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    Regionali: affluenza alle ore 19 al 26,24 in forte calo

    I dati relativi a oltre il 50% (1.022) dei 1.882 comuni al voto per le regionali di Lombardia e Lazio testimonino un’affluenza alle ore 19 del 26,24% (era stata del 58,17% alle precedenti omologhe). Lo rende noto il sito del Viminale. In Lombardia (829 comuni su 1.504) l’affluenza è del 26,93% (nel 2018 alla stessa ora e con lo stesso numero di comuni aveva votato il 60,14%). Nel Lazio (193 comuni su 378) è del 24,19% (52,47%). Nel 2018 si votò in una sola giornata, mentre quest’anno i seggi saranno aperti anche lunedì’, dalle 7 alle 15, mentre questa sera chiuderanno alle 23.”E’ un’elezione importante, quindi spero che l’affluenza sia adeguata a una scelta come quella che si deve fare per Regioni così strategiche per una nazione. Quindi andate a votare”. L’ha detto la premier Giorgia Meloni uscendo dal seggio a Roma dove è andata a votare per la presidenza della Regione Lazio.

    Oltre dodici milioni di cittadini sono chiamati alle urne, oggi e lunedì, per scegliere governatori e consigli di due delle più importanti regioni italiane: Lazio e Lombardia. I seggi per rinnovare le due amministrazioni si sono aperti oggi alle ore 7 e si potrà votare fino alle 23. Domani, invece, dalle 7 alle 15. L’ultima tornata elettorale per Lazio e Lombardia risale al 4 marzo del 2018.
    Per questo turno elettorale le sezioni sono 9.254 per la Lombardia in un totale di 1.504 comuni e 5.306 sezioni per il Lazio suddivise in 378 comuni. 

    Le dichiarazioni dei politici ai seggi (ANSA)

    Nel Lazio si sfideranno Alessio D’Amato (centrosinistra e Terzo Polo), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5s e altre liste di sinistra), Rosa Rinaldi (Unione popolare) e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano). Il consiglio regionale del Lazio è composto da 50 consiglieri più il presidente della Regione.

    Agenzia ANSA

    FdI cerca en plein e campo largo diviso alla prova. Lega a caccia di uno spazio, Calenda spariglia e cerca leadership nella coalizione (ANSA)

    In Lombardia corrono per la carica di governatore l’uscente Attilio Fontana (centrodestra), Pierfrancesco Majorino (centrosinistra e M5s), Letizia Moratti (Terzo Polo) e Mara Ghidorzi (Unione Popolare). Il consiglio regionale è composto da 80 consiglieri compreso il presidente della Regione.

    Agenzia ANSA

    Le aspettative e le speranze del centrodestra di una doppia vittoria in Lombardia e Lazio domenica e lunedì prossimi sono palpabili. (ANSA)

    La scheda elettorale è di colore verde. L’elettore ha tre opzioni: votare per il candidato presidente (e la scelta non si estende alle liste collegate), votare per candidato presidente e una lista (nel caso si selezioni solo sulla lista la preferenza di estende anche al candidato) o optare per il voto disgiunto, cioè scegliere una lista e un candidato governatore non collegato.
    È possibile esprimere una o due preferenze per i candidati al consiglio regionale: basta scrivere il cognome del candidato, o nome e cognome, accanto al simbolo della lista a cui appartiene. Nel caso si esprimano due preferenze, devono riguardare due candidati di sesso diverso pe rispettare la cosiddetta parità di genere. Se si scelgono due uomini o due donne la seconda scelta sarà annullata. Lo spoglio inizierà lunedì subito dopo la chiusura dei seggi.

    Al voto il 12 e 13 febbraio. Nel Lazio sei candidati, in Lombardia quattro (ANSA)

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    Ucraina: tre raid missilistici su Kharkiv, una vittima a Nikopol

    Le forze armate russe hanno lanciato tre raid missilistici nella notte su Kharkiv, secondo quanto riferito dal governatore della regione Oleg Sinegubov su Telegram.
    L’allerta aerea era scattata poco prima della mezzanotte. Secondo Sinegubov sono stati sferrati tre attacchi con missili S-300. Una infrastruttura sarebbe stata danneggiata e si conta almeno un ferito, un uomo di 35 anni ricoverato in ospedale. 
    Un attacco questa mattina anche a Nikopol, regione di Dnipropetrovsk, dove stando a quanto riferito dall’amministrazione militare una donna di 53 anni è rimasta uccisa ed una di 83 è stata ferita da schegge di proiettile. 
    Il gruppo Wagner fa sapere che sue unità hanno preso il controllo del villaggio di Krasna Hora, vicino a Bakhmut, nell’ autoproclamata Repubblica popolare del Donetsk. Lo ha annunciato lo stesso Yevgeny Prigozhin, fondatore della compagnia militare privata:   “L’insediamento di Krasna Hora è stato preso oggi dalle unità d’assalto di Pmc Wagner”, ha detto.
    Intanto, il Telegraph scrive che armi e veicoli militari britannici potrebbero essere fabbricati in Ucraina, secondo piani che segnerebbero un rafforzamento dei legami del Paese con la Nato. E che importanti manager dell’ industria della difesa del Regno Unito starebbero trattando in questo senso con le loro controparti a Kiev.
    L’indiscrezione giunge dopo che il premier Rishi Sunak ha deciso di inviare in Ucraina gli aerei da combattimento chiesti dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il suo viaggio a sorpresa nel Regno Unito la scorsa settimana.

    Agenzia ANSA

    ‘Nelle ultime due settimane. La media è stata di 824 al giorno’ (ANSA)

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    Lombardia: al voto quasi 8 milioni, è corsa a quattro

    (ANSA) – MILANO, 12 FEB – Quasi 8 milioni di lombardi
    potranno votare per eleggere il presidente della Regione e gli
    80 consiglieri dalle 7 fino alle 23 di oggi e poi ancora domani
    dalle 7 alle 15. Quattro i candidati in corsa: il governatore
    uscente Attilio Fontana, sostenuto dal centrodestra, il
    candidato del centrosinistra e M5S Pierfrancesco Majorino,
    Letizia Moratti, candidata civica sostenuta dal Terzo Polo, e
    Mara Ghidorzi di Unione popolare.   
    Nel 2018 Fontana sfiorò il 50% dei voti superando di venti
    punti il candidato del centrosinistra Giorgio Gori (29,1%)
    mentre Dario Violi del M5s si fermò al 17,4%, con un’affluenza
    del 73%. Il partito più votato fu la Lega con il 29,6% e 28
    consiglieri, seguito dal Pd con il 19,2% e 15 consiglieri,
    mentre Fratelli d’Italia ottenne il 3,6% e 3 consiglieri.   
    E’ possibile il voto disgiunto e si possono indicare due
    preferenze a candidati di sesso diverso. (ANSA).   

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    Regionali: si vota in Lombardia e Lazio, seggi aperti oggi e domani fino alle 15

    Oltre dodici milioni di cittadini sono chiamati alle urne, oggi e lunedì, per scegliere governatori e consigli di due delle più importanti regioni italiane: Lazio e Lombardia. I seggi per rinnovare le due amministrazioni si sono aperti oggi alle ore 7 e si potrà votare fino alle 23. Domani, invece, dalle 7 alle 15. L’ultima tornata elettorale per Lazio e Lombardia risale al 4 marzo del 2018.
    Per questo turno elettorale le sezioni sono 9.254 per la Lombardia in un totale di 1.504 comuni e 5.306 sezioni per il Lazio suddivise in 378 comuni. 

    Nel Lazio si sfideranno Alessio D’Amato (centrosinistra e Terzo Polo), Francesco Rocca (centrodestra), Donatella Bianchi (M5s e altre liste di sinistra), Rosa Rinaldi (Unione popolare) e Sonia Pecorilli (Partito Comunista Italiano). Il consiglio regionale del Lazio è composto da 50 consiglieri più il presidente della Regione.
    In Lombardia corrono per la carica di governatore l’uscente Attilio Fontana (centrodestra), Pierfrancesco Majorino (centrosinistra e M5s), Letizia Moratti (Terzo Polo) e Mara Ghidorzi (Unione Popolare). Il consiglio regionale è composto da 80 consiglieri compreso il presidente della Regione.
    La scheda elettorale è di colore verde. L’elettore ha tre opzioni: votare per il candidato presidente (e la scelta non si estende alle liste collegate), votare per candidato presidente e una lista (nel caso si selezioni solo sulla lista la preferenza di estende anche al candidato) o optare per il voto disgiunto, cioè scegliere una lista e un candidato governatore non collegato.
    È possibile esprimere una o due preferenze per i candidati al consiglio regionale: basta scrivere il cognome del candidato, o nome e cognome, accanto al simbolo della lista a cui appartiene. Nel caso si esprimano due preferenze, devono riguardare due candidati di sesso diverso pe rispettare la cosiddetta parità di genere. Se si scelgono due uomini o due donne la seconda scelta sarà annullata. Lo spoglio inizierà lunedì subito dopo la chiusura dei seggi.

    Al voto il 12 e 13 febbraio. Nel Lazio sei candidati, in Lombardia quattro (ANSA)

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    Incubo astensionismo, in gioco gli equilibri nel centrodestra

    Alla vigilia di un voto dal finale apparentemente già scritto con una vittoria del centrodestra sia in Lombardia che nel Lazio, è l’astensione lo spettro più temuto di queste regionali. Insieme al rischio di scombinare i rapporti di forza fra i partiti della coalizione – tra attese di boom di Fratelli d’Italia e presagi di tracollo degli alleati – fino ad alterare la tenuta complessiva della maggioranza. E chissà se qualche riflesso ricadrà pure sulle opposizioni, per accelerare alleanze e strategie di sopravvivenza.
    Nelle prossime 48 ore andranno alle urne 2 regioni che contano in tutto 12 milioni di elettori, circa 1/5 degli italiani. Per misurare l’astensionismo, si useranno i numeri delle ultime politiche e delle stesse regionali del 2018. A livello nazionale, cinque mesi fa, l’affluenza si fermò a un passo dal 64%. Una soglia che raccontava già il profondo distacco degli elettori – calati quasi del 9%, il livello più basso che si ricordi – ma che potrebbe accentuarsi ancora. Il confronto non va meglio se si guarda al dato locale di 5 anni fa. Quando la Lombardia incoronò il leghista Attilio Fontana, dopo il passo indietro di Roberto Maroni, l’affluenza fu del 73% (oltre al sostegno del 29,65% della Lega, del 14 di FI e appena il 3,64 di FdI). Una partecipazione da miraggio, vista con gli occhi di oggi. Idem, in proporzione, nel Lazio dove ci fu il bis del segretario del Pd, Nicola Zingaretti, e al voto andò il 66,5% degli aventi diritto.
    Due percentuali difficilmente raggiungibili e che rischiano di condizionare soprattutto le performance di Lega e Forza Italia, più in sofferenza rispetto a Fratelli d’Italia. No comment su questo – e anzi ampio fair play – da Matteo Salvini che lunedì seguirà il voto nella roccaforte milanese di via Bellerio. Tacciono sull’astensionismo Dem, 5 Stelle e Terzo polo, consapevoli che potrebbero accusare il colpo anche loro, in una partita elettorale tutta in salita.
    Specie nel Lazio, dove il Pd rischia di perdere una ‘casella’ storica dopo 10 anni e, in generale, per la scelta di dividersi tra Roma e Milano con schemi alternati che potrebbero penalizzare tutti i tre rivali. Nel Lazio al candidato del centrodestra, Francesco Rocca, si contrappongono Alessio D’Amato, l’ex assessore sostenuto dal Pd e Terzo Polo, e Donatella Bianchi, la giornalista messa in campo dai 5S. Lo schema si ribalta in Lombardia con Francesco Majorino del Pd (su cui c’è la convergenza 5S) e Letizia Moratti che, appoggiata da Renzi e Calenda, prova a strappare voti a Fontana, ma probabilmente anche a sinistra. In ogni caso, non si può escludere che una “debacle” al voto apra uno spiraglio di alleanza imprevista nel centrosinistra. L’opposizione potrebbe così sfruttare la tentazione di Lega e Forza Italia, debilitate dai risultati del voto, di ampliare la conflittualità interna alla maggioranza.
    In effetti, stando ai sondaggi, nel centrodestra si prospetta una ‘consacrazione’ dei ‘meloniani’ al nord. Sarebbe così se rafforzassero quel 27,6% strappato a settembre in Lombardia, contro il 13,9 dei leghisti e poco più del 7% degli azzurri. Uno smacco, quindi, per gli alleati nati e cresciuti al nord e che, pur restando nella squadra data per vincente, dovrebbero cedere il passo a un partito storicamente romano come quello di Giorgia Meloni ma capace di imporsi nettamente fuori dall’Urbe. E di farlo ad esempio nella futura giunta Fontana – si vocifera di una poltrona per Romano La Russa, fratello del presidente del Senato, in pole come assessore alla Sanità – o nella regia dei fondi per le Olimpiadi Milano-Cortina o del Pnrr. A Roma, FdI potrebbe ‘stravincere’, costretta però a ridisegnare non solo la giunta ma anche le gerarchie del partito in costante crescita. Sondaggi a parte, sono i leghisti della prima ora i più pessimisti, convinti che per l’ex Carroccio sarà un flop annunciato. Soprattutto nelle valli lombarde, che ai tempi di Bossi trainavano voti e ‘armavano’ i cori di Pontida e adesso potrebbero protestare, restando a casa.
    Del resto non scalda i cuori nemmeno il primo ok sulla riforma dell’autonomia scritta dal ministro Calderoli, concesso dal governo a ridosso dal voto, ma che ne richiederà molti altri. A disagio pure i berlusconiani: l’emorragia di voti di FI prosegue inesorabile da cinque anni (in Lombardia è sceso dal 14% al 7,9 e nel Lazio dal 14,6 al 6,8) ma le due regioni sono i feudi di due ‘colonelli’ azzurri come Licia Ronzulli al nord e Antonio Tajani al centro, che comunque proveranno a frenare la deriva.   

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    Pd: dati parziali circoli, Bonaccini 52,54% e Schlein 35%

    Stefano Bonaccini al 52,54% con 23.867 voti, Elly Schlein al 34,99% con 15.898 voti, Gianni Cuperlo al 7,83% con 3.556 voti e Paola De Micheli al 4,64% con 2.109 voti. Sono i risultati del voto nei circoli Pd per la scelta del nuovo segretario. I dati ufficiali sono resi noti dalla commissione nazionale per il congresso del Partito Democratico. Le urne si chiuderanno domani (il 19 febbraio nel Lazio e in Lombardia). I primi due classificati andranno al ballottaggio con le primarie del 26 febbraio, che saranno aperte anche ai non iscritti. Al momento hanno votato 45.430 iscritti.
    Bonaccini: chi è stato al governo vada in panchina”Con Veltroni eravamo più di 12 milioni di elettori del Pd. L’ultima elezione ne ha fatto perdere un altro milione e siamo scesi a poco più di 5 milioni. Quindi più che mandare via persone è bene che ognuno di noi si dia da fare per convincerne altri a venire. Se a chi è stato al Governo del Paese tante volte pur cambiando i Governi o in segretaria nazionale pur cambiando i segretari, chiediamo per una volta di andare in panchina non penso che dobbiamo chiedergli scusa”. Lo ha detto Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, candidato alla segretaria del Pd, oggi a Rosolini, nel Siracusano.
    “O si torna all’idea della militanza, dove l’importante non è il grado che si ricopre, ma la passione civile e l’etica pubblica per cui si fa politica oppure il Pd non ha futuro – ha aggiunto – Lo dico perché se divento segretario, non succederà mai più che nessuno del gruppo dirigente non si candidi nei collegi uninominali, cosa che non si era mai vista e che è il primo messaggio drammatico che dai ai cittadini. Non si capisce perché per essere eletti nei comuni, in Regione, persino in Europa, si debba correre mettendoci la faccia e sottoponendosi giustamente al giudizio dei cittadini. Se sei leader lo si vede nel rapporto con il consenso dei territori, non perché te lo indica qualcuno. Se non cambia la legge elettorale, che va riconosciuto è pessima e che i parlamentari cercheranno di cambiare, vi garantisco che la prossima volta in provincia di Siracusa o in Sicilia o in tutta Italia, le candidate candidate del Partito Democratico li sceglierete voi con le primarie”.   

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    Regionali: l'affluenza, il crollo alle scorse politiche

    Una delle sfide delle elezioni regionali di domani e lunedì in Lombardia e nel Lazio sarà l’affluenza. Soprattutto dopo il crollo di circa 9 punti, il livello più basso mai registrato, che si è avuto alle ultime politiche di settembre 2022. In particolare, al Senato sono andati alle urne il 63,90 degli aventi diritto (alle precedenti nel marzo 2018 furono il 73%), mentre alla Camera hanno votato il 63,91% (contro il 72,94% della precedente tornata elettorale).
    In Lombardia 5 anni fa (si votava in un solo giorno) andarono alle urne il 73,1% degli elettori (nelle regionali del 2013 l’affluenza era stata del 76,74%).
    Nel Lazio, nel 2018 andarono al voto il 66,55% degli aventi diritto (nelle precedenti regionali votò il 71,96%)
    Ecco l’affluenza nel 2018 nelle due regioni al voto, con i dati a livello provinciale

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    Lazio, D'Amato chiude a 'casa di Meloni', Rocca in provincia

       E’ lontano dal centro di Roma che si giocano le ultime ore della campagna elettorale per la presidenza della Regione Lazio. Il dem Alessio D’Amato parla in piazza, sullo sfondo dei lotti popolari della Garbatella, roccaforte della sinistra romana e quartiere d’origine di Giorgia Meloni. Donatella Bianchi, campionessa del M5s, ha appena concluso un tour a Centocelle e, insieme a Giuseppe Conte, lancia gli ultimi messaggi da un teatro al Pigneto.
        Francesco Rocca, il candidato del centrodestra, addirittura ha passato il pomeriggio in provincia, all’ospedale di Colleferro.    Nessun maxi-comizio, ma una giornata ‘ordinaria’ – se ordinario può essere affrontare due confronti pubblici tra candidati nel giro di poche ore. E’ accaduto in mattinata, alla Tgr e poi al ‘Messaggero’, e sono pure volate scintille. Ora però sono lontani tra loro, i tre contendenti. E’ il momento dell’assolo finale. D’Amato, assessore alla Sanità in carica, porta con sè il ‘coro’ della continuità amministrativa. Ci sono i partiti della coalizione, i Verdi, i Radicali, i Socialisti, Demos, il Pd. Parla Carlo Calenda : “Rocca mi è sembrato un po’ Michetti – punge il leader del Terzo Polo – Sui manifesti c’è Giorgia col quadernino che adesso va di moda, come prima erano andati di moda Salvini e Grillo…”. Si vedono gli ex Piero Marrazzo e Piero Badaloni, ma parla dal palco Nicola Zingaretti: “Alessio non solo farà bene, ma ha fatto bene – dice – Loro, la destra, coi soldi pubblici compravano le jeep, noi le Tac: questa è la differenza”. L’appello, di tutti, è concentrare le energie, anche col voto disgiunto, per battere la destra. Il sindaco di Roma Roberto Gualtieri lo dice chiaramente: “È un ballottaggio, si vota Rocca per tornare indietro, mentre Alessio è stato il miglior assessore d’Italia. In queste ore possiamo fare il sorpasso”. “Qui c’è l’orgoglio – dice D’Amato nell’intervento finale, brevemente disturbato da un blitz di animalisti – Rocca rappresenta il mondo antico che ha fatto male a questa Regione”.
        Bianchi, intanto, dal Nuovo Cinema Aquila del Pigneto, non ci sta a fare il ‘terzo incomodo’: “Mi sono candidata – dice – per fare la cosa giusta, abbiamo coerenza e competenza e dalle elezioni arriverà un segnale importante di un nuovo modo di fare politica, siamo cittadini tra i cittadini”. “Noi abbiamo la candidata migliore, la più solida, affidabile e coraggiosa – la spinge Conte, che chiude al voto disgiunto – Noi Bianchi non la cambiamo con nessuno, non la cambiamo con D’Amato, che se avesse voluto competere nel nostro campo avrebbe dovuto prima restituire i soldi della Corte dei Conti”. Infine c’è Rocca, in sopralluogo all’ospedale di Colleferro, in provincia di Roma: “Sono venuto qui – ha detto – perché è un po’ il simbolo del maltrattamento delle strutture sanitarie delle nostre province.    È mortificante per i cittadini e per gli operatori sanitari. Ci lavoreremo, sarà una delle priorità. Questo è un vero ospedale di comunità, non quelli del Pnrr da venire. Prima bisognerebbe colmare le lacune che sono state lasciate. Troppe”.