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Entra nel vivo al Senato la battaglia sul Ddl Zan

di Michela Suglia

A otto mesi dal voto alla Camera, il disegno di legge Zan entra oggi nell’arena del Senato. Per Ivan Scalfarotto, sottosegretario all’Interno di Italia viva “sarà il Vietnam”, vista la guerra che si attende fra ostruzionismo, voti segreti e selve di emendamenti dei contrari.

I meno pessimisti invece evocano “il circo”, più innocuo ma plateale. Del resto non si esclude che la discussione, al via dalle 16.30 in Aula, possa non cominciare nemmeno. E’ questa l’ultima carta che giocherà il fronte del ‘no’ – con Lega e Forza Italia in testa – chiedendo più tempo per una mediazione (finora non riuscita), per limare il testo e blindarlo. Fuori dal Palazzo però associazioni e collettivi legate al mondo lgbt annunciano che faranno sentire la loro voce, in contemporanea all’Aula, per chiedere la “legge Zan senza compromessi”.

Domani in ballo c’è il rinvio della discussione e ritorno alla casella precedente, alias la commissione Giustizia dove il provvedimento è da mesi, ‘ostaggio’ di centinaia di audizioni richieste e ammesse. Contro l’ipotesi del rinvio si scagliano in coro Pd, Leu e Movimento 5 stelle. “Assolutamente no”, risponde secca la senatrice 5S, Alessandra Maiorino che aggiunge: “Sarebbe ridicolo dopo tutta la fatica fatta per portare in aula il disegno di legge”.

In effetti solo una settimana fa la proposta di calendarizzazione in aula, indipendentemente dai lavori fatti finora dalla commissione, è stata messa ai voti ed è passata a maggioranza. Sull’eventualità di uno slittamento, forte dei suoi 17 voti, Iv glissa e scommette tutto sull’intesa “ancora possibile”. Lo dice chiaramente Matteo Renzi, evidenziando gli aspetti da ‘correggere’: “Con un accordo su gender e scuole, la legge Zan viene approvata”, sentenzia l’ex premier a Napoli. E passa ai numeri: “Al Senato se ci sono 145 a favore e 134 contrari, la differenza è uguale a 11. Vuol dire che se si va a scrutinio segreto, ne bastano 6 per mandare sotto il provvedimento e 6 ci sono come minimo nel Pd”, sfidando i Dem sulle riserve più o meno esplicite espresse dalla corrente di Base riformista, i cosiddetti ex renziani, ma anche di altri 4-5 senatori del partito di Letta. In asse con la posizione di Iv è di fatto la Lega, che si mostra fiduciosa sulle modifiche ma pronta a combattere con “tutti gli strumenti possibili”. Non a caso domani il senatore Matteo Salvini interrompe il suo tour al sud – pur non rinunciando ad un minimo di tappe tra Basilicata e Campania – per essere a Palazzo Madama: “C’è questo ddl da bloccare o quanto meno da cambiare in Parlamento”, annuncia in una conferenza stampa a Lamezia Terme.
   


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