More stories

  • in

    Palazzo Chigi: 'Michel in piena sintonia con l'azione del governo'

    “Palazzo Chigi esprime sentito apprezzamento per le parole rivolte all’Italia dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Quanto affermato dal Presidente Michel è in piena sintonia con l’azione del governo italiano in Europa volta a una migliore gestione della migrazione e al contrasto del traffico di migranti”. Lo si legge in una nota sulla lettera inviata alla premier Giorgia Meloni, in cui Michel affermava che “lavorando insieme e con decisione dobbiamo prevenire queste tragedie” come quella di Cutro. 
    “Dopo la terribile tragedia di Cutro, l’impegno comune a una risposta europea adeguata al complesso fenomeno della migrazione rende ancora più improcrastinabile l’attuazione di quanto deciso al Consiglio europeo di febbraio”.

  • in

    La riforma delle finanze tra le priorità del papato di Francesco

       Insieme alla lotta alla piaga degli abusi, la riforma del sistema economico-finanziario vaticano – che nell’arco di dieci anni, lo si può dire, ha rivoltato come un guanto – è stata fin dall’inizio una delle priorità del pontificato di Francesco, sempre rispettando il mandato conferitogli dal Collegio cardinalizio nelle “congregazioni generali” pre-Conclave. La necessità di porre fine una volta per tutte agli scandali e alle disinvolture gestionali del passato, che hanno favorito anche una crisi senza precedenti nelle casse d’Oltretevere, ha ispirato una serie di riforme radicali, portando avanti e accentuando il cammino verso la “trasparenza” finanziaria, contro ogni corruzione e ogni forma di riciclaggio, già avviato dal predecessore Benedetto XVI.    Ciò non ha impedito a Francesco di dover fronteggiare anche lui ulteriori scandali – da quello sulla divulgazione dei documenti riservati, a quello sulla vendita degli immobili dello Ior, fino all’ultimo, sulla gestione dei fondi della Segreteria di Stato e dell’Obolo di San Pietro -, affrontati però con una determinazione e una severità, anche qui, senza precedenti nel passato, senza immunità per nessuno: tanto che, ad esempio, si è visto finire alla sbarra in Tribunale, come mai avvenuto prima, non solo un ex presidente della “banca vaticana”, ma persino un cardinale.    A partire dal 24 febbraio 2014, quando ha creato la Segreteria per l’Economia – affidata al cardinale australiano George Pell -, il Consiglio per l’economia e l’Ufficio del revisore generale, con il compito di armonizzare le politiche di controllo sulla gestione economica della Santa Sede e della Città del Vaticano, si è quasi perso il conto dei provvedimenti di Bergoglio in materia finanziaria e amministrativa, al fine di razionalizzare e tenere sotto stretta vigilanza bilanci di dicasteri ed enti, spese, appalti, conflitti d’interessi, rispetto degli standard contabili internazionali e delle norme anti-riciclaggio.    Un’opera che è continuata ininterrottamente per tutto il decennio, confluendo anche nella costituzione apostolica Praedicate Evangelium che ha riformato al Curia, e che prosegue tuttora.    Si pensi solo al “pacchetto” di misure emanato da Francesco tra il gennaio e il febbraio di quest’anno, tra cui quella che ha avuto più clamore mediatico e tra i settori conservatori della Curia, è il Rescritto del 13 febbraio, abrogante tutte le norme che hanno finora permesso l’uso gratuito o a condizione di favore degli immobili di proprietà delle Istituzioni Curiali e degli Enti che fanno riferimento alla Santa Sede ai cittadini vaticani (all’incirca 700 persone) e a chi vi abita, imponendo un affitto pari a quello pagato da chi usufruisce degli appartamenti vaticani senza ricoprire un ruolo in qualche modo direttivo. La misura si applica dunque a cardinali, arcivescovi, vescovi, presidenti e segretari di Dicasteri, dirigenti del Tribunale della Sacra Rota e altri.    Al di là delle critiche degli ambienti conservatori, abituati a una visione del Vaticano come di uno Stato elitario, quasi fosse il Principato di Monaco, si tratta ancora di una misura di razionalizzazione del comparto economico-finanziario, al fine di destinare più risorse al Servizio Universale della Chiesa e ai poveri, in un contesto economico di particolare gravità.    La destinazione universale del Beni ecclesiastici è stata poi fortemente rilanciata, dal “Motu proprio” del 24 febbraio, ribadendo che tutti i beni, mobili e immobili, inclusi i titoli e le disponibilità liquide, sono beni pubblici ecclesiastici, e come tali sono di proprietà della Santa Sede. Chi li gestisce, ricorda il Papa, ne è soltanto amministratore e non proprietario. Altra riforma, entrata in vigore dallo scorso 31 gennaio, è quella del Vicariato di Roma, che Francesco ha profondamente riorganizzato, rendendolo più collegiale e più legato al papa. E istituendo un Organismo indipendente di sorveglianza, per verificarne e regolarizzarne soprattutto le attività economico-finanziarie. Infine, proprio in questi giorni, il nuovo Statuto dello Ior, delineando meglio i confini tra i vari organismi interni, soprattutto le aree di competenza tra il Consiglio di Sovrintendenza e la figura del direttore generale che ne esce rafforzato. 

  • in

    L'Argentina festeggia i 10 anni del papato di Francesco

       Per celebrare i dieci anni del pontificato di Jorge Bergoglio la Chiesa argentina ha convocato per oggi una grande mobilitazione di fedeli presso la basilica intitolata alla Vergine di Lujan, patrona del Paese.    L’iniziativa, durante la quale verrà diffuso un messaggio registrato del Pontefice diretto all’Argentina, è stata promossa dal presidente della “Federación Hogares de Cristo”, il sacerdote José “Pepe” Di Paola, e conterà sulla presenza del presidente della Conferenza episcopale, Oscar Ojea.    Con l’obiettivo di dare all’evento un carattere il più ecumenico possibile sono stati invitati all’iniziativa oltre al presidente Alberto Fernandez e alla vice presidente, Cristina Kirchner, anche rappresentanti dell’opposizione, come il governatore della città di Buenos Aires, Horacio Rodriguez Larreta. “Questa celebrazione può rappresentare l’inizio di qualcosa di importante per il Paese”, ha detto all’ANSA Di Paola, considerato uomo vicinissimo a Bergoglio e conosciuto anche come il “cura villero” (sacerdote delle borgate), per il suo incessante lavoro pastorale nei quartieri più poveri (villas miserias).    Di Paola ha auspicato in questo senso che gli argentini “siano capaci di unirsi anche al di là di una vittoria nel mondiale di calcio”. “Il Paese ha diversi obiettivi che richiedono unirci al di là delle differenze e questo è il carattere della celebrazione di questo fine settimana”, ha aggiunto.    Il motto dell’iniziativa d’altra parte allude con un gioco di parole proprio al campionato del mondo di calcio: “In unione e con allegria insieme al papa Francesco, un argentino mondiale”.    La celebrazione, ha spiegato il sacerdote, sarà occasione inoltre per commemorare i 15 anni della federazione “Hogares de Cristo”, programma diretto al recupero di adolescenti e giovani dalla povertà e dalle dipendenze con 250 centri in tutto il paese.    L’appuntamento segna anche la conclusione del pellegrinaggio federale attraverso tutte le province del Paese in occasione della quale verrà firmato un documento di impegno nella lotta contro la droga.    Il pellegrinaggio con l’immagine della Vergine di Lujan è iniziato a marzo del 2022 e ha percorso più di 15.200 chilometri in tutto il Paese, visitando scuole, carceri, circoli, comunità indigene, ospedali, centri di quartiere, fattorie, case dei nonni e orfanotrofi. 

  • in

    Chiara Amirante: le 10 parole-chiave di Francesco

       Tutta la Famiglia Nuovi Orizzonti “è in festa e ringrazia il Papa per il dono dei dieci anni del suo pontificato”. “Papa Francesco è stato un ‘faro’ in questo tempo particolarmente difficile che stiamo vivendo. Ci ha sostenuto con il suo amore paterno e ci ha aiutato a comprendere che in questa tempesta che stiamo vivendo ‘siamo tutti sulla stessa barca e possiamo non affondare solo se remiamo insieme'”, dice all’ANSA la fondatrice e presidente Chiara Amirante, memore anche della visita che il Pontefice fece il 24 settembre 2019 alla “Cittadella Cielo” di Frosinone, struttura di accoglienza della comunità.    “Il Papa ha scelto un nome unico nella storia della Chiesa che ne ha delineato fin dagli inizi le coordinate fondamentali: non dimenticarci dei ‘poveri’, la ‘cura del creato’ come casa comune, l’impegno per l’edificazione di una ‘fratellanza’ universale al di là delle differenze geografiche, culturali o etniche, l’impegno a vivere il ‘vangelo sine glossa’ (alla lettera) sull’esempio del poverello d’Assisi” e l’attenzione alle “periferie esistenziali” da rimettere al centro, spiega.    “Ci ha esortato in molti modi a essere ‘Chiesa in uscita’ – prosegue Amirante -: con la splendida lettera apostolica Evangelii Gaudium, con il primo viaggio apostolico a Lampedusa o aprendo una ‘porta santa’ del Giubileo per la prima volta nella storia, in Africa. Ha continuato poi a declinare in ogni sua scelta, un’opzione preferenziale per i poveri e per le periferie, combattendo la ‘globalizzazione dell’indifferenza’ e annunciando con gesti e parole il volto misericordioso di Dio Padre col Vangelo della gioia”.    Dieci sono le parole-chiave che, per un’operatrice nel disagio sociale come Chiara Amirante, riassumono i dieci anni di pontificato di Francesco: “misericordia, gioia, poveri, creato, fratellanza, vangelo, periferie esistenziali, comunione, preghiera, solidarietà”, elenca. “Dieci parole che portano ad un rinnovamento nella Chiesa in continuità con i suoi predecessori”.    Così, quindi, la fondatrice insieme alla Comunità Nuovi Orizzonti celebra i dieci anni del Pontefice. “Come dieci sono le risposte che papa Francesco ci ha regalato nel nuovo libro ‘Cerca il tuo orizzonte. Rialzarsi e ripartire oggi’ (edito da Piemme, ndr) a cura di don Davide Banzato” e che Amirante ricorda sottolineando le dichiarazioni di papa Bergoglio e il suo forte richiamo a “non lasciarci dominare dalla globalizzazione dell’indifferenza perché siamo dinanzi ad una catastrofe epocale: con ben 59 guerre e 600 conflitti dimenticati nel mondo, il rischio di una guerra nucleare, una terza guerra mondiale a pezzi già in atto, la crescita esponenziale del disagio giovanile, degli abusi, delle conseguenze della pandemia, del precario equilibrio che si sta giocando con troppe polveriere seminate in tutto il mondo e pronte ad esplodere”. “Ci ha inoltre esortato con l’enciclica Laudato Si’ e in tanti suoi interventi a un’inversione di marcia per impegnarci con serietà nella tutela del creato e della nostra casa comune, a cui abbiamo inflitto troppe ferite mortali”. aggiunge.    “Sono convinta che così come tanti nostri errori ci stanno portando verso l’autodistruzione così ogni nostra scelta singola per il bene può generare una autentica rivoluzione dell’Amore”, sottolinea.    Chiara Amirante, però, lancia anche un appello di speranza: “Sono convinta che, così come tanti nostri errori possono portarci verso l’autodistruzione, è ancor più vero che ogni nostra scelta singola per il bene può generare strutture di bene e un’autentica rivoluzione dell’Amore. Vogliamo seguire le tante esortazioni del Papa per impegnarci con lui nell’edificare la Civiltà dell’Amore”. 

  • in

    Zelensky, 'Cambiamo il nome della Russia in Moscovia'

       Il presidente ucraino Volodymyr Zelesnky sta valutando la possibilità di cambiare il nome della Russia, trasformandolo in ‘Moscovia’, secondo quanto riportato da Ukrainska Pravda. L’idea arriva da una petizione online che ha già raggiunto 25 mila firme e che spiega come “questo nome era usato nelle lingue europee e in alcune lingue asiatiche”, aggiungendo che “molte mappe storiche dei secoli XVI-XIX, realizzate in Europa prima e dopo la ridenominazione del regno di Mosca nell’Impero panrusso, presentavano anche questo nome”. “La questione sollevata nella petizione richiede un’attenta considerazione sia sul piano del contesto storico e culturale, sia tenendo conto delle possibili conseguenze legali internazionali”, ha aggiunto Zelensky che ha incaricato il primo ministro Denys Shmygal di seguire il caso.
           A stretto giro è arrivata la risposta di Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, che su Telegram ha parlato di ennesima dimostrazione della campagna anti-russa in atto in Ucraina. Secondo Ria Novosti, anche il vicepresidente della Duma di Stato russa, Boris Chernyshov, ha commentato la petizione sostenendo che “iniziative del genere possono essere trattate solo con un sorriso”. 
        Ma la risposta più dura è arrivata dall’ex presidente e  vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev, che dopo aver definito Zelensky “il supremo nazista di Kiev”, ha proposto di cambiare invece il nome dell’Ucraina. “Non Hochlandia (dispregiativo rivolto all’Ucraina che può essere tradotto come ‘terra inferiore’, ndr) e ancor meno Piccola Russia”, ha detto Medvedev,  “solo sporco Reich di Bandera”, in allusione a Stepan Bandera, il leader ucraino ricordato come un eroe nazionale a Kiev ma che molti fra i russofoni considerano un collaborazionista con la Germania nazista. 

       

  • in

    L'addio all'eroe Da Vinci, 'tornato a Maidan'

    “E’ tornato a Maidan”.Là dove tutto era cominciato per Dmytro Kotsiubailo detto ‘Da Vinci’, forse perché da studente disegnava e sognava di diventare un artista.Il giovane militare di 27 anni è invece morto in battaglia il 7 marzo vicino a Bakhmut dopo una vita al fronte, tanto che già nel 2021 era stato insignito del titolo di ‘Eroe dell’Ucraina’ da Volodymyr Zelensky. Oggi a dargli l’ultimo saluto, nel monastero di San Michele a Kiev, c’era anche il presidente, con il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov, il comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhnyi e il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov, oltre alla premier finlandese Sanna Marin in visita nella capitale. La bara è stata poi portata in processione fino alla celebre Maidan delle rivolte di Kiev, seguita in corteo da migliaia di persone: diversi militari ma anche moltissimi civili. In piazza si è tenuta un’altra cerimonia nella più solenne atmosfera, tra fiori, bandiere, lacrime e cori: “Slava Ucraini!”.
    Ed è qui che tutto aveva avuto inizio per il giovane Dmytro che nel 2014, appena 18enne, aveva preso parte alle proteste di piazza per poi arruolarsi e andare a combattere in Donbass. Fu gravemente ferito dal proiettile di un carro armato a Pisky, nella regione di Donetsk. Ma dopo la guarigione, tornò al fronte e nel 2016 era il più giovane comandante di battaglione.
    Kotsiubailo era infatti a capo del battaglione chiamato ‘Da Vinci Wolves’ come parte della 67a brigata meccanizzata, era tra i soldati più noti nel Paese, ed era un personaggio molto popolare anche fra i civili. Maxim e Slava, giovane coppia, spiegano di essere venuti a “rendere omaggio all’eroe. E’ un nostro eroe”. Juliana, avvocato di 27 anni, racconta di aver perso un caro amico un mese fa: anche lui “era a Bakhmut, è morto in battaglia. Allora sono qui per rendere omaggio”.Racconta che viene da Kharkiv e vive a Kiev da circa sei mesi, che soffre ancora per la perdita del suo amico: “Se sono stanca? No, non sono stanca. E’ una lotta, non sono stanca. Faccio tutto quello che posso per la vittoria”.
    A Maidan, allora, anche per l’ultimo saluto all’eroe si riempie la piazza simbolo di Kiev teatro di tante battaglie collettive e il cui nome – Piazza dell’Indipendenza – ha assunto nell’ultimo anno un ulteriore significato. Chi c’era oggi ha spiegato che questo luogo per gli ucraini è quasi “sacro”. “Di cerimonie del genere in questa piazza ce ne sono state fin troppe”, dice Sergiy, “i miei piedi hanno calcato questa piazza tante volte”, ma alla fine sempre per un unico motivo: “la libertà”. E’ il senso di questa lotta secondo Sergiy: “E’ una battaglia esistenziale, perché non vogliamo essere schiavi. E non è complicato, è semplice, è bianco e nero. Noi amiamo vivere, amiamo il nostro modo di vivere”.
    Intanto la cerimonia si conclude con le migliaia di presenti disposti a semicerchio attorno alla bara posta sulle scale della piazza, con corone di fiori e una foto del sodato caduto in battaglia. I militari si inginocchiano per un minuto di silenzio, poi l’ultimo corteo. La piazza si svuota e a terra restano i fiori recisi, alcuni ancora avvolti in nastri dai colori giallo e blu della bandiera ucraina.    

  • in

    La Lega pronta a ritirare la pdl sui decreti sicurezza 

    La Lega è pronta a ritirare la sua proposta di legge in Commissione Affari Costituzionali della Camera sulla stretta dei permessi. E’ il primo risultato politico tangibile del disgelo tra la premier Giorgia Meloni e il ministro Matteo Salvini che ha portato all’intesa al consiglio dei ministri di Cutro. I malumori tuttavia restano. Lo scontro durissimo sul testo del decrero varato dal governo ha lasciato qualche scoria. Basti pensare al nodo, ancora non del tutto sciolto, sul ruolo della Marina Militare nei soccorsi. Ad ogni modo, è noto che da giorni l’obiettivo della Lega fosse quello di inserire nel dl alcuni contenuti dei cosiddetti decreti sicurezza, varati proprio da Salvini quando era titolare del Viminale. E alla fine, malgrado le perplessità di Fratelli d’Italia, questa missione sembra essere sostanzialmente compiuta. Anche a palazzo Chigi, tutto sommato, malgrado il clima acceso a Cutro, si ragiona sul bicchiere mezzo pieno: ovvero il fatto di aver ripreso in mano il dossier migranti e poter rilanciare le proprie richieste in vista dei prossimi confronti in Europa. Così, alla fine, sembra essere il giorno della tregua, della distensione. E tocca al deputato leghista Igor Iezzi, molto vicino al segretario federale, dare voce alla soddisfazione di Via Bellerio: “Siamo contentissimi, è quello che volevamo che si discutesse di questo tema”, osserva commentando il decreto anche alla luce della sua proposta in commissione.