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    L'addio all'eroe Da Vinci, 'tornato a Maidan'

    “E’ tornato a Maidan”.Là dove tutto era cominciato per Dmytro Kotsiubailo detto ‘Da Vinci’, forse perché da studente disegnava e sognava di diventare un artista.Il giovane militare di 27 anni è invece morto in battaglia il 7 marzo vicino a Bakhmut dopo una vita al fronte, tanto che già nel 2021 era stato insignito del titolo di ‘Eroe dell’Ucraina’ da Volodymyr Zelensky. Oggi a dargli l’ultimo saluto, nel monastero di San Michele a Kiev, c’era anche il presidente, con il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov, il comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhnyi e il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov, oltre alla premier finlandese Sanna Marin in visita nella capitale. La bara è stata poi portata in processione fino alla celebre Maidan delle rivolte di Kiev, seguita in corteo da migliaia di persone: diversi militari ma anche moltissimi civili. In piazza si è tenuta un’altra cerimonia nella più solenne atmosfera, tra fiori, bandiere, lacrime e cori: “Slava Ucraini!”.
    Ed è qui che tutto aveva avuto inizio per il giovane Dmytro che nel 2014, appena 18enne, aveva preso parte alle proteste di piazza per poi arruolarsi e andare a combattere in Donbass. Fu gravemente ferito dal proiettile di un carro armato a Pisky, nella regione di Donetsk. Ma dopo la guarigione, tornò al fronte e nel 2016 era il più giovane comandante di battaglione.
    Kotsiubailo era infatti a capo del battaglione chiamato ‘Da Vinci Wolves’ come parte della 67a brigata meccanizzata, era tra i soldati più noti nel Paese, ed era un personaggio molto popolare anche fra i civili. Maxim e Slava, giovane coppia, spiegano di essere venuti a “rendere omaggio all’eroe. E’ un nostro eroe”. Juliana, avvocato di 27 anni, racconta di aver perso un caro amico un mese fa: anche lui “era a Bakhmut, è morto in battaglia. Allora sono qui per rendere omaggio”.Racconta che viene da Kharkiv e vive a Kiev da circa sei mesi, che soffre ancora per la perdita del suo amico: “Se sono stanca? No, non sono stanca. E’ una lotta, non sono stanca. Faccio tutto quello che posso per la vittoria”.
    A Maidan, allora, anche per l’ultimo saluto all’eroe si riempie la piazza simbolo di Kiev teatro di tante battaglie collettive e il cui nome – Piazza dell’Indipendenza – ha assunto nell’ultimo anno un ulteriore significato. Chi c’era oggi ha spiegato che questo luogo per gli ucraini è quasi “sacro”. “Di cerimonie del genere in questa piazza ce ne sono state fin troppe”, dice Sergiy, “i miei piedi hanno calcato questa piazza tante volte”, ma alla fine sempre per un unico motivo: “la libertà”. E’ il senso di questa lotta secondo Sergiy: “E’ una battaglia esistenziale, perché non vogliamo essere schiavi. E non è complicato, è semplice, è bianco e nero. Noi amiamo vivere, amiamo il nostro modo di vivere”.
    Intanto la cerimonia si conclude con le migliaia di presenti disposti a semicerchio attorno alla bara posta sulle scale della piazza, con corone di fiori e una foto del sodato caduto in battaglia. I militari si inginocchiano per un minuto di silenzio, poi l’ultimo corteo. La piazza si svuota e a terra restano i fiori recisi, alcuni ancora avvolti in nastri dai colori giallo e blu della bandiera ucraina.    

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    La Lega pronta a ritirare la pdl sui decreti sicurezza 

    La Lega è pronta a ritirare la sua proposta di legge in Commissione Affari Costituzionali della Camera sulla stretta dei permessi. E’ il primo risultato politico tangibile del disgelo tra la premier Giorgia Meloni e il ministro Matteo Salvini che ha portato all’intesa al consiglio dei ministri di Cutro. I malumori tuttavia restano. Lo scontro durissimo sul testo del decrero varato dal governo ha lasciato qualche scoria. Basti pensare al nodo, ancora non del tutto sciolto, sul ruolo della Marina Militare nei soccorsi. Ad ogni modo, è noto che da giorni l’obiettivo della Lega fosse quello di inserire nel dl alcuni contenuti dei cosiddetti decreti sicurezza, varati proprio da Salvini quando era titolare del Viminale. E alla fine, malgrado le perplessità di Fratelli d’Italia, questa missione sembra essere sostanzialmente compiuta. Anche a palazzo Chigi, tutto sommato, malgrado il clima acceso a Cutro, si ragiona sul bicchiere mezzo pieno: ovvero il fatto di aver ripreso in mano il dossier migranti e poter rilanciare le proprie richieste in vista dei prossimi confronti in Europa. Così, alla fine, sembra essere il giorno della tregua, della distensione. E tocca al deputato leghista Igor Iezzi, molto vicino al segretario federale, dare voce alla soddisfazione di Via Bellerio: “Siamo contentissimi, è quello che volevamo che si discutesse di questo tema”, osserva commentando il decreto anche alla luce della sua proposta in commissione.

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    Fisco, arrivano maggiori benefici per i redditi medio-alti

    Il fisco arruola l’Intelligenza artificiale nella lotta all’evasione. Una battaglia che sarà fatta puntando anche sull’adempimento spontaneo del contribuente, con premi e sanzioni più basse per chi collabora. E’ la strada tracciata dalla delega al governo per la riforma fiscale, che punta a cambiare il volto del fisco con una serie di interventi che vanno dalla nuova Irpef a 3 aliquote alla razionalizzazione dell’Iva. Misure che raccolgono il plauso di diverse categorie, ma la bocciatura della Cgil, che va in pressing sul governo perché si confronti prima di prendere delle decisioni. Il provvedimento, atteso la prossima settimana in consiglio dei ministri, prende intanto una forma sempre più compiuta. Dopo le slide del Ministero dell’economia, hanno iniziato a circolare alcune bozze, che confermano l’impianto di massima: un ddl in 22 articoli e cinque parti, che delega il governo ad attuare entro 24 mesi la “revisione del sistema tributario”. Una delle misure su cui si concentra l’attenzione è la nuova Irpef. La delega prevede genericamente la “revisione e graduale riduzione” dell’imposta nel rispetto della progressività e nella prospettiva di arrivare ad un sistema con “aliquota impositiva unica” (che è l’obiettivo di legislatura di ‘flat tax’ per tutti). Nei fatti si passerà da 4 a 3 scaglioni con aliquote più basse: due le ipotesi che sarebbero allo studio, un sistema con aliquote al 23%, 33% e 43% e un’alternativa più costosa (secondo indiscrezioni 10 miliardi, contro i 6 dell’altra) con il secondo scaglione al 27%. Le simulazioni che circolano mostrano benefici differenti con una concentrazione comunque per i redditi medio alti. Si attende anche di capire come si tradurrà la revisione dell’Iva: l’obiettivo è omogeneizzarla per i beni e servizi similari “di maggior rilevanza sociale” e non è escluso che per alcuni beni, come pane, pasta e latte, possa essere portata a zero. Viene inoltre ridotta l’Iva per l’importazione e cessione di opere d’arte. Nel previsto riordino della selva delle tax expenditures – intervento da cui sono attese le coperture alla riforma – si promette “particolare riguardo” per gli sconti fiscali che riguardano la composizione del nucleo familiare, la tutela della case, della salute, dell’istruzione, dell’efficienza energetica e della riduzione del rischio sismico. E se per la lotta all’evasione fiscale, si ricorrerà maggiormente anche all’analisi del rischio e alle soluzioni di intelligenza artificiale, nel riordino del sistema dei giochi resta il regime delle concessioni ma per tutelare i soggetti più vulnerabili arriva una stretta sulle giocate e le vincite e il divieto alle scommesse sulle gare sportive dilettantistiche di under18. Una riforma su cui le opposizioni vanno all’attacco (“è una fotocopia della delega del governo Draghi”, dice Azione-Iv), ma che i partiti di centrodestra difendono compatti. E che raccoglie l’apprezzamento di molte associazioni di categoria: “va nella direzione giusta”, dicono quasi in coro Confcommercio, Confartigianato, Cna, Confedilizia e i commercialisti. Critica invece la Cgil: “la nostra proposta va nella direzione opposta rispetto a quella che sta discutendo il governo”, osserva il segretario Maurizio Landini, che però attende di “conoscere la proposta del governo”. Aspetta di vedere le carte anche il leader degli industriali Carlo Bonomi, che dopo l’altolà di ieri (“se si parla solo di rimodulazione di aliquote non è la strada”), tira dritto: “Ci aspettiamo una riforma organica. Una riforma del fisco ha senso – avverte – se è organica”.

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    Papa: 'Le dimissioni solo se la stanchezza mi annebbierà'

    Si avvicina il decimo anniversario della elezione di Papa Francesco: sarà il 13 marzo ma in Vaticano non è prevista nessuna celebrazione in grande stile. L’unico momento per ricordare l’evento sarà la messa, alle 8 di mattina e nella cappella di Santa Marta, alla quale ha invitato a prendere parte i cardinali che vivono a Roma. Ma intanto si susseguono le analisi e le interviste per fare il bilancio dei questi dieci anni di pontificato. E il Papa in un’intervista alla Radio svizzera, rilanciata tra gli altri dall’Arena di Verona, ha ribadito che non pensa alle dimissioni, ma “una stanchezza che non ti fa vedere chiaramente le cose, la mancanza di chiarezza, di sapere valutare le situazioni” lo spingerebbe a darle, e “anche il problema fisico, può darsi”. Ma al momento i problemi fisici, a partire da quello al ginocchio, sembrano migliorare. Il Papa si è visto meno sulla sedia a rotelle. E se pubblicamente si muove a piedi con l’uso del bastone, all’interno delle mura vaticane farebbe uso in questi giorni di un deambulatore che lo aiuta ad esercitarsi a camminare a piedi.
    Il Papa, in un’altra intervista, quella con l’argentina Infobae, torna su questioni delicate nel dibattito interno alla Chiesa cattolica, dai gay (“oggi si mette molta lente d’ingrandimento su questo problema. Penso che dobbiamo andare all’essenziale del Vangelo: Gesù chiama tutti”) al celibato dei sacerdoti. Abolirlo, argomenta il Pontefice, non servirebbe ad aumentare il numero di vocazioni. Ma apre uno spiraglio: “il celibato nella Chiesa occidentale è una prescrizione temporanea: non so se si risolve in un modo o nell’altro, ma è provvisoria in questo senso; non è eterno come l’ordinazione sacerdotale, che è per sempre, che tu lo voglia o no”.
    Aperture che arrivano proprio mentre a Francoforte si tiene l’assemblea del Cammino sinodale tedesco dove si starebbe consumando un nuovo strappo con la Chiesa di Roma. Il sinodo tedesco ha votato a larghissima maggioranza sia il via libera alle benedizioni per le coppie omosessuali (92%) sia un testo che preannuncia la richiesta al Papa di riconsiderare la questione del celibato (95%). Nel primo caso si tratterebbe di una decisione contro le indicazioni che erano arrivate dal Vaticano nell’incontro con i vescovi tedeschi a Roma.
    Tra stasera e domani mattina si voterà un altro nodo cruciale nel dibattito dento la Chiesa: quello dell’ammissione delle donne al sacerdozio. Ai lavori, in corso a Francoforte, ha preso parte, in rappresentanza dell’Italia, mons. Stefano Russo, ex segretario generale della Cei, per il quale “la sfida più grande del Sinodo è non lasciarsi trascinare da ‘visioni partigiane’ che dividono”. A margine dei lavori di Francoforte, si è tenuta anche una esibizione teatrale sulla questione degli abusi che ha suscitato dibattito e polemiche ed è stata definita da alcuni “satanica”. Intanto il gesuita americano padre James Martin ritiene che il gesto più sorprendente dei dieci anni di papato di Francesco sia stato proprio “il suo avvicinamento alle persone Lgbt, una immensa benedizione non solo per quella comunità, ma anche per le loro famiglie e i loro amici”.
    Tornado al Papa, è tornato sulla guerra in Ucraina: “Lì – ha detto – ci sono interessi imperiali, non solo dell’impero russo”. Ad Infobae ha confidato che vorrebbe andare in Argentina. “Voglio andare in Argentina, voglio. Ma…”, dice lasciando in sospeso il possibile momento di questo viaggio. Con il giornalista latinoamericano parla senza mezzi termini della situazione in Nicaragua. “Non si può che pensare ad un squilibrio della persona – dice riferendosi a Daniel Ortega -. Lì, abbiamo un vescovo incarcerato, un uomo serio, molto capace. Ha voluto dare la sua testimonianza e non ha accettato l’esilio”. In Nicaragua è come se si volesse “riportare la dittatura comunista del 1917 o quella hitleriana del 35”.

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    Pronta risoluzione FdI contro certificato figli coppie gay Ue

    (ANSA) – ROMA, 10 MAR – E’ pronta la proposta di risoluzione
    di Fratelli d’Italia che di fatto boccia il certificato europeo
    di filiazione, documento al centro della proposta di regolamento
    Ue al vaglio del Senato e che consentirebbe il riconoscimento
    dei diritti dei figli all’interno dell’Unione europea,
    indipendentemente da chi li ha concepiti, se nati da genitori
    omosessuali o se adottati. Il documento – firmato dal relatore,
    il senatore Giulio Terzi che è anche presidente della
    commissione Politiche Ue – sarà discusso martedì in commissione.   
    Nel frattempo il M5s sta lavorando a una risoluzione di
    minoranza, essendo favorevole alla proposta di regolamento, così
    come Pd e Avs. “Ci auguriamo che su questo convergano le altre
    opposizioni”, aggiunge la senatrice 5S, Dolores Bevilacqua.   
    Contrario al regolamento Ue è il centrodestra, che teme si
    bypassi così il divieto alla maternità surrogata, vietata in
    Italia e ammessa oggi in 3 paesi Ue su 27. Da qui il quasi
    scontato parere negativo che la commissione del Senato darà alla
    proposta di regolamento e che sarà poi trasmesso al Consiglio
    europeo che, successivamente tenendo conto dei pareri dei
    Parlamenti dei vari Stati, affronterà il tema.   
    Nella risoluzione di FdI si contesta, in particolare,
    l’obbligo di riconoscimento del certificato Ue di filiazione
    perché non rispetta i principi di sussidiarietà e
    proporzionalità. In altre parole, si respinge l’ipotesi che quel
    certificato diventi automaticamente valido e quindi accettato
    anche in Italia, perché – è il ragionamento condiviso nella
    maggioranza – sarebbe un’invasione del diritto europeo su quello
    italiano soprattutto sulla maternità surrogata. In alternativa
    si propone l'”adozione in casi particolari”, prevista dalla
    legge 184 del 1983 e che consentirebbe al partner del genitore
    che non ha procreato di adottare il minore. (ANSA).   

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    Calenda, primarie tra iscritti per partito unico Terzo Polo

    (ANSA) – ROMA, 10 MAR – Del percorso del Terzo Polo “sono
    molto contento, penso che aiuti la chiarezza”. Lo ha detto il
    leader di Azione Carlo Calenda nel corso della trasmissione
    Tagadà su La7.   
    “Il Pd – ha aggiunto – delle cose le fa, le sue primarie le
    ha fatte. Io le avrei fatte solo tra gli iscritti. Noi le faremo
    solo tra gli iscritti”. Sui tempi per decidere il nome del
    partito unico del Terzo Polo, ha dichiarato: “abbiamo iniziato
    adesso, ci pensiamo un attimino”. (ANSA).   

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    Gelmini, numeri inchiodano governo, cdm spot su migranti

    (ANSA) – ROMA, 10 MAR – “In Italia sono 3mila i migranti
    sbarcati in soli 3 giorni, 17mila gli arrivi da gennaio ad oggi.   
    Numeri del Viminale che inchiodano il governo. La prima
    responsabilità della destra è aver voluto far credere agli
    italiani che l’immigrazione fosse un problema semplice, facile
    da risolvere: la politica del blocco navale e dei porti chiusi
    si è rivelata essere solo propaganda. La seconda responsabilità
    è prendersela con le Ong, responsabili solo di una minima parte
    dei migranti che arrivano in modo irregolare. La terza è quella
    di essersi scelti degli interlocutori in Europa che hanno
    interessi e posizioni sul tema che sono contro l’Italia. I Paesi
    del blocco di Visegrad ad esempio sono da sempre contrari alla
    redistribuzione dei migranti. E poi c’è l’errore iniziale,
    gravissimo, dello scontro con la Francia. Nel decreto approvato
    ieri a Cutro, in occasione di un Consiglio dei ministri spot,
    non ci sono soluzioni strutturali. La soluzione sta invece in
    Europa, passa da una riforma del Trattato di Dublino e da una
    collaborazione sulla redistribuzione. È lì che il governo deve
    essere serio e autorevole”.   
    Così Mariastella Gelmini, vicesegretario e portavoce di
    Azione. (ANSA).