More stories

  • in

    Il Senato dice sì a Cartabia, la riforma del Csm è legge

    Il Senato ha approvato la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, confermando il testo Camera, che è dunque legge.
    I sì sono stati 173, i no 37, gli astenuti 16.
    “Solo pochi mesi fa le Camere rispondevano con un lungo applauso all’appello del presidente Matterella che sollecitava l’approvazione di questa riforma. Oggi siamo qui per mantenere l’impegno di trasformare in legge un provvedimento che viene da lontano e che è stato costruito con il contributo di molti. Un provvedimento preceduto da un lungo lavoro, non semplice, portato avanti con il contributo di molti”, aveva detto la ministra Marta Cartabia stamani in aula al Senato prima dell’inizio delle dichiarazioni di voto sulla riforma del Csm. “Ringrazio ciascuna forza politica – ha aggiunto – per l’impegno e la disponibilità”.
    “Questo è un passaggio importante nella storia del nostro Paese – aveva detto Cartabia – in cui troppo a lungo la giustizia è stata terreno di scontro. Permettetemi di ricordare e ringraziare tutti coloro che ci hanno consentito di giungere a questo momento”.
    “Un disegno di legge di riforma – aveva ricordato la Guardasigilli – era già stato elaborato dal precedente Governo e su quel testo si sono innestati gli emendamenti approvati dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 febbraio, anche sulla base delle preziose proposte della Commissione di esperti presieduta dal professor Luciani. È seguito un intenso confronto con tutte le forze politiche di maggioranza per giungere a un articolato ampiamente condiviso, in cui ciascuna forza politica può riconoscere il suo apporto”.
    “Ciascuno ha portato il suo contributo – aveva sottolineato Cartabia – sia sostenendo le proprie iniziative con forte convinzione, sia lasciando spazio alla voce delle altre forze di maggioranza. Ringrazio ciascuna forza politica per questo impegno costruttivo e per questa disponibilità e ringrazio sentitamente il Ministro dei rapporti con il Parlamento D’Incà che si è speso moltissimo per permetterci di giungere a questa votazione finale. Non meno decisivo è stato il contributo convinto e determinato dei Sottosegretari Sisto e Macina e quello tecnico degli uffici del Ministero della Giustizia, il cui supporto professionale, svolto con dedizione lontano dai riflettori, è semplicemente imprescindibile”.
    “L’approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia vòlte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell’amministrazione della Giustizia, consentirà – aveva detto ancora Cartabia – che l’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura si svolga con nuove regole affinché questa istituzione, presidio costituzionale e imprescindibile dei principi dell’autonomia e dell’indipendenza dell’ordine giudiziario, principi irrinunciabili, «possa – per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella – svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare. Un grazie sentito a tutti e a ciascuno di voi”, ha concluso.

  • in

    Dalle porte girevoli alle nomine, ecco cosa cambia

    La riforma del Csm è legge. Ecco le novità.
    SI TORNA A 30 COMPONENTII consiglieri togati salgono da 16 a 20 e saranno ripartiti tra 2 magistrati di legittimità, 5 pm e 13 giudici. I laici diventano 10: oggi sono 8.
    CAMBIA IL SISTEMA ELETTORALEIl sistema elettorale sarà misto: binominale maggioritario, con una quota proporzionale (per eleggere 5 dei 13 giudici di merito). Non sono previste liste, ma candidature individuali, senza firme di sostegno. In ogni collegio binominale dovranno esserci un minimo di 6 candidati , di cui almeno la metà del genere meno rappresentato: in mancanza ci sarà un sorteggio.
    BASTA CON LE NOMINE A PACCHETTOPer impedire accordi spartitori tra le correnti della magistratura, si impone al Csm di procedere in base all’ordine cronologico delle scoperture. In nome dalla trasparenza saranno obbligatorie le audizioni dei candidati e la pubblicazione online degli atti e dei curriculum. Non potranno far parte della Commissione che si occupa delle nomine i componenti della Sezione disciplinare: esclusa la loro presenza anche dalle Commissioni che decidono sui trasferimenti d’ufficio ordinari e per incompatibilità.
    STOP ALLE PORTE GIREVOLI POLITICA-GIUSTIZIATutti i magistrati che hanno ricoperto incarichi elettivi non potranno più tornare a indossare la toga: saranno collocati fuori ruolo presso il ministero di appartenenza o le sezioni consultive del Consiglio di Stato, le sezioni di controllo della Corte dei Conti e il Massimario della Cassazione. Chi non è stato eletto non potrà per 3 anni lavorare nella regione dove si è candidato, nè fare il capo di un ufficio giudiziario, il pm, il gip e il gup. E non sarà più possibile continuare a fare il magistrato mentre si ricoprono incarichi elettivi e governativi: obbligatoria l’aspettativa , senza assegni in caso di incarichi locali.
    STRETTA SUI PASSAGGI GIUDICE-PMSarà possibile un solo cambio di funzione da giudice a pm e viceversa nel penale entro i 10 anni dall’assegnazione della prima sede.
    GIRO DI VITE SUI MAGISTRATI FUORI RUOLOI magistrati potranno andare fuori ruolo solo dopo 10 anni di effettivo lavoro sul campo e al massimo per 7 anni (10 per chi è distaccato presso organi costituzionali e di governo). Si abbasserà il numero massimo dei fuori ruolo, oggi pari a 200, ma non è stato quantificato il taglio.
    PAGELLE, FASCICOLO MAGISTRATO E VOTO AVVOCATI Arriva un giudizio ad hoc, graduato in discreto, buono, ottimo, sulla capacità di ogni magistrato di organizzare il proprio lavoro. E si introduce il voto degli avvocati nei consigli giudiziari sulla professionalità dei magistrati, ma con alcuni paletti: sarà unitario e possibile solo in presenza, a monte, di un deliberato del Consiglio dell’Ordine. Il fascicolo personale del magistrato sarà aggiornato ogni anno(non più ogni 4) con provvedimenti a campione e statistiche sull’attività svolta: la novità è che si darà conto anche degli esiti, per avere una fotografia a tutto campo del lavoro, non per un giudizio sui singoli provvedimenti.

  • in

    Etruria: Boschi, contro di me anche insulti sessisti

     “La vicenda Banca Etruria ci ha sconvolto la vita. La mia famiglia è stata additata per anni come responsabile dei più grandi scandali bancari del Paese. Non era vero nulla. Adesso lo sa tutta l’Italia”. Così Maria Elena Boschi, deputata di Italia Viva ed ex ministro, commenta l’assoluzione del padre sul crac di Banca Etruria in un’intervista a ‘La Repubblica’.

    Agenzia ANSA

    Bancarotta consulenze non sussiste. M.Elena, ‘pianto come bimba’ (ANSA)

        “Il tema non è l’inchiesta, ma il massacro mediatico. Se io non fossi stata così visibile, a quei tempi, nessuno avrebbe parlato di Banca Etruria e di mio padre – prosegue – gli scandali bancari erano altri, lo sanno tutti. Ma molti dei protagonisti di quelle vicende erano legati a doppio filo con parte della classe dirigente mediatica, finanziaria, culturale di questo Paese. E su di loro è sceso un silenzio impressionante”.    Secondo Boschi, il caso Etruria “dovrebbe far riflettere i media più dei magistrati. Sono stata condannata senza aver fatto nulla. E le opposizioni di allora, a cominciare dai Cinque Stelle, mi hanno insultato nel modo più becero. Nessun grillino ha ancora trovato il modo di pronunciare la parola ‘scusa’”, continua.    La cosa peggiore secondo l’ex ministra è stata “la violenza verbale che spesso sfociava in sessismo. Hanno smesso di chiamarmi col mio nome per storpiarmi in Maria Etruria Boschi – conclude – cambiarti il nome è il primo passo per disumanizzarti Hanno ironizzato su tutto, mi hanno riempito di allusioni e minacce nel silenzio imbarazzato e complice di tanti e tante.    Anche alcuni che debbono la carriera al renzismo hanno fatto a gara a dire che io ero il problema, che dovevo sparire”.    

  • in

    Lega attacca su Csm ma governo tiene e procede

    Una Lega in difficoltà dopo il voto delle amministrative cerca il rilancio trovandosi unita negli attacchi al governo. E lo fa sulla tormentata riforma del Csm che si trova in Aula al Senato presentando una serie di emendamenti e soprattutto chiedendo il voto segreto. Ma il tentativo non passa e si spiana la strada al provvedimento. E’ stata comunque una mossa certo non gradita al governo che in queste ore è al lavoro su diversi dossier parlamentari che segneranno i prossimi giorni toccando il livello massimo di pericolosità il 21 giugno quando il premier Mario Draghi farà le sue comunicazioni al Parlamento in vista del Consiglio europeo.
    Una data cerchiata in rosso da palazzo Chigi che è già al lavoro per sminare le trappole sul delicatissimo tema dell’invio delle armi all’Ucraina. Anche le virgole saranno importanti nel discorso che il premier terrà al Parlamento visto il nervosismo del Movimento Cinque Stelle dopo il risultato altrettanto deludente alle elezioni di domenica scorsa. A segnalare l’innalzamento della tensione in maggioranza è il Pd che rimarca come la richiesta del voto segreto sia una tattica parlamentare che usa l’opposizione e non una forza politica che sostiene l’esecutivo: “Portare l’ostruzionismo sulla giustizia vuol dire minare le basi della convivenza stessa del governo, è un atteggiamento insostenibile”, ha accusato il segretario Enrico Letta”. “Sarebbe gravissimo se la Lega utilizzasse in Aula il voto segreto, un tipico strumento usato dall’opposizione, per mettere in difficoltà il governo. E’ una scelta irresponsabile da parte di un partito di maggioranza”, gli fa eco la presidente dei Senatori del Pd, Simona Malpezzi. Per questo i Dem consigliano al governo di porre la fiducia sul provvedimento. In serata la replica di Matteo Salvini che, pur confermando che la Lega non farà saltare il banco, tiene il punto: “noi peseremo il governo e l’incisività della Lega del governo su questo: lavoro, tasse e pensioni”, assicura a Porta a Porta facendo capire che la pressione sul governo non è destinata a scemare. Che il premier si possa trovare stretto in una tenaglia tra le strategie della Lega e dei Cinque stelle è evidente. Il partito di Salvini è in fibrillazione ma la sua leadership non sembra per ora in discussione.
    Infatti l’improvvisa richiesta dei ministri leghisti di riaprire – proprio in questa fase caldissima dell’agenda politica – il nodo dell’autonomia delle regioni del nord viene letto come un tentativo di ricompattamento tra l’ala governista e quella più barricadera che spinge per un’uscita dal governo. “L’Autonomia differenziata è una richiesta di tutto il Paese, un percorso istituzionale destinato a valorizzare le capacità territoriali e soprattutto la responsabilità degli amministratori, voluto per questo dal governo”, recita infatti una nota che improvvisamente viene vergata a diramata dai “ministri della Lega”. Il tema è spinoso e covava sotto le ceneri. Al di là dei tecnicismi la materia non è stata ancora risolta a livello politico e rischia di far deflagrare un conflitto tra regioni del nord e del sud ed anche tra due ministre (non leghiste) della maggioranza, cioè Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. 

  • in

    Elezioni: Tajani, 'Tosi aderisce a Forza Italia. Ora a Verona siamo al 24%'

    “Ieri pomeriggio Berlusconi ha lanciato un appello a tutti i moderati a scegliere Forza Italia per avere nelle città sindaci di centrodestra. Un appello lanciato a tutte le liste civiche. Il primo a rispondere è stato Flavio Tosi. Stamattina ci siamo incontrati con lui. Tosi ha deciso di aderire a Forza Italia”. Lo afferma il coordinatore nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani, durante una conferenza stampa nella sede del partito, insieme al candidato di Verona. “Sono contento di consegnargli la tessera”. 
    “Con l’adesione di Tosi, Forza Italia a Verona rappresenta il 24%. Ora, con tutte le sue liste civiche, da oggi Fi è pronta a apparentarsi e sedersi attorno al tavolo a Verona per permettere il successo del centrodestra” precisa Tajani.
    “Sono onorato della telefonata di Berlusconi. Le nostre civiche hanno fatto un percorso verso Forza Italia nato anni fa. Nel centrodestra c”è un’anima populista e una pragmatica, liberale, con cultura di governo, che non urla: io faccio parte di questa seconda, quella di Forza Italia, unica forza così nella coalizione”. Lo afferma Flavio Tosi, a margine di una conferenza stampa di Forza Italia nella sede del partito. “Quello che manca ora a Verona è solo l’apertura del confronto da parte di Sboarina” precisa Tosi.
    “L’accordo con Flavio Tosi lo farei domattina perché le mie simpatie non devono avere ricadute”. Così il segretario della Lega, Matteo Salvini nella registrazione di ‘Porta a porta’ in onda stasera su Rai uno. E ha aggiunto: “A Verona spero ci sia accordo di tutto il centrodestra quindi Sboarina con Tosi”. Poi ha confermato di aver avuto “screzi” con Tosi ma ha aggiunto “voglio superare simpatie personali”.

  • in

    Rapporto Reuters, per il quinto anno ANSA prima per affidabilità

    Dopo il Covid, che ha fatto impennare il desiderio di informazione certificata, cala l’interesse per le notizie considerate più “difficili” e “traumatiche” come la guerra in Ucraina, l’inflazione e la stessa pandemia. Le persone tendono ad evitare questo tipo di notizie e diminuisce anche la fiducia dei lettori in generale. È il quadro che emerge dal Digital News Report 2022 dell’Istituto Reuters che, per il quinto anno consecutivo, certifica che l’ANSA è prima in Italia per affidabilità tra le testate d’informazione online.    Secondo l’analisi annuale, l’ANSA guida la classifica conquistando la fiducia del 73%% degli italiani, seguono Il Sole 24 Ore e SkyTg24. ANSA.it si conferma terzo per consultazione tra i siti d’informazione: il 18% degli italiani lo naviga ogni settimana. Primo Fanpage, che fa un balzo (l’anno scorso era quinto), a pari merito con Tgcom24. Seguono SkyTg24, Repubblica, Corriere della Sera e Rainews. I tg Rai sono primi seguiti da Mediaset e Skytg24.    Il rapporto Reuters indica che in Italia la fruizione di notizie cartacee continua a diminuire, con il 15% (l’anno scorso era il 18%) che dichiara di utilizzare fonti di stampa. Tiene la tv, mentre lo smartphone è il dispositivo più usato per la fruizione delle notizie online. Il 36% degli italiani condivide notizie sui social media e chat (primo Facebook seguito da WhatsApp e YouTube).    In generale rispetto allo scorso anno e nei 46 Paesi in cui è stato condotto, il rapporto segnala un calo della fiducia delle persone nelle notizie dopo il balzo dovuto alla sete di informazione per il Covid-19: ora é al 42% (nel 2021 era al 44%). La Finlandia è il Paese con i livelli di fiducia complessivi più alti (69%), mentre gli Stati Uniti hanno il punteggio più basso (26%). L’Italia si attesta al 35% a fronte del 40% del 2021 in cui si era registrato un +11%.    “Si invertono in parte gli aumenti realizzati al culmine della pandemia – spiega Reuters – L’analisi del 2021 conteneva alcuni segnali positivi per l’industria dell’editoria, con maggiori consumi e crescente fiducia. A distanza di un anno, c’è un quadro leggermente meno ottimista”.    Cresce inoltre la percentuale di persone che evitano di proposito le notizie su determinati argomenti come il Covid-19, l’aumento dell’inflazione, la guerra in Ucraina. L’Istituto Reuters dedica in particolare un focus all’informazione legata alla guerra, condotta in cinque Paesi (Polonia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e Brasile) dal 29 marzo al 7 aprile.    Emerge che il conflitto è seguito abbastanza da vicino e in molti si rivolgono ai telegiornali per gli aggiornamenti.    Ma, a causa “forse della natura difficile e a volte traumatica della crisi, c’è una maggiore tendenza nell’evitare le notizie”. In particolare, in Germania il 36% rifugge le notizie sulla guerra (+7% rispetto a prima) e l’incremento in due mesi è maggiore di quello registrato nei cinque anni dal 2017 al 2022. “Poiché il conflitto persisterà – spiega l’analisi Reuters – sarà particolarmente importante per le redazioni riorientare gli sforzi sulla spiegazione della sue più ampie implicazioni”.    Più in generale, molti intervistati affermano che “le notizie hanno un effetto negativo sul loro umore”, mentre una percentuale significativa di giovani e di persone meno istruite dicono di evitare le notizie perché “difficili da capire”.    Infine, dal Digital News Report 2022 emerge che non decolla il pagamento delle notizie online che resta al 17% come lo scorso anno. E che stanno cambiando radicalmente le abitudini dei giovanissimi nella fruizione delle news: il 40% degli under 25 usa TikTok ogni settimana, con il 15% che afferma di consultarlo per le notizie. Le cifre sono ancora più elevate in alcuni Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.   

  • in

    >>>ANSA/ Rapporto Reuters, ANSA resta prima per affidabilità

    (di Titti Santamato) (ANSA) – ROMA, 15 GIU – Dopo il Covid, che ha fatto impennare il desiderio di informazione certificata, cala l’interesse per le notizie considerate più “difficili” e “traumatiche” come la guerra in Ucraina, l’inflazione e la stessa pandemia. Le persone tendono ad evitare questo tipo di notizie e diminuisce anche la fiducia dei lettori in generale. È il quadro che emerge dal Digital News Report 2022 dell’Istituro Reuters che, per il quinto anno consecutivo, certifica che l’ANSA è prima in Italia per affidabilità tra le testate d’informazione online.    Secondo l’analisi annuale, l’ANSA guida la classifica conquistando la fiducia del 73%% degli italiani, seguono Il Sole 24 Ore e SkyTg24. ANSA.it si conferma terzo per consultazione tra i siti d’informazione: il 18% degli italiani lo naviga ogni settimana. Primo Fanpage, che fa un balzo (l’anno scorso era quinto), a pari merito con Tgcom24. Seguono SkyTg24, Repubblica, Corriere della Sera e Rainews. I tg Rai sono primi seguiti da Mediaset e Skytg24.    Il rapporto Reuters indica che in Italia la fruizione di notizie cartacee continua a diminuire, con il 15% (l’anno scorso era il 18%) che dichiara di utilizzare fonti di stampa. Tiene la tv, mentre lo smartphone è il dispositivo più usato per la fruizione delle notizie online. Il 36% degli italiani condivide notizie sui social media e chat (primo Facebook seguito da WhatsApp e YouTube).    In generale rispetto allo scorso anno e nei 46 Paesi in cui è stato condotto, il rapporto segnala un calo della fiducia delle persone nelle notizie dopo il balzo dovuto alla sete di informazione per il Covid-19: ora é al 42% (nel 2021 era al 44%). La Finlandia è il Paese con i livelli di fiducia complessivi più alti (69%), mentre gli Stati Uniti hanno il punteggio più basso (26%). L’Italia si attesta al 35% a fronte del 40% del 2021 in cui si era registrato un +11%.    “Si invertono in parte gli aumenti realizzati al culmine della pandemia – spiega Reuters – L’analisi del 2021 conteneva alcuni segnali positivi per l’industria dell’editoria, con maggiori consumi e crescente fiducia. A distanza di un anno, c’è un quadro leggermente meno ottimista”.    Cresce inoltre la percentuale di persone che evitano di proposito le notizie su determinati argomenti come il Covid-19, l’aumento dell’inflazione, la guerra in Ucraina. L’Istituto Reuters dedica in particolare un focus all’informazione legata alla guerra, condotta in cinque Paesi (Polonia, Germania, Gran Bretagna, Stati Uniti e Brasile) dal 29 marzo al 7 aprile.    Emerge che il conflitto è seguito abbastanza da vicino e in molti si rivolgono ai telegiornali per gli aggiornamenti.    Ma, a causa “forse della natura difficile e a volte traumatica della crisi, c’è una maggiore tendenza nell’evitare le notizie”. In particolare, in Germania il 36% rifugge le notizie sulla guerra (+7% rispetto a prima) e l’incremento in due mesi è maggiore di quello registrato nei cinque anni dal 2017 al 2022. “Poiché il conflitto persisterà – spiega l’analisi Reuters – sarà particolarmente importante per le redazioni riorientare gli sforzi sulla spiegazione della sue più ampie implicazioni”.    Più in generale, molti intervistati affermano che “le notizie hanno un effetto negativo sul loro umore”, mentre una percentuale significativa di giovani e di persone meno istruite dicono di evitare le notizie perché “difficili da capire”.    Infine, dal Digital News Report 2022 emerge che non decolla il pagamento delle notizie online che resta al 17% come lo scorso anno. E che stanno cambiando radicalmente le abitudini dei giovanissimi nella fruizione delle news: il 40% degli under 25 usa TikTok ogni settimana, con il 15% che afferma di consultarlo per le notizie. Le cifre sono ancora più elevate in alcuni Paesi dell’Africa, dell’Asia e dell’America Latina.    (ANSA).   

  • in

    Etruria: tutti assolti nel filone consulenze, anche Boschi padre

    Tutti assolti, perché il fatto non sussiste, i 14 imputati del processo sul filone consulenze d’oro alla ex Banca Etruria. La sentenza è stata pronunciata dal giudice di Arezzo Ada Grignani. Al tribunale il pm Angela Masiello aveva chiesto il massimo della pena (1 anno) per Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena ed ex vicepresidente di Etruria, e per altri tre dirigenti cioè Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri. Per gli altri imputati erano state chieste condanne da 8 a 10 mesi. Ma il verdetto è di assoluzione con formula piena. 
    Gli imputati erano accusati di bancarotta colposa per una serie di consulenze commissionate dalla ex Banca Etruria per studiare l’ipotesi di fusione con un altro istituto di credito, che fu individuato nella Banca Popolare di Vicenza, ma poi l’operazione non andò in porto. Secondo l’accusa anche le consulenze aggravarono i conti di Banca Etruria e ne scaturì un filone complementare a quello ‘generale’ per bancarotta fraudolenta dedicato al crac dell’istituto di credito aretino. Il procuratore Roberto Rossi, che coordina il pool investigativo della procura di Arezzo su Banca Etruria, ha dichiarato dopo la lettura della sentenza: “Aspettiamo le motivazioni poi valuteremo se fare ricorso in appello”. Oltre alla richiesta di pena per 1 anno per Boschi senior, Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri, il pm aveva chiesto anche condanne di 8 mesi per Daniele Cabiati, Carlo Catanossi, Emanuele Cuccaro (ex vicepresidente) sui quali pendeva un capo di imputazione; di 9 mesi per Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori e Ilaria Tosti (per loro due capi di imputazione); di 10 mesi per Claudio Salini (per tre capi di imputazione).
    “Oggi ho pianto. Avevo giurato a me stessa che non avrei mai pianto per Banca Etruria. Oggi l’ho fatto. E non ho paura di ammetterlo in pubblico. Ho pianto come una bambina, in ufficio, alla Camera. Ho pianto perché mio padre è stato assolto dall’ultima accusa che gli veniva mossa su Banca Etruria. Con oggi si chiude un calvario lungo sette anni. E si chiude nell’unico modo possibile: con la certezza che mio padre era innocente”. Lo scrive in un post su Facebook Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva, commentando l’assoluzione del padre Pier Luigi. “La verità giudiziaria non cambia niente per me: ho sempre saputo che mio padre è stato attaccato sui media e non solo per colpire altri. Ma oggi la verità giudiziaria stabilisce ciò che io ho sempre saputo nel mio cuore: mio padre è innocente. E ora – aggiunge – lo sanno tutti, non solo la sua famiglia. Lo sa il popolo italiano, nel cui nome la sentenza è stata pronunciata. Lo sanno le Istituzioni di questo Paese che io ho servito con dignità e onore. Lo sanno gli avversari politici che mi hanno chiesto le dimissioni per reati che mio padre non aveva fatto. Lo sanno i talk che hanno fatto intere trasmissioni contro di me e di noi e che non dedicheranno spazio a questa vicenda. Lo sanno gli odiatori che mi hanno insultato spesso con violenza verbale e frasi sessiste nel silenzio complice e imbarazzato di tanti”. “Questa vicenda – sottolinea – ha segnato la mia vita e la mia carriera molto più di quanto uno possa pensare: ma le lacrime di oggi sono lacrime di gioia e di speranza. Perché nessuno debba subire quello che ha subito la mia famiglia. Combatterò per una giustizia giusta. E ringrazio quei tanti magistrati che in ogni angolo del Paese fanno prevalere il diritto sull’ingiustizia. Grazie a chi mi è stato vicino. Ti voglio bene babbo”.
    ì “Oggi molti avversari politici, ospiti dei talk, odiatori dovrebbero mettersi in fila e dire una cosa sola: scusa. Non lo faranno. Ma quello che è sempre più chiaro è che i mostri non eravamo noi. Un abbraccio a tutta la famiglia Boschi”. Così un in tweet il leader di Iv Matteo Renzi.