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    Sala, a Milano non farei un referendum sui monopattini

    (ANSA) – MILANO, 04 APR – Il sindaco di Milano, Giuseppe
    Sala, non vorrebbe realizzare a Milano un referendum sulla
    circolazione dei monopattini come quello di Parigi, dove i
    cittadini hanno bocciato i mezzi di micro mobilità.   
    “Sono perplesso – ha spiegato -. La settimana scorsa ho
    visto la sindaca Anne Hidalgo a Parigi e mi ha raccontato di
    questo referendum. Sono perplesso solo su una cosa: se vota solo
    l’8% dei cittadini è meglio che a decidere siano i cittadini o
    l’amministrazione del sindaco? Tendo a pensare che è un tema che
    dobbiamo affrontare noi”.   
    “Se fosse un referendum molto partecipato allora cambierebbe
    – ha aggiunto -. Non so se è giusto per tutti i cittadini dare
    la decisione al meno del 10%, però è evidente che il dibattito
    sul tema dei monopattini c’è, ci penseremo nelle prossime
    settimane” a come affrontarlo.   
    Un referendum a Milano “non lo farei a meno che non avessi
    contezza che vadano in tantissimi a votare”, ha concluso.   
    (ANSA).   

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    Fvg: risultati definitivi, Lega primo partito davanti a FdI

    (ANSA) – TRIESTE, 04 APR – Anche in questa tornata
    elettorale, alla pari di cinque anni fa, la Lega si conferma
    primo partito alle regionali del Friuli Venezia Giulia con il
    19,02% delle preferenze (34,91% nel 2018). Al secondo posto c’è
    FdI con il 18,13% (5,49% nel 2018), al terzo una new entry, la
    Lista Fedriga, con il 17,74%. Crolla il M5S, mentre il Pd tiene
    ma, fatte salve Trieste e Gorizia, l’effetto Schlein non c’è
    stato. La galassia No vax di Insieme Liberi supera il Terzo
    Polo. E’ quanto emerge dai dati diffusi dal servizio elettorale
    regionale a scrutinio concluso.   
    Il Pd è il quarto partito con il 16,49% (18,11% nel 2018);
    seguono FI 6,67% (12,06%); Patto per l’Autonomia 6,29% (4,09%);
    Insieme Liberi 3,98%; Azione, +Europa, Italia Viva 2,75%; M5S
    2,4% (7,06%); Alleanza verdi sinistra 2,03%; Autonomia
    Responsabile 1,97% (3,97%); Open Sinistra Fvg 1,51% (2,78%);
    Slovenska Skupnost 1,02% (1,16%).   
    Nel dettaglio, nella circoscrizione di Udine i primi tre
    partiti sono Lega 21,23%, FdI 17,53%, Lista Fedriga 17,38%. A
    Trieste è invece il Pd il primo partito con il 20,45%, seguono
    FdI 17,55% e Lista Fedriga 14,46%. A Pordenone nell’ordine si
    collocano FdI 21,82%, Lista Fedriga 18,91%, Lega 18,23%. A
    Gorizia: Pd 19,19%, Lista Fedriga 17,15% e Lega 15,93%. Infine a
    Tolmezzo: Lega 28,59%, Lista Fedriga 24,29% e FdI 16,6%.   
    Secondo i dati definitivi, Massimiliano Fedriga
    (centrodestra) viene eletto presidente con il 64,24% delle
    preferenze. Massimo Moretuzzo (centrosinistra) ottiene il
    28,37%. Giorgia Tripoli (Insieme Liberi) il 4,66%, mentre
    Alessandro Maran (Terzo Polo) il 2,73%.   
    Dei 48 seggi disponibili in Consiglio regionale, due saranno
    occupati da Fedriga e Moretuzzo. Gli altri verranno assegnati in
    maniera proporzionale rispetto ai risultati di lista: la
    distribuzione non è stata ancora ufficializzata. La lista
    Insieme Liberi, a differenza della candidata presidente, non ha
    superato la soglia di sbarramento del 4% per l’accesso in
    Consiglio. Ieri sera Tripoli ha annunciato che chiederà il
    riconteggio delle schede. (ANSA).   

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    Codice Appalti: Castellone, si rischia 'amicopoli'

    (ANSA) – ROMA, 04 APR – “Con il nuovo codice appalti si
    rischia di creare una vera e propria “amicopoli”, a discapito di
    trasparenza, controllabilità e libera concorrenza. Saranno
    favorite le aziende “amiche” e non quelle che lavorano meglio e
    in modo più trasparente. Un altro passo indietro di questo
    Governo”. Lo scrive su Facebook la vicepresidente del Senato
    Maria Domenica Castellone, M5s. (ANSA).   

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    Comunali: Udine va al ballottaggio,sfida tra Fontanini e De Toni

    (ANSA) – UDINE, 04 APR – Udine va al ballottaggio. Il 16 e il
    17 aprile gli elettori del capoluogo friulano saranno richiamati
    alle urne per scegliere il sindaco. La sfida sarà tra il
    sindaco uscente Pietro Fontanini e Alberto Felice De Toni.   
    A scrutinio ultimato – secondo i dati diffusi dal servizio
    elettorale regionale – Fontanini ha ottenuto 19.524 preferenze,
    pari al 46,25% dei voti validi. De Toni ha ottenuto 16.762 voti,
    pari al 39,7%.   
    Pietro Fontanini è appoggiato dalle liste Fontanini sindaco,
    Identità civica, Lega Fvg per Salvini premier, Fratelli d’Italia
    con Giorgia Meloni, Unione di Centro; Alberto Felice De Toni è
    invece sostenuto dalle liste Partito Democratico, Azione-Italia
    Viva, Renew Europe, De Toni sindaco e Alleanza Verdi e Sinistra.   
    A Udine la corsa alla carica di primo cittadino era a 4:
    Ivano Marchiol – sostenuto dalle liste Spazio Udine – Ivano
    Marchiol sindaco, Movimento 5 stelle, Udine Città Futura – ha
    ottenuto 3.903 voti pari al 9,24% delle preferenze e Stefano
    Salmè – appoggiato dalla lista Liberi Elettori Io amo Udine –
    2.029 voti, pari al 4,81%. (ANSA).   

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    Meloni,complimenti Fedriga,premiato buongoverno centrodestra

    (ANSA) – ROMA, 03 APR – “Congratulazioni a Massimiliano
    Fedriga, riconfermato presidente della Regione Friuli Venezia
    Giulia. Ha lavorato molto bene in questi anni, insieme a tutta
    la coalizione, e sono certa continuerà a farlo. Una vittoria che
    premia il modello amministrativo e il buongoverno del
    centrodestra e che ci sprona a fare sempre meglio”. Così la
    presidente del Consiglio Giorgia Meloni su Fb commentando
    l’esito delle elezioni in Friuli Venezia Giulia. (ANSA).   

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    Meloni: Su via Rasella 'sgrammaticatura istituzionale che La Russa ha risolto da solo'

    Quella su Via Rasella “è stata una sgrammaticatura istituzionale che La Russa ha risolto da solo”: così la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti al Vinitaly a Verona. “Ha chiesto scusa – ha aggiunto, riferendosi alle precisazioni fatte dal presidente del Senato – mi pare che la polemica sia chiusa. L’ha risolta lui”.  
    Sulla partecipazione dei ministri alle celebrazioni del 25 aprile “non credo di doverglielo chiedere io”: così la premier ha risposto alle domande dei cronisti. “Queste – ha aggiunto – sono tutte valutazioni un po’ curiose, che fate voi”.
    “La Russa io penso si debba dimettere: non ha le caratteristiche per fare il Presidente del Senato”, ha detto a Vicenza Carlo Calenda, leader di Azione, nel corso di un evento elettorale a sostegno del candidato sindaco del Pd, Giacomo Possamai. “Esiste il merito delle questioni – ha precisato Calenda – e si può fare opposizione con civiltà: si capirà questa cosa prima o poi nel Paese dei guelfi e dei ghibellini?”, ha concluso.

    Via Rasella, uno studente risponde in versi alle parole di La Russa

    Anpi, La Russa mette davanti a istituzioni la fiamma MsiIl presidente del Senato per le sue dichiarazioni su via Rasella “non ha chiesto scusa. Lo ha fatto in modo pretestuoso, accusando chi ha commentato in malafede. La verità è che La Russa ha mantenuto la mentalità del dirigente di partito, non è adeguato nel ruolo di rappresentante delle istituzioni”. Così il presidente dell’Anpi Gianfranco Pagliarulo, in un’intervista a La Stampa, commenta le dichiarazioni del presidente del Senato sui fatti di via Rasella. Il fatto che fin dall’inizio del suo incarico, La Russa ha chiarito che non avrebbe smesso di dire quello che pensa “vuol dire che non è il presidente di tutti gli italiani, mette davanti alle istituzioni la fiamma eterna del Msi il cui segretario aderì alla Repubblica di Salò”, sottolinea Pagliarulo. E in merito alla decisione di non invitare La Russa alla manifestazione del 25 aprile a Milano, precisa: “A Milano quest’anno il comitato antifascista ha deciso di non invitare i rappresentanti delle istituzioni. È una scelta effettuata dal comitato permanente antifascista di Milano prima delle dichiarazioni di La Russa. Immagino che abbia contato anche questo elemento. Dopo le dichiarazioni, però, si è rivelata la scelta giusta: la presenza del presidente del Senato sarebbe stata del tutto inopportuna”. Quello di quest’anno, spiega il presidente dell’Anpi, “sarà un 25 aprile di lotta e di festa. Il nostro obiettivo è l’opposto di quello del presidente del Senato. Con le sue parole lui ha cercato di dividere gli italiani. Quelle che pronuncerò io tenderanno a unire”.

    Via Rasella, il partigiano: ‘La Russa ha offeso chi diede la vita per l’Italia’

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    Fonti governo, rimoduliamo Pnrr ma senza rinunciare ai fondi

    “Stiamo lavorando per rimodulare il piano” ma l’idea di “rinunciare a parte dei fondi” non è sul tavolo. Lo spiegano fonti di governo a proposito dell’ipotesi, lanciata dal leghista Riccardo Molinari, di rinunciare a parte dei fondi a prestito del Pnrr. “Stiamo lavorando per risolvere le criticità”, sottolineando le stesse fonti, ribadendo che il Piano va “rimodulato”, eliminando i progetti che non possono essere portati a termine entro il 2026 ma “lo spazio che si libera” sarà utilizzato “su altri progetti per i quali i finanziamenti possono essere spesi entro giugno 2026”.
    “Spostare i fondi, chiedere rinvii, cambiare i progetti – è quanto scritto sul profilo social del Pd -: sul Pnrr nel Governo Meloni e nella maggioranza è caos totale. Basta scaricabarile, basta ritardi: il ministro Fitto venga subito in Parlamento a spiegare cosa sta succedendo. Il Pd c’è, pretendiamo risposte”.
    Ok Ue ad aiuti Roma da 450 milioni a idrogeno greenVia libera della Commissione Ue a uno schema italiano da 450 milioni di euro per sostenere la produzione integrata di idrogeno ed elettricità rinnovabili nelle aree industriali dismesse. La misura è finanziata nell’ambito del Piano nazionale di riprese e resilienza (Pnrr). Gli aiuti, evidenzia Bruxelles, hanno l’obiettivo di favorire la transizione verso un’economia a emissioni zero, in linea con il Green Deal europeo. Il regime è stato approvato secondo le norme del quadro temporaneo Ue di crisi sugli aiuti di Stato per sostenere l’economia e le imprese europee nella transizione verde.
    Il sostegno pubblico stanziato dall’Italia assumerà la forma di sovvenzioni dirette a copertura dei costi di investimento, con un importo massimo di aiuto per progetto di 20 milioni di euro da stanziare entro il 31 dicembre 2025. I progetti saranno selezionati attraverso una procedura di offerta competitiva “aperta, chiara, trasparente e non discriminatoria”. Nella sua analisi, la Commissione europea ha riscontrato che il regime italiano è conforme alle condizioni stabilite nel quadro temporaneo di crisi sugli aiuti di Stato, ed “è necessaria, adeguata e proporzionata per accelerare la transizione verde e facilitare lo sviluppo di determinate attività economiche, che sono importanti per l’attuazione del RePower EU Plan e Green Deal Industrial Plan”. “Questo regime da 450 milioni di euro consentirà all’Italia di accelerare lo sviluppo di capacità di idrogeno rinnovabile, in linea con la strategia dell’Ue sull’idrogeno”, ha sottolineato la vicepresidente Ue, Margrethe Vestager, aggiungendo che “la misura aiuterà l’Italia anche a ridurre la sua dipendenza dai combustibili fossili importati, in linea con il piano RePowerEu, garantendo al contempo che eventuali distorsioni della concorrenza siano ridotte al minimo”.

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    Bagarre in aula a Milano sui figli delle coppie gay

    (ANSA) – MILANO, 03 APR – È scoppiata la bagarre in Consiglio
    comunale a Milano sul tema dei diritti dei figli delle coppie
    dello stesso sesso, con maggioranza di centrosinistra e
    opposizione di centrodestra divisi sul tema che hanno alzato i
    toni in diverse occasioni durante gli interventi liberi.   
    Il capogruppo di Fratelli d’Italia Riccardo Truppo ha preso
    la parola per replicare ad un fatto personale ma quando ha
    iniziato il suo intervento ha attaccato il sindaco di Milano,
    Giuseppe Sala, da poco arrivato in aula, sul tema dei figli
    delle coppie gay. “Qui si sta parlando da un’ora e mezza di temi
    rilevanti per la città ma lei è arrivato solo adesso – ha detto
    Truppo al sindaco -, invece che venire in Consiglio comunale va
    a Bruxelles e in televisione a parlare di queste cose”. Il
    sindaco a quel punto non ha replicato ma si è alzato e ha
    lasciato l’aula dicendo mentre se ne andava a Truppo, “rispetto
    delle regole, rispetto delle regole”. Questo perché il
    capogruppo di Fratelli d’Italia nel suo intervento avrebbe
    dovuto replicare ad un fatto personale e invece ha parlato di
    altro.   
    Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Matteo Forte ha
    urlato più volte al microfono, riferito al sindaco, “Schettino
    torni a bordo”. Mentre la Lega ha chiesto la sospensione dei
    lavori del Consiglio fino al ritorno in aula del sindaco, ma la
    proposta è stata bocciata. (ANSA).