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    Romeo, Russia sta creando una bomba migratoria contro l'Europa

    (ANSA) – ROMA, 13 MAR – “La Russia sta creando una vera e
    propria ‘bomba migratoria’ per mettere in difficoltà l’Europa”.   
    Lo afferma il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano
    Romeo, in un’intervista a Libero, in cui osserva che “la realtà
    dei fatti porta a far capire, anche a chi non aveva avuto
    responsabilità di governo, che il fenomeno migratorio è
    complesso. Il nostro obiettivo è quello di disincentivare le
    partenze, riducendo così il numero dei morti, ma è evidente che
    da soli non ce la possiamo fare. Non dimentichiamo poi che anche
    solo rispetto a un paio d’anni fa stiamo vivendo una situazione
    geopolitica diversa”.   
    Il riferimento è “non solo” alla guerra in Ucraina, “ma anche
    alla situazione che si sta vivendo in alcune zone del Nord
    Africa, dove si intrecciano gli interessi di Turchia, Russia,
    Cina, Iran…”. “Mi pare evidente che, ad esempio, la Russia
    possa avere l’interesse a destabilizzare quell’area geografica
    per moltiplicare i flussi migratori e mettere in difficoltà i
    Paesi europei che si sono schierati contro di lei nella guerra
    con l’Ucraina” dice Romeo, secondo cui “se a un certo punto
    dovesse incendiarsi la situazione politica nel Nord Africa.   
    Sarebbe un disastro per l’Europa e soprattutto per l’Italia che
    è in prima linea nel Mediterraneo”. “Non può essere un problema
    solo italiano e forse nemmeno europeo – aggiunge -. È arrivato
    il momento di coinvolgere anche l’Alleanza atlantica” e “serve
    subito un piano che da un lato stabilizzi la situazione
    geopolitica in Africa e dall’altro presidi il Mediterraneo e
    blocchi le partenze”. (ANSA).   

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    Papa:L.Fontana, suo magistero misericordioso e promotore di pace

    (ANSA) – ROMA, 13 MAR – “In occasione del decimo anniversario
    dell’elezione al soglio pontificio, desidero rivolgere a Sua
    Santità Papa Francesco le espressioni dei più sentiti auguri di
    un sereno e fruttuoso proseguimento del Suo Magistero
    misericordioso e promotore di pace”. Lo afferma il presidente
    della Camera Lorenzo Fontana. (ANSA).   

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    Nepal, divieto di trekking in solitaria in tutto il Paese

    (ANSA) – ROMA, 13 MAR – Il Nepal ha disposto il divieto di
    trekking in solitaria in tutto il Paese. Lo riporta la Cnn.   
    Cinque anni fa il governo di Katmandu aveva imposto agli
    scalatori solitari di non avventurarsi sul Monte Everest.   
    Nel Nepal ci sono otto delle montagne più alte del mondo, e
    anche bellissime regioni rurali famose per il trekking. D’ora in
    poi, i viaggiatori che sperano di fare trekking nelle regioni
    più remote dovranno assumere una guida con licenza governativa o
    unirsi a un gruppo.   
    Sebbene l’industria del trekking sia una delle maggiori fonti
    di guadagno del Paese, il costo delle missioni di ricerca e
    soccorso per gli escursionisti solitari che si perdono è
    significativo.   
    “Quando si viaggia da soli, in caso di emergenza non c’è
    nessuno che possa aiutarci”, ha spiegato all’emittente Usa il
    direttore dell’Ente del Turismo del Nepal Lamicchane. “Va bene
    se si viaggia nelle città, ma nelle montagne remote le
    infrastrutture non sono adeguate. Quando i turisti scompaiono o
    vengono trovati morti, nemmeno il governo riesce a rintracciarli
    perché hanno preso strade remote”.   
    Ian Taylor, proprietario di un’apprezzata compagnia di guide
    con una lunga storia in Nepal, afferma che la mossa ha senso in
    quanto sempre più persone tentano scalate difficili in Nepal:
    “Le cose sono cambiate drasticamente nella regione nel corso
    degli anni. Un tempo nella regione si vedevano solo
    escursionisti e scalatori esperti, molti dei quali viaggiavano
    senza guide ed erano completamente autosufficienti. Oggi,
    invece, c’è un numero molto maggiore di persone che viaggiano
    nella regione e molti di loro sono turisti non autosufficienti
    in ambiente esterno e quindi hanno bisogno dell’assistenza di
    guide esperte”, ha detto. (ANSA).   

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    Kiev, due morti e due feriti in raid su Mykolaiv

    – Nella comunità di Kutsurub della regione di Mykolaiv, due persone sono state uccise e tre sono rimaste ferite, tra cui un bambino di 7 anni, a seguito del bombardamento questa mattina da parte delle forze russe. Lo riferisce Ukrinform, citando una comunicazione via Telegram del capo dell’amministrazione militare regionale di Mykolaiv, Vitaly Kim .”Un uomo e una donna nati nel 1978 e nel 1980 sono morti a seguito del bombardamento nemico questa mattina dell’insediamento della comunità di Kutsurub, il bambino di 7e anni è stato portato via da un’ambulanza”, si legge nel messaggio. Altre due persone sono rimaste ferite. (ANSA).   

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    Ramelli, Frassinetti contestata a Milano: 'Vergogna'

    (ANSA) – MILANO, 13 MAR – “Vergogna lei e il preside”. E
    ancora: “Fascisti carogne tornate nelle fogne”. Sono i cori dei
    manifestanti della Rete Milano Antifascista e dei rappresentanti
    dell’Anpi e di Adl Cobas e Usb, che hanno ‘accolto’ la
    sottosegretaria all’Istruzione Paola Frassinetti all’Itis
    Molinari di Milano dove oggi partecipa alla cerimonia di
    commemorazione di Sergio Ramelli, il militante del Fronte della
    Gioventù ucciso nel 1975. Attimi di tensione quando Frassinetti
    era nel parcheggio della scuola con i manifestanti, divisi da un
    cordone della polizia davanti al cancello dell’istituto, che
    hanno chiesto le dimissioni della sottosegretaria. (ANSA).   

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    'Ramelli era un picchiatore', Rete Milano contro Frassinetti

    (ANSA) – MILANO, 13 MAR – Sono circa una trentina, tra cui
    alcuni docenti, i rappresentanti della Rete Milano Antifascista
    Antirazzista Meticcia e Solidale, dell’Anpi e delle sigle
    sindacali Adl Cobas e Usb che stanno partecipando questa mattina
    al presidio organizzato davanti all’Itis Molinari di Milano
    contro la presenza ritenuta “strumentale” della sottosegretaria
    all’Istruzione Paola Frassinetti che oggi, insieme a una
    delegazione ristretta, parteciperà all’annuale cerimonia di
    commemorazione di Sergio Ramelli, il 19enne militante del Fronte
    della Gioventù ucciso nel 1975 da esponenti di estrema sinistra.   
    Gli studenti, tramite le proprie rappresentanti di istituto,
    fanno sapere di voler rimaner “neutrali” davanti alle polemiche:
    “Ne abbiamo parlato e siamo sereni – spiegano – non vogliamo
    schierarci ma non volevamo nemmeno perdere l’occasione di dire
    ‘no’ alla violenza in generale”. “Noi studenti – aggiungono in
    una nota – volendo tutelarci dal pericolo di strumentalizzazione
    non prendiamo una posizione ideologica ma ribadiamo la difesa
    dei valori costituzionali di libertà, condannando ogni forma di
    violenza”.   
    Sul posto presenti polizia e carabinieri, il presidio si sta
    svolgendo senza disordini. “Ramelli – dicono i manifestanti –
    viene ricordato tutti gli anni da orde barbariche che incutono
    timore”. “Noi – proseguono – Ramelli lo vogliamo ricordare per
    quello che era e senza censura: un picchiatore fascista”.   
    Secondo i presenti, Frassinetti “viene a raccontare un’altra
    storia, la loro storia”, perché “Ramelli non era soltanto un
    ragazzo con il sorriso che andava con il Ciao come dicono”.   
    Secondo l’Anpi la cerimonia “potrebbe deviare i ragazzi su
    una cosa che non conoscono” con un “episodio estrapolato da una
    situazione storica che va contestualizzata”. (ANSA).   

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    Il primo podcast del Papa, 'regalatemi la pace

    “Mi fa soffrire vedere i morti, ragazzi – sia russi che ucraini, non mi interessa – che non tornano. È dura”. Papa Francesco non ha dubbi, quindi, su cosa chiedere al mondo come regalo per questo suo decennale, che ricorre oggi: “La pace, ci vuole la pace”. Da qui, tre parole che corrispondono ai “tre sogni del Papa” per la Chiesa, per il mondo e per chi il mondo lo governa, per l’umanità: “Fratellanza, pianto, sorriso…”. E’ quanto si ascolta in Popecast, il primo podcast realizzato dal Pontefice con i media vaticani, in cui Jorge Mario Bergoglio si racconta a dieci anni dall’elezione.
    “La prima parola che mi viene è che sembra ieri…”. Realizzato dal Papa a Santa Marta con il giornalista di Vatican News Salvatore Cernuzio, non si tratta di un’intervista, come le tante che stanno uscendo in questo periodo, quanto piuttosto un riannodare il filo dei pensieri sui dieci anni del suo pontificato. Dieci anni: vissuti in “tensione”, dice, in un tempo che è superiore allo spazio e che ha visto avvicendarsi incontri, viaggi, volti.
    Francesco sorride davanti al microfono con il logo dei media vaticani e chiede: “Un podcast? Cos’è?”. “Bello, facciamolo”. Quindi la domanda: cosa sente di condividere con il mondo in occasione di questo traguardo per la sua vita e il suo ministero? “Il tempo è pressuroso… va di fretta. E quando tu vuoi cogliere l’oggi, è già ieri. Vivere così è una novità. Questi dieci anni sono stati così: una tensione, vivere in tensione”. Delle migliaia di udienze, delle centinaia di visite in Diocesi e parrocchie e dei quaranta viaggi apostolici in ogni angolo del mondo, il Papa conserva nel cuore un ricordo preciso.
    Lo identifica come “il momento più bello”: “L’incontro in piazza San Pietro con i vecchi”, l’udienza, cioè, con i nonni di tutto il mondo del 28 settembre 2014.  “I vecchi sono saggezza e mi aiutano tanto. Anche io sono vecchio, no?”.
    Di momenti brutti invece ce ne sono stati diversi e tutti legati all’orrore della guerra. Prima le visite nei cimiteri militari di Redipuglia ed Anzio, la commemorazione dello sbarco in Normandia, poi la veglia per scongiurare la guerra in Siria e ora la barbarie che si vive da oltre un anno in Ucraina. “Dietro le guerre c’è l’industria delle armi, questo è diabolico”, afferma Francesco.
    E non si aspettava lui, vescovo venuto dalla fine del mondo, di essere il Papa che guidava la Chiesa universale nel tempo della Terza guerra mondiale: “Non lo aspettavo… Pensavo che la Siria fosse una cosa singolare, poi sono arrivate le altre”.

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    Kiev: respinti 102 attacchi russi nelle ultime 24 ore

    Nelle ultime 24 ore le forze ucraine hanno respinto 102 attacchi russi nelle direzioni di Limansk, Bakhmut, Avdiivka, Maryinka e Shakhtarsk, dove le truppe di Mosca continuano le operazioni offensive nonostante le forti perdite: lo ha reso noto lo Stato Maggiore dell’esercito di Kiev nel suo rapporto quotidiano sulla situazione al fronte. Lo riportano i media nazionali.
    Nella direzione di Bakhmut, proseguono i tentativi russi di catturare la città, sottolinea il rapporto, e anche nelle direzioni Kupyansk e Limansk le forze russe stanno cercando di sfondare le difese ucraine. I russi sono sulle difensive invece nelle direzioni Zaporizhzhia e Kherson. Ieri le forze ucraine avevano colpito un sistema missilistico antiaereo russo, oltre ad un posto di comando, due aree con una forte concentrazione di soldati russi e due depositi di munizioni e carburante.
    ‘PRIME CREPE FRA USA E KIEV’Pubblicamente gli Stati Uniti e l’Ucraina sono unite, un blocco unico. Ma dietro le quinte le prime crepe iniziano a emergere fra differenze e tensioni su vari fronti: dal sabotaggio di Nord Stream alla difesa brutale ed estenuante di una città ucraina non strategica al piano di combattere per una regione dove le forze russe sono presenti da quasi dieci anni. Lo riporta Politico citando alcune fonti, secondo le quali alcuni all’interno dell’amministrazione sarebbero preoccupati dall’eccessivo uso di munizioni a Bakhmut da parte dell’Ucraina in quanto potrebbe mettere a rischio la capacità di Kiev di fronteggiare un’offensiva di primavera