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    Da green pass a mascherine, al voto con le regole Covid

    Dal green pass alle mascherine, dal distanziamento agli accessi contingentati: 15 milioni di italiani si apprestano ad andare al voto tra settembre e ottobre con le regole imposte dal Covid. Circolari di Viminale e ministero della Salute riportano le prescrizioni da osservare.
    La novita’ è l’obbligo del green pass per i componenti dei seggi delle sezioni elettorali ospedaliere e di quelle allestite nelle Rsa. Il protocollo sanitario firmato dai ministri dell’Interno e della Salute, Luciana Lamorgese e Roberto Speranza, punta a contemperare “il diritto al voto con quello alla salute”.
    Per l’allestimento dei seggi vanno previsti “percorsi dedicati e distinti di ingresso e di uscita, chiaramente identificati con opportuna segnaletica, in modo da prevenire il rischio di interferenza tra i flussi di entrata e quelli di uscita”. È, inoltre, necessario evitare assembramenti nei seggi, “prevedendo il contingentamento degli accessi nell’edificio ed eventualmente creando apposite aree di attesa all’esterno dell’edificio stesso”.
    I locali destinati al seggio dovranno essere “sufficientemente ampi per consentire il distanziamento non inferiore a un metro sia tra i componenti del seggio che tra questi ultimi e l’elettore”. Bisogna, pero’ , anche garantire la distanza di due metri al momento dell’identificazione dell’elettore, quando a quest’ultimo sara’ chiesto di rimuovere la mascherina limitatamente al tempo occorrente per il suo riconoscimento.
    Nel corso delle operazioni di voto, ci saranno periodiche operazioni di pulizia dei locali e disinfezione delle superfici di contatto, compresi tavoli, cabine elettorali e servizi igienici. È necessario, inoltre, rendere disponibili prodotti igienizzanti (dispenser di soluzione idroalcolica) da disporre negli spazi comuni all’entrata nell’edificio e in ogni seggio per permettere l’igiene frequente delle mani.
    SI rimette poi “alla responsabilita’ di ciascun elettore il rispetto di alcune regole basilari di prevenzione” come evitare di recarsi al seggio in caso febbre superiore a 37.5 gradi; non essere stati in quarantena o isolamento domiciliare o a contatto con persone positive negli ultimi 14 giorni. Il Comitato tecnico-scientifico non ha quindi ritenuto necessaria la misurazione della temperatura corporea durante l’accesso ai seggi.
    I componenti dei seggi ‘normali’ – cosi’ come gli elettori – devono indossare la mascherina chirurgica e sostituirla ogni 4-6 ore; devono, comunque, mantenere sempre la distanza di almeno un metro dagli altri componenti e procedere ad una frequente e accurata igiene delle mani. L’uso dei guanti e’ consigliato solo per le operazioni di spoglio delle schede. Discorso diverso per i componenti dei seggi ospedalieri e di quelli allestiti nelle rsa: in questi casi dovranno avere il green pass. Cio’ “al fine di garantire adeguate condizioni di sicurezza nell’espletamento delle fasi di raccolta del voto degli elettori positivi al Covid-19 in trattamento ospedaliero o domiciliare e di tutti coloro che si trovano in condizione di quarantena o isolamento fiduciario”.
    Il personale che raccoglie il voto a domicilio dovra’ essere formato e dotato di adeguati dispositivi di protezione individuale. Dovrà inoltre indossare camice/grembiule monouso, guanti, visiera con mascherina chirurgica oppure dispositivi di protezione facciale di tipo FFP2 o FFP3; per gli elettori in quarantena basteranno guanti e mascherina chirurgica. 

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    >>>ANSA/ Boris Johnson terremota il governo, ora è più rosa

    (Aggiorna e sostituisce servizio delle 19,29)
    (di Alessandro Logroscino)
    (ANSA) – LONDRA, 15 SET – Terremoto nel governo Tory
    britannico di Boris Johnson, che ha giocato oggi la carta di un
    mega rimpasto per cercare di rilanciarsi di fronte alle nuove
    incognite sanitarie, economiche e sociali che il Regno Unito si
    appresta ad affrontare nei prossimi mesi. E ai segnali di
    affanno mostrati dagli ultimi sondaggi.   
    L’operazione facce nuove (o seminuove) si è consumata più o
    meno nei tempi previsti dai media e in barba alle mezze smentite
    ufficiali di una settimana fa; ma in una dimensione ancor più
    ampia rispetto alle attese. Con non pochi siluramenti in tronco
    e la retrocessione di Dominic Raab dagli Esteri alla Giustizia
    (seppure compensata dall’ascesa da numero 2 de facto a
    vicepremier de jure della compagine, carica vacante da anni nel
    Paese). Oltre che con un rafforzamento delle quote rosa segnato
    – alla testa di due dicasteri chiave – dalla conferma della
    controversa Priti Patel all’Home Office (Interni) e dalla
    promozione di Liz Truss dal Commercio Internazionale al Foreign
    Office al posto di Raab: seconda donna a diventare capo della
    diplomazia di Sua Maestà in assoluto dopo l’effimera esperienza
    della laburista Margaret Becket fra il 2006 e il 2007 sotto Tony
    Blair.   
    L’impostazione ideologica dell’esecutivo non appare destinata
    in effetti a cambiare granché in un Paese nel quale il Pil è
    tornato a crescere di buona lena, ma non senza ombre che vanno
    dalle incertezze sui piani invernali anti Covid all’impatto
    delle restrizioni revocate e della scommessa vaccinale sul già
    pesante bilancio di morti per pandemia, dalle polemiche
    sull’incremento delle tasse per finanziare sanità e welfare ai
    tagli del meccanismo assistenziale dell’Universal Credit. A
    testimoniarlo contribuisce proprio l’immagine delle due donne
    forti emergenti del team: Patel e Truss (a cui resta affidato
    pure il portafogli delle Pari Opportunità, annesso per la prima
    volta agli Esteri), entrambe in fama di falco e di storiche
    pretoriane della Brexit. Mentre Raab, brexiteer liberale, si
    dovrà accontentare della poltrona di vice, associata a quella di
    ministro della Giustizia e Lord Chancellor, dopo essere finito
    nell’occhio del ciclone per la gestione del ritiro
    dall’Afghanistan e per essere stato sorpreso dalla caduta di
    Kabul in mano ai Talebani mentre si trovava in vacanza al mare a
    Creta.   
    Fra le altre caselle di rilievo, BoJo ha mantenuto forse
    obtorto collo nel ruolo di cancelliere dello Scacchiere, con
    ampi poteri sul Tesoro, sulle Finanze e sui cordoni della borsa
    del governo, il 40enne rampante Rishi Sunak (d’origine indiana
    proprio come Patel in un collettivo che rimane a forte impronta
    multietnica): una figura gradita all’establishment e che
    qualcuno ritiene possa provare prima o poi a fargli le scarpe al
    numero 10 di Downing Street. Mentre ha fatto cadere le testa di
    Gavin Williamson, rimosso dal vertice dell’Istruzione dopo le
    tante critiche ricevute su scuola e pandemia e sostituito da
    Nadhim Zahawi (radici curdo-irachene), promosso per aver
    coordinato con grande successo la campagna sui vaccini da
    viceministro ad hoc. Fuori pure il moderato Robert Buckland,
    caduto alla Giustizia per risultati giudicati insufficienti
    sulla riforma carceraria; e il chiacchierato Robert Jenrick,
    sfiorato da qualche scandalo come ministro delle Aree Urbane e
    degli Enti Locali, pure centrale sul fronte dell’emergenza
    Covid.   
    Ad ereditare le competenze di Jenrick sarà Michael Gove,
    dottor sottile delle parrocchia Tory e coprotagonista con
    Johnson della campagna referendaria per il divorzio dall’Ue del
    2016, la cui stella torna a brillare dopo il tradimento inflitto
    allo stesso Boris 5 anni fa e la mezza pace successiva. Per il
    resto vanno segnalate le conferme di Sajid Javid alla Sanità, di
    Ben Wallace alla Difesa, di Jacob Rees-Mogg a Leader of the
    House ai Comuni, di Suella Braverman come Attorney General e il
    salto d’un altro brexiteer doc, Steve Barclay, da numero due del
    Tesoro a cancelliere del Ducato di Lancaster e ministro
    dell’Ufficio di Gabinetto. Nonché l’ascesa ancora di due donne,
    Anne-Marie Trevelyan, che rimpiazza Truss al Commercio Estero,
    e Nadine Dorries, reduce come Johnson da un drammatico contagio
    Covid nella primavera del 2020, proiettata da sottosegretaria
    alla Sanità a ministra della Cultura, dei Media e dello Sport al
    posto di Oliver Dowden (che va alla presidenza del Partito
    Conservatore).   
    La squadra “che ho nominato oggi – ha proclamato il premier
    su Twitter a pratica conclusa – lavorerà senza risparmio per
    unire e rendere più equo il Paese. Vogliamo ricostruirlo in
    meglio dopo la pandemia e attuare le nostre priorità. Ora tutti
    all’opera”. (ANSA).   

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    Cingolani, nucleare? Oggi non potremmo farlo

    “Oggi noi non potremmo fare nulla di nucleare, perché abbiamo un referendum che dice no alle vecchie tecnologie, e quelle nuove al momento non ci sono ancora”. Lo ha detto stamani a Radio anch’io il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani tornando così su un tema, quello del nucleare, che sta tornando a dividere la maggioranza. Il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato, infatti, nei giorni scorsi, che vedrebbe di buon occhio anche una centrale in Lombardia. E, sempre sul nucleare, il ministro ha aggiunto: “Non ho cambiato idea. Io ho raccontato che oggi ci sono 4 paesi che stanno studiando sorgenti di energia alternative, i reattori di 4/a generazione. Ho detto che queste fonti non sono mature, che probabilmente nel prossimo decennio capiremo se sono convenienti e sicure. Qualora questo fosse verificato, sarebbe importante capire se possono essere usate”. 
    Per quanto riguarda invece le energie alternative, Cingolani ha spiegato: “La cosa più importante è accelerare sull’installazione di rinnovabili, così ci sganciamo più rapidamente possibile dal costo del gas”. Quindi ha lanciato una sorta di appello: “Stimiamo che il Decreto Semplificazioni porti i giorni necessari per autorizzare un impianto per energia rinnovabile da 1200 giorni a circa 1/5 (240 giorni, n.d.r.)”.
    Sul ‘caro bollette’, invece, ha osservato: “Va riscritto il metodo di calcolo” delle bollette energetiche, “lo stiamo facendo in queste ore”. Ora  “c’è da mitigare l’aumento del trimestre, che c’è in tutto il mondo, e all’80% dipende dall’aumento del gas. Poi c’è da mettere in piedi un intervento più strutturale. Bisogna ragionare su come è costruita una bolletta, va riscritto il metodo di calcolo. Lo stiamo facendo in queste ore”.   

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    Green pass, Sindacati: 'Dal governo obbligo per statali e privati'

    Un decreto unico per estendere l’obbligo di Green pass da metà ottobre ai lavoratori pubblici e privati. Sanzioni per chi entra al lavoro per più giorni consecutivi senza il pass. Convocata in mattinata la cabina di regia, poi il Consiglio dei ministri. Draghi lo illustra ai sindacati, che chiedono tamponi gratis per i lavoratori. È legge il decreto di fine luglio. La Lega vota la fiducia ‘nei fatti’. Salvini frena: ‘No all’obbligo per tutti’.
    “Il governo ci ha informati che approverà un decreto per rendere il Green pass obbligatorio sui posti di lavoro pubblici e privati”. Lo dice il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri dopo l’incontro a Palazzo Chigi.”Abbiamo chiesto la gratuità dei tamponi fino a fine anno”. Lo dicono i segretari di Cgil e Uil Maurizio Landini e Pierpaolo Bombardieri; presente per la Cisl, Angelo Colombini. “Il governo ci ha ringraziato del confronto, non ha dato risposte rispetto al provvedimento definitivo, ci auguriamo che tenga conto di queste riflessioni”, spiega Landini, aggiungendo che è stato chiesto al governo di valutare eventualmente anche un periodo transitorio.”Abbiamo ribadito al governo che noi pensiamo che la strada migliore sia quella di un provvedimento legislativo per l’obbligo vaccinale. Siamo stati informati che invece la discussione non prevede almeno per ora questa scelta. Non è esclusa, ma per non prevista”. Ha detto Landini. Sui tempi dell’entrata in vigore dell’estensione del green pass per i lavoratori pubblici e privati dal governo “hanno parlato genericamente del mese di ottobre ma non hanno indicato date. Hanno detto che è una decisione non ancora assunta”. Ha aggiunto il segretario generale della Cgil. Così come, ha proseguito, “non ci hanno detto che sicuramente domani” arriverà il decreto in Cdm, e “che stanno decidendo e valutando” anche alla luce di questo confronto.La cabina di regia di governo sul nuovo decreto per l’estensione dell’obbligo di Green pass è convocata domattina alle 10.30 a Palazzo Chigi.La riunione del Consiglio dei ministri è convocata domani alle 16. Lo si apprende da fonti ministeriali. Ad ora nella convocazione pervenuta ai ministeri non compare l’ordine del giorno della riunione, che dovrebbe avere sul tavolo il decreto per l’estensione del Green pass ai luoghi di lavoro.Sono circa 18 milioni i lavoratori pubblici e privati interessati dalle norme sul green pass: 13,9 milioni già lo hanno, mentre quelli senza sono 4,115 milioni. Sono dati diffusi dal governo. I lavoratori dipendenti del settore privato con il certificato verde sono 11 milioni (80%), 3,7 milioni quelli senza. Dei dipendenti pubblici che già sarebbero obbligati alla vaccinazione, 2,3 milioni hanno il green pass, 115 mila no. Mentre fra i dipendenti pubblici non obbligati, in 600 mila hanno il lasciapassare e 300 mila no. I dati riguardano anche la popolazione inattiva: 10,8 milioni col green pass e 2,7 milioni senza. I disoccupati: 1,8 milioni con e 500 mila senza. I pensionati: 12 milioni con e un milione senza. I ragazzi e le ragazze fra i 12 e i 19 anni: 3 milioni con e 1,5 milioni senza.
    Un decreto unico, per estendere l’obbligo di Green pass da metà ottobre ai lavoratori pubblici e privati. E’ il provvedimento che potrebbe arrivare domani sul tavolo del Cdm, salvo ulteriori approfodnimenti tecnici. A quanto confermano diverse fonti governative, in queste ore prosegue il lavoro dei tecnici di Palazzo Chigi e ministeri per perfezionare le norme, che devono tenere conto di diverse specificità. 
    “Sicuramente ci sarà un’estensione dell’utilizzo del Green Pass. Sulle modalità e i tempi discuteremo nelle prossime ore”, spiega il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. Secondo Orlando, è necessario “calmierare i prezzi dei tamponi” ma “non è giusto che la fiscalità generale intervenga a cancellare un costo che deriva da una scelta”.  
    “Ho parlato questa mattina con il ministro Giorgetti: al momento non esiste un progetto definito sull’estensione del Green Pass”, ha dichiarato Matteo Salvini. “La posizione della Lega è chiara – ha aggiunto Salvini -: siamo per la difesa della salute dei cittadini, anche sui luoghi di lavoro. Ma non si può pensare di estendere l’obbligo del Green Pass a 60 milioni di italiani”.”Se il governo impone il Green pass per i luoghi di lavoro pubblici e privati deve consentire il tampone gratuito e rapido. Ma non si possono scaricare i costi sui lavoratori o sulle imprese. Il governo si assuma le sue responsabilità”. Così la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni a “Zona Bianca” di Rete 4 in onda stasera.”Questo governo è nato per due obiettivi – ha detto Giuseppe Conte, presidente del M5s -: completare la campagna vaccinale e mettere in sicurezza il Paese, e per avviare una buona attuazione del Pnrr: una forza politica che ha accettato di partecipare a questo governo e tradisce una di queste due missioni è una forza politica che prende in giro il suo elettorato, non ha idee chiare, e non fa bene al Paese”. “Credo che una forza politica che assume una responsabilità di governo debba essere conseguente”, ha proseguito Conte, in una iniziativa elettorale stamani a Grosseto.Secondo la ministra per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini, “si va verso l’obbligo del certificato verde non solo per i lavoratori del pubblico impiego ma anche per quelli del settore privato”. A Radio Rai ha sottolineato che “solo immunizzando la stragrande maggioranza della popolazione possiamo contenere i contagi”. Il governo, aggiunge, “è pronto ad accelerare sul green pass, abbiamo intrapreso una strada chiara, il Consiglio dei ministri di domani sarà sicuramente un momento importante”.

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    Mario Draghi tra i 100 di Time, unico italiano

    Unico italiano in lista, Mario Draghi è per la terza volta tra i 100 personaggi più influenti di Time nel 2021. Janet Yellen spiega le ragioni dell’inclusione: “Gli Stati Uniti sono grati di avere Mario di nuovo come partner”, scrive la segretario al Tesoro americana ed ex capo della Fed tracciando il breve profilo del presidente del Consiglio. Draghi è tra i venti leader globali selezionati quest’anno da Time che includono, tra gli altri, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il suo predecessore Donald Trump. La Yellen va indietro al celebre messaggio del luglio 2012, quando dalla Lancaster House di Londra Draghi proclamò che la Bce “era pronta a tutto” per salvare l’Euro: il famoso ‘whatever it takes’.
    “Draghi e la Bce aiutarono a stabilizzare l’economia europea. All’epoca ero alla Fed e fui particolarmente grata di avere un partner come Mario dall’altro lato dell’Atlantico, qualcuno con grande esperienza e nervi saldi”, osserva la Yellen. Ora alla testa del governo italiano Draghi “guida il Paese attraverso la pandemia con mano abile, difendendo una rapida campagna vaccinale e misure di ristoro per imprese e lavoratori”. Sostenuto da un vasto stanziamento di fondi Ue, il premier italiano “ha messo in moto politiche necessarie e politicamente difficili per rendere più verde l’economia, ridurre le diseguaglianze e avanzare con la digitalizzazione”. Un accenno anche alla presidenza di turno del G20 per mettere assieme le maggiori economie mondiali: “Sono passati nove anni da quel famoso discorso, ma l’approccio di Mario di fare tutto il possibile è più rilevante e stimolante che mai”, scrive la Yellen. Il numero con i top 100 di Time è uscito oggi con sette diverse copertine, ciascuna con altrettanti protagonisti della lista: ci sono il principe Harry e la moglie Meghan, la ginnasta Simone Biles, l’attrice Kate Winslet, la cantante Billie Eilish, la direttrice del Wto, Ngozi Okonjo-Iweala, l’amministratore delegato di Nvidia Jensen Huang e la scrittrice Cathy Park Hong.   

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    Mattarella: 'La crisi afghana pone l'Ue di fronte a scelte'

    “L’Unione deve essere in grado di far sentire nel mondo la propria voce. Per rafforzare quello spazio di libertà, di sicurezza, di giustizia di cui siamo orgogliosi”. Lo ha detto il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel secondo panel del vertice del “Gruppo Arrajolos” in corso al Quirinale. “L’Europa deve adoperarsi – ha aggiunto Mattarella secondo il testo diffuso dal Quirinale – per disinnescare la logica competitiva che ha contrassegnato gli ultimi anni, che hanno fatto apparire un mondo sempre più multipolare e sempre meno multilaterale; ponendo a rischio sviluppo e benessere futuri. Autonomia non significa rinchiudersi in se stessi. Noi europei conosciamo bene i vantaggi della cooperazione e l’Unione deve avvertire la responsabilità di essere protagonista dello sviluppo di un sistema internazionale basato nuovamente sul metodo multilaterale, con regole condivise rispettate da tutti. Il metodo multilaterale, espresso nelle regole sorte all’indomani del secondo conflitto mondiale, ha subito in questi due decenni una progressiva erosione, prodotta anche da una globalizzazione sempre più veloce. Tocca soprattutto agli europei evitare che il passaggio da un sistema a un altro generi un periodo di pericolosa anomia, di mancanza di regole. La contrapposizione tra Paesi, tra grandi soggetti internazionali, tra aree geografiche, di per sé pericolosa, condurrebbe – ha aggiunto il presidente – a una “corsa al ribasso” degli standard di protezione della libertà, della salute, della condizione dei cittadini. Basta pensare alla tutela dei dati personali, al contrasto ai mutamenti climatici, agli standard alimentari”.
    “Ci troviamo a un punto di svolta per il futuro dell’Unione europea, integrare e completare i tanti cantieri aperti: questo lo dobbiamo alle nuove generazioni. Le sfide di questi anni ci portano ad alzare le nostre ambizioni. E’ ineludibile un passo avanti per costruire una credibilità maggiore in tema di sicurezza che sia naturalmente complementare con la Nato. Serve una maggior presenza dell’Europa, bisogna colmare il divario tra attese e risposta. Serve una Ue protagonista, autorevole e con una identità precisa”. Lo ha detto il presidente Sergio Mattarella a conclusione del vertice del “Gruppo Arrajolos”.
    “Nelle ultime settimane abbiamo assistito al precipitare della situazione in Afghanistan. Ancor più vicino a noi le crisi non si placano: dalla Siria al Mediterraneo Orientale; dall’irrisolta questione ucraina alla allarmante situazione in Bielorussia. Tutto ciò ci pone di fronte a scelte che riguardano tanto la dimensione interna quanto quella esterna dell’Unione Europea”. Così il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella sessione ‘Unione Europea sulla via dell’autonomia strategica: responsabilità e opportunità’. 
    “Da un lato – aggiunge Mattarella – è necessario riflettere su quali siano gli interessi condivisi dell’Unione e cosa occorra per tutelarli, per conseguire una effettiva autonomia strategica. Dall’altro dobbiamo definire il ruolo che l’Unione deve esercitare nella comunità internazionale: in che modo possiamo essere incisivi nell’affermazione del multilateralismo efficace che da anni indichiamo nella nostra azione esterna; come proiettare, anche al di fuori dei nostri confini, i valori e i principi su cui si fonda l’Europa”. 
    “L’Unione si pone in piena complementarietà con la Nato, rafforzando il suo ruolo di produttore di sicurezza – ha aggunto il Capo dello Stato – Accrescere le nostre capacità, fare dell’Unione un attore più credibile è importante per l’Europa e, vorrei aggiungere, lo è anche per gli Stati Uniti, in un mondo sempre più caratterizzato dal protagonismo di grandi soggetti internazionali”. 
    “La Conferenza sul futuro dell’Unione rappresenta una grande storica occasione. Non dobbiamo ridurla a uno scialbo momento di ordinaria amministrazione. Dovremo impegnarci – senza remore e senza temi intoccabili – per completare i tanti “cantieri aperti” della nostra integrazione. L’Unione Economica e Monetaria, l’effettiva capacità fiscale, un vero pilastro sociale”, ha inoltre sottolineato il presidente intervendo alla riunione del “Gruppo Arrajolos”. 
    “Next Generation non è soltanto un piano di resilienza e ripresa ma un programma a lungo termine verso una doppia transizione, verde e digitale. Si tratta di costruire il nostro futuro”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervenendo alla prima sessione di lavori del sedicesimo incontro del Gruppo Arraiolos al Quirinale. “Next Generation – ha detto tra l’altro il Capo dello Stato nel suo intervento, la cui sintesi è stata diffusa dal Quirinale – è la strategia. Il percorso per realizzarlo è l’autonomia dell’Unione”.    

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    M5s: Conte, confronto con il Pd sarà sempre più serrato

    “Come dico sempre, abbiamo un dialogo continuo, abbiamo una traiettoria anche più complessiva che ci porterà a un confronto sempre più serrato”. Lo ha detto Giuseppe Conte, presidente del M5s, rispondendo a una domanda sui rapporti con il Pd, a margine di un’iniziativa elettorale a Grosseto dove peraltro alle Comunali M5s e Pd sono alleati nella stessa coalizione che sostiene il candidato a sindaco Leonardo Culicchi.
    “In alcune realtà comunali non siamo riusciti a trovare questa intesa – ha spiegato Conte sull’alleanza M5s- Pd -, in molte altre realtà invece abbiamo un progetto comune, una proposta comune da presentare agli elettori”.  “Credo che questa proposta per Grosseto sia molto competitiva”, ha aggiunto l’ex premier rilevando che “dal calore che c’è, dall’accoglienza” ricevuta nella città toscana, “i cittadini non sono particolarmente soddisfatti di quello fin qui fatto” dall’attuale giunta di centrodestra del sindaco Anton Francesco Vivarelli Colonna che corre per il secondo mandato. 
    “Stiamo per sfiorare ragionevolmente il +6% di Pil, e secondo me forse lo centreremo appieno”, ha aggiunto – “E’ qualcosa di più di un semplice rimbalzo perché c’è stata la pandemia e la grave recessione: è un segnale molto positivo, è un segnale che le misure che abbiamo predisposto sono utili per mantenere integro il tessuto economico e sociale”. Per Conte “probabilmente avremo una curva di rientro del debito migliore rispetto al disastro che avremmo avuto con le politiche iper-rigoriste che ci hanno soffocato in passato”. 
    Il previsto rincaro delle bollette di luce e gas “è un problema finanziario che dobbiamo risolvere anche con il Mef e tutto il governo, ma state certi della nostra forte determinazione a ottenere il calmieramento di queste bollette” -ha proseguito l’ex premier – “se dall’oggi al domani luce e gas aumentano del 30-40%, il bilancio familiare salta completamente”-.
    “Questo governo è nato per due obiettivi: completare la campagna vaccinale e mettere in sicurezza il Paese, e per avviare una buona attuazione del Pnrr: una forza politica che ha accettato di partecipare a questo governo e tradisce una di queste due missioni è una forza politica che prende in giro il suo elettorato, non ha idee chiare, e non fa bene al Paese” – ha detto inoltre Conte sulle frizioni nella maggioranza sul Green pass. “Credo che una forza politica che assume una responsabilità di governo debba essere conseguente”. 
    “Con il M5s e con me la garanzia sarà massima perché questi soldi” del Pnrr “non vadano in mano ai soliti gruppi imprenditoriali e finanziari che da anni comandano in Italia”, ha detto Conte.

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    Salvini: 'Una centrale nucleare in Lombardia? Nessun problema'

    “Metterei una centrale nucleare in Lombardia? Che problema c’è”. Lo afferma il leader della Lega, Matteo Salvini a Radio anch’io su Radio Rai.  “La Svezia di Greta ha 8 centrali. Ci sono centrali nei centri storici di grandi città: a Copenaghen c’è un termovalorizzatore in centro città, con una pista di sci”, aggiunge. 
    “Aspettiamo la proposta sul green pass. Non commento i se, se c’è il contatto con il pubblico avrebbe senso, altrimenti se uno è chiuso nel suo ufficio che senso avrebbe? Ma ripeto, non commento i se, aspetto il testo. Occorre equilibro, non ci sto alle tifoserie”, afferma inoltre il leader della Lega.
    “Per non far alzare la bolletta, il governo deve abbassare le tasse – dice Salvini – Chi paga 100 euro, la maggioranza di quei 100 euro sono costi come l’Iva. Il governo deve ridurre l’Iva”.