More stories

  • in

    Draghi al vertice Ue chiede unità e misure rapide sul gas

    “Gli Stati Membri devono avere una capacità di spesa comune per difendere il level playing field. Non è una questione di solidarietà ma di salvaguardia del mercato interno”. Lo ha detto – a quanto si apprende da fonti europee – il premier Mario Draghi nel corso del summit dei leader Ue. Draghi ha anche sottolineato l’urgenza di adottare misure che incidano sulla dinamica dei prezzi, quali l’introduzione di un price cap e una riforma del mercato elettrico.
    Agire subito, mantenendo l’unità dell’Ue e preservare il mercato unico. Sono questi, a quanto apprende l’ANSA da più fonti europee, alcuni dei punti chiave che il premier Mario Draghi ha sottolineato nel corso del suo intervento al tavolo del vertice europeo. L’intervento di Draghi è stato descritto dalle stesse fonti come “netto”. Tra i punti toccati dal presidente del Consiglio ci sono stati, si apprende ancora, la necessità di mettere sul tavolo una forma di price cap e uno strumento di solidarietà come lo Sure sull’energia.
    Orban, price cap? Suicidio economico non aiuterà Ucraina  – “L’ultimo piano di Bruxelles sul tetto al prezzo del gas dell’Ue equivale ad un embargo totale sul gas. Il suicidio economico non aiuterà l’Ucraina. Mi aspetto un grande dibattito al Consiglio europeo”. Lo scrive in un tweet il premier ungherese Viktor Orban.
    Macron, preservare unità europea, Berlino non si isoli  – “Dobbiamo preservare l’unità degli europei, finanziaria e politica”. Lo ha detto il presidente francese Emmanuel Macron arrivando al vertice Ue, sottolineando che “non è positivo che la Germania si isoli, né per se stessa né per l’Europa”. Sulle misure contro il caro energia proposte dalla Commissione europea “oggi c’è un ampio consenso, ed è importante che si trovi l’unanimità”, ha evidenziato Macron, riferendo che lavorerà con il cancelliere Olaf Scholz per “costruire un cammino”.
    Michel, importante dare un forte segnale di unità  – “E’ molto importante dare un segnale forte che siamo pronti ad agire insieme”. Lo ha detto il presidente del Consiglio europeo Charles Michel arrivando al vertice dei capi di stato e di governo a Bruxelles. “Sono fiducioso: è importante un segnale di unità”. “Vediamo chiaramente che il mercato non funziona normalmente, c’è un grave problema di volatilità, una bolletta pesante per i cittadini, per le famiglie e le aziende. E’ anche un tema di competitività”. “Tutto questo è una minaccia per la nostra prosperità economica ed è per questo che in una situazione eccezionale serve una risposta eccezionale”.
    Scholz, strumenti contro caro energia devono funzionare – “Gli strumenti” per far abbassare i prezzi del gas “devono essere discussi intensamente perché devono funzionare, nessuno vuole rimanere senza gas”. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz arrivando al vertice Ue. “Quello che dobbiamo cercare di capire è come possiamo supportare tutti i Paesi insieme nell’abbassare i prezzi sul mercato, non solo con i sussidi. Dobbiamo collaborare con la Corea del Sud, il Giappone, gli altri amici del G7 e altri fornitori a livello globale”, ha evidenziato Scholz, indicando che il compromesso deve garantire di “forniture sufficienti per tutti in Europa”.

  • in

    L'effimera parabola di Liz fra gaffe e retromarce

    Il cancelliere dello Scacchiere più effimero da oltre 50 anni; il ministro dell’Interno durato meno da oltre un secolo; e il capo del governo di Sua Maestà costretto a gettare la spugna dopo il mandato più breve dell’intera storia britannica. Sono i numeri umilianti che sintetizzano la parabola di Liz Truss, leader Tory e premier del Regno Unito fattasi da parte dopo appena 45 giorni di permanenza a Downing Street.
    Un’avventura nata fra le perplessità di molti. E degenerata in ultimo sotto le macerie di un fallimento di leadership da manuale: con poche, pochissime attenuanti. Un flop ormai atteso che, come spesso succede – ‘Guai ai vinti!’ -, scatena l’irrisione (oltre all’allarme) di oppositori, commentatori e media, ben più di quanto riesca a generare compassione: sino alle beffe di chi infierisce nel paragone fra Liz e una lattuga (a sottolineare una sopravvivenza politica più corta dell’esistenza fugace dell’ortaggio); o trasforma number 10 a colpi di meme in un residenza libera, “perfette per brevi permanenze” nello stile del circuito di Airbnb.
    Difficile trovare del resto alibi alla 47enne ambiziosa quanto poco carismatica ex ministra lanciatasi quest’estate con piglio caparbio, da improbabile erede del mito della defunta lady di ferro Margaret Thatcher, nella sfida per la successione a Boris Johnson. Partita vinta alla fine di misura, nel ballottaggio con il più pragmatico ex cancelliere Rishi Sunak, grazie al voto della maggioranza di nicchia degli iscritti del Partito Conservatore, dopo essere sempre rimasta indietro negli scrutini preliminari fra i colleghi deputati. E vinta, col sostegno dei tabloid della destra più populista, all’insegna di avventurosi slogan iperliberisti e illusioni brexiteer raccolte in opuscoli dai titoli tonitruanti come ‘Britain Unchained’.
    Slogan di cui oggi non resta che polvere, per una premiership durante la quale Truss si è distinta per le gaffe, le inversioni a u, l’incapacità di comunicare con efficacia o credibilità alla nazione. Confermando tutti i dubbi di chi ne aveva intuito i limiti già nell’unico anno trascorso prima dell’arrivo a Downing Street alla testa di un dicastero top, quello degli Esteri: suggellato da atteggiamenti di fermezza ferrea nella linea dura contro la Russia per la guerra in Ucraina, ma anche da evidenti carenze diplomatiche e figuracce vere e proprie come quelle fatte di fronte ai tranelli preparati contro di lei dalla vecchia volpe Serghei Lavrov nell’unica visita a Mosca pre-invasione. Il tutto sullo sfondo di una biografia non certo priva di successi nella vita pubblica, eppure intessuta di giravolte inopinate: dalla militanza giovanile nella corrente anti-monarchica del partito europeista dei LibDem, all’adesione alla parrocchia Tory post-thatcheriana; dall’arrivo in Parlamento e al governo su posizioni relativamente moderate (e contrarie alla Brexit prima del referendum del 2016), alla conversione a beniamina di molti degli alfieri della destra interna più oltranzista ed euroscettica durante la corsa al dopo-BoJo.
    Premesse sfociate in un percorso non molto più rassicurante al timone dell’esecutivo, ultimo dei 15 primi ministri dei 70 anni di regno di Elisabetta II; dove in appena sei settimane – nate sotto la stella nera dello scossone epocale della morte della regina 96enne ad appena due giorni dal suo insediamento e proseguita con l’ascesa al trono di un re, Carlo III, arrivato ad accoglierla in udienza dopo i primi passi falsi al suono d’un irrituale sospiro di preoccupazione ‘Dear, oh dear’ – si è ritrovata nella condizione di dover sacrificare a razzo due dei ministri ed alleati più importanti (i falchi Kwasi Kwarteng e Suella Braverman, sostituiti dai più cauti Jeremy Hunt e Grant Shapps); ma soprattutto a subire da una settimana all’altra lo smantellamento di un pacchetto fiscale di tagli di tasse in deficit sbandierato all’esordio come stimolo cruciale alla “crescita”, salvo essere travolto nello spazio d’un mattino dalla rovinosa reazione dei mercati in favore di strategie diametralmente opposte di ritorno verso forme di austerity.
    Il segno di una confusione che ha finito per alienarle rapidamente il sostegno di gran parte di un lacerato e sempre più anarchico gruppo parlamentare di maggioranza. Fino alla resa improvvisa, annunciata ora quasi con sollievo per accomodarsi fra le note a margine dei libri di storia. Forte di un solo record, quello della permanenza minima sulla poltrona che fu fra i tanti di Winston Churchill: nettamente inferiore ai 119 giorni concessi dal fato al carneade George Canning, morto in carica dopo 4 mesi scarsi di mandato nel lontano 1827.    

  • in

    LA DIRETTA DAL QUIRINALE

    AGENZIA ANSA – periodicità quotidiana – Iscrizione al Registro della Stampa presso il Tribunale di Roma n. 212/1948
    P.I. IT00876481003 – © Copyright ANSA – Tutti i diritti riservati

    Edizioni:

  • in

    'Ndrangheta: l'ex senatore Marco Siclari va ai domiciliari

    (ANSA) – REGGIO CALABRIA, 20 OTT – È stata eseguita a Roma
    l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell’ex senatore
    di Forza Italia Marco Siclari, condannato in primo grado a 5
    anni e 4 mesi per scambio elettorale politico mafioso
    nell’ambito del processo “Eyphemos” nato da un’inchiesta della
    Dda di Reggio Calabria contro le cosche di Sant’Eufemia
    d’Aspromonte e Sinopoli.   
    Il provvedimento non era stato eseguito nel febbraio 2020,
    quando scattò il blitz della squadra mobile, perché Siclari era
    parlamentare e la Giunta per le autorizzazioni a procedere non
    aveva mai deciso se accogliere la richiesta della Procura
    reggina guidata da Giovanni Bombardieri. Nel frattempo, il gup
    Maria Rosa Barbieri il 28 settembre 2021 ha emesso la sentenza
    di primo grado al termine del processo celebrato con il rito
    ordinario per cui Marco Siclari è stato condannato poiché
    avrebbe accettato, in occasione delle politiche del 2018, la
    promessa di voti dalla ‘ndrangheta.   
    In sostanza, per i pm, l’esponente di Forza Italia “accettava
    – è scritto nell’ordinanza – a mezzo dell’intermediario Giuseppe
    Antonio Galletta, la promessa di procurare voti da parte di
    Domenico Laurendi, appartenente al locale di ‘ndrangheta di
    Sant’Eufemia d’Aspromonte della famiglia mafiosa Alvaro”.   
    Non essendo stato candidato alle ultime elezioni politiche, con
    la fine della passata legislatura Siclari ha perso l’immunità
    parlamentare per cui l’ordinanza di custodia cautelare, firmata
    all’epoca dal gip Tommasina Cotroneo, è diventata esecutiva. Su
    disposizione della Procura generale di Reggio Calabria, diretta
    da Gerardo Dominijanni, gli agenti della squadra mobile hanno
    eseguito la misura degli arresti domiciliari.   
    La sentenza di condanna non è ancora definitiva. Il processo
    d’appello, infatti, deve essere celebrato. (ANSA).   

  • in

    Da oggi le consultazioni al Quirinale, con La Russa e Fontana

    Oggi e domani le consultazioni al Quirinale per la formazione del governo. Dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, oggi i primi ad essere ricevuti saranno i presidenti dei due rami del Parlamento: alle 10 Ignazio La Russa e alle 11 Lorenzo Fontana. 
    Dalle 16:30 alle 19 sarà il turno di Verdi-Sinistra, Azione-Iv, M5s e Pd. Domattina il centrodestra, che al Colle salirà unito in una delegazione Fdi-Lega-Fi-Moderati. 
    LA DIRETTA DALLE 10

    Alle ore 10:30 di venerdì i gruppi del centrodestra saliranno assieme al Quirinale per le Consultazioni in vista della formazione del governo. Saranno presenti, si legge nella nota del Quirinale, i gruppi di “Fratelli d’Italia”, “Lega Salvini Premier – Partito Sardo d’Azione”, “Forza Italia Berlusconi Presidente” il gruppo Parlamentare “Civici d’Italia – Noi Moderati (UDC – Coraggio Italia – Noi con l’Italia – Italia al Centro) – MAIE” del Senato della Repubblica. Possibile l’incarico domani sera.

  • in

    Dalle consultazioni alla manovra, il timing

       L’avvio delle consultazioni al Quirinale, questa mattina, apre la strada alla formazione del governo. Questa fase, secondo il centrodestra, potrebbe essere breve, e c’è chi parla di un possibile giuramento del nuovo esecutivo nel Salone delle Feste del Quirinale già domenica. Ove così fosse, non sarebbe la prima volta che un governo giuri di domenica. Un precedente immediato è quello del governo Letta: il giuramento venne segnato dal gravissimo ferimento in piazza Montecitorio – proprio a cerimonia in corso sul Colle – del carabiniere Giuseppe Giangrande, raggiunto dai colpi di pistola di un uomo, Luigi Preiti, diretto verso Palazzo Chigi per colpire i politici. Era il 28 aprile 2013, Domenica delle Palme.    Ecco un possibile timing, da qui alla fine dell’anno, delle principali scadenze per il governo e il Parlamento.    – OGGI 20 OTTOBRE. Al via le consultazioni. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sentirà al telefono l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e poi incontrerà nello Studio alla vetrata al Quirinale alle 10 il presidente del Senato Ignazio La Russa e alle 11 il presidente della Camera Lorenzo Fontana. Alle 12 e alle 12.30 saliranno al Colle i gruppi Per le Autonomie e Misto del Senato. Dalle 16 alle 19, ogni mezz’ora, gli incontri con il gruppo Misto della Camera, la componente Verdi-Sinistra, i gruppi di Azione-Italia Viva, del Movimento Cinque Stelle e del Pd.    – 21 OTTOBRE. Alle 10.30 Mattarella riceverà in un’unica delegazione i gruppi parlamentari della coalizione di centrodestra: Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. L’incontro concluderà le consultazioni.    In serata potrebbe arrivare l’incarico di formare il nuovo governo a Giorgia Meloni che andrà prima alla Camera (in base alla regola della ‘culla’ è questo primo ramo del Parlamento in cui deve ottenere la fiducia), poi al Senato e quindi a Palazzo Chigi per comunicare formalmente di aver ricevuto l’incarico da Mattarella.    – 22 OTTOBRE. Potrebbero tenersi consultazioni del presidente del Consiglio incaricato con le forze politiche. Tuttavia, non è detto che accada. Non sono state, infatti, tenute per i governi politici usciti dalle urne nel 2001, nel 2006 e nel 2008. Ove si tengano, saranno a Montecitorio, quasi sicuramente nella Sala della Lupa. In serata Meloni potrebbe salire al Quirinale con la lista dei ministri per sciogliere la riserva.    – 23 OTTOBRE. È la data in cui si può immaginare il giuramento del nuovo governo al Quirinale. Con il giuramento dell’ultimo ministro il governo entrerà nella pienezza dei poteri. A Palazzo Chigi si svolgerà quindi il ‘passaggio della Campanella’ e si terrà il primo Consiglio dei ministri. – 25 OTTOBRE. Il governo si presenta in Parlamento per la fiducia. Si comincia al mattino alla Camera, poi Meloni si sposterà al Senato per consegnare il testo delle dichiarazioni programmatiche appena svolte a Montecitorio. Non è ancora chiaro se la fiducia in entrambi i rami del Parlamento arriverà nella stessa giornata o si articolerà in due giorni, con il voto al Senato il 26 ottobre.    – 26 OTTOBRE. La commissione speciale costituita per l’esame del decreto legge Aiuti Ter alla Camera inizia l’esame del testo, che approderà in Aula il 7 novembre.    – DAL 27 OTTOBRE. Delineati con il primo voto di fiducia in entrambe le Camere i perimetri della maggioranza parlamentare, si costituiscono le commissioni permanenti. Nella settimana che parte il 7 novembre i presidenti di Camera e Senato potrebbero convocarle perchè eleggano i rispettivi presidenti.    – LA MANOVRA. È scontato che dopo l’emanazione del decreto Aiuti Ter il governo debba varare una Nota di Variazione del Def (Nadef). A quel punto dovrà essere presentata la legge di Bilancio, che va approvata definitivamente dal Parlamento entro il 31 dicembre. (ANSA).   

  • in

    Berlusconi chiama Mentana: “parole su Ucraina frutto di preoccupazione”

    “Era Silvio Berlusconi come avete intuito e ci pregava di riassumere quello che dirò, cercando di essere il più fedele possibile. Le parole registrate vanno inquadrate in un discorso più generale di cui si è preso solo questo aspetto, che era il racconto di una preoccupazione generale, sto citando Berlusconi, riguardo al clima che si è creato nel rapporto tra Russia, Europa ed Occidente, con il governo degli Stati Uniti che ha disatteso le premesse multilaterali date da Donald Trump e con una situazione che è diventata sempre meno favorevole, anche perché dopo 23 anni si è creata una situazione con un solo beneficiario, la Cina”. Così il direttore Enrico Mentana, in diretta tv, sintetizza il contenuto di una telefonata appena ricevuta dal Presidente Berlusconi, pochi minuti dopo che lo stesso Tg aveva diffuso il suo secondo audio shock, stavolta contro il Presidente ucraino.
    “La preoccupazione generale di Berlusconi – prosegue Mentana – era che ci fosse la rottura tra Europa e Russia, che in qualche modo interrompeva una spirale già rallentata dopo gli accordi di Pratica di Mare, con il fatto che la Cina potesse approfittare di tutto questo. Questa è – conclude – la contestualizzazione dell’interessato e che era alla base delle sue parole”. “Una posizione che – chiosa Mentana – è diversa da quella del governo italiano e dalla leader del futuro governo di centrodestra”.