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Elezioni 2022: per Fdi quasi 5,9 milioni di voti in più

Quattro volte i voti raccolti nel 2018: da 1.429.550 preferenze a 7.300.628: in termini assoluti, l’exploit di Fratelli d’Italia vale – in base ai numeri del Viminale che non tengono conto dei dati relativi a Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige – quasi 5 milioni e 900mila voti in più rispetto alle elezioni di quattro anni fa. Una crescita che si sovrappone al calo degli altri due partiti della coalizione, Lega e Forza Italia, che vedono sparire complessivamente 5 milioni e mezzo di consensi. All’opposizione, il calo per il Pd è di circa 800mila voti mentre i Cinquestelle ne perdono oltre 6 milioni.

Giornata di lavoro per la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. La presidente di Fdi ha fatto la spola tra la Camera dove ci sono gli uffici e la sede di Fratelli d’Italia a via della Scrofa. Meloni ha fatto una serie di riunioni con i suoi fedelissimi e poi ha incontrato il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani per un primo scambio di idee sui prossimi appuntamenti: elezioni del presidenti delle Camere e formazione del governo.

“Meloni? La sento cento volte al giorno. Non c’è niente da dire, lavoriamo per l’Italia”. Risponde così il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani lasciando la sede di Fdi dopo aver incontrato Giorgia Meloni.

E’ quanto sottolinea in una nota il Consiglio federale del partito. “Due ore di lavoro con lo sguardo rivolto soprattutto al futuro e ai problemi da risolvere grazie al nuovo governo di centrodestra, di cui la Lega sarà parte fondamentale”, scrive la Lega in una nota.

Una crescita per il partito uscito vincitore dalle elezioni di domenica con il 26% delle preferenze che si sovrappone in buona sostanza ai voti persi complessivamente da Lega e Forza Italia, 5 milioni e mezzo di voti. I numeri del Viminale, esclusi la Valle d’Aosta e l’Alto Adige, dicono che alla Camera Fratelli d’Italia ha conquistato 7.300.628 voti, il 25,99%. Al Senato la cifra è simile: 7.165.795 (con una percentuale del 26,1%), mentre nel 2018 il partito della Meloni incassò rispettivamente 1.429.550 voti alla Camera (il 4.35%) e 1.286.606 al Senato (il 4,26%). Appunto, quasi 5milioni e 900mila voti in più (5.871.078 alla Camera e 5.879.189 al Senato). Di contro, nel centrodestra, la Lega perde oltre 3 milioni e 200mila voti (3.234.511), mentre il calo di Forza Italia è di 2.317.826: alla Camera la Lega incassa 2.464.176 voti (l’8,77%) a fronte dei 5.698.687 (il 17,35%) del 2018; Fi, invece, ne prende 2.279.130 (l’8,11%) contro i 4.596.956 (il 14%) di 4 anni fa. E perdono consensi anche le principali forze di opposizione, che hanno dato vita assieme a Lega ed Fi al governo Draghi. Il Partito Democratico ha un calo in termini assoluti di poco più di 800mila voti (806.810): nel 2018 alla Camera prese 6.161.896 (il 18,76%), domenica ne ha portati a casa 5.355.086 (il 19,07%). Molto più netto il calo dei Cinquestelle, che hanno più che dimezzato il numero dei voti rispetto a quattro anni fa, perdendone quasi 6 milioni e 400mila: dall’exploit del 2018, quanto presero 10.732.066 (che gli valse il 32,68%), sono infatti passati a 4.333.748 (15,43%). Anche +Europa, che non è riuscita a superare la soglia di sbarramento del 3%, perde consensi, seppur in maniera minore: nel 2018 alla Camera ottenne 841.468 (il 2,56%), stavolta si è fermata a 793.925 (il 2,83%), con un calo di 47.543 preferenze.

Il giorno dopo la vittoria del centrodestra, si continuano a fare i conti, ma per attribuire oltre 100 posti si dovranno attendere altre 48 ore. Si tratta di 38 senatori e 71 deputati che andranno a sostituire i cosiddetti plurieletti al proporzionale, al netto di chi ha avuto l’elezione anche all’uninominale. Tra i casi ‘eccellenti’, quello di Giorgia Meloni che è stata eletta nel collegio Abruzzo 3 L’Aquila, ma anche in 5 collegi proporzionali, in Lombardia, Lazio, Puglie e in due in Sicilia. Al momento, si considerano eletti al proporzionale 86 donne e 184 uomini tra Senato e Camera. Gli uomini già eletti a Montecitorio sono 123 e a palazzo Madama 61. Comunque, in queste ore, oltre ai conteggi aritmetici, si continuano a fare anche quelli ‘politici’ all’interno dei partiti. Dopo le voci critiche che si sono alzate nella Lega contro il segretario Matteo Salvini, al termine delle due ore di Consiglio federale, che vede riuniti anche i Governatori, viene diramata una nota per assicurare che “nessuno discute la segreteria Salvini”. C’è stata una discussione franca, si spiega, “ma è emersa la tutela assoluta del segretario federale Matteo Salvini”.

E a testimonianza del clima di condivisione, la Lega posta anche una foto della riunione in cui si vede il ‘capitano’ seduto accanto a Luca Zaia e Massimiliano Fedriga vicino a Attilio Fontana. Poco dietro Giancarlo Giorgetti. Più intransigenti nei confronti del vertice del partito i leghisti della prim’ora. Secondo il fondatore Umberto Bossi, che per colpa del pessimo risultato riportato a Varese dal Carroccio non riesce ad entrare in Parlamento dopo 35 anni, il messaggio che è arrivato dalle urne è “chiaro ed inequivocabile” e “il popolo del Nord va ascoltato”. Ma sempre dal Consiglio Federale si fa osservare che “la Lega sarà parte fondamentale del governo di centrodestra” e che anche nella riunione di oggi lo “sguardo è rivolto soprattutto al futuro e ai problemi da risolvere grazie al nuovo governo di centrodestra, di cui la Lega sarà parte fondamentale”. Più fermento invece nel Pd dove si parla di Paola De Micheli come possibile candidato alla segreteria Dem.

Andrea Marcucci parla di sconfitta “inequivocabile” e chiede “un congresso da fare il prima possibile”. In Fratelli d’Italia, intanto, nessun tono trionfalistico, con Giorgia Meloni che si chiude nella sede di Via della Scrofa per “lavorare per l’Italia”, come si legge in un messaggio social postato subito dopo l’incontro tra la leader del partito e il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani. Lui minimizza sul colloquio (“Con Giorgia ci centiamo 100 volte al giorno”), rafforza la posizione del suo partito dicendo che senza “di noi il governo non parte” e avverte che da parte degli ‘azzurri’ non c’è alcun pregiudizio nei confronti di una possibile nomina di Salvini al Viminale. Il tutto, mentre Fabio Rampelli spiega come sia “necessario individuare un perimetro all’interno del quale ci debba essere un confronto sano tra maggioranza e opposizione”. In attesa che si riuniscano le Camere e si formi il nuovo Esecutivo, da Palazzo Chigi arriva una buona novità per la Sardegna: “un pieno sostegno alla candidatura del sito di Sos Enattos come sede del futuro telescopio di onde gravitazionali ‘Einstein Telescope’ in Italia”.


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