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    Raggiunti i 45 obiettivi del Pnrr, chiesta la seconda rata

    Sono stati conseguiti nei tempi previsti tutti i 45 traguardi e obiettivi indicati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per il primo semestre 2022. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha quindi inviato alla Commissione europea la richiesta relativa al pagamento della seconda rata dei fondi del Pnrr del valore complessivo di 24,1 miliardi di euro, di cui 11,5 miliardi di contributi a fondo perduto e 12,6 miliardi di prestiti.L’importo effettivo che sarà erogato – spiega il ministero dell’Economia – “è pari a 21 miliardi di euro (suddivisi fra 10 miliardi di sovvenzioni e 11 miliardi di prestiti), al netto di una quota che la Commissione trattiene su ogni rata di rimborso, pari al 13% del prefinanziamento ricevuto ad agosto 2021 dall’Italia. L’erogazione delle risorse da parte della Commissione europea avverrà nei prossimi mesi all’esito dell’iter di valutazione previsto dai regolamenti”.

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    Primo sì allo Ius Scholae, atteso da oltre 1 milione 

     La Commissione Affari costituzionali della Camera ha dato il via libera alla proposta di legge sulla cittadinanza sulla base dello Ius scholae, votando il mandato al relatore a riferire in Aula. In base a quanto deciso nell’ultima capigruppo della Camera, il testo approderà nell’Assemblea di Montecitorio nel pomeriggio, con la discussione generale. La maggioranza si spacca sul voto. La Lega vota contro il testo con Fdi. Per Fi, Annagrazia Calabria ha votato contro e Renata Polverini a favore.

    Ius scholae, a Roma flash mob: ‘Oltre un milione lo attendono’

    In base a quanto previsto dai Capigruppo della Camera, il 29 giugno si inizierà con la discussione generale. Il testo punta a riconoscere il ruolo della scuola consentendo a quasi un milione di under 18 (nati in Italia o arrivati entro i 12 anni) la possibilità di chiedere la cittadinanza italiana dopo aver frequentato “almeno 5 anni di scuola”. Dare ai ragazzi la cittadinanza anche prima della maggiore età mette d’accordo tutto il centrosinistra (a favore sono M5S e Pd, Leu e Italia Viva) ma potrebbe spaccare il centrodestra.
    Se Forza Italia, che ha votato in commissione l’adozione di un testo base, ha una posizione più “dialogante” Lega e Fratelli d’Italia fanno muro: la cittadinanza “non è un biglietto a premi” e “si decide a 18 anni”, ha detto Matteo Salvini mentre per Fdi si tratta di “uno ius soli mascherato”. “Nel testo unico Pd-M5S la manifestazione di volontà è dei genitori stranieri e non dei ragazzi, il minore non è neppure ascoltato o considerato ma diventa uno strumento per un lasciapassare alla cittadinanza facile. E’ uno Ius soli neanche troppo mascherato e l’iniziativa ideologica sullo statuto del comune di Bologna ne è la conferma”, dicono i deputati di Fdi, Emanuele Prisco e Augusta Montaruli. Il riferimento è al consiglio comunale di Bologna che ha modificato il suo Statuto introducendo, appunto, il riconoscimento della cittadinanza onoraria per i minori stranieri. Proprio alla vigilia del voto si è svolto in piazza Capranica, a pochi passi da Montecitorio, un flash mob organizzato dalla Rete per la riforma della cittadinanza: in piazza è stato celebrato un matrimonio tra l’Italia e oltre un milione di giovani ancora senza cittadinanza. Sotto un arco floreale attivisti e attiviste hanno condiviso le promesse nuziali, simbolo delle aspettative di cambiamento in caso di approvazione della Riforma, alla presenza di testimoni come la modella e attivista Bianca Balti, la designer Stella Jean e Alberto Guidetti (Bebo) de lo Stato Sociale. “Italia, promettimi che 877 mila studenti riceveranno la cittadinanza, che mi considererai uguale ai miei compagni, che potrò andare a votare per la prima volta, che potrò indossare la maglia degli azzurri e non dovrò più stare in panchina”, sono alcune tra le promesse espresse dagli attivisti arrivati da tutta l’Italia. Dal canto suo l’assessora alle Politiche Sociali e alla Salute di Roma, Barbara Funari, intervenendo alla manifestazione ha affermato che la Capitale “è pronta a dire sì e a stare dalla parte giusta della storia. Abbiamo tanti bambini e cittadini che sono già romani e aspettano solo il riconoscimento legislativo. Nella Capitale sono più del 13% i minori residenti in attesa della cittadinanza. La norma deve essere approvata al più presto e come Comune ci impegniamo ad applicarla nel modo migliore possibile”.

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    Meloni prende di mira FI, Tosi aiuta la sinistra

    Scintille tra Forza Italia e Fratelli d’Italia. Il primo ad attaccare è l’ex sindaco di Verona, il neo forzista Flavio Tosi che paragona su Repubblica Giorgia Meloni a Marine Le Pen: “Ha tanti voti, ma è destinata a perdere”.    Durissima la replica dell’ex ministro della Gioventù: “Un esponente di Forza Italia oggi in un’intervista dice che il centrodestra dovrebbe liberarsi di FdI, vorrei sapere se questa è la linea di Forza Italia”, afferma arrivando al convegno di Ecr, il partito europeo di cui è presidente. Quindi va oltre: “Tosi – aggiunge – sembra essere fiero di aver fatto vincere la sinistra, e mi sembra che lo voglia fare anche a livello nazionale”.    Da Arcore sulle prime nessun commento. “Non rispondiamo in alcun modo, non alimentiamo polemiche di nessun genere. Andiamo avanti – è la replica del partito azzurro – a lavorare sereni cercando un clima migliore”. Poi però un big del partito si toglie un sassolino dalla scarpa: “Giorgia ha risposto non ha un leader ma a uno che fa il consigliere comunale a Verona che può dire quello che vuole in virtù del suo ruolo. Avete mai sentito Berlusconi e Salvini rispondere a un consigliere comunale di Verona?”.    Tensioni che arrivano alla Camera, dove il partito azzurro apre allo Ius Scholae, fortemente osteggiato da FdI.    Insomma, le tante scorie accumulate prima e dopo i ballottaggi si fanno ancora sentire in una coalizione che fatica persino a trovare un momento di confronto. Da giorni i pontieri sono al lavoro per organizzare un vertice dei leader, ma al momento, al di là delle dichiarazioni di maniera, questa riunione non è stata convocata. Antonio Tajani ammette che c’è l’ipotesi di farlo ad Arcore”, ma che non crede che sarà questa settimana. Ma dai capannelli di Montecitorio i dissapori sono tali che alcuni esponenti di Fratelli d’Italia mettono anche in dubbio che la riunione si tenga ad Arcore. Insomma, dentro il partito di Giorgia Meloni c’è chi, eufemisticamente, suggerisce al resto della coalizione di dare un segnale di svolta, convocando il vertice invece che nella residenza privata del Cavaliere in una qualsiasi sede di uno dei partiti della coalizione.    Ovviamente non si tratterebbe solo di una novità di carattere logistico: il retropensiero della richiesta di FdI sarebbe quello di contestare in radice il ruolo di Berlusconi come federatore dell’intera coalizione, ruolo che Forza Italia rivendica strenuamente. Non a caso, alla domanda diretta se Berlusconi abbia ancora questa funzione, Meloni risponde in modo un po’ evasivo ma lanciando sottotraccia un messaggio chiaro: “Noi vorremmo essere tutti federatori del centrodestra.    A me interessa la sostanza, mi interessa lavorare per l’unità della coalizione”. Sul tema del vertice sì, vertice no, la Lega evita polemiche, soprattutto con il partito azzurro: non vediamo la location – commentano in tanti – come un problema. A noi interessa che si riprenda il lavoro per l’unità della coalizione. 

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    Ex nazista di 101 anni condannato a 5 anni di prigione

    Condannato all’età di 101 anni per avere favorito esecuzioni nelle camere a gas naziste. A oltre settant’anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale la giustizia tedesca ha inflitto cinque anni di carcere ad un ex guardiano di un campo di concentramento nazista, Josef Schuetz, la persona più anziana finora accusata di complicità in crimini di guerra durante l’Olocausto. La sentenza è stata emessa al termine di un processo in un tribunale del Brandeburgo in Germania.    L’uomo è accusato di aver partecipato all’uccisione di 3.518 prigionieri nel campo di Sachsenhausen a Oranienburg, a nord di Berlino, tra il 1942 e il 1945. Le accuse includono il favoreggiamento della “esecuzione per fucilazione di prigionieri di guerra sovietici nel 1942” e l’omicidio di prigionieri “usando il gas Zyklon B”.    Schuetz, che all’epoca dei fatti aveva 21 anni, si è dichiarato innocente, dicendo di non aver fatto “assolutamente nulla” e che non era a conoscenza dei raccapriccianti crimini commessi nel lager. “Non so perché sono qui”, ha detto al termine del processo. Ma i pubblici ministeri affermano che “consapevolmente e volontariamente” ha partecipato ai crimini come guardiano del campo. Il suo avvocato, Stefan Waterkamp, ;;ha detto all’Afp che sarà presentato un ricorso, il che significa che la sentenza non sarà applicata prima del 2023. Durante il processo, Schuetz aveva rilasciato diverse dichiarazioni incoerenti sul suo passato, lamentandosi del fatto che la sua testa si stava “confondendo”. Ad un certo punto, aveva detto di aver lavorato come bracciante agricolo in Germania per la maggior parte della Seconda Guerra mondiale, affermazione contraddetta da diversi documenti storici. Dopo la guerra, Schuetz venne trasferito in un campo di prigionia in Russia prima di tornare in Germania, dove lavorò come contadino e fabbro.    Più di 200.000 persone tra cui ebrei, rom, oppositori del regime e gay furono detenute nel campo di Sachsenhausen tra il 1936 e il 1945. Decine di migliaia di detenuti morirono per lavori forzati, omicidi, esperimenti medici, fame o malattie prima che il campo fosse liberato dai sovietici, secondo il Sachsenhausen Memorial and Museum.    Fino ad ora la giustizia tedesca ha emesso diverse sentenze di colpevolezza nei confronti dei criminali nazisti sopravvissuti. Tra questi Oskar Groening, un contabile ad Auschwitz, e Reinhold Hanning, un’ex guardia delle SS ad Auschwitz. Entrambi sono stati condannati all’età di 94 anni per complicità nell’omicidio di massa, ma sono morti prima di poter essere imprigionati. 

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    Sgarbi: 'Guiderò l'assessorato alla Bellezza a Viterbo'

    “Sono stato tra i primi a credere nelle potenzialità di Chiara Frontini. Sono l’unico politico ad averla sostenuta con la mia lista. Con lei alla guida del comune di Viterbo, guiderò l’assessorato alla Bellezza, monumenti e musei”. Lo annuncia all’ANSA l’ex parlamentare Vittorio Sgarbi, già sindaco di Sutri, sempre nella Tuscia, e da oggi dunque anche assessore del comune di Viterbo. “Sono già al lavoro sul Festival della Tuscia, in concorrenza con Spoleto – aggiunge -. Entro ottobre poi faremo una grande mostra su Michelangelo”. 

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    M5s, Grillo: 'Calmi con Conte, noi perfettamente d'accordo'

    “State calmi con Conte perché andiamo d’accordo perfettamente”. Lo ha detto il garante del M5s Beppe Grillo, arrivando alla Camera per le riunioni con i deputati del Movimento delle varie commissioni. Parlerete di governo? “E certo”, ha risposto Grillo.
    Intanto, intervistato dalla Stampa, il segretario del Pd Enrico Letta fa il punto all’indomani dei ballottaggi: modello Ulivo per il campo largo, con la partecipazione ed espansione andando oltre alla classe politica. Ed avanti con l’agenda sociale: lotta alla precarietà, primo impiego per i giovani, salario minimo, riduzione delle tasse sul lavoro. ‘Nell’anno che abbiamo davanti dobbiamo elaborare un progetto, un nome, un programma e contenuti per una nuova coalizione’. E dare un segnale ‘a quelli che non ce la fanno’, altrimenti ‘arriveranno i gilet gialli italiani’. Lo Ius scholae è un grande obiettivo, è prioritario approvarlo.

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    Meloni pressa gli alleati: 'Subito un vertice per chiarirci'

    Centrodestra Litigioso, penalizzato dall’astensionismo, sconfitto. A partire da Verona, che diventa la fotografia degli errori da non ripetere. Con i leader a scambiarsi accuse. Avranno modo di parlarsi faccia a faccia, in un vertice che nelle intenzioni di Giorgia Meloni deve avvenire a stretto giro: “Chiederò a Berlusconi e Salvini di vederci il prima possibile per evitare ulteriori divisioni”. In quella sede, dovranno dimostrare che è possibile costruire una coalizione e riuscire lì dove a livello locale, divisi, hanno fallito. Il tempo a disposizione non è molto considerando che in autunno si vota per le regionali in Sicilia e la riconferma della corsa del governatore uscente Musumeci (sempre per divisioni interne al centrodestra) è tutt’altro che scontata.

    Agenzia ANSA

    Il centrodestra diviso non sfonda. Al centrosinistra sette sindaci (Verona, Parma, Piacenza, Alessandria, Catanzaro, Monza, Cuneo), quattro al centrodestra (Lucca, Frosinone, Barletta, Gorizia), due alle liste civiche (Como e Viterbo). E’ questo il risultato del turno di ballottaggio

    E’ vero che sono le elezioni locali, ed è opinione, tra i sondaggisti interpellati, che il voto di domenica non abbia nulla a che vedere con le elezioni politiche, ma è altrettanto evidente che l’esito delle urne ha avuto l’effetto di rimescolare gli equilibri delle coalizioni e disegnare gli scenari in vista dell’appuntamento nazionale del 2023. La vittoria netta del centrosinistra scuote i poli, mette in crisi il centrodestra, ma impone anche alle forze di centro di immaginare lo schema di gioco migliore per le urne del prossimo anno. Vince soprattutto il Partito democratico di Enrico Letta che oltre a Verona, città diventata il simbolo della debacle del centrodestra, strappa agli avversari sette capoluoghi su tredici : “L’unità e fondamentale ed è una lezione per le politiche”, osserva il leader Dem mentre il ministro degli Esteri Luigi Di Maio non ha dubbi: “Ha perso chi ha picconato il governo”. L’esito delle urne rappresenta una spinta indubbia per il progetto di campo largo del segretario del Pd, che ottiene risultati positivi sia quando si allea con il Movimento, sia quando corre con Carlo Calenda. Il leader di Azione però si chiama fuori dal progetto federatore del Pd: “Letta faccia il campo largo con i Cinque Stelle, noi facciamo un’altra strada”. Per Letta, a rafforzarsi non è soltanto la coalizione di centrosinistra, ma anche il governo di Mario Draghi. L’esecutivo è impegnato a chiudere tutti gli obiettivi del Pnrr entro il 30 giugno per incassare la seconda rata di fondi europei. Se a pesare nel cammino del campo largo ci sono le fibrillazioni interne al Movimento dopo l’addio di Luigi Di Maio, la situazione più complicata al momento resta in “casa” del centrodestra. Berlusconi, Salvini e Meloni per ora sono d’accordo solo su un punto e cioè che le urne, ed in particolare il dato dell’astensionismo certificano che “la sinistra non può cantare vittoria”. E’ evidente che un chiarimento dovrà esserci ma, nonostante Salvini si sia detto pronto ad incontrare “anche domani gli alleati” ed il Cavaliere si sia fatto promotore di un incontro al più presto, una data di convocazione ancora non c’è. Eppure di carne a fuoco ce n’è parecchia. Da un’analisi dell’Istituto Cattaneo così come per il presidente dell’Istituto Ixè Roberto Weber “è innegabile che a pesare sull’esito siano state anche le lacerazioni” della coalizione. Non solo, oltre a dover sciogliere il nodo Sicilia, i tre dovranno affrontare anche la questione Lombardia. ll candidato ufficiale è l’attuale presidente Fontana, ma l’ipotesi che Letizia Moratti possa considerare l’idea di candidarsi agita le acque. La diretta interessata smentisce ma resta alla finestra. E il rischio, secondo alcuni, è che un eventuale no di Lega e Fi a Musumeci in Sicilia possa avere come effetto immediato la messa in discussione di Fontana al Pirellone.