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    Vescovi e sindaci del Mediterraneo firmano Carta di Firenze

    (ANSA) – FIRENZE, 26 FEB – Sindaci e vescovi delle città e
    delle diocesi sul Mediterraneo hanno firmato oggi la ‘Carta di
    Firenze’ in Palazzo Vecchio al termine di un forum nel capoluogo
    toscano. La ‘Carta’ “non è una legge” ma “profeticamente è
    qualcosa di più” perché sottolinea “l’aspirazione dei popoli
    alla pace, alla giustizia, all’uguaglianza dei diritti, alla
    libertà intesa che sottolinea un bene comune”, ha detto il
    presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti. “Abbiamo
    scritto una pagina che è già il nostro futuro”, ha proseguito, e
    “per i credenti” è importante sperare contro ogni speranza,
    ‘spes contra spem’.   
    La Carta di Firenze impegna sindaci e vescovi su vari punti
    fra cui per attuare programmi a favore del dialogo
    interreligioso, dello sviluppo economico e sociale sostenibile,
    del mantenimento dell’ecosistema, per percorsi di pace e di
    civile convivenza tra le popolazioni del Mediterraneo, per la
    libertà religiosa, per la difesa della dignità dei migranti.   
    “Amiamo la sobrietà ma questa dichiarazione è una conquista
    storica – ha detto il sindaco di Firenze Dario Nardella – Un
    punto di arrivo ma anche punto di partenza perché il nostro
    desiderio non è solo portare queste dichiarazioni al Santo
    Padre, ma lo vogliamo portare anche ai leader internazionali, ai
    capi di stato e di governo. Cominceremo un pellegrinaggio perché
    questa dichiarazione cominci a vivere da oggi”. “Abbiamo fatto
    un passo in avanti partendo da Giorgio La Pira – ha aggiunto –
    viene naturale dire che rispetto al suo tempo abbiamo fatto
    tanti passi indietro: le guerre sono aumentate, l’inquinamento
    non c’era. Oggi abbiamo aggiunto un pezzo al grande mosaico
    della pace: mai prima di ora sindaci di città importantissime a
    maggioranza musulmana avevano firmato un documento di impegni
    insieme ai vescovi cattolici. Un grandissimo passo, il segnale
    più forte che potevamo dare in questo momento di guerra”.   
    (ANSA).   

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    Ucraina: Torino torna in piazza, la guerra non risolve nulla

    (ANSA) – TORINO, 26 FEB – Torino torna a dire no
    all’invasione dell’Ucraina, e alla guerra. Sono numerose le
    persone presenti alla manifestazione, promossa dal Coordinamento
    A.G.i.Te. contro l’atomica, tutte le guerre e i terrorismi, a
    cui partecipa un centinaio di sigle, tra cui i sindacati e i
    rappresentanti di tutte le professioni religiose. “La guerra non
    risolve nessun problema, semplicemente distrugge”, sostiene
    Zaira Zafarana di A.G.i.Te.   
    “I lavoratori sono da sempre contrari alla guerra – aggiunge
    Enrica Valfrè, segretario generale della Cgil Torino – Siamo qui
    perché la guerra non è in grado di risolvere le questioni tra i
    Paesi, serve la diplomazia, e per esprimere solidarietà agli
    ucraini ma anche ai russi che manifestano in tutta la Russia,
    certo non con la libertà di espressione che abbiamo. Questa
    vicenda mette in luce la debolezza dell’Europa, che al più
    presto deve trovare una politica estera condivisa e concreta”.   
    “Non subiremo la fatalità della guerra come soluzione delle
    controversie, o peggio, come ‘igiene del mondo’ per pulirlo dai
    suoi errori. Essere in piazza è fondamentale, per nulla banale”,
    si legge su un volantino distribuito da Se non ora quando, tra
    le tante associazioni presenti in piazza. (ANSA).   

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    Ucraina: Comune Bari aderisce a 'Cultura unisce il mondo'

    (ANSA) – BARI, 26 FEB – Anche la città di Bari aderisce alla
    campagna digitale ‘La Cultura unisce il mondo’, lanciata dal
    ministero della Cultura per ricordare che l’Italia ripudia la
    guerra ed esprimere piena solidarietà all’Ucraina. L’immagine
    scelta dall’assessora Ines Pierucci per veicolare gli hashtag
    #cultureunitestheworld e #museumsagainstwar è quella del
    prospetto del teatro Margherita che, naturalmente proteso verso
    il mare, rappresenta plasticamente l’idea del dialogo con
    l’altra sponda del nostro mare Adriatico e dell’apertura
    all’altro.   
    “L’armonia, la bellezza – dichiara Ines Pierucci – sono
    l’antidoto alla violenza e all’orrore e insieme la forma più
    alta di espressione dell’ingegno umano, comprensibili in ogni
    luogo, ad ogni latitudine, e capaci di resistere all’oltraggio
    del tempo. Oggi che le bombe e i carrarmati sono tornati nel
    cuore dell’Europa, costringendo decine di migliaia di innocenti
    ad abbandonare le proprie case e la propria vita per affrontare
    la paura e l’ignoto, dobbiamo essere fermi nel rifiutare la
    logica della guerra e della sopraffazione e pronti a offrire la
    nostra solidarietà al popolo ucraino. Qui a Bari vivono e
    lavorano moltissime donne ucraine, che in queste ore sono
    schiacciate dall’angoscia per le sorti dei propri cari. A tutte
    loro ci stringiamo idealmente. Bari è la città di San Nicola,
    santo che unisce e non divide. Bari è città di pace”. (ANSA).   

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    Ucraina: Messa, atenei chiamati a far sentire voce di pace

    (ANSA) – BOLOGNA, 26 FEB – “Le università oggi sono chiamate
    più che mai a far sentire la loro voce di pace, di libertà, di
    confronto democratico, di solidarietà. Questo è uno degli
    aspetti forse più antichi dell’Università ma purtroppo ancora
    tanto moderni”. Così la ministra dell’Università e della Ricerca
    Maria Cristina Messa all’inaugurazione dell’anno accademico
    2021/2022 dell’Università di Bologna riferendosi alla guerra in
    Ucraina.   
    “È un grande onore per me essere qui, a Bologna, in una città
    che ieri sera non ha esitato a scendere in piazza”, “un grande
    segno per tutti noi”. Parole interrotte da un lungo applauso
    dell’Aula Magna di Santa Lucia.   
    “Stiamo ovviamente monitorando tutto quello che sta
    succedendo e coordinando tute le attività che possono prevedere
    accoglienza e solidarietà per l’Ucraina”, aggiunge Messa.   
    “Dobbiamo ribadire che la nostra è una voce forte, di una
    comunità che vive dei principi democratici, della liberta delle
    idee e del confronto. E dobbiamo farlo sempre di più anche
    considerando le responsabilità che abbiamo”. (ANSA).   

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    IL PUNTO/Qui Bruxelles, anche Putin nel mirino delle sanzioni

    Sanzionare la Russia nella maniera più forte possibile: questa la parola d’ordine con la quale i ministri degli Esteri dei 27 si sono ritrovati oggi a Bruxelles. Luigi Di Maio e i suoi colleghi, secondo le parole dell’Alto rappresentante Ue Josep Borrell, stanno per adottare misure di una portata senza precedenti. Saranno sicuramente colpiti anche Vladimir Putin e il ministro degli Esteri Serghiei Lavrov. Ma difficilmente sarà deciso di ricorrere in questa fase a quella che viene definita ‘l’arma atomica’, cioè l’estromissione della Russia dal sistema di pagamenti internazionale Swift. Una misura che potrebbe essere riservata a un terzo, futuro pacchetto di sanzioni. Intanto il Consiglio d’Europa ha deciso di sospendere la partecipazione di Mosca ai principali organismi dell’organizzazione paneuropea, cioè l’assemblea parlamentare e il Comitato dei ministri. L’annuncio è stato dato da Di Maio poiché l’Italia detiene la presidenza di turno dell’organizzazione. Da Parigi, dove si sono riuniti in via informale i ministri delle Finanze dell’Eurogruppo e dell’Ecofin, è giunta l’apertura a una possibile proroga della sospensione del Patto di stabilità. Tuttavia, per ora la guerra in Ucraina e la raffica di sanzioni contro la Russia, secondo la Commissione europea, avrà un impatto sulla crescita rallentandone la dinamica ma senza compromettere del tutto la dinamica della ripresa che si è innescata dopo lo crisi causata dalla pandemia.

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    IL PUNTO/ Qui Washington, 'Gli Usa chiesero aiuto invano alla Cina'

    Gli Usa hanno tentato vanamente per tre mesi di fare pressione su Pechino presentando informazioni sulle truppe russe ammassate intorno all’Ucraina e “supplicando” un intervento anti-invasione. E’ la rivelazione del New York Times, che racconta i ripetuti sforzi dell’amministrazione Biden con il ministro degli Esteri e l’ambasciatore cinese negli Usa. Ma a dicembre gli Usa capirono che Pechino aveva condiviso le informazioni con Mosca presentandole come un tentativo americano di seminare discordia e assicurando che la Cina non avrebbe fermato i piani russi. Un retroscena che rafforza i timori di Washington di un asse di ferro tra i due Paesi, con possibili ripercussioni anche sulle rivendicazioni cinesi in Asia, a partire da Taiwan. Intanto il commander in chief pensa allo scacchiere europeo, deciso a non mandare truppe americane a combattere in Ucraina ma a garantire assistenza militare a Kiev e a difendere “ogni centimetro del territorio Nato” rafforzandone il fianco orientale, dossier discusso oggi nel summit virtuale dell’Alleanza. Si rafforza inoltre l’ipotesi di ulteriori sanzioni. Oggi però il presidente americano si dedica anche al fronte interno facendo la storia con la nomina della prima giudice afroamericana della Corte suprema, la 51enne Ketanji Jackson. Una scelta non divisiva, che dovrebbe avere un consenso bipartisan: quello di cui Biden continua ad aver bisogno anche nella gestione della crisi ucraina. 

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    IL PUNTO/Qui Pechino, Xi sostiene i negoziati Mosca-Kiev

     La Cina dà il suo sostegno ai negoziati tra Russia e Ucraina “per la soluzione dei problemi” esistenti tra i due Paesi, nel pieno dell’attacco delle truppe di Mosca dirette verso Kiev: la telefonata tra il presidente Xi Jinping e l’omologo russo Vladimir Putin diventa una breaking news sui media ufficiali cinesi, a rimarcare la prima mossa ufficiale del leader comunista dallo scoppio della crisi.    Xi, nel colloquio, ha ribadito che “la posizione fondamentale della Cina è di rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale di tutti i Paesi e degli scopi e dei principi della Carta dell’Onu”. Pechino, ha aggiunto Xi nel resoconto del network statale Cctv, “è disposta a collaborare con la comunità internazionale per sostenere un concetto di sicurezza comune, globale, cooperativo e sostenibile e per salvaguardare il sistema internazionale con l’Onu al centro”, tracciando i contorni di quel nuovo ordine mondiale che vorrebbe promuovere con il “caro amico” Putin.    Xi, prima di tutto segretario generale del Partito comunista, ha aggiunto che “è necessario abbandonare la mentalità della Guerra Fredda, attribuire importanza e rispettare le legittime preoccupazioni in materia di sicurezza di tutti i Paesi e formare un meccanismo di sicurezza europeo equilibrato, efficace e sostenibile attraverso i negoziati”.    Di rimando, sempre nella versione dei colloqui fornita da parte cinese, lo zar ha ricambiato assicurando che la Russia “è disposta a condurre negoziati ad alto livello con l’Ucraina”, riaddebitando le responsabilità della crisi a Usa e Nato “che hanno a lungo ignorato le ragionevoli preoccupazioni della Russia in materia di sicurezza, ripetutamente rinnegato i loro impegni e continuato a far avanzare il dispiegamento militare verso est”.    Poche ore prima, in un segnale a favore di Mosca, la Cina aveva chiarito di opporsi “a qualsiasi sanzione illegale che leda i diritti e gli interessi legittimi della Russia” perché, aveva osservato in conferenza stampa il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, “gli Stati Uniti hanno imposto più di 100 sanzioni alla Russia dal 2011”, che sono risultati strumenti “non fondamentali ed inefficaci per risolvere i problemi”.

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    Dolore al ginocchio, il Papa non andrà a Firenze

     “A causa di un’acuta gonalgia, per la quale il medico ha prescritto un periodo di maggiore riposo per la gamba, Papa Francesco non potrà recarsi a Firenze domenica 27 febbraio, né presiedere le celebrazioni di Mercoledì delle Ceneri il 2 marzo”. Lo comunica la Sala stampa vaticana. 
    La “gonalgia”, o più semplicemente il dolore al ginocchio, viene accusata dal Pontefice da diverse settimane. Nell’udienza generale del 26 gennaio scorso, in cui visibilmente camminava a fatica, aveva confidato ai fedeli presenti nell’Aula Paolo VI, di avere un problema al ginocchio.
    “Oggi non potrò andare fra voi per salutarvi perché ho un problema nella gamba destra: si è infiammato un legamento del ginocchio ma scenderò e vi saluterò lì e voi passate per salutarmi. E’ una cosa passeggera”. Poi aveva scherzato: “Dicono che questo viene solo ai vecchi e non so perché è arrivato a me”. All’indomani, 27 gennaio, all’inizio del suo discorso nell’udienza alla Rota romana in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, aveva chiesto scusa per non potere pronunciarlo in piedi: “Vi chiedo scusa, anzitutto, ma ho questo problema al ginocchio: mi fa male essere in piedi e lo stesso farò alla fine per salutare”, aveva detto.
    Situazione analoga il 28 gennaio, con il Papa che continuava ad essere afflitto dal male al ginocchio che gli rendeva già difficile camminare e stare in piedi. “Ho ancora questo male al ginocchio, mi fa soffrire un po’, vi chiedo di non offendervi se vi saluto seduto”, aveva detto alla fine dell’udienza con il consorzio internazionale dei media cattolici impegnato nel contrasto alle fake news.
    Anche il 3 febbraio, nel saluto ai dirigenti e al personale dell’Ispettorato di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano, aveva ricordato il suo problema al ginocchio: “proverò a salutarvi tutti in piedi ma non offendetevi se ad un certo punto devo salutarvi seduto”. Ancora il 18 febbraio, nell’udienza alla plenaria della Congregazione per le Chiese orientali, manifestava gli stessi sintomi. “Mi scuso” per il fatto “di parlare seduto ma ancora il ginocchio non è guarito del tutto”, aveva detto ai partecipanti.
    Evidentemente il dolore si è ora riacutizzato al punto di costringere il Pontefice a dare ‘forfait’ all’attesa visita a Firenze, dove avrebbe dovuto chiudere l’Incontro dei vescovi e dei sindaci del Mediterraneo, con un discorso in Palazzo Vecchio e una messa nella Basilica di Santa Croce, incontrando anche il presidente della repubblica Sergio Mattarella.
    Ugualmente accadrà per l’appuntamento del Mercoledì delle Ceneri all’Aventino, dove il Papa avrebbe dovuto presiedere la tradizionale celebrazione nella forma delle “Stazioni” romane, con la processione dalla chiesa di Sant’Anselmo alla Basilica di Santa Sabina e la messa con il rito di benedizione e di imposizione delle ceneri. All’inizio dell’anno scorso, era stata la sciatalgia a impedire a Francesco di presiedere alcune delle liturgie del ciclo natalizio nella Basilica di San Pietro.