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    Migliaia di 'figli dell'Isis' rinchiusi nelle carceri curdo-siriane

    Migliaia di bambini di numerose nazionalità occidentali e asiatiche affrontano una vita di reclusione nei campi e nelle carceri nel nord-est della Siria, con poche speranze di essere rilasciati dalle autorità curdo-siriane appoggiate dagli Stati Uniti. E’ quanto denuncia oggi la Bbc con un reportage condotto da uno dei suoi inviati nelle regioni nord-orientali siriane, amministrate dai curdi e dove sorgono campi profughi e ‘centri di riabilitazione per minori’ che assomigliano a prigioni.
    L’Isis è stato formalmente sconfitto in Siria nel 2019 ma in varie regioni siriane del centro e dell’est continua a fare proseliti presso segmenti della popolazione locale, e a operare come una insurrezione armata. L’Isis è anche presente di fatto nel campo di al Hol, il più affollato agglomerato di profughi e sfollati nel nord-est della Siria gestito dalle forze curdo-siriane. Ad al Hol risiedono in condizioni igienico-sanitarie molto precarie circa 60mila persone, per lo più siriane e irachene ma tra cui si contano anche migliaia di stranieri, di 55 nazionalità diverse.
    Secondo l’inchiesta britannica, alcuni dei bambini e adolescenti di genitori che hanno in passato sostenuto l’Isis in Siria e in Iraq, vengono trasferiti dai campi, come al Hol o al Roj, in ‘centri di riabilitazione’ da cui non possono uscire. Quando compiono 18 anni, se nessuno chiede il rimpatrio verso il loro paese d’origine, questi ragazzi vengono trasferiti nelle prigioni, sempre gestite dalle forze curdo-siriane. Queste sono espressione locale del Partito dei lavoratori curdi (Pkk) anti-turco e fondato da Abdullah Ocalan.
    Le autorità curde dal canto loro da tempo insistono nel ricordare alla comunità internazionale che la questione dei prigionieri dell’Isis e dei loro familiari, donne e bambini, rinchiusi nelle carceri e nei campi del nord-est della Siria non è un problema che possono affrontare da soli ma che deve coinvolgere tutti i paesi da cui provengono questi individui.
    Fino a quando queste donne e bambini stranieri, affermano le autorità curde citate dalla Bbc, rimarranno nei campi del nord-est siriano, l’Isis continuerà a sopravvivere. 

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    E' scontro sul Ddl Zan ma il testo va avanti in Aula

    Il ddl Zan è arrivato finalmente in Aula al Senato e dopo una seduta piuttosto movimentata il primo round se lo sono aggiudicano i sostenitori del testo che non torna in commissione e va avanti nel suo iter in Assemblea. Respinte infatti le pregiudiziali di costituzionalità, presentate da FdI e Lega, con 124 sì, 136 no e 4 astenuti.
    Il provvedimento, dunque prosegue, ma lo stallo politico permane e gli schieramenti sono sempre gli stessi: Fi, FdI, Lega contro il provvedimento, Pd, M5s, LeU a favore del testo approvato dalla Camera, con Italia viva e Autonomie a fare da ago della bilancia. Nessun accordo sembra possibile e si va allo scontro diretto. Quella di ieri è stata solo una battaglia vinta perché la guerra vera è solo rimandata.
    “O si va a scrutinio segreto ed è un rischio per tutti o ci si assume la responsabilità politica di trovare un accordo che sarebbe ad un passo”, avverte Matteo Renzi che invoca un “patto politico” affinché alla Camera questa legge, ove venisse modificata al Senato, sia approvata in due settimane”. “Se si va allo scontro avrete distrutto la vita di quei ragazzi”, conclude riferendosi alle vittime di violenze omofobe.
    Un invito ai pasdaran del provvedimento a cedere qualcosa per portare a casa un risultato sicuro arriva anche dal leader della Lega Matteo Salvini “chiedo di superare steccati ideologici e in un mese approviamo una norma di civiltà”. In sostanza quello che viene chiesto è la modifica degli articoli 1, 4 e 7. Esattamente quelli che Pd e M5s non vogliono toccare e che riguardano la definizione di genere, la libertà di espressione e l’educazione gender nelle scuole con l’istituzione della giornata contro l’omotransfobia.  
    “Bocciate le pregiudiziali di costituzionalità, entriamo nel merito del Ddl Zan. Ostruzionismo sconfitto, da adesso in poi ognuno si assume le proprie responsabilità” afferma soddisfatta la vicepresidente del Senato e responsabile Giustizia e diritti del Pd, Anna Rossomando.
    Dalle 9.30 l’Aula prosegue con il voto delle sospensive al termine inizierà la discussione generale, mentre il 20 luglio è la deadline per presentare gli emendamenti. Sedute di 4 ore e trenta, specifica il presidente Casellati, con sanificazioni di 70 minuti. I tempi si allungano e il rischio di slittare a settembre è reale, anche se il pentastellato Ettore Licheri scandisce “Stiamo provando a scongiurarlo”.    

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    Suppletive: Letta accetta candidatura a Siena

    Enrico Letta ha accettato la proposta di candidatura alle elezioni suppletive della Camera nel collegio uninominale Toscana 12. Lo rende noto, al termine della direzione, il Pd di Siena. “Sono felice del vostro affetto e onorato per la vostra richiesta – ha detto Letta in collegamento con la direzione senese -. La voglio fare sul serio questa campagna elettorale”, “c’è una missione nazionale: dobbiamo vincere per dare un messaggio forte alla Toscana e al Paese e per avere un segretario in Parlamento dove i nostri gruppi parlamentari sono usciti falcidiati dal disastro delle elezioni del 2018 e dalle fughe successive”. 
    “In pratica – ha sottolineato Letta – come Pd noi siamo forti nel Paese e nella proposta politica, ma siamo purtroppo esigui in Parlamento”. Per il segretario Dem, che domani completerà il suo percorso ascoltando la direzione di Arezzo, quello di Siena “è un territorio con molte sfaccettature, eccellenze e fragilità, problemi e enormi potenzialità. Per ciascuno di queste questione dobbiamo costruire una proposta politica seria e all’insegna della prossimità”.

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    Finanziamento illecito, indagati Renzi e Lucio Presta

    L’ex premier Matteo Renzi è indagato per finanziamento illecito e false fatturazioni insieme al manager dei vip Lucio Presta. Lo rende noto un’anticipazione del quotidiano ‘Domani’, secondo cui “la procura di Roma ha iscritto il leader di Italia Viva nel registro degli indagati qualche settimana fa, in merito a un’inchiesta sui rapporti economici tra Renzi e l’agente televisivo”.    Al centro dell’indagine, secondo il giornale, i bonifici del documentario “Firenze secondo me”, che finirono nel 2019 in una relazione dell’antiriciclaggio della Uif. 
    L’Espresso segnalò due anni fa come Presta, per il progetto televisivo andato in onda su Discovery, “girò a Renzi quasi mezzo milione di euro, una cifra che appariva fuori mercato. Non solo – sottolinea il ‘Domani’ – se rapportata alle somme pagate da conduttori di fama come Alberto Angela, ma anche messa a confronto con quanto incassato dai Presta da Discovery: se al tempo fonti interne all’emittente rivelarono che il documentario presentato dal politico era stato comprato per poche migliaia di euro, oggi si scopre che l’Arcobaleno Tre (la società di Presta e del figlio Niccolò – anche lui indagato) ha fatto a Discovery una fattura da appena mille euro, che tra l’altro non risulta ancora incassata”.
    In pratica, afferma il quotidiano, “il documentario, costato quasi un milione di euro tra compenso per Renzi e spese di produzione, ad oggi non ha incassato nulla. I soldi ottenuti dall’amico Presta, già organizzatore della Leopolda, servirono invece a Renzi, nell’autunno del 2018, a restituire parte del prestito da 700mila euro che aveva ricevuto dalla famiglia Maestrelli per l’acquisto della villa di Firenze. Un prestito anomalo che finì nelle maglie dell’antiriciclaggio (i soldi furono bonificati dai Maestrelli attraverso il conto corrente dell’anziana madre, e da qui finirono su quelli dei Renzi), ma in quel caso la procura di Firenze non ravvisò gli estremi del finanziamento illecito, nonostante nel bilancio 2018 dell’azienda dei Maestrelli da cui partì la provvista il destinatario finale del prestito (un politico) non era stato segnalato come vuole la legge sul finanziamento alla politica”.
    “Presta, al tempo – scrive sempre il quotidiano – si giustificò dicendo che per lui l’operazione ‘Firenze secondo me’ era un investimento nel tempo, e che i diritti sul documentario (che fece meno del 2 per cento di share) avevano a suo giudizio un valore economico di rilievo, e insindacabile. Renzi dal canto suo ha sempre spiegato al suo entourage che non è affar suo se Presta vuole pagarlo come una star del cinema al pari di Benigni o Giancarlo Giannini”. La procura di Roma, però, rileva il giornale, “vuole vederci chiaro sulla regolarità dell’operazione. I sospetti maggiori non riguardano tanto il documentario, visto che il prodotto – al di là dei compensi anomali e fuori mercato per il conduttore-autore – è certamente stato realizzato e messo in onda. I dubbi toccano soprattutto – scrive ‘Domani’ – altri due contratti e relativi bonifici da centinaia di migliaia di euro a favore di Renzi, scoperti dopo una verifica fiscale nella sede dell’Arcobaleno Tre. Denaro versato dalla società del manager all’ex premier per la cessione dei diritti d’immagine e per alcuni progetti televisivi che i due avrebbero dovuto fare insieme”. Nel decreto di perquisizione ai Presta e alla loro Arcobaleno Tre, i pm Alessandro Di Taranto e Gennaro Varone “parlano infatti di ‘rapporti contrattuali fittizi, con l’emissione e l’annotazione di fatture relative a operazioni inesistenti, finalizzate anche alla realizzazione di risparmio fiscale, consistente nell’utilizzazione quali costi deducibili inerenti all’attività d’impresa costi occulti del finanziamento della politica’. I programmi ipotizzati non sono infatti mai stati fatti, e soprattutto – conclude il quotidiano – i pagamenti al politico non sono stati iscritti al bilancio”.   

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    Grandi navi, ok al decreto legge. Chigi: 'Importante per la tutela della laguna di Venezia'

    E’ terminato il Consiglio dei ministri: è stato approvato il decreto legge sulle grandi navi a Venezia.
    “Il decreto adottato oggi costituisce un importante passaggio per la tutela del sistema lagunare veneziano. Queste norme intervengono nell’immediato con le cautele e i ristori necessari per mitigare l’impatto occupazionale sul settore e si affiancano al concorso di idee, il cui bando è già stato pubblicato – si legge in una nota della presidenza del Consiglio -, per la futura realizzazione e gestione di punti attracco fuori dalle aree protette della laguna con l’obiettivo di rendere compatibile l’attività croceristica con la salvaguardia paesaggistica e ambientale”. 
    L’approvazione del decreto sulle grandi navi fa di questa “davvero una giornata importante: non è esagerato definirla storica perché dopo anni di attesa dal primo agosto non passeranno più grandi navi davanti San Marco e il canale della Giudecca”, ha detto Dario Franceschini, ministro della Cultura, al termine del Consiglio dei ministri lasciando Palazzo Chigi.
    Il decreto legge che blocca il passaggio delle Grandi navi, dal primo agosto, nel canale della Giudecca, prevede “risarcimenti per chi subisce un danno da questa iniziativa e fondi per approdi provvisori a Marghera”, mentre si lavorerà alla creazione di approdi offshore, ha dettoil ministro della Cultura.
    Il decreto “supera le stesse prescrizioni dell’Unesco, limitando il traffico alle navi di stazza inferiore alle venticinquemila tonnellate, e stabilisce un principio inderogabile, dichiarando monumento nazionale le vie urbane d’acqua Bacino di San Marco, Canale di San Marco e Canale della Giudecca di Venezia”, precisa Franceschini.
    Nel decreto per le Grandi Navi a Venezia sono stati decisi investimenti per 157 milioni per realizzare gli approdi temporanei all’interno dell’area di Marghera, annuncia in una nota il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini. “Un passo indispensabile – commenta – per tutelare l’integrità ambientale, paesaggistica, artistica e culturale di Venezia, dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità”.

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    Domani alla Camera la fiducia al dl sostegni bis

    Il governo ha posto la questione di fiducia sul decreto legge Sostegni bis all’esame dell’Aula della Camera. Il testo è in prima lettura a Montecitorio ma deve essere approvato in via definitiva dal Parlamento entro il 24 luglio. 
    Le dichiarazioni di voto sulla fiducia inizieranno domattina dalle 9.40 e la chiama inizierà per le 11.20: il voto dunque sarà intorno all’ora di pranzo. E’ quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo di Montecitorio che però non ha ancora trovato l’intesa sul timing per chiudere l’esame del provvedimento. Il testo deve poi passare all’esame del Senato.
    Intanto è stata trovata l’intesa in commissione Bilancio alla Camera sull’esonero per i contributi delle partite Iva. Dopo un lungo tira e molla, che ha portato a continui rinvii dell’avvio dei lavori dell’Aula di Montecitorio, maggioranza e governo hanno messo a punto una riformulazione dell’emendamento su cui si erano appuntati i dubbi della Rgs. Il nuovo testo, votato in commissione poco fa porta al 1 Novembre 2021 la verifica del Durc 2020 ai fini dell’esonero contributivo. “La regolarità contributiva è verificata d’ufficio dagli enti concedenti dal 1 novembre 2021 ed è assicurata – si legge nel testo dell’emendamento approvato – anche dai versamenti effettuati entro il 31 ottobre 2021 introducendo una clausola di salvaguardia per gli eventuali importi fruiti a titolo di esonero e non spettanti”.

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    Regionali:raccolta firme lista irregolari, arrestato sindaco

    (ANSA) – CASTROVILLARI, 13 LUG – Il sindaco di Trebisacce
    Francesco Mundo è stato posto agli arresti domiciliari dai
    finanzieri della Compagnia di Sibari in esecuzione di
    un’ordinanza del gip nell’ambito di un’inchiesta coordinata
    dalla Procura di Castrovillari nella quale sono indagate 18
    persone. Mundo è accusato di irregolarità nella raccolta delle
    firme per la presentazione della lista ‘Io resto in Calabria’,
    nella quale era candidato al Consiglio regionale in occasione
    delle elezioni del 2020. Nell’operazione, denominata “Mayor” due
    dipendenti del comune sono stati sospesi dall’esercizio del
    pubblico ufficio per tre e sei mesi. Gli indagati – raggiunti da
    avviso di garanzia – sono accusati, a vario titolo, di peculato,
    concussione, truffa, falsità ideologica commessa dal privato in
    atto pubblico e formazione e/o uso di schede e atti falsi.   
    Dall’inchiesta, coordinata dal pm Luca Primicerio, sarebbero
    emerse irregolarità nella raccolta delle sottoscrizioni per il
    quorum per la presentazione della lista “Io resto in Calabria”
    nella Circoscrizione Nord a sostegno di Pippo Callipo
    Presidente. Mundo si sarebbe adoperato per reperire un maggior
    numero possibile di firme, raccogliendo, senza la presenza del
    pubblico ufficiale autenticante, oltre 200 sottoscrizioni di
    elettori (alcuni inconsapevoli) e impiegando solo in un secondo
    momento un dipendente dell’Ufficio elettorale per una fittizia
    autenticazione. Ciò avrebbe consentito di raggiungere il quorum
    necessario. Dopo le elezioni nelle quale è risultato primo non
    eletto, secondo l’accusa, ha individuato soggetti compiacenti –
    tutti indagati – per sottoscrivere dichiarazioni nelle quali
    avrebbero attestato falsamente di avere riscontrato irregolarità
    in alcune sezioni di Paola ed Amantea. Dichiarazioni poi
    allegate al ricorso – dichiarato inammissibile – che il Sindaco
    ha presentato al Tar per ottenere il riconteggio dei voti.   
    Mundo, inoltre, per favorire un privato che occupava
    abusivamente una porzione demaniale del torrente Pagliara
    avrebbe costretto il direttore dei lavori di regimazione del
    torrente, a deviare il tracciato. Al riguardo sono in corso di
    esecuzione 26 provvedimenti di sequestro da parte dei
    carabinieri Forestale del Nipaaf. (ANSA).   

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    Entra nel vivo al Senato la battaglia sul Ddl Zan

    di Michela Suglia
    A otto mesi dal voto alla Camera, il disegno di legge Zan entra oggi nell’arena del Senato. Per Ivan Scalfarotto, sottosegretario all’Interno di Italia viva “sarà il Vietnam”, vista la guerra che si attende fra ostruzionismo, voti segreti e selve di emendamenti dei contrari.
    I meno pessimisti invece evocano “il circo”, più innocuo ma plateale. Del resto non si esclude che la discussione, al via dalle 16.30 in Aula, possa non cominciare nemmeno. E’ questa l’ultima carta che giocherà il fronte del ‘no’ – con Lega e Forza Italia in testa – chiedendo più tempo per una mediazione (finora non riuscita), per limare il testo e blindarlo. Fuori dal Palazzo però associazioni e collettivi legate al mondo lgbt annunciano che faranno sentire la loro voce, in contemporanea all’Aula, per chiedere la “legge Zan senza compromessi”.
    Domani in ballo c’è il rinvio della discussione e ritorno alla casella precedente, alias la commissione Giustizia dove il provvedimento è da mesi, ‘ostaggio’ di centinaia di audizioni richieste e ammesse. Contro l’ipotesi del rinvio si scagliano in coro Pd, Leu e Movimento 5 stelle. “Assolutamente no”, risponde secca la senatrice 5S, Alessandra Maiorino che aggiunge: “Sarebbe ridicolo dopo tutta la fatica fatta per portare in aula il disegno di legge”.
    In effetti solo una settimana fa la proposta di calendarizzazione in aula, indipendentemente dai lavori fatti finora dalla commissione, è stata messa ai voti ed è passata a maggioranza. Sull’eventualità di uno slittamento, forte dei suoi 17 voti, Iv glissa e scommette tutto sull’intesa “ancora possibile”. Lo dice chiaramente Matteo Renzi, evidenziando gli aspetti da ‘correggere’: “Con un accordo su gender e scuole, la legge Zan viene approvata”, sentenzia l’ex premier a Napoli. E passa ai numeri: “Al Senato se ci sono 145 a favore e 134 contrari, la differenza è uguale a 11. Vuol dire che se si va a scrutinio segreto, ne bastano 6 per mandare sotto il provvedimento e 6 ci sono come minimo nel Pd”, sfidando i Dem sulle riserve più o meno esplicite espresse dalla corrente di Base riformista, i cosiddetti ex renziani, ma anche di altri 4-5 senatori del partito di Letta. In asse con la posizione di Iv è di fatto la Lega, che si mostra fiduciosa sulle modifiche ma pronta a combattere con “tutti gli strumenti possibili”. Non a caso domani il senatore Matteo Salvini interrompe il suo tour al sud – pur non rinunciando ad un minimo di tappe tra Basilicata e Campania – per essere a Palazzo Madama: “C’è questo ddl da bloccare o quanto meno da cambiare in Parlamento”, annuncia in una conferenza stampa a Lamezia Terme.