More stories

  • in

    Ue: ok alla proroga della decontribuzione per il Sud. Carfagna: 'Un successo'

    La “Commissione europea ha autorizzato la proroga della decontribuzione per le assunzioni nelle regioni del Sud Italia”. Così il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna annuncia l’esito positivo della trattativa da tempo in corso a Bruxelles per evitare la decadenza in luglio della misura della decontribuzione, ora prorogata fino a tutto il 2022. “Buone notizie per l’Italia e soprattutto per il Mezzogiorno, le sue imprese, i suoi lavoratori e cittadini. Si tratta di una deroga temporanea alla disciplina europea sugli aiuti di Stato, giustificata dalle ripercussioni economiche del conflitto in Ucraina”.
    “È una decisione – ha spiegato il ministro Carfagna – che riconosce gli sforzi del governo per migliorare le condizioni economiche del Sud Italia, ridurre i divari tra le varie aree del Paese e promuovere investimenti e occupazione nelle regioni meridionali. Ringrazio il sottosegretario Vincenzo Amendola, che ha portato a termine con abilità e determinazione il negoziato, e la rappresentanza italiana a Bruxelles: la “squadra Italia” ha conseguito un risultato fondamentale per sostenere le imprese e lo sviluppo del Sud in questo momento complicato”.
    “Sono certa che il sistema produttivo – conclude il ministro – saprà cogliere questa occasione e voglio, ancora una volta, dare atto alla Commissione di avere saputo utilizzare in modo intelligente, come ha dimostrato di sapere fare fin dall’inizio della crisi pandemica, i margini di flessibilità previsti dalle regole europee. Resta la nostra intenzione di esplorare ogni strada per rendere la decontribuzione una misura strutturale, che sostenga lo sviluppo del Sud in un arco pluriennale”.   

  • in

    Ballottaggi: a Frosinone il centrodestra unito tenta la volata

    A Frosinone per il ballottaggio, la sfida tra il candidato del centrodestra Riccardo Mastrangeli, assessore uscente, e quello di centrosinistra, già sindaco del capoluogo, Domenico Marzi, risulta più che accesa. Mastrangeli, appoggiato da 7 liste, ha sfiorato di poco la vittoria al primo turno, con il 49,2 % dei consensi, e sembra aver dietro di sè una colazione più che unita e al secondo turno tenta la volata.
    A sostenere l’assessore, infatti, i tre partiti principali del centrodestra: Fratelli d’Italia (8,74 %), Forza Italia (4,51%), e Lega (4,33 %). Domenico Marzi, candidato del Pd, partito più votato dalla coalizione con il 12.49%, anche lui sostenuto da 7 liste, tra cui il Movimento 5 stelle che, con il proprio simbolo, ha raggiunto l’1,32 %. A giocare un brutto tiro a Marzi e al centrosinistra in questo ballottaggio, è stata Azione. Il partito di Carlo Calenda, al primo turno, ha infatti appoggiato Mauro Vicano. L’ex direttore della Asl locale, da sempre vicino ai dem era stato inizialmente indicato come candidato di coalizione del centrosinistra, poi la richiesta del passo indietro e la scelta di candidarsi in solitaria. Azione al ballottaggio ha cosi sparigliato le carte del centrosinistra. Il partito locale aveva reso pubblica la volontà di appoggiare il candidato del centrodestra Mastrangeli poi il coordinamento provinciale ha lasciato la libertà di voto.
    La parola fine alle speranze del centrosinistra l’ha messa Mauro Vicano. Inizialmente la posizione dell’ex direttore Asl era incerta ma poi è arrivata la dichiarazione ufficiale: “Dopo un’analisi approfondita del voto del 12 giugno, avendo recepito le indicazioni espresse dalla liste della coalizione che hanno sostenuto la mia candidatura a Sindaco, e solo dopo una più lunga e a tratti sofferta riflessione comunico che, nella piena libertà di scelta che abbiamo sempre rivendicato, al ballottaggio di domenica 26 giugno sosterrò la candidatura di Riccardo Mastrangeli”, ha spiegato Vicano. Nessun accordo ufficializzato invece per il Psi che, assieme candidato Vincenzo Iacovissi, ha deciso di lasciare libertà di voto.
    “L’Assemblea ha ritenuto opportuno lasciare piena libertà di voto agli elettori in occasione del turno di ballottaggio. Siamo certi che i cittadini sapranno individuare la scelta migliore nell’interesse di Frosinone”, hanno comunicato con una nota i socialisti. 

  • in

    Ballottaggi: A Piacenza sfida al femminile sul filo dei voti

    Anche per i prossimi cinque anni Piacenza sarà una delle poche città italiane ad avere una sindaca e questa è una delle poche cose certe in vista del ballottaggio di domenica. Si affronteranno infatti la sindaca uscente Patrizia Barbieri, sostenuta dal centrodestra e la consigliera regionale del Pd Katia Tarasconi, in una sfida che si annuncia piuttosto equilibrata.
    Tarasconi, un po’ a sorpresa, è risultata la candidata più votata al primo turno, ma con un margine di vantaggio di due punti percentuali. L’esponente del Pd, infatti, si è fermata appena sotto il 40%, mentre la sindaca in carica è arrivata vicina al 38%.
    A decidere le sorti del Comune saranno così, con ogni probabilità, gli elettori dei due candidati che al primo turno hanno drenato una fetta consistente di voti alle due coalizioni principali. Stefano Cugini, che ha messo insieme una serie di liste alla sinistra del Pd e il Movimento 5 Stelle, ha raccolto quasi l’11%, mentre i liberali piacentini, capitanati dallo storico esponente Corrado Sforza Fogliani, hanno preso l’8%.
    Sono a questi due schieramenti che le candidate al ballottaggio si rivolgono, ma il travaso di voti appare tutt’altro che automatico. Non sono stati siglati apparentamenti ufficiali, le coalizioni, quindi rimangono quelle del primo turno e visto che a Piacenza le divisioni si sono basate più su questioni locali che su riflessi della politica nazionale, la ricomposizione può essere più complicata.
    Tarasconi punta agli elettori di Cugini che, aritmeticamente, sarebbero sufficienti a consegnarle il Comune: le frizioni che hanno preceduto la definizione delle candidature avranno però i loro strascichi. I liberali piacentini si collocano nell’area del centrodestra, ma la decisione di correre da soli è dovuta proprio a una posizione critica nei confronti dell’amministrazione Barbieri. La differenza potrebbe stare così in una manciata di voti, con la variabile affluenza alle urne che in una domenica estiva potrebbe rendere anche non scontata la mera conferma dei voti raccolti al primo turno.   

  • in

    Ballottaggi: Viterbo sceglierà una donna, la sfida è tutta al femminile

    Una sfida tutta al femminile dagli esiti finali incerti e non scontati: parte il countwdown per il ballottaggio di Viterbo. A contendersi il capoluogo Chiara Frontini, con una candidatura civica, e la dem Alessandra Troncarelli. Frontini, consigliera uscente, ex di Alleanza Nazionale, esponente della società civile, sostenuta da sei liste tra cui IoApro assieme a ‘Rinascimento’ di Vittorio Sgarbi, è la terza volta che corre per diventare la prima cittadina. Troncarelli, assessora della giunta del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, sostenuta da 8 liste tra cui il Pd, il Movimento 5 Stelle, candidati di Azione nella civica “Viterbo, sul serio” e i ‘fuoriusciti’ di Forza Italia con la lista ‘Viterbo Cresce’, capitanata dal sindaco uscente sfiduciato Giovanni Arena, è arrivata seconda al primo turno con il 27, 9 %. Ufficialmente l’assessora non avrebbe dato il via a nuove alleanze in vista del secondo turno. Anche la consigliera Frontini, prima al primo turno con il 33,08 %, ha sottolineato che al ballottaggio arriverà senza apparentamenti.
    A Viterbo a fare da ago della bilancia potrebbe essere il centrodestra. Presentatosi diviso al primo turno – con Fratelli d’Italia che ha infatti sostenuto la vice sindaca uscente Laura Allegrini, arrivata terza con il 16,74%, mentre la Lega, Forza Italia e Udc hanno appoggiato Claudio Ubertini, arrivati quarti con l’8,53% – il cdx al ballottaggio potrebbe decretare la vittoria o la sconfitta di una delle due candidate. FdI ha già indicato chiaramente che non non appoggerà un candidato del Pd e del Movimento 5 stelle, quindi chiusura totale nei confronti dell’assessora Troncarelli.
    Il centrosinistra sperava forse in un appoggio dei moderati schierati inizialmente per Ubertini ma, al momento, il coordinatore regionale della Lega, Claudio Durigon, ha allontanato questa ipotesi bollando come “follia” un eventuale appoggio a Troncarelli e non sbilanciandosi sulla Frontini.
    Per Troncarelli a scendere in campo è stato quindi Zingaretti: “Il 26 giugno tutti a votare per i ballottaggi. Ora attiviamoci al fianco delle candidate e dei candidati”, ha scritto su twitter.   

  • in

    Ballottaggi: a Barletta si ricompone la coalizione di centrosinistra

    A Barletta la sfida al ballottaggio, domenica prossima 26 giugno, sarà tra l’ex sindaco Cosimo Cannito (42,3% al primo turno), sostenuto dal centrodestra unito; e Santa Scommegna (36,6%), la candidata del Pd che, però, potrà contare anche sull’appoggio di Sinistra italiana e Italia Viva, che porterebbero in dote circa 19 punti percentuali. E’ stato infatti ufficializzato l’apparentamento con le liste che, al primo turno, hanno sostenuto il candidato sindaco Carmine Doronzo, consigliere comunale uscente
    Lo scorso 12 giugno Doronzo ha ottenuto il 18,47% dei voti, posizionandosi al terzo posto e, quindi, sin da subito è diventato il possibile ago della bilancia. Si ricompone, quindi, la coalizione di centrosinistra dopo la spaccatura, anche se è stato necessario l’intervento dei leader nazionali per indurre le parti ad accordarsi. Nella trattativa è stata decisiva anche una telefonata di Nichi Vendola, fondatore di Sinistra italiana, assieme alle interlocuzioni di Francesco Boccia e del governatore Michele Emiliano. Doronzo, qualche giorno fa, su Facebook aveva dettato le condizioni per l’alleanza: “Siamo decisivi – aveva scritto – per rompere gli schemi di potere e rivoluzionare il governo di Barletta”.
    Il caso Barletta nel centrosinistra era già scoppiato a maggio, tutto era nato dalla decisione del Pd locale di puntare su Santa Scommegna senza però aver avuto l’ok dai pentastellati e da Sinistra italiana. Una decisione che non era piaciuta nemmeno ai vertici nazionali del Partito democratico, tanto che il segretario regionale, Marco Lacarra aveva rimesso il mandato nelle mani di Enrico Letta. Il risultato è stato che il M5S ha corso da solo con l’ex consigliera Maria Angela Carone (arrivata quarta con circa il 2,6% delle preferenze), mentre Sinistra italiana e Italia Viva hanno puntato su Doronzo. Adesso, per avere più chance al ballottaggio, la coalizione si ricompone quasi del tutto. Dall’altra parte ci sarà l’ex sindaco Cosimo Cannito, sfiduciato dal Consiglio comunale nell’ottobre del 2021: si è ricandidato alla guida di una coalizione di centrodestra, con otto liste a suo sostegno tra cui Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia. 

  • in

    Ballottaggi: a Gorizia, test elettorale in vista Regionali 2023

    Si scrive Comunali di Gorizia, si legge test per le Regionali 2023 e il ruolo del governatore Massimiliano Fedriga, che è anche presidente della Conferenza Stato-Regioni. Nel capoluogo isontino, va in scena la sfida tra il centrodestra unito in tutte le sue componenti – cespugli compresi – che sostiene il primo cittadino uscente, Rodolfo Ziberna, e il centrosinistra al gran completo, con tanto di alleanza con il MoVimento 5 stelle, coalizione che supporta l’ex senatrice Pd, Laura Fasiolo. Al primo turno c’è stata una larga affermazione di Ziberna, che si è tuttavia fermato al 42,56%, mentre la sua principale sfidante ha ottenuto il 31,37%. In termini concreti, la distanza è di poco superiore ai 1.600 voti, mentre quelli andati agli altri cinque candidati sono in totale quasi 3.900, cifra in grado di sovvertire l’esito del primo turno. Non c’è stato, tuttavia, alcun apparentamento per sconfiggere Ziberna, “perchè – ha spiegato Fasiolo – non accetto che qualcuno ci detti l’agenda e le priorità. Condivisioni sì, ma sui contenuti programmatici nel rispetto degli elettori, che per il 59% hanno espresso la volontà di cambiamento”.
    Nessuna indicazione nemmeno dal civico Pierpaolo Martina, che con il suo 10% aveva incassato proprio i 1.600 voti che hanno separato i due poli: ha dato libertà di voto ai propri sostenitori. Sull’importanza dell’esito finale, il segretario nazionale del Pd, Enrico Letta, durante la sua visita in città, è stato chiaro: “Lo scorso autunno siamo andati a un soffio dal conquistare Trieste, Gorizia deve rappresentare il punto di svolta anche in vista delle Regionali del prossimo anno”. Lo sa bene anche Fedriga – che ha già annunciato la propria ricandidatura -, che, alla conclusione della campagna elettorale per il primo turno, ha fatto una parata per le vie del centro con Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Maurizio Lupi. Entrambi gli schieramenti fanno, inoltre, un punto di orgoglio poter governare nel 2025, quando Gorizia e Nova Gorica saranno Capitale europea della Cultura, con una visibilità mondiale e investimenti straordinari sia dai due governi interessati, sia dall’Unione europea.

  • in

    Ballottaggi: A Monza Allevi cerca uno storico bis

    Non c’è mai riuscito nessuno ma questo potrebbe essere l’anno delle prime volte per Monza. Dopo la prima storica promozione nella serie A di calcio, Dario Allevi proverà a essere il primo sindaco a restare in carica per due mandati.
    Il candidato del centrodestra si contenderà la rielezione con il candidato del centrosinistra, Paolo Pilotto, dopo che il primo turno si è chiuso con Allevi al 47% e Pilotto al 40%. Il sindaco uscente, un passato in Alleanza Nazionale ma ora indicato dal partito di Silvio Berlusconi cercherà di portare a casa il secondo mandato, sostenuto da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, oltre che dalla lista civica “Noi con Dario Allevi”, a cui si è aggiunto a sorpresa anche il sostegno importante della lista “Civicamente” del candidato Paolo Piffer, che al primo turno ha chiuso con il 5,8% delle preferenze. Obiettivo di Allevi era la riconferma al primo turno ma “vinceremo ai supplementari”, ha detto sicuro Berlusconi con Forza Italia che è diventata il primo partito della coalizione con il 15% scalzando la Lega calata dal 14% all’8,6%, dietro anche alla lista civica di Allevi che ha chiuso sopra il 10%. Il primo partito della città resta il Pd con oltre il 25% ma non sarà facile recuperare lo svantaggio per Pilotto, 60 anni, attivo nel panorama politico monzese da sempre.
    Già consigliere comunale all’opposizione, insegnante, è appoggiato da una coalizione che comprende tutte le forze di sinistra dal Pd ad Articolo 1 a SI, oltre ad Azione, Italia Viva, Psi, Europa Verde e alcune liste civiche. Se vorrà avere qualche chance di vittoria, Pilotto dovrà riuscire a portare al voto non solo chi lo ha sostenuto al primo turno ma anche qualcuno tra l’oltre 50% dei monzesi che il 12 giugno non si è fatto vedere al seggio.

  • in

    Ballottaggi: a Como sfida inedita dopo il flop del centrodestra

    Il duello che si giocherà a Como per il ballottaggio è inedito e sorprendente: nella patria storica del centrodestra la coalizione Fratelli d’Italia-Lega e Forza Italia è rimasta esclusa per la prima volta dal ballottaggio per 103 voti, così che la poltrona di sindaco se la giocheranno Barbara Minghetti, centrosinistra (in testa con il 39,38%) e Alessandro Rapinese, titolare dell’omonima lista civica (27,33%).
    Il centrodestra ha annunciato ricorso al Tar per ottenere il riconteggio delle schede, ma di un eventuale intervento della magistratura si parlerà soltanto dopo il ballottaggio, che si terrà regolarmente. Compito principale dei due antagonisti, entrambi consiglieri comunali uscenti, sarà quello di recuperare fiducia nell’elettorato, che al primo turno ha toccato il minimo storico di affluenza: soltanto 31,951 votanti pari al 44,3%. Una scarsa partecipazione figlia probabilmente di cinque anni di una amministrazione di centrodestra che allontanato dalle urne molti elettori e contribuito al successo di Rapinese, al suo terzo tentativo come candidato sindaco.
    Anche il centrosinistra è partito diviso con un’altra candidata oltre a Barbara Minghetti, manager culturale di 57 anni, moderata che ha guidato la coalizione formata dalla sua lista civica e da Pd, Como Comune (con quattro sigle di sinistra), Europa Verde e Agenda Como 2030 (con renziani e calendiani). Consigliere comunale uscente, presenta un programma particolarmente attento alle periferie. Il suo compito principale sarà quello di riuscire a riportare a votare al ballottaggio coloro che l’hanno votata al primo turno.
    Alessandro Rapinese, 46 anni, agente immobiliare, consigliere comunale nel 2008 prima con il centrodestra poi con la lista civica personale, sempre molto critico con il sistema dei partiti, ha saputo incanalare il voto di protesta facendo quello che a livello nazionale è riuscito a fare il Movimento 5 Stelle che, infatti, a Como ha sempre preso pochissimi voti. In teoria al ballottaggio dovrebbe raccogliere consensi dal centrodestra, anche se la sua attività in consiglio comunale di pesante critica, specie contro l’ultima giunta, potrebbe costargli qualche consenso.