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    Papa: 'Il celibato? Non sono ancora pronto a rivederlo'

    Sul tema del celibato sacerdotale, papa Francesco ribadisce: “Non sono ancora pronto a rivederlo, ma ovviamente è una questione di disciplina, che oggi c’è e domani può non esserci, e non ha niente a che vedere con il dogma”. Il Pontefice lo afferma in un’intervista al sito argentino Perfil, in occasione dei dieci anni del pontificato, rilanciata anche dal portale della Santa Sede Vatican News. Francesco precisa così quanto affermato due giorni fa nell’intervista all’altro sito argentino Infobae sul fatto che il celibato, essendo “una disciplina” e “una prescrizione temporanea”, potrebbe essere rivisto. 
    L’augurio per il futuro è “la pace”: “La pace nella martoriata Ucraina e in tutti gli altri Paesi che soffrono l’orrore della guerra”, dice il Papa in un’intervista al Fatto Quotidiano nei decimo anniversario del suo pontificato: “Una cosa che mi fa soffrire molto è la globalizzazione dell’indifferenza, girare la faccia dall’altra parte e dire ‘A me che importa?'” e “pensare che se non si facessero armi per un anno, finirebbe la fame”.
     Francesco parla poi della corruzione, che “fa imputridire l’anima”: “Nella Chiesa, come nella politica e nella società in generale, dobbiamo sempre mettere in guardia dal grave pericolo della corruzione”. E della mafia: “i mafiosi sono scomunicati: hanno le mani sporche di soldi insanguinati. Fanno affari con le armi e la droga. Uccidono i giovani e la società. Uccidono il futuro. Bisogna essere chiari: nella Chiesa non c’è posto per i mafiosi!” .

    Agenzia ANSA

    Il podcast di di Manuela Tulli (ANSA)

    “È trascorso già più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. A febbraio sono stato in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, e ho visto gli orrori dei conflitti in quei due Paesi con le mutilazioni delle persone. Una cosa che mi fa soffrire molto è la globalizzazione dell’indifferenza – dice il Papa – , girare la faccia dall’altra parte e dire: “A me che importa? Non mi interessa! Non è un mio problema!”.
    Poi Francesco cita le parole della senatrice Segre: “Quando hanno chiesto alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, quale parola scrivere al binario 21 della Stazione di Milano dove partivano i treni per i campi di concentramento nazisti, non ha avuto dubbi e ha detto: “Indifferenza”. Nessuno aveva pensato a quella parola”.
    In un’intervista al quotidiano argentino La Nacion, pubblicata dal Corriere, il pontefice spiega che il Vaticano lavora con “un servizio di pace”. E aggiunge: “Sono disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione che io vada a Mosca. Andrò in entrambi i posti o in nessuno dei due”. “E’ verosimile un incontro mondiale, di rappresentanti mondiali su questo. C’è anche un gruppo israeliano che ci sta lavorando. È probabile che diversi gruppi si riuniscano e facciano qualcosa, giusto? Il Vaticano sta lavorando”, afferma il Papa.

    “La Chiesa sia missionaria e sinodale. Il clericalismo è perversione” © ANSA

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    Lazio: Rocca presenta la giunta, 5 uomini e 5 donne

    (ANSA) – ROMA, 12 MAR – È ufficialmente pronta la giunta
    della regione Lazio. Ecco i 10 assessori del presiedente del
    Lazio Francesco Rocca, presentati nella sede della presidenza in
    via Cristoforo Colombo. La squadra è composta da 5 donne e 5
    uomini. Il governatore, come già preannunciato terra la delega
    alla Sanità. Rocca ha inoltre annunciato l’ufficialità del capo
    di Gabinetto Giuseppe Pisano. Per quanto riguarda la squadra:
    Per Fratelli d’Italia i 6 assessori sono: Giancarlo Righini
    (Bilancio, politiche agricole, caccia e pesca); Roberta
    Angelilli (vice presidente della giunta, Sviluppo economico,
    commercio, industria e internazionalizzazione); Elena Palazzo
    (Ambiente, aree protette e biodiversità, assieme a sport e
    turismo ); Fabrizio Ghera (Mobilità, Trasporti, infrastrutture,
    e Rifiuti); Massimiliano Maselli (politiche sociali); la novità
    è Manuela Rinaldi (Lavori pubblici e politiche alle
    ricostruzione). Per la Lega gli assessorati sono Rocca ha
    previsto Pasquale Ciacciarelli (urbanistica e politiche
    abitative e politiche del mare ) e Simona Baldassarre (cultura,
    pari opportunità, politiche giovanili e della Famiglia ). Per
    Forza Italia invece altri due assessorati: Giuseppe Schiboni
    (lavoro, Università, scuola, formazione, ricerca e merito); e
    Luisa Regimenti (al personale, sicurezza urbana e rapporti con
    enti locali). (ANSA).   

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    Papa, lavoriamo per la pace contro l'indifferenza

        L’augurio per il futuro è “la pace”: “La pace nella martoriata Ucraina e in tutti gli altri Paesi che soffrono l’orrore della guerra”, dice il Papa in un’intervista al Fatto Quotidiano nei decimo anniversario del suo pontificato: “Una cosa che mi fa soffrire molto è la globalizzazione dell’indifferenza, girare la faccia dall’altra parte e dire ‘A me che importa?'” e “pensare che se non si facessero armi per un anno, finirebbe la fame”.
        Francesco parla poi della corruzione, che “fa imputridire l’anima”: “Nella Chiesa, come nella politica e nella società in generale, dobbiamo sempre mettere in guardia dal grave pericolo della corruzione”. E della mafia: “i mafiosi sono scomunicati: hanno le mani sporche di soldi insanguinati. Fanno affari con le armi e la droga. Uccidono i giovani e la società. Uccidono il futuro. Bisogna essere chiari: nella Chiesa non c’è posto per i mafiosi!” .
       “È trascorso già più di un anno dall’inizio della guerra in Ucraina. A febbraio sono stato in Africa, nella Repubblica Democratica del Congo e in Sud Sudan, e ho visto gli orrori dei conflitti in quei due Paesi con le mutilazioni delle persone. Una cosa che mi fa soffrire molto èla globalizzazione dell’indifferenza – dice il Papa – , girare la faccia dall’altra parte e dire: “A me che importa? Non mi interessa! Non è un mio problema!”.
       Poi Francesco cita le parole della senatrice Segre: “Quando hanno chiesto alla senatrice a vita Liliana Segre, sopravvissuta alla Shoah, quale parola scrivere al binario 21 della Stazione di Milano dove partivano i treni per i campi di concentramento nazisti, non ha avuto dubbi e ha detto: “Indifferenza”. Nessuno aveva pensato a quella parola”.
        In un’intervista al quotidiano argentino La Nacion, pubblicata dal Corriere, il pontefice spiega che il Vaticano lavora con “un servizio di pace”. E aggiunge: “Sono disposto ad andare a Kiev. Voglio andare a Kiev. Ma a condizione che io vada a Mosca. Andrò in entrambi i posti o in nessuno dei due”. “E’ verosimile un incontro mondiale, di rappresentanti mondiali su questo. C’è anche un gruppo israeliano che ci sta lavorando. È probabile che diversi gruppi si riuniscano e facciano qualcosa, giusto? Il Vaticano sta lavorando”, afferma il Papa.

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    Il papa: “In Vaticano con le donne le cose funzionano meglio”

       “L’eroicità delle donne. Al di là degli stereotipi di un certo stile agiografico, sono persone impressionanti per determinazione, coraggio, fedeltà, capacità di soffrire e di trasmettere gioia, onestà, umiltà, tenacia”. Lo ha riconosciuto papa Francesco, parlando ‘a braccio’ durante l’udienza in Vaticano ai membri della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice e della Strategic Alliance of Catholic Research Universities (Sacru), in occasione della presentazione del volume “Più leadership femminile per un mondo migliore. Il prendersi cura come motore per la nostra casa comune”.    Ponendo l’accento sulla “forza di una donna: forza silenziosa, ma di tutti i giorni”, il Pontefice ha detto che “la nostra storia è letteralmente costellata di donne così, sia di quelle famose, sia di quelle – ma non a Dio! – che mandano avanti il cammino delle famiglie, delle società e della Chiesa; a volte con mariti problematici, viziosi… i figli vanno avanti…”. “Ce ne accorgiamo anche qui, in Vaticano – ha quindi aggiunto -, dove le donne che ‘lavorano sodo’, pure in ruoli di grande responsabilità, sono ormai molte, grazie a Dio. Per esempio dal momento che la vice-governatrice è una donna, le cose funzionano meglio, qui, molto meglio”.    “E altri posti, dove sono donne, segretarie, il Consiglio dell’Economia, per esempio, sono sei cardinali e sei laici, tutti uomini – ha osservato -. Adesso è stato rinnovato, due anni fa, e dei laici uno è uomo e cinque donne, e ha incominciato a funzionare, perché hanno una capacità diversa: di possibilità di agire e anche di pazienza”.    A proposito del tema del libro, dopo gli indirizzi di saluto della presidente di Centesimus Annus Anna Maria Tarantola e del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, il Papa ha puntato il dito contro “le discriminazioni che spesso colpiscono le donne, come altre categorie deboli della società”. “Ogni persona va rispettata nella sua dignità e nei suoi diritti fondamentali: istruzione, lavoro, libertà di espressione, e così via. Questo vale in modo particolare per le donne, più facilmente soggette a violenze e soprusi”, ha affermato.    Secondo Francesco, “da tanto tempo la donna è il primo materiale di scarto. È terribile questo. Ogni persona va rispettata nei suoi diritti. Non possiamo tacere di fronte a questa piaga del nostro tempo”. “La donna è usata. Sì, qui, in una città! – ha denunciato – Ti pagano di meno: beh, sei donna.    Poi, guai ad andare con la pancia, perché se ti vedono incinta non ti danno il lavoro; anzi, se al lavoro ti vedono che incomincia, ti mandano a casa. È una della modalità che, oggi, nelle grandi città si usa: scartare le donne, per esempio con la maternità”.    “È importante vedere questa realtà, è una piaga – ha insistito Bergoglio -. Non lasciamo senza voce le donne vittime di abuso, sfruttamento, emarginazione e pressioni indebite, come queste che ho detto con il lavoro”. “Facciamoci voce del loro dolore e denunciamo con forza le ingiustizie a cui sono soggette, spesso in contesti che le privano di ogni possibilità di difesa e di riscatto”, ha concluso. 

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    Il papa: “Sempre voluto essere un pastore, la pace non mi lascia”

       Il pastore è “colui che deve stare davanti alla gente per indicare la strada, in mezzo alla gente per vivere la sua esperienza, dietro per aiutare i ritardatari e, a volte, seguire l’intuito per trovare i migliori pascoli. È quanto ho cercato di fare da quando sono stato ordinato sacerdote e in questi anni di pontificato, sempre con il forte proposito di essere fedele a Dio e alla Chiesa e utile ai cattolici e a tutti gli uomini di buona volontà”. E’ il ritratto che papa Francesco distilla di sé stesso nel volume “El pastor” (Il pastore), uscito in Argentina in vista del decennale dell’elezione a firma dei giornalisti Francesca Ambrogetti, ex responsabile dell’ANSA a Buenos Aires, e Sergio Rubin, del quotidiano El Clarin, che racconta questi dieci anni di pontificato analizzandone dettagliatamente temi e vicende attraverso periodici colloqui avvenuti nel corso del tempo con il Pontefice.    “Spiegare, proporre, ascoltare, chiedere perdono quando è opportuno e servire – riassume Francesco -. E fondamentalmente con la vicinanza del cuore, sempre. Durante tutti questi anni, con al centro lo Spirito Santo, la pace non mi ha mai lasciato”.    Il racconto di questo decennio del Papa fa seguito a quel “Il gesuita”, scritto da Ambrogetti e Rubin quando Jorge Bergoglio era ancora arcivescovo di Buenos Aires e diventato poi bestseller mondiale con l’elezione a Pontefice. E proprio il suo essere gesuita ricorre ancora nel libro, insieme a tanti altri aspetti, sia di rilevanza pubblica che strettamente personale.    “Mi ha sempre colpito una massima con cui solitamente viene descritta la visione di Sant’Ignazio: non avere limiti al grande, ma concentrarsi sul piccolo. È fare le piccole cose di ogni giorno con un cuore grande e aperto a Dio e agli altri. E in effetti mi è servito e continua a servirmi molto, non solo personalmente, ma anche per le decisioni del governo”, spiega il vescovo di Roma. E sulle innumerevoli e drammatiche prove del presente, “credo che in un mondo con tante lotte di ogni genere, anche religiose, sia necessario costruire ponti, promuovere l’unità. Inoltre, ricordiamo che l’esclusione e la disuguaglianza generano violenza. E la peggiore delle liti, secondo me, è tra chi ha di più e chi ha di meno”.    Ricorre naturalmente la sua visione della Chiesa, in tutte le dimensioni possibili. “Sono contrario a quello che io chiamo ‘carrierismo’, voler fare carriera ecclesiastica. Come nell’ambito civile, purtroppo accade anche nella Chiesa. C’è chi vuole arrampicarsi e si comporta in modo simoniaco, cerca influenze. Nel mio Paese li chiamiamo ‘scalatori’. Questo non è cristiano. Essere cristiani, essere battezzati, essere ordinati sacerdoti e vescovi è puramente gratuito. I doni del Signore non sono il frutto di sforzi, tanto meno il prodotto di una transazione pecuniaria. Più di una volta ho detto durante il mio pontificato che il carrierismo è come una peste. Essere cristiano, essere prete, essere vescovo, è solo un dono”.    Anche lo ‘humour’ dell’uomo-Francesco risalta come uno dei suoi caratteri essenziali. “Ci tengo a precisare che durante tutta la mia vita sacerdotale sono stato felice e lo sono ancora. Inoltre, mi viene in mente una frase molto carina di Chesterton che dice che la vita è una cosa troppo importante per prenderla seriamente. E non mi dispiace per il passare degli anni. L’ho sempre preso come qualcosa di naturale”. E rivela di non avere paura della morte: “Sono consapevole che può succedermi di tutto. È difficile evitare del tutto il rischio di attacchi suicidi. Ciò è stato dimostrato negli ultimi anni con le azioni dell’Isis. Quando prego dico a Dio che sono nelle sue mani. Se deve succedermi qualcosa, accadrà inevitabilmente perché non ho ottenuto un certificato di eternità. Un giorno morirò di bronchite, tumore o proiettile. O per un ‘mate’ avvelenato tra quelli che mi dànno gli argentini durante le udienze generali, come mi aveva avvertito un capo della sicurezza”.    Infine, il Papa 86/enne sintetizza la sua ricetta per la felicità: “Non c’è una formula. Ma quando la vita interiore è racchiusa nei propri interessi e non c’è spazio per gli altri, non si gode più la dolce gioia dell’amore perché non si può essere felici da soli. La gioia non è l’emozione di un momento: è un’altra cosa!”. Secondo Francesco, “la vera gioia non viene dalle cose, dall’avere, no! Nasce dall’incontro, dalla relazione con gli altri, nasce dal sentirsi accettati, compresi, amati e dall’accogliere, comprendere e amare; e questo non per un momento, ma perché l’altro, l’altro è una persona”.    Insomma, “la felicità viene solo amando e lasciandosi amare. E tenete presente che, come dice il detto popolare, ‘finché c’è vita, c’è speranza’, ma anche il contrario: ‘finché c’è speranza, c’è vita’”. 

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    Migranti, Meloni preme sul Consiglio Ue: “Ora attuare gli impegni”

    “Palazzo Chigi esprime sentito apprezzamento per le parole rivolte all’Italia dal Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. Quanto affermato dal Presidente Michel è in piena sintonia con l’azione del governo italiano in Europa volta a una migliore gestione della migrazione e al contrasto del traffico di migranti”, si legge nella nota sulla lettera inviata alla premier Giorgia Meloni, in cui Michel affermava che “lavorando insieme e con decisione dobbiamo prevenire queste tragedie” come quella di Cutro. “Dopo la terribile tragedia di Cutro, l’impegno comune a una risposta europea adeguata al complesso fenomeno della migrazione rende ancora più improcrastinabile l’attuazione di quanto deciso al Consiglio europeo di febbraio”. Così una nota di Palazzo Chigi sulla lettera inviata dal presidente del Consiglio Ue Charles Michel alla premier Giorgia Meloni. 
    La Guardia Costiera ha salvato, nelle ultime ore, oltre 1.200 migranti. Sono ancora in corso i soccorsi coordinati dal Centro Nazionale del Soccorso Marittimo della Guardia Costiera delle due imbarcazioni intercettate ieri a oltre 100 miglia “della costa di Roccella Ionica”, in acque Sar Italiane.

    Oltre 1200 migranti salvati dalla Guardia Costiera

    Il salvataggio, reso complesso a causa dei barconi sovraccarichi di migranti e delle condizioni meteo marine sfavorevoli, si sta concludendo in queste ore. A coordinare le operazioni in mare è Nave Dattilo della Guardia Costiera che ha recuperato tutti e 500 i migranti presenti su una delle due imbarcazioni; a dare supporto alla Nave della Guardia Costiera anche un pattugliatore della Guardia di Finanza. Le 379 persone a bordo del secondo barcone sono già state tratte in salvo da due motovedette Sar della Guardia Costiera e poi trasferite a bordo della Nave Sirio della Marina Militare che si sta dirigendo ad Augusta. Il barcone intercettato ieri a circa 60 miglia al traverso di Crotone è stato invece soccorso, nella notte, da due motovedette Sar della Guardia Costiera e da un mezzo della Guardia di Finanza. I 487 migranti sono stati tutti tratti in salvo e sbarcati nel porto di Crotone intorno alle 3 della notte.
    Al porto di Reggio Calabria la nave Diciotti, appartenente alla classe Dattilo della Guardia costiera con a bordo 584 migranti. A differenza di quanto previsto ieri, tra i migranti salvati non ci sono persone provenienti dall’hotspot di Lampedusa. Tutti i migranti a bordo sono stati stati soccorsi in mare nel corso di tre interventi diversi. Ancora non si conoscono i dettagli del salvataggio ma, dalle notizie apprese sul molo di ponente del porto di Reggio, sono circa 70 le donne e i bambini a bordo della nave Dattilo.

    Cade in acqua durante soccorsi, migrante salvato da Guardia Costiera

    E’ attraccata al porto di Crotone poco dopo le 00:30 un’imbarcazione che trasportava circa 500 migranti, soccorsi al largo della costa calabrese dalla Guardia Costiera. Si tratta di un peschereccio in pessime condizioni, che stava navigando in un mare forza 6. La barca è arrivata scortata da tre motovedette della Capitaneria di Porto di Crotone e protetta da un rimorchiatore. Le operazioni di sbarco sono iniziate poco prima dell’una. I migranti sono stati condotti al centro di accoglienza di Isola di Capo Rizzuto.
        Sono tutti in salvo i migranti che si trovavano sulla nave.  A bordo, secondo i primi riscontri, ci sarebbero solo uomini ed alcuni minori, in gran parte provenienti dall’Afghanistan. Le operazioni di sbarco, coordinate dalla Prefettura di Crotone, sono state svolte dalla polizia. I migranti sono stati condotti nel centro di accoglienza di Sant’Anna.
    Il peschereccio intercettato nel pomeriggio dalla Guardia costiera, sotto scorta, è giunto fino a due miglia da Capocolonna utilizzando propulsione autonoma nonostante le condizioni del mare – forza 4 sotto costa – fossero difficili per una barca in pessime condizioni e sovraffollata. In vista dell’arrivo a Crotone, dove il mare si era rinforzato, l’imbarcazione è stata affiancata dal rimorchiatore ‘Alessandro Secondo’ di Crotone che, come si dice in gergo, l’ha “presa a pacchetto” legandola sul proprio lato di dritta con delle cime. In questo modo il peschereccio è potuto arrivare in sicurezza nel porto di Crotone. A bordo, secondo i primi riscontri, ci sarebbero solo uomini ed alcuni minori, in gran parte provenienti dall’Afganistan. Le operazioni di sbarco, coordinate dalla Prefettura di Crotone, sono state svolte dalla polizia. I migranti sono stati condotti nel centro di accoglienza di Sant’Anna.
        E Alarm Phone ha segnalato su Twitter di aver contattato un barcone alla deriva con 47 migranti a bordo nel Mediterraneo centrale proveniente dalla Libia, segnalando la necessità di soccorsi immediati per via delle condizioni meteo “estremamente pericolose”.

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    Papa, la disciplina sul celibato può essere rivista

    (ANSA) – CITTÀ DEL VATICANO, 11 MAR – Nell’intervista al sito
    argentino ‘Infobae’, in occasione del suo decimo anniversario di
    pontificato, Papa Francesco si sofferma sul celibato nella
    Chiesa occidentale per spiegare: “È una prescrizione temporanea…
    Non è eterna come l’ordinazione sacerdotale… Il celibato,
    invece, è una disciplina”. “Quindi potrebbe essere rivisto?”,
    domanda l’intervistatore Daniel Hadad. “Sì”, replica il Papa.   
    “Non credo”, risponde comunque Francesco alla domanda se una
    eventuale abolizione del celibato dei sacerdoti possa aumentare
    il numero delle vocazioni. Al proposito il Papa ricorda che
    “nella Chiesa cattolica ci sono preti sposati: tutto il rito
    orientale è sposato. Tutto. Tutto il rito orientale. Qui in
    Curia ne abbiamo uno – mi sono imbattuto proprio oggi – che ha
    sua moglie, suo figlio. Non c’è contraddizione che un prete si
    sposi. Il celibato nella Chiesa occidentale è una prescrizione
    temporanea: non so se si risolve in un modo o nell’altro –
    precisa Bergoglio -, ma è provvisoria in questo senso; non è
    eterno come l’ordinazione sacerdotale, che è per sempre, che tu
    lo voglia o no. Che te ne vada o meno è un’altra questione, ma è
    per sempre. Invece il celibato è una disciplina”.   
    Per Francesco, in ogni caso, “a volte il celibato può
    portarti al maschilismo. A un prete che non sa lavorare con le
    donne manca qualcosa, non è maturo. Il Vaticano era molto
    maschilista, ma fa parte della cultura, non è colpa di nessuno.   
    Si è sempre fatto sempre così”. Ma ora le cose stanno cambiando:
    “Hanno un’altra metodologia, le donne. Hanno un senso del tempo,
    dell’attesa, della pazienza, diverso dall’uomo. Questo non
    sminuisce l’uomo, sono diversi. E devono completarsi a vicenda”.   
    (ANSA).