Bruxelles – L’accordo di partenariato strategico siglato lo scorso luglio da Ursula von der Leyen e Kais Saied continua a fare rumore. Il gruppo dei Verdi al Parlamento europeo ha annunciato che solleverà un’obiezione per bloccare almeno l’esborso – previsto nel capitolo relativo all’assistenza macroeconomica incluso nel Memorandum – di 150 milioni di euro di sostegno al budget tunisino dalla casse Ue.
Per sospendere il finanziamento, la commissione parlamentare competente – in questo caso quella per gli Affari Esteri (Afet) – può presentare una proposta di risoluzione motivata in cui afferma che “un progetto di atto o misura di esecuzione non è coerente con il diritto dell’Unione” e sottoporla al voto della plenaria dell’Eurocamera. Anche se l’obiezione non sarebbe in ogni caso vincolante per la Commissione europea.
L’eurodeputata olandese, Tineke Strik, ha pubblicato la lettera che i Verdi hanno indirizzato alla commissione Afet. In cui denunciano di “non aver mai ricevuto una risposta conclusiva da parte dell’esecutivo Ue” alle continue richieste di informazioni sul controllo del rispetto dello stato di diritto, della democrazia e dei diritti umani nell’ambito dell’accordo con la Tunisia e sull’eventuale applicazione di qualche forma di condizionalità per autorizzare i finanziamenti.
Perché in un Paese in cui “lo Stato di diritto e i diritti umani sono continuamente sottoposti a forti pressioni da parte del governo centrale”, un supporto al bilancio da 150 milioni di euro non dovrebbe essere preso alla leggera. Nella lettera, cofirmata da Strik e dai colleghi Erik Marquardt e Mounir Satouri, si elencano “le continue vessazioni, i licenziamenti e le detenzioni arbitrarie di giornalisti, avvocati, difensori dei diritti umani e oppositori politici”, che “costituiscono un grave attacco ai principi fondamentali dello Stato di diritto“.
Per questo, e per il “trattamento riservato ai migranti dalle autorità governative nell’ultimo anno, tra cui violenze fisiche e abbandono del deserto”, i Verdi europei sostengono che la decisione di concedere i 150 milioni di euro al governo di Saied violi l’articolo 21 del Trattato sull’Unione europea, secondo cui l’azione esterna dell’Unione europea deve essere guidata dai principi della democrazia, dello Stato di diritto, dei diritti umani e delle libertà fondamentali.
Solo pochi giorni fa, nel corso di un’audizione in Commissione Libertà Civili (Libe) con la commissaria Ue per gli Affari Interni, Ylva Johansson, Amnesty International aveva denunciato le “continue espulsioni di massa” portate avanti dal governo di Kais Saied, che avvengono “sempre con lo stesso schema”. Quello già ampiamente documentato la scorsa estate, quando centinaia di migranti sub-sahariani erano stati caricati su pullman che da Sfax – principale località di partenza per l’Europa – li avevano abbandonati nel deserto al confine con la Libia. Inoltre, aveva avvertito Amnesty International, “la polizia tunisina è estremamente corrotta” e “prende soldi anche da chi lavora con i trafficanti”.
Visto poi che – dopo la firma del Memorandum – le autorità tunisine hanno rifiutato l’accesso nel Paese a delegazioni ufficiali della Commissione europea e dell’Eurocamera – Strik, Marquardt e Satouri si dicono “preoccupati per il grado di responsabilità e di controllo parlamentare di questo sostegno al bilancio del governo tunisino”.
Quei 150 milioni, che sarebbero una misura urgente per rimpinguare le casse di Tunisi in attesa di ulteriori 900 milioni vincolati allo sblocco di un maxi-prestito da 1,9 miliardi del Fondo Monetario Internazionale, “rischiano di finire nelle mani sbagliate e di sostenere un governo non democratico, mentre i benefici effettivi per la popolazione tunisina sarebbero limitati”. Secondo i Greens “esistono altri modi più efficaci per rafforzare il sostegno diretto alla popolazione tunisina, tra cui le organizzazioni della società civile”.