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    Gestazione per altri, lunedì stretta in Aula alla Camera

    Approda lunedì nell’Aula della Camera la proposta di legge del centrodestra che ha come obiettivo disincentivare le coppie italiane dal ricorrere all’estero alla maternità surrogata, una pratica vietata in Italia. La proposta di legge, a prima firma della relatrice Carolina Varchi (Fdi) fa diventare la gestazione per altri (Gpa) un reato universale, vale a dire perseguita dalla magistratura anche se praticata all’estero, in un paese dove è regolamentata, come Gran Bretagna o Canada. E proprio a consentirla e regolamentarla anche in Italia mira una proposta di legge, depositata in Senato da Ivan Scalfarotto (Iv) e alla Camera Riccardo Magi (+Europa), illustrata in una conferenza stampa insieme all’Associazione Luca Coscioni, che ha materialmente redatto il testo.
    Lunedì si preannuncia uno scontro con il centrodestra unito nel sostenere il nuovo reato universale, e le opposizioni altrettanto unite a respingere il provvedimento, ma con una differenza di motivazioni e di posizioni rispetto alla Gpa.
    Infatti tutti i parlamentari delle opposizioni sono concordi nel ritenere la pdl Varchi incostituzionale, come in Commissione Affari costituzionali hanno sostenuto Magi, Simona Bonafè (Pd), Filiberto Zaratti (Avs) e Alfonso Colucci (M5s), dato che non si può perseguire un cittadino per un atto compiuto in un Paese dove è consentito. Tuttavia mentre una ampia maggioranza dei deputati delle opposizioni è comunque contraria alla Gpa, alcuni sono favorevoli alla sua introduzione in Italia, come anche la segretaria del Pd Elly Schlein ha affermato.
    In contrapposizione alla pdl Varchi ecco dunque arrivare la proposta redatta dalla Associazione Coscioni e depositata da Scalfarotto e Magi nei due rami del parlamento. Questa consente la maternità surrogata “solidale”: la gestante non lo fa in cambio di denaro, ma con le sole spese di gestazione a carico della coppia a cui è destinato il bimbo. La gestante (under 40, che sia già madre e abbia un reddito) sarà autorizzata alla surrogazione alla fine di un percorso medico e psicologico che accerta la sua libera volontà e la buona salute. Mentre lunedì in Aula si discuterà l’entrata in vigore del nuovo reato, una manifestazione organizzata dall’Associazione Coscioni con le coppie che hanno ricorso alla Gpa, porterà la proposta alternativa davanti al Parlamento in un “walk around” attorno a Montecitorio dato che le manifestazioni fisse davanti al Palazzo sono vietate.   

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    L’abbraccio tra i fratelli siriani a Kalamata

    “Grazie al cielo sei vivo”. Fadi stringe tra le mani il volto del fratello, Mohammad, cercando di fargli forza oltre le sbarre della recinzione che li separa. È l’unico momento di gioia in una mattinata di angoscia e lutto sul molo di Kalamata, dove i superstiti del naufragio hanno passato la seconda notte. Di fronte al drappello di giornalisti che si sono radunati davanti a lui, Fadi, fuggito dalla Siria, racconta di essere arrivato a Kalamata dall’Olanda, dove ha ottenuto l’asilo, per cercare il fratello di 18 anni, di cui aveva perso le tracce dopo il naufragio del peschereccio a sud di Pylos.
    Poco dopo essere scoppiato in lacrime, alla vista del fratello, Mohammed viene imbarcato assieme agli altri superstiti nei pullman diretti al centro di accoglienza di Malakasa, nel nord di Atene. Il trasferimento avviene oltre una barriera allestita dalla polizia per non permettere ai giornalisti di parlare con i migranti. “Europe, Europe!”, invoca uno prima di sparire dietro ai pullman.
    In 71 sono stati scortati da una delegazione del ministero greco per l’Immigrazione e al loro arrivo sono stati informati sull’avvio del processo di registrazione e identificazione. In ventisette rimangono invece ricoverati nell’ospedale di Kalamata, in buone condizioni di salute: l’unico a preoccupare è un ragazzo di 16 anni con problemi respiratori che pure, secondo i dottori, è in miglioramento. “Molti, prima di andare via, hanno manifestato la paura che la loro richiesta di asilo verrà respinta: continuavano a ripetere che vogliono vivere qui e che l’Europa è la loro unica speranza”, racconta Marilena Sotiriou, operatrice della Croce rossa rimasta a sgomberare l’accampamento del punto di primo soccorso, quando l’ultimo dei superstiti abbandona il molo. “Raccontano di avere speso cinquemila euro per il viaggio e chiedono l’opportunità di lavorare, per potersi costruire una nuova vita”.
    Nel porto rimangono i parenti dei dispersi giunti da Italia, Inghilterra e Germania per rintracciare i familiari, la maggior parte di loro non può condividere la stessa gioia di Fadi. Le autorità greche hanno lasciato intendere che il numero delle persone che mancano all’appello non potrà mai essere accertato con precisione. “Non si sa quante donne e bambini si trovassero nella stiva e nelle parti basse della nave, tuttavia, secondo le testimonianze, al momento dell’incidente molte donne e bambini stavano dormendo”, spiega Christina Nikolaidou, responsabile della comunicazione dell’Oim Grecia al sito di Efsyn. Gli interpreti dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni sono riusciti a parlare con molti dei superstiti. “Le persone sono sotto shock, ma insistono sul fatto che a bordo dell’imbarcazione c’erano 700-750 persone. Ma non è lo shock che impedisce loro di avere un quadro chiaro, quanto il fatto che erano ammassate l’una sull’altra e quindi avevano un campo visivo limitato”, ha sottolineato Nikolaidou, ricordando poi che “molti viaggiavano con le loro famiglie”.
    Quando le operazioni di trasferimento si concludono nel porto di Kalamata, nel magazzino dove hanno alloggiato i superstiti rimangono solo i materassini e qualche sacco della spazzatura.
     “Anche di questo naufragio fra poco non rimarrà più traccia, ma noi operatori sappiamo che difficilmente sarà l’ultimo”, commenta amareggiata Marilena Sotiriou.   

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    Tajani: “Marina Berlusconi mi ha ribadito la vicinanza della famiglia a Forza Italia”

    Con l’aria grave del lutto ancora fresco, e con una gigantografia di Silvio Berlusconi alle spalle, nasce la nuova era di Forza Italia senza il Cavaliere. E a prenderne il testimone è Antonio Tajani. Formalmente il vicepremier è il numero due del partito. Ma in attesa che il 22 giugno parta l’iter per scegliere chi traghetterà gli azzurri fino al Congresso, è lui il trait d’union con la famiglia del Cavaliere cioè con coloro che, più di ogni altro finora, possono garantire l’esistenza in vita di FI. Non a caso è a Tajani che telefona Marina Berlusconi, per ringraziare tutto il partito dell’affetto e vicinanza mostrata e “nel rispetto dei ruoli”. E’ lui stesso a raccontarlo, perché “autorizzato” dalla primogenita a dirlo pubblicamente, sottolinea più volte. In sostanza la famiglia non lascia gli ormeggi della creatura politica del padre – compresi i debiti finanziari – ma ciascuno nel proprio perimetro. E in quello politico, per ora, decide Tajani. Altri frontman non ce ne sono. E nemmeno frontwoman, se qualcuno pensasse all’ultima compagna del Cav per un ruolo più politico.
     
    “Marta Fascina è un deputato, non c’è bisogno di ritagliare spazi formali”, spazza ogni dubbio il ministro degli Esteri. Altra garanzia, rimarca, è sul nome del leader, che resterà nel simbolo: “Questo è e sarà sempre il partito di Silvio Berlusconi”. Parole che aprono la prima conferenza stampa di FI dopo la morte del creatore del partito. Non voluta ma necessaria, ripete il ‘reggente’ in pectore a meno di 48 ore dai funerali. Lo dimostra anche la selva di microfoni e il ‘circo mediatico’, stipato nella sala riservata agli incontri stampa nella sede alle spalle di Montecitorio. Per Tajani l’espressione è mesta, la voce bassa. A tratti sembra che le parole non gli vengano. Alza la voce solo per chiedere alla stampa di spegnere i telefonini, “per gentilezza”, quando ne suona uno. Attorno ha gli altri vertici del partito. Alla sua destra Licia Ronzulli. Anche lei ha l’aria provata, spiega che “essere qui è un sacrificio, eravamo tutti con le lacrime agli occhi ieri”. A sinistra di Tajani siede il capogruppo alla Camera, Paolo Barelli. Subito dopo Flavio Martusciello, capo delegazione di forzisti nel Parlamento europeo. Un quartetto che, maliziosamente, è più eloquente dell’ordine in cui sono seduti al tavolo. Racconta la pace firmata nel partito per Tajani ‘quasi presidente’, mettendo da parte veleni e ambizioni. Del resto, parla lo statuto di FI. Tajani ne cita l’articolo 19 che “purtroppo prevede cosa si deve fare in caso di impedimento del presidente”. Ed elenca i prossimi step: il 22 giugno si riunirà il comitato di presidenza (non più di 30-40 forzisti), che a sua volta convocherà il Consiglio nazionale (probabilmente entro luglio) da cui uscirà il nome del reggente.
    Un incarico lungo almeno un anno – si vocifera – per gestire la tregua fino al Congresso nel 2024 e che quasi sicuramente sarà dopo le elezioni europee. Sperando che l’onda emotiva del partito, orfano del Cav, sia un collante per eletti ed elettori e così eviti fughe di parlamentari o crolli alle urne. A quel punto, se non sarà una debacle elettorale, il reggente avrà buone chance di una ‘promozione’.
    Nel frattempo Tajani va avanti, forte dell’endorsement rinnovato di Marina che è più di un lasciapassare da ogni tensione interna. In cambio – maligna qualcuno – la famiglia del fondatore potrebbe chiedere un sostegno sugli affari dell’azienda. Ma alla domanda se Palazzo Chigi si opporrebbe a un interesse di Vivendi per Mediaset, il ministro risponde seccato: “Il governo non si occupa di ipotesi e chiacchiere, periodi ipotetici dell’irrealtà”. Nessuna interferenza dei familiari neppure sul successore del leader al Senato: Tajani smentisce che si stia pensando alla candidatura di Paolo, fratello di Berlusconi, per le suppletive. “Parleremo con i nostri alleati”, si limita a dire. Unità è la parola d’ordine anche per Ronzulli: “Dobbiamo praticare l’unità senza farci condizionare da quelli che vorrebbero un partito litigioso, diviso e debole. Non sarà così”, insiste. E chiosa a bassa voce: “Oggi purtroppo inizia una nuova pagina, con il rispetto e la dignità dei ruoli ma lo dobbiamo a Berlusconi”.

    Tajani: ‘Nostro partito sara’ liberale, atlantista, europeista’

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    Tajani da portavoce a leader, una vita tra Forza Italia e Ue

    Sarà il comitato nazionale di Forza Italia in programma entro l’estate a nominare ufficialmente Antonio Tajani reggente di Fi. Il numero due di Berlusconi, una vita nel partito azzurro, di fatto dovrà raccogliere un’eredità pesante ed il difficile compito – dopo la scomparsa di Berlusconi – di guidare Forza Italia fino al congresso ed oltre. La storia politica di Tajani, (70 anni il 4 agosto, romano di origini ciociare di Ferentino), è legata agli albori di Fi.
    Giornalista, prima ai microfoni dei Gr Rai e poi alla guida della sede romana de ‘il Giornale’, l’attuale numero uno azzurro passa alla politica con Berlusconi diventando il suo portavoce, raccogliendo il testimone della breve esperienza di Jas Gawronski a Palazzo Chigi. Eletto eurodeputato per la prima volta nel 1994, Tajani farà dell’Europa la “sua casa” con una lunga carriera che lo vedrà arrivare ai vertici delle istituzioni. Alle amministrative del 2001 è candidato a sindaco di Roma per la Casa delle Libertà, dove raggiunge il ballottaggio da cui però esce sconfitto a favore di Walter Veltroni (venendo comunque eletto in consiglio comunale). Due volte commissario europeo, (ai Trasporti 2008-2010 e poi all’Industria 2010-2014) e vice presidente della Commissione e poi presidente dell’Eurocamera nel 2017.
    Punto di riferimento del partito Popolare europeo, nel 2002 diventa uno dei vicepresidenti. Con l’avvento di Mario Draghi a Palazzo Chigi, Tajani viene indicato nella rosa dei nomi di Fi per la composizione della squadra di governo. Alla fine resterà fuori dall’esecutivo, ma Berlusconi lo stesso giorno in cui sono resi noti i ministri, lo nomina coordinatore unico del partito, carica che si aggiunge a quella di vicepresidente ottenuta nel 2018.
    Alle ultime elezioni, Tajani viene eletto alla Camera ed entra nel governo Meloni con l’incarico di vicepremier, ministro degli Esteri e capo delegazione della compagine azzurra. Da ragazzo militò nel Fronte Monarchico Giovanile, è laureato in Giurisprudenza, parla inglese, francese e spagnolo, è sposato, ha due figli. Molto riservato sulla sua vita privata, è impegnato nel sociale con il sostegno ad una comunità di recupero per tossicodipendenti del frusinate a cui – ha annunciato qualche anno fa – devolve la sua pensione da ex vice presidente della Commissione europea.

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    Nato: “La controffensiva mette i russi in difficoltà”

    La controffensiva ucraina sta mettendo “in difficoltà” i russi. È quanto emerge da una prima analisi di quanto sta accadendo sul campo di battaglia, condivisa nel corso dell’incontro dei ministri della Difesa alleati a Bruxelles. Certo, siamo ancora alle prime battute ma alla Nato si sta diffondendo un “moderato ottimismo”.
    Non a caso il segretario generale Jens Stoltenberg, nel tirare le conclusioni, ne ha parlato esplicitamente. “Le forze ucraine hanno intensificato le operazioni lungo la linea del fronte e stanno compiendo progressi costanti”. Il che invoglia le capitali a rinnovare gli aiuti, per accelerare la fine della crisi.
    “I comandanti russi – confida un alto funzionario dell’Alleanza Atlantica con accesso ai report dell’intelligence – impartiscono ordini irrealizzabili a unità composte da personale con poca esperienza in virtù delle pressioni politiche: è improbabile che queste truppe possano dar vita a operazioni offensive significative”. In generale la sensazione è che Mosca abbia perso “l’iniziativa”. Che gli ucraini possano sfondare come a Kharkiv è troppo presto per dirlo. “Si trovano di fronte a un terreno difficile, a truppe ben trincerate e a combattimenti feroci”, nota ancora Stoltenberg. Ma altri indizi sono confortanti. L’aviazione russa sta ad esempio “significativamente sottoperformando” rispetto alle aspettative, con poca accuratezza nelle sortite, che nel quadrante meridionale sono “diminuite di molto” in paragone all’inizio dell’invasione.
    Nel corso della ministeriale si è dunque deciso di aumentare le forniture di sistemi di difesa antiaerea in modo da permettere alle truppe dislocate al fronte di potersi dotare di una maggiore copertura. “Gli ucraini stanno testando le linee russe, per individuare i punti deboli, e quindi approntare attacchi più decisi”, confida un’altra fonte. Le forze a disposizione di Kiev sono infatti “molto superiori” rispetto a quelle mobilitate sinora nella controffensiva. E pazienza se alcuni dei mezzi più moderni – come i Leopard o i Bradley – sono stati catturati o distrutti dai russi. Fa parte del gioco. Non solo. Alla Nato mettono in evidenza come i tank e i veicoli blindati occidentali abbiano permesso ai soldati ucraini di “sopravvivere agli attacchi nemici” – mentre il destino dei russi è spesso ben diverso, con le torrette dei carri armati che prendono il volo.

    Stoltenberg: ‘Lavoriamo per un consiglio Nato-Ucraina al vertice di Vilnius, con Zelensky’

    I primi successi rafforzano però la fazione dei falchi pro-Kiev, determinati a ottenere un chiaro cronoprogramma d’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Il dilemma, al momento, è come andare oltre al linguaggio usato a Bucarest nel lontano 2008 – una generica promessa di adesione – senza scontrarsi con la realtà riconosciuta da tutti: prima si deve attendere la fine la guerra. Stoltenberg, all’informale esteri di Oslo, ha lanciato l’idea (quando sarà il momento) di esentare Kiev dal Piano d’azione per l’adesione (Membership Action Plan o Map), ovvero il programma d’aiuti per raggiungere gli standard necessari in termini di qualità delle istituzioni e dello Stato di diritto.
    Il ministro della Difesa tedesco Boris Pistorius si è detto “favorevole” e – stando al Washington Post – anche Joe Biden non sarebbe contrario. Ma un’alta fonte diplomatica alleata ha assicurato all’ANSA che sul tema “non c’è accordo tra gli alleati” e che “si tratta solo di una proposta”. Stoltenberg ha d’altra parte detto che a Vilnius non ci sarà “nessun invito per l’Ucraina”. L’obiettivo invece è di approvare la creazione del Consiglio Nato-Ucraina e tenere la prima riunione con il presidente Volodymyr Zelensky.
    Politicamente, ci si fermerà qui. Poi ci sarà un cospicuo piano di assistenza militare pluriennale e, forse, “garanzie di sicurezza bilaterali” fornite da alcuni alleati. L’insieme, per il momento, è giudicato più che sufficiente.

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    Mattarella riceve ambasciatore russo, da Mosca brutale invasione

    (ANSA) – ROMA, 16 GIU – Il Presidente della Repubblica,
    Sergio Mattarella, ha ricevuto questa mattina al Quirinale, per
    la presentazione delle Lettere Credenziali, il nuovo
    Ambasciatore della Federazione Russa, Signor Alexey
    Vladimirovich Paramonov.Nel colloquio, il Presidente Mattarella
    ha ribadito ancora una volta la ferma condanna per la brutale
    invasione perpetrata dalle forze armate russe, che rappresenta
    una gravissima violazione del diritto internazionale, nonché
    della sovranità, dell’indipendenza e dell’integrità territoriale
    dell’Ucraina. Era presente all’incontro il Vice Ministro degli
    Affari Esteri, Edmondo Cirielli. (ANSA).   

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    Tajani, Fascina? Non serve ritagliarle spazi formali

    (ANSA) – ROMA, 16 GIU – “Marta Fascina è un deputato ed è la
    compagna di vita di Silvio Berlusconi, non c’è bisogno di
    ritagliare spazi formali”. Lo ha detto il coordinatore nazionale
    di Forza Italia, Antonio Tajani, rispondendo a chi domandava se
    Fascina avrà un ruolo nel partito. (ANSA).   

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    Tajani, sarà eletto un presidente di FI fino al Congresso

    (ANSA) – ROMA, 16 GIU – “Per rispettare l’articolo 19 dello
    statuto, che purtroppo prevede cosa si deve fare in caso di
    impedimento del presidente, giovedì prossimo si riunirà il
    comitato di presidenza di Forza Italia che convocherà il
    Comitato di presidenza. Il Consiglio nazionale sarà chiamato ad
    eleggere il presidente del movimento politico che dovrà guidare
    il movimento fino al prossimo Congresso nazionale. Dovrà essere
    convocato dal nuovo presidente, in base allo statuto, sentito il
    Consiglio nazionale. Sono gli adempimenti statutari che noi
    rispetteremo”. Lo ha detto il coordinatore nazionale di Forza
    Italia, Antonio Tajani. (ANSA).