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    La moral suasion di Mattarella divide la maggioranza

     Il braccio di ferro nel centrodestra prima del varo in Consiglio dei ministri del decreto legge sui migranti sembra destinato a ripetersi durante l’esame in prima lettura previsto al Senato. Mentre il mare continua a restituire cadaveri sulla spiaggia di Cutro e al largo della Libia si consuma un nuovo naufragio, dentro governo e maggioranza prosegue il confronto, in particolare sul nodo dell’eliminazione della protezione speciale per i vincoli familiari del richiedente asilo: anche perché sulla misura fortemente voluta dalla Lega, l’ufficio legislativo del Quirinale, si spiega in ambienti parlamentari, ha espresso dubbi nel confronto con quello di Palazzo Chigi. Nulla di incostituzionale ma di buon senso, è la portata delle valutazioni del Colle, perché l’abolizione crea il rischio per immigrati già in Italia, in attesa dell’esame sulla domanda di protezione internazionale, di essere espulsi da un giorno all’altro.    Vengono intanto smentite le voci circolate nelle ultime ore su frizioni a Palazzo Chigi fra un’ala più moderata incarnata dal sottosegretario Alfredo Mantovano e chi invece vuole mandare un messaggio più all’insegna del rigore. La protezione internazionale allo stato non si può restringere, è in sostanza il ragionamento che si fa in ambienti di governo di FdI. Giorgia Meloni, dopo la tragedia di Cutro, ha tentato di concentrare l’intervento normativo e il messaggio politico sul contrasto ai trafficanti che organizzano i viaggi della speranza nel Mediterraneo. Di fronte ha uno scenario con 900mila persone potenzialmente in fuga nei prossimi mesi dalla Tunisia, vicina al default, una lunga serie di partenze dalla Libia, senza sottovalutare gli effetti della crisi del grano sull’Egitto, primo importatore dall’Ucraina. Elementi che portano a insistere nel pressing sull’Unione europea, e a cercare misure compatibili con la cornice comunitaria.    Una visione non esattamente allineata con quella degli alleati leghisti, che in commissione Affari costituzionali al Senato, dove partirà l’esame del dl varato a Cutro dal Cdm, si preparano a presentare emendamenti ad ampio raggio. Al di là dei silenzi ufficiali, secondo fonti parlamentari del partito di Matteo Salvini, verranno ripescati gli emendamenti già presentati per il dl Ong e dichiarati inammissibili per estraneità di materia, fra cui c’era anche una stretta sui ricongiungimenti familiari e sulle procedure per la protezione internazionale dei rifugiati. La Lega starebbe anche valutando di trasformare in emendamenti alcune previsioni della proposta di legge per reintrodurre i decreti sicurezza, presentata alla Camera da Igor Iezzi, che al momento non intende ritirarla.    Scintille sono in vista, anche perché sul tavolo del confronto è entrata anche la riforma di un totem leghista come la legge Bossi-Fini, strada che Meloni intende percorrere, anche se non sarà nell’immediato. È l’unico punto di affinità con le opposizioni, con Elly Schlein che ricevendo l’investitura da segretario del Pd ha accusato l’esecutivo di “inumanità”. “Mi arrivano notizie – ha detto – di un nuovo naufragio, in cui sarebbero morte altre persone, a largo della Libia. Sembra che questa imbarcazione abbia chiesto soccorso e le sarebbe stato risposto di contattare la guardia costiera libica. È una vergogna per l’Italia e per l’Europa”.    Intanto sulla protezione speciale il governo si è riservato “una valutazione e un approfondimento”, ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani. Alla luce anche dei dubbi del Quirinale, nonché del quadro europeo, fonti parlamentari di FdI osservano che difficilmente ci saranno modifiche in senso restrittivo, ferma restando la dialettica parlamentare, sia sul decreto si sulla proposta di legge della Lega. Più defilata, in questo momento, la posizione di Forza Italia: “Lontani dalle strumentalizzazioni lavoriamo per una gestione più seria e rigorosa dell’immigrazione, partendo dal principio che le vite in mare si salvano sempre”, è il pensiero del capogruppo alla Camera Alessandro Cattaneo che aggiunge: “Chiediamo all’Europa di essere più generosa e presente, lotta dura agli scafisti”. (ANSA).   

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    Migranti: stop alla protezione speciale, la norma in bilico

    Partirà in Senato l’esame del nuovo decreto sui migranti, varato dal Consiglio dei ministri Cutro, e mercoledì dovrebbe essere assegnato alla commissione Affari costituzionali. Occhi puntati in particolare su eventuali modifiche alle misure sulla protezione speciale umanitaria, su cui c’è stata un’interlocuzione, come accade non di rado si fa notare, fra l’ufficio legislativo del Quirinale e quello di Palazzo Chigi, prima della chiusura del testo definitivo, poi emanato dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.C’è un nodo che rimane incagliato nel decreto flussi approvato dal governo dopo la strage dei migranti di Cutro: l’eliminazione della protezione speciale per i vincoli familiari del richiedente asilo. L’articolo 7 del testo pubblicato in Gazzetta Ufficiale, voluto fortemente della Lega, che è stato oggetto di una interlocuzione tra Quirinale e governo e che, come emerge dalle ricostruzione di alcuni quotidiani, sarebbe ancora al centro di una moral suasion da parte del Colle nei confronti di Palazzo Chigi. L’obiettivo sarebbe ammorbidire la norma che cancella la possibilità di espellere una persona ‘qualora esistano fondati motivi di ritenere che l’allontanamento dal territorio nazionale comporti una violazione del diritto al rispetto della vita privata e familiare’. Una soluzione per una versione del testo più umanitaria, da realizzare in sede di conversione in legge del decreto, che vedrebbe disponibili Fratelli d’Italia e Forza Italia, anche sulla base dei numeri: nel 2022 la norma, rinforzata dal governo Draghi, aveva permesso l’emersione dalla clandestinità di circa 10mila persone, numeri consistenti che ora tornerebbero a non avere possibilità di essere regolarizzati. La norma, la cui eliminazione è stata inserita all’ultimo momento nel testo del decreto, prevedeva che si tenesse conto ‘della natura e della effettività dei vincoli familiari dell’interessato, del suo effettivo inserimento sociale in Italia, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale nonché dell’esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese’. La cancellazione della protezione speciale per i migranti era invece contenuta nella proposta di legge della Lega presentata alla Camera e poi ritirata.

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    Papa: 'Il celibato? Non sono ancora pronto a rivederlo'

    Sul tema del celibato sacerdotale, papa Francesco ribadisce: “Non sono ancora pronto a rivederlo, ma ovviamente è una questione di disciplina, che oggi c’è e domani può non esserci, e non ha niente a che vedere con il dogma”. Il Pontefice lo afferma in un’intervista al sito argentino Perfil, in occasione dei dieci anni del pontificato, rilanciata anche dal portale della Santa Sede Vatican News. Francesco precisa così quanto affermato due giorni fa nell’intervista all’altro sito argentino Infobae sul fatto che il celibato, essendo “una disciplina” e “una prescrizione temporanea”, potrebbe essere rivisto. 
    L’augurio per il futuro è “la pace”: “La pace nella martoriata Ucraina e in tutti gli altri Paesi che soffrono l’orrore della guerra”, dice il Papa in un’intervista al Fatto Quotidiano nei decimo anniversario del suo pontificato: “Una cosa che mi fa soffrire molto è la globalizzazione dell’indifferenza, girare la faccia dall’altra parte e dire ‘A me che importa?'” e “pensare che se non si facessero armi per un anno, finirebbe la fame”.
     Francesco parla poi della corruzione, che “fa imputridire l’anima”: “Nella Chiesa, come nella politica e nella società in generale, dobbiamo sempre mettere in guardia dal grave pericolo della corruzione”. E della mafia: “i mafiosi sono scomunicati: hanno le mani sporche di soldi insanguinati. Fanno affari con le armi e la droga. Uccidono i giovani e la società. Uccidono il futuro. Bisogna essere chiari: nella Chiesa non c’è posto per i mafiosi!” .

    Agenzia ANSA

    Il podcast di di Manuela Tulli (ANSA)

    “È trascorso già più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. A febbraio sono stato in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, e ho visto gli orrori dei conflitti in quei due Paesi con le mutilazioni delle persone. Una cosa che mi fa soffrire molto è la globalizzazione dell’indifferenza – dice il Papa – , girare la faccia dall’altra parte e dire: “A me che importa? Non mi interessa! Non è un mio problema!”.
    Poi Francesco cita le parole della senatrice Segre: “Quando hanno chiesto alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, quale parola scrivere al binario 21 della Stazione di Milano dove partivano i treni per i campi di concentramento nazisti, non ha avuto dubbi e ha detto: “Indifferenza”. Nessuno aveva pensato a quella parola”.
    In un’intervista al quotidiano argentino La Nacion, pubblicata dal Corriere, il pontefice spiega che il Vaticano lavora con “un servizio di pace”. E aggiunge: “Sono disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione che io vada a Mosca. Andrò in entrambi i posti o in nessuno dei due”. “E’ verosimile un incontro mondiale, di rappresentanti mondiali su questo. C’è anche un gruppo israeliano che ci sta lavorando. È probabile che diversi gruppi si riuniscano e facciano qualcosa, giusto? Il Vaticano sta lavorando”, afferma il Papa.

    “La Chiesa sia missionaria e sinodale. Il clericalismo è perversione” © ANSA

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    Lazio: Rocca presenta la giunta, 5 uomini e 5 donne

    (ANSA) – ROMA, 12 MAR – È ufficialmente pronta la giunta
    della regione Lazio. Ecco i 10 assessori del presiedente del
    Lazio Francesco Rocca, presentati nella sede della presidenza in
    via Cristoforo Colombo. La squadra è composta da 5 donne e 5
    uomini. Il governatore, come già preannunciato terra la delega
    alla Sanità. Rocca ha inoltre annunciato l’ufficialità del capo
    di Gabinetto Giuseppe Pisano. Per quanto riguarda la squadra:
    Per Fratelli d’Italia i 6 assessori sono: Giancarlo Righini
    (Bilancio, politiche agricole, caccia e pesca); Roberta
    Angelilli (vice presidente della giunta, Sviluppo economico,
    commercio, industria e internazionalizzazione); Elena Palazzo
    (Ambiente, aree protette e biodiversità, assieme a sport e
    turismo ); Fabrizio Ghera (Mobilità, Trasporti, infrastrutture,
    e Rifiuti); Massimiliano Maselli (politiche sociali); la novità
    è Manuela Rinaldi (Lavori pubblici e politiche alle
    ricostruzione). Per la Lega gli assessorati sono Rocca ha
    previsto Pasquale Ciacciarelli (urbanistica e politiche
    abitative e politiche del mare ) e Simona Baldassarre (cultura,
    pari opportunità, politiche giovanili e della Famiglia ). Per
    Forza Italia invece altri due assessorati: Giuseppe Schiboni
    (lavoro, Università, scuola, formazione, ricerca e merito); e
    Luisa Regimenti (al personale, sicurezza urbana e rapporti con
    enti locali). (ANSA).   

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    Papa, lavoriamo per la pace contro l'indifferenza

        L’augurio per il futuro è “la pace”: “La pace nella martoriata Ucraina e in tutti gli altri Paesi che soffrono l’orrore della guerra”, dice il Papa in un’intervista al Fatto Quotidiano nei decimo anniversario del suo pontificato: “Una cosa che mi fa soffrire molto è la globalizzazione dell’indifferenza, girare la faccia dall’altra parte e dire ‘A me che importa?'” e “pensare che se non si facessero armi per un anno, finirebbe la fame”.
        Francesco parla poi della corruzione, che “fa imputridire l’anima”: “Nella Chiesa, come nella politica e nella società in generale, dobbiamo sempre mettere in guardia dal grave pericolo della corruzione”. E della mafia: “i mafiosi sono scomunicati: hanno le mani sporche di soldi insanguinati. Fanno affari con le armi e la droga. Uccidono i giovani e la società. Uccidono il futuro. Bisogna essere chiari: nella Chiesa non c’è posto per i mafiosi!” .
       “È trascorso già più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. A febbraio sono stato in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, e ho visto gli orrori dei conflitti in quei due Paesi con le mutilazioni delle persone. Una cosa che mi fa soffrire molto èla globalizzazione dell’indifferenza – dice il Papa – , girare la faccia dall’altra parte e dire: “A me che importa? Non mi interessa! Non è un mio problema!”.
       Poi Francesco cita le parole della senatrice Segre: “Quando hanno chiesto alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, quale parola scrivere al binario 21 della Stazione di Milano dove partivano i treni per i campi di concentramento nazisti, non ha avuto dubbi e ha detto: “Indifferenza”. Nessuno aveva pensato a quella parola”.
        In un’intervista al quotidiano argentino La Nacion, pubblicata dal Corriere, il pontefice spiega che il Vaticano lavora con “un servizio di pace”. E aggiunge: “Sono disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione che io vada a Mosca. Andrò in entrambi i posti o in nessuno dei due”. “E’ verosimile un incontro mondiale, di rappresentanti mondiali su questo. C’è anche un gruppo israeliano che ci sta lavorando. È probabile che diversi gruppi si riuniscano e facciano qualcosa, giusto? Il Vaticano sta lavorando”, afferma il Papa.

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    Il papa: “In Vaticano con le donne le cose funzionano meglio”

       “L’eroicità delle donne. Al di là degli stereotipi di un certo stile agiografico, sono persone impressionanti per determinazione, coraggio, fedeltà, capacità di soffrire e di trasmettere gioia, onestà, umiltà, tenacia”. Lo ha riconosciuto papa Francesco, parlando ‘a braccio’ durante l’udienza in Vaticano ai membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e della Strategic Alliance of Catholic Research Universities (Sacru), in occasione della presentazione del volume “Più leadership femminile per un mondo migliore. Il prendersi cura come motore per la nostra casa comune”.    Ponendo l’accento sulla “forza di una donna: forza silenziosa, ma di tutti i giorni”, il Pontefice ha detto che “la nostra storia è letteralmente costellata di donne così, sia di quelle famose, sia di quelle – ma non a Dio! – che mandano avanti il cammino delle famiglie, delle società e della Chiesa; a volte con mariti problematici, viziosi… i figli vanno avanti…”. “Ce ne accorgiamo anche qui, in Vaticano – ha quindi aggiunto -, dove le donne che ‘lavorano sodo’, pure in ruoli di grande responsabilità, sono ormai molte, grazie a Dio. Per esempio dal momento che la vice-governatrice è una donna, le cose funzionano meglio, qui, molto meglio”.    “E altri posti, dove sono donne, segretarie, il Consiglio dell’Economia, per esempio, sono sei cardinali e sei laici, tutti uomini – ha osservato -. Adesso è stato rinnovato, due anni fa, e dei laici uno è uomo e cinque donne, e ha incominciato a funzionare, perché hanno una capacità diversa: di possibilità di agire e anche di pazienza”.    A proposito del tema del libro, dopo gli indirizzi di saluto della presidente di Centesimus Annus Anna Maria Tarantola e del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, il Papa ha puntato il dito contro “le discriminazioni che spesso colpiscono le donne, come altre categorie deboli della società”. “Ogni persona va rispettata nella sua dignità e nei suoi diritti fondamentali: istruzione, lavoro, libertà di espressione, e così via. Questo vale in modo particolare per le donne, più facilmente soggette a violenze e soprusi”, ha affermato.    Secondo Francesco, “da tanto tempo la donna è il primo materiale di scarto. È terribile questo. Ogni persona va rispettata nei suoi diritti. Non possiamo tacere di fronte a questa piaga del nostro tempo”. “La donna è usata. Sì, qui, in una città! – ha denunciato – Ti pagano di meno: beh, sei donna.    Poi, guai ad andare con la pancia, perché se ti vedono incinta non ti danno il lavoro; anzi, se al lavoro ti vedono che incomincia, ti mandano a casa. È una della modalità che, oggi, nelle grandi città si usa: scartare le donne, per esempio con la maternità”.    “È importante vedere questa realtà, è una piaga – ha insistito Bergoglio -. Non lasciamo senza voce le donne vittime di abuso, sfruttamento, emarginazione e pressioni indebite, come queste che ho detto con il lavoro”. “Facciamoci voce del loro dolore e denunciamo con forza le ingiustizie a cui sono soggette, spesso in contesti che le privano di ogni possibilità di difesa e di riscatto”, ha concluso. 

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    Il papa: “Sempre voluto essere un pastore, la pace non mi lascia”

       Il pastore è “colui che deve stare davanti alla gente per indicare la strada, in mezzo alla gente per vivere la sua esperienza, dietro per aiutare i ritardatari e, a volte, seguire l’intuito per trovare i migliori pascoli. È quanto ho cercato di fare da quando sono stato ordinato sacerdote e in questi anni di pontificato, sempre con il forte proposito di essere fedele a Dio e alla Chiesa e utile ai cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà”. E’ il ritratto che papa Francesco distilla di sé stesso nel volume “El pastor” (Il pastore), uscito in Argentina in vista del decennale dell’elezione a firma dei giornalisti Francesca Ambrogetti, ex responsabile dell’ANSA a Buenos Aires, e Sergio Rubin, del quotidiano El Clarin, che racconta questi dieci anni di pontificato analizzandone dettagliatamente temi e vicende attraverso periodici colloqui avvenuti nel corso del tempo con il Pontefice.    “Spiegare, proporre, ascoltare, chiedere perdono quando è opportuno e servire – riassume Francesco -. E fondamentalmente con la vicinanza del cuore, sempre. Durante tutti questi anni, con al centro lo Spirito Santo, la pace non mi ha mai lasciato”.    Il racconto di questo decennio del Papa fa seguito a quel “Il gesuita”, scritto da Ambrogetti e Rubin quando Jorge Bergoglio era ancora arcivescovo di Buenos Aires e diventato poi bestseller mondiale con l’elezione a Pontefice. E proprio il suo essere gesuita ricorre ancora nel libro, insieme a tanti altri aspetti, sia di rilevanza pubblica che strettamente personale.    “Mi ha sempre colpito una massima con cui solitamente viene descritta la visione di Sant’Ignazio: non avere limiti al grande, ma concentrarsi sul piccolo. È fare le piccole cose di ogni giorno con un cuore grande e aperto a Dio e agli altri. E in effetti mi è servito e continua a servirmi molto, non solo personalmente, ma anche per le decisioni del governo”, spiega il vescovo di Roma. E sulle innumerevoli e drammatiche prove del presente, “credo che in un mondo con tante lotte di ogni genere, anche religiose, sia necessario costruire ponti, promuovere l’unità. Inoltre, ricordiamo che l’esclusione e la disuguaglianza generano violenza. E la peggiore delle liti, secondo me, è tra chi ha di più e chi ha di meno”.    Ricorre naturalmente la sua visione della Chiesa, in tutte le dimensioni possibili. “Sono contrario a quello che io chiamo ‘carrierismo’, voler fare carriera ecclesiastica. Come nell’ambito civile, purtroppo accade anche nella Chiesa. C’è chi vuole arrampicarsi e si comporta in modo simoniaco, cerca influenze. Nel mio Paese li chiamiamo ‘scalatori’. Questo non è cristiano. Essere cristiani, essere battezzati, essere ordinati sacerdoti e vescovi è puramente gratuito. I doni del Signore non sono il frutto di sforzi, tanto meno il prodotto di una transazione pecuniaria. Più di una volta ho detto durante il mio pontificato che il carrierismo è come una peste. Essere cristiano, essere prete, essere vescovo, è solo un dono”.    Anche lo ‘humour’ dell’uomo-Francesco risalta come uno dei suoi caratteri essenziali. “Ci tengo a precisare che durante tutta la mia vita sacerdotale sono stato felice e lo sono ancora. Inoltre, mi viene in mente una frase molto carina di Chesterton che dice che la vita è una cosa troppo importante per prenderla seriamente. E non mi dispiace per il passare degli anni. L’ho sempre preso come qualcosa di naturale”. E rivela di non avere paura della morte: “Sono consapevole che può succedermi di tutto. È difficile evitare del tutto il rischio di attacchi suicidi. Ciò è stato dimostrato negli ultimi anni con le azioni dell’Isis. Quando prego dico a Dio che sono nelle sue mani. Se deve succedermi qualcosa, accadrà inevitabilmente perché non ho ottenuto un certificato di eternità. Un giorno morirò di bronchite, tumore o proiettile. O per un ‘mate’ avvelenato tra quelli che mi dànno gli argentini durante le udienze generali, come mi aveva avvertito un capo della sicurezza”.    Infine, il Papa 86/enne sintetizza la sua ricetta per la felicità: “Non c’è una formula. Ma quando la vita interiore è racchiusa nei propri interessi e non c’è spazio per gli altri, non si gode più la dolce gioia dell’amore perché non si può essere felici da soli. La gioia non è l’emozione di un momento: è un’altra cosa!”. Secondo Francesco, “la vera gioia non viene dalle cose, dall’avere, no! Nasce dall’incontro, dalla relazione con gli altri, nasce dal sentirsi accettati, compresi, amati e dall’accogliere, comprendere e amare; e questo non per un momento, ma perché l’altro, l’altro è una persona”.    Insomma, “la felicità viene solo amando e lasciandosi amare. E tenete presente che, come dice il detto popolare, ‘finché c’è vita, c’è speranza’, ma anche il contrario: ‘finché c’è speranza, c’è vita’”.