More stories

  • in

    Fonti Chigi, a studio misure taglia-bollette e prezzi benzina

    Il governo è al lavoro per approvare prime misure anti crisi “già questa settimana”. E’ quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi. Il lavoro si starebbe concentrando in particolare su un pacchetto per contenere i prezzi di energia e carburanti. Sul fronte delle bollette si starebbe valutando una ulteriore forma di rateizzazione oltre a un intervento per calmierare ancora gli aumenti dopo gli interventi degli ultimi mesi. In più si lavora a un taglio dei prezzi per benzina e diesel.
    Per mettere in campo un primo pacchetto di misure anti-crisi il governo sta valutando la possibilità di utilizzare l’extra gettito Iva sui carburanti di questi mesi e di intervenire sugli extraprofitti delle imprese di alcuni dei settori interessati, preservando “la stabilità della finanza pubblica”, si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
    Per fronteggiare le ricadute economiche della guerra in Ucraina – spiegano fonti di Palazzo Chigi – il governo in sede europea si impegnerà per ulteriori misure sul fronte della crisi energetica, in particolare sul fronte di un tetto europeo ai prezzi delle importazioni di gas.   

  • in

    Yang Jiechi, la 'tigre' della diplomazia di Xi

    Fedele al vecchio adagio ‘sono eterni e perpetui solo gli interessi della Cina’, Yang Jiechi rappresenta il volto fedele della politica estera voluta negli ultimi 10 anni dal presidente Xi Jinping, incentrata sul rapporto complicato e turbolento con gli Stati Uniti. Una carriera tutta al ministero degli Esteri, Yang, 71 anni, a Roma in queste ore per trattare con gli americani, è il diplomatico di più alto livello della Cina, forte del sostegno di Xi che nel 2017 lo volle tra i 25 membri del Politburo, l’Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista.
    Una ricompensa per la fedeltà e le capacità mostrate a conclusione della scalata di tutti i livelli della diplomazia fino al ruolo di ministro degli Esteri (2007-13), consigliere di Stato e, da ultimo, capo della Commissione Affari esteri del Pcc, la carica che attualmente lo rende il vertice di tutti gli affari diplomatici della Repubblica popolare: con un ampliamento significativo della sua sfera di influenza anche sulle questioni dell’impegno della Cina contro i cambiamenti climatici e di Taiwan, l’isola che Pechino rivendica come parte inalienabile del suo territorio da riunificare anche con l’uso della forza, se necessario.
    Yang è in una posizione più alta di quella del ministro degli Esteri Wang Yi: entrambi sono consiglieri di Stato, ma Yang negli assetti istituzionali del partito unico ha la prima e l’ultima parola sulle linee strategiche della diplomazia. Il suo ruolo di mediatore nei difficili rapporti con gli Usa è venuto costantemente a galla negli ultimi anni di tempestose relazioni bilaterali, soprattutto nell’ultimo anno con la partecipazione in prima persona ai colloqui con le sue controparti americane. Era, ad esempio, l’interlocutore naturale dell’ex segretario di Stato Mike Pompeo quando c’erano da trasmettere messaggi allo stesso Xi.
    Nato a Shanghai, Yang è un veterano delle relazioni con gli Stati Uniti. Negli anni ’80 fu tra i funzionari dell’ambasciata cinese negli Usa, aperta ufficialmente nel 1979 dopo l’avvio delle relazioni diplomatiche, e poi ancora negli anni ’90, quando a Washington tornò come vice ambasciatore. Yang fu anche interprete per Deng Xiaoping, come testimonia una foto che lo ritrae con l’allora presidente George H.W. Bush, a febbraio del 1989, poche settimane dopo il suo insediamento alla Casa Bianca.    Anzi, si dice che fu proprio Bush senior a dargli il soprannome di ‘tigre’ per le sue capacità negoziali decise e risolute. Come sperimentato in Alaska a marzo 2021 dal segretario di Stato Antony Blinken e dal consigliere sulla Sicurezza nazionale Jake Sullivan. Proverbiale il suo puntiglio nella preparazione dei dossier.
    Nell’incontro avuto a fine 2017 con l’allora ministero degli Esteri Angelino Alfano alla Zhongnanhai, la residenza della leadership cinese, Yang manifestò “apprezzamento per la cooperazione sino-italiana”. Successivamente, alcuni partecipanti alla riunione manifestarono sorpresa per gli argomenti da lui trattati “fin nei minimi dettagli”. 

  • in

    Ucraina, il punto alle 16 – Ucciso un giornalista americano, l'ira Usa

    Mentre cresce, in una Ucraina oramai del tutto terreno di battaglia, il timore delle armi chimiche, fra le vittime si registra il primo giornalista, l’americano Brent Renaud, ucciso a Irpin, nei sobborghi di Kiev, da un colpo al collo al checkpoint dove filmava profughi in fuga dalla capitale. Due suoi colleghi sono rimasti feriti. Immediata la replica di Washington: la Russia subirà gravi conseguenze per quanto sta facendo, dice il consigliere Sicurezza nazionale Jack Sullivan.    A farsi portavoce dei timori sulle armi chimiche il presidente polacco Andrzej Duda, che alla Bbc ha risposto di pensare “che Putin possa usare qualunque cosa in questo momento, specialmente quando si trova in una situazione difficile”.    Eventualità che, secondo Duda, potrebbe portare a un impegno diretto della Nato. E la stessa Casa Bianca ha avvertito Mosca che in questo caso pagherebbe un prezzo alto. Una messa in guardia peraltro arrivata anche dal segretario generale dell’ Alleanza atlantica, il segretario generale Jens Stoltenberg, il quale chiarisce inoltre che non si sta cercando alcuna guerra con Mosca, e per questo motivo torna a dirsi contrario ad ogni ipotesi di No fly zone, chiedendo a Putin di ritirare le truppe e tornare al tavolo della diplomazia. Su questo fronte, intanto, il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov spiega che nessuno esclude la possibilità di un incontro tra Putin e il presidente ucraino Zelensky, ma bisogna capire di che cosa discutere in questo incontro e quale dovrà essere il risultato. Nuovi colloqui Mosca-Kiev potrebbero aver luogo “già domani o dopodomani”, afferma Mykhailo Podoliak, consigliere del presidente ucraino. Si tratterebbe del quarto round di una serie negoziale che finora non ha dato risultati concreti.    Un colloquio fra Kiev e Varsavia si è invece registrato dopo l’intensificazione degli attacchi russi nel nordovest ucraino, in alcuni casi a pochi chilometri dal confine polacco. Come è successo al centro internazionale per il mantenimento della pace e la sicurezza di Javoriv, più o meno a metà strada fra Leopoli e il confine polacco, a 25 km dall’Unione europea. Nel centro era attivo anche personale straniero. Sulla base sono stati lanciati una trentina di missili: al momento si contano 35 morti e 134 feriti.    Attacchi russi sono comunque concentrati anche in quasi tutte le aree densamente abitate dell’Ucraina, e stanno producendo pesanti conseguenze: si stima che circa un milione di persone siano senza gas e riscaldamento, mentre si sta lavorando per riparare i danni che i bombardamenti hanno causato a Donetsk, Luhansk e Mykolaiv. Ai tecnici è stato però impedito di raggiungere un centro di distribuzione gas a Bashtanka, nella parte meridionale, a causa dei combattimenti in corso. Dai quali continua la fuga dei civili, con Kiev che fa sapere di essere stata in grado di evacuare circa 125mila persone usando i corridoi umanitari. “L’impegno maggiore ora è Mariupol – spiega lo stesso Zelensky – Il nostro sforzo diplomatico è focalizzato sugli aiuti per raggiungere la città”.E un convoglio umanitario diretto al porto assediato, dopo essere partito da Zaporizhzia, sta procedendo il suo cammino e al momento senza incontrare ostacoli.    In Russia intanto vanno avanti le proteste contro l’invasione in Ucraina. Tensione ed arresti a Mosca ed in altre città, dove sono in corso manifestazioni contro la guerra. OVD-Info, ong specializzata nel monitoraggio, riferisce di almeno 268 persone già bloccate in 23 città. Dalle immagini dei media si vedono poliziotti intervenire con la forza contro chi manifesta. E sono 14.274, dal 24 febbraio scorso, la persone arrestate in Russia durante le proteste contro l’aggressione all’Ucraina, rende noto la ong. Un appello accorato a fermare il massacro arriva anche dal papa nel corso dell’Angelus: “cessare l’inaccettabile aggressione armata prima che riduca le città a cimiteri”.    

  • in

    Ucraina: principali tv si uniscono in unico canale 'United news'

    (ANSA) – ROMA, 11 MAR – I principali canali Tv ucraini si
    sono uniti in un unico canale, ‘United news’, per trasmettere 24
    ore su 24 tutte le informazioni sulla crisi. Lo si legge in un
    annuncio sul loro canale.   
    “Al fine di garantire una informazione coordinata e senza
    interruzioni delle notizie, i gruppi media parleranno
    alternativamente all’interno di un unico programma televisivo”,
    sottolineano precisando che saranno forniti aggiornamenti e la
    copertura di tutti gli eventi “sull’aggressione militare della
    Federazione Russa”. (ANSA).   

  • in

    IL PUNTO DELLE 12 – Mosca chiama 16mila volontari da Medio Oriente

    Mentre piovono i primi missili anche su zone occidentali dell’Ucraina e il fronte di guerra si allarga, l’Europa stanzia altri 500 milioni di euro per il sostegno militare a Kiev, come detto dall’Alto Rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell, entrando al vertice di Versailles, dove sono riuniti per la seconda giornata i leader europei e si continua a ragionare, anche, dell’ingresso dell’Ucraina nell’Unione. Mosca, che ha chiesto un consiglio di sicurezza dell’Onu, rinforza i confini occidentali della Russia contro la Nato, ma non ne prevede la chiusura, specifica il Cremlino, e sostiene che ci siano 16mila volontari da vari Paesi del Medio Oriente pronti a essere arruolati per combattere nel Donbass. Ancora il Cremlino riferisce che “non ci sono le condizioni per il default della Russia”.
     Il giorno dopo il nulla di fatto del vertice in Turchia tra i ministri degli Esteri russo e ucraino, la tensione cresce.”Nessuno esclude” un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky, i quali “si dovrebbero incontrare per ottenere qualche risultato”, afferma sempre il Cremlino, citato dalla Tass. Ma i morti aumentano. I profughi, quantificano le Nazioni Unite, sono ormai due milioni e mezzo da quando la Russia ha invaso il Paese confinante, il 24 febbraio. Il patriarca di Mosca Kirill torna a difendere la guerra di Vladimir Putin.    La notte, hanno riferito media ucraini, ha portato primi raid sulla città di Lutsk, nel nord-ovest e gli attacchi russi hanno colpito obiettivi civili, tra cui un asilo nido, per la prima volta a Dnipro, nell’Ucraina centrale, mentre le truppe di Mosca si avvicinano a Kiev. Sempre le autorità ucraine hanno denunciato che un raid ha colpito l’istituto di fisica e tecnologia di Kharkiv, sede di reattore nucleare sperimentale. A Mariupol, sotto assedio, il vicesindaco ha riferito che oltre 1.200 corpi sono stati rimossi dalle strade e saranno sepolti in fosse comuni.
    Da Mosca invece arriva l’accusa agli Usa di svolgere “attività biologiche militari in Ucraina”, con la richiesta di convocare oggi il Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il ministro della Difesa Serghei Shoigu ha fatto sapere che lo stato maggiore militare è al lavoro per rinforzare la difesa dei “confini occidentali della Russia” con il ridispiegamento di unità militari e con armi avanzate, come contromisura al rafforzamento delle Nato dei suoi confini orientali, aggiungendo che il presidente Putin ha chiesto un rapporto in merito. Lo stesso Shoigu ha parlato dell’attivazione di 16mila volontari, soprattutto dal Medio Oriente per il Donbass: “Stiamo ricevendo – ha dichiarato – un numero colossale di richieste da volontari di vario tipo da vari Paesi che vogliono andare nelle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk per unirsi a quello che chiamano un movimento di liberazione”.
     Il capo religioso degli ortodossi russi, il patriarca Kirill, torna ad appoggiare la politica di Putin: “Sono fermamente convinto che i suoi promotori non siano i popoli di Russia e Ucraina”, ha detto, sostenendo che “anno dopo anno, mese dopo mese, gli Stati membri della Nato hanno rafforzato la loro presenza militare, ignorando le preoccupazioni della Russia”.
        Dal carcere il leader dell’opposizione russa Alexey Navalny invita a scendere in piazza e protestare contro la guerra ogni fine settimana a partire dal prossimo. La sua addetta stampa, Kira Yarmysh, ha reso noto la Tass, è stata inserita dal ministero dell’Interno nella lista dei ricercati.    

  • in

    M5s: votano 34.040 iscritti, non raggiunto il quorum

    Non è stato raggiunto il quorum costitutivo per validare in prima convocazione il voto sul nuovo statuto M5s. Hanno votato 34.040 iscritti, comunica il M5s sul blog.Si procederà, quindi, con l’assemblea in seconda convocazione dalle 8 alle 22 di venerdì 11 marzo 2022.    

  • in

    Allarme Draghi 'crescita rallenta'. Asse con Parigi

     La crescita rallenta, le materie prime potrebbero mancare, la guerra con Vladimir Putin non sarà breve e, comunque, della Russia si dovrà fare a meno a lungo. Al vertice dei leader europei a Versailles Mario Draghi porta innanzitutto i numeri di uno scenario non più ipotizzabile ma prevedibile. Numeri che rischiano di disegnare, per l’Europa e per l’Italia, il tunnel della recessione. Per questo, “la risposta europea dovrà essere convinta e rapida così come lo è stata quella con la Russia”, ha avvertito il premier italiano prima del summit francese. Ed è proprio con Emmanuel Macron – con cui Draghi ha avuto un faccia a faccia prima della riunione europea – che Roma fa ancora asse. Puntando innanzitutto sulla messa in campo di debito comune per affrontare il periodo di guerra.    Il premier è atterrato a Parigi dopo aver riunito, in mattinata, il Consiglio dei ministri. E proprio ai membri del suo governo, secondo indiscrezioni, Draghi non avrebbe escluso il rischio di una recessione. L’ipotesi tuttavia, è seccamente smentita da Palazzo Chigi e dallo stesso presidente del Consiglio. Nel punto stampa pre-vertice Draghi ha sottolineato infatti come “l’Italia non è in recessione”. Ma ha mostrato anche un certo realismo. “C’è stato un rallentamento della crescita, dobbiamo sostenere il potere d’acquisto delle famiglie. Ciò che dobbiamo fare è affrontare subito queste strozzature, queste mancanze di materie prime”, ha spiegato Draghi. E non c’è solo il nodo energetico. Agro-alimentare, carta, acciaio, ceramica, sono alcuni dei prodotti a rischio.    L’azione, secondo Palazzo Chigi, deve essere rapida. Lo strumento da usare, da qui a fine marzo, sarà oggetto di un serrato negoziato in Ue. E l’ipotesi di un fondo Sure – fatto esclusivamente di prestiti e molto più agevole da usare rispetto al Next Generation Ue – di certo non potrebbe dispiacere a Roma.    Il problema, ha sottolineato Draghi, non è solo italiano. Non a caso il premier, prima del vertice europeo, ha avuto un lungo colloquio con Macron. La Spagna di Pedro Sanchez è sulla stessa linea. E chissà se nel breve percorso fatto con Olaf Scholz dalla photo-family nel cortile di Versailles all’ingresso della Reggia, Draghi non abbia provato a smussare la posizione di Berlino. Il premier, tuttavia, vuole evitare qualsiasi narrativa che vede Italia e Francia contro i falchi europei. “Siamo pienamente allineati nelle sanzioni contro la Russia e nel sostenere le nostre economie e le nostre imprese, le nostre famiglie”, ha puntualizzato il capo del governo.    Del resto anche in Italia la scelta compiuta da Usa e Gran Bretagna si fa strada. “Dobbiamo arrivare allo stop a petrolio e gas russi”, ha sottolineato il leader Pd Enrico Letta. (ANSA).   

  • in

    Fine vita, primo ok Camera. Ma al Senato numeri risicati

    A tre anni e mezzo dalla prima ordinanza della Corte costituzionale del novembre 2018 che sollecitava il Parlamento a varare una legge sul suicidio assistito, la norma compie il primo passo con l’approvazione da parte della Camera, dove i tentativi del centrodestra di affossare la legge a colpi di voti segreti non hanno sortito effetto. La maggioranza giallo-rossa che sostiene la legge ha retto, e alla fine i sì sono stati 253 e i no 117, con un astenuto, l’azzurro Simone Baldelli. Anzi, in favore del provvedimento si sono schierati anche sei deputati di Fi e cinque di Coraggio Italia, mentre dentro Italia Viva (che aveva lasciato libertà di voto) in sette hanno votato contro. Ora la legge passa al Senato dove la situazione, però, potrebbe complicarsi per i sostenitori del Fine vita visti i numeri più risicati. Allarme colto dal presidente della Camera, Roberto Fico, che salutando come “un passo fondamentale” il primo ok al provvedimento sottolinea come il Parlamento debba “assumersi le proprie responsabilità affrontando anche i temi etici e dando risposte ai cittadini”.    All’ordinanza del novembre 2018 della Consulta, era seguita un anno dopo una pronuncia della Corte che dichiarava parzialmente incostituzionale il reato di aiuto al suicidio, nella sentenza sul caso Dj Fabo-Cappato. In essa indicava al Parlamento quattro pilastri per una legge sul suicidio assistito: che il paziente sia in grado di intendere e volere; che sia affetto da una malattia non reversibile; che abbia sofferenze psichiche o fisiche intollerabili; che dipenda da presidi vitali. Queste quattro condizioni per accedere alla “morte volontaria medicalmente assistita” (questo è il nome ufficiale della legge) sono il cuore del provvedimento approvato dalla Camera, dopo una complessa mediazione dei relatori, Alfredo Bazoli (Pd) e Nicola Provenza (M5s).    Questi hanno accolto già in Commissione una serie di richieste del centrodestra, a partire dalla possibilità di obiezione di coscienza per i sanitari, richiesta anche dalla Cei. Inoltre è stato previsto che le sofferenze del paziente siano “fisiche e psichiche” e non “fisiche o psichiche”; e ancora, il paziente deve essere tenuto in vita da trattamenti sanitari di sostegno vitale. Due punti che i critici sostengono siano in contrasto rispetto ai paletti indicati dalla Consulta.    L’associazione Luca Coscioni, promotrice del referendum sull’eutanasia, e i Radicali Italiani hanno chiesto che il Senato modifichi almeno questo punto.    “Con il primo via libera alla Camera – esulta il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D’Incà – il Parlamento si rimette in sintonia con il Paese”; concetto evidenziato dai partiti che hanno sostenuto la legge (dal segretario del Pd Enrico Letta al capogruppo di Leu Federico Fornaro). Il centrodestra tutto, da Antonio Palmieri e Pierantonio Zanettin di Fi, fino a Carolina Varchi (Fdi), Alessandro Pagano (Lega) e Fabiola Bologna (Ci) ha sostenuto che la legge apre le porte in futuro all’eutanasia, come è avvenuto in Belgio o in Olanda.    Tesi respinta da Graziano Delrio del Pd.    Dal centrosinistra e da M5s è arrivato l’auspicio che ora il Senato mandi avanti la legge e non la affossi come avvenuto per il ddl Zan. La capogruppo del Pd Simona Malpezzi si è impegnata a far procedere la legge a Palazzo Madama dove tuttavia i numeri dei giallo-rossi sono risicati, e dove saranno determinanti i voti delle varie e spesso imprevedibili componenti del gruppo Misto.