More stories

  • in

    I numeri del governo in Parlamento senza M5s

    Se M5s dovesse uscire dal governo, l’esecutivo Draghi avrebbe comunque i numeri, tanto alla Camera quanto al Senato, anche se ovviamente sul piano politico l’uscita di un partito cambierebbe profondamente il profilo dell’esecutivo Draghi.
    A Montecitorio se venissero meno i 105 voti dell’intero gruppo di M5s, la maggioranza Draghi disporrebbe comunque di 449 deputati (Fi 83, Ipf 51, Iv 31, Lega 131, Leu 9, Pd 97, Coraggio Italia 10, Azione 7, Cd 5, Maie 5, Minoranze linguistiche 4, NcI 1, Italia al Centro 11) sui complessivi 630. Le opposizioni contano 61 voti, mentre 15 deputati del gruppo misto non iscritti a nessuna componente talvolta appoggiano le iniziative dell’esecutivo e talvolta no.
    Analoga la situazione a Palazzo Madama dove il Governo, quand’anche i 62 senatori di M5s si tirassero indietro, potrebbe contare sul consenso di altri 203 voti (su 321), escludendo i 6 senatori a vita non sempre presenti (Fi 51, Ipf 10, Iv 10, Lega 61, Pd 39, Autonomie 6, Misto 21, dove confluiscono i parlamentari di Leu, Azione/+Europa, Italia al Centro, NcI, Noi di Centro).    

  • in

    Scandalo Spd, droga dello stupro alla festa del partito. C'era anche Olaf Scholz

     Uno scandalo scuote la Spd del cancelliere tedesco Olaf Scholz. Almeno nove donne che partecipavano alla tradizionale festa dell’estate riservata ai membri del partito sono state vittime della cosiddetta “droga dello stupro”. Durissima la condanna dai vertici dei socialdemocratici, che hanno parlato di “atto mostruoso” e hanno chiarito di aver denunciato subito l’accaduto alla polizia.    Il caso, di cui ha dato notizia il quotidiano berlinese Tagesspiegel, risale a mercoledì scorso. Alla festa, organizzata in cancelleria prima della pausa parlamentare, avevano preso parte circa un migliaio di persone, incluso Scholz, insieme con molti deputati e i loro collaboratori. Il giorno dopo, le forze dell’ordine hanno comunicato di aver ricevuto una denuncia da una giovane di 21 anni, che non ricordava nulla. La ragazza ha riferito soltanto di aver consumato cibo e bevande analcoliche, e di essersi sentita male, con nausea e vertigini. A quel punto è stata aperta un’indagine contro ignoti per gravi lesioni personali e nel frattempo sono arrivate segnalazioni di almeno altri 8 casi, ha riferito l’Spd.    Secondo i media tedeschi, le vittime hanno ingerito le cosiddette ‘gocce KO’, una droga liquida insapore facilmente mescolabile alle bevande che dà una serie di effetti nocivi, dalla perdita di memoria a breve termine allo svenimento.    Vengono utilizzate dagli aggressori soprattutto per commettere abusi sessuali, ma anche per furti.    Per i vertici dell’Spd è stato “uno shock”. “Mi fa arrabbiare che una cosa del genere possa accadere in un evento organizzato” dal partito, ha sottolineato il co-leader (insieme a Scholz) Lars Klingbeil, auspicando che i responsabili siano arrestati e perseguiti quanto prima. Un portavoce ha confermato che la festa era riservata ai membri del partito e si poteva partecipare solo su invito. Aggiungendo poco altro, salvo che “ci sono ancora poche certezze” e che “la polizia sta indagando”.    Secondo il Berliner Zeitung, l’anno scorso nella capitale tedesca sono stati registrati dalla polizia 22 casi di aggressione con droghe da stupro. Il loro numero effettivo, tuttavia, potrebbe essere essere più alto, perché molte vittime hanno pochissima memoria dell’aggressione subita o si vergognano di sporgere denuncia. Proprio per questo una funzionaria del gruppo parlamentare dell’Spd, Katja Mast, ha invitato chi ha partecipato al party a farsi avanti. Non escludendo che le vittime alla festa in cancelleria possano essere molte di più.       

  • in

    Tensione nei 5s in vista della fiducia

    Continuano le fibrillazioni nel M5s e cresce la fronda contro quelli che vorrebbero staccare la spina. Il Pd tende una mano ai pentastellati. Basta con i politicismi, è il messaggio dei dem, che indicano una via concreta per uscire dall’impasse: lavorare sui temi, “dando risposte sui salari e sul welfare”. Prima giornata della convention di Italia al centro di Giovanni Toti, che guarda a un’area “potenziale di elettori che va dal 14 al 18%”. Il governatore ligure punge Berlusconi: “Oggi c’è chi dice ‘il centro è nostro’ ma io dico che il centro è di tutti o diventa un centrino”.

  • in

    Gualtieri, sequenza di roghi impressionante, è tempo unità

    (ANSA) – ROMA, 09 LUG – “Gli incendi che hanno colpito la
    città in questi ultimi giorni sono una sequenza impressionante
    di episodi che sta mettendo a dura prova Roma e i romani. Stiamo
    monitorando costantemente la situazione e non sappiamo ancora se
    siano episodi di origine criminale o solo colposa. Non è il
    momento di speculazioni politiche e di divisioni. È il tempo
    dell’unità, della vicinanza alle romane e ai romani colpiti, e
    della determinazione a non farsi intimidire e ad andare avanti
    sulla strada della modernizzazione e del rilancio di Roma”. Lo
    scrive su fb il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. (ANSA).   

  • in

    Conte torna a minacciare la crisi. Letta: 'Così si va al voto'

    Giuseppe Conte torna a minacciare la crisi di governo. Se l’esecutivo deciderà di rispondere subito e concretamente alle urgenze del Paese sollevate dal Movimento, “noi ci siamo, altrimenti no”, ribadisce durante un’intervista a Digithon, maratona sul digitale in corso a Bisceglie. Poi fa una battuta, forse non insignificante, sui tempi dello strappo: “Partite per le vacanze – dice ai giornalisti – vi aggiorneremo”. Gli ultimatum del M5s a Mario Draghi mettono in allarme i democratici, facendo scricchiolare l’asse giallorosso. Se cade l’esecutivo si va a votare, avverte Enrico Letta. Da parte sua, Giuseppe Conte sfida il Pd a confrontarsi nel merito del documento di nove punti consegnato al premier, facendo intendere che anche su quello si misura un’alleanza. Intanto, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, riunisce l’assemblea di “Insieme per il Futuro”. Una riunione da cui esce con un durissimo appello alla responsabilità della maggioranza, ed in particolare del Movimento: “Aprire una crisi di governo significa prestare il fianco alla propaganda di Putin, che a sua volta otterrebbe l’obiettivo di sgretolare il nostro governo”. Quindi, rievoca lo spettro di un’edizione 2022 del ‘Papeete’: “Attenzione a riproporlo, a luglio come a settembre, sarebbe una mossa cinica, egoista e irresponsabile. Un marchio che difficilmente verrebbe cancellato”. La scissione di Di Maio? “Se nel tempo si è maturato una visione politica diversa, se si sono rinnegati dei principi e dei valori professati da anni, allora è una scelta conseguente”, all’insegna della “chiarezza”, punge Conte. Il quale issa la bandiera del difensore dei più deboli: “Per sostenere davvero famiglie e imprese travolte dalla crisi servono segnali immediati. Nessuno si salverà da crisi e inflazione con un bonus una tantum da 200 euro”. Quindi: reddito di cittadinanza, superbonus, taglio del cuneo fiscale, salario minimo e nuovi provvedimenti contro il caro energia.I pentastellati attendono qualche segnale da Palazzo Chigi già la prossima settimana: anche in base a questo – si ragiona in ambienti del Movimento – si deciderà come votare al Senato sul dl aiuti accorpato con la fiducia. Draghi in questi giorni sta analizzando il documento consegnato da Conte. E sui dossier sociali, secondo quanto filtra da fonti parlamentari, il premier potrebbe offrire un’importante sponda al suo predecessore, stretto tra la responsabilità di un addio traumatico al governo e le spinte centrifughe, sempre più forti nel suo partito. Come se non bastasse, il Pd continua a lanciare segnali di insofferenza all’indirizzo dei pentastellati: “Ci si allea con chi condivide la responsabilità di occuparsi dei problemi delle persone. Non si aprono crisi al buio”, sentenzia il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini. Le urne anticipate sono una prospettiva che le forze politiche hanno ben presente. Se il Movimento, spinto dalla frangia più ortodossa, deciderà di chiamarsi fuori, il Colle e lo stesso Palazzo Chigi non sembrano individuare alternative: l’unica strada sarà quella della fine del governo e probabilmente dello scioglimento delle Camere. Eppure nei partiti c’è chi si interroga sulla possibilità di un Draghi bis perché – si osserva in ambienti parlamentari – il presidente del Consiglio avrebbe tutti i numeri per governare anche senza i 5 stelle. Su questa ipotesi, però, si deve registrare la netta chiusura fatta dallo stesso premier. “Preciso, per evitare fraintendimenti, che noi rimaniamo alla decisione presa insieme nella Direzione nazionale del Pd il 30 giugno – ribadisce anche Letta -: il governo Draghi è per noi l’ultimo della legislatura”. Molto diversa la posizione di Iv che, per voce di Ettore Rosato, evidenzia: anche in caso di addio del M5s, il premier “ha la forza di andare avanti, non solo numerica ma anche politica, data dalle cose che sta facendo”.

  • in

    Il Tar accoglie il ricorso, decade il sindaco di Latina

    Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del voto del 3 e 4 ottobre 2021 annullando così la proclamazione degli eletti e l’esito in ventidue sezioni per la città di Latina. Decade quindi il sindaco Damiano Coletta, eletto con la coalizione di centrosinistra, e l’intero Consiglio comunale. “Prendiamo atto della sentenza del Tar serenamente e con la coscienza a posto. Tutto è stato fatto in piena trasparenza, stiamo valutando il da farsi, se muoverci legalmente in una fase ulteriore di ricorso oppure se scegliere di riandare al voto e cogliere il lato positivo di questa vicenda perché potrebbe anche non esserci più la cosiddetta ‘anatra zoppa”. Lo ha detto il sindaco di Latina Damiano Coletta, commentando la sentenza con la quale il Tar ha annullato l’esito del voto di 22 sezioni nel Comune.

  • in

    Pm Perugia, non riscontrate propalazioni Amara

    (ANSA) – PERUGIA, 08 LUG – Il complesso delle indagini
    condotte dalla procura di Perugia sulla cosiddetta Loggia
    Ungheria “ha portato a ritenere integralmente o parzialmente non
    riscontrate numerose propalazioni dell’avvocato” Piero Amara.   
    Che per l’Ufficio guidato da Raffaele Cantone “tecnicamente
    vanno inquadrate come chiamate in correità dirette o de relato,
    e quindi come non accertati fatti narrati o in alcuni ha portato
    a ritenere avvenuti i fatti, ma escluso che in essi Amara avesse
    potuto svolgere un ruolo, come da lui riferito”. Lo si legge in
    un comunicato della stessa Procura. (ANSA).   

  • in

    Dimissioni a tappe di BoJo e scenari possibili

    Un processo di dimissioni a tappe destinato a lasciare il Regno Unito in uno stato di sospensione per tre mesi, carico d’incognite e la cui tenuta resta tutta da verificare.Ma che almeno sembra allontanare l’ombra dei timori di una crisi istituzionale con la 96enne regina Elisabetta.E’ lo scenario che si delinea oggi a Londra dopo il preannuncio delle dimissioni di Boris Johnson da leader del Partito Conservatore, forza largamente di maggioranza alla Camera dei Comuni, con l’impegno a lasciare in automatico anche la carica di primo ministro solo dopo l’elezione di un successore alla testa dei Tories: attesa per ottobre, complice il recesso del Parlamento per la pausa estiva che scatta fra due settimane.
    L’iter scelto da Downing Street, dopo la resa obtorto collo di BoJo alle conseguenze degli ultimi scandali e alla raffica di dimissioni dalla sua compagine, prevede le dimissioni immediate – oggi stesso – dalla leadership di partito. Ma con una fase di permanenza sulla poltrona di premier per il tempo necessario ai Tories a eleggere con procedura ordinaria un nuovo o una nuova leader sotto gli auspici del Comitato 1922, organismo interno del gruppo parlamentare: procedura che prevede la raccolta delle nomination dei pretendenti in Parlamento e poi una serie di votazioni successive fra i deputati conservatori per la scrematura della lista – attraverso l’esclusione volta per volta del meno suffragato – fino a lasciare due candidature residue (se nessuno avrà nel frattempo ottenuto il consenso d’una maggioranza qualificata di parlamentari) da affidare allo scrutinio conclusivo postale fra una platea d’iscritti. Sfida che, tenuto conto del recesso, è destinata a protrarsi sino a inizio ottobre, ossia della viglia della conferenza annuale (il congresso) del partito.
    Un interregno che tuttavia alcuni esponenti della stessa parrocchia Tory giudicano insostenibile. Tanto più che intanto Johnson ha visto dimettersi una cinquantina di membri dell’esecutivo su circa 150 (fra posizioni senior e junior), e che rimpiazzare i fuoriusciti – o farli rientrare in parte – non sarà cosa facile. Di qui l’idea alternativa di un iter più sbrigativo per Johnson, che dovrebbe prevederne la sostituzione anche a Downing Street con un facente funzione – sulla carta il vicepremier Dominic Raab, uno suo fedelissimo, se fosse disposto ad accettare – ben prima di ottobre: idea che tuttavia andrebbe fatta digerire a Johnson, con non si sa bene quali pressioni visto che nessuno può legalmente obbligarlo a dimettersi da premier in quanto leader vincitore delle elezioni politiche di fine 2019.
    Appare invece per ora dissipato l’incubo di un terzo scenario: quello evocato fino a stamattina della possibilità che Johnson, barricato a Downing Street malgrado la rivolta nel partito, potesse giocarsi la carta di sciogliere la Camera dei Comuni e convocare d’autorità un voto anticipato nazionale kamikaze. Una prerogativa che la legge britannica assegna al premier, con il solo obbligo della controfirma della sovrana, dopo la revoca nel 2019 di una riforma del 2011 che l’aveva delegata invece all’approvazione di due terzi della Camera; ma che avrebbe messo in imbarazzo Elisabetta II (14 primi ministri finora nel suo lungo regno), costringendola a scegliere se assecondare come la prassi impone i desiderata di un capo di governo non più sostenuto dal grosso della sua maggioranza o sbarrargli il passo con un diniego e un atto politico estraneo alla tradizione della monarchia costituzionale britannica.