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    Mattarella a Santiago, visita ufficiale in Cile

    Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è arrivato a Santiago, prima tappa della visita ufficiale in Cile e, da giovedì, in Paraguay. Accompagnato dalla figlia Laura, il presidente è stato accolto all’aeroporto di Santiago dal ministro degli Esteri Alberto van Klaveren, dal capo del cerimoniale diplomatico Manahi Pakarati e dall’ambasciatrice italiana, Valeria Biagiotti. Fra gli appuntamenti della giornata, gli incontri con una rappresentanza della comunità italiana in Cile e con il presidente cileno, Gabriel Boric.  

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    Sala, linea Linate-Milano centro con M4 è un fatto epocale

    (ANSA) – MILANO, 04 LUG – A Milano apre oggi al pubblico il
    nuovo tratto della metropolitana M4 che collega l’aeroporto di
    Linate a San Babila. “Due stazioni che realizzano un sogno:
    collegare direttamente l’aeroporto di Linate al cuore della
    città – ha osservato il sindaco di Milano Giuseppe Sala nel suo
    podcast quotidiano -. È un fatto epocale per la nostra città,
    per la sua internalizzazione, per lo sviluppo di quel sistema di
    trasporti pubblici che ci assicura una serie di fondamentali
    benefici in termini di decongestione del traffico, di
    miglioramento ambientale, di ricucitura della città in tutte le
    sue componenti”. (ANSA).   

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    Meloni alle imprese: ‘Grazie a voi il miracolo italiano’

    Il nuovo “piccolo miracolo italiano”, un Paese che cresce più delle aspettative e della media Ue, che, anzi, è addirittura “il più affidabile”. E una nave, “la più bella del mondo”, che pure un po’ acciaccata può sfidare qualsiasi onda, con le “indicazioni chiare” che il governo saprà dare e grazie al dinamismo e alla capacità di reazione delle imprese. E remando tutti dalla stessa parte, soprattutto sul Pnrr. E’ quasi un intervento motivazionale quello che Giorgia Meloni fa davanti agli industriali di Assolombarda. Quella ‘locomotiva’ dell’economia italiana che apprezza di essere riconosciuta come tale e che applaude, con moderazione, alla premier che certo, trova sintonia con la platea ma non la scalda davvero, se non quando rivendica l’abolizione del Reddito di cittadinanza per chi può lavorare. Nei 27 minuti del suo intervento Meloni riceve comunque diversi applausi, quando sottolinea che la sostenibilità ambientale deve andare di pari passo con quella sociale ed economica (la transizione, dice “non può smantellare le nostre imprese”), quando ricorda i risultati delle battaglie a Bruxelles sull’auto (e pure sugli imballaggi), quando insiste sulla necessità di perseguire la “neutralità tecnologica”. Piace anche il cambio di “narrazione” del mondo imprenditoriale, come dice apertamente Carlo Bonomi dopo che la premier ha definito dal palco “inspiegabile” la “tendenza a sminuire il portato dell’industria italiana” che avrebbe da insegnare più che da imparare, dalle “realtà esterne ai confini nazionali” che invece spesso vengono prese a punto di riferimento. Bisogna smetterla, in una parola, con quel “tafazzismo” citato anche in una intervista al Corriere della sera. Concetto che la premier ripete pure quando richiama all’unità sul Pnrr. La premessa è che a scriverlo sono stati altri, ma l’esecutivo è impegnato a “modificare le parti che non vanno bene”, a “contrattare con la Ue”, a semplificare ancora per aiutare soprattutto gli enti locali. Le risorse, assicura, “le metteremo a terra, costi quel che costi”, “metteremo tutti ai remi” e “se qualcuno vuole rimanere a guardare vorrà dire che quando avremo terminato avrà imparato una lezione”, dice con tono di sfida rivolta a chi, anche su questo terreno che dovrebbe essere interesse di tutti difendere, “tifa perché si fallisca”. Invece, l’appello bisognerebbe agire “come un sol uomo”. Meloni elenca priorità e sfide, a partire dallo scorporo degli investimenti strategici nel nuovo Patto di stabilità Ue, e usa quasi le stesse parole che poco dopo pronuncerà il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada. Ma indica linee di azione generali più che risposte concrete. Annuncia a breve – in Cdm ad agosto fa sapere il ministro Adolfo Urso – un chips act italiano, per rendere l’Italia competitiva nell’high tech. E per la primavera del prossimo anno un “documento globale di politica industriale” per il made in Italy di cui l’omonimo ddl – varato il 31 maggio in Cdm e ancora non trasmesso alle Camere – non è che il primo passo. Ma resta vaga sul cavallo di battaglia degli industriali, quel taglio del cuneo indispensabile a rendere le imprese competitive con la concorrenza straniera, che lo stesso Bonomi, alla sua ultima assemblea di Assolombarda da presidente di Confindustria, mette in cima alle priorità per la prossima manovra, insieme agli incentivi per “industria 5.0”. Ci saranno meno tasse per chi investe nella transizione e “nelle risorse umane” grazie alla riforma fiscale, assicura la premier. Che garantisce anche che il governo è alla ricerca delle risorse per rendere strutturale il taglio del cuneo applicato quest’anno (6 punti fino a 35 mila euro, 7 punti entro i 25mila euro). Uno sforzo “non di poco conto” in appena 7 mesi di lavoro, rivendica. Ma sempre troppo poco per gli industriali, che chiedevano e continuano a chiedere almeno 15 miliardi. Un impegno ben più corposo.

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    Figliuolo in Emilia-Romagna, vede Bonaccini e i sindaci

    Visita del commissario alla Ricostruzione, il generale Francesco Paolo Figliuolo, in Emilia-Romagna per un primo incontro con le istituzioni, gli amministratori locali e le parti sociali, insieme al presidente della Regione, Stefano Bonaccini. In mattinata il sorvolo nelle aree colpite e nel pomeriggio, a Bologna, nella sede della Regione gli incontri con i presidenti delle Province, con loro anche il sindaco di Forlì, e, a seguire, i componenti il Patto per il Lavoro e per il Clima.
    “Ho sorvolato con il presidente Bonaccini le aree colpite. Vedere questo territorio che porta ancora cicatrici, e in molte parti l’operosità dei concittadini emiliano-romagnoli ha messo a posto tanto, vederlo sfregiato e così lesionato mi provoca forti sentimenti emotivi”, ha detto il generale Figliuolo, incontrando la stampa in Regione Emilia-Romagna. “Il mio pensiero va a vittime e sfollati e a quanti ovviamente stanno soffrendo dal punto di vista morale e materiale per la tragedia”, ha detto il generale designato come commissario per la ricostruzione. “Sono venuto qui per ascoltare, in questo momento sono designato ma non ancora formalizzato nell’incarico”. “L’impegno è massimo, bisogna ascoltare le esigenze – ha detto il generale – per fare in maniera più condivisa possibile, nel rispetto dei ruoli e delle competenze”.
    Emilia-Romagna, Bonaccini e Figliuolo sorvolano le zone alluvionate

    “Non abbiamo alternativa a credere che lo debba e lo possa essere. Da parte mia ci sarà tutta la collaborazione possibile”, ha detto il presidente dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, rispondendo alla domanda se il generale Figliuolo fosse l’uomo giusto per la ricostruzione dopo l’alluvione. “Qui in Emilia-Romagna avevano fatto il mio nome, non perché io sia più intelligente di altri, ma perché la filiera istituzionale con il terremoto ha funzionato molto bene. Il governo ha deciso altra maniera, ma noi abbiamo il dovere di collaborare, nell’interesse di cittadini e imprenditori che hanno perso tutto o quasi”, ha aggiunto, nel giorno dell’incontro con l’alto ufficiale degli Alpini.
    “Contestualmente alle opere di somma urgenza serve infine un piano strategico per la sicurezza idraulica, è necessario avviare fin da subito uno studio ‘alto’ per individuare nuove opere e criteri manutentivi perché non basterà ricostruire, dovremo farlo in maniera più sicura”, ha detto il sindaco di Ravenna, Michele de Pascale, al termine dell’incontro con Francesco Figliuolo. Dal generale “abbiamo percepito senso delle istituzioni e volontà sincera di collaborare fianco a fianco alle istituzioni locali. Ci ha ascoltato con rispetto e interesse, ha preso l’impegno a una visita diretta dei territori colpiti nei prossimi giorni. Comprensibilmente durante l’incontro, non essendo ancora stato emanato il decreto di nomina, non si è potuti entrare nel merito né delle risorse né degli effettivi poteri che gli saranno assegnati. Da parte nostra c’è la piena fiducia e stima verso il commissario Figliuolo, ne abbiamo apprezzato le capacità e l’ottimo lavoro svolto durante la pandemia anche rispetto alla campagna vaccinale, ora siamo pronti a lavorare insieme con la massima disponibilità e collaborazione”, aggiunge.

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    Conte attacca: ‘Governo sta programmando un incendio sociale’

    “L’inflazione continua a mordere molto forte alle caviglie delle famiglie italiane, motivo di più affinché il governo consideri e approvi la proposta unitaria delle opposizioni sul salario minimo”. Lo dichiara la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, a margine del convegno “Inflazione e salari: quali politiche?” organizzato dall’Università Roma Tre. “Salario minimo vuol dire, nella nostra proposta, rafforzare la contrattazione collettiva, perché fa valere per tutti i lavoratori di un settore la retribuzione complessiva prevista dal contratto comparativamente più rappresentativo. Ma vuol dire anche fissare una soglia, che abbiamo individuato in 9 euro l’ora, sotto la quale non si può scendere e non può scendere nemmeno la contrattazione. Abbiamo letto anche oggi testimonianze di persone, penso a quella di una cameriera che lavora in un albergo che dice di aver visto in questi anni i prezzi delle camere triplicare pur continuando a prendere sempre 8 euro all’ora”, ha proseguito. “Non si può più attendere, ci sono sacche di lavoro povero che vanno contrastate con misure concrete. Continueremo come Pd a insistere sulla necessità di introdurre questa proposta”, ha concluso.  
    “La cosa che manca è un intervento sugli affitti perché stanno tornando troppo alti – ha detto la segretaria del Pd -. Per rendere strutturale il cuneo fiscale bisogna perseguire l’equità fiscale, e l’Italia è lontanissima. Bisogna riuscire ad abbassare le tasse sul lavoro e sulle imprese, e non può essere un tabù intervenire su tassazione e rendite”.
    “La proposta sul salario minimo è stata costruita insieme alle altre opposizioni – ha detto ancora Schlein -. E’ una proposta forte, innovativa, con le radici dentro l’articolo 36 della Costituzione, che non vale solo per i lavoratori dipendenti ma anche per i parasubordinati e gli autonomi”. “Si tratta – ha spiegato – di una proposta a tutto tondo che guarda a come contrastiamo il lavoro povero. Sicuramente c’è tanto altro da fare a partire dal contrasto alla precarietà, che il governo ha scelto di aumentare con il decreto Lavoro che estende il ricorso ai contratti a termine, rendendo più ricattabili lavoratrici e lavoratori. Sono tanti i fronti su cui dovremo lavorare sulla tematica del lavoro”, ha sottolineato Schlein. “Il peso dell’inflazione è fortissimo, motivo per cui chiediamo di rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale, così come intervenire su altri versanti, come quello dell’affitto, dove il governo ha cancellato 330 milioni di supporto al Fondo per l’affitto per le famiglie che sono scivolate in condizione di difficoltà. Ci sono tanti versanti su cui il governo deve intervenire ascoltando le parti sociali e prendendo le proposte che arrivano dalle opposizioni”, ha concluso.
    “Ci siamo posti il problema di un impatto che può avere sulle PMI il salario minimo per legge e siamo assolutamente disponibili ad usare la leva delle agevolazioni fiscali per l’incremento che si creerebbe per accompagnare in una prima fase la riforma”, ha detto il leader M5s Giuseppe Conte. “Abbiamo un governo reazionario e della restaurazione – ha detto poi Conte -. Getta benzina sul fuoco. In modo consapevole sta programmando un incendio sociale”. “Sul piano interno hanno una visione: il darwinismo sociale. Hanno detto: ‘vogliamo consentire a chi vuol fare di fare’. Ma se uno non ha da mangiare che può fare? Si può solo disperare. Hanno usato un principio di meritocrazia fasullo e ci hanno dato solo delle prese in giro”, conclude.
    “Se vogliamo parlare di salario minimo con una soglia di 9 euro non è un problema di Confindustria. I nostri contratti sono tutti superiori. Se prendiamo ad esempio i metalmeccanici di terzo livello il prezzo è di undici euro. L’industria non è vero che paga poco ma paga il giusto. Non c’è un veto anzi è una grande sfida ed entriamo nel pieno dei temi”: così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso dell’assemblea di Assolombarda.

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    Governo stanzia quasi 61 milioni per le vittime del Terzo Reich

    (ANSA) – ROMA, 03 LUG – Nell’imminenza della pronuncia della
    Consulta sulla norma con cui l’Italia ha reso indenne la
    Germania dalle pretese delle vittime italiane degli eccidi
    nazisti e ha stabilito che pagherà tutti i risarcimenti al
    posto dello Stato tedesco, tramite un apposito fondo, il governo
    stanzia le relative risorse con un decreto del ministero
    dell’Economia, disposto insieme ai ministeri degli Esteri e
    della Giustizia e pubblicato sulla Gazzetta ufficiale del primo
    luglio. Il finanziamento è di quasi 61 milioni di euro sino al
    2026, di cui 20 milioni per il 2023 e 13.655.467 per ciascuno
    degli anni dal 2024 al 2026. (ANSA).   

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    Salvini, non accetto veti sui nostri alleati in Europa

    (ANSA) – ROMA, 03 LUG – “Mai la Lega andrà con la sinistra e
    i socialisti e non accetto veti sui nostri alleati”: lo ha detto
    il segretario della Lega, Matteo Salvini, nel colloquio con i
    vertici del Rassemblement National, Marine Le Pen e Jordan
    Bardella. “L’unica speranza di cambiare l’Europa è tenere unito
    tutto quello che è alternativo alla sinistra – ha aggiunto il
    vicepremier, riferisce una nota della Lega -. Chi si comporta
    diversamente, fa un favore ai socialisti. L’unico centrodestra
    presente in un grande Paese come la Francia siete voi”. (ANSA).   

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    Bianca Berlinguer si dimette dalla Rai

    Una biografia scarna per una giornalista ‘corsara’ ma insieme una donna discreta che ha vissuto nel segno della difesa della privacy e della professione in cui crede fino al punto da arrivare alla direzione del Tg3, alla conduzione di #cartabianca e ora infine a dire addio alla Rai dopo 34 anni per una nuova avventura, probabilmente a Mediaset. Bianca Berlinguer, figlia di un padre tanto ingombrante quanto gelosamente difeso, come lo storico leader del Pci Enrico, e di Letizia Laurenti, giornalista tv, è nata a Roma il 9 dicembre del 1959 ed è iscritta all’Albo dei giornalisti professionisti dal 1990.
    Non ha molti dubbi la giovane Bianca sulla carriera che vuole intraprendere e inizia scrivendo per il Messaggero, per passare poi nel 1985 alla redazione di Mixer dove Gianni Minoli le insegna il mestiere del giornalismo di approfondimento e d’inchiesta che le sarà utile nella futura conduzione di Primo Piano dove si dimostra esperta come poche nell’arte della diretta. Del 1991 è il passaggio al Tg3 dove si occupa prima di cronaca, poi di politica interna per condurre infine l’edizione serale del notiziario dal 1993 e poi l’approfondimento di seconda serata della testata Primo Piano.
    Il primo ottobre del 2009 del Tg3 Bianca Berlinguer diventa direttrice al posto di Antonio Di Bella. Sostenitrice scettica delle quote rosa, dice che “certi automatismi possono risultare anche soffocanti. Poi, ti guardi intorno; vedi solo uomini nei posti chiave; e ti rendi conto che non ci sono grandi alternative”. Forte anche il suo legame con un altro direttore della testata, Sandro Curzi, con il quale rimarrà solo due anni e del quale dirà che era “trascinante e sapeva motivare la redazione”. Una biografia tutta a sinistra, non solo per nascita, ma vissuta con il tono discreto che la contraddistingue. Rimane fino all’aprile del 2016, quando lasciando dice: “Sette anni fa quando ho assunto la direzione del Tg3 dissi in un editoriale che avrei voluto un Tg3 corsaro e evidentemente questo non poteva piacere a tutti. Negli ultimi tempi non sono mancate pressioni sgraziate e attacchi sguaiati da settori importanti delle classi politiche, ma il Tg3 non ha perso la sua identità e gli auguro di rimanere saggio e irriverente come è sempre stato. Quanto a me resterò a lavorare in Rai. Ci rivedremo presto, prestissimo”.
    Nel febbraio del 2017 inizia la sfida di #Cartabianca e sottolinea: “non è nostra intenzione fare un talk show, cioè cinque o sei ospiti che si scontrano e che urlano. Quel genere è ormai tramontato dappertutto, in tanti lo hanno compreso, del resto”.
    Ma all’ex direttrice del Tg3 la sfida del martedì sera costerà molte polemiche, proprio per quanto riguarda gli ospiti, a partire da quelli fissi come Mauro Corona (che ora è disposto a seguirla nella sua migrazione altrove) ad Alessandro Orsini: insomma anche qui una conduzione “corsara” che porterà ora per la prima volta altrove.