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    Il Papa: 'Liberare i cuori dall'odio, io talvolta frainteso'

    Il Papa parla del conflitto in Ucraina e sottolinea che “quello che bisogna fare” è “liberare i cuori dall’odio”. Poi commenta anche le reazioni ad alcune sue affermazioni: “Dal primo giorno della guerra fino a ieri ho parlato costantemente di questo conflitto, facendo riferimento alle sofferenze dell’Ucraina” ma ritiene di non essere sempre stato compreso. Nella conversazione con i gesuiti in Kazakistan, rilanciata da La Civiltà Cattolica, ha affermato a cuore aperto: “Vorrei dirvi che a me non interessa che voi difendiate il Papa, ma che il popolo si senta accarezzato da voi che siete i fratelli del Papa. Il Papa non si arrabbia se è frainteso, perché conosco bene la sofferenza che c’è alle spalle”.  Il Pontefice riferisce anche che “quando è venuto in visita un vescovo cattolico ucraino, io gli ho consegnato un plico con le mie dichiarazioni sul tema. Ho definito l’invasione dell’Ucraina una aggressione inaccettabile, ripugnante, insensata, barbara, sacrilega… Leggete tutte le dichiarazioni! La Sala Stampa le ha raccolte”.
    Il Pontefice torna anche sulle sue parole sulla morte Dugina che hanno scatenato la reazione del ministero degli Esteri ucraino che convocò il Nunzio a Kiev. “Dopo aver parlato dell’Ucraina, ho pensato di dire una parola alla sofferenza dei due popoli, quello ucraino e quello russo. Perché nelle guerre a soffrire è il popolo, la gente. A pagare è la povera gente, come sempre. E questo genera odio. Chi fa la guerra dimentica l’umanità e non guarda alla vita concreta delle persone, ma mette davanti a tutto interessi di parte e di potere. La gente comune in ogni conflitto è la vera vittima, che paga sulla propria pelle le follie della guerra. Poi ho fatto riferimento anche a quella ragazza che è saltata in aria. A questo punto si è dimenticato tutto ciò che avevo detto fino a quel momento e si è prestata attenzione solamente a quel riferimento. Ma comprendo le reazioni della gente, perché sta soffrendo molto”. Francesco rievoca anche la sua visita all’ambasciata russa: “Si è trattato di un gesto inusuale: il Papa non va mai in Ambasciata. Riceve gli ambasciatori personalmente solamente quando presentano le credenziali, e poi al termine della loro missione in visita di congedo. Ho detto all’ambasciatore che avrei voluto parlare con il presidente Putin purché mi lasciasse una piccola finestra di dialogo”. 
    “È in corso una guerra e credo sia un errore pensare che sia un film di cowboy dove ci sono buoni e cattivi. Ed è un errore anche pensare che questa è una guerra tra Russia e Ucraina e basta. No: questa è una guerra mondiale”. Lo ha detto il Papa nel viaggio in Kazakistan, parlando con i Gesuiti. La conversazione è del 15 settembre ed è stata raccolta dal direttore de La Civiltà Cattolica padre Antonio Spadaro.
     Il Papa si è adoperato per lo scambio di prigionieri tra Russia e Ucraina. Lo ha affermato lui stesso nel colloquio con i Gesuiti nel viaggio in Kazakistan a metà settembre. “È venuto anche un capo militare che si occupa dello scambio dei prigionieri, sempre con l’assessore religioso del presidente Zelensky. Questa volta mi hanno portato una lista di oltre 300 prigionieri. Mi hanno chiesto di fare qualcosa per operare uno scambio. Io ho subito chiamato l’ambasciatore russo per vedere se si poteva fare qualcosa, se si potesse velocizzare uno scambio di prigionieri”, ha aggiunto il Papa nello stesso colloquio.
    Il Papa non andrà a breve a Kiev. Lo ha detto lui stesso ai gesuiti che ha incontrato a metà settembre in Kazakistan. “Ho inviato in Ucraina i cardinali Czerny e Krajewski, che hanno portato la solidarietà del Papa. Il segretario per i rapporti con gli Stati, mons. Gallagher, è andato in visita. La presenza della Santa Sede in Ucraina ha il valore di portare aiuto e sostegno. È un modo per esprimere una presenza. Anch’io avevo in mente di poter andare. Mi sembra che la volontà di Dio sia di non andare in questo preciso momento; vediamo poi in seguito, però”, ha detto nello stesso colloquio   

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    Zelensky: 'Congratulazioni a Meloni, contiamo sull'Italia'

    “Congratulazioni a Giorgia Meloni e al suo partito per la vittoria alle elezioni. Apprezziamo il sostegno costante dell’Italia all’Ucraina nella lotta contro l’aggressione russa. Contiamo su una proficua collaborazione con il nuovo governo italiano”. Così il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un messaggio sui social.
    “Caro Presidente Zelensky – risponde la leader di FdI, sempre su twitter -, sai che puoi contare sul nostro leale sostegno alla causa della libertà del popolo ucraino. Sii forte e mantieni salda la tua fede!”.
    La leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni ha ringraziato via twitter per i messaggi di auguri, dopo la vittoria elettorale, ricevuti dalla premier inglese Liz Truss, dal premier polacco Mateusz Morawiecki e da quello ceco Petr Fiala. “Molte grazie, Liz Truss pronti a collaborare con lei e con il vostro governo – ha scritto alla premier inglese – per la libertà, la democrazia, la sicurezza e la prosperità delle nostre nazioni”. “Grazie Morawiecki, difenderemo insieme i nostri valori comuni e la sicurezza europea!”, è il messaggio al premier polacco. E infine il tweet al premier ceco, Fiala, che in Europa aderisce ai Conservatori e Riformisti europei, il partito presieduto proprio da Meloni: “Grazie, sarà un onore rafforzare il nostro lavoro comune per un’Europa migliore!”.

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    Nel totoministri spunta ipotesi due vicepremier

    Un giorno di riposo, poi Giorgia Meloni si butta a capofitto nella costruzione della squadra di governo. Riunioni, telefonate, quindi nel pomeriggio un incontro al partito con Antonio Tajani. Sul tavolo il nodo della lista dei ministri, che andranno anche concordati con gli alleati. Ma prima, bisogna definire le Presidenze delle Camere, delicato passaggio parlamentare con cui si apriranno le danze della legislatura. Uno snodo decisivo. Le ipotesi in campo sono diverse e tutte legate ovviamente alla composizione della squadra di governo. Un progetto che vede come novità l’idea di nominare dei vicepremier. Due caselle che potrebbero essere affidate a Tajani e Matteo Salvini (il partito chiede per lui un ruolo da “protagonista”), per “blindare” ancora di più la coalizione ed anche per evitare fughe in avanti degli alleati sulle richieste di ministeri specifici.
    La presidente di Fdi ne avrebbe parlato con Tajani e nei prossimi giorni lo farà anche con Matteo Salvini (impegnato nel consiglio federale della Lega). Prima dei nomi però – è il leit motiv che si rincorre nel centrodestra – bisogna stabilire un metodo con cui procedere: “La cosa che si aspetta il Paese e’ che siano scelte le persone migliori. Non dico le persone migliori in assoluto, ma persone che intanto vadano al ministero lunedi’ mattina alle 8 e ci stiano almeno fino al venerdi’ alle 19, che si studino i dossier”, mette in chiaro Guido Crosetto, che in molti danno tra i futuri ministri del governo così come Francesco Lollobrigida, capogruppo alla Camera di Fdi e fedelissimo della Meloni. Ma se è vero che una lista ufficiale non c’è, di ipotesi sul tavolo ce ne sono parecchie così come di schemi per “dividere” le quote dei ministri. Sotto la lente di osservazione restano i ministeri chiave: la Farnesina, il Viminale e il Tesoro.
    Per via XX settembre resta in pole il nome di Fabio Panetta, attualmente nel board della Bce. Un personaggio di area, ma non strettamente legato ad un partito potrebbe andare al dicastero degli Esteri. Casella però a cui guarda con interesse Fi per Antonio Tajani, da anni ufficiale di collegamento tra l’Italia e l’Europa. Il coordinatore azzurro, che ha avuto in giornata un colloquio con Ursula von der Leyen, non si sbilancia: “Sono al servizio del Paese”, continua a ripetere da giorni avanzando però l’idea di una delegazione di almeno quattro ministri per Fi. Per la Farnesina però continua ad avere quotazioni alte anche l’ex ministro Giulio Terzi di Sant’Agata, eletto nelle file di Fdi. Dall’Europa potrebbe traslocare Raffaele Fitto. Per lui, in quota Fdi, ci sarebbe il dicastero degli Affari Europei, ritorno però non scontato visto che l’attuale presidente del gruppo Ecdr è tra i più stimati nell’Europarlamento.
    La casella della Difesa invece potrebbe andare al numero due azzurro nel caso Tajani non andasse in porto l’operazione ministero degli Esteri. Uno schema che cambierebbe totalmente nel caso il coordinatore azzurro venisse indicato come presidente della Camera. In quota Fi ci sarebbero sempre Anna Maria Bernini, l’ex presidente del Senato Elisabetta Casellati e Licia Ronzulli: quest’ultima potrebbe andare al ministero dell’Istruzione. Mentre l’ex Fi Lucio Malan ora nelle file di Fdi sarebbe in pole per i Rapporti con il Parlamento. Non meno complicato è il sudoku per la scelta dei ministeri leghisti. La pattuglia potrebbe essere più light se Giancarlo Giorgetti fosse scelto per lo scranno più alto di Montecitorio.
    A quel punto ci potrebbe essere disco verde per Ignazio La Russa alla guida di Palazzo Madama. Resta sempre in caduta libera l’idea che Salvini possa andare al Viminale, casella che potrebbe andare comunque ad un uomo vicino al segretario leghista. I nomi che circolano sono quelli dell’ex prefetto Matteo Piantedosi, capo di gabinetto quando Salvini era al ministero dell’Interno. In alternativa potrebbe esserci un altro prefetto, Giuseppe Pecoraro. Giulia Bongiorno dovrebbe andare alle Pari Opportunità, al dicastero della Giustizia circolano diversi nomi in ambienti parlamentari della maggioranza ,tra cui quelli Carlo Nordio, in quota Fdi, e quello l’ex procuratore nazionale antimafia Nicola Gratteri. In quota Fdi ci sarebbe anche Giuseppe Valditara per il ministero della Ricerca. A Roma potrebbe arrivare anche Letizia Moratti, chimandosi fuori dalla corsa per la Regione Lombardia per andare al ministero della Cultura o della Sanità. 

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    Elezioni 2022: per Fdi quasi 5,9 milioni di voti in più

    Quattro volte i voti raccolti nel 2018: da 1.429.550 preferenze a 7.300.628: in termini assoluti, l’exploit di Fratelli d’Italia vale – in base ai numeri del Viminale che non tengono conto dei dati relativi a Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige – quasi 5 milioni e 900mila voti in più rispetto alle elezioni di quattro anni fa. Una crescita che si sovrappone al calo degli altri due partiti della coalizione, Lega e Forza Italia, che vedono sparire complessivamente 5 milioni e mezzo di consensi. All’opposizione, il calo per il Pd è di circa 800mila voti mentre i Cinquestelle ne perdono oltre 6 milioni.
    Giornata di lavoro per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. La presidente di Fdi ha fatto la spola tra la Camera dove ci sono gli uffici e la sede di Fratelli d’Italia a via della Scrofa. Meloni ha fatto una serie di riunioni con i suoi fedelissimi e poi ha incontrato il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani per un primo scambio di idee sui prossimi appuntamenti: elezioni del presidenti delle Camere e formazione del governo.
    “Meloni? La sento cento volte al giorno. Non c’è niente da dire, lavoriamo per l’Italia”. Risponde così il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani lasciando la sede di Fdi dopo aver incontrato Giorgia Meloni.

    “La Lega sarà parte fondamentale del governo di centrodestra”. E’ quanto sottolinea in una nota il Consiglio federale del partito. “Due ore di lavoro con lo sguardo rivolto soprattutto al futuro e ai problemi da risolvere grazie al nuovo governo di centrodestra, di cui la Lega sarà parte fondamentale”, scrive la Lega in una nota.

    Agenzia ANSA

    Una crescita per il partito uscito vincitore dalle elezioni di domenica con il 26% delle preferenze che si sovrappone in buona sostanza ai voti persi complessivamente da Lega e Forza Italia, 5 milioni e mezzo di voti. I numeri del Viminale, esclusi la Valle d’Aosta e l’Alto Adige, dicono che alla Camera Fratelli d’Italia ha conquistato 7.300.628 voti, il 25,99%. Al Senato la cifra è simile: 7.165.795 (con una percentuale del 26,1%), mentre nel 2018 il partito della Meloni incassò rispettivamente 1.429.550 voti alla Camera (il 4.35%) e 1.286.606 al Senato (il 4,26%). Appunto, quasi 5milioni e 900mila voti in più (5.871.078 alla Camera e 5.879.189 al Senato). Di contro, nel centrodestra, la Lega perde oltre 3 milioni e 200mila voti (3.234.511), mentre il calo di Forza Italia è di 2.317.826: alla Camera la Lega incassa 2.464.176 voti (l’8,77%) a fronte dei 5.698.687 (il 17,35%) del 2018; Fi, invece, ne prende 2.279.130 (l’8,11%) contro i 4.596.956 (il 14%) di 4 anni fa. E perdono consensi anche le principali forze di opposizione, che hanno dato vita assieme a Lega ed Fi al governo Draghi. Il Partito Democratico ha un calo in termini assoluti di poco più di 800mila voti (806.810): nel 2018 alla Camera prese 6.161.896 (il 18,76%), domenica ne ha portati a casa 5.355.086 (il 19,07%). Molto più netto il calo dei Cinquestelle, che hanno più che dimezzato il numero dei voti rispetto a quattro anni fa, perdendone quasi 6 milioni e 400mila: dall’exploit del 2018, quanto presero 10.732.066 (che gli valse il 32,68%), sono infatti passati a 4.333.748 (15,43%). Anche +Europa, che non è riuscita a superare la soglia di sbarramento del 3%, perde consensi, seppur in maniera minore: nel 2018 alla Camera ottenne 841.468 (il 2,56%), stavolta si è fermata a 793.925 (il 2,83%), con un calo di 47.543 preferenze.

    Agenzia ANSA

    ‘Faremo opposizione ma pronti a riscrivere le regole insieme’ (ANSA)

    Il giorno dopo la vittoria del centrodestra, si continuano a fare i conti, ma per attribuire oltre 100 posti si dovranno attendere altre 48 ore. Si tratta di 38 senatori e 71 deputati che andranno a sostituire i cosiddetti plurieletti al proporzionale, al netto di chi ha avuto l’elezione anche all’uninominale. Tra i casi ‘eccellenti’, quello di Giorgia Meloni che è stata eletta nel collegio Abruzzo 3 L’Aquila, ma anche in 5 collegi proporzionali, in Lombardia, Lazio, Puglie e in due in Sicilia. Al momento, si considerano eletti al proporzionale 86 donne e 184 uomini tra Senato e Camera. Gli uomini già eletti a Montecitorio sono 123 e a palazzo Madama 61. Comunque, in queste ore, oltre ai conteggi aritmetici, si continuano a fare anche quelli ‘politici’ all’interno dei partiti. Dopo le voci critiche che si sono alzate nella Lega contro il segretario Matteo Salvini, al termine delle due ore di Consiglio federale, che vede riuniti anche i Governatori, viene diramata una nota per assicurare che “nessuno discute la segreteria Salvini”. C’è stata una discussione franca, si spiega, “ma è emersa la tutela assoluta del segretario federale Matteo Salvini”.
    E a testimonianza del clima di condivisione, la Lega posta anche una foto della riunione in cui si vede il ‘capitano’ seduto accanto a Luca Zaia e Massimiliano Fedriga vicino a Attilio Fontana. Poco dietro Giancarlo Giorgetti. Più intransigenti nei confronti del vertice del partito i leghisti della prim’ora. Secondo il fondatore Umberto Bossi, che per colpa del pessimo risultato riportato a Varese dal Carroccio non riesce ad entrare in Parlamento dopo 35 anni, il messaggio che è arrivato dalle urne è “chiaro ed inequivocabile” e “il popolo del Nord va ascoltato”. Ma sempre dal Consiglio Federale si fa osservare che “la Lega sarà parte fondamentale del governo di centrodestra” e che anche nella riunione di oggi lo “sguardo è rivolto soprattutto al futuro e ai problemi da risolvere grazie al nuovo governo di centrodestra, di cui la Lega sarà parte fondamentale”. Più fermento invece nel Pd dove si parla di Paola De Micheli come possibile candidato alla segreteria Dem.
    Andrea Marcucci parla di sconfitta “inequivocabile” e chiede “un congresso da fare il prima possibile”. In Fratelli d’Italia, intanto, nessun tono trionfalistico, con Giorgia Meloni che si chiude nella sede di Via della Scrofa per “lavorare per l’Italia”, come si legge in un messaggio social postato subito dopo l’incontro tra la leader del partito e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Lui minimizza sul colloquio (“Con Giorgia ci centiamo 100 volte al giorno”), rafforza la posizione del suo partito dicendo che senza “di noi il governo non parte” e avverte che da parte degli ‘azzurri’ non c’è alcun pregiudizio nei confronti di una possibile nomina di Salvini al Viminale. Il tutto, mentre Fabio Rampelli spiega come sia “necessario individuare un perimetro all’interno del quale ci debba essere un confronto sano tra maggioranza e opposizione”. In attesa che si riuniscano le Camere e si formi il nuovo Esecutivo, da Palazzo Chigi arriva una buona novità per la Sardegna: “un pieno sostegno alla candidatura del sito di Sos Enattos come sede del futuro telescopio di onde gravitazionali ‘Einstein Telescope’ in Italia”.

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    Bossi non è stato rieletto. Salvini: 'Proporrò che sia nominato senatore a vita'

    Umberto Bossi, che non è stato rieletto in Parlamento, dovrebbe essere nominato senatore a vita secondo il segretario della Lega Matteo Salvini. “Bossi senatore a vita? Sarebbe il giusto riconoscimento dopo trentacinque anni al servizio della Lega e del Paese. Porterò avanti personalmente – ha assicurato – , sicuramente con l’appoggio non solo della Lega ma di tantissimi italiani, questa proposta”.E’ un messaggio “chiaro ed inequivocabile” quello che esce dalle urne, secondo Umberto Bossi, e “il popolo del Nord va ascoltato”. Lo fa sapere il fondatore della Lega tramite il suo staff dopo la mancata elezione in parlamento. Il senatur ha anche spiegato che non si voleva candidare ma lo ha fatto “per rispetto della militanza”.

    Fondatore della Lega Nord e highlander della politica. Salvini: ‘Sia senatore a vita’ (ANSA)

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    Lega: 'Piena fiducia in Salvini, avrà ruolo fondamentale'

    “La Lega potrà recuperare il consenso grazie ai risultati che otterrà nel governo di centrodestra – e Matteo Salvini avrà un ruolo fondamentale – ripartendo anche dall’ascolto del territorio e dalla valorizzazione dei tanti amministratori a partire dai governatori”. Lo rende noto la Lega, al termine del consiglio federale – durato quasi 4 ore in via Bellerio a Milano – che ha confermato piena fiducia a Salvini.
    Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha lasciato il Consiglio federale, in via Bellerio a Milano, senza rilasciare dichiarazioni. È andata “benissimo” ha detto dopo il governatore Fontana anche il presidente delle Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. “Abbiamo discusso dei congressi”, ha aggiunto Fedriga, che alla domanda “Salvini sì o Salvini no?”, ha risposto: “Salvini sì”. “Bene”, ha detto anche il vicesegretario del partito, Andrea Crippa, e pollice in sù dal presidente del Trentino, Maurizio Fugatti.
    A testimonianza del clima di condivisione, la Lega aveva diffuso una foto della riunione in cui si vede Matteo Salvini seduto accanto a Luca Zaia. Poi Massimiliano Fedriga vicino a Attilio Fontana. Poco dietro Giancarlo Giorgetti.
    “E ora si parla di un congresso straordinario della Lega. Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma, per adesso, non faccio nomi”, aveva scritto l’ex segretario federale della Lega ed ex governatore della Lombardia Roberto Maroni nella rubrica “Barbari Foglianti” su Il Foglio.
    “La vittoria è netta. Svanisce quella che per il centrodestra era l’unica paura e per il centrosinistra l’ultima speranza: non ci saranno incertezze in Parlamento. Una doppia maggioranza in Parlamento abbatte ogni possibile ostacolo sulla strada della Meloni verso Palazzo Chigi. Il risultato sotto le aspettative della lista centrista di Renzi e Calenda non lascia dubbi: il centrodestra non avrà bisogno di altri voti in Parlamento”. 
    “La Lega sarà parte fondamentale del governo di centrodestra”. E’ quanto sottolinea in una nota il Consiglio federale del partito, che si sta svolgendo in via Bellerio, a Milano. “Due ore di lavoro con lo sguardo rivolto soprattutto al futuro e ai problemi da risolvere grazie al nuovo governo di centrodestra, di cui la Lega sarà parte fondamentale”, scrive la Lega in una nota.

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    Porterò avanti personalmente questa proposta. Il fondatore della Lega: ‘Il popolo del Nord va ascoltato, non volevo candidarmi’ (ANSA)

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    Si apre confronto nella Lega. Pd verso congresso

    Il giorno dopo la vittoria del centrodestra, si continuano a fare i conti, ma per attribuire oltre 100 posti si dovranno attendere altre 48 ore. Si tratta di 38 senatori e 71 deputati che andranno a sostituire i cosiddetti plurieletti al proporzionale, al netto di chi ha avuto l’elezione anche all’uninominale. Tra i casi ‘eccellenti’, quello di Giorgia Meloni che è stata eletta nel collegio Abruzzo 3 L’Aquila, ma anche in 5 collegi proporzionali, in Lombardia, Lazio, Puglie e in due in Sicilia. Al momento, si considerano eletti al proporzionale 86 donne e 184 uomini tra Senato e Camera. Gli uomini già eletti a Montecitorio sono 123 e a palazzo Madama 61.
    Comunque, in queste ore, oltre ai conteggi aritmetici, si continuano a fare anche quelli ‘politici’ all’interno dei partiti. Dopo le voci critiche che si sono alzate nella Lega contro il segretario Matteo Salvini, al termine delle due ore di Consiglio federale, che vede riuniti anche i Governatori, viene diramata una nota per assicurare che “nessuno discute la segreteria Salvini”. C’è stata una discussione franca, si spiega, “ma è emersa la tutela assoluta del segretario federale Matteo Salvini”. E a testimonianza del clima di condivisione, la Lega posta anche una foto della riunione in cui si vede il ‘capitano’ seduto accanto a Luca Zaia e Massimiliano Fedriga vicino a Attilio Fontana. Poco dietro Giancarlo Giorgetti. Più intransigenti nei confronti del vertice del partito i leghisti della prim’ora. Secondo il fondatore Umberto Bossi, che per colpa del pessimo risultato riportato a Varese dal Carroccio non riesce ad entrare in Parlamento dopo 35 anni, il messaggio che è arrivato dalle urne è “chiaro ed inequivocabile” e “il popolo del Nord va ascoltato”. Ma sempre dal Consiglio Federale si fa osservare che “la Lega sarà parte fondamentale del governo di centrodestra” e che anche nella riunione di oggi lo “sguardo è rivolto soprattutto al futuro e ai problemi da risolvere grazie al nuovo governo di centrodestra, di cui la Lega sarà parte fondamentale”.
    Più fermento invece nel Pd dove si parla di Paola De Micheli come possibile candidato alla segreteria Dem. Andrea Marcucci parla di sconfitta “inequivocabile” e chiede “un congresso da fare il prima possibile”.
    In Fratelli d’Italia, intanto, nessun tono trionfalistico, con Giorgia Meloni che si chiude nella sede di Via della Scrofa per “lavorare per l’Italia”, come si legge in un messaggio social postato subito dopo l’incontro tra la leader del partito e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Lui minimizza sul colloquio (“Con Giorgia ci centiamo 100 volte al giorno”), rafforza la posizione del suo partito dicendo che senza “di noi il governo non parte” e avverte che da parte degli ‘azzurri’ non c’è alcun pregiudizio nei confronti di una possibile nomina di Salvini al Viminale. Il tutto, mentre Fabio Rampelli spiega come sia “necessario individuare un perimetro all’interno del quale ci debba essere un confronto sano tra maggioranza e opposizione”. In attesa che si riuniscano le Camere e si formi il nuovo Esecutivo, da Palazzo Chigi arriva una buona novità per la Sardegna: “un pieno sostegno alla candidatura del sito di Sos Enattos come sede del futuro telescopio di onde gravitazionali ‘Einstein Telescope’ in Italia”.  

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    Elezioni: Meloni e Santanchè elette per 5 volte

    Elette per ben cinque volte: sono Giorgia Meloni e Daniela Santanchè le candidate plurielette in tutta Italia, ambedue schierate con Fratelli d’Italia, rispettivamente alla Camera e al Senato. Giorgia Meloni è risultata eletta (secondo i dati del Viminale) in Lombardia, Lazio, Puglia e in due collegi in Sicilia. Santanché in Piemonte, due collegi in Lombardia, Toscana e Lazio. Il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi è stato eletto quattro volte (al Senato) in Piemonte, Lombardia, Lazio e Campania.
    Tra chi è stato eletto in tre collegi ci sono Chiara La Porta (Fdi alla Camera), Antonio Tajani alla Camera, Isabella Rauti al Senato, Carlo Calenda e Matteo Renzi, ambedue al Senato.
    Il ridotto numero di eletti non ha portato numerosi plurieletti al centrosinistra: fanno eccezione Simona Malpezzi eletta in due collegi per il Pd al Senato e Ilaria Cucchi per Sinistra-Verdi anche lei al Senato. Infine, tra i leader, Matteo Salvini è stato eletto in due collegi al Senato, in Lombardia e Puglia.    

    Agenzia ANSA

    Eletti Meloni, Berlusconi, Lotito e Cucchi. Casini batte Sgarbi a Bologna. Rauti supera Fiano a Sesto San Giovanni. Lavinia Mennuni trionfa su Bonino e su Calenda (ANSA)