’opposizione bulgara aveva portato, lo scorso autunno, ad un rallentamento dei negoziati di adesione. “Ciò che è stato concordato è stato concordato“, ha tagliato corto il presidente del Consiglio europeo, “e bisogna assicurarsi che nessuno chieda ora qualcosa in più di quanto già pattuito“. Chi doveva intendere, intenda.Quella di Skopje è la quinta tappa del tour balcanico di Costa. Negli scorsi giorni, ha fatto quattro visite in altrettanti Paesi della regione: martedì in Serbia (dove ha incontrato il presidente Aleksandar Vučić, fresco di un viaggio alla corte di Vladimir Putin) e Bosnia-Erzegovina, ieri in Montenegro (per congratularsi dei progressi “impressionanti” di Podgorica verso l’adesione) e a Pristina, la capitale del Kosovo (che pure non è riconosciuto, ad oggi, da cinque Stati membri su 27).La destinazione finale di Costa è Tirana, verso cui si sta dirigendo in queste ore. Lì, l’ex premier portoghese incontrerà domani (16 maggio) i leader di una quarantina di Paesi del Vecchio continente in occasione del sesto summit della Comunità politica europea per discutere di sicurezza, competitività, migrazione e democrazia.

  • in

    Costa in Montenegro: “Progressi impressionanti” verso l’adesione

    Bruxelles – Continua il tour di António Costa nei Balcani occidentali. Dopo aver toccato ieri Serbia e Bosnia-Erzegovina, il presidente del Consiglio europeo visita oggi Montenegro e Kosovo. A Podgorica ha incontrato il presidente della Repubblica, Jakov Milatović, col quale si è congratulato per i progressi sulla strada dell’adesione al club a dodici stelle.Podgorica sta tirando la volata verso l’ingresso in Ue. Parola di António Costa, che stamattina (14 maggio) era in visita nella capitale montenegrina. “Il Montenegro è uno dei migliori esempi dello slancio positivo dell’Ue verso l’allargamento“, ha dichiarato l’ex premier portoghese in una conferenza stampa congiunta accanto al capo di Stato, Jakov Milatović.Podgorica si sta muovendo ad un ritmo “impressionante” con l’implementazione delle riforme pre-adesione, ha osservato Costa, sottolineando in particolare “il pieno allineamento” con la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, la Pesc, a partire dal sostegno all’Ucraina. Rispetto agli altri Paesi candidati, Montenegro e Albania sono chiaramente in pole position per entrare nell’Unione.Inspiring to see Montenegro’s progress on its European path.Today in Podgorica, I commended President @JakovMilatovic and PM @MickeySpajic on the country’s ambition, hard work and focus to become an EU member.Now is time to make the most of the positive momentum – the pace… pic.twitter.com/dKUg5hPpvy— António Costa (@eucopresident) May 14, 2025Il padrone di casa incassa e rilancia. Il piccolo Paese balcanico è “orgoglioso di essere in testa fra quelli che aspirano all’integrazione europea” e l’obiettivo rimane quello – già ripetuto svariate volte – di “diventare il 28esimo Stato membro nel 2028“. Obiettivo ambizioso ma realizzabile, sostiene Milatović.“Un ottimo slogan”, ha commentato il suo ospite, ma meglio ancora “arrivarci prima”. Costa ha ribadito che tra le condizioni essenziali per entrare nell’Unione c’è il rispetto dell’acquis communautaire (cioè il diritto Ue), nonché la stabilità istituzionale e i buoni rapporti di vicinato, tanto con gli altri Paesi della regione quanto con i Ventisette.Da ieri, il presidente del Consiglio europeo è in viaggio attraverso i sei partner dei Balcani occidentali. Partenza a Belgrado, dove ha incontrato il presidente serbo Aleksandar Vučić (col quale è stato particolarmente morbido, nonostante l’allineamento con la Pesc sia decisamente di altro tenore), e seconda tappa a Sarajevo con i leader della presidenza tripartita della Bosnia-Erzegovina.In queste ore Costa si trova a Pristina, in Kosovo, dove ha in programma un bilaterale con la presidente Vjosa Osmani. Domani si recherà a Skopje, in Macedonia del Nord, per poi chiudere il tour a Tirana, in Albania, dove parteciperà al sesto vertice della Comunità politica europea.

  • in

    A Tirana il sesto summit della Comunità politica europea

    Bruxelles – Continuano i lavori della Comunità politica europea (Cpe), il forum informale tirato fuori dal cappello da Emmanuel Macron tre anni fa per coordinare le cancellerie del Vecchio continente sulle sfide comuni in questa delicata fase storica. La sesta edizione si terrà la prossima settimana a Tirana, in Albania, e affronterà vari temi, dalla sicurezza alla migrazione passando per la competitività.Da Budapest, dove si è svolto il quinto vertice della Cpe lo scorso novembre, la palla passa ora a Tirana. La capitale albanese accoglierà il prossimo 16 maggio i leader delle 47 nazioni partecipanti, che includono tra gli altri i 27 membri dell’Ue più Regno Unito, Ucraina, Turchia e i sei Paesi dei Balcani occidentali. Per ora, fanno sapere funzionari del Consiglio europeo, non sono arrivate disdette ufficiali da parte dei capi di Stato e di governo. Il padrone di casa, tuttavia, dovrebbe rimanere l’attuale premier Edi Rama, a meno che le elezioni politiche in calendario per domenica (11 maggio) non smentiscano clamorosamente i sondaggi.I lavori si concentreranno su tre ambiti principali, definiti in termini vaghi per permettere a tutti di offrire contributi specifici rispetto ai propri interessi e alle proprie esperienze. A livello di coreografia, il summit si aprirà e si chiuderà con due sessioni plenarie, mentre nel pomeriggio i partecipanti si divideranno in tre tavoli tematici, ciascuno dei quali sarà co-presieduto da uno Stato membro dell’Ue e da uno extra-Ue.Artiglieria ucraina in azione (foto: Genya Savilov/Afp)Nella dimensione della difesa e della sicurezza, il fulcro delle discussioni sarà incentrato sul conflitto in Ucraina e sulla difesa continentale (diversi membri della Cpe fanno parte contemporaneamente anche della coalizione dei volenterosi a egida franco-britannica), ma si parlerà anche di come proteggere i processi democratici dalle cosiddette operazioni Fimi (interferenze e manipolazioni straniere, costantemente nel mirino di Bruxelles).La tavola rotonda su competitività e sicurezza economica toccherà elementi come l’innovazione, le infrastrutture digitali, la sostenibilità energetica, la crescita industriale e la sicurezza delle catene di approvvigionamento. Non si parlerà invece di dazi, in quanto per i Ventisette la politica commerciale è una competenza della Commissione Ue.Infine, nel terzo gruppo si scambieranno idee, suggerimenti e buone pratiche relativamente a migrazione legale e cooperazione coi Paesi terzi, ma anche rientro (e mantenimento) dei cervelli, emancipazione delle giovani generazioni e mobilità transnazionale nell’era dell’intelligenza artificiale.Trattandosi di un forum informale di dialogo e cooperazione politica, non sono previsti documenti finali di conclusioni: questo, nelle intenzioni degli organizzatori, dovrebbe consentire ai leader di discutere in maniera più franca. Soprattutto, sottolineano fonti Ue, si tratta di un’ottima occasione per incontri bilaterali o plurilaterali ai margini dei lavori, permettendo a capi di Stato e di governo di confrontarsi direttamente su singole questioni urgenti.Il presidente del Consiglio europeo, António Costa (foto: European Council)L’obiettivo generale di questi incontri, osserva un funzionario dall’entourage del presidente del Consiglio europeo, António Costa, è quello di “sviluppare una visione comune sul futuro dell’Europa” attraverso un format che rimane sui generis, sullo sfondo della mutata realtà geopolitica del continente in seguito all’aggressione russa dell’Ucraina. O almeno a parole. Nei fatti, una reale visione comune condivisa da tutti i partecipanti potrebbe rimanere una chimera.Ad esempio, almeno un paio dei leader che dovrebbero essere presenti a Tirana – il premier slovacco Robert Fico e il presidente serbo Aleksandar Vučić – parteciperanno domani (9 maggio) alle celebrazioni per l’80esimo anniversario della vittoria sovietica sulla Germania nazista nel 1945, ospitate da Vladimir Putin nella Piazza Rossa a Mosca. In barba agli ammonimenti rivolti a Stati membri e Paesi candidati dal capo della diplomazia comunitaria, Kaja Kallas, a non recarsi alla corte dello zar.Quello della prossima settimana sarà il primo vertice della Cpe nella regione. Negli stessi giorni, dal 15 al 17 maggio, Costa condurrà una serie di visite attraverso i sei partner dei Balcani occidentali – Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del nord, Montenegro e Serbia – e si intratterrà coi leader di tutti questi Paesi in una cena informale a Tirana alla quale parteciperanno anche il capo dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen e l’Alta rappresentante, a testimonianza dell’importanza che ricopre nell’agenda dell’Ue il processo di allargamento. Il 2025, ragionano i funzionari del Consiglio, è un anno potenzialmente importante per l’espansione del club a dodici stelle, ma c’è ancora molto lavoro da fare su diversi fronti.

  • in

    “Non perdiamo lo slancio”: al Cese si discute di come preparare l’allargamento

    Bruxelles – La nuova Commissione europea dev’essere la “Commissione dell’allargamento”. È questo, in sintesi, uno dei principali messaggi che emergono dalla plenaria del Comitato economico e sociale europeo (Cese) a Bruxelles, dove tra gli ospiti spicca, oltre al presidente Oliver Röpke, il commissario uscente agli Affari sociali Nicolas Schmit. E mentre il capo dell’esecutivo comunitario Ursula von der Leyen continua il suo tour nei Balcani occidentali, nella capitale Ue i rappresentanti della società civile sottolineano l’importanza del coinvolgimento delle parti sociali dei Paesi candidati per preparare al meglio l’adesione.Il dibattito al CeseSono settimane intense per i nove Stati insigniti dello status di candidati all’ingresso in Ue (Albania, Georgia, Kosovo, Macedonia del nord, Moldova, Montenegro, Serbia, Turchia e Ucraina), e soprattutto per i cinque nei Balcani occidentali che giusto ieri si sono visti sbloccare l’esborso della prima tranche di fondi nel quadro del Piano per la crescita ideato da Bruxelles.Oggi (24 ottobre) nella capitale europea il Cese ospita il Forum di alto livello sull’allargamento, nel secondo giorno della sua 591esima plenaria, con una serie di ospiti d’onore tra cui il commissario Schmit, il suo collega titolare dell’Allargamento Olivér Várhelyi (che ha inviato un messaggio pre-registrato) e una serie di ministri con deleghe al Lavoro e agli Affari sociali: la greca Niki Kerameus e il tedesco Rolf Schmachtenberg in rappresentanza degli Stati membri dell’Unione e, in quota Paesi candidati, la montenegrina Naida Nišić e l’albanese Olta Majani.Il fulcro dei dibattiti, che si sono inoltrati nel pomeriggio con tre sessioni tematiche, è ruotato intorno alla partecipazione attiva della società civile nel preparare la strada all’adesione degli Stati candidati all’ingresso. Si tratta di un tema su cui il Cese sta insistendo da tempo: l’idea, in sostanza, è di permettere a questi Paesi di predisporre in anticipo – cioè prima dell’adesione formale al club europeo – le strutture democratiche, socio-economiche e culturali che si riveleranno fondamentali per la vita nell’Unione. E così, per la prima volta, oltre 140 rappresentanti della società civile dagli Stati in questione sono stati accolti ad una sessione plenaria dell’istituzione, nel contesto dell’iniziativa pilota Enlargement candidate members (Ecm).Allargamento dal bassoNelle parole di Röpke, è un modo “per fare in modo che l’allargamento sia un successo per tutti”: per i nuovi arrivati e per i membri esistenti, “e per renderlo quanto più inclusivo e partecipato possibile” tramite lo sforzo per “costruire un ponte tra la società civile e il policy-making europeo”. “Non si tratta di espandere l’Ue“, ha spiegato, “ma di preparare i futuri Stati membri a partecipare attivamente nel plasmare l’Unione, assicurandoci che siano pienamente equipaggiati per fronteggiare le sfide che ci aspettano“. Sulla stessa linea anche Schmit: “L’allargamento riguarda il coinvolgimento dei popoli e delle società, nei Paesi candidati come negli Stati membri”, ha dichiarato in un punto stampa ai margini del Forum, sottolineando l’importanza di “avvicinare la società civile e le parti sociali dei Paesi candidati ai processi politici e decisionali dell’Ue”.Una “integrazione graduale” che parta dal basso, insomma. Ad esempio, un punto fondamentale affrontato durante il convegno riguarda i mercati del lavoro nazionali dei Paesi candidati, che vanno progressivamente armonizzati con quelli degli Stati membri: si tratta di un lavoro tanto complesso quanto importante, perché, come ricordato da tutti gli ospiti, l’obiettivo della prosperità economica all’interno del mercato unico a dodici stelle deve andare di pari passo con la protezione sociale e la tutela dei diritti fondamentali dei lavoratori.Chiaramente, non c’è un calendario predefinito per l’allargamento: alcuni Paesi si sono dati unilateralmente un obiettivo specifico (ad esempio l’Albania ha fissato il 2030 come obiettivo per l’adesione, e la viceministra Manjani ha assicurato che “entrare nell’Ue è il sogno degli albanesi fin dagli anni Novanta”), ma è fondamentale mantenere un forte impegno e offrire “segnali chiari” alle opinioni pubbliche in questione perché percepiscano concretamente i benefici dell’appartenenza all’Unione, ancora prima di entrare ufficialmente nel club a dodici stelle. “C’è bisogno di storie di successo”, ha sottolineato il presidente del Cese, “e i Paesi che ottengono successi vanno ricompensati” con effettivi avanzamenti nel loro percorso di avvicinamento a Bruxelles.La dimensione geopoliticaMa, ha avvertito Schmit, “l’allargamento dev’essere un successo anche per ragioni geopolitiche”: come dimostrato dalle recenti elezioni moldave (dove, ha assicurato Röpke, la disinformazione ha raggiunto livelli inauditi) ma anche dalla situazione in Ucraina e in Georgia, Mosca ha tutto l’interesse a destabilizzare l’area tra i suoi confini e quelli dell’Ue per impedire che altri Paesi imbocchino la traiettoria europea (“l’unica possibile per noi”, secondo la ministra montenegrina Nišić). “I tempi sono cambiati”, ha scandito il commissario uscente, e “nuove divisioni stanno emergendo in Europa” decenni dopo la dissoluzione della Cortina di ferro: la sfida, di fronte alla “fatica dell’allargamento che la Russia sta sfruttando” è quella di “mantenere il messaggio positivo” dei benefici dell’ingresso nella famiglia europea, di “mantenere lo slancio e mostrare a questi Paesi che l’Europa porta a termine i propri impegni”.È anche questo, del resto, il senso del nuovo Piano per la crescita che, con una dotazione di 6 miliardi di euro, mira a stimolare le economie dei Balcani occidentali con investimenti mirati (ad esempio sulla produzione energetica da fonti rinnovabili e sulla mobilità sostenibile) che puntano alla convergenza socio-economica degli Stati della regione con il resto dell’Ue. Come ribadito dalla stessa von der Leyen, che nella seconda tappa del suo tour balcanico ha toccato Skopje.Parlando ai giornalisti accanto al primo ministro Hristijan Mickoski, la presidente della Commissione ha dichiarato che l’obiettivo di Bruxelles è “aprire i negoziati sul cluster dei capitoli fondamentali al più presto”, non appena la Macedonia del nord avrà apportato le modifiche alla sua Costituzione richieste dai Ventisette circa la protezione della minoranza linguistica bulgara. Il premier ha detto di aspettarsi “sforzi condivisi, cooperazione , dialogo e comprensione reciproca” dai partner europei.Il cammino di Skopje verso l’Ue è tuttavia stato rallentato recentemente da alcuni passi falsi, culminati con la vittoria alle elezioni dello scorso maggio del partito conservatore Vmro-Dpmne di Mickoski, la cui retorica nazionalista ha reso più tesi i rapporti con Sofia e Atene. Fino a quando Bruxelles ha deciso il mese scorso di spacchettare il percorso di adesione della Macedonia del nord da quello dell’Albania, che sta ora procedendo più spedita rispetto al proprio vicino orientale.

  • in

    Von der Leyen annuncia l’esborso di 6 miliardi di euro per i Balcani occidentali

    Bruxelles – Comincia dall’Albania la visita di Ursula von der Leyen nei Balcani occidentali, che da mercoledì (23 ottobre) durerà fino a sabato (26 ottobre). Ad accoglierla il premier Edi Rama, con il quale la presidente dell’esecutivo comunitario ha lodato i progressi di Tirana nel suo percorso di avvicinamento all’Ue, che potrebbe essere più veloce di quello degli altri partner regionali.Nonostante il controverso accordo stipulato con l’Italia per l’esternalizzazione della gestione delle procedure d’asilo sia finito al centro della bufera giudiziaria nostrana e dello scontro politico europeo, il premier albanese Edi Rama può comunque presentarsi alla propria opinione pubblica rivendicando un altro successo. Vale a dire l’inizio del processo di adesione all’Ue, avviato ufficialmente lo scorso 15 ottobre con l’apertura del primo cluster sui capitoli fondamentali.A sentire von der Leyen, che ha partecipato ad una conferenza stampa congiunta con il capo dell’esecutivo albanese al termine del loro bilaterale, “potremmo aprire tutti i cluster (dei negoziati, ndr) entro la fine dell’anno prossimo”, anche se ha ammesso che, più che fissare scadenze rigide, è importante portare a termine le riforme propedeutiche all’adesione. “La prossima settimana avremo il rapporto sullo stato dell’arte dell’allargamento”, ha aggiunto, sottolineando che “i risultati dell’Albania sono eccellenti”, come certificato anche dal Comitato economico e sociale europeo.Oggi (23 ottobre) è arrivata anche l’approvazione, da parte della Commissione, delle agende di riforme nazionali da cui dipende l’esborso dei 6 miliardi di euro del Piano per la crescita dei Balcani occidentali elaborato da Bruxelles per stimolare l’economia e promuovere la convergenza dei sei partner dell’area (Albania, Bosnia-Erzegovina, Kosovo, Macedonia del nord, Montenegro e Serbia), come promesso lo scorso 14 ottobre al summit di Berlino dalla stessa von der Leyen.Rama ha ribadito di fronte ai giornalisti l’impegno del suo Paese verso l’ingresso nel club a dodici stelle: “Noi albanesi siamo divisi su quasi ogni argomento”, ha detto di fronte ai giornalisti, “ma c’è solo una cosa che gli albanesi non mettono mai in discussione, ed è che il nostro posto è nell’Unione europea e che il futuro dei nostri figli va costruito nell’Unione europea”. Al suo fianco, von der Leyen ha assicurato che “l’allargamento rimarrà una massima priorità” nel suo secondo mandato alla guida dell’esecutivo comunitario.La presidente della Commissione è tornata sul Piano per la crescita, annunciando che l’Ue dovrebbe inviare a Tirana i primi 64 milioni entro la fine dell’anno su un totale di 920 milioni previsti per l’Albania. Von der Leyen ha inoltre ricordato come il Paese abbia già ricevuto da Bruxelles 1,4 miliardi nel quadro del Piano di investimenti per i Balcani occidentali, che serve tra le altre cose a incentivare lo sviluppo economico della regione in linea con gli obiettivi climatici dell’Ue. Il terzo punto toccato dalla leader tedesca è stato l’inaugurazione della nuova sede del College of Europe nella capitale albanese, mentre sulla questione bollente dei centri di rimpatrio italiani in Albania (una “soluzione innovativa” per il futuro della politica migratoria targata Ue su cui lei stessa si è espressa favorevolmente solo la settimana scorsa) si è limitata a osservare che trattandosi di un accordo bilaterale “non lo commenteremo, ma ne monitoreremo lo sviluppo”.Von der Leyen incontrerà domani (24 ottobre) il presidente albanese Bajram Begaj e partirà poi alla volta di Skopje, dove avrà colloqui con il premier nord-macedone Hristijan Mickoski e la presidente Gordana Siljanovska-Davkova. Si recherà quindi in Bosnia-Erzegovina, dove visiterà Jablanica, un’area colpita dalle recenti alluvioni, mentre venerdì (25 ottobre) incontrerà a Sarajevo la premier Borjana Krišto e la presidenza tripartita del Paese (composta da Denis Bećirović, Željka Cvijanović e Željko Komšić). A Belgrado, lo stesso giorno, von der Leyen incontrerà il presidente serbo Aleksander Vučić e il premier Miloš Vučević, per spostarsi sabato (26 ottobre) a Pristina per incontrare la presidente kosovara Vjosa Osmani e il primo ministro Albin Kurti. Terminerà infine il suo tour a Podgorica insieme al presidente montenegrino Jakov Milatović e il premier Milojko Spajić.

  • in

    L’Unione europea ha formalmente avviato i negoziati di adesione con l’Albania

    Bruxelles – Mentre la prima barca che trasportava 16 migranti dall’Italia arrivava in Albania nella mattinata di martedì (15 ottobre), i rappresentanti dello Stato balcanico stavano partecipando in Lussemburgo alla seconda conferenza intergovernativa con i partner Ue. Si è trattato della luce verde ufficiale per l’avvio dei negoziati di adesione di Tirana al club europeo, con l’apertura del cluster contenente i capitoli cosiddetti “fondamentali”.Il primo ministro albanese, Edi Rama, ha partecipato di persona alla riunione nel Granducato. “È una montagna da scalare”, ha dichiarato alla stampa, aggiungendo che il suo Paese sta “già camminando con idee molto chiare, una volontà molto forte e senza alcun dubbio” di centrare l’obiettivo di portare “l’Albania nell’Unione europea entro il 2030”. Rama si è detto pronto a “iniziare finalmente con la parte più pesante del lavoro”, riferendosi all’apertura del cluster dei “fondamentali” che contiene “i cinque capitoli più coerenti, più i tre criteri che ci faranno andare oltre e concludere entro la nostra scadenza molto ambiziosa” il processo di adesione.Anche dal lato europeo si registra soddisfazione. Il commissario uscente all’Allargamento, l’ungherese Olivér Várhelyi, si è congratulato con le autorità albanesi per il “traguardo importante”, che è stato possibile raggiungere “poiché l’Albania ha portato a termine le riforme richieste” con “determinazione” e “impegno”. Gli ha fatto eco il suo connazionale titolare degli Esteri, Péter Szijjártó, che ha dichiarato, sempre dal Lussemburgo, che “una delle priorità più importanti della presidenza ungherese (del Consiglio, ndr) che abbiamo messo in cima all’agenda è stata l’accelerazione dell’allargamento” dell’Ue nei Balcani occidentali.I capitoli aperti formalmente oggi sono il 5 (appalti pubblici), 18 (statistiche), 23 e 24 (i cosiddetti capitoli sullo Stato di diritto: sistema giudiziario e diritti fondamentali da un lato, giustizia, libertà e sicurezza dall’altro) e 32 (controllo finanziario), cui si aggiungono i negoziati sul funzionamento delle istituzioni democratiche, sulla riforma della pubblica amministrazione e sui criteri economici per l’ingresso nell’Unione. Solo quando saranno stati centrati i parametri intermedi fissati dai capitoli 23 e 24, nonché quelli relativi ad altri elementi orizzontali del cluster, i negoziati potranno proseguire anche per il resto dei capitoli.A seguito della riforma del processo di adesione, risalente al 2020, i cluster negoziali sono sei in totale e il primo, quello dei fondamentali, va aperto per primo e chiuso per ultimo, determinando il “ritmo” dei negoziati nel complesso. Gli altri cinque riguardano il mercato interno, la competitività e la crescita inclusiva, l’agenda verde e la connettività sostenibile, le risorse, l’agricoltura e la coesione e, da ultimo, le relazioni esterne.La prima conferenza intergovernativa Albania-Ue si era tenuta nel luglio 2022, ma in quella circostanza non erano stati aperti capitoli negoziali, essendosi trattato solo dell’avvio del processo di adesione. Il percorso di Tirana, che era stato accoppiato a quello di Skopje, si era poi complicato a causa del riaccendersi di vecchie cicatrici nazionaliste tra Macedonia del Nord e Grecia, ma soprattutto per nuovi attriti con la Bulgaria. Alla fine, il Consiglio dell’Ue ha sbloccato l’impasse il mese scorso, con lo “spacchettamento” dell’adesione dei due Paesi.L’obiettivo annunciato dal premier Rama è ambizioso: quello per entrare nell’Unione è un cammino complesso, che non ha una durata predeterminata. Molto dipenderà dalla velocità con cui Tirana riuscirà a mettere in campo le riforme che permetteranno al Paese balcanico di “mettersi al pari” con il resto dei partner europei. Ma anche una volta che la Commissione avrà valutato positivamente gli sforzi albanesi, la decisione finale sull’ingresso spetta agli Stati membri.Lo scorso giugno, l’Ue ha aperto i negoziati di adesione con l’Ucraina e la Moldova, mentre il percorso di avvicinamento della Georgia è stato de facto sospeso negli ultimi mesi a seguito dei controversi provvedimenti adottati dal governo filo-russo del Paese caucasico.

  • in

    Balcani occidentali, von der Leyen: “Questa settimana l’approvazione dei piani per l’inclusione nel mercato unico”

    Bruxelles – Avanti con l’allargamento e l’inclusione dei Paesi del Balcani occidentali. La Commissione europea è pronta ad approvare i piani per la crescita economica degli Stati della regione “questa settimana”, annuncia la presidente dell’esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen al termine della riunione del processo di Berlino, il consesso creato nel 2014 per accrescere la cooperazione con i Paesi candidati all’adesione dell’area. Una decisione che “apre parzialmente le porte“ all’Ue permettendo l’accesso al mercato unico europeo.Maggiore integrazione economica prima ancora di quella politica: è questo che l’Ue sta offrendo a cinque dei sei Paesi dei Balcani occidentali. Albania, Montenegro, Macedonia del nord, Serbia e Kosovo sono pronti a ricevere gli aiuti che servono per accrescere il proprio commercio e rilanciare le proprie economie. Uno stimolo all’agenda delle riforme, e un premio per quei “progressi tangibili” che von der Leyen intende premiare. Ma, e su questo la tedesca vuole essere chiara, non si è di fronte a un cambio di paradigma: “L’adesione resta un processo basato sul merito, e tale resterà“.La scelta di permettere agli Stati dei Balcani occidentali di entrare a far parte del mercato unico si inserisce nella più ampia strategia racchiusa nel nuovo piano per la crescita della regione. Un totale di sei miliardi di euro sono stati messi a disposizione in parallelo con la pubblicazione del Pacchetto Allargamento Ue 2023. Gli intenti del team von der Leyen erano di iniziare a erogare le risorse necessarie per l’allineamento all’area di libero scambio a dodici stelle prima dell’estate. Un annuncio, quello di von der Leyen, che arriva in ritardo rispetto alle aspettative e alla promesse fatte.Adesso l’apertura avvicina la regione dei Balcani occidentali all’Europa, con un chiaro intento di messaggio politico per il presidente russo Vladimir Putin. “Abbiamo visto che l’allargamento per anni non era più in alto, nell’agenda”, ricorda von der Leyen, “questo è cambiato, soprattutto dopo la guerra della Russia in Ucraina, con la scelta di Paesi che hanno deciso di stare dalla parte giusta della storia, per la democrazia e il rispetto dell’ordine fondato sul diritto internazionale”.