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    Qui Pechino, Xi Jinping e la 'sicurezza indivisibile'

    Il presidente Xi Jinping propone una “iniziativa di sicurezza globale” a sostegno della “sicurezza indivisibile”, principio già avallato dalla Russia sull’invasione dell’Ucraina. Il mondo in pratica “dovrebbe rispettare la sovranità e l’integrità territoriale” di ogni Paese tenendo però nella considerazione dovuta le “legittime preoccupazioni di tutti”.    Xi, nel suo intervento all’apertura del Forum di Boao (la Davos d’Asia), non ha mai citato Usa, Ue e alleati, ma ha ribadito le posizioni chiave anti-occidentali nella guerra Ucraina-Russia: la Cina si oppone a “sanzioni unilaterali”, “doppi standard” e “giurisdizione a braccio lungo”, oltre che al “disaccoppiamento” delle economie e alle tattiche di pressione, come il taglio della supply chain, sulla convinzione che siano tutti strumenti che “non funzioneranno”. Il presidente ha poi espresso opposizione “alla mentalità della Guerra Fredda, che minerà solo il quadro di pace globale”: egemonismo e politica di potere “sono un danno e la costituzione di blocchi aumenterà le sfide alla sicurezza”.    Invece, ed è questa la base della proposta dai contorni indefiniti, “dovremmo sostenere il principio dell’indivisibilità della sicurezza, costruire un’architettura di sicurezza equilibrata, efficace e sostenibile e opporci alla costruzione della sicurezza nazionale sulla base dell’insicurezza in altri Paesi”, ha osservato Xi. E’ un concetto a cui Mosca, sull’Ucraina, ha fatto riferimento con insistenza nella richiesta ai governi occidentali di rispettare l’accordo del 1999 sulla “sicurezza indivisibile” secondo cui nessun Paese può rafforzarsi a spese di altri.    La Cina e la Russia hanno ribadito in settimana la strategicità della partnership “senza limiti”, auspicando un ulteriore coordinamento su vasta scala. Pechino, malgrado le pressioni di Usa, Ue e alleati, ha rifiutato di condannare l’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio, attribuendo l’origine della crisi agli Usa e all’espansione verso est della Nato. Secondo gli osservatori, è la prima volta che la Cina sostiene la “sicurezza indivisibile” al di fuori del contesto della guerra tra Russia e Ucraina, con implicazioni sulle azioni americane in Asia. In altri termini, se Pechino ritenesse contrarie alle sue preoccupazioni le azioni di Usa e alleati su Taiwan o sul mar Cinese meridionale e orientale potrebbe evocare il concetto di ‘sicurezza indivisibile’ per rivendicare la legittimità di rappresaglie.    Taiwan, del resto, “è parte integrante della Cina”, ha ricordato mercoledì il ministro della Difesa di Pechino Wei Fenghe al capo del Pentagono Lloyd Austin, nel loro primo colloquio telefonico. Oggi è arrivata la secca risposta del ministro degli Esteri taiwanese, Joseph Wu, affidata a Twitter: “Le bugie e le false rivendicazioni territoriali sono espansionismo autoritario da manuale. Possono anche essere un preludio alla guerra come nel caso dell’Ucraina. Mentre la Cina continua la sua cooperazione illimitata con la Russia, il popolo di Taiwan è pronto a difendere il nostro stile di vita democratico”.    

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    Il premier ungherese Orban in Vaticano per un'udienza con Papa Francesco

    Il premier ungherese Viktor Orban, accompagnato dal seguito, è stato ricevuto in udienza privata da Papa Francesco.
          Nel corso dell’udienza privata in Vaticano e dopo il colloquio a porte chiuse nella Sala della Biblioteca durato 40 minuti, Papa Francesco ha regalato al premier ungherese il medaglione che ritrae San Martino mentre divide il suo mantello per darlo al povero.
       Nel incontro Papa Francesco ha anche fatto riferimento all’opera che sta conducendo l’Ungheria per la protezione dei rifugiati che arrivano dall’Ucraina, come riferisce la Sala stampa della Santa Sede.
       “Dio la benedica, benedica la sua famiglia e l’Ungheria”. È la frase detta dal Papa in inglese, salutando il premier ungherese al termine dell’incontro in Vaticano. “Noi la aspettiamo”, ha replicato sempre in inglese Orban congedandosi, lasciando così intendere un invito rivolto al Pontefice a visitare il Paese e un possibile prossimo viaggio, dopo la visita-lampo avvenuta lo scorso settembre.
      Si tratta della prima visita ufficiale all’estero del capo del governo magiaro dopo le elezioni del 3 aprile che lo hanno riconfermato alla guida del Paese per il quarto mandato consecutivo ed anche del primo faccia a faccia ufficiale in Vaticano tra papa Bergoglio e il premier Orban.
       Un primo incontro ‘privato’ tra i due, sempre in Vaticano, risale al 28 agosto 2016, quando il Pontefice argentino ricevette il gruppo di leader e parlamentari cristiani europei partecipanti a Frascati all’annuale meeting della Rete/ICln. Ma soprattutto, Francesco e Orban si sono poi incontrati nuovamente a Budapest il 12 settembre scorso, presenti anche il presidente della Repubblica d’Ungheria, Janos Ader, e il vice primo ministro Zsolt Semjen, durante la breve visita del Pontefice nella capitale ungherese per la messa di chiusura del Congresso eucaristico internazionale.

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    Su Russiagate Copasir si ferma, lite Renzi-Conte

    Il Copasir non intende riaprire i dossier sul Russiagate e non tornerà ad ascoltare i due ex premier, Giuseppe Conte e Matteo Renzi. Ma la polemica tra i due leader non si placa. Dopo che entrambi si sono rinfacciati la necessità che il Comitato per la sicurezza li riascoltasse.
    Tant’è che sia il M5s, sia Italia Viva oggi hanno chiesto all’organismo di riascoltare i due ex premier. Ma l’ufficio di presidenza dell’organismo ha respinto le richieste: “non vi sono elementi di novità tali da richiedere ulteriori approfondimenti” chiarisce il presidente Adolfo Urso.
    “Renzi vada al Copasir, faccia quello che vuole, vada nelle tv a parlare. Non mi interessa” liquida la vicenda il leader pentastellato che risponde alla richiesta di un confronto pubblico fatta da Renzi e si mostra tranquillo. La vicenda Barr “non mi preoccupa e perché dovrebbe? Quando si agisce in piena coscienza, con chiarezza, assolvendo ai propri compiti la massima dedizione perché dovrei essere preoccupato'” dice Conte in tv dove smentisce la ricostruzione del quotidiano la Repubblica a proposito della “cena segreta” che si sarebbe tenuta a Roma nel 2019 tra l’allora capo dei servizi italiani Gennaro Vecchione e il segretario americano alla Giustizia di Donald Trump, Bill Barr.
    “Ho letto la dichiarazione di Vecchione: è stata una cena conviviale con delegazioni in un noto ristorante, non hanno parlato di informazioni riservate e confidenziali, quindi non mi sembra ci sia molto da speculare” taglia corto il Presidente del Movimento che si difende: “non sono stato né disinvolto né disattento”. E soprattutto, dice Conte, le informazioni chieste dagli Usa “non riguardavano autorità italiane”.
    Ma Renzi non molla la presa visto che secondo le ricostruzioni del quotidiano l’obiettivo della missione statunitense doveva essere proprio lui. Gli Usa avrebbero voluto informazioni, è la tesi, sullo scandalo sulle presunte interferenze russe nelle presidenziali Usa del 2016 per portare Trump alla Casa Bianca e sapere se non fosse stato confezionato in Italia, dai servizi guidati dall’allora premier Renzi insieme ad agenti ostili dell’Fbi, per danneggiare il tycoon e far vincere Hillary Clinton. “Una follia” per Renzi secondo il quale, inoltre, Conte “ha mentito al Copasir perché ha detto che non c’erano stati incontri fuori dalle sedi istituzionali, che non era vero. Deve smettere di dire bugie agli italiani” . “Spero che i suoi atteggiamenti non rovinino le nuove generazioni, il senso delle istituzioni è importante” gli ribatte Conte, offeso per le insinuazioni di Renzi: “ho sempre perseguito l’interesse nazionale. E’ un’infamità metterlo in discussione”. “Danneggiare le prossime generazioni? Io non lo so che cosa gli è successo a quell’uomo…” alza le braccia il leader di Iv.   

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    Ucraina, il punto delle 18: 'Parata russa il 9 maggio a Mariupol'

    Nelle ore in cui si decide il destino di quella che è stata definita la ‘città martire’ del conflitto russo-ucraino, la vicesindaca nominata dai russi, Viktoria Kalachova, citata dalla Tass, annuncia che le forze russe organizzeranno a Mariupol una grande parata militare il 9 maggio, giorno in cui Mosca celebra l’anniversario della vittoria contro i nazisti nella Seconda guerra mondiale.
       “Avverrà senza alcun dubbio. La popolazione di Mariupol aspetta questo evento”, ha detto ai giornalisti, parlando della parata del “Reggimento Immortale”, come viene definita dai russi.
       Intanto, è scaduto l’ultimatum russo per le forze ucraine che stanno resistendo a Mariupol ma non ci sono segnali di resa da parte dei soldati di Kiev.
       “Chiediamo all’Europa di includere l’embargo al petrolio nel sesto pacchetto di sanzioni, altrimenti sarà una misura vuota”, ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante la conferenza stampa con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel oggi a Kiev.
      “Siamo grati all’Ue per i cinque pacchetti di sanzioni già approvati ma secondo noi non sono abbastanza per firmare il finanziamento della guerra di Vladimir Putin”, ha aggiunto Zelensky chiarendo che anche il gas dovrà essere a un certo punto sanzionato.
       La Commissione Ue “sta lavorando al sesto pacchetto di sanzioni e il petrolio sicuramente ci sarà”, ha spiegato Ivo Schmidt, della direzione Energia della Commissione, intervenendo a nome dell’esecutivo di Bruxelles alla commissione Affari Esteri del Europarlamento.    “Noi vogliamo la vittoria dell’Ucraina e siamo determinati a fare di tutto per sostenere Kiev. Saremo al fianco” dell’Ucraina “nel processo di ricostruzione – ha affermato Michel – Noi lottiamo per i valori fondanti dell’Ue e della democrazia. Sarà anche importante raccogliere le prove” dei crimini commessi, ha aggiunto. Zelensky ha salutato in Michel come “un grande amico dell’Ucraina”.    La Russia ha intanto consegnato all’Ucraina una bozza di documento sui colloqui negoziali ‘formulata chiaramente’ e adesso attende la risposta. Ora la palla è nel campo di Kiev, dice il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov.
       Tuttavia la sua collega del ministero degli Esteri Maria Zakharova a Russia-24 Tv, a quanto riporta l’agenzia Tass, fa anche presente che Mosca non crede più nei negoziatori ucraini: “Ora non è più una questione di ‘fidati e verifica’”. La Russia e l’Ucraina “continuano i negoziati”, ma se vuole che siano costruttivi Kiev “deve cominciare a cercare accordi realistici”, ha specificato il ministero degli Esteri di Mosca.
        ‘Grande delusione e amarezza’ a Kiev per il discorso del cancelliere tedesco Scholz: bene la volontà tedesca di ulteriori finanziamenti per gli armamenti, ma non le dichiarazioni secondo cui l’export delle forze armate tedesche è esaurito.
       “La Germania sta facendo tantissimo per l’Ucraina”, non solo per gli aiuti civili. Lo ha detto l’ambasciatore tedesco in Italia Viktor Elbling in un Forum ANSA.

    Agenzia ANSA

    Alle 15 in diretta streaming su ANSA.it e sui canali social dell’Agenzia. Intervistato dal direttore Luigi Contu, dal caporedattore esteri Luigi Ambrosino e dalla corrispondente da Berlino Rosanna Pugliese (ANSA)

       “Abbiamo fornito armi importanti, per chi conosce la storia tedesca è stata una svolta molto importante, abbiamo fornito direttamente degli stinger ed altri equipaggiamenti e armi”, ha spiegato Elbling, secondo cui “non possiamo uscire da questa relativa dipendenza dal gas russo dall’oggi al domani, sia per la Germania che per l’Italia sarebbe molto dannoso”.    Il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato al governo di preparare entro il primo giugno una “strategia” con la quale Mosca risponderà nell’ambito dell’Organizzazione per il commercio internazionale alle sanzioni occidentali, che definisce “illegittime” e “contrarie ai principi del Wto”.
       La Russia ha detto oggi di aver testato con successo un nuovo missile balistico intercontinentale, il Sarmat, capace, secondo il ministero della Difesa, di “penetrare ogni sistema di difesa missilistica esistente o futura”.    Il comitato organizzatore di Wimbledon ha ufficializzato l’esclusione dei tennisti russi e bielorussi dalla prossima edizione del torneo più importante del circuito mondiale: dopo le anticipazioni delle ultime settimane, è stato lo stesso All England Club a rendere nota la decisione, presa in accordo con il governo britannico dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.      

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    Ucraina, il punto delle 15: Bozza Mosca per colloqui, 'palla a Kiev'

    La Russia ha consegnato all’Ucraina una bozza di documento sui colloqui negoziali ‘formulata chiaramente’ e adesso attende la risposta. Ora la palla è nel campo di Kiev, dice il portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov citato dalla Tass. Tuttavia la sua collega del ministero degli Esteri Maria Zakharova a Russia-24 Tv, a quanto riporta l’agenzia Tass, fa anche presente che Mosca non crede più nei negoziatori ucraini: “Ora non è più una questione di ‘fidati e verifica’”.    “Grande delusione e amarezza” viene espressa intanto da Kiev per il discorso di ieri del cancelliere tedesco Scholz: l’ Ucraina ha accolto con favore la volontà della Germania di fornire a Kiev ulteriori finanziamenti per gli armamenti, ma non le dichiarazioni del cancelliere secondo cui le capacità di export delle forze armate tedesche sono esaurite.    Il numero due dell’ esercito tedesco oggi ha chiarito che è impossibile al momento per Berlino mandare armi pesanti in Ucraina, perché sono necessarie alla Bundeswehr, ne andrebbe degli impegni presi in ambito Nato: ‘Le nostre armi pesanti servono a noi’, ha detto in sostanza.    Sul campo di battaglia, sempre più dura la situazione nella città portuale di Mariupol, assediata da settimane dall’ esercito russo, che cerca di imporsi sulle ultime sacche di resistenza, in particolare nel fortino del complesso siderurgico di Azovstal. Scaduto a mezzogiorno (le 13 ora italiana) il nuovo ultimatum lanciato dai russi, non ci sono segnali di resa da parte dei soldati di Kiev, riferisce la Bbc, e anche se la città portuale assediata è circondata, non è ancora caduta.    C’è un accordo per un corridoio umanitario, con Kiev che vuole evacuare seimila civili con 90 bus, portandoli a Zaporizhizhia, a nordovest della città assediata, attraverso i territori occupati di Mangush e Berdyansk. E i mezzi si fermeranno anche vicino all’acciaieria. Ma il sindaco Vadym Boychenko, a quanto riporta il Guardian, ricorda che in città restano ancora almeno in 100mila. E il suo consigliere Petro Andryushchenko denuncia che gli occupanti stanno trasformandola in un vero e proprio ghetto, costringendo i residenti a spostarsi solo se indossano al braccio dei nastri bianchi. Con le minacce dirette di aprire il fuoco su chiunque si trovi per strada senza tali segni. E madri, mogli e figli dei difensori della città pregano e scrivono al papa perché faccia “il possibile e l’impossibile” per salvare i loro cari e tutte le persone di Mariupol.    Kiev resta comunque convinta che Mosca voglia spingere gli ucraini fuori dalle regioni orientali e mantenere il “corridoio di terra” verso la Crimea prima della data fatidica del 9 maggio, in cui Mosca celebra con una parata la Giornata della Vittoria, in memoria della sconfitta della Germania nazista al termine della seconda guerra mondiale. E per questo amplia il proprio contingente reclutando anche ex combattenti da Siria, Afghanistan e Cecenia. Un grido d’allarme arriva anche da Mykolaiv, città a 130 km da Odessa: ‘Vogliono fare di noi una seconda Mariupol’.    Nuovo appello dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ‘aiutateci a salvare migliaia di ucraini’, mentre dal Cremlino Vladimir Putin assicura che grazie alla Russia arriverà la pace nel Donbass e che Mosca farà in modo che nella regione torni la normalità. Ma intanto, l’intelligence del ministero della Difesa ucraino scrive su Telegram che Mosca ha iniziato a fare ‘pulizia’ nelle zone occupate del Donbass per “fallimenti al fronte”: la prima testa a cadere quella di un maggiore, arrestato dai Servizi russi.    

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    Oltre 350 magistrati al campionato nazionale calcio a otto

    (ANSA) – PERUGIA, 20 APR – Oltre 350 magistrati provenienti
    da 17 distretti parteciperanno dal 21 al 25 aprile presso i
    campi di calcio dell’antistadio dello stadio “Renato Curi” di
    Perugia al campionato nazionale di calcio a otto.   
    Il torneo, autofinanziato dai partecipanti e con il patrocinio
    dell’Anm e della locale Figc-Lega nazionale dilettanti, prende
    quest’anno il titolo “Legalità – mettiti in gioco”. Venerdì,
    dalle 17 alle 19, si terrà un incontro sul tema “Si allo sport
    no alla guerra”, presso la sede della locale Figc-Lnd con gli
    studenti del “Centro internazionale Montessori” di Perugia,
    della scuola secondaria di primo grado “Dante Alighieri” e del
    liceo ad indirizzo sportivo “Mazzatinti” di Gubbio. Verranno
    proiettati dei filmati preparati dagli studenti sul tema della
    legalità e ci sarà un saluto del presidente del comitato
    organizzatore della marcia della Pace Perugia-Assisi. Inoltre
    interverranno dei magistrati per illustrare le esperienze
    pluriennali di educazione alla legalità nelle scuole, coi
    docenti e con gli studenti.   
    Il ricavato della manifestazione verrà interamente devoluto
    all’associazione Dynamo camp, il primo camp di terapia
    ricreativa in Italia, che ospita gratuitamente bambini e ragazzi
    affetti da patologie gravi o croniche e le loro famiglie (ANSA).   

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    Gli intrecci Roma-Mosca, 'Conte e 007 vengano al Copasir'

    I rapporti della Russia con l’Italia durante i due governi Conte tornano alla ribalta e riaccendono lo scontro politico tra Italia Viva e Cinquestelle. Al centro delle polemiche le nuove ricostruzioni uscite sui quotidiani che riportano nel dibattito, da un lato, la missione russa nella Penisola durante i primi mesi dell’emergenza pandemica, e dall’altro lo scandalo del Russiagate, con una “cena segreta” che si sarebbe tenuta a Roma nel 2019 tra l’allora capo dei servizi italiani Gennaro Vecchione e il segretario americano alla Giustizia di Donald Trump, Bill Barr. Quest’ultima vicenda dà la stura all’affondo dei renziani, che con il segretario del Copasir Ernesto Magorno chiedono l’audizione di Vecchione e Giuseppe Conte. L’avvocato, dal canto suo, torna a respingere ogni addebito, mentre i membri pentastellati del Comitato vogliono sentire Matteo Renzi.
    Nell’agosto del 2019 Barr vola a Roma per incontrare Vecchione. Obiettivo della missione – riporta Repubblica – è capire se il Russiagate, cioè lo scandalo sulle presunte interferenze russe nelle presidenziali Usa del 2016 per portare Trump alla Casa Bianca, non sia in realtà stato confezionato in Italia, dai servizi guidati dall’allora premier Renzi insieme ad agenti ostili dell’Fbi, per danneggiare il tycoon e far vincere Hillary Clinton. L’incontro tra Barr e il capo dei Servizi avviene nella sede del Dis, ma poi – secondo il giornale – riprende a cena in un ristorante romano. Cena di cui Conte, ascoltato in ottobre dal Copasir, non avrebbe riferito.    L’interlocuzione con Barr, disse l’allora premier ai commissari, è avvenuta “in piena legalità e correttezza” ed è risultata acclarata “l’estraneità della nostra intelligence”. Un secondo incontro tra Barr e il capo del Dis avviene a fine settembre.    Nel mezzo, il famoso tweet di Trump con l’endorsement per “Giuseppi Conte”, alle prese con la crisi post-Papeete del governo gialloverde. Un collegamento, quello tra la richiesta di informazioni di Barr e la formazione del suo secondo governo, che Conte bolla come “una illazione in malafede, visto che la richiesta di Barr risale al giugno 2019 e la crisi del governo all’8 agosto 2019”. Conte ribadisce di non aver mai incontrato il segretario Usa della Giustizia. Quanto alla cena, “non ne ero a conoscenza”, ma se è stata in un noto ristorante “immagino sia stata motivata da cortesia istituzionale”.
    Nell’ottica di Italia Viva ce n’è comunque abbastanza per tornare all’attacco del leader M5s. Il presidente di Iv Ettore Rosato imputa a Conte un “uso dei servizi segreti per fini personali e politici” e la “subalternità imbarazzante alla Russia di Putin”. Per il segretario del Copasir Magorno serve una nuova audizione di Conte e Vecchione. “Obama ed io che organizziamo una truffa elettorale ai danni di Trump? Follia pura. Che nel 2019 qualcuno a Roma possa aver dato credito a tale idea mi sembra gravissimo”, sottolinea intanto Renzi, che chiede all’intelligence di “chiarire”. Sul fronte opposto i tre componenti M5s del Copasir rimarcano la trasparenza di Conte e chiedono di “audire quanto prima tutte le parti chiamate in causa, a partire dal senatore Renzi”.    Dall’estate 2019 si passa alla primavera 2020. Il governo ora è quello giallorosso del Conte bis. Il Corriere della Sera riporta le mail inviate a fine marzo dall’ambasciata di Mosca all’Italia per pianificare l’arrivo dei voli e dei 130 uomini destinati alla missione anticovid. “Si prevede di inviare i mezzi speciali per la disinfestazione di strutture e centri abitati nelle località infette”, si legge. Una formula che confermerebbe la volontà di bonificare le strutture pubbliche.    Dalle mail e dai documenti raccolti dal Copasir, emerge inoltre che la “missione umanitaria” dei russi sarebbe stata pagata dall’Italia. Dal carburante degli aerei alle spese di vitto e alloggio di 130 persone: un conto di oltre 3 milioni di euro.   

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    Missione russa: Conte, mai incontrato Barr

    “Non ho mai personalmente incontrato l’allora Attorney General degli Stati Uniti, Bill Barr, nel corso delle sue visite in Italia, né nel corso di incontri formali né nel corso di incontri conviviali”. Così l’ex premier e ora presidente M5s, Giuseppe Conte, in un post in cui conferma “di avere riferito, a suo tempo, correttamente e doverosamente, tutte le informazioni in mio possesso riguardanti questa vicenda al Copasir”. 
    “Dopo gli articoli dell’edizione odierna di Repubblica, mi trovo nuovamente costretto a ripetere ciò che in totale trasparenza ho già più volte chiarito davanti agli organi preposti e davanti ai cittadini” scrive Conte secondo il quale “il fatto che dopo la riunione ufficiale del 15 agosto 2019 avvenuta nella sede della nostra Intelligence, a Roma in piazza Dante, si sia tenuta una cena la sera stessa tra la delegazione americana e l’allora Direttore del Dis Vecchione è circostanza di cui non ero specificamente a conoscenza”. Se però, evidenzia l’ex premier, “la cena si è tenuta in un noto ristorante nel centro storico di Roma immagino sia stata motivata da cortesia istituzionale, piuttosto che dalla necessità di avere uno scambio riservato di informazioni”. Per completezza – aggiunge Conte, “preciso che non mi sono mai state riferite neppure altre cene o pranzi che i nostri vertici dell’intelligence hanno avuto con altri rappresentanti di governi esteri”.
    Il leader M5s sottolinea poi che Barr, all’epoca dei fatti, “non era solo Attorney general ma anche Responsabile delle attività dell’FBI che riguardano la sicurezza nazionale (l’FBI svolge, infatti, attività di intelligence civile e, in particolare, di controspionaggio) e fece pervenire la sua richiesta di informazioni non a me direttamente, ma tramite i nostri canali diplomatici ufficiali, in particolare attraverso il nostro ambasciatore negli Stati Uniti”. Ma “la sua richiesta non ha avuto a oggetto una ipotesi di cooperazione giudiziaria per cui sarebbe stato improprio indirizzarla al nostro Ministro di giustizia”.
    Inoltre “credo non sia mai successo nella storia del nostro Paese che a una richiesta di informativa degli Usa attinente al piano dell’intelligence, le nostre Istituzioni abbiano risposto con un rifiuto preventivo di collaborare e, addirittura, di incontrare gli alti rappresentanti degli Stati Uniti. Chi ipotizza uno scenario del genere è in malafede o semplicemente non sa di cosa sta parlando”.
    Infine, “improprio sarebbe stato incontrare i rappresentanti degli Stati Uniti mettendo a disposizione i nostri archivi o consentendo loro di acquisire in modo indiscriminato informazioni. Proprio per questo, dopo un primo incontro in cui il sig. Barr ha esposto le sue richieste ed è stato definito il perimetro della collaborazione, vi è stato un secondo incontro, con tutti i vertici delle nostre tre Agenzie, in cui è avvenuto il confronto oggetto del colloquio, senza consegna di documenti”.