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    8 marzo: Segre, “non smettiamo di indignarci per la violenza”

    “Temi come violenza di genere, femminicidio, violenza domestica anche, sono quasi diventati una parte normale del nostro vocabolario, qualcosa da condannare e combattere ma subìti quasi come inevitabili”. La senatrice a vita Liliana Segre, in un intervento su Repubblica in occasione dell’8 marzo, esorta invece a non “smettere di indignarsi, di denunciare, di solidarizzare con le donne che subiscono violenza, di pretendere dalle istituzioni impegno, determinazione nella prevenzione e nella repressione, impegno nella formazione e informazione”. “Non avremo mai un vero salto di qualità – osserva Segre – se non si afferma nel dibattito pubblico, nella coscienza civile, il riconoscimento dell’autonomia e del valore del punto di vista femminile, portatore di una sensibilità di genere senza la quale la nostra vita di relazione sarà sempre dimidiata, debole, a rischio”. Segre fa riferimento alla guerra in Ucraina, dove come in tutte le guerre “le donne sono le prime vittime”, e alle immagini della fuga da Kabul: “Sono cose che non si dimenticano, che non si devono dimenticare”. “Mai dimenticare – ripete -, mai voltare la testa dall’altra parte. Questa lezione che ho tratto dal dramma della Shoah, credo debba sorreggere tutti, donne ed uomini, nel diuturno impegno per una vita migliore, dove la parità di genere sia non solo riequilibrio fra i sessi, ma impegno per una superiore qualità del nostro vivere civile”.

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    Consigliera veneta Lega accusa collega Fdi di molestie

    (ANSA) – VENEZIA, 08 MAR – Un consigliere regionale del
    Veneto, Joe Formaggio (Fdi) è stato accusato di aver compiuto
    atti molesti nei confronti di una collega, la leghista Milena
    Cecchetto, durante una pausa all’esterno dell’aula consiliare.   
    L’episodio, riferiscono i quotidiani locali, sarebbe avvenuto
    nel pomeriggio di ieri a Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio
    regionale, nell’anti-aula, in un divanetto dove i due si sono
    seduti e hanno parlato per qualche momento. In quel frangente vi
    sarebbero stati alcuni contatti sgraditi da parte di Formaggio
    nei confronti di Cecchetto. L’esponente di Fdi è noto per
    esternazioni e atteggiamenti provocatori, come una recente
    visita a una fiera di armi dove si è fatto ritrarre mentre
    imbraccia un mitra.   
    “Nella mia vita, politica e personale – ha dichiarato la
    consigliera leghista – sono sempre stata in grado di difendermi.   
    Conosciamo tutti il carattere esuberante di Joe Formaggio:
    quello che è successo oggi è però inqualificabile ed
    inaccettabile. Sono molto delusa e amareggiata da un
    comportamento del genere: essere stati colleghi da sindaci prima
    e oggi da consiglieri non giustifica un comportamento così
    aggressivo ed irruento. Ogni donna ha un proprio confine del
    rispetto e della sensibilità: oggi sono sconcertata perché quel
    limite il collega con me lo ha superato”.   
    Da parte sua Formaggio ha sostenuto di aver “spinto giù sul
    divano” Cecchetto, “ma era tranquilla, ho preso il suo posto.   
    Poi sono andato via, un bacio sulla guancia, come sempre. Manate
    sul sedere? Falso”.   
    Sulla vicenda il presidente del Consiglio regionale Roberto
    Ciambetti ha chiesto delucidazioni ai due capigruppo, Alberto
    Villanova (Lega) e Enoch Soranzo (FdI). (ANSA).   

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    8 marzo: Cassano, “tante magistrate ma ancora poche ai vertici”

    In magistratura le donne hanno superato numericamente gli uomini, ma “se si va a vedere gli incarichi direttivi nel settore giudicante solo il 31% sono donne, e questi incarichi in larga parte sono nel settore della giustizia minorile. E soltanto il 26% guida gli uffici requirenti, e anche in questo caso soprattutto nel settore minorile”. Lo evidenzia la presidente della Cassazione, Margherita Cassano, prima donna al vertice della Suprema corte, in un’intervista a QN in occasione dell’8 marzo.    Ma non è solo una problema della magistratura: “nell’ambito privato sono molto accentuate le sperequazioni tra donne e uomini a fini retributivi. E non possiamo poi dimenticare con uno sguardo a livello internazionale che esistono situazioni ancora più tragiche: alle donne sono negati diritti fondamentali, come il diritto all’istruzione, al lavoro, al rispetto della propria integrità fisica e all’identità di donna in quanto tale”.    “La nostra legislazione ormai è avanzata – sottolinea Cassano – e prevede una parificazione uomo-donna, è la Costituzione che lo impone. Però non bastano le norme astratte, le norme per vivere nella quotidianità hanno bisogno di ricevere effettività e applicazione concreta nei singoli casi”. La strada da percorrere? “La convinzione culturale che le donne al pari degli uomini sono parte integrante della società e la consapevolezza che le istituzioni si alimentano della diversità culturale”, conclude.    

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    Piantedosi riferisce alle Camere: 'Grave falsità che il governo impedisce i soccorsi'. Incontro Salvini-Meloni: 'Piena siintonia'

    Incontro tra la premier Giorgia Meloni e il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a palazzo Chigi. E’ stata l’occasione per fare il punto della situazione con particolare riferimento al dossier-immigrazione. È stata confermata piena sintonia, anche in vista di nuovi provvedimenti che saranno all’attenzione del prossimo Consiglio dei Ministri di giovedì. Lo fanno sapere fonti della maggioranza che sottolineano la compatezza della coalizione.
    Palazzo Chigi si unisce al cordoglio espresso in Parlamento dal ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, per la tragedia del naufragio di Cutro, ed esprime il suo plauso per l’esposizione puntuale dei fatti. In attesa dell’esito delle indagini della magistratura, da tale esposizione è emerso con chiarezza che, al momento della segnalazione di Frontex, l’imbarcazione non presentava problemi di navigazione. Il naufragio non può quindi essere responsabilità della Guardia Costiera né della Guardia di Finanza che hanno operato con correttezza”. Lo si legge in una nota di palazzo Chigi. “Come ha sottolineato il ministro Piantedosi, non ci sono state carenze nelle operazioni di soccorso, la tragedia è stata pertanto causata dal comportamento criminale degli scafisti”, si legge ancora nella nota.
    “Palazzo Chigi esprime profonda soddisfazione per le parole indirizzate all’Italia e all’azione dell’esecutivo sul tema della migrazione da parte del Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in risposta a una missiva che il Presidente del Consiglio aveva inviato alle massime istituzioni europee all’indomani della tragedia di Cutro”. Lo si legge in una nota di Palazzo Chigi. “Dalle parole del Presidente della Commissione – si spiega – emerge infatti la piena consapevolezza di come vi sia la necessità di una concreta e immediata risposta europea in tema migratorio”.

    Bruxelles risponde alla premier, necessario agire su 3 fronti: cooperazione con i paesi del Nord Africa, corridoi umanitari sicuri e coordinamento della attività Sar. A Cutro recuperata un’altra vittima, una bimba di 3 anni (ANSA)

    Undici applausi, tutti dai banchi dei senatori della maggioranza, hanno sottolineato altrettanti passaggi dell’informativa del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, sul naufragio di migranti al largo di Cutro, in corso al Senato. In silenzio le opposizioni. Solo qualche cenno di disappunto espresso in un paio di occasioni come quando il ministro, proprio come a Montecitorio, ha letto l’elenco dei migranti morti sotto i precedenti governi e poi quando ha parlato del dispiacere per il fraintendimento delle sue dichiarazioni. Al rumoreggiare del centrosinistra, qualche senatore del centrodestra ha urlato: ‘Piantatela’. Al termine dell’informativa i parlamentari della maggioranza si sono alzati in piedi.
    Alla gravità della condotta criminale degli scafisti “facevo riferimento quando, con commozione, sdegno e rabbia e negli occhi l’immagine straziante di tutte quelle vittime innocenti, ho fatto appello affinché la vita delle persone non finisca più nelle mani di ignobili delinquenti, in nessun modo volendo colpevolizzare le vittime. Mi dispiace profondamente che il senso delle mie parole sia stato diversamente interpretato. La sensibilità e i principi di umana solidarietà che hanno ispirato la mia vita personale, sono stati il faro, negli oltre trent’anni al servizio delle istituzioni e dei cittadini, di ogni mia azione e decisione”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sui fatti di Cutro.
    “Voglio rinnovare prima di tutto il cordoglio, mio personale e di tutto il Governo, per le vittime di questo ennesimo, tragico, naufragio e la vicinanza alle loro famiglie e ai superstiti”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sui fatti di Cutro. Il bilancio “non è ancora definitivo”, ma “gli aggiornamenti giunti dalla Prefettura di Crotone portano il numero delle vittime a 72, di cui 28 minori, mentre i superstiti sono 80. Di questi, 54 sono accolti nel locale Centro di accoglienza richiedenti asilo, 12 nel Sistema Sai a Crotone, 8 sono ricoverati in ospedale, 2 minori non accompagnati sono stati collocati nelle strutture dedicate e 3 soggetti, presumibilmente gli scafisti, sono stati arrestati”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sui fatti di Cutro. “Per la doverosa ricostruzione dei fatti, che in quella sede deve avvenire, sulla vicenda sta indagando la Procura della Repubblica di Crotone. Attenderemo, pertanto, con fiducia e rispetto l’esito degli accertamenti giudiziari”. “Appresa la notizia del naufragio, mi sono immediatamente recato a Cutro per testimoniare, a nome del Governo, il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti, nonché alle Amministrazioni locali. Anche in questa sede desidero rivolgere una parola di profonda gratitudine alla Calabria che, da sempre, accoglie con solidarietà e generosità i tanti migranti che sbarcano sulle sue coste e che affronta questa tragedia con compostezza e dignità non comuni”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sui fatti di Cutro.
    “Sulla base degli elementi acquisiti dal Ministero della giustizia, gli scafisti decidono di sbarcare in un luogo ritenuto più sicuro e di notte, temendo che nella località preventivata vi potessero essere dei controlli; il piano prevedeva l’arrivo a ridosso della riva sabbiosa, con il successivo sbarco e la fuga sulla terraferma”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sui fatti di Cutro. Intorno alle 4 di domenica “sull’utenza di emergenza 112 giunge una richiesta di soccorso telefonico da un numero internazionale che veniva geolocalizzato dall’operatore della Centrale operativa del Comando provinciale dei Carabinieri di Crotone e comunicato, con le coordinate geografiche, alla Sala Operativa della Capitaneria di Porto di Crotone. È questo il momento preciso in cui, per la prima volta, si concretizza l’esigenza di soccorso per le autorità italiane”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sui fatti di Cutro. Nei momenti immediatamente precedenti al naufragio la navigazione “era proseguita fino alle 3.50, allorquando, a circa 200 metri dalla costa, erano stati avvistati dalla barca dei lampeggianti provenienti dalla spiaggia e a quel punto gli scafisti, temendo la presenza delle forze dell’ordine lungo la costa, effettuano una brusca virata nel tentativo di cambiare direzione per allontanarsi dal quel tratto di mare. In quel frangente, la barca, trovandosi molto vicino alla costa ed in mezzo ad onde alte, urta, con ogni probabilità, il basso fondale (una secca) e per effetto della rottura della parte inferiore dello scafo, comincia ad imbarcare acqua”.  “E’ essenziale chiarire che l’attivazione dell’intero sistema Sar (ricerca e soccorso, ndr) non può prescindere da una segnalazione di una situazione di emergenza. Solo ed esclusivamente se c’è tale segnalazione, si attiva il dispositivo Sar. Laddove, invece, non venga segnalato un distress, l’evento operativo è gestito come un intervento di polizia, anche in ragione di quanto prima osservato circa la capacità di soccorso delle nostre unità navali. È esattamente quanto avvenuto nel caso in questione” precisa Piantedosi. “Dal 22 ottobre 2022 al 27 febbraio 2023, le nostre Autorità hanno gestito 407 eventi Sar, mettendo in salvo 24.601 persone. Nello stesso periodo, nel corso di 300 operazioni di polizia per il contrasto dell’immigrazione illegale, la sola Guardia di Finanza ha tratto in salvo 11.888 persone. Per un totale, tra Sar e law enforcement, di 36.489 persone salvate. Dunque, dati alla mano, è del tutto infondato che le missioni di law enforcement non siano in grado di effettuare anche salvataggi” ha precisato il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo. p >

    Naufragio, Piantedosi: ‘Grave falsita’ che il governo impedisca i soccorsi’

    “L’esigenza di tutela della vita ha sempre la priorità, quale che sia l’iniziale natura dell’intervento operativo in mare. In altre parole, le attività di law enforcement, che fanno capo al Ministero dell’Interno, e quelle di soccorso in mare, che competono al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, esigono la cooperazione e la sinergia tutte le volte che i contesti operativi concreti lo richiedono, e in primis quando si tratta di salvaguardare l’incolumità delle persone in mare” precisa il ministro. “Il quadro normativo nazionale, peraltro sottoposto a vincoli di natura internazionale con specifico riguardo alla materia del soccorso in mare, non è assolutamente stato modificato dall’attuale Governo. Peraltro, le modalità tecnico-operative dei salvataggi non possono essere in alcun modo sottoposte a condizionamenti di natura politica o a interventi esterni alla catena di comando. Dunque, sostenere che i soccorsi sarebbero stati condizionati o addirittura impediti dal Governo costituisce una grave falsità che offende, soprattutto, l’onore e la professionalità dei nostri operatori impegnati quotidianamente in mare, in scenari particolarmente difficili”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella sua informativa alla Camera sui fatti di Cutro.
    Proprio per interrompere la “tragica sequenza” di morti in mare, “sul presupposto che la causa principale, immediata e diretta sia costituita dalle reti criminali dedite al favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e che la causa profonda risieda nei persistenti e crescenti squilibri tra Nord e Sud del mondo, questo Governo ha finalmente riportato il tema migratorio al centro dell’agenda politica, in modo trasversale rispetto a tutte le dimensioni lungo le quali si esplica la sua azione: a livello nazionale; sul piano europeo; con i Paesi di transito e partenza dei flussi”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che alle 15 riferirà in Senato.

    Agenzia ANSA

    La segretaria del Pd: ‘Meloni non usi il Cdm a Cutro per riforma del Reddito di cittadinanza. Serve una Mare Nostrum Ue’ (ANSA)

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    Il naufragio di Cutro, l'informativa del ministro e il dibattito

    Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha svolto la sua informativa sulla tragedia del naufragio di Cutro nel quale sono morti 72 migranti prima alla Camera e poi al Senato.
    Il dibattito al Senato – “Esprimo tutto il mio disappunto per le polemiche che hanno investito il governo da parte di un’opposizione incoscente e vile. Si sono schierati più sul lato dei delinquenti che su quello dei poliziotti”. Lo afferma Michaela Biancofiore, (Udc-Noi Moderati) intervenendo al Senato dopo l’informativa del ministro Piantedosi sul naufragio di Cutro. “L’Europa finora è stata incapace di trovare soluzioni: sino a ora sono stati 5mila i morti in Mediteranneo: l’anno peggiore è stato il 2016, con i governi Renzi e Gentiloni, il più basso con il Conte Uno, con i decreti Salvini. L’incidente è stato causato dai maledetti scafisti. Solo un’opposizione disperata e cattiva può pensare che Meloni abbia voluto questi morti: l’opposizione alla fine ha attaccato le forze dell’ordine, ha fatto sciacallaggio. Fatevene una ragione – conclude rivolto al centrosinistra – il governo Meloni va a gonfie vele”.
    “In questi anni si è affermato il principio che l’identità nazionale si afferma attraverso i respingimenti, alzando i muri. Non condivido l’analisi: l’identità italiana da Virgilio, che vede la fondazione della città attraverso un popolo di naufraghi, è di chi salva le vite non di chi fa respingimenti”. Lo ha detto il leader di Iv Matteo Renzi, intevenendo in Aula al Senato dopo l’informativa del ministro Piantedosi sul naufragio a Cutro. “Nessuno si permetta di dire che l’altro fa sciacallaggio”, ha detto Renzi dopo che Michaela Biancofiore aveva accusato di questo le opposizioni. “Dopo la strage dell’aprile 2015 Giorgia Meloni chiese che io fossi indagato per strage di Stato. Qui nessuno ha chiesto che il Governo fosse indagato. E non dite che non si può chiedere le dimissioni, io non le ho chieste, ma Salvini lo ha fatto 137 volte per il ministro Alfano”. “In vari punti – ha quindi detto Renzi – non mi ha convinto”. Applausi da parte dei parlamentari delle opposizioni al termine del suo intervento.

    Naufragio, Fratoianni (SI): ‘Naufraga la politica dei porti chiusi e degli accordi con la Libia’

    “Vedo una scellerata corsa a sinistra per strumentalizzare e guadagnare consensi: grave che per bieco tornaconto politico si faccia passare l’idea che l’Italia lasci morire la gente in mare, grave che si faccia passare Meloni come mandante politica della strage, grave legare queste morti al decreto sulle Ong, nessuno di loro avrebbe potuto salvarle” così la capogruppo di Forza Italia Licia Ronzulli. “A chi dice che il decreto Ong impedisce i soccorsi, vorrei ricordare che riprende le posizioni del ministro Minniti ai tempi del governo Gentiloni, assunte su indicazioni di Renzi, segretario del Pd: avete proprio una bella faccia tosta. La stessa faccia tosta quando sventolavano i decreti Salvini e ogi dicono che portano la morte nel nostro Paese” ha spiegato il capogruppo della Lega, Massimiliano Romeo, intervenendo al Senato dopo l’informativa del ministro Piantedosi sul naufragio di Cutro che sottolinea ancora: “Troviamo ammirevole l’entusiasmo, anche da parte della maggioranza, sull’Ue: là noi vediamo solo indifferenza. Noi vorremmo andare oltre. Perchè non coinvolgere la Nato in un controllo per stabilizzare i paesi del nord dell’Africa?”.”Non sono state salvate vite umane e il racconto propagandistico e securitario di questo governo si è infranto al largo di Crotone. Ciò che è accaduto a Cutro, lo scaricabarile successivo, l’errore nella catena di comando sono tutti fatti su cui si farà luce, ma c’è un elemento incontrovertibile che ha aperto una ferita profonda nel Paese: quelle famiglie in fuga dall’Afghanistan dei talebani, dal Pakistan degli insanabili conflitti, della Siria bombardata e terremotata, quei profughi provenienti da territori di guerra e disperazione, potevano essere salvati. E in un Paese civile, di fronte alla enormità di ciò che è accaduto, le responsabilità si accertano. Ministro, quei profughi affogati e abbandonati al largo di Crotone non sono carico residuale, come nel linguaggio burocratico a cui ci ha abituato. Anzi, a quei profughi che scappano dalla guerra la Costituzione italiana offre una protezione totale all’articolo 10, nella prima parte dove sono sanciti i diritti fondamentali, come ricordato del presidente Mattarella”. Lo ha detto la capogruppo del Pd in Senato, Simona Malpezzi, intervenendo in Aula dopo l’informativa del ministro Piantedosi sul naufragio a Cutro.
    Il dibattito alla Camera – “Alla fine quelle vite si potevano salvare, lo ha detto il comandante della Guardia Costiera di Crotone. Il governo deve essere indagato per strage colposa come disse anche Meloni il 14 aprile del 2015, dopo il naufragio a largo di Lampedusa. Ma allora il naufragio avvenne a 200 miglia dalla costa, questo a 200 metri”. Lo ha detto Peppe Provenzano (Pd), intervenendo dopo l’informativa del ministro Matteo Piantedosi alla Camera sul naufragio di Cutro. 

    Naufragio, Provenzano(Pd): ‘Chiediamo dimissioni Piantedosi, sue frasi marchio di infamia per istituzioni’

    “La segretaria Schlein come primo atto è venuta in commissione alla Camera ed ha usato i morti per chiedere le dimissioni dI Piantedosi, Salvini in quanto capo della guardia costiera e Giorgetti perchè a capo della guardia di finanza. E’ il solito film che in questo Paese vediamo da 30 anni: sono giorni che si parla di esposti in procura, giorni che qualcuno di fatto sta chiedendo l’intervento delle manette perchè non si sono vinte le elezioni”. Così Riccardo Molinari,capogruppo della Lega, in un passaggio del suo intervento alla Camera nel corso del dibattito sull’informativa di Piantedosi. “Avremmo voluto oggi un dibattito con toni differenti davanti a vittime innocenti, invece va in scena una strumentalizzazione per il solo gusto di chiedere le dimissioni. Signor ministro: lei ha la fiducia del nostro gruppo parlamentare, ha chiarito i termini della tragedia. Non è stata la prima ma vogliamo lavorare insieme perché sia l’ultima”. Lo ha detto il capogruppo di Fi alla Camera, Alessandro Cattaneo, intervenendo in Aula dopo l’informativa del ministro Piantedosi sul naufragio di Cutro.

    Naufragio, Baldino (M5s) ‘Salvini continua a scappare come un coniglio’

    “Dove è Matteo Salvini, perché continua a scappare dal parlamento come un coniglio e non si assume le sue responsabilità? Se ritiene di rispondere solo a se stesso si guardi allo specchio e si dimetta”. Lo ha detto la deputata M5s, Vittoria Baldino, alla Camera nel corso dell’informativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sulla tragica vicenda del naufragio di una imbarcazione carica di migranti al largo delle coste di Steccato di Cutro. Poi ha sottolineato che “l’autorità nazionale responsabile della convenzione Sar è il ministro Salvini che ha voluto la delega ai porti per continuare a padroneggiare sull’immigrazione”. “Anche oggi un’occasione sprecata per rispondere a domande precise: chi ha deciso che intervenisse la guardia di finanza invece che la guardia costiera?”. Lo ha detto la segretaria del Pd,

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    Elly Schlein e Giorgia Meloni, unite dalla citazione di un libro femminista Usa

     “Ancora una volta non ci hanno visto arrivare”: sono state le prime parole di Elly Schlein, la notte della sua vittoria delle primarie del Pd. “Spesso non ti vedono arrivare”, ha detto oggi la premier Giorgia Meloni intervenendo alla presentazione del nuovo allestimento della Sala delle Donne alla Camera, dove è stata aggiunta la sua foto.    Ambedue hanno citato una frase femminista che è anche il titolo del libro della storica americana Lisa Levenstein: “They didn’t see us coming – La storia nascosta del femminismo negli anni 90”.    Levenstein è direttrice del programma di studi sulle donne, il genere e la sessualità e professore associato di storia all’UNC Greensboro (Carolina del Nord).    Nel volume traccia le origini del percorso con cui si sta costruendo una forte coalizione al livello internazionale, incentrata sulla crescente influenza di donne omosessuali, di colore e attiviste del sud del mondo. Il suo lavoro ha gettato le basi per il forte attivismo femminista visto negli ultimi movimenti, comprese le campagne Women’s March e #MeToo del 2017.    “They Didn’t See Us Coming”, il titolo originale del libro, mostra come le donne ai margini della società abbiano costruito un movimento all’alba dell’era digitale. 

    Agenzia ANSA

    Parla la scrittrice citata da Meloni e Schlein (ANSA)

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    Levenstein, donne leader non per forza femministe

    “E’ interessante vedere quello che sta succedendo in Italia e come è stato evocato il titolo del mio libro”, dice Lisa Levenstein all’ANSA che le ha chiesto un commento sul fatto che oggi la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha parafrasato il titolo del suo libro “They Didn’t See Us Coming”, dopo che già Elly Schein lo aveva citato nella notte della sua vittoria alle primarie del Pd. Per la premier l’occasione è stata la presentazione del nuovo allestimento della “Sala delle donne” alla Camera, dove è stata aggiunta la sua foto. Per la prima volta nella storia della politica italiana ci sono due donne a guidare i due maggiori partiti di governo e opposizione, ma la femminista statunitense è molto cauta.    “La mia comprensione della storia del femminismo e della politica negli Stati Uniti e oltre, si pensi a Margaret Thatcher, per un altro esempio europeo, suggerisce che avere una donna in un ruolo di primo piano non significa necessariamente che ci sarà un cambiamento politico ed economico positivo per la maggioranza delle donne. C’è una lunga storia di donne conservatrici, che hanno guadagnato il potere grazie anche agli sforzi delle femministe per aprire il sistema politico ed economico alle donne ma che rifiutano la maggior parte delle posizioni femministe e istituiscono politiche di destra che sono dannose per le donne. Il solo fatto di avere una donna al potere non è necessariamente una vittoria per le donne. Se le donne conservatrici sostengono politiche che danneggeranno attivamente altre donne e i loro figli (cosa che fa la maggior parte dei politici di destra), allora non è una vittoria per il femminismo averle in carica”.    La situazione è più complessa. “Certo, è positivo per la società vedere che le donne possono essere altrettanto capaci degli uomini nei principali partiti politici, ma i vantaggi di quel messaggio sono superati dagli aspetti negativi quando quelle politiche attuano pratiche antifemministe che provocano danni reali alle donne e alle famiglie”.    Levenstein è direttrice del programma di studi sulle donne, il genere e la sessualità e professore associato di storia all’UNC Greensboro (Carolina del Nord). Nel volume traccia le origini del percorso con cui si sta costruendo una forte coalizione al livello internazionale, incentrata sulla crescente influenza di donne omosessuali, di colore e attiviste del sud del mondo. Il suo lavoro ha gettato le basi per il forte attivismo femminista visto negli ultimi movimenti, comprese le campagne Women’s March e #MeToo del 2017. “They Didn’t See Us Coming”, il titolo originale del libro, mostra come le donne ai margini della società abbiano costruito un movimento all’alba dell’era digitale. 

    Agenzia ANSA

    “Non ci hanno visto arrivare”, della storica di Lisa Levenstein (ANSA)

       

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    8 marzo, Meloni : 'E' vicina l'ora di una donna presidente della Repubblica'

     “Qualsiasi cosa ho fatto nella mia vita, i più hanno scommesso sul mio fallimento. C’entra il fatto che sono una donna? Per me probabilmente sì. Lo racconto per dire che c’è una buona notizia. Alle donne di questa nazione voglio dire che il fatto di essere sottovalutate è un grande vantaggio, perché spesso non ti vedono arrivare”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni intervenendo alla presentazione del nuovo allestimento della Sala delle Donne alla Camera, dove è stata aggiunta la sua foto.
    “La sfida è quando avremo il primo Ad di una società partecipata statale donna, è uno degli obiettivi che mi do. Lo dico alla vigilia di una scelta importante per il governo. Il vero tetto di cristallo non si rompe arrivandoci ma dimostrando che si può fare molto bene, non dico meglio, dico molto bene”. 

    Agenzia ANSA

    Boldrini: “Una questione di cortesia istituzionale, di normale garbo istituzionale” (ANSA)

    “Ricordo gli sguardi quasi divertiti di molti colleghi la prima volta in cui sedetti sullo scranno più alto” della Camera come vicepresidente, “quell’aria che dice ‘adesso ci divertiamo’. Pensavo che a questo fosse dovuto la sorpresa della prima volta in cui presiedendo risposi a tono a un collega. Quell’idea che forse non ce l’avrei fatta era figlia della mia inesperienza nel ruolo o forse no. Per quei ruoli non esiste un corso di formazione: chiunque si ritrova a ricoprire ruoli di questo tipo lo fa con l’esperienza che si ricopre sul campo” ha detto Meloni . “Ho incontrato gli stessi sguardi quando sono diventata il primo presidente donna di un’organizzazione giovanile a destra – ha raccontato -, quando sono diventata il ministro più giovane della storia d’Italia, quando ho fondato un partito e persino quando qualche mese fa, con 30 anni di esperienza alle spalle sono diventata presidente del Consiglio”.
    “Non ci saranno più ruoli preclusi alle donne. Oggi rimuoviamo uno specchio e lo sostituiamo con una foto. Ma c’è un altro specchio che possiamo rimuovere, quel momento non è lontano come può sembrare”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni intervenendo alla presentazione del nuovo allestimento della Sala delle Donne alla Camera, dove è stata aggiunta la sua fotografia, al posto dello specchio collocato in attesa della prima donna presidente del Consiglio. L’altro specchio rimasto, è quello dove ognuna si può rispecchiare immaginando di diventare la prima presidente della Repubblica.

    Agenzia ANSA

    “Non ci hanno visto arrivare”, della storica di Lisa Levenstein (ANSA)

    “L’8 marzo non deve essere una giornata di rivendicazioni di ciò che gli altri devono concedere alle donne, ma deve essere una giornata di orgoglio e consapevolezza di quello che noi possiamo fare, piaccia o no agli altri. Ed è esattamente il messaggio con cui mi sento di spronare tante donne che magari pensano di non poter andare oltre un determinato obiettivo. Invece devono ricordare, e faremo il possibile affinché abbiano gli strumenti, che con la volontà e la consapevolezza possono raggiungere qualunque tipo di obiettivo”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni intervenendo alla presentazione del nuovo allestimento della Sala delle Donne alla Camera, dove è stata aggiunta la sua foto. “Il mio impegno – ha spiegato la presidente del Consiglio – è per le donne italiane ogni giorno costrette ad affrontare difficoltà molto grandi per vedere affermato il proprio talento, vedere riconosciuti i loro sacrifici, così come è un mio impegno quotidiano trovare soluzioni perché le donne di questa nazione possano affermarsi pienamente, senza per questo fare rinunce di ogni genere, perché non è giusto”.
    La Sala delle Donne inaugurata nel 2016, nel corso della XVII legislatura, ospita i ritratti delle 21 deputate elette all’Assemblea costituente, delle prime 11 sindache elette tra la primavera e l’autunno del 1946 e delle donne che per prime hanno ricoperto le più alte cariche delle Istituzioni della Repubblica italiana. Nella sala si trovano poi i busti in terracotta di Annamaria Mozzoni, instancabile paladina dei diritti delle donne e pioniera della battaglia per il riconoscimento del suffragio femminile per il quale aveva presentato due mozioni in Parlamento nel 1877 e poi nel 1906, e di Salvatore Morelli, patriota mazziniano e deputato nelle legislature X e XIII del Regno d’Italia. Presentò anche la prima proposta di legge per l’abolizione della schiavitù domestica.